Parchi e riserve naturali
Le Guardie Ecologiche Volontarie della Città Metropolitana di Torinoterranno la loro assemblea generale annuale sabato 15 dicembre nella sala polifunzionale del Municipio di Vidracco, in piazza Commendatore Ceratto 3.I lavori inizieranno alle 9,15 con i saluti delle autorità e proseguiranno con l’intervento del dirigente del Servizio Pianificazione e gestione rete ecologica della Città metropolitana, sulla situazione generale e sul bilancio dell’attività svolta nel 2018.
Sono previste relazioni di funzionari del Servizio sul progetto MagicLandscape e sulla nuova normativa sugli incendi boschivi. Dopo la pausa pranzo sono previste le conclusioni del confronto e i saluti finali. È annunciata la partecipazione all’assemblea della Consigliera metropolitana delegata all’ambiente e alle aree protette, Barbara Azzarà.
Aspiranti Guardie ecologiche volontarie, è iniziato il nuovo corso di formazione
L’11 dicembre ha preso il via il nuovo corso di formazione per le aspiranti Guardie Ecologiche Volontarie, organizzato dal servizio Pianificazione e gestione rete ecologica, aree protette e vigilanza ambientale della Città metropolitana di Torino. Le lezioni si svolgeranno in più sedi contemporaneamente: Torino, Pinerolo, Lanzo, Grugliasco, Rivoli, Chivasso, collegate fra loro in modalità Webinar, una procedura predisposta ad hoc dal Csi Piemonte. Alla serata inaugurale svoltasi nella sala congressi dell’Itis Pininfarina aMoncalieri, erano presenti circa 130 aspiranti GEV. Il dirigente del Servizio ha presentato il corso nei suoi aspetti organizzativi principali: i docenti, le materie trattate, gli orari e le sedi, le esercitazioni, i testi di studio, l’esame finale, i tirocini. Le lezioni teoriche avranno frequenza bisettimanale, in orario serale, dalle 19 alle 22. Sono previste cinque uscite didattiche sul territorio nelle giornate del sabato e tre mezze giornate di tirocinio al seguito delle GEV durante l’attività di servizio. Vi è poi stato un approfondimento relativo al futuro inquadramento delle nuove GEV nella struttura riorganizzata del nuovo dipartimento Ambiente della Città metropolitana. È seguita una presentazione con slide e filmati, per illustrare i cambiamenti climatici, il consumo di suolo, le reti ecologiche, i servizi ecosistemici, la flora e la fauna autoctone e alloctone, le interazioni fra uomo e animali, i progetti di tutela del lupo; tutti temi che saranno trattati durante il corso. Al termine sono state evidenziate le caratteristiche morali, professionali e giuridiche a cui gli aspiranti dovranno adeguare i loro comportamenti per poter essere ammessi al servizio che, anche se volontario, rientra nell’organizzazione di un ente pubblico che ha precise regole di funzionamento. Due GEVhanno poi illustrato agli aspiranti le loro esperienze relative al corso da loro frequentato alcuni anni orsono, alle attività svolte in tema di vigilanza, gestione amministrativa, iniziative didattiche nelle scuole e manutenzione del territorio. Hanno anche passato in rassegna i requisiti richiesti agli aspiranti in tema di equilibrio, professionalità, precisione operativa e correttezza procedurale. Al termine i partecipanti alla serata hanno chiestoalcuni approfondimenti, soprattutto in merito agli aspetti organizzativi del corso ed alle sedi attivate.
Chi sono le GEV
Le GEV sono volontari che offrono il loro servizio a titolo gratuito, sono coordinate dalla Città Metropolitana e, con decreto della Prefettura, nominate guardie particolari giurate per la tutela dell’ambiente. Svolgono attività di vigilanza e manutenzione sul territorio, sensibilizzazione e informazione ambientale. Le GEV non sono armate e ricevono la qualifica di guardie ecologiche perché hanno il compito di vigilare, prevenire e verificare che siano rispettate le leggi a protezione dell’ambiente. Le GEV contribuiscono allo sviluppo e alle attività connesse alla conservazione della biodiversità e del patrimonio naturale e paesistico. Sono dotate dalla Città metropolitana di una divisa, ricevono un rimborso spese e la copertura assicurativa per il servizio svolto, nei limiti di bilancio dell’Ente. Le GEV non costituiscono un’associazione, ma hanno un rapporto "uti singuli" con la pubblica amministrazione. Nell’esercizio delle loro funzioni sono pubblici ufficiali.
Al corso di formazione possono partecipare i cittadini residenti nella Città metropolitana di Torino, che non abbiano precedenti penali, di età compresa fra i 18 e i 67 anni, in possesso del diploma della scuola dell’obbligo, animati da passione per l’ambiente e il bene comune, per la cui tutela intendono impegnarsi in prima persona con responsabilità, equilibrio e consapevolezza.
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Parchi e riserve naturali
Domenica 30 settembre nei parchi naturali di interesse provinciale gemellati del Monte San Giorgio e del Monte Tre Denti-Freidour è in programma il “Challenge dei 2 Parchi”, un evento sportivo non competitivo e multidisciplinare che unisce, non solo idealmente, le due aree protette. Si tratta di una staffetta a squadre, ciascuna composta da quattro atleti, che si alterneranno cimentandosi nel ciclismo su strada, nel podismo, nella mountain bike e nel parapendio. Potranno iscriversi sia le squadre già costituite sia singoli atleti interessati a gareggiare in una specifica disciplina, nel qual caso sarà cura dell’organizzazione provvedere alla formazione della squadra, facendo convergere con un sorteggio le singole disponibilità, il giorno precedente la gara.La partenza è fissata nel centro storico di Cumiana per la prima frazione con le bici da strada, il cui arrivo sarà nell’area di atterraggio del Volo Libero Piossasco. Al termine della competizione, gli atleti saranno trasportati in piazza XX Settembre a Piossasco, dove saranno rifocillati e riceveranno gli omaggi previsti per la partecipazione.La quota di iscrizione è di 20 Euro.
L’iniziativa ha lo scopo di far conoscere un contesto naturale molto interessante e promuoverne la fruizione anche al di là dei confini metropolitani, valorizzando le sinergie e le potenzialità offerte dalla vicinanza tra le due aree protette e le due comunità locali. Le associazioni sportive locali hanno accolto con entusiasmo la proposta della Città Metropolitana di Torino (Ente gestore dei due parchi) e delle amministrazioni comunali di Cumiana e Piossasco di dar vita a un evento che abbinasse la pratica motoria alle valenze naturalistiche, facendosi carico dell’organizzazione tecnica.
I due parchi hanno una vasta copertura boschiva, una fitta rete di sentieri e ampi scorci panoramici sull’arco alpino dal Monte Rosa alle Alpi Liguri e sulla pianura torinese. Offrono l’opportunità di compiere interessanti escursioni a poca distanza da Torino e in qualsiasi periodo dell’anno. Sono possibili le semplici gite pomeridiane per famiglie e itinerari che occupano un’intera giornata. Si possono percorrere sentieri a mezzacosta e itinerari con apprezzabili dislivelli, con la possibilità di effettuare giri ad anello ritornando alla base senza ricalcare i propri passi. Gli itinerari sono percorribili a piedi, in mountain bike o a cavallo e non mancano ripidi pendii, colli e radure che con le opportune correnti termiche diventano rampe di lancio per i voli in parapendio.
Le due aree protette sono attraversate e collegate dal Sentiero David Bertrand, un percorso di 35 km intitolato alla memoria del giovane volontario A.I.B. che perse la vita durante le operazioni di spegnimento di un incendio nel 1999. Il Sentiero collega Roletto e Piossasco ed è consigliabile percorrerlo in due tappe, pernottando al rifugio Melano “Casa Canada”, per godersi i colori del tramonto sulle pareti della Rocca Sbarua.
Maggiori informazioni su percorso di gara e orari al link: https://progetto2parchi.wordpress.com/
Regolamento e iscrizioni: https://progetto2parchi.wordpress.com/preiscrizioni/
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Parchi e riserve naturali
È passato quasi un anno, ma nell’opinione pubblica piemontese sono ancora vive l’impressione e la preoccupazione per gli incendi che nella seconda metà dell’ottobre 2017 hanno interessato vaste zone boschive montane e pedemontane. I roghi erano favoriti da un lungo periodo di siccità, da elevate temperature e da locali fenomeni di venti caldi: una situazione che potrebbe ripetersi in futuro e con la quale, visto che il clima è già cambiato e cambierà ancora, bisogna fare i conti.Un anno fa gli incendi hanno interessato una superficie complessiva nettamente superiore alla media annuale regionale degli ultimi decenni, coinvolgendo numerose aree protette tra cui, nel Pinerolese, il Parco Naturale del Monte Tre Denti-Freidour, gestito dalla Città Metropolitana di Torino. Nell’area protetta compresa nel territorio del Comune di Cumiana, l’incendio è stato di tipo radente, cioè si è propagato nel sottobosco della foresta, bruciando la lettiera, i cespugli, lo strato erbaceo e i detriti morti. In alcune aree circoscritte la combustione ha assunto le caratteristiche di incendio sotterraneo, interessando per lo più la lettiera.
La perimetrazione ufficiale prodotta dai Carabinieri Forestali ha stabilito che il fuoco ha percorso 602 degli 821 ettari di superficie protetta, cioè il 73% del territorio del parco naturale. Le superfici pubbliche all’interno dell’area protetta si estendono su 436 ettari, di cui 378 sono stati percorsi dal fuoco. Nel corso dei sopralluoghi effettuati dopo l’incendio, i tecnici del Servizio Pianificazione e gestione rete ecologica, aree protette e vigilanza ambientale della Città Metropolitana hanno constatato che il fuoco ha percorso l’area in modo non uniforme. I rilievi tecnici in campo sono stati eseguiti dai tecnici sia nell’ambito delle proprie mansioni di gestori dell’area protetta che in qualità di componenti del tavolo tecnico istituito dalla Regione Piemonte per la predisposizione del Piano straordinario di intervento.
UNO STUDIO DI FATTIBILITÀ TECNICA ED ECONOMICA
Le proprietà pubbliche forestali del Comune di Cumiana sono state recentemente oggetto di pianificazione, con la redazione di un Piano Forestale Aziendale (PFA), approvato dalla Regione Piemonte nel giugno 2017. Il piano “fotografa” la precedente gestione forestale, caratterizzata dall’assenza di pianificazione, individuando gli indirizzi gestionali in un orizzonte temporale di quindici anni. Vengono definite la programmazione e la gestione degli interventi selvicolturali indispensabili per valorizzare le risorse forestali sotto il profilo multifunzionale. Le indagini svolte dopo l’incendio avevano lo scopo di verificare l’applicabilità del Piano Forestale Aziendale in seguito all’evento, per valutare la necessità di revisioni o varianti. In seguito ai numerosi incendi boschivi, che hanno interessato ampie porzioni del territorio nazionale (molte delle quali sono aree protette) nel 2017, il Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare ha avviato un programma di incremento della resilienza dei sistemi forestali. Sono previsti il recupero e il ripristino degli ecosistemi e delle funzionalità dei servizi che forniscono, con azioni coerenti con la tutela e la conservazione della biodiversità. Il Ministero ha pubblicato un bando rivolto agli Enti pubblici gestori delle aree protette, per il finanziamento degli interventi nei parchi e nelle riserve naturali percorsi dal fuoco nell’ultimo triennio.
Come spiega il Vicesindaco metropolitano Marco Marocco, delegato all’ambiente, “il Servizio Pianificazione e gestione rete ecologica, aree protette e vigilanza ambientale della Città Metropolitana ha elaborato il progetto di intervento nel Parco Naturale del Monte Tre Denti-Freidour, limitatamente alle proprietà pubbliche comunali già oggetto di pianificazione forestale”. Gli obiettivi del progetto sono coerenti con le finalità del programma ministeriale: il miglioramento della resilienza delle aree protette, il recupero dei servizi ecosistemici (assorbimento CO2, produzione legnosa, qualità degli habitat), la conservazione della biodiversità dei sistemi forestali, la protezione del suolo e la riduzione dei rischi idrogeologici. Ci si attende che l’attuazione degli interventi previsti nel progetto riduca il rischio di incendi e ne attenui le conseguenze in caso di passaggio del fuoco, incrementando la funzione naturalistica dei boschi e la promozione della gestione forestale sostenibile per la produzione di legname.
LE AREE SU CUI SI INTERVERRÀ INDIVIDUATE ANCHE GRAZIE AI SATELLITI EUROPEI “SENTINEL 2”
Gli interventi previsti dal progetto presentato nel mese di luglio al Ministero dell’ambiente sono stati individuati secondo un percorso logico supportato dall’impiego di strumenti GIS. Il progetto concorrerà a livello nazionale con le proposte presentate da altri soggetti gestori di aree protette (parchi e riserve nazionali e regionali) i cui territori sono stati percorsi da incendi nel triennio precedente. La Città Metropolitana di Torino è in attesa dell’esame del documento da parte della Commissione di valutazione nominata dal Ministero e dell’approvazione della graduatoria definitiva dei progetti ammissibili a finanziamento.
La notevole estensione dell’area percorsa dal fuoco all’interno del Parco naturale ha richiesto l’adozione di scelte progettuali modulate in funzione della severità del danno. Per constatare l’entità del danno arrecato dall’incendio dell’ottobre 2017, nella scorsa primavera in occasione della ripresa vegetativa sono stati effettuati sopralluoghi mirati in determinate aree dell’area protetta. Tali aree sono state individuate preventivamente con tecniche di telerilevamento satellitare, utilizzando immagini multispettrali acquisite dai satelliti “Sentinel 2”, lanciati in orbita nell’ambito del programma “Copernicus” dell’Unione Europea.
Durante i rilievi in campo, realizzati congiuntamente dai servizi Pianificazione e gestione rete ecologica e Assistenza tecnica ai Comuni, si è constatato che l’incendio radente ha comportato diversi gradi di severità del danno, determinati da numerosi parametri: il tempo di residenza della fiamma, la velocità del fronte di fiamma, la tipologia di copertura forestale e le sue caratteristiche pirologiche, l’esposizione, la morfologia dei terreni. Si sono quindi classificate aree ad alta severità di danno, ritenute prioritarie a causa di una mortalità degli alberi superiore al 50%. Accanto a queste vi sono aree a bassa severità, ma con fenomeni evidenti di erosione areale, che richiedono il controllo del ruscellamento superficiale delle acque. Vi sono inoltre aree che erano già state percorse dal fuoco in precedenti incendi, in cui il PFA prevede interventi di ricostituzione boschiva. Nelle aree a bassa severità di danno, in boschi con elevato valore naturalistico, è opportuno intervenire per migliorare la resilienza dell’ecosistema forestale. Il piano analizza infine le zone caratterizzate da fenomeni localizzati di dissesto idrogeologico. Utilizzando come riferimento tecnico-scientifico le linee guida regionali per gli interventi selvicolturali nei boschi percorsi da incendi, sono state individuate e rappresentate graficamente nella “Carta degli interventi” le aree omogenee di intervento, in funzione della destinazione prevalente, della categoria forestale e della severità del danno. Per ogni area è stata redatta una scheda d’intervento. Le undici schede sono organizzate secondo una struttura comune, riportando ciascuna il tipo di popolamento e la categoria forestale, la funzione prevalente del bosco, la severità del danno, la descrizione, le priorità, gli obiettivi dell’intervento e le eventuali note specifiche.
Nella progettazione esecutiva e nella realizzazione degli interventi le attività selvicolturali dovranno essere ponderate, valutandone le conseguenze sull’intero ecosistema, considerando che si interviene in un’area che riveste importanza naturalistica riconosciuta dalla presenza del parco naturale e dell’oasi di protezione dalla caccia. Le opere di ripristino saranno dunque circoscritte e progettate per promuovere una selvicoltura preventiva, che possa ridurre l’impatto di eventuali futuri incendi. Gli obiettivi del piano sono coerenti con gli strumenti di pianificazione forestale attualmente in vigore, e potranno essere proseguiti in futuro intervenendo efficacemente sul riordino della viabilità.
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Parchi e riserve naturali
“Tra cane e lupo: problematiche, sicurezza e prevenzione” è il tema di un impegnativo e interessante convegno durante il quale, sabato 15 settembre al Forte di Fenestrelle, si farà il punto sul grande predatore, sul significato e sull’impatto del suo ritorno nelle Alpi Occidentali. L’iniziativa è organizzata dall’Ente di Gestione delle Aree Protette delle Alpi Cozie e dal Servizio pianificazione e gestione rete ecologica, aree protette e vigilanza ambientale della Città Metropolitana di Torino, con il patrocinio della Regione Piemonte, della Città Metropolitana e del Comune di Fenestrelle e con la collaborazione dell’associazione Progetto San Carlo Forte di Fenestrelle.Il confronto tra gli esperti presterà particolare attenzione alle interazioni con il cane, per fare chiarezza su di una tematica sempre a rischio di strumentalizzazione. L’ambizione degli organizzatori è di proporre un taglio scientifico innovativo sull’argomento, con la scelta di un panel di relatori capaci di portare sul tavolo esperienze concrete in Italia e all’estero. I lavori saranno coordinati e moderati da Luca Giunti, guardiaparco dell’Ente di gestione delle Aree protette delle Alpi Cozie.
Alle 9,30 sono in programma i saluti istituzionali delle autorità, tra le quali il Vicesindaco metropolitano Marco Marocco, delegato all’ambiente, ai parchi e alla tutela della fauna e della flora. Francesca Marucco, biologa del Centro grandi Carnivori di Entracque, illustrerà il risultato del monitoraggio istituzionale realizzato nell’ambito del progetto Life WolfAlps, che si è concluso alla fine dello scorso mese di maggio. Il tema del rapporto lupo-cane sarà affrontato con un intervento dedicato a similitudini e differenze nell’utilizzo del territorio e delle risorse da parte di due specie affini. Ne parlerà la veterinaria Andrea Gallizia, ma è anche previsto un contributo di Igli Signori, funzionario della Direzione Agricoltura della Regione Piemonte, il quale commenterà le misure del Piano di Sviluppo Rurale 2014-2020 sulla prevenzione dei danni da canide alla zootecnia di montagna.
Il cane è proprio uno dei più efficaci sistemi di mitigazione del conflitto fra lupo e zootecnia, argomento che sarà affrontato dal dottore forestale Duccio Berzi. Del ruolo dei veterinari delle Asl nell’accertamento dei danni da avvelenamento o morsicatura parlerà Mauro Bruno, in servizio all’Asl TO3. Un focus speciale sul cane Pastore Maremmano Abruzzese sarà affidato agli interventi di Andrea Gallizia e Francesca Trenta del Project Wolf Ethology dell’Università degli Studi di Teramo (predisposizione naturale alla protezione del gregge), di Valter Grossi del Circolo del Pastore Maremmano Abruzzese (impiego della razza come cane da guardianìa nella storia e oggi) e della veterinaria comportamentalista Silvia Dalmasso (opportunità e problemi dell’utilizzo del cane da protezione in alpeggio).
La voce degli allevatori sarà portata da Bruno Viola, agricoltore e presidente dell’Associazione per la Difesa del Patrimonio Zootecnico dai Grandi Predatori, fondata in Trentino in seguito al recente ritorno del lupo. Tre spunti interessanti saranno infine offerti dall’esperienza del Progetto Pasturs, che gestisce volontari in alpeggio in supporto ai pastori (ne parlerà Mauro Belardi), dall’attività della fondazione Almo Nature a sostegno della convivenza con i grandi carnivori e dalle proposte pionieristiche di ecoturismo incentrato sul lupo (ne parlerà Alice Delmonego, del titolare bio-agriturismo Malga Riondera). In chiusura dei lavori è prevista la discussione delle conclusioni e delle buone pratiche raccolte nel corso della giornata, coordinata da Irene Borgna, antropologa e comunicatrice.
La partecipazione all’evento è gratuita, ma l’iscrizione è obbligatoria entro lunedì 10 settembre, a causa del numero limitato di posti a disposizione, scrivendo a segreteria.alpicozie@ruparpiemonte.it o telefonando al numero 0122-854720.
Al termine dei lavori, l’associazione Progetto San Carlo Forte di Fenestrelle proporrà lo spettacolo il “Racconto delle Antiche Mura”, una suggestiva rievocazione storica in notturna per raccontare la storia e i segreti della più grande fortificazione alpina d’Europa dal 1728 ai giorni nostri. È obbligatoria la prenotazione all’Associazione Progetto San Carlo, telefonando al numero 0121-83600.
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Parchi e riserve naturali
Dal 13 giugno scorso nel territorio metropolitano è iniziata una sorta di “rivoluzione” ambientale: le aree protette gestite e tutelate dalla Città Metropolitana di Torino hanno moltiplicato quasi per 8 la propria estensione, passando da 4.000 a 31.000 ettari. È un passaggio a dir poco epocale, reso possibile dalla Legge regionale 19 del 2009, che stabilisce che la gestione delle aree della Rete Natura 2000 può essere delegata dalla Regione Piemonte alle Province e alle Città Metropolitane.Una convenzione di durata illimitata ha affidato ben 27 aree al Servizio pianificazione e gestione rete ecologica, aree protette e vigilanza ambientale della Città Metropolitana. A sua volta l’Ente di area vasta può sub-delegare la gestione di alcune aree al Parco Alpi Cozie, con cui verranno definiti protocolli di collaborazione operativa. La Città metropolitana è quindi chiamata ad un considerevole sforzo, soprattutto in termini di risorse umane e finanziarie, poiché la superficie da gestire e le distanze da percorrere per raggiungere i siti sono nettamente incrementate. Gli obiettivi della gestione sono ovviamente la conservazione e il miglioramento degli habitat e delle specie vegetali e animali protette dalle direttive europee. Dovranno essere effettuati monitoraggi sullo stato di conservazione dei siti e si dovranno programmare gli interventi diretti o indiretti ritenuti necessari per la loro buona conservazione.
Fra le azioni dirette vi sono gli interventi programmati nei piani di gestione: la realizzazione o il ripristino di aree idonee alla riproduzione, come gli stagni e gli ambienti umidi per gli anfibi; ma anche l’eradicazione di specie esotiche invasive che minacciano quelle autoctone: animali come il Gambero della Louisiana, che minaccia quello nostrano; specie botaniche, come l’Ailanto, la Fitolacca, l’Acero negundo, la Fallopia, che invadono vaste superfici a discapito della vegetazione spontanea autoctona. I piani di gestione possono anche prevedere la realizzazione di ecodotti per l’attraversamento di strade e ferrovie, per evitare lo schiacciamento degli animali, oppure la realizzazione di fasce forestali tampone per filtrare le acque di scolo dei campi agricoli prima che defluiscano in laghi e fiumi.Fra le azioni indirette rientra il monitoraggio della presenza di specie di recente reintroduzione o rare, come il Lupo, ritornato naturalmente da pochi anni nelle Alpi Occidentali. Controllare la diffusione di specie vegetali ormai rarissime in contesti lacustri e paludosi, come la Marsilea quadrifolia o l’Aldrovanda vesiculosa, consente di ottenere informazioni scientifiche che possono orientare le azioni dirette di tutela e conservazione.
Per la Città Metropolitana gestire un’area protetta comporta anche una serie di adempimenti amministrativi. In primis la Valutazione d’Incidenza su ogni intervento che possa eventualmente danneggiare o modificare gli habitat tutelati. In caso la valutazione non sia stata richiesta e ottenuta, la Città Metropolitana è tenuta ad applicare ai trasgressori le sanzioni previste dalla legge e ad emettere un provvedimento di ripristino dello stato dei luoghi. È importantissima la vigilanza nei siti della rete Natura 2000, esercitata dagli agenti faunistico-ambientali con la collaborazione delle Guardie Ecologiche Volontarie.
I “TESORI” DELLE AREE PROTETTE GESTITE DALLA CITTÀ METROPOLITANA
Laghi di Ivrea, Champlas du Col - Colle del Sestriere, Colle Basset (Sestriere), Boscaglie di Tasso di Giaglione (Val Clarea), Pian della Mussa (Balme), Val Thuras (Cesana Torinese), Oasi del Prà-Barant, Stazioni di Myricaria Germanica (Val Pellice), Laghi di Meugliano e Alice Superiore (Valchiusella), Stagni dei Favari di Poirino, Oasi xerotermica di Oulx - Auberge, Oasi xerotermica di Oulx - Amazas, Pendici del Monte Chaberton, Bardonecchia - Val Fredda, Bosco di Pian Prà (Rorà), Scarmagno – Torre Canavese (Morena destra d’Ivrea), Les Arnauds e Punta Quattro Sorelle (Bardonecchia), Oasi xerotermica di Puys (Beaulard di Oulx), Valle della Ripa – Argentera (Sauze di Cesana), Arnodera – Colle Montabone (Gravere, Meana di Susa, Susa), Cima Fournier e Lago Nero (Cesana Torinese), Lago di Maglione, Stagno interrato di Settimo Rottaro, Boschi e paludi di Bellavista (Pavone Canavese, Ivrea), Palude di Romano Canavese, Monte Musinè e Laghi di Caselette, Boschi umidi e stagni di Cumiana.
Ovviamente un semplice elenco non rende giustizia ai veri e propri “tesori nascosti” delle aree protette gestite dalla Città metropolitana. Nell’area collinare che ospita i cinque Laghi di Ivrea e le “Terre ballerine” derivate dall’interramento dell’antico Lago Coniglio vivono mammiferi, rettili, pesci e invertebrati tutelati dalla Direttiva Habitat dell’Unione Europea. La zona ospita in alcuni periodi dell’anno gli uccelli migratori, perché si trova allo sbocco della Valle d’Aosta e lungo la rotta migratoria che segue il margine meridionale delle Alpi. Dalle praterie del Pian della Mussa si possono ammirare i massicci rocciosi che circondano la conca naturale e il ghiacciaio della Ciamarella e si può osservare il volo del Biancone, del Falco pecchiaiolo, del Falco pellegrino, del Fagiano di monte, del Gufo reale e del Picchio nero. Se poi si è particolarmente fortunati si possono vedere il Gipeto e l’Aquila reale. Il sito di Scarmagno -Torre Canavese (Morena Destra di Ivrea) è apprezzato per i querceti, i castagneti, i boschi di ontano nero e di pioppo bianco. A pochi chilometri da Torino, il Monte Musinè e i Laghi di Caselette sono una delle aree piemontesi a maggiore biodiversità, con specie animali e vegetali rare a livello nazionale. I pendii del Musinè sono scoscesi e quasi privi di copertura vegetale. Le rocce hanno un tipico colore ferruginoso e il clima è più caldo di quanto ci si potrebbe attendere alle nostre latitudini e a quelle quote. A poca distanza, nei laghi di Caselette l’ambiente è boschivo e presenta zone paludose interessanti per la vegetazione acquatica, sia galleggiante che sommersa.
L’incremento di un turismo basato sul rispetto degli ambienti e sulla curiosità scientifica può aiutare l’opinione pubblica e gli amministratori locali a comprendere l’importanza della tutela naturalistica, da non vivere più come un limite ma come una ricchezza e un’occasione di sviluppo culturale, sociale ed economico; anche grazie alle opportunità offerte dai bandi europei e dal Piano di Sviluppo Rurale della Regione Piemonte.
Per saperne di più: http://www.cittametropolitana.torino.it/cms/fauna-flora-parchi/parchi-aree-protette
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Parchi e riserve naturali
Un curioso rilievo oblungo tra la pianura e le Prealpi canavesane, impreziosito e simboleggiato dalla medioevale Torre Cives: è la Riserva naturale dei Monti Pelati, nel territorio dei Comuni di Baldissero Canavese, Vidracco e Castellamonte.La sua superficie di 146 ettari prevalentemente brulla contrasta con il verde rigoglioso che la circonda, soprattutto per le calde colorazioni delle rocce e degli affioramenti di minerali, che a tratti evocano paesaggi western. La quota modesta, il dislivello e l’estensione alla portata di tutti fanno della Riserva una facile meta escursionistica, esplorabile in giornata.
Gli accessi principali sono distribuiti sui quattro punti cardinali, il che consente di raggiungere agevolmente il panoramico itinerario di cresta, con la possibilità di seguire percorsi di differente impegno, incluso un “anello” che attraversa il parco. Non vi sono difficoltà di orientamento, ma è utile predisporre un minimo di segnaletica. Il Servizio Aree protette della Città Metropolitana di Torino è intervenuto insieme all’associazione Pro Natura, sostituendo la precedente segnaletica, realizzata con intarsi verniciati su supporti lignei, ormai illeggibile e non idonea.
Le nuove tabelle sono state realizzate secondo gli standard del CAI, recepiti dalla normativa regionale. Vanno ad aggiungersi alla cartografia riportata sulle bacheche presenti nei punti strategici, a loro volta risistemate in alcuni casi su nuovi pali o comunque su supporti restaurati.
Sono anche stati collocati nuovi picchetti segnavia, che confermano agli escursionisti la correttezza dell’itinerario che stanno seguendo, soprattutto nelle poche zone umide, in cui la vegetazione potrebbe generare qualche incertezza, occultando le tracce meno marcate.
La segnalazione dei sentieri non può essere disgiunta dalla manutenzione, che ha comportato la decespugliazione e sramatura della vegetazione invasiva, soprattutto nei punti di accesso alla Riserva. Sono stati realizzati interventi di prevenzione e contenimento dell’erosione provocata dalle piogge intense, sono state ripristinate le canaline di drenaggio, riempite alcune cunette pericolose e realizzati piccoli gradini in pietra nei tratti più scoscesi, soprattutto nella ripida discesa che dalla Torre Cives conduce all’itinerario di cresta. Con alcuni interventi di ingegneria naturalistica sono stati consolidati accumuli di materiale incoerente prodotti in passato dagli scarti dell’attività estrattiva condotta nell’area.
CARTA D’IDENTITÀ DEI MONTI PELATI
Il sottosuolo dei Monti Pelati è formato principalmente da peridotite, una roccia magmatica di colore verde scuro che si forma a grandi profondità e che è raro trovare in superficie, composta principalmente da olivina e da affioramenti di magnesite. Questi materiali furono estratti fin dalla seconda metà del 1700 per l’utilizzo nella produzione di ceramica e di materiali refrattari. Oggi l’olivina viene estratta e impiegata nell’industria siderurgica e metallurgica, per la produzione di vernici e guaine impermeabilizzanti. Per tutelare le caratteristiche del luogo, l’attività di estrazione è limitata a una piccola zona situata a nord-est. Sono proprio i diritti di escavazione versati dalla miniera “Nuova Cives” la fonte di finanziamento a cui la Città metropolitana ha attinto per il rinnovamento della segnaletica. Per favorire il recupero ambientale, le aree di scavo non più utilizzate sono ricoperte con materiale vegetale e terreno, così da riportare la zona il più possibile vicino a una situazione naturale.
La particolare natura del suolo lo rende poco adatto alla crescita della vegetazione arborea: le rocce sono colonizzate da vari tipi di licheni. Il resto del territorio è ricoperto da cespugli radi, praterie aride e brughiere. Sono abbastanza frequenti gli arbusti tra cui il Ginepro e il Pungitopo. La scarsa copertura forestale è costituita da Betulla, Robinia, Roverella e da rimboschimenti composti da Pino silvestre, Pino strobo, Pino nero e Larice. Nei pressi del torrente Malesina si incontrano fasce arbustive a Salice bianco, che rendono il paesaggio molto diverso rispetto alle pendici brulle e pietrose della montagna. Tra le specie floristiche più interessanti e rare vi sono la Campanula bertolae, il Linum suffruticosum, la Fumana procumbens, ma anche i più comuni Sedum alpinum e i garofani dal colore vivace, capaci di crescere anche in ambienti ostili.
I Monti Pelati sono una sorta di “isola” che mantiene un clima più mite rispetto alle zone circostanti e consente la presenza di specie animali e vegetali tipiche delle zone più calde. Tra gli insetti vi sono alcune specie rare come il lepidottero Pedasia luteella, il coleottero Phytoecia vulneris (presente soltanto in due siti in Piemonte) e il formicide Leptothorax flavicornis. Alla fine dell’estate si presentano assai numerose le Mantidi religiose.
Sono state osservate circa settanta specie di uccelli, tra cui il Saltimpalo, lo Zigolo nero, lo Zigolo muciatto e l’Occhiocotto, che trovano nei Monti Pelati l’unico sito riproduttivo conosciuto del Canavese. Sono inoltre presenti la Cincia dal ciuffo, la Cincia mora, la Bigiarella e il Codirossone nelle zone più brulle. Anche alcuni rapaci visitano saltuariamente il Parco: la Poiana, il Nibbio bruno, il Nibbio reale e il Biancone.
Il colle più alto dei Monti Pelati, a quota 581 metri sul livello del mare, ospita la Torre Cives, risalente al XII secolo ed edificata con lo scopo di fungere da punto di osservazione e guardia per la difesa della Valchiusella. Nel 1956, durante degli scavi archeologici, sono state portate alla luce cinque monete d’oro di epoca bizantina, il cosiddetto “Tesoretto” di Torre Cives, oggi conservate al Museo Archeologico di Torino.
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Parchi e riserve naturali
Con la bella stagione la natura si rinnova, ma quest’anno si rinnovano anche alcuni parchi della Città Metropolitana che, a pochi passi da Torino, offrono a tutti la possibilità di una sana evasione. Dagli incontri dei “Tavoli del parco”, a cui partecipano la Città Metropolitana, i Comuni di Cumiana e Piossasco e numerose associazioni locali, è nato un progetto di collaborazione tra i parchi naturali del Monte San Giorgio e del Monte Tre Denti-Freidour per l’organizzazione di iniziative turistiche, sportive, naturalistiche, gastronomiche e didattiche.Il coordinamento delle attività è assicurato dai Comuni e dal Servizio Aree protette e vigilanza volontaria della Città Metropolitana. È importante anche il contributo di alcune Guardie Ecologiche Volontarie, che abitualmente svolgono un’attività di sensibilizzazione e di educazione ambientale, dalla tutela alla descrizione dei danni procurati da comportamenti scorretti. Tale attività viene condotta sia in collaborazione con alcune scuole e ospedali, sia nel territorio, in occasione di eventi e manifestazioni. Le GEV e gli agenti di vigilanza della Città Metropolitana garantiscono un monitoraggio finalizzato alla conservazione del patrimonio naturale e dell’assetto ambientale, con una particolare attenzione all’attività venatoria e alla pesca.
Grazie all’apporto di tutte queste persone, istituzioni e associazioni è nato il progetto “Gemellaggio tra i Parchi”, che dal 24 maggio al 5 giugno proporrà una serie di iniziative nei territori di Cumiana e di Piossasco. Il calendario degli eventi comprende il collaudato appuntamento con “Assaporando Piossasco” e le mostre “Brucio anch’io” e “Biodiversità delle praterie alpine delle Alpi occidentali”, in programma venerdì 25 maggio. Interessante anche “Primaverando”, una mostra mercato e fiera dell’artigianato, con degustazioni e momenti dedicati a natura ed ecologia, in programma domenica 3 giugno. Per non parlare del concorso fotografico “I nostri Parchi”, la cui premiazione è in programma nella giornata conclusiva del “Gemellaggio tra i Parchi”, martedì 5 giugno. A seguire, l’interessante conferenza sulle aree protette, con l’intervento del Direttore del Parco Nazionale del Gran Paradiso, Antonio Mingozzi.
Il programma completo e tutti i dettagli del gemellaggio sono consultabili su Internet alle pagine https://progetto2parchi.wordpress.comewww.cittametropolitana.torino.it/cms/fauna-flora-parchi
IL PROGRAMMA DEL GEMELLAGGIO
- giovedì 24 maggio, alle 18 nella sala consiliare del Comune di Cumianapresentazione del gemellaggio. Nella galleria del palazzo comunale inaugurazione della mostra delle opere che partecipano al concorso fotografico “I nostri Parchi”. Alle 21 al teatro Carena spettacolo teatrale in piemontese
- venerdì 25 maggio alle 18 nel palazzo comunale di Cumiana inaugurazione della mostra “Brucio anch’io”, a cura di Federica Caprioglio e Marco Demaria e in collaborazione con il Museo di Scienze Naturali di Pinerolo. Alle 18 nel foyer del teatro “Il Mulino” di Piossasco inaugurazione della mostra “Biodiversità delle praterie alpine delle Alpi occidentali” e conferenza su “La Biodiversità e i servizi ecosistemici nella provincia di Torino”, con il dirigente del Servizio aree protette della Città metropolitana Gabriele Bovo
- sabato 26 maggio al parco del Monte San Giorgio manifestazione “Assaporando Piossasco. A partire dalle 9 itinerari guidati nel parco in mountain bike, alle 15,30 giro delle cascine in bicicletta. Per informazioni: telefono 338-4262991. Alle 10 al vivaio forestale in località I Tiri a Piossasco evento “Viaggio intorno all’albero”, su prenotazione al numero 320-7795419. L’evento sarà riproposto sabato 2 giugno. Dalle 10 alle 19 al bioparco Zoom di Cumiana “Porte aperte allo Zoom” per i cittadini di Cumiana e Piossasco. Dalle 10 alle 19 alla biblioteca Nuto Revelli di Piossasco letture di storie e attività creative per bambini da 3 a 8 anni accompagnati. Dalle 19 in avanti in piazza XX Settembre a Piossasco manifestazione “I Parchi in Piazza”, con attività per bambini, attività proposte dalle associazioni impegnate nei due parchi e musica. Alle 21 al teatro Carena di Cumiana spettacolo “Brucio Anch’io”
- domenica 27 maggio nell’ambito di “Assaporando Piossasco” camminata enogastronomica (per informazioni 338-4262991), iniziativa didattica “Esploriamo il mondo delle api” dalle 9 alle 12 al Vivaio forestale, su prenotazione al numero 320-7795419. L’iniziativa verrà riproposta domenica 3 giugno. Dalle 15 alle 18 in piazza San Vito a Piossasco evento “Porte aperte al borgo di San Vito”. Alle 21 nella sala Carena di Cumiana esibizione del coro degli Alpini
- lunedì 28 maggio alle 19,30 corsa podistica con partenza alle 19,30 dall’ala del mercato di Cumiana
- mercoledì 30 maggio alle 18 nel palazzo comunale di Piossasco esposizione delle opere partecipanti al concorso fotografico “I nostri Parchi”
- giovedì 31 maggio dalle 17 alle 19 al Vivaio forestale di Piossasco “SuoNature LAB”, corso di introduzione alla realizzazione di strumenti con oggetti naturali e di recupero, per bambini di età superiore ai 6 anni. Per informazioni telefono 320-7795419. Alle 18 in frazione Luisetti di Cumiana camminata nel SIC sul sentiero dedicato a Eros Accattino
- venerdì 1° giugno alle 16 nella biblioteca di Villa Venchi a Cumiana eventi “Leggiamo l’ambiente”, con letture per i bambini a cura di Biblion. Dalle 17 alle 19 al Vivaio di Piossasco presentazione e laboratorio del progetto “Growing Pixel”. Alle 21 a Villa Venchi di Cumiana cinema all’aperto, con la proiezione de “La volpe e la bambina”. Alle 21 sotto l’ala del mercato di Cumiana Concerto del “Trio Alkemy”, con musiche ragtime, country blues, rock e pop
- sabato 2 giugno alle 18 al teatrino comunale di Cumiana proiezione di video naturalistici. Alle 19 in piazza XX Settembre a Piossasco consegna di una copia della Costituzione ai diciottenni e concerto rock per la Festa della Repubblica. Alle 21 sotto l’ala del mercato di Cumiana concerto “Wonderland” per i giovani
- domenica 3 giugno dalle 9 alle 18 al camping Verna di Cumiana manifestazione “Primavernando”, con mostra mercato, fiera dell’artigianato, degustazioni, natura ed ecologia. Per informazioni: associazione “Vivere la Montagna”, telefono 011-19836595.
- lunedì 4 giugno alle 21 sotto l’ala del mercato di Cumiana spettacolo “Scintille”, con la danza afro-contemporanea, proposta dalla compagnia “Sowilo” diretta da Simona Brunelli
- martedì 5 giugno al teatro “Il Mulino” di Piossasco serata conclusiva, con la presentazione del Challenge dei 2 Parchi, la premiazione del concorso fotografico e la conferenza sulle Aree protette con il direttore del Parco nazionale del Gran Paradiso, Antonio Mingozzi
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Parchi e riserve naturali
La Città Metropolitana di Torino, in qualità di Ente gestore della Riserva naturale dei Monti Pelati ha pubblicato per le osservazioni e successivamente adottato il Piano di gestione del SIC-Sito di importanza comunitaria, sottoposto nei mesi scorsi alla fase di consultazione con gli attori del territorio. Il piano è stato inviato alla Regione Piemonte per l’espressione del parere da parte dell’Ente sovraordinato. Il documento è stato redatto in ottemperanza all'articolo 42 della Legge regionale 19 del 2009 e al Decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio del 3 settembre 2002, con cui sono state dettate le linee guida per la gestione dei siti “Natura 2000” previsti dalla normativa europea.La Città Metropolitana ha adottato il piano di gestione a seguito di una consultazione con i Comuni, i Comprensori alpini e gli Ambiti territoriali di caccia territorialmente interessati e le associazioni agricole, venatorie e di protezione ambientale riconosciute dal Ministero dell'ambiente.
La Zona speciale di conservazione dei Monti Pelati si estende su di un'area di circa 146 ettari sulla destra orografica del torrente Chiusella, allo sbocco dell'omonima valle, compresa nei territori dei Comuni di Baldissero Canavese, Vidracco e Castellamonte. I Monti Pelati sono ben identificabili all'estremità occidentale delle colline dell'Anfiteatro Morenico di Ivrea, in quanto si presentano brulli e quasi completamente privi di vegetazione: una particolarità che deriva dalla natura della roccia che li compone, oltre che dall'erosione causata dalle precipitazioni.
UN’OASI CLIMATICA CON FAUNA E FLORA INSOLITE
I Monti Pelati, conosciuti anche come Monti Rossi, si presentano spogli, “lunari”, quasi un’isola di terraferma a clima mite che si eleva dalla verdeggiante zona circostante e che presenta alcune particolarità botaniche, zoologiche e geologiche. I Monti Pelati si trovano sulla Linea Insubrica, un sistema di faglie collegate fra loro dal Canavese alle Alpi Carniche. Tali faglie separano la catena principale delle Alpi Centrali dalle Alpi calcaree meridionali. In corrispondenza di questa linea, nell’area piemontese, affiorano rocce peridotitiche, Olivina di colore grigio-verde e Magnesite bianca, che sono state utilizzate fin dal 1700 per la produzione di ceramica e di materiali refrattari. Per tutelare le caratteristiche del luogo, l’attività di estrazione è oggi limitata alla zona nord-est. Le aree di scavo non più utilizzate vengono ricoperte con materiale vegetale e terreno, per riportare la zona alla preesistente situazione naturale.
Il colle più alto, a 581 metri di altitudine, offre un suggestivo panorama e ospita una torre a pianta quadrata del XII secolo, la cosiddetta Torre Cives, che in passato era probabilmente un luogo di osservazione e controllo, a difesa della popolazione della Val Chiusella. I Monti Pelati hanno una particolarità climatica: presentano temperature maggiori anche di 4 o 5 gradi rispetto al territorio circostante. Questo favorisce la presenza contemporanea di specie botaniche mediterranee e montane, così come si possono incontrare animali che solitamente vivono in zone più meridionali e la cui presenza è una rarità in Piemonte. La natura del terreno e l’acqua scarsa rendono difficile la crescita della vegetazione arborea, che è rappresentata da poche betulle, roverelle e pini silvestri. Si trovano però numerosi tipi di licheni che colonizzano le rocce. La loro presenza indica il benessere ambientale della località: si tratta infatti di indicatori naturali della qualità dell’aria e del basso livello di inquinamento atmosferico. Tra le specie floristiche più interessanti vi sono la Campanula bertolae (endemismo delle Alpi occidentali), il Linum suffruticosum e la Fumana procumbens. I Monti Pelati sono una nicchia ecologica ideale per la vita di specie animali poco diffuse. Tra gli insetti va ricordata una farfalla, la Pedasia luteella, mentre alla fine dell’estate si presentano assai numerose le Mantidi religiose. L’avifauna si è adattata al meglio alle peculiarità dei Monti Pelati: ne sono state osservate circa 70 specie, tra cui il Saltimpalo, lo Zigolo, l’Occhiocotto, il Calandro, le Cince, il Lucherino, la Bigiarella, il Codirosso. Sporadicamente fanno la loro comparsa anche alcuni rapaci: lo Sparviero, la Poiana, il Falco pecchiaiolo, il Nibbio bruno e il Biancone.
SCOPRIRE I MONTI PELATI CAMMINANDO
L’itinerario migliore per esplorare la Riserva e coglierne le peculiarità naturalistiche presenta difficoltà escursionistica ma non dislivelli significativi. Prevede circa quattro ore di effettivo cammino ed è percorribile tutto l’anno, anche se si sconsigliano i mesi più caldi. L’itinerario parte dalla piazza del Municipio di Baldissero Canavese: sul lato opposto del Municipio si imbocca via Monti Pelati, che subito diviene un sentiero, ripido soltanto nei primi metri, identificato come itinerario naturalistico numero 1 dalla segnaletica in loco. Si segue l’evidente traccia sino ad incrociare il sentiero CAI numero 751. Qui si prende a destra il sentiero, continuando a seguire le indicazioni per l’itinerario naturalistico numero 1. Al termine della discesa si raggiunge la strada asfaltata, che si segue, svoltando a destra, fino alla cappella di San Rocco. Si prosegue salendo per la strada sterrata a monte della cappella, fino alla Torre Cives, dove si trova un’area attrezzata per una pausa. Sul lato opposto della torre un varco nella staccionata consente di proseguire per una sterrata che porta all’incirca sul filo di cresta. Si procede ora sul sentiero 751, che attraversa in senso longitudinale e pressoché in piano tutta la riserva e scende infine alla frazione Bettolino. Raggiunta la strada asfaltata si svolta a sinistra, così come al successivo incrocio, ritornando alla partenza, in piazza del Municipio.
LA “RETE NATURA 2000”: COS’È E QUALI TUTELE AMBIENTALI PREVEDE
Per proteggere il proprio patrimonio naturale l'Unione europea ha dato vita a “Rete Natura 2000”, una vasta rete di siti protetti distribuiti sul territorio dei Paesi membri. La rete è composta da due tipologie di aree protette, i SIC-Siti di importanza comunitaria come il Parco naturale del Lago di Candia e le ZPS-Zone di protezione speciale. I SIC sono stati istituiti in attuazione della Direttiva Habitat del 1992, che, nei suoi allegati, elenca i tipi di ambienti e specie animali e vegetali che è indispensabile tutelare. Le ZPS salvaguardano i volatili, in particolar modo le specie inserite negli allegati della Direttiva Uccelli del 1979. Ogni Stato membro propone alla Commissione europea l’elenco dei propri SIC e delle proprie ZPS. Una volta approvati dalla Commissione Europea, SIC e ZPS entrano a far parte di Rete Natura 2000, che è il più importante strumento comunitario per la conservazione della biodiversità del continente europeo. In Piemonte i SIC sono 122 e le ZPS sono 50, per una superficie totale pari al 15,6% del territorio regionale. Le aree che compongono la Rete Natura 2000 non sono riserve rigidamente protette dove le attività umane sono escluse. L’obiettivo della direttiva Habitat è garantire la protezione della natura tenendo anche conto delle esigenze economiche, sociali e culturali e delle particolarità regionali e locali. Qualsiasi piano o progetto che si voglia realizzare all'interno di un SIC e che possa avere incidenze significative sul sito deve essere sottoposto alla procedura di valutazione d'incidenza.
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Il giorno di Santo Stefano a Pinerolo in un’area verde della zona industriale della Porporata le guardie venatorie della Lega abolizione caccia (Lac) e le Guardie ecologiche volontarie (Gev) della Città metropolitana di Torino hanno colto in flagrante un uomo che stava praticando illegalmente l’uccellagione.L’uomo, di Pinerolo, aveva già catturato un cardellino (“Carduelis carduelis” il nome scientifico, una specie protetta, passeriforme, appartenente alla famiglia dei Fringillidi) facendo uso di rametti imbrattati di colla per topi. I rametti erano collocati su un cespuglio di cardo dei lanaioli (dei cui semi il cardellino è ghiotto); inoltre per attirare i selvatici, l’uomo aveva in un’apposita gabbietta 2 altri cardellini da richiamo. Per le prede vive aveva predisposto invece delle tanichette in plastica che non rovinano le piume dei piccoli uccelli, che devono essere intatti per alimentare il mercato clandestino di avifauna protetta.
L’uomo è stato denunciato alla Autorità giudiziaria da Unità di polizia giudiziaria della Città metropolitana che hanno curato l’indagine. Scatteranno anche sanzioni amministrative per il responsabile.
Tutta l’attrezzatura è stata sequestrata, e il "cardellino di Santo Stefano" liberato.
Elisa Pirro, consigliera metropolitana delegata all’ambiente, alla vigilanza ambientale e alla tutela della fauna e della flora, ricorda che “l’uccellagione, cioè la pratica di catturare con reti e trappole gli uccelli selvatici, pur essendo vietata su tutto il territorio nazionale dal 1992 non è affatto diminuita, come dimostrano le numerose attività di polizia giudiziaria condotte dagli agenti della Città metropolitana, anche a supporto dei Carabinieri forestali. Negli ultimi anni nel territorio della Città metropolitana di Torino sono stati oltre 150 gli uccelli recuperati e liberati, in prevalenza cardellini, fringuelli, lucherini, verdoni, frosoni, ciuffolotti, peppole e zigoli muciatti”.
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Parchi e riserve naturali
Sabato 16 dicembre a partire dalle 9 al centro polifunzionale di Piossasco “Il Mulino”, in via Riva Po 9, è in programma l’assemblea annuale delle GEV, le Guardie Ecologiche Volontarie della Città Metropolitana di Torino. La scelta della sede dell’assemblea è caduta su Piossasco in quanto Comune di riferimento del Parco naturale del Monte San Giorgio.L’amministrazione comunale ha messo gratuitamente a disposizione il centro polifunzionale "Il Mulino", a conferma dei buoni rapporti istituzionali che intercorrono con la Città Metropolitana e dell’apprezzamento nei confronti della presenza e delle varie attività svolte dalle GEV sul territorio: vigilanza, manutenzione, sensibilizzazione della popolazione. Piossasco fa parte del sistema di aree protette a gestione provinciale poiché comprende al suo interno il Parco del Monte San Giorgio, area di grande importanza naturalistica recentemente sottoposta a interventi di riqualificazione complessiva finanziati dal programma regionale Corona Verde. Il centro polifunzionale è già stato utilizzato in passato, ad esempio in occasione della commemorazione del decennale della scomparsa del volontario AIB David Bertrand.
L'incontro di quest'anno prevede oltre al benvenuto delle autorità locali ed al saluto della Consigliera metropolitana delegata all’ambiente, alle aree protette e alla vigilanza volontaria, Elisa Pirro, una relazione sull'attività svolta nel 2017 da parte del dirigente del Servizio pianificazione e gestione rete ecologica, aree protette e vigilanza ambientale e una relazione descrittiva del corso di reclutamento per le nuove GEV in corso di organizzazione.
La mattinata si concluderà con un seminario di riflessione e analisi, volto a sintetizzare alcun linee guida per le attività del futuro, con l'obiettivo di migliorare l'organizzazione e l'efficienza delle varie competenze territoriali nel rispetto delle normative sulla sicurezza del lavoro e delle procedure amministrative e contabili che regolano il funzionamento degli Enti locali. “Il tema di fondo di ogni assemblea, - sottolinea la Consigliera metropolitana Elisa Pirro - è la difesa dell'ambiente, da declinarsi nella conoscenza e tutela delle reti ecologiche, della biodiversità e dei servizi ecosistemici, elementi indispensabili al corretto rapporto fra uomo e natura e allo sviluppo di una società realmente sostenibile”.
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