I NOSTRI COMUNICATI

 

Comunicati

Parchi e riserve naturali

Giovedì 18 aprile la Città Metropolitana di Torino e i Comuni di Candia Canavese, Mazzè e Vische hanno firmato l’accordo con cui si avvia la costituzione della Comunità consultiva del Parco del lago di Candia, secondo quanto previsto da uno schema di convenzione che l’Ente di area vasta ha formalizzato con un decreto della Sindaca metropolitana nel novembre del 2018.

La convenzione stipulata dalle amministrazioni comunali e dalla Consigliera metropolitana delegata all’ambiente, alla vigilanza ambientale, alle aree protette e alla tutela della fauna e della flora ha come obiettivo la promozione della visibilità e della fruibilità pubblica del Parco del Lago di Candia, da perseguire attraverso azioni di informazione e di coinvolgimento della popolazione locale. La convenzione è lo strumento scelto dalla Città metropolitana e dal Comune di Candia per salvaguardare il patrimonio di esperienze e di sinergie tra Enti e associazioni del territorio e proseguire nell’applicazione di standard qualitativi e quantitativi di gestione dell’area protetta. Il coinvolgimento del territorio nel supporto e nella collaborazione per la gestione del Parco è la premessa irrinunciabile del nuovo assetto organizzativo. Tale coinvolgimento potrà essere formalizzato con la costituzione del Tavolo del Parco, esplicitamente prevista nel testo della convenzione.

Il Parco naturale del lago di Candia è stata la prima area protetta a essere istituita da una Provincia italiana, nel 1995. La sua gestione è stata oggetto di una convenzione fra l’allora Provincia di Torino – oggi Città metropolitana - e i Comuni di Candia Canavese, Mazzè e Vische, proprio al fine di coinvolgere il territorio in una gestione partecipata del sito. L’organo consultivo che l’Ente di area vasta e i Comuni del Parco del lago di Candia hanno deciso di costituire ha lo scopo di consentire la partecipazione delle comunità locali alle scelte programmatiche per la tutela dell’area protetta.

Il Parco del lago di Candia è un elemento fondamentale della Rete Ecologica Metropolitana e Regionale e la collaborazione tra Città Metropolitana ed Enti e attori locali può contribuire alla crescita della coscienza ambientale tra i cittadini e allo sviluppo di modelli di aggregazione sociale compatibili con l’ambiente lacustre del Parco e di modalità di gestione dell’area protetta che siano sostenibili sia dal punto di vista ambientale che economico. La Comunità consultiva dovrà incentivare le attività produttive locali compatibili con la valorizzazione e la tutela del territorio protetto.

IL LAGO E LA PALUDE NATI DA UN GHIACCIAIO PREISTORICO

Sono trascorsi circa ventimila anni da quando il Grande ghiacciaio balteo, nel suo ritiro all'interno della Valle D'Aosta, trasformò la precedente pianura in una corona di colline con una depressione centrale, colmata da paludi e laghi: Sirio, San Michele, Viverone, Candia. Gli specchi d’acqua in cui si riflette oggi il paesaggio canavesano sono accomunati dalla stessa origine ma non dal medesimo destino: a differenza dei laghi non lontani, lo specchio d’acqua di Candia riverbera un paesaggio assai più integro, che si è mantenuto esente da eccessive interferenze antropiche. La scarsa edificazione sulle rive e la minor pressione turistica hanno permesso al bacino di conservare notevoli condizioni di naturalità, che fanno del lago e della vicina palude una delle più importanti zone umide del Piemonte, non a caso inserita nell’elenco dei Siti di importanza comunitaria – oggi Zone speciali di conservazione - ai sensi della direttiva Habitat dell'Unione Europea. Il lago ha dato il nome al primo parco di interesse provinciale italiano, istituito come detto nel 1995 su proposta della Provincia di Torino. I quasi 350 ettari del parco comprendono il lago, la palude e la paludetta. Situato fra Candia e Mazzè a una quota di 226 metri, il lago ha una superficie di 1.5 km quadrati e una profondità media di 4,7 metri. È alimentato da alcune sorgenti situate lungo la costa meridionale. Il deflusso avviene attraverso il canale Traversaro, zona di particolare interesse per la vegetazione. Oltre 400 sono le specie floreali presenti, fra le quali alcune varietà idrofile non comuni come il trifoglio fibrino, l'utricularia, la potentilla palustre e la rarissima violetta d'acqua (Hottonia palustris). Dal punto di vista faunistico la ricchezza maggiore è sicuramente rappresentata dall'avifauna. Situato sulla rotta sud-occidentale, il lago di Candia è un importante luogo di sosta per gli uccelli svernanti e di passo. Duecento le specie censite, tra le quali il tarabuso, il tarabusino, l'airone rosso e, in particolare, la moretta, che ha fatto del parco uno dei principali siti di nidificazione in Italia. Poche e vaghe sono le notizie storiche sulla fauna ittica. Sul lago insistono fin dal XVI secolo diritti di uso civico per la pesca professionale, unica fonte di sostentamento fino a pochi decenni or sono per decine di famiglie locali. Tra le specie presenti, la carpa, la tinca, il luccio, il cavedano, la scardola, il persico trota, il persico reale e il pesce gatto (le ultime tre immesse). Il parco è interessante anche per gli spazi circostanti: boschi, canneti e prati. Il parco si può visitare a piedi, in bicicletta o in barca. Le acque del lago ospitano allenamenti e competizioni di canottaggio e canoa e ospiteranno nell’estate 2019 le gare degli European Master Games.

Parchi e riserve naturali

Nel giugno del 2018 la Città Metropolitana di Torino ha assunto in gestione su delega regionale 27 nuovi Siti di Importanza Comunitaria. Alcuni SIC in Alta Valle Susa sono sono stati a loro volta subdelegati al Parco Alpi Cozie per omogeneità territoriale e gestionale, prevedendo con una convenzione una serie di attività collaborative in tema educativo e scientifico fra i due Enti.
Per quanto riguarda gli altri SIC, soprattutto quelli relativi alla tutela di zone umide che costituiscono la maggioranza di quelli presi in gestione dalla Città Metropolitana, la Direzione Sistemi naturali ha avviato la programmazione di attività di informazione, formazione e coinvolgimento dei territori, per far conoscere a cittadini e amministratori locali le peculiarità e i valori di biodiversità e di ricchezza naturalistica dei siti. Gli incontri sono anche utili per informare nel dettaglio sulle norme di tutela elaborate dalla Regione Piemonte e dalla Città Metropolitana.
Il prossimo incontro si terrà a Scarmagno venerdì 12 aprile alle 18 nel salone polifunzionale di via Romano 1 e sarà dedicato al Sito Scarmagno-Torre Canavese (Morena Destra di Ivrea), per illustrare le norme che proprietari, agricoltori, fruitori devono rispettare all’interno dell’area protetta.

IL QUADRO NORMATIVO E LE INIZIATIVE DI INFORMAZIONE

La Regione Piemonte ha approvato nel 2014 le Misure di Conservazione Generali per tutti i SIC e nel 2017 ha completato l’approvazione di quelle specifiche per ogni sito, che in tal modo ha assunto la nuova denominazione di ZSC-Zona speciale di Conservazione. Nel contempo la Città Metropolitana ha elaborato i Piani di gestione per i siti già assunti in gestione, lo Stagno di Oulx, la Rocca di Cavour e i Monti Pelati, condividendo con i Comuni gli aspetti normativi. Attualmente la Direzione Sistemi naturali della Città Metropolitana sta curando l’elaborazione del Piano di Gestione della ZSC del Lago di Candia, affidata ad una società specializzata. Il processo di elaborazione prevede il coinvolgimento dei vari portatori di interesse, così come già avvenuto con i tre Comuni interessati, all’atto dell’approvazione delle Misure di conservazione del sito specifiche nel 2017.
Con la delega per la gestione dei nuovi siti assunta nel 2018, si è quindi reso necessario programmare una serie di iniziative di informazione, che sono state avviate il 29 marzo scorso, con un incontro dedicato al Sito degli Stagni di Poirino nella località Favari. La serata informativa è stata organizzata alla Cascina Bellezza di Poirino, sede del comitato locale del WWF, che ha messo a disposizione la sala riunioni. Hanno partecipato una cinquantina di persone, fra cui amministratori locali, tecnici comunali, professionisti, Guardie Ecologiche Volontarie e agricoltori del territorio, interessati a comprendere l’impatto delle nuove norme sulla loro attività. È stata illustrata la Direttiva Habitat che ha istituito la Rete Natura 2000 e il Sito di Poirino, caratterizzato dalla presenza del Pelobate fosco insubrico, un anfibio in via di estinzione e di estrema importanza per l’ambiente della zona. I funzionari della Città Metropolitana hanno illustrato gli aspetti normativi relativi alla gestione delle aree boscate relitte presenti lungo i corsi d’acqua, con i relativi aspetti patrimoniali demaniali e autorizzativi. Sono anche state spiegate nel dettaglio le competenze delle Guardie Ecologiche Volontarie in tema di tutela dei territori interessati, anche per informare i residenti dell’incremento dell’attività di vigilanza condotte dagli ufficiali di polizia giudiziaria della Città Metropolitana e dalle GEV, che hanno in corso anche la tabellazione del perimetro dell’area.

Parchi e riserve naturali

Prendono il via gli incontri informativi sulla presenza del Lupo nelle vallate alpine torinesi e la sua espansione in alcuni territori collinari e nei parchi metropolitani, organizzati dalla Direzione Sistemi naturali della Città Metropolitana di Torinoper informare soprattutto gli allevatori ovicaprini locali sul processo di diffusione territoriale della specie, sugli strumenti di prevenzione dei danni e sulle esperienze personali dei pastori.
I prossimi incontri sono programmati per:
- giovedì 11 aprile alle 14 nella sala consiliare del Comune di Giaveno in via Francesco Marchini 2
- lunedì 15 aprile alle 14 al ristorante Freidour di strada Verna 37 a Cumiana
- mercoledì 17 aprile alle 14 nella sala Onda del Mulino di via Riva Po 9 a Piossasco. Interverranno il guardiaparco del Parco Alpi Cozie Luca Giunti, il dottor Mauro Bruno dell’Asl TO3 e il funzionario della Direzione Agricoltura della Regione Piemonte Igli Signori.

Parchi e riserve naturali

Da qualche settimana a Piossasco, Rivalta e Bruino si è diffuso l’allarme per i bocconi avvelenati o "corretti" con chiodi, destinati agli animali domestici. A Piossasco alcuni bocconi sospetti sono stati raccolti dalla proprietaria di un cane, che li ha trovati gettati all'interno del giardino di casa sua. Il consiglio è sempre lo stesso: qualora ci siano sospetti che il proprio cane abbia ingerito sostanze velenose occorre portarlo d'urgenza dal veterinario. È bene segnalare alle forze dell'ordine qualsiasi movimento sospetto.
La Direzione Sistemi naturali della Città Metropolitanadi Torino ha richiesto l'intervento del Nucleo Cinofilo Antiveleno Regione Piemonte per effettuare un'ispezione preventiva nel Parco naturale del Monte San Giorgio di Piossasco, che è un’area protetta gestita dal nostro Ente. - precisa Barbara Azzarà, Consigliera metropolitana delegata all’ambiente e vigilanza ambientale, risorse idriche e qualità dell'aria, tutela flora e fauna, parchi e aree protette- L'obiettivo è di tutelare la fauna selvatica ma anche i tanti fruitori che frequentano il Parco, spesso accompagnati dai loro cani. Per non parlare dei bambini, che potrebbero incautamente ingerire i bocconi”.
L'ispezione, che ha battuto le aree del Parco a maggiore frequentazione ed è stata effettuata nel pomeriggio di mercoledì 27 marzo, per fortuna ha avuto esiti negativi.
Hanno partecipato le due unità cinofile Luna (Bretone) e Myrtille (Pastore australiano), addestrate nell'ambito del progetto Life Wolfalps, con i loro conduttori, rispettivamente Gian Abele Bonicelli (guardiaparco del Parco naturale dei Laghi di Avigliana) e Carlo Geymonat (Istruttore direttivo di vigilanza della Funzione speciale Tutela della fauna e della flora della Città Metropolitana).


Parchi e riserve naturali

Sono iniziate le indagini sul campo per la redazione delPiano naturalistico del Parco Naturale del Monte San Giorgio di Piossasco, area protetta istituita nel 2004 e gestita dallaCittà Metropolitana di Torino.“I lavori sono stati affidati all’IPLA-Istituto per le Piante da Legno e l’Ambientee proseguiranno per tutto il 2019, con l’obiettivo didefinire un quadro aggiornato delle specie e degli ambienti presenti nel parco. - spiega Barbara Azzarà, Consigliera metropolitana delegata all’ambiente e vigilanza ambientale, risorse idriche e qualità dell'aria, tutela flora e fauna, parchi e aree protette - Il Piano dovrà delineare le strategie di gestione necessarie a garantire la conservazione delle specie e della biodiversità”.

Le prime ricerche si sono concentrate su Anfibi e Lepidotteri, i primi ad essere osservabili alla fine dell’inverno. La nuova vasca antincendio, realizzata grazie ai finanziamenti del progetto “Corona Verde” nel 2016, si è dimostrata un ottimo sito di riproduzione per le Rane agili (Rana dalmatina): nel piccolo bacino di meno di 100 metri quadrati sono state contate circa 160 ovature in diverse fasi di sviluppo. Sono stati rinvenuti anche alcuni Rospi (Bufo bufo): quattro maschi ed una femmina, purtroppo uccisi dall’impatto con le autovetture lungo la strada sterrata che conduce alla regione Galli. A differenza delle rane, i rospi trascorrono l’inverno in ibernazione, interratio protetti in qualche rifugio nel sottobosco. Con le prime piogge primaverili e l’innalzarsi delle temperature si risvegliano e migrano in massa verso pozze d’acqua, stabili o temporanee, in cui depongono i cordoni di uova. E’ questa la fase più rischiosa del loro ciclo vitale poiché gli spostamenti verso l’acqua comportano l’attraversamento delle strade e il conseguente pericolo di essere schiacciati dagli automezzi. Nel piccolo corso d’acqua che prende origine dalla fontana della Gurajà sono state ritrovate alcune larve di Salamandra pezzata (Salamandra salamandra). Non hanno sinora dato esito positivo le ricerche del Tritone crestato (Triturus carnifex), una specie protetta a livello europeo dalla Direttiva Habitat, segnalata negli anni scorsi in un piccolo stagno nascosto nella pineta.
Numerose le osservazioni di farfalle, come le eleganti Podaliri (Iphiclides podalirius) dalla livrea zebrata, con lunghe appendici caudali a foggia di coda di rondine, grazie alle quali possono compiere lunghi voli planati. Sono state osservate anche le coloratissime Vanesse (Vanessa atalanta ed Aglais io), che escono dai rifugi in cui hanno trascorso l’inverno: cavità di tronchi, intrecci di rami di sempreverdi e persino abitazioni. Particolarmente interessanti sono poi i voli nuziali delle Cedronelle (Gonepteryx rhamni), una specie con uno spiccato dimorfismo sessuale, il maschio giallo brillante, la femmina biancastra. La possibilità di trovare le Cedronelle è strettamente legata alla presenza di alcuni arbusti, in particolare la Frangola e lo Spino cervino. “Alcune specie, - sottolinea la Consigliera metropolitana Barbara Azzarà - sono state osservate per la prima volta e il loro nome andrà determinato in laboratorio. Le ricerche proseguiranno nei prossimi giorni nel Parco del Monte Tre Denti Freidour.





Parchi e riserve naturali

I sindaci di Borgofranco d’Ivrea, Cascinette, Chiaverano, Ivrea e Montalto Dora hanno raggiunto un accordo sul progetto di costituzione del Parco naturale dei Cinque Laghi di Ivrea, che comprenderà gli specchi d’acqua San Michele, Sirio, di Campagna, Pistono e Nero. È una iniziativa importante per il rilancio del territorio e delle sue bellezze naturali, che avrà positive ricadute in termini turistici e di attività economiche.
Il progetto, partito alcuni anni orsono, è giunto alla conclusione della prima fase di lavoro e ha già avuto il consenso della Regione Piemonte e della Città Metropolitana di Torino, che sarà l’Ente gestore del parco, come già avviene per le altre aree protette del territorio. I sindaci dei cinque Comuni hanno espresso soddisfazione per l'avvio di un progetto per la valorizzazione di una porzione importante dell'Anfiteatro Morenico di Ivrea. Secondo i primi cittadini di Borgofranco d’Ivrea, Cascinette, Chiaverano, Ivrea e Montalto Dora, l’accesso ai finanziamenti nazionali ed europei consentirà di sviluppare iniziative turistiche, sportive e naturalistiche che deriveranno dal lavoro comune.
La proposta di protocollo d’intesa messa a punto dalla Direzione sistemi naturali della Città Metropolitana verrà sottoposta all’approvazione dei Consigli comunali interessati. Della perimetrazione dell’area del parco, della definizione degli obiettivi, dei contenuti e delle modalità di gestione si occuperà un gruppo di lavoro composto da rappresentanti dei cinque Comuni e della Città Metropolitana. L’attività del gruppo sarà aperta ai contributi di cittadini e associazioni del territorio, con l’obiettivo di elaborare la proposta definitiva da sottoporre alla Regione.
“In caso di approvazione della legge istitutiva da parte della Regione Piemonte, - spiega Barbara Azzarà, Consigliera metropolitana delegata ad ambiente e vigilanza ambientale - il parco dei Cinque Laghi di Ivrea entrerà a pieno titolo nella Rete Ecologica Regionale, nel Sistema regionale delle Aree protette del Piemonte e nel Sistema delle Aree protette gestite dalla Città Metropolitana”.

IL RUOLO DELLA CITTÀ METROPOLITANA COME SOGGETTO GESTORE

“La Città Metropolitana, - spiega inoltre la Consigliera Azzarà - attuerà gli indirizzi presentati dal gruppo di lavoro e approvati dalla Regione, traducendoli in atti di programmazione e/o di regolamentazione. Assicurerà la gestione finanziaria, tecnica e amministrativa, compresa l'adozione di tutti gli atti che impegnano il parco verso l'esterno, con poteri autonomi di spesa, nell'ambito delle risorse formalmente assegnate o reperite da soggetti terzi”.
L’Ente di area vasta assicurerà le funzioni tecnico-professionali, ispettive, di vigilanza, di consulenza, studio e ricerca. Provvederà alle attestazioni, certificazioni, comunicazioni, diffide, verbali, autenticazioni e legalizzazioni e ad ogni altro atto che costituisce una manifestazione di giudizio e conoscenza. La Città Metropolitana sosterrà le associazioni e le organizzazioni di volontariato che hanno come fini statutari o come oggetto sociale obiettivi analoghi e non contrastanti con le finalità del parco, favorendone l'accesso alle strutture e ai servizi.

I CINQUE LAGHI DI IVREA
I Cinque Laghi della Serra - Sirio, Pistono, Nero, di Campagna, San Michele - sono sparsi su un’area di circa 10 Km quadrati intorno alla città di Ivrea. Il Lago Sirio è al confine tra Ivrea e Chiaverano ed è l’unico tra i Cinque Laghi ad essere alimentato da una sorgente. Circondato da un ontaneto, costituisce un habitat ideale per numerose specie vegetali e animali tipiche degli ambienti acquatici come germani reali, gallinelle d’acqua, rane e raganelle. Una strada per la maggior parte asfaltata lo circonda per intero ed è possibile percorrere l’Anello del Lago Sirio e delle Terre Traballanti, un percorso naturalistico che segnala tramite cartelli le peculiarità del territorio, come ad esempio i resti dell’antico acquedotto romano. L’Anello del Lago Sirio si congiunge con quello del Lago Pistono per cui è possibile camminare sui sentieri fino a Montalto Dora. Sul Lago Sirio sono presenti le sedi della Società Canottieri, lo Chalet Moia, il Camping dei Laghi e alcuni ristoranti. Il Lago Pistono ha origine glaciale, è alimentato dal rio Montesino e dalle acque provenienti dai fontanili di Bienca e dalla regione dell’antico Lago Coniglio, prosciugato a fine ’800 per sfruttare industrialmente la torbiera sottostante. Le acque dell’emissario fornivano la forza motrice al mulino di Montalto Dora e sono tuttora controllate da una diga. Il lago è circondato da un anello che parte da Montalto e si connette poi a quello del Lago Sirio. Il Lago di Campagna, noto anche come Lago di Cascinette, si trova poco distante dal paese omonimo. Dalla spiaggia accanto al cimitero di Cascinette si gode la splendida vista del castello San Giuseppe arroccato sulla collina e delle Prealpi sullo sfondo. E’ possibile passeggiare intorno al lago seguendo sulla destra un sentiero che si inerpica sulle rocce basaltiche conducendo verso il Lago Sirio, oppure godersi i riflessi del tramonto sulle panchine o seduti sul promontorio roccioso alla sinistra dell’insenatura. Poco oltre, un’area attrezzata mantenuta dal Comune di Cascinette si apre su un’altra insenatura del lago. Quello di San Michele il più piccolo dei Cinque Laghi della Serra di Ivrea. Occupa una depressione rocciosa di origine glaciale. Vicino al lago vi è un panoramico promontorio, dal quale si raggiunge la piccola chiesetta dei Tre Re, sul Monte Stella, risalente all’XI secolo. Il Lago Nero di Borgofranco d’Ivrea è alimentato principalmente dalla pioggia ed è caratterizzato da una suggestiva isoletta nella parte meridionale. Il suo nome deriva dal colore scuro dell’acqua, derivante dalla fitta vegetazione che lo circonda.


Parchi e riserve naturali

Il 6 febbraio 1999 durante le operazioni per lo spegnimento di un incendio sul Monte San Giorgio di Piossasco il giovane volontario David Bertrand, appartenente alla squadra AIB del Comune di Roletto, fu avvolto dalle fiamme e dal fumo soffocante e perse la vita. Un suo compagno, Daniele Bonato, nel vano tentativo di portargli soccorso, rimase ustionato in più parti del corpo e rimase per lungo tempo ricoverato al Centro Grandi Ustionati del C.T.O. di Torino. Il 16 aprile 1999 il Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro conferì a David Bertrand la medaglia d’oro al valor civile alla memoria. A David è intitolato un sentiero la cui progettazione e realizzazione è stata promossa dall’allora Provincia di Torino e dai Comuni di Piossasco, Roletto, Cantalupa, Pinerolo, Frossasco, Trana e Cumiana. Il sentiero parte da Roletto, il paese di origine di David, attraversa il Parco del Monte Tre Denti-Freidour e, con un percorso di cresta, arriva sino alla località Casa Martignona nel Parco Monte San Giorgio, dove David perse la vita. Il percorso ha una lunghezza complessiva di 35 Km e un dislivello positivo di 1.500 metri, caratteristiche che lo rendono idoneo ad ospitare gare di trail di buon livello.
Il ventennale dell’incendio del Monte San Giorgio sarà commemorato con una serie di manifestazioni in programma sabato 9 e domenica 10 febbraio al centro culturale “Il Mulino” di via Riva Po 9 per iniziativa della Direzione Sistemi naturali della Città Metropolitana (Ente gestore del Parco naturale del Monte San Giorgio), dell’amministrazione comunale piossaschese e della squadra AIB di Piossasco, in collaborazione con le associazioni del Tavolo del Parco: Amici del Monte San Giorgio, Corona Verde di San Vito, Studio ArteNa, cooperativa La Bottega. Oltre alla cerimonia ufficiale sono in programma un convegno, una mostra fotografica e una serie di attività per i bambini.
Sabato 9 febbraio dalle 9,30 alle 12,30 al teatro Il Mulino è in programma il convegno “Fuoco, uomini e bosco: a vent’anni dal grande incendio”, che si aprirà con i saluti istituzionali delle autorità e proseguirà con le relazioni scientifiche. Della “Lezione dell’incendio sul Monte San Giorgio” parlerà il professor Giovanni Bovio già docente al Dipartimento DISAFA dell’Università di Torino. L’evoluzione del bosco” è il titolo della relazione del dottor Pier Giorgio Terzuolo, responsabile dell’Area tecnica e Biodiversità dell’IPLA. l’istituto per le piante da legno e l’ambiente. Dei Dieci anni di sviluppo del Parco” parleranno il dirigente della Città Metropolitana Gabriele Bovo e il funzionario Guido Bogo. Del tema L’evoluzione del sistema AIB dal ’99 a oggi” parlerà Sergio Pirone, ispettore generale dei volontari AIB del Piemonte. “Boschi e centri abitati: prevenzione e protezione” è il titolo della relazione annunciata dall’assessorato all’ambiente, ai parchi, alla montagna e alle foreste della Regione Piemonte, mentre Alberto Dotta, direttore del Consorzio Forestale Alta Val di Susa, tratterà il tema Quale gestione delle aree boschive?”.


ARTE E FOTOGRAFIA RACCONTANO L’INCUBO DEGLI INCENDI


Sabato 9 e domenica 10 febbraio dalle 9,30 alle 12,30 e dalle 15 alle 17,30 al teatro “Il Mulino” si potrà visitare la mostra fotografica “Il Monte San Giorgio ieri e oggi”, curata dal gruppo AIB di Piossasco e dal gruppo fotografico della Pro Loco. Sempre nel teatro sarà presente la mostra d’arte “Brucio anch’io”, che a fine ottobre era stata allestita nella sede della Città Metropolitana in corso Inghilterra 7 a Torino, ad un anno esatto dai devastanti incendi dell’autunno 2017 nel Pinerolese, in Valle di Susa e nel Canavese. L'ideazione e la realizzazione del progetto della mostra sono opera della naturalista Federica Caprioglio e del biologo Marco Demaria, entrambi disegnatori, che hanno coinvolto gli allievi del corso di disegno dell'illustratrice naturalista Cristina Girard, chiedendo loro di fermare in immagini plastiche e pittoriche gli istanti drammatici dell'emergenza incendi. Oltre ai dipinti e alle sculture, fotografie, filmati e pannelli illustrativi spiegano al pubblico quale patrimonio è andato perduto nei giorni drammatici degli incendi del 2017, che incenerirono boschi e animali e misero a repentaglio la vita degli abitanti di alcune borgate e località montane.


I “BIMBI PROTETTORI DEL BOSCO” E LE COMMEMORAZIONI UFFICIALI


Il ventennale dell’incendio del Monte San Giorgio sarà certamente un’occasione di confronto tra esperti e amministratori, ma anche un evento ludico e didattico per i bambini, che, dalle 15 alle 17,30 al teatro “Il Mulino”, potranno partecipare all’evento Bimbi protettori del bosco”, articolato nella sezioni Raccontiamo l’incendio del Monte San Giorgio attraverso le immagini” e “David: la sua storia, le sue passioni, il suo impegno”, a cui farà seguito una dimostrazione dello spegnimento di un incendio da parte del gruppo AIB di Piossasco. La giornata di sabato 9 febbraio si concluderà con una Messa commemorativa nella chiesa dei Santi Apostoli. Domenica 10 febbraio un’altra Messa sarà celebrata alle 11 nella chiesa della Natività di Maria vergine a Roletto, mentre alle 12,30 è in programma la commemorazione di David Bertrand al cippo di via del Campetto a lui dedicato.
Per maggiori dettagli sul programma delle manifestazioni si può visitare il portale Internet dell’amministrazione comunale www.comune.piossasco.to.it o scrivere all’indirizzo comune.piossasco@legalmail.it

Parchi e riserve naturali

Le Guardie Ecologiche Volontarie della Città Metropolitana di Torinoterranno la loro assemblea generale annuale sabato 15 dicembre nella sala polifunzionale del Municipio di Vidracco, in piazza Commendatore Ceratto 3.
I lavori inizieranno alle 9,15 con i saluti delle autorità e proseguiranno con l’intervento del dirigente del Servizio Pianificazione e gestione rete ecologica della Città metropolitana, sulla situazione generale e sul bilancio dell’attività svolta nel 2018.
Sono previste relazioni di funzionari del Servizio sul progetto MagicLandscape e sulla nuova normativa sugli incendi boschivi. Dopo la pausa pranzo sono previste le conclusioni del confronto e i saluti finali. È annunciata la partecipazione all’assemblea della Consigliera metropolitana delegata all’ambiente e alle aree protette, Barbara Azzarà.


Aspiranti Guardie ecologiche volontarie, è iniziato il nuovo corso di formazione

L’11 dicembre ha preso il via il nuovo corso di formazione per le aspiranti Guardie Ecologiche Volontarie, organizzato dal servizio Pianificazione e gestione rete ecologica, aree protette e vigilanza ambientale della Città metropolitana di Torino. Le lezioni si svolgeranno in più sedi contemporaneamente: Torino, Pinerolo, Lanzo, Grugliasco, Rivoli, Chivasso, collegate fra loro in modalità Webinar, una procedura predisposta ad hoc dal Csi Piemonte. Alla serata inaugurale svoltasi nella sala congressi dell’Itis Pininfarina aMoncalieri, erano presenti circa 130 aspiranti GEV. Il dirigente del Servizio ha presentato il corso nei suoi aspetti organizzativi principali: i docenti, le materie trattate, gli orari e le sedi, le esercitazioni, i testi di studio, l’esame finale, i tirocini. Le lezioni teoriche avranno frequenza bisettimanale, in orario serale, dalle 19 alle 22. Sono previste cinque uscite didattiche sul territorio nelle giornate del sabato e tre mezze giornate di tirocinio al seguito delle GEV durante l’attività di servizio. Vi è poi stato un approfondimento relativo al futuro inquadramento delle nuove GEV nella struttura riorganizzata del nuovo dipartimento Ambiente della Città metropolitana. È seguita una presentazione con slide e filmati, per illustrare i cambiamenti climatici, il consumo di suolo, le reti ecologiche, i servizi ecosistemici, la flora e la fauna autoctone e alloctone, le interazioni fra uomo e animali, i progetti di tutela del lupo; tutti temi che saranno trattati durante il corso. Al termine sono state evidenziate le caratteristiche morali, professionali e giuridiche a cui gli aspiranti dovranno adeguare i loro comportamenti per poter essere ammessi al servizio che, anche se volontario, rientra nell’organizzazione di un ente pubblico che ha precise regole di funzionamento. Due GEVhanno poi illustrato agli aspiranti le loro esperienze relative al corso da loro frequentato alcuni anni orsono, alle attività svolte in tema di vigilanza, gestione amministrativa, iniziative didattiche nelle scuole e manutenzione del territorio. Hanno anche passato in rassegna i requisiti richiesti agli aspiranti in tema di equilibrio, professionalità, precisione operativa e correttezza procedurale. Al termine i partecipanti alla serata hanno chiestoalcuni approfondimenti, soprattutto in merito agli aspetti organizzativi del corso ed alle sedi attivate.

Chi sono le GEV

Le GEV sono volontari che offrono il loro servizio a titolo gratuito, sono coordinate dalla Città Metropolitana e, con decreto della Prefettura, nominate guardie particolari giurate per la tutela dell’ambiente. Svolgono attività di vigilanza e manutenzione sul territorio, sensibilizzazione e informazione ambientale. Le GEV non sono armate e ricevono la qualifica di guardie ecologiche perché hanno il compito di vigilare, prevenire e verificare che siano rispettate le leggi a protezione dell’ambiente. Le GEV contribuiscono allo sviluppo e alle attività connesse alla conservazione della biodiversità e del patrimonio naturale e paesistico. Sono dotate dalla Città metropolitana di una divisa, ricevono un rimborso spese e la copertura assicurativa per il servizio svolto, nei limiti di bilancio dell’Ente. Le GEV non costituiscono un’associazione, ma hanno un rapporto "uti singuli" con la pubblica amministrazione. Nell’esercizio delle loro funzioni sono pubblici ufficiali.
Al corso di formazione possono partecipare i cittadini residenti nella Città metropolitana di Torino, che non abbiano precedenti penali, di età compresa fra i 18 e i 67 anni, in possesso del diploma della scuola dell’obbligo, animati da passione per l’ambiente e il bene comune, per la cui tutela intendono impegnarsi in prima persona con responsabilità, equilibrio e consapevolezza.


Parchi e riserve naturali

Domenica 30 settembre nei parchi naturali di interesse provinciale gemellati del Monte San Giorgio e del Monte Tre Denti-Freidour è in programma il “Challenge dei 2 Parchi”, un evento sportivo non competitivo e multidisciplinare che unisce, non solo idealmente, le due aree protette. Si tratta di una staffetta a squadre, ciascuna composta da quattro atleti, che si alterneranno cimentandosi nel ciclismo su strada, nel podismo, nella mountain bike e nel parapendio. Potranno iscriversi sia le squadre già costituite sia singoli atleti interessati a gareggiare in una specifica disciplina, nel qual caso sarà cura dell’organizzazione provvedere alla formazione della squadra, facendo convergere con un sorteggio le singole disponibilità, il giorno precedente la gara.
La partenza è fissata nel centro storico di Cumiana per la prima frazione con le bici da strada, il cui arrivo sarà nell’area di atterraggio del Volo Libero Piossasco. Al termine della competizione, gli atleti saranno trasportati in piazza XX Settembre a Piossasco, dove saranno rifocillati e riceveranno gli omaggi previsti per la partecipazione.La quota di iscrizione è di 20 Euro.
L’iniziativa ha lo scopo di far conoscere un contesto naturale molto interessante e promuoverne la fruizione anche al di là dei confini metropolitani, valorizzando le sinergie e le potenzialità offerte dalla vicinanza tra le due aree protette e le due comunità locali. Le associazioni sportive locali hanno accolto con entusiasmo la proposta della Città Metropolitana di Torino (Ente gestore dei due parchi) e delle amministrazioni comunali di Cumiana e Piossasco di dar vita a un evento che abbinasse la pratica motoria alle valenze naturalistiche, facendosi carico dell’organizzazione tecnica.
I due parchi hanno una vasta copertura boschiva, una fitta rete di sentieri e ampi scorci panoramici sull’arco alpino dal Monte Rosa alle Alpi Liguri e sulla pianura torinese. Offrono l’opportunità di compiere interessanti escursioni a poca distanza da Torino e in qualsiasi periodo dell’anno. Sono possibili le semplici gite pomeridiane per famiglie e itinerari che occupano un’intera giornata. Si possono percorrere sentieri a mezzacosta e itinerari con apprezzabili dislivelli, con la possibilità di effettuare giri ad anello ritornando alla base senza ricalcare i propri passi. Gli itinerari sono percorribili a piedi, in mountain bike o a cavallo e non mancano ripidi pendii, colli e radure che con le opportune correnti termiche diventano rampe di lancio per i voli in parapendio.
Le due aree protette sono attraversate e collegate dal Sentiero David Bertrand, un percorso di 35 km intitolato alla memoria del giovane volontario A.I.B. che perse la vita durante le operazioni di spegnimento di un incendio nel 1999. Il Sentiero collega Roletto e Piossasco ed è consigliabile percorrerlo in due tappe, pernottando al rifugio Melano “Casa Canada”, per godersi i colori del tramonto sulle pareti della Rocca Sbarua.
Maggiori informazioni su percorso di gara e orari al link: https://progetto2parchi.wordpress.com/
Regolamento e iscrizioni:
https://progetto2parchi.wordpress.com/preiscrizioni/

Parchi e riserve naturali

È passato quasi un anno, ma nell’opinione pubblica piemontese sono ancora vive l’impressione e la preoccupazione per gli incendi che nella seconda metà dell’ottobre 2017 hanno interessato vaste zone boschive montane e pedemontane. I roghi erano favoriti da un lungo periodo di siccità, da elevate temperature e da locali fenomeni di venti caldi: una situazione che potrebbe ripetersi in futuro e con la quale, visto che il clima è già cambiato e cambierà ancora, bisogna fare i conti.
Un anno fa gli incendi hanno interessato una superficie complessiva nettamente superiore alla media annuale regionale degli ultimi decenni, coinvolgendo numerose aree protette tra cui, nel Pinerolese, il Parco Naturale del Monte Tre Denti-Freidour, gestito dalla Città Metropolitana di Torino. Nell’area protetta compresa nel territorio del Comune di Cumiana, l’incendio è stato di tipo radente, cioè si è propagato nel sottobosco della foresta, bruciando la lettiera, i cespugli, lo strato erbaceo e i detriti morti. In alcune aree circoscritte la combustione ha assunto le caratteristiche di incendio sotterraneo, interessando per lo più la lettiera.
La perimetrazione ufficiale prodotta dai Carabinieri Forestali ha stabilito che il fuoco ha percorso 602 degli 821 ettari di superficie protetta, cioè il 73% del territorio del parco naturale. Le superfici pubbliche all’interno dell’area protetta si estendono su 436 ettari, di cui 378 sono stati percorsi dal fuoco. Nel corso dei sopralluoghi effettuati dopo l’incendio, i tecnici del Servizio Pianificazione e gestione rete ecologica, aree protette e vigilanza ambientale della Città Metropolitana hanno constatato che il fuoco ha percorso l’area in modo non uniforme. I rilievi tecnici in campo sono stati eseguiti dai tecnici sia nell’ambito delle proprie mansioni di gestori dell’area protetta che in qualità di componenti del tavolo tecnico istituito dalla Regione Piemonte per la predisposizione del Piano straordinario di intervento.

UNO STUDIO DI FATTIBILITÀ TECNICA ED ECONOMICA

Le proprietà pubbliche forestali del Comune di Cumiana sono state recentemente oggetto di pianificazione, con la redazione di un Piano Forestale Aziendale (PFA), approvato dalla Regione Piemonte nel giugno 2017. Il piano “fotografa” la precedente gestione forestale, caratterizzata dall’assenza di pianificazione, individuando gli indirizzi gestionali in un orizzonte temporale di quindici anni. Vengono definite la programmazione e la gestione degli interventi selvicolturali indispensabili per valorizzare le risorse forestali sotto il profilo multifunzionale. Le indagini svolte dopo l’incendio avevano lo scopo di verificare l’applicabilità del Piano Forestale Aziendale in seguito all’evento, per valutare la necessità di revisioni o varianti. In seguito ai numerosi incendi boschivi, che hanno interessato ampie porzioni del territorio nazionale (molte delle quali sono aree protette) nel 2017, il Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare ha avviato un programma di incremento della resilienza dei sistemi forestali. Sono previsti il recupero e il ripristino degli ecosistemi e delle funzionalità dei servizi che forniscono, con azioni coerenti con la tutela e la conservazione della biodiversità. Il Ministero ha pubblicato un bando rivolto agli Enti pubblici gestori delle aree protette, per il finanziamento degli interventi nei parchi e nelle riserve naturali percorsi dal fuoco nell’ultimo triennio.
Come spiega il Vicesindaco metropolitano Marco Marocco, delegato all’ambiente, “il Servizio Pianificazione e gestione rete ecologica, aree protette e vigilanza ambientale della Città Metropolitana ha elaborato il progetto di intervento nel Parco Naturale del Monte Tre Denti-Freidour, limitatamente alle proprietà pubbliche comunali già oggetto di pianificazione forestale”. Gli obiettivi del progetto sono coerenti con le finalità del programma ministeriale: il miglioramento della resilienza delle aree protette, il recupero dei servizi ecosistemici (assorbimento CO2, produzione legnosa, qualità degli habitat), la conservazione della biodiversità dei sistemi forestali, la protezione del suolo e la riduzione dei rischi idrogeologici. Ci si attende che l’attuazione degli interventi previsti nel progetto riduca il rischio di incendi e ne attenui le conseguenze in caso di passaggio del fuoco, incrementando la funzione naturalistica dei boschi e la promozione della gestione forestale sostenibile per la produzione di legname.

LE AREE SU CUI SI INTERVERRÀ INDIVIDUATE ANCHE GRAZIE AI SATELLITI EUROPEI “SENTINEL 2”

Gli interventi previsti dal progetto presentato nel mese di luglio al Ministero dell’ambiente sono stati individuati secondo un percorso logico supportato dall’impiego di strumenti GIS. Il progetto concorrerà a livello nazionale con le proposte presentate da altri soggetti gestori di aree protette (parchi e riserve nazionali e regionali) i cui territori sono stati percorsi da incendi nel triennio precedente. La Città Metropolitana di Torino è in attesa dell’esame del documento da parte della Commissione di valutazione nominata dal Ministero e dell’approvazione della graduatoria definitiva dei progetti ammissibili a finanziamento.
La notevole estensione dell’area percorsa dal fuoco all’interno del Parco naturale ha richiesto l’adozione di scelte progettuali modulate in funzione della severità del danno. Per constatare l’entità del danno arrecato dall’incendio dell’ottobre 2017, nella scorsa primavera in occasione della ripresa vegetativa sono stati effettuati sopralluoghi mirati in determinate aree dell’area protetta. Tali aree sono state individuate preventivamente con tecniche di telerilevamento satellitare, utilizzando immagini multispettrali acquisite dai satelliti “Sentinel 2”, lanciati in orbita nell’ambito del programma “Copernicus” dell’Unione Europea.
Durante i rilievi in campo, realizzati congiuntamente dai servizi Pianificazione e gestione rete ecologica e Assistenza tecnica ai Comuni, si è constatato che l’incendio radente ha comportato diversi gradi di severità del danno, determinati da numerosi parametri: il tempo di residenza della fiamma, la velocità del fronte di fiamma, la tipologia di copertura forestale e le sue caratteristiche pirologiche, l’esposizione, la morfologia dei terreni. Si sono quindi classificate aree ad alta severità di danno, ritenute prioritarie a causa di una mortalità degli alberi superiore al 50%. Accanto a queste vi sono aree a bassa severità, ma con fenomeni evidenti di erosione areale, che richiedono il controllo del ruscellamento superficiale delle acque. Vi sono inoltre aree che erano già state percorse dal fuoco in precedenti incendi, in cui il PFA prevede interventi di ricostituzione boschiva. Nelle aree a bassa severità di danno, in boschi con elevato valore naturalistico, è opportuno intervenire per migliorare la resilienza dell’ecosistema forestale. Il piano analizza infine le zone caratterizzate da fenomeni localizzati di dissesto idrogeologico. Utilizzando come riferimento tecnico-scientifico le linee guida regionali per gli interventi selvicolturali nei boschi percorsi da incendi, sono state individuate e rappresentate graficamente nella “Carta degli interventi” le aree omogenee di intervento, in funzione della destinazione prevalente, della categoria forestale e della severità del danno. Per ogni area è stata redatta una scheda d’intervento. Le undici schede sono organizzate secondo una struttura comune, riportando ciascuna il tipo di popolamento e la categoria forestale, la funzione prevalente del bosco, la severità del danno, la descrizione, le priorità, gli obiettivi dell’intervento e le eventuali note specifiche.
Nella progettazione esecutiva e nella realizzazione degli interventi le attività selvicolturali dovranno essere ponderate, valutandone le conseguenze sull’intero ecosistema, considerando che si interviene in un’area che riveste importanza naturalistica riconosciuta dalla presenza del parco naturale e dell’oasi di protezione dalla caccia. Le opere di ripristino saranno dunque circoscritte e progettate per promuovere una selvicoltura preventiva, che possa ridurre l’impatto di eventuali futuri incendi. Gli obiettivi del piano sono coerenti con gli strumenti di pianificazione forestale attualmente in vigore, e potranno essere proseguiti in futuro intervenendo efficacemente sul riordino della viabilità.