I NOSTRI COMUNICATI

 

Comunicati

Parchi e riserve naturali

Nella notte fra il 12 e il 13 dicembre la fototrappola di un cittadino di Piossasco ha ripreso tre lupi, in regione Braidetta. La presenza del lupo nell’area compresa fra Piossasco e Volvera è nota da un paio di anni: il DNA estratto da un escremento trovato nel Parco naturale del Monte San Giorgio, alcune predazioni su capriolo, le immagini delle fototrappole, le segnalazioni di un paio di avvistamenti e il recupero della carcassa di una femmina uccisa a colpi d’arma da fuocohanno fornito ampie prove sul fatto che ilcarnivoro ha raggiunto la pianura del Pinerolese. L’espansione della popolazione è peraltro scientificamente documentata e le aree di nuova colonizzazione includono territori collinari e e di pianura.
Finora erano stati osservati solo individui singoli, probabilmente giovani che, allontanandosi dal branco di appartenenza, andavano in dispersione alla ricerca di un nuovo territorio in cui insediarsi. L’avvistamento di sabato 12 dicembre è invece riferito ad un branco, cioè ad un gruppo costituito probabilmente da una coppia e dal giovane nato quest’anno, ormai grande quanto un adulto. Il branco difende il proprio territorio, impedendo ad altri individui di occuparlo: il numero di lupi resterà così stabile fino alla prossima primavera, quando avverranno le nuove nascite.
I lupi si nutrono prevalentemente di ungulati selvatici. Contribuiscono dunque a contenere le specie soprannumerarie, come il cinghiale che, negli ultimi anni, sia a causa degli inverni più miti sia a causa delle immissioni illegali (è recente il ritrovamento proprio a Piossasco di una famiglia di ibridi cinghiale-maiale) è in forte espansione.
I lupi sono animali selvatici e come tali stanno alla larga dagli uomini. È però importante adottare comportamenti adeguati per evitare inutili rischi: tenere i cani al guinzaglio quando si è a passeggio nei boschi, non attirare i lupi per nessun motivo (neanche per fotografarli) lasciando o mettendo a disposizione fonti di cibo (il lupo non deve associare la presenza dell’uomo alla possibilità di trovare cibo facilmente), riparare in ricoveri notturni gli animali domestici, in particolare pecore e capre.
La Città Metropolitana di Torino, ringraziando il cittadino che ha contribuito a raccogliere preziose informazioni, invita tutta la popolazione a collaborare alla raccolta dei dati sulla presenza del lupo nelle aree protette, segnalando eventuali osservazioni alla Direzione Sistemi naturali, telefono 011-8616575-8616171, fax 011-8614272, e-mail areeprotette@cittametropolitana.torino.it

Parchi e riserve naturali

Servizi ecosistemici per territori più vivibili: il caso dei 5 Laghi di Ivrea”: se ne parlerà venerdì 20 novembre dalle 16,30 alle 19,30 nel corso di una videconferenza online in programma sulla piattaforma Cisco Webex, nell’ambito del progetto Interreg Alpine Space LUIGI. Alla videoconferenza sono stati invitati ricercatori universitari,amministratori locali e alcuni rappresentanti della stampa locale interessati alla valorizzazione di un patrimonio ambientale di rilevante valore.
Dopo i saluti istituzionali è prevista una sessione di partecipazione locale, in cui è collocata la relazione sul tema Le Infrastrutture Verdi e i servizi ecosistemici nel territorio dei 5 laghi di Ivrea e dell'Anfiteatro Morenico” curata dal dirigente della Città Metropolitana Gabriele Bovo e dal professor Riccardo Santolini dell’Università di Urbino, mentre Viviana Rubbo e Alessandro Guida di Urban Reports parleranno del Modello partecipativo per il coinvolgimento del territorio”. Prenderanno poi la parola i sindaci del territorio, i portatori di interesse e i giornalisti locali. La sessione di presentazione del progetto si aprirà con la relazione della funzionaria della Città Metropolitana di Torino Elena Apollonio, proseguendo poi con la relazione Le infrastrutture verdi e i servizi ecosistemici nella prospettiva del progetto LUIGI” a cura di Valentina Giombini del centro Eurac Research. Di Impatto economico delle infrastrutture verdi e dei servizi ecosistemici nella prospettiva del progetto LUIGI” parleràLuca Cetara della Fondazione Lombardia per l'Ambiente, mentre la relazione sui Modelli partecipativi nella prospettiva del progetto LUIGI” sarà affidata a Guido Piccoli della Città Metropolitana di Milano-Alot srl.

GLI SCOPI DEL PROGETTO LUIGI

LUIGI, ovvero Linking Urban and Inner Alpine Green Infrastructures, è un progetto europeo che nasce per valutare, conservare e valorizzare le infrastrutture verdi che possono favorire una connessione ecologica, economica e culturale tra territori rurali e urbani, favorendone l’arricchimento sociale ed economico. Quattordici partner istituzionali di Germania, Slovenia, Francia, Austria, Svizzera e Italia, tra i quali la Città Metropolitana di Torino, sono impegnati a valorizzare in tutto l’arco alpino e nelle aree urbane che gli sono più vicine l'erogazione di servizi ecosistemici legati all'economia e alla cultura, coinvolgere e responsabilizzare i decisori politici locali e gli altri attori strategici, favorire e stimolare investimenti pubblici e privati sulle infrastrutture verdi.
La Città Metropolitana di Torino ha scelto come area pilota il Sito di Interesse Comunitario dei 5 Laghi di Ivrea, nei Comuni di Borgofranco d’Ivrea, Burolo, Cascinette d’Ivrea, Chiaverano, Ivrea e Montalto Dora, un’area di 1.599 ettari dichiarata Zona Speciale di Conservazione nel 2016 e gestita dalla Città Metropolitana di Torino dal 2018.Grazie al progetto LUIGIl’analisi dei servizi ecosistemici garantiti dai 5 Laghi - oggi e in un auspicabile futuro - sarà affiancata da azioni di gestione e tutela condivise con tutti gli attori del territorio e con gli agricoltori, che saranno affiancati nell’adozione di pratiche colturali che garantiscano la salvaguardia e la produzione dei servizi ecosistemici. I Cinque Laghi della Serra sono un patrimonio naturale della cui importanza e delle cui potenzialità il territorio sta prendendo coscienza.

CARTA D'IDENTITA' DEI CINQUE LAGHI D'IVREA

Il Lago Sirio è al confine tra Ivrea e Chiaverano ed è l’unico tra i Cinque Laghi ad essere alimentato da una sorgente. Circondato da un ontaneto, costituisce un habitat ideale per numerose specie vegetali e animali tipiche degli ambienti acquatici come germani reali, gallinelle d’acqua, rane e raganelle. Una strada per la maggior parte asfaltata lo circonda per intero ed è possibile percorrere l’Anello del Lago Sirio e delle Terre Ballerine, un percorso naturalistico che segnala tramite cartelli le peculiarità del territorio, come ad esempio i resti dell’antico acquedotto romano. L’Anello del Lago Sirio si congiunge con quello del Lago Pistono per cui è possibile camminare sui sentieri fino a Montalto Dora. Sul Lago Sirio sono presenti le sedi della Società Canottieri, lo Chalet Moia, il Camping dei Laghi e alcuni ristoranti.
Il Lago Pistono ha origine glaciale, è alimentato dal rio Montesino e dalle acque provenienti dai fontanili di Bienca e dalla regione dell’antico Lago Coniglio, prosciugato a fine ’800 per sfruttare industrialmente la torbiera sottostante. Le acque dell’emissario fornivano la forza motrice al mulino di Montalto Dora e sono tuttora controllate da una diga. Il lago è circondato da un anello che parte da Montalto e si connette poi a quello del Lago Sirio.
Il Lago di Campagna, noto anche come Lago di Cascinette, si trova poco distante dal paese omonimo. Dalla spiaggia accanto al cimitero di Cascinette si gode la splendida vista del castello San Giuseppe arroccato sulla collina e delle Prealpi sullo sfondo. E’ possibile passeggiare intorno al lago seguendo sulla destra un sentiero che si inerpica sulle rocce basaltiche conducendo verso il Lago Sirio, oppure godersi i riflessi del tramonto sulle panchine o seduti sul promontorio roccioso alla sinistra dell’insenatura. Poco oltre, un’area attrezzata mantenuta dal Comune di Cascinette si apre su un’altra insenatura del lago.
Quello di San Michele il più piccolo dei Cinque Laghi della Serra di Ivrea. Occupa una depressione rocciosa di origine glaciale. Vicino al lago vi è un panoramico promontorio, dal quale si raggiunge la piccola chiesetta dei Tre Re, sul Monte Stella, risalente all’XI secolo.
Il Lago Nero di Borgofranco d’Ivrea è alimentato principalmente dalla pioggia ed è caratterizzato da una suggestiva isoletta nella parte meridionale. Il suo nome deriva dal colore scuro dell’acqua, derivante dalla fitta vegetazione che lo circonda.lago Sirio

Parchi e riserve naturali

Tutelare il Pelobates fuscus insubricus, uno degli anfibi italiani più rari, in 14 Siti Natura 2000 tra Lombardia e Piemonte: è lo scopo del progetto LIFE Insubricus che il Parco Lombardo della Valle del Ticino ha presentato insieme ad altri partner lombardi e piemontesi nell’ambito del programma di finanziamento europeo LIFE 2014-2020 e del settore di azione prioritaria dedicato a natura e biodiversità. Il partenariato del progetto comprende la Città Metropolitana di Torino, l’ente di gestione del Parco Paleontologico Astigiano, la società cooperativa Eleade, l’Istituto Delta di Ecologia Applicata, il parco Pineta Appiano Gentile-Tradate, l’ente di gestione delle Aree Protette Po del Torinese e quello delle Aree Protette Ticino Lago Maggiore.
Nel breve periodo è concreto il rischio di estinzione della specie, attualmente presente nel Nord Italia, nel Canton Ticino e in Croazia, in considerazione del cattivo stato di conservazione del suo habitat riproduttivo. Il progetto prevede interventi sia sulla specie che sull’habitat e punta a migliorare sensibilmente lo stato di conservazione del Pelobate fosco insubrico, fornendo le basi per una crescita delle popolazioni anche nel periodo successivo alla conclusione del LIFE.

GLI OBIETTIVI DEL PROGETTO

Durante i 6 anni di attività verranno realizzati interventi per garantire la conservazione della popolazione vitale minima e per contrastare le principali minacce alla presenza della specie. Sono previsti il ripristino e il miglioramento delle zone umide esistenti e la creazione di nuovi siti idonei alla riproduzione e al ripopolamento all’interno dei 14 Siti Natura 2000 identificati. Tra gli obiettivi da raggiungere vi è un aumento della popolazione adulta conosciuta e delle aree di rilocalizzazione, con 11 nuove aree da consolidare all’interno di sei Siti Natura 2000 e il ripopolamento in 46 aree esistenti all’interno di otto Siti Natura 2000. Il recupero delle popolazioni locali estinte sarà perseguito attraverso la rimozione delle cause di estinzione. È inoltre importante garantire un incremento della variabilità genetica delle singole popolazioni, attraverso la riduzione del fenomeno dell’inbreeding, l’incrocio tra individui strettamente imparentati o consanguinei. Si intende anche migliorare la connessione tra le sottopopolazioni ripristinando le zone umide o creandone di nuove, che abbiano le caratteristiche adeguate per fungere da corridoi per lo spostamento degli individui. Infine sono ritenute importanti la definizione e la condivisione di linee guida e di una strategia nazionale per la conservazione della specie.
Di fondamentale importanza per il raggiungimento dei risultati sarà il coinvolgimento attivo della popolazione e dei principali stakeholder locali, attraverso l’organizzazione di eventi aperti al pubblico e in particolare agli studenti delle scuole del territorio. Inoltre, è stata sollecitata e ottenuta la disponibilità di privati proprietari e agricoltori a contribuire alla conservazione del Pelobate fosco: sia con la messa a disposizione delle aree interessate dagli interventi previsti dal progetto, sia per la condivisione di buone pratiche per il mantenimento di condizioni idonee alla riproduzione e alla vita dell’anfibio tutelato.
Le attività progettuali inizieranno nel prossimo mese di ottobre e termineranno il 31 dicembre 2026, potendo contare su di un budget totale di 5.215.092 euro, con un contributo dell’Unione Europea di 3.909.739, che corrisponde al 75% delle spese previste. La Fondazione Cariplo e Snam Rete Gas spa supporteranno il progetto in qualità di cofinanziatori.

LE PRINCIPALI AZIONI

Tra le azioni preparatorie figurano la sottoscrizione di accordi con i proprietari privati dei terreni nei siti degli interventi per la formalizzazione dell’impegno di conservazione, il monitoraggio ex-ante, la formazione di erpetologi junior e di una task force di volontari.
A seguire sono previste azioni per l’aumento della funzionalità della rete ecologica a favore del Pelobate fosco insubrico nel Parco del Ticino Lombardo, con interventi di ripristino, miglioramento delle zone umide esistenti e creazione di nuovi siti adeguati alla riproduzione e al ripopolamento. Si punta poi alla creazione di un secondo nucleo per la riproduzione sempre nel Parco del Ticino Lago Maggiore. Sono previsti inoltre il rafforzamento della metapopolazione esistente e la costituzione di tre nuovi nuclei riproduttivi nel Parco della Pineta Appiano Gentile-Tradate e la creazione di cinque nuovi nuclei riproduttivi nel Parco Paleontologico Astigiano. Nel territorio della Città Metropolitana di Torino è previsto il rafforzamento di tre metapopolazioni (con il termine metapopolazione si intende l'insieme delle popolazioni interconnesse geneticamente tra di loro a causa della migrazione di singoli individui tra diverse popolazioni) e l’istituzione di una nuova metapopolazione nelle Zone speciali di Conservazione gestite dalla Direzione sistemi naturali dell’Ente, da perseguire attraverso interventi di ripristino e miglioramento delle zone umide esistenti e di controllo e rimozione di specie invasive che predano il Pelobate, come ad esempio il Gambero Rosso della Louisiana. Nelle Zone speciali di Conservazione affidate dalla Regione Piemonte all’ente di gestione delle Aree Protette del Po Torinese sono previsti il rafforzamento di due metapopolazioni e l’istituzione di una nuova metapopolazione. Il progetto prevede anche azioni per il trasferimento e il ripopolamento di alcune popolazioni.
In totale le 7 azioni di conservazione nei 14 Siti protetti Natura 2000 includono interventi per migliorare e creare nuovi habitat per la specie target in almeno 52 zone umide, il ripopolamento in 45 località e il controllo delle specie invasive, per diminuire la pressione dei predatori in 4 stazioni all’interno di 2 siti Natura 2000. Sarà monitorata l’efficacia degli interventi delle azioni nel Parco della Pineta in termini di aumento della popolazione e sviluppo dei protocolli di monitoraggio e di gestione degli habitat della specie. Infine sono previsti la disseminazione, il networking e il coinvolgimento degli stakeholder rilevanti a livello locale, con l’organizzazione di summer school e stage formativi, la pubblicazione di linee guida per agricoltori e lo sviluppo di una strategia di replicabilità.

I RISULTATI ATTESI

Ci si attende la reintroduzione di 3.000 esemplari, con un incremento del 2.627% rispetto alla popolazione stimata nel 2018. Si prevede di realizzare 11 nuove aree di traslocazione in 6 siti Natura 2000 e di ottenere il ripopolamento di 46 aree esistenti in 8 siti Natura 2000. Tre popolazioni estinte dovranno essere ripristinate, anche per aumentare la variabilità genetica nelle singole popolazioni. Per ridurre la distanza tra le popolazioni si prevede il consolidamento di nuovi siti di riproduzione, la creazione di 16 nuove zone umide e il ripristino di 59 zone, per un totale di 75 interventi. In due siti Natura 2000 si prevede il controllo e l’eliminazione di specie invasive. Una sessantina di agricoltori saranno coinvolti nella gestione e nella conservazione a lungo termine del Pelobate fosco, mentre una task force di 100 volontari sarà creata al fine di monitorare e supervisionate le attività in favore della specie. Le linee guida e le strategie nazionali per la conservazione sviluppate nel corso del progetto saranno pubblicate contestualmente alla loro formale adozione da parte dell’ISPRA. La comunicazione sarà assicurata da un portale Internet e da pagine social costantemente aggiornate, da materiale informativo sul progetto, da eventi locali e da conferenze stampa per sensibilizzare l’opinione pubblica.Pebobate fosco 1

Parchi e riserve naturali

Cosa pensano i frequentatori del Parco del Monte San Giorgio di Piossasco su come viene gestita una delle aree protette di maggiore rilevanza naturalistica tra quelle affidate dalla Regione Piemonte alla Città Metropolitana di Torino? Ma, soprattutto, chi è la visitatrice o il visitatore tipo del Parco? Cosa cerca nell’area protetta? Cosa gli interessa scoprire, cosa sa delle tante iniziative di divulgazione scientifica, formazione e informazione dei visitatori (specie i più piccoli) portate avanti dalla Città Metropolitana, dal Comune di Piossasco e dall’associazione ArteNa in tutti i dodici mesi dell’anno?
Sarà possibile capirlo analizzando le risposte fornite dai cittadini al questionario online, compilabile fino al 18 ottobre accedendo all’indirizzo Internet https://forms.gle/HkKDBZKicHA4usU26
La compilazione avviene in forma anonima, rispondendo a domande riguardanti principalmente la fruizione del Parco. L’obiettivo è di raccogliere più dati possibili sui visitatori e le loro abitudini. L’idea del questionario è nata dal confronto che avviene al Tavolo del Parco, a cui partecipano soggetti istituzionali e associazioni interessati alla tutela e valorizzazione di un’area che, trovandosi a pochi chilometri da Torino, è un “polmone verde” tutto da scoprire e da imparare a rispettare. Si vuole capire meglio cosa pensa del Monte San Giorgio chi frequenta il parco e che idea si è fatto visitandolo, per indirizzare meglio la comunicazione e consentire una fruizione in sintonia con le esigenze della natura. Ad ottobre, una volta analizzati, i dati del sondaggio verranno pubblicati. Il Parco negli ultimi anni ha avuto un incremento costante di visitatori provenienti da tutto il territorio della Città Metropolitana. Durante i mesi estivi l‘aumento è stato ancora più pronunciato: complici la voglia di mettersi alle spalle lockdown e il caldo che ha afflitto le aree urbane di pianura, sono stati molti i camminatori che hanno scelto il San Giorgio come luogo di svago. A Piossasco è aperto il dibattuto sull’allargamento dei confini del Parco, proposta che potrà realizzarsi dopo l’approvazione da parte della Città metropolitana, che si è già dichiarata disponibile al progetto.Monte San Giorgio Piossasco 1

Parchi e riserve naturali

"La zecca non c'azzecca": un titolo simpatico per un filmato realizzato dalla compagnia teatrale Le Mele Volanti in collaborazione con l'associazione ArteNa-Arte e Natura e con la Direzione sistemi naturali della Città metropolitana di Torino, per fornire informazioni e consigli agli escursionisti che in questi mesi frequentano gli ambienti collinari e montani. Nei 4 minuti di un cartone animato semplice ma efficace si impara che le zecche sono parassiti dei mammiferi tra cui gli animali selvatici e domestici e, se gli capita, anche dell'uomo. Vivono in montagna, in collina e in pianura soprattutto dove ci sono animali selvatici e domestici, come cani e pecore. Si trovano sull'erba e nella lettiera, soprattutto nei boschi, in ambienti umidi e freschi. Non saltano e non volano: aspettano il passaggio di un ospite... per il pranzo.
Le zecche di per sé non sono pericolose ma possono essere portatrici di batteri o virus nocivi per l'uomo, trasmettere malattie pericolose tra cui la borrelliosi (o malattia di lyme) e la encefalite da zecca o TBE.
Cosa fare per proteggersi? Prevenire la puntura, controllare il proprio corpo dopo le escursioni e rimuovere eventuali zecche.
Per prevenire la puntura occorre indossare un abbigliamento adeguato: calzettoni e pantaloni lunghi chiari. La pelle e gli indumenti possono essere trattati con sostanze repellenti ed è buona norma non lasciare il proprio equipaggiamento (ad esempio lo zaino) a terra. Quando si torna a casa casa è bene fare una doccia per rimuovere le eventuali zecche non attaccate e controllare il corpo per verificare se qualcuna si è eventualmente attaccata, soprattutto in vita, sulle caviglie, sulle braccia, sulle gambe e sul collo.
Le zecche non sono facili da individuare, perché hanno dimensioni da un millimetro a un centimetro. Per rimuoverle dal proprio corpo non si devono assolutamente utilizzare ghiaccio, fuoco, alcol e olio, perchè si agevolerebbe la trasmissione di eventuali malattie. Si può togliere la zecca utilizzando semplici pinzette oppure quelle apposite, afferrando la zecca ed effettuando una leggera torsione, per poi pulire l'area con disinfettanti incolore. È meglio rivolgersi al medico se compaiono sintomi quali arrossamenti della cute, mal di testa, febbre anche lieve, dolori articolari e muscolari, o altri disturbi. Ma la cosa migliore è prevenire la puntura della zecca, proteggendosi quando si attraversano i prati.

Per saperne di più: https://youtu.be/k_fzVoAs_70IMG-20200708-WA0013

Parchi e riserve naturali

Tre domeniche immersi nella natura ma anche nella storia dei sentieri resistenti: la proposta arriva dall'Ecomuseo della Resistenza intitolato a Carlo Mastri e dalla Casa del Parco naturale del Colle del Lys che hanno organizzato tre momenti di trekking turistico sui luoghi teatro della Resistenza.
La prima escursione della memoria è domenica 19 luglio, nel tratto fra il Colle del Lys e il Colle della Portia, circa tre ore (andata e ritorno) a poco più di 1.300 metri di quota per attraversare il percorso utilizzato dai partigiani della 17^ brigata Garibaldi "Felice Cima".
Il Colle Portia, insieme con quello della Lunella, era tradizionale punto di passaggio tra la val Casternone (Valdellatorre) e le valli di Susa e di Viù. Punto ideale da cui osservare eventuali movimenti del nemico su diversi versanti, è caratterizzato da diversi alpeggi che furono ampiamente utilizzati dal distaccamento "Franco Mondiglio". In queste baite, adibite a ricoveri, cucine, magazzini per viveri e materiali vari, vide anche la luce "I Cavalieri della Macchia", uno dei giornali murali della brigata.
L'escursione sarà accompagnata da una guida escursionistica dell'associazione Studio ArteNa - Arte e Natura e da uno storico del Comitato Resistenza Colle del Lys.
"Ripetiamo per il secondo anno questo progetto dei sentieri della memoria - dice Marco Sguayzer del Comitato - Una escursione che abbina alle caratteristiche tradizionali la voce della storia, per raccontare le vicende che hanno caratterizzato la vita dei partigiani. Un tentativo di coniugare l'escursionismo con la memoria della Resistenza e dare maggior vigore al ricordo delle gesta partigiane".

La prenotazione è obbligatoria: segre@colledellys.it (tel. 3396187375) oppure segreteria@studioartena.it (tel.3337574567).

Le prossime tappe saranno domenica 16 agosto e poi domenica 13 settembre.

Queste escursioni della memoria rientrano tra le azioni del piano integrato tematico Pa.C.E. finanziato dal programma transfrontaliero Alcotra Italia Francia nel quale la Città metropolitana di Torino è impegnata per mettere in rete i sentieri resistenti.

Parchi e riserve naturali

Ogni anno all'inizio dell'estate la Direzione Sistemi naturali della Città Metropolitana di Torino si occupa della manutenzione di uno dei suoi "gioielli alpini", il Parco naturale di Conca Cialancia, con interventi di vario genere, i più significativi dei quali garantiscono la percorribilità e la sicurezza dei sentieri. La rete escursionistica del parco è estesa e, nel limite delle risorse disponibili, nulla viene trascurato. Nello scorso mese di giugno ci si è concentrati sui sentieri 201 e 202. La bellezza che chi ha voglia di camminare può scoprire, tutto sommato senza fatiche impossibili, non è scontata: va tutelata e gestita affinché sia fruibile.
Il sentiero 201 collega la frazione Linsard di Perrero (a quota 1174 metri) con il Passo di Rous (2832 metri), cavalcando la cresta che delimita Conca Cialancia a monte. Il percorso integrale è adatto agli escursionisti più allenati, ma la parte inferiore, che si conclude alla base della Conca, ai 1836 metri dell'Alpe Cialancia, è sicuramente consigliabile a chiunque ami la montagna e desideri apprezzare una sorprendente varietà di ambienti nel corso di un'unica escursione. Nel primo tratto, che percorre un vallone umido e ombroso, i boschi di latifoglie si aprono in inaspettati belvedere con scorci pittoreschi, per poi cedere il passo alle conifere che, prima di diradarsi in quota, ombreggiano una successione di cascate, intervallate da pozze scavate fra lastre di granito. Superata la tentazione di sdraiarsi e rinfrescarsi, si esce dal bosco e si attraversano pascoli bucolici, defatiganti e di limitata pendenza. Lo sguardo può ora spaziare sulle cime circostanti e, al primo bivio, si può decidere di proseguire per il Lago Lauson o di optare per un facile guado, avventuroso ad inizio stagione con il disgelo in corso. Superato il guado, si raggiunge l'Alpe Cialancia per poi volgere il passo sul sentiero 202 che, prima insinuandosi in una fascia di conifere e poi serpeggiando fra i pascoli, prende quota fino al Colle della Balma, a 2313 metri, da dove ci si affaccia sulla Val Germanasca. L'ambiente è diverso da quello del sentiero 201: essendo più in quota, il panorama è più aperto e spettacolare. Il concatenamento dei due percorsi configura un'escursione di rango per gambe allenate.
I sentieri 201 e 202 del Parco di Conca Cialancia, sono inclusi nel Patrimonio escursionistico regionale, si sviluppano per lunghi tratti in zone umide e boscose e richiedono quindi sistematici interventi di contenimento della vegetazione invasiva, rimozione delle piante cadute al suolo e abbattimento di quelle pericolanti, ripristino delle sponde franate. In assenza di interventi effettuati da persone competenti, in poche stagioni la traccia si perde, il sentiero si chiude, oppone a chi cammina ostacoli insormontabili e rimane soltanto un'ingannevole linea colorata sulle mappe. È in programma l'installazione di nuove vasche abbeveratoio in legno nei pressi del parcheggio del lago Lauson e del bivacco "Formaggino" realizzato negli anni '80 dai cantonieri dell'allora Provincia di Torino e attualmente utilizzato come base dalle Guardie Ecologiche Volontarie della Città Metropolitana. Sono anche in programma il rifacimento delle frecce indicative dei sentieri danneggiate dalla neve e l'installazione di nuove bacheche con pannelli illustrativi dell'ambiente naturale e dei sentieri del parco.sentiero parco Conca Cialancia 1

Parchi e riserve naturali

Scopri la tua natura a due passi dalla città” è lo slogan che l’associazione Studio ArteNa ha scelto per il programma primaverile delle iniziative di scoperta del Parco naturale del Monte San Giorgio, organizzate in collaborazione con la Direzione Sistemi naturali della Città Metropolitana di Torino, l’amministrazione comunale di Piossasco e il Tavolo del Parco. Le iniziative si distribuiscono lungo cinque filoni di interesse: natura e svago, natura e cultura, natura e volo, natura e formazione, natura e gioco.
Gli eventi del filone “Natura e Svago” sono curati dall’associazione Amici del Monte San Giorgio in collaborazione con il locale gruppo dei volontari AIB. Tutte le informazioni possono essere richieste agli Amici del Monte San Giorgio chiamando il numero telefonico 338-4262991. Il primo evento è la salita in notturna al Monte San Giorgio di sabato 15 febbraio, con partenza alle 21. Si prosegue con la mattinata “Alla scoperta delle erbette commestibili” di domenica 22 marzo dalle 9 alle 12. Domenica 29 marzo dalle 8 alle 17 chi ha voglia di camminare può percorrere la prima tappa del Sentiero David Bertrand da Piossasco a Cumiana, con partenza alle 8 e ritorno intorno alle 17. La seconda tappa sarà percorsa domenica 5 aprile. Domenica 17 maggio dalle 16 alle 20 è in programma la “Merenda sinoira al monte Rubata Bo”, mentre domenica 21 giugno ci sarà il “Saluto al Sole”, con lo spettacolo dell’alba sul Monte San Giorgio in occasione del solstizio d’estate.
Il filone “Natura e cultura” è curato dal Comune di Piossasco, a cui si possono richiedere informazioni telefonando al 347-0409128. Sabato 7 marzo alle 21 alla sbarra di via Montegrappa è in programma la partenza della passeggiata al chiaro di luna verso la cima del Monte San Giorgio, in occasione dell’iniziativa “M’illumino di meno” e in collaborazione con gli Amici del Monte San Giorgio e con Studio ArteNa. L’iniziativa “Porte aperte nel borgo San Vito” è invece la proposta dell’associazione Corona Verde per le domeniche 26 aprile, 31 maggio e 28 giugno, con ritrovo alle 15 in piazza San Vito per le visite nel borgo e nel Ricetto dei castelli, accompagnate da rappresentazioni storiche. Per informazioni si può scrivere a info@coronaverdedisanvito.it. La squadra Anti incendi boschivi organizza invece per sabato 18 aprile alle 13,30 un’esercitazione che si protrarrà per l’intero pomeriggio, sino alle 20, interessando diverse zone del parco. Per informazioni si può chiamare il numero 334-1182848 o scrivere a dana2558@hotmail.it
Il filone “Natura e Volo” è curato dall’associazione Volo Libero, che ha in programma la festa di inizio stagione domenica 1° marzo. Per informazioni si può chiamare il numero 391-4216723 o scrivere a vololiberopiossasco@gmail.com
L’associazione Studio ArteNa cura invece il filone “Natura e Formazione”, il cui primo evento è “Ricercatore per un giorno”, domenica 1° marzo dalle 15 alle 17 al Vivaio del Monte San Giorgio, per scoprire il parco anche grazie all’App I-Naturalist. Domenica 22 marzo nell’area attrezzata “I Tiri” dalle 9,30 alle 14,30 c’è il “Bioblitz anfibi”, domenica 24 maggio il “Bioblitz farfalle” nell’area “I Tiri”, mentre sabato 18 e domenica 19 aprile dalle 9 alle 17 al Vivaio sono in programma due giornate di formazione sull’uso delle corde basse in ambito educativo. Per contattare Studio ArteNa si può chiamare il numero 392-2208674 o scrivere a info@studioartena.it
Il filone “Natura e gioco” prende il via domenica 15 marzo dalle 14,30 alle 17,30 con l’evento “Prede e predatori” nell’area attrezzata “I Tiri”. Domenica 22 marzo nei medesimi orari si scopre invece “Un Rospo per amico”. “Piccoli esploratori in erba” è l’attività a contatto con la natura proposta giovedì 9 e venerdì 10 aprile dalle 8,30 alle 17, nell’area attrezzata “I Tiri” per i bambini dai 5 ai 7 anni e alla Casa David Bertrand per i ragazzi dagli 8 agli 11 anni. Domenica 26 aprile si raccontano invece le “Storie di un bivacco” nell’area “I Tiri” dalle 15 alle 18. Domenica 24 maggio nello stesso luogo dalle 15 alle 18 è in programma l’evento “Sulle ali delle farfalle”. Domenica 7 giugno è la giornata della Caccia al Drago del Monte da parte del cavaliere San Giorgio. Anche per informazioni su queste attività si può contattare l’associazione Studio ArteNa.

UN BALCONE ALPINO ALLE PORTE DI TORINO

Il Monte San Giorgio, elevandosi con i suoi 837 metri sulla piana sottostante, rappresenta la propaggine più avanzata della catena alpina occidentale verso la pianura torinese. L'area ha un importante valore storico-culturale poiché porta i segni delle remote civiltà che la popolarono. Nei pressi della vetta sono state scoperte alcune decine di coppelle incise nei massi e sulla cima si erge una cappelletta dell'XI secolo, oltre ai resti di un'antica cisterna per la raccolta dell'acqua piovana e di un monastero. Il Parco si estende per circa 400 ettari e offre, nelle giornate terse, una vista che spazia dalle Alpi Marittime al Cervino, dalla Mole Antonelliana alla Basilica di Superga. Argilla, legna e pascoli sono le risorse naturali che, sino alla metà del XX secolo, hanno reso popolato e utilizzato il territorio del Monte San Giorgio, che negli ultimi vent’anni ha invece incrementato la sua attrattività turistica, valorizzando la bellezza e la fruizione di un territorio naturale ricco di biodiversità a pochi km da Torino. Il particolare microclima caldo e asciutto del versante meridionale del Parco consente la sopravvivenza di specie animali e vegetali di origine mediterranea come l’ulivo, il leccio, l’occhiocotto e la sterpazzolina. A Nord invece si sviluppano castagni, roveri, carpini e noccioli, favoriti dal clima fresco ed umido, alternati ai rimboschimenti di pino nero realizzati agli inizi del secolo scorso. Sul Monte San Giorgio è possibile incontrare volatili tipicamente alpini come la cincia dal ciuffo, il crociere e il picchio nero. Rilevante anche la presenza di numerosi rapaci, diurni come l’astore, lo sparviere, il falco pellegrino, falco pecchiaiolo, il biancone, notturni come la civetta, l’allocco, il barbagianni e il gufo. Fra i fiori la specie più appariscente è sicuramente la peonia, assurta a simbolo del Parco, seguita dalla splendida pulsatilla di Haller, i cui fiori violetti sono rivestiti da un velluto di peli argentati. Protetti sono anche il giglio di San Giovanni, il fior di stecco, la dafne odorosa, la limonella e le numerose orchidee. La rete sentieristica del Parco si sviluppa per oltre 30 km, consentendo al visitatore di esplorarlo e di conoscerne i differenti ambienti. Sono percorribili un percorso botanico di 1,7 Km, il percorso della montagna di 6,5 Km, quello del fuoco di 4,5 Km e il sentiero David Bertrand di 12 Km.

Parchi e riserve naturali

Giovedì 16 gennaio la Città Metropolitana di Torino e il Comune di Piossasco hanno firmato l’accordo con cui si avvia la costituzione della Comunità consultiva del Parco del Monte San Giorgio. La convenzione stipulata dall’amministrazione comunale e dalla Consigliera metropolitana Barbara Azzarà, delegata all’ambiente, alla vigilanza ambientale, alle aree protette e alla tutela della fauna e della flora, ha come obiettivo la promozione della visibilità e della fruibilità pubblica del Parco del Monte San Giorgio, da perseguire attraverso azioni di informazione e di coinvolgimento della popolazione locale. La convenzione è lo strumento scelto dalla Città metropolitana e dal Comune di Piossasco per salvaguardare il patrimonio di esperienze e di sinergie tra Enti e associazioni del territorio e proseguire nell’applicazione di standard qualitativi e quantitativi di gestione dell’area protetta. Il coinvolgimento del territorio nel supporto e nella collaborazione per la gestione del Parco è la premessa irrinunciabile del nuovo assetto organizzativo. Tale coinvolgimento si esplica nella possibilità prevista dal testo della convenzione, di costituire il Tavolo del Parco per riunire associazioni e portatori di interesse locale. Nel caso di Piossasco questa opportunità è già di fatto operativa poichè da molti anni il Comune, in accordo con l'allora Provincia e oggi con la Città Metropolitana, ha istituito il Tavolo, che coinvolge in particolare fra gli altri le associazioni Amici del Parco, Corona Verde, ArteNa e Volo libero di Piossasco, la Pro loco e il gruppo volontari AIB, presenti alla firma della convenzione.

Nell’intervento che ha preceduto la firma, la Consigliera delegata Barbara Azzarà ha tenuto a sottolineare l’importanza che gli amministratori metropolitani, quelli locali (soprattutto quelli più giovani) e le associazioni presenti sul territorio lavorino insieme per elaborare e realizzare progetti comuni di tutela ambientale. A Piossasco è ad esempio aperto il dibattito sull’eventuale allargamento dell’area tutelata dal Parco. Il Sindaco, Pasquale Giuliano, ha ricordato come anche nel 2020 l’amministrazione comunale e le associazioni locali promuoveranno importanti momenti di sensibilizzazione della popolazione su temi che hanno rilevanza ambientale: la Settimana della Scienza, quella dell’Ambiente e quella dello Sport.

UN BALCONE ALPINO ALLE PORTE DI TORINO

Il Monte San Giorgio, elevandosi con i suoi 837 metri sulla piana sottostante, rappresenta la propaggine più avanzata della catena alpina occidentale verso la pianura torinese. L'area ha un importante valore storico-culturale poiché porta i segni delle remote civiltà che la popolarono. Nei pressi della vetta sono state scoperte alcune decine di coppelle incise nei massi e sulla cima si erge una cappelletta dell'XI secolo, oltre ai resti di un'antica cisterna per la raccolta dell'acqua piovana e di un monastero. Il Parco si estende per circa 400 ettari e offre, nelle giornate terse, una vista che spazia dalle Alpi Marittime al Cervino, dalla Mole Antonelliana alla Basilica di Superga. Argilla, legna e pascoli sono le risorse naturali che, sino alla metà del XX secolo, hanno reso popolato e utilizzato il territorio del Monte San Giorgio, che negli ultimi vent’anni ha invece incrementato la sua attrattività turistica, valorizzando la bellezza e la fruizione di un territorio naturale ricco di biodiversità a pochi km da Torino. Il particolare microclima caldo e asciutto del versante meridionale del Parco consente la sopravvivenza di specie animali e vegetali di origine mediterranea come l’ulivo, il leccio, l’occhiocotto e la sterpazzolina. A Nord invece si sviluppano castagni, roveri, carpini e noccioli, favoriti dal clima fresco ed umido, alternati ai rimboschimenti di pino nero realizzati agli inizi del secolo scorso. Sul Monte San Giorgio è possibile incontrare volatili tipicamente alpini come la cincia dal ciuffo, il crociere e il picchio nero. Rilevante anche la presenza di numerosi rapaci, diurni come l’astore, lo sparviere, il falco pellegrino, falco pecchiaiolo, il biancone, notturni come la civetta, l’allocco, il barbagianni e il gufo. Fra i fiori la specie più appariscente è sicuramente la peonia, assurta a simbolo del Parco, seguita dalla splendida pulsatilla di Haller, i cui fiori violetti sono rivestiti da un velluto di peli argentati. Protetti sono anche il giglio di San Giovanni, il fior di stecco, la dafne odorosa, la limonella e le numerose orchidee. La rete sentieristica del Parco si sviluppa per oltre 30 km, consentendo al visitatore di esplorarlo e di conoscerne i differenti ambienti. Sono percorribili un percorso botanico di 1,7 Km, il percorso della montagna di 6,5 Km, quello del fuoco di 4,5 Km e il sentiero David Bertrand di 12 Km.

Parchi e riserve naturali

Nelle scorse settimane le Guardie Ecologiche Volontarie della Città Metropolitana di Torino e le Guardie venatorie della Lega Abolizione Caccia hanno constatato e documentato l’abbandono di circa 15 metri cubi di latte di vernice, cartoni, gomme, rottami di mobili e di 30 sacchi di lana di roccia lungo una strada provinciale a Piossasco, raccogliendo indizi sulla provenienza dei rifiuti. L’ufficiale della Polizia locale metropolitana che coordina i volontari, potendo contare sulla loro collaborazione, ha potuto individuare le persone residenti nella bassa Valle di Susa che avevano sgomberato la loro casa da rifiuti e masserizie e avevano incautamente affidato i rifiuti a uno svuota-cantine munito di un camioncino. Per la non modica cifra di 1000 euro lo svuota-cantine aveva portato via il materiale, rassicurando i clienti sulla corretta destinazione del materiale, senza però rilasciare una regolare ricevuta.
Al produttore dei rifiuti che li ha conferiti a un soggetto non autorizzato è stata notificata una sanzione di 600 euro, con l’obbligo di rimozione e smaltimento del materiale, successivamente eseguito da una ditta specializzata e autorizzata, la quale ha rilasciato i documenti regolari, con un’altra notevole spesa a carico del cliente. Sono in corso ulteriori indagini per individuare lo svuota-cantine responsabile del trasporto e dell’abbandono dei rifiuti, che verrà denunciato all’autorità giudiziaria per attività illecita di gestione, trasporto e abbandono di rifiuti per conto di terzi.
Come avviene sovente, con il loro operato le GEV intervenute a Piossasco hanno assicurato un risparmio alla collettività, che si accolla normalmente i costi di smaltimento dei rifiuti abbandonati da ignoti. È bene ricordare che il produttore di qualunque rifiuto ha l’obbligo di conferirli solo alla raccolta pubblica o a soggetti autorizzati e titolati al trasporto e alla gestione in conto terzi, i quali sono tenuti a rilasciare un formulario completo con tutti i dati utili a identificare la provenienza dei materiali smaltiti, compreso il soggetto destinatario. Tale formulario solleva il produttore da ogni responsabilità.