Parchi e riserve naturali
Martedì 26 novembre a Palazzo Dal Pozzo della Cisterna il Parco Nazionale Gran Paradiso inaugurerà ufficialmente i corsi di formazione per le guide ufficiali ed esclusive e per gli operatori dei centri di informazione. I corsi si concluderanno alla fine di marzo, avranno alcune materie e alcuni docenti in comune e si svolgeranno a Torino, ad Aosta e in alcuni dei Comuni che fanno parte dell’area protetta.A 18 anni di distanza dai primi corsi di formazione, è necessario rinnovare l’elenco delle guide ufficiali, configurandole maggiormente come figure di mediazione tra il Parco e il fruitore e come facilitatori della lettura del paesaggio naturale e interpreti della natura stessa. Le guide rappresentano verso l’esterno l’immagine del Parco e durante le 120 ore di formazione in aula, esercitazioni, attività pratiche e uscite sul territorio dovranno acquisire la capacità di comunicare senso di appartenenza e di valorizzare in ogni dettaglio il territorio tutelato, oltre a sapersi rapportare con l’utenza straniera. Saranno quindi caratterizzanti, oltre alle conoscenze sul Parco, le capacità di comunicazione, di empatia e di progettazione didattica per lo sviluppo di attività fortemente connesse con il tessuto economico delle valli del Parco.
Il corso per le guide del Parco si svolgerà in parallelo alla sessione formativa rivolta agli operatori dei centri di informazione, che parteciperanno a 100 ore di lezioni, con l’obiettivo di acquisire conoscenze e capacità professionali simili e complementari con quelle dei colleghi che operano sul territorio.
I corsi contribuiscono a costruire interessanti opportunità di lavoro per i giovani delle vallate piemontesi e valdostane tutelate dal Parco e vanno incontro ad una domanda di formazione che negli ultimi anni su entrambi i versanti del Gran Paradiso non aveva ricevuto adeguate risposte.
Nella giornata introduttiva saranno illustrati gli obiettivi e le modalità di svolgimento dei corsi, sarà consegnato il programma definitivo con i docenti e i contenuti delle lezioni, saranno comunicate le date delle uscite sul campo e fornite tutte le indicazioni per le attività, la strutturazione del colloquio finale e il progetto di lavoro futuro tra Parco, guide e operatori dei centri di informazione. Le lezioni teoriche si terranno prevalentemente nei giorni di martedì e giovedì in fascia preserale, mentre le attività pratiche e le escursioni sul territorio si terranno nei sabati di gennaio, febbraio e marzo. Durante il corso i tutor assegneranno, concordandolo con gli allievi, gli argomenti delle tesine che dovranno essere prodotte per piccoli gruppi e che saranno presentate al colloquio finale. È previsto il riconoscimento di crediti formativi per moduli già frequentati o in corso di frequenza in altri percorsi didattici o di aggiornamento. Al termine del corso è previsto un colloquio finale per il rilascio da parte del Parco di un attestato di frequenza con profitto, a seguito del quale i corsisti riceveranno il titolo di Guida ufficiale ed esclusiva o di operatore dei centri di informazione del Parco nazionale Gran Paradiso.
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“Al lupo al lupo? Un po’ sì e un po’ no” è il titolo di un incontro dedicato ad informare l’opinione pubblica sull’espansione della specie nel territorio alpino e non solo, sul suo ruolo negli ecosistemi e sul rapporto con l’uomo. L’appuntamento è per venerdì 22 novembre alle 20,30 nell’auditorium della scuola media Ferruccio Parri di Piossasco.È annunciata la partecipazione del Vicesindaco metropolitano Marco Marocco e di Luca Abrate, assessore all'ambiente del Comune di Piossasco. Interverranno i tecnici della Direzione sistemi naturali della Città Metropolitana di Torino, Luca Giunti, guardiaparco dell’Ente di gestione delle aree protette delle Alpi Cozie, Mauro Bruno del Servizio Veterinario dell’Asl TO3, Giovanni Rolle vicedirettore di Coldiretti Torino, i pastori Piero Pons e Chiara Solari. A condurre e moderare l'incontro il professor Antonio Mingozzi, direttore del Parco Nazionale Gran Paradiso.
L’incontro si annuncia particolarmente interessante. Fin dal 2016 la Direzione Sistemi naturali della Città Metropolitana di Torino ha raccolto indizi della possibile presenza del predatore nei boschi di Piossasco: le segnalazioni dei cittadini relative al ritrovamento di tre carcasse di capriolo e all’avvistamento di un lupo erano state prese nella giusta considerazione ed erano stati effettuati gli accertamenti necessari. Le autopsie condotte sugli animali predati e il posizionamento di alcune fototrappole non avevano però consentito di stabilire che le predazioni fossero attribuibili al lupo. Grazie alla collaborazione con l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, oggi si può affermare che almeno un lupo frequenta il territorio del Parco naturale del Monte San Giorgio. Le analisi genetiche effettuate su due campioni di feci ritrovate nel Parco hanno infatti dato esito positivo. Potrebbe trattarsi di un giovane in dispersione alla ricerca di un territorio in cui insediarsi. Il lupo si sta espandendo in modo naturale dalle zone montane a quelle collinari e di pianura: la sua presenza nei territori più densamente abitati genera molti interrogativi. L'obiettivo della serata è rispondere ad alcuni di questi perché l'informazione corretta e la conoscenza scientifica sono basi imprescindibili della gestione.
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Fino a martedì 19 novembre è possibile inviare osservazioni al Piano di gestione della Zona Speciale di Conservazione e della Zona di Protezione Speciale del Lago di Candia. Il Piano, i relativi elaborati e la cartografia sono stati pubblicati sul portale Internet della Città Metropolitana di Torino, Ente gestore del Parco Naturale del Lago di Candia, alla pagina http://www.cittametropolitana.torino.it/cms/fauna-flora-parchi/parchi-aree-protette/aree-naturali-protette/parco-lago-candia/Le osservazioni possono essere inviate agli indirizzi e-mail areeprotette@cittametropolitana.torino.it e protocollo@cert.cittametropolitana.torino.it
Il Lago di Candia e una fascia di territorio che lo circonda sono tutelati dalla Direttiva Habitat del 1992 dell’Unione Europea e dalla Direttiva Uccelli del 2009. Il Piano passa in rassegna la normativa applicabile all’area e “fotografa” la collocazione geografica del Parco, la suddivisione catastale delle proprietà, la fruizione turistica, le attività economiche, il tessuto sociale locale, le peculiarità geologiche e biologiche, lo stato di conservazione degli habitat. La parte dedicata alla strategia di gestione delinea nel dettaglio obiettivi e azioni da perseguire per tutelare gli Habitat inseriti nella Rete Natura 2000 e le specie animali e vegetali, contrastare i cambiamenti climatici, evitare che le attività agricole danneggino gli habitat protetti, attuare un monitoraggio sistematico dello stato di salute dell’ambiente. Come sottolinea Barbara Azzarà, Consigliera metropolitana delegata all’ambiente, ai parchi e alle aree protette, “non si tratta di un semplice elenco di divieti e obblighi, ma di un’analisi accurata della situazione attuale e della previsione di obiettivi e azioni che potranno migliorare una tutela già in atto con risultati positivi”.
Il documento è stato redatto in ottemperanza all'articolo 42 della Legge regionale 19 del 2009 e al Decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio del 3 settembre 2002, con cui sono state dettate le linee guida per la gestione dei siti “Natura 2000” previsti dalla normativa europea.
Possono presentare le loro osservazioni i singoli cittadini, gli amministratori locali, le associazioni agricole, venatorie e di protezione ambientale riconosciute dal Ministero dell'ambiente.
PER APPROFONDIRE: IL LAGO DI CANDIA E LA RETE ECOLOGICA PROVINCIALE
Le aree naturali protette della Città Metropolitana di Torino sono i principali elementi della Rete Ecologica Provinciale, con la funzione di assicurare il mantenimento e la ricostituzione di popolazioni vitali di specie animali e vegetali nelle loro zone naturali. La loro tutela è essenziale per garantire la diversità biologica, genetica, specifica ed ecosistemica, in considerazione del loro valore ecologico, genetico, sociale, economico, scientifico, educativo, culturale, ricreativo ed estetico, in armonia con i principi della Convenzione sulla Biodiversità di Rio de Janeiro. Le aree naturali a gestione provinciale - oggi della Città Metropolitana - che sono state riconosciute dalla Legge regionale 19 del 2009 - sono sei parchi naturali protetti e due riserve naturali protette. Il Lago di Candia deriva dal processo durante il quale, circa 20mila anni fa, il Grande Ghiacciaio Balteo si ritirò all'interno della Valle D'Aosta, trasformano la precedente pianura in una corona di colline con una depressione centrale, colmata da paludi e laghi come il Sirio, il San Michele, il lago di Viverone e quello di Candia. Lo specchio d’acqua di Candia è circondato e protetto da un paesaggio ancora integro ed esente da eccessive interferenze delle attività umane. Si tratta di una delle più importanti zone umide del Piemonte e non solo. Ne è conferma l'inserimento fra i Siti di Interesse Comunitario, ai sensi della direttiva "Habitat" dell'Unione Europea. Quello del Lago di Candia è stato il primo parco provinciale italiano, istituito nel 1995 su proposta dell’allora Provincia di Torino. I quasi 350 ettari dell’area protetta comprendono, oltre al lago vero e proprio, la palude e la paludetta, che sono le zone più significative dal punto di vista naturalistico. Il lago è situato fra il paese omonimo e Mazzè, a una quota di 226 metri. Ha una superficie di 1,5 km quadrati e una profondità media di 4,7 metri. È alimentato da alcune sorgenti situate lungo la costa meridionale. Il deflusso è assicurato dal Canale Traversaro, zona di particolare interesse per la vegetazione. Oltre 400 sono le specie floreali presenti, fra le quali alcune varietà idrofile non comuni come il Trifoglio fibrino, l'Utricularia, la Potentilla palustre e la rarissima Violetta d'acqua (Hottonia palustris). Dal punto di vista faunistico la ricchezza maggiore è sicuramente rappresentata dall'avifauna. Situato sulla rotta "sud-occidentale", il Lago di Candia è, infatti, un importante luogo di sosta per gli uccelli svernanti e di passo. Le specie censite sono duecento, tra le quali il Tarabuso, il Tarabusino, l'Airone rosso e la Moretta, che ha fatto del parco uno dei principali siti di nidificazione in Italia. Sul lago insistono fin dal XVI secolo dei diritti di uso civico per la pesca professionale, unica fonte di sostentamento, fino a pochi decenni or sono, per decine di famiglie locali. Tra le specie presenti, la Carpa, la Tinca, il Luccio, il Cavedano, la Scardola, il Persico trota, il Persico reale e il Pesce gatto (le ultime tre immesse). Il parco è interessante non solo per l'ambiente lacustre, ma anche per gli spazi circostanti: boschi, canneti e prati. L’area si può visitare a piedi, in bicicletta o in barca.
LA “RETE NATURA 2000”: COS’È E QUALI TUTELE AMBIENTALI PREVEDE
Per proteggere il proprio patrimonio naturale l'Unione europea ha dato vita a “Rete Natura 2000”, una vasta rete di siti protetti distribuiti sul territorio dei Paesi membri. La rete è composta da due tipologie di aree protette, i SIC-Siti di importanza comunitaria come il Parco naturale del Lago di Candia e le ZPS-Zone di protezione speciale. I SIC sono stati istituiti in attuazione della Direttiva Habitat del 1992, che, nei suoi allegati, elenca i tipi di ambienti e specie animali e vegetali che è indispensabile tutelare. Le ZPS salvaguardano i volatili, in particolar modo le specie inserite negli allegati della Direttiva Uccelli del 1979. Ogni Stato membro propone alla Commissione europea l’elenco dei propri SIC e delle proprie ZPS. Una volta approvati dalla Commissione Europea, SIC e ZPS entrano a far parte di Rete Natura 2000, che è il più importante strumento comunitario per la conservazione della biodiversità del continente europeo. In Piemonte i SIC sono 122 e le ZPS sono 50, per una superficie totale pari al 15,6% del territorio regionale. Le aree che compongono la Rete Natura 2000 non sono riserve rigidamente protette dove le attività umane sono escluse. L’obiettivo della direttiva Habitat è garantire la protezione della natura tenendo anche conto delle esigenze economiche, sociali e culturali e delle particolarità regionali e locali. Qualsiasi piano o progetto che si voglia realizzare all'interno di un SIC e che possa avere incidenze significative sul sito deve essere sottoposto alla procedura di valutazione d'incidenza.
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Proseguono le iniziative per celebrare i quindici anni dall'istituzione dei parchi provinciali del Colle del Lys, del Monte San Giorgio, del Monte Tre Denti-Freidour, dello Stagno di Oulx e di Conca Cialancia. Gli eventi promossi dalla Direzione Sistemi naturali della Città Metropolitana di Torino sono curati dall'associazione Studio ArteNa.Domenica 10 novembre l'appuntamento nel Parco del Monte San Giorgio è alle 9 in piazza San Vito a Piossasco, per l'escursione "Attraverso il tempo" sulle tracce della storia del territorio del Medioevo ad oggi, avvolti dalla natura e da paesaggi mozzafiato. Il rientro al punto di partenza è previsto per le 16. È anche previsto l'allestimento di stand informativi in piazza San Vito, a cura della Direzione Sistemi naturali della Città metropolitana, del Comune di Piossasco, delle associazioni Amici del Parco, Corona Verde, AIB Cumiana, AIB Piossasco e della Proloco. L'attività per famiglie "Luce di lanterne per l'inverno" è in programma dalle 14,30 alle 17,30 al Vivaio e nei sentieri del parco. L'attività hyke&fly dalla cima del Monte San Giorgio sarà organizzata in collaborazione con l'Associazione di Volo Libero. La salita in cima al monte avverrà con in pulmini messi a disposizione dall'associazione.
Sempre domenica 10, per i 15 anni del parco del Monte Tre Denti-Freidour in mattinata a Cumiana sono in programma una passeggiata in bicicletta e un trekking sui sentieri del parco e limitrofi, con brindisi finale intorno alle 12 nel centro del paese, dove la Direzione Sistemi naturali della Città Metropolitana allestirà un gazebo informativo per i cittadini.
Domenica 17 novembre, nell'ultima giornata della manifestazione "Tuttomele" l'escursione nel Parco della Rocca di Cavour è intitolata "L'isola di Roccia". Il ritrovo è alle 9 al portale d'ingresso di Tuttomele in piazza Sforzini. L'escursione si conclude entro le 13 e ripercorre le origini leggendarie della Rocca e le sue particolarità geologiche.
Domenica 24 novembre l'escursione nel Parco del Monte Tre Denti Freidour è intitolata "Alle falde del Freidour" e parte alle 9 dal piazzale del Municipio di Cumiana, per andare alla scoperta della Val Chisola e dei suoi rii, tra castagni, faggi e pini silvestri. In vetta al Freidour, se la giornata è limpida e assolata, lo sguardo spazia per decine di chilometri sulla pianura pinerolese e torinese.
Sabato 30 novembre l'escursione nella Riserva naturale dello Stagno di Oulx parte alle 9 dalla stazione ferroviaria, alla scoperta di un vero e proprio scrigno di biodiversità.
Sabato 28 dicembre l'ultima escursione del 2019 è nel Parco del Colle del Lys ed è, neve permettendo, una ciaspolata sul Sentiero dei Colli fino al Colle della Portia, con partenza alle 9,30 dal Rifugio Colle del Lys e rientro entro le 16.
La quota di partecipazione alle escursioni è di 7 euro, tranne per quella nel Parco della Rocca di Cavour, che ne costa 5.
Per informazioni: associazione Studio ArteNa, sito Internet www.studioartena.it, e-mail info@studioartena.it, telefono 392-2208674.
Per i dettagli naturalistici e geografici delle aree protette di competenza della Città Metropolitana di Torino: http://www.cittametropolitana.torino.it/cms/fauna-flora-parchi/parchi-aree-protette/aree-naturali-protette
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Proseguono le iniziative per celebrare i quindici anni dall'istituzione dei parchi provinciali del Colle del Lys, del Monte San Giorgio, del Monte Tre Denti-Freidour, dello Stagno di Oulx e di Conca Cialancia. Gli eventi promossi dalla Direzione Sistemi naturali della Città Metropolitana di Torino sono curati dall'associazione Studio ArteNa.Domenica 3 novembre è in programma l'escursione nell'anello del Parco del Colle del Lys, con partenza alle 9,30 dal Rifugio del Colle e ritorno alle 16. È l'occasione per capire come storia e natura si intrecciano lungo un percorso circondato dalle cime dell'arco alpino, mentre i larici in veste autunnale rendono magica l'atmosfera.
Domenica 10 novembre l'appuntamento nel Parco del Monte San Giorgio è alle 9 in piazza San Vito a Piossasco, per l'escursione "Attraverso il tempo" sulle tracce della storia del territorio del Medioevo ad oggi, avvolti dalla natura e da paesaggi mozzafiato. Il rientro al punto di partenza è previsto per le 16.
Domenica 17 novembre, nell'ultima giornata della manifestazione "Tuttomele" l'escursione nel Parco della Rocca di Cavour è intitolata "L'isola di Roccia". Il ritrovo è alle 9 al portale d'ingresso di Tuttomele in piazza Sforzini. L'escursione si conclude entro le 13 e ripercorre le origini leggendarie della Rocca e le sue particolarità geologiche.
Domenica 24 novembre l'escursione nel Parco del Monte Tre Denti Freidour è intitolata "Alle falde del Freidour" e parte alle 9 dal piazzale del Municipio di Cumiana, per andare alla scoperta della Val Chisola e dei suoi rii, tra castagni, faggi e pini silvestri. In vetta al Freidour, se la giornata è limpida e assolata, lo sguardo spazia per decine di chilometri sulla pianura pinerolese e torinese.
Sabato 30 novembre l'escursione nella Riserva naturale dello Stagno di Oulx parte alle 9 dalla stazione ferroviaria, alla scoperta di un vero e proprio scrigno di biodiversità.
Sabato 28 dicembre l'ultima escursione del 2019 è nel Parco del Colle del Lys ed è, neve permettendo, una ciaspolata sul Sentiero dei Colli fino al Colle della Portia, con partenza alle 9,30 dal Rifugio Colle del Lys e rientro entro le 16.
La quota di partecipazione alle escursioni è di 7 Euro, tranne per quella nel Parco della Rocca di Cavour, che costa 5 Euro.
Per informazioni: associazione Studio ArteNa, sito Internet www.studioartena.it, e-mail info@studioartena.it, telefono 392-2208674.
Per i dettagli naturalistici e geografici delle aree protette di competenza della Città Metropolitana di Torino:
http://www.cittametropolitana.torino.it/cms/fauna-flora-parchi/parchi-aree-protette/aree-naturali-protette
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La Direzione sistemi naturali della Città Metropolitana di Torino sta effettuando una serie di accertamenti sull’eventuale presenza di lupi nel Parco naturale del Monte San Giorgio di Piossasco, anche a seguito della segnalazione di una cittadina che, mentre era a passeggio con i suoi cani lungo un sentiero dell’area protetta, ha trovato la carcassa smembrata di un capriolo.“La certezza che nel parco del Monte San Giorgio vi sia un lupo non la potremo avere sino a quando non disporremo dell’esito delle indagini genetiche sui campioni di escrementi consegnati tempo fa all'Istituto Zooprofilattico sperimentale del Piemonte e della Valle d'Aosta. - sottolinea la Consigliera metropolitana Barbara Azzarà, delegata all’ambiente, ai parchi e aree protette, alla tutela della fauna e della flora - Alcuni indizi sembrerebbero avvalorare questa ipotesi, che non vogliamo sottovalutare ma che deve essere suffragata dai dati scientifici, per non alimentare inutili allarmismi”.
La Consigliera Azzarà ribadisce che “ogni segno di eventuale presenza del lupo sul Monte San Giorgio deve essere segnalato alla Città Metropolitana, Ente gestore del parco. Il Comune e la Città metropolitana collaborano strettamente per il monitoraggio e intendono organizzare a Piossasco una serata divulgativa sul tema”.
Va precisato che, a seguito della segnalazione e della documentazione fotografica, gli agenti della Direzione sistemi naturali sono andati a cercare la carcassa del capriolo ma non l'hanno trovata. Un veterinario interpellato dai tecnici della Città Metropolitana, dopo aver visionato le immagini, ha ipotizzato che l'animale sia stato smembrato quando era già morto, perché il pelo appare molto rovinato, mentre la predazione è recente. Potrebbe dunque trattarsi di un animale morto per altre cause e consumato a posteriori da carnivori opportunisti.
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Proseguono le iniziative per celebrare i quindici anni dall’istituzione dei parchi provinciali del Colle del Lys, del Monte San Giorgio, del Monte Tre Denti-Freidour, dello Stagno di Oulx e di Conca Cialancia.Domenica 6 ottobre la celebrazione dei quindici anni di attività riguarderà lo Stagno di Oulx. Nell’ambito della tradizionale Fiera Franca, l’associazione Studio ArteNa, su incarico della Direzione sistemi naturali della Città Metropolitana di Torino, sarà presente con uno spazio di informazione e di sensibilizzazione nei confronti della cittadinanza e dei turisti e con animazioni e laboratori per i bambini.Lo Stagno di Oulx venne generato a partire dal 1860 dal prelievo da una torbiera di grandi quantità di materiale necessario alla costruzione della galleria ferroviaria del Frejus. La depressione creatasi nel terreno in seguito all'estrazione fu colmata in breve tempo dalle acque delle sorgenti poste alla base del vicino monte Cotolivier: nacque così un piccolo lago, il Lago Borello, conosciuto anche come Stagno di Oulx.
Ben presto il bacino, grande circa come quattro campi da calcio, fu colonizzato da piante ed animali tipici delle zone umide. Tra gli steli delle canne di palude che circondavano lo specchio d'acqua si insediarono alcune specie vegetali, oggi rare in tutto l'arco alpino, come una piccola Orchidea dai fiori bianchi, la Gramigna liscia, l’Aglio romano, il Giunco nero delle paludi; il bosco circostante composto da Betulle e Pini silvestri si arricchì di esemplari di Frangola e Salice strisciante. Le acque del lago divennero rifugio per una ricca popolazione dell'oramai rarissimo Gambero di fiume, per numerosi uccelli acquatici stanziali e di passo, per variopinte libellule tra cui la rara Sympetrum vulgatum, che oggi soltanto in Italia, trova le condizioni idonee per riprodursi.
Il piccolo ecosistema cadde nell'oblio fino a quando nel 1979 la Società Botanica Italiana lo inserì nel Censimento dei biotopi di interesse vegetazionale meritevoli di conservazione in Italia. Nel 1995 la Regione Piemonte, al fine di riconoscerne l'elevato valore naturalistico, ha incluso il Lago Borello nell'elenco dei Siti di Importanza Comunitaria previsti dalla Direttiva Habitat emanata dall'Unione Europea nel 1992 con lo scopo di proteggere i luoghi che ospitano specie animali e vegetali rare e in via di estinzione.
Nello stesso anno l’allora Provincia di Torino, sottolineando l'alto pregio ecologico del Lago Borello, vi ha istituito l'Oasi di Protezione dalla caccia per tutelare l'avifauna e il delicato ecosistema umido. Quindici anni or sono, nel 2004, la Regione ha istituito la Riserva Naturale Speciale come parco di competenza provinciale, consentendo una efficace salvaguardia dei vulnerabili sistemi ambientali che caratterizzano la torbiera ed il lago, pur consentendone una fruizione ecocompatibile.
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La si credeva se non estinta comunque rarissima e invece vive alle porte di Torino: è la testuggine palustre autoctona Emys orbicularis, di cui è stata trovata una consistente popolazione nella zona del monte Musinè e dei Laghi di Caselette, nell'ambito dei monitoraggi che la Direzione sistemi naturali della Città Metropolitana di Torino sta effettuando in uno dei siti della Rete Natura 2000 la cui gestione è stata delegata dalla Regione all’Ente di area vasta. L’Emys orbicularis è molto rara ed è protetta dalla Direttiva Habitat dell’Unione Europea. In Piemonte erano noti solo altri tre siti in cui è presente, di cui due nel Vercellese e uno nel Parco naturale dei Laghi di Avigliana. La specie, un tempo abbondante in molte aree umide, ha subìto un forte declino a causa di molteplici fattori: la distruzione degli habitat elettivi, l’inquinamento delle acque, l’introduzione di specie alloctone (tartarughe americane del genere Trachemys) e il prelievo indiscriminato da parte dell’uomo.“La popolazione di Caselette sembra essere la più numerosa e la più vitale del Piemonte, perché sono stati trovati anche individui giovani di uno e due anni. - sottolinea Barbara Azzarà, Consigliera metropolitana delegata all’ambiente, ai parchi e alle aree protette, alla tutela della fauna e della flora – Il fatto che un’area protetta così vicina a Torino ospiti una specie divenuta rara e bisognosa di protezione testimonia la validità della politica di protezione della biodiversità impostata negli scorsi decenni e portata avanti dalla Regione, dalla Città Metropolitana di Torino e dalle Province. Le azioni degli Enti locali stanno andando di pari passo con una presa di coscienza dei cittadini, molti dei quali utilizzano parte del loro tempo libero per attività di tutela delle nostre aree protette”.
UNA SPECIE A RISCHIO IN TUTTA EUROPA
L'Emys orbicularis è presente in quasi tutto il continente europeo, con l'eccezione dei paesi scandinavi e della Russia. In Italia ha una distribuzione disomogenea e frammentata, tipica caratteristica di una specie minacciata. Ha una discreta presenza nella pianura padana, nelle zone palustri della Maremma, in Lazio, Campania e Calabria, mentre è assente in Valle d’Aosta e nelle zone montane dell'arco alpino e della dorsale appenninica. Mentre nel passato veniva cacciata dall'uomo per scopi alimentari, oggi è principalmente minacciata dalla progressiva scomparsa del suo habitat naturale, dovuta al prosciugamento delle zone umide e alla regimazione dei corsi d'acqua. Risente, come tutto l'ecosistema acquatico, del progressivo inquinamento delle acque, in particolare dell'immissione negli ambienti acquatici di sostanze tossiche come gli insetticidi, i diserbanti e altri principi attivi ad azione biocida. La soppressione della vegetazione effettuata con mezzi meccanici ferisce gli esemplari adulti e ne distrugge i nidi.
L’Emys orbicularis preferisce acque tranquille, con fondale fangoso. La si trova in stagni, fossati, paludi, fiumi e canali, in zone ricche di vegetazione acquatica e dove la corrente dell'acqua è più lenta. Vive anche nelle acque salmastre, come ad esempio le foci dei fiumi e le lagune costiere. È possibile trovarla anche in ambienti artificiali, come canali di irrigazione, laghetti nei parchi cittadini e in ogni habitat favorevole. Lo spazio vitale individuale varia dai 600 ai 1600 metri quadrati. Rispetto alle femmine i maschi hanno esigenze di spazio minori. Le femmine sono sempre più grandi dei maschi: in media 20-22 centimetri contro 15-18. Il piastrone, o scudo ventrale, è composto da dodici elementi, ha un colore giallo sabbia uniforme con scarse venature più scure. Lo scudo dorsale, o carapace, è collegato con il piastrone attraverso legamenti cartilaginei che favoriscono la mobilità di entrambe le parti, è ricoperto da 5 placche vertebrali, 8 costali e 25 marginali, delle quali una nucale e due caudali. Il carapace è appiattito e ovale, con un colore di fondo molto variabile, che va dal marrone oliva al verde scuro, fino al nero. Negli esemplari giovani sul carapace è presente una carena centrale che poi scompare completamente con la crescita. Il colore della pelle, della testa e degli arti va anch'esso dal giallo al verde scuro. Anche sulla pelle sono presenti punteggiature gialle. Le dita sono provviste di unghie e collegate tramite una membrana interdigitale. La specie è caratterizzata da una coda piuttosto lunga, che in entrambi i sessi è provvista di un'unghia terminale. La coda negli esemplari adulti misura circa la metà della lunghezza complessiva dell'animale. Le principali differenze tra le varie sottospecie di Emys orbicularis riguardano le dimensioni, la forma e la colorazione del carapace. In Italia gli esemplari di dimensioni maggiori provengono dalla pianura padana e hanno un colore verde scuro e il carapace bombato.
Da ottobre a marzo l'Emys orbicularis sverna principalmente in acqua, preferibilmente nel fango, in uno stato di ibernazione pressoché totale, in cui l'animale respira assimilando l'ossigeno attraverso l'epidermide e la cloaca. In alcuni casi, invece che in acqua, l’Emys orbicularis scava la tana nel terreno o tra le radici della vegetazione, oppure si rifugia tra le rocce, ma sempre in prossimità dell'acqua. Il periodo di ibernazione termina quando la temperatura dell'acqua raggiunge almeno i 10 gradi. Qualora il caldo intenso dell'estate prosciughi lo specchio d'acqua in cui vivono, le testuggini sospendono la loro attività e cercano riparo nelle tane aspettando le piogge. Le Emys non sono buone nuotatrici rispetto ad altre specie di tartarughe acquatiche, tuttavia sono legate all'ambiente acquatico nel quale trascorrono gran parte del loro ciclo vitale. Sono animali piuttosto timidi, che si rifugiano in acqua al primo segnale di disturbo. Sono tartarughe stanziali ed abitudinarie sia per quanto riguarda il territorio di ricerca del cibo che per le zone in cui si riscaldano al sole (termoregolazione): continuano ad utilizzare le tane e i nidi anche negli anni successivi. L’Emys orbicularis si può spostare lontano dall'acqua fino a qualche chilometro nel periodo riproduttivo, in cui i maschi vanno alla ricerca di femmine o le femmine cercano un luogo adatto alla deposizione delle uova. Gli esemplari adulti non hanno predatori naturali, ma i piccoli fino ad un paio di anni di età possono essere preda di pesci predatori o di uccelli acquatici. In genere le Emys convivono pacificamente in colonie, ma durante il periodo degli amori si possono avere degli scontri tra i maschi, in ogni caso non cruenti.
L’Emys orbicularis è un animale prevalentemente carnivoro. Si nutre di lumache, piccoli crostacei, larve di insetti, molluschi, girini, invertebrati acquatici. Non disdegna tuttavia pesci morti o carogne di altri animali né vegetazione acquatica come le lenticchie d’acqua e le ninfee. Anche se occasionalmente la si trova sulla terraferma in cerca di cibo, mangia esclusivamente nell'acqua. Ciò è dovuto al fatto che può inghiottire soltanto sott'acqua.
L'attività riproduttiva comincia all'inizio della primavera, spesso già in febbraio o in marzo, con l'innalzarsi delle temperature dopo il letargo invernale. Nel periodo degli amori i maschi diventano molto aggressivi. Sebbene il rapporto numerico tra maschi e femmine sia alquanto variabile e muti secondo la zona geografica, pare che ciascun maschio riesca ad avere un piccolo harem con due o tre femmine. L'accoppiamento avviene il più delle volte in acqua profonda almeno una trentina di centimetri ed è generalmente incruento. In generale la deposizione delle uova avviene intorno agli inizi del mese di giugno (variabile a seconda delle località), dopo circa 30-45 giorni dall'accoppiamento. Per trovare un posto adatto alla deposizione la femmina può percorrere anche lunghe distanze, fino a 4 chilometri. I nidi, comunque, vengono di solito collocati da pochi metri a poche centinaia di metri dallo specchio d'acqua in cui l’animale vive. In molti casi le femmine tornano ogni anno nello stesso posto. I luoghi preferiti per la deposizione sono di solito asciutti, esposti al calore dei raggi solari, con terra sabbiosa e soffice e vegetazione rada, in prossimità delle rive, tra le radici della vegetazione riparia. Lo scavo del nido e la deposizione delle uova avvengono di solito nel tardo pomeriggio, di sera o nelle prime ore del mattino. Per prima cosa la femmina, scelto un luogo in prossimità della riva, tramite l'utilizzo delle zampe posteriori, scava una buca profonda circa 10 centimetri. Se il terreno è duro lo bagna con acqua raccolta in due sacche lombari che sfociano nella cloaca. In Italia le Emys depongono da tre a otto uova, a seconda della taglia della femmina, anche se sono state rinvenute deposizioni con più di venti uova, che sono tondeggianti, bianche, dal guscio calcareo, sottile e lievemente elastico, lunghe da 30 a 39 millimetri, larghe da 18 a 22, pesanti da 6 a 10 grammi. Dopo la deposizione il nido viene coperto con il terreno, che si indurisce chiudendo il foro d'entrata. Dopo un periodo che varia da 60 a 85 giorni nascono i piccoli, dotati di un “dente dell'uovo” che utilizzano per rompere il guscio e che scomparirà una volta assolta la funzione. Qualora il clima non fosse sufficientemente caldo, soprattutto nelle regioni europee settentrionali o in caso di deposizione tardiva delle uova, i piccoli potranno uscire dall'uovo la primavera successiva a quella della deposizione. I neonati sono lunghi da 30 a 35 millimetri e pesano da 4 a 6 grammi. Hanno il carapace tondeggiante, molle, carenato, di colore nerastro punteggiato di giallo e una coda molto lunga rispetto alle dimensioni del corpo. La Emys ha un accrescimento piuttosto lento, specialmente nelle regioni settentrionali. I maschi raggiungono la maturità sessuale tra i 6 e gli 8 anni, mentre le femmine solo a 15 anni. L’Emys è una specie longeva: in natura può vivere fino a 40 anni, in cattività oltre i 60 anni. Le femmine sono in grado di deporre uova fertili anche due anni dopo l'accoppiamento. Come in molte specie di rettili, il sesso dei neonati dipende dalla temperatura di incubazione. Con temperature costanti tra i 23 e i 27 gradi nascono esclusivamente maschi, con temperature tra 29,5 e 33 gradi nascono esclusivamente femmine, mentre a temperature comprese tra questi due intervalli nascono individui di entrambi i sessi.
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Parchi e riserve naturali
La Consigliera metropolitana delegata all’ambiente, ai parchi e alle aree protette, Barbara Azzarà e i sindaci di Borgofranco d’Ivrea, Cascinette, Chiaverano, Ivrea e Montalto Dora hanno formalizzato oggi pomeriggio, siglando un protocollo d’intesa, la costituzione di un gruppo di lavoro per l’istituzione delParco naturale dei Cinque Laghi di Ivrea, che comprenderà gli specchi d’acqua San Michele, Sirio, di Campagna, Pistono e Nero. È una iniziativa importante per il rilancio del territorio e delle sue bellezze naturali, che potrà avere avrà positive ricadute in termini turistici e di attività economiche.
Il progetto, partito alcuni anni orsono, ha avuto il consenso della Regione Piemonte e della Città Metropolitana di Torino, che sarà l’Ente gestore del parco, come già avviene per le altre aree protette del territorio. I sindaci dei cinque Comuni hanno condiviso l’esigenza di elaborare un progetto fondamentale per la valorizzazione di una porzione importante dell'Anfiteatro Morenico di Ivrea.
L’accesso ai finanziamenti nazionali ed europei potrebbe consentire in futuro di sviluppare iniziative turistiche, sportive e naturalistiche che deriveranno dal lavoro comune.
Il testo del protocollo d’intesa, messo a punto dalla Direzione sistemi naturali della Città Metropolitana, è stato approvato dai Consigli comunali interessati. Della perimetrazione dell’area del parco, della definizione degli obiettivi, dei contenuti e delle modalità di gestione si è occupato un gruppo di lavoro composto da rappresentanti dei cinque Comuni e della Città Metropolitana. L’attività del gruppo sarà aperta ai contributi di cittadini e associazioni del territorio, che potranno avere voce in capitolo sull’elaborazione dellaproposta definitiva da sottoporre alla Regione.
“Con la successiva approvazione della legge istitutiva da parte della Regione Piemonte, - spiega Barbara Azzarà, Consigliera metropolitana delegata ad ambiente e vigilanza ambientale - il parco dei Cinque Laghi di Ivrea potrà entrare a pieno titolo nella Rete Ecologica Regionale, nel Sistema regionale delle Aree protette del Piemonte e nel Sistema delle Aree protette gestite dalla Città Metropolitana”.
IL RUOLO DELLA CITTÀ METROPOLITANA COME SOGGETTO GESTORE
“La Città Metropolitana, - spiega inoltre la Consigliera Azzarà - attuerà gli indirizzi elaborati dal gruppo di lavoro e approvati dalla Regione, traducendoli in atti di programmazione e/o di regolamentazione. Assicurerà la gestione finanziaria, tecnica e amministrativa, compresa l'adozione di tutti gli atti che impegnano il parco verso l'esterno, con poteri autonomi di spesa, nell'ambito delle risorse formalmente assegnate o reperite da soggetti terzi”.
L’Ente di area vasta assicurerà le funzioni tecnico-professionali, ispettive, di vigilanza, di consulenza, studio e ricerca. Provvederà alle attestazioni, certificazioni, comunicazioni, diffide, verbali, autenticazioni e legalizzazioni e ad ogni altro atto che costituisce una manifestazione di giudizio e conoscenza. La Città Metropolitana potrà sostenere le associazioni e le organizzazioni di volontariato che hanno come fini statutari o come oggetto sociale obiettivi analoghi e non contrastanti con le finalità del parco, favorendone l'accesso alle strutture e ai servizi.
I CINQUE LAGHI DI IVREA
I Cinque Laghi della Serra - Sirio, Pistono, Nero, di Campagna, San Michele - sono sparsi su un’area di circa 10 Km quadrati intorno alla città di Ivrea. Il Lago Sirio è al confine tra Ivrea e Chiaverano ed è l’unico tra i Cinque Laghi ad essere alimentato da una sorgente. Circondato da un ontaneto, costituisce un habitat ideale per numerose specie vegetali e animali tipiche degli ambienti acquatici come germani reali, gallinelle d’acqua, rane e raganelle. Una strada per la maggior parte asfaltata lo circonda per intero ed è possibile percorrere l’Anello del Lago Sirio e delle Terre Ballerine, un percorso naturalistico che segnala tramite cartelli le peculiarità del territorio, come ad esempio i resti dell’antico acquedotto romano. L’Anello del Lago Sirio si congiunge con quello del Lago Pistono per cui è possibile camminare sui sentieri fino a Montalto Dora. Sul Lago Sirio sono presenti le sedi della Società Canottieri, lo Chalet Moia, il Camping dei Laghi e alcuni ristoranti. Il Lago Pistono ha origine glaciale, è alimentato dal rio Montesino e dalle acque provenienti dai fontanili di Bienca e dalla regione dell’antico Lago Coniglio, prosciugato a fine ’800 per sfruttare industrialmente la torbiera sottostante. Le acque dell’emissario fornivano la forza motrice al mulino di Montalto Dora e sono tuttora controllate da una diga. Il lago è circondato da un anello che parte da Montalto e si connette poi a quello del Lago Sirio. Il Lago di Campagna, noto anche come Lago di Cascinette, si trova poco distante dal paese omonimo. Dalla spiaggia accanto al cimitero di Cascinette si gode la splendida vista del castello San Giuseppe arroccato sulla collina e delle Prealpi sullo sfondo. E’ possibile passeggiare intorno al lago seguendo sulla destra un sentiero che si inerpica sulle rocce basaltiche conducendo verso il Lago Sirio, oppure godersi i riflessi del tramonto sulle panchine o seduti sul promontorio roccioso alla sinistra dell’insenatura. Poco oltre, un’area attrezzata mantenuta dal Comune di Cascinette si apre su un’altra insenatura del lago. Quello di San Michele il più piccolo dei Cinque Laghi della Serra di Ivrea. Occupa una depressione rocciosa di origine glaciale. Vicino al lago vi è un panoramico promontorio, dal quale si raggiunge la piccola chiesetta dei Tre Re, sul Monte Stella, risalente all’XI secolo. Il Lago Nero di Borgofranco d’Ivrea è alimentato principalmente dalla pioggia ed è caratterizzato da una suggestiva isoletta nella parte meridionale. Il suo nome deriva dal colore scuro dell’acqua, derivante dalla fitta vegetazione che lo circonda.
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Parchi e riserve naturali
Gestire e connettere parchi, aree protette e habitat attraverso fiumi, foreste e aree agricole, per creare vere e proprie reti di strutture naturali collegate fra loro e incrementarne la resilienza: è uno degli obiettivi di sviluppo del Millennio per garantire un futuro alla terra e quindi all' uomo. Se ne discuterà lunedì 7 ottobre dalle 10,30 alle 13 nella sede della Città Metropolitana di Torino in corso Inghilterra 7, nel corso di un seminario a inviti promosso nell’ambito delle iniziative della rete mondiale Metropolis, di cui la Città Metropolitana è socia e parte attiva, per condividere alcuni degli obiettivi definiti dall'ONU quasi vent’anni fa e ripresi nel 2017 nella Carta di Bologna per l'ambiente e lo sviluppo sostenibile delle Città metropolitane. Per valorizzare l’impegno del territorio su questi temi, la Città Metropolitana di Torino ha aderito al World Metropolitan Day promosso da Metropolis. Amministratori locali, responsabili di parchi e aree protette, funzionari e dirigenti degli Enti locali, associazioni, docenti universitari e professionisti confronteranno esperienze e progetti per gestire e difendere il grande ed insostituibile patrimonio naturale ancora presente nelle nostre vallate alpine e nelle zone collinari, estendendolo nei territori di pianura più urbanizzati e connettendolo, per potenziarne la resistenza all’inquinamento e ai cambiamenti climatici e per incrementarne i servizi ecosistemici indispensabili alla sopravvivenza della specie umana.Dopo i saluti istituzionali portati dal Vicesindaco metropolitano Marco Marocco, sono in programma relazioni del responsabile della Direzione Sistemi naturali della Città Metropolitana, una serie di videotestimonianze dei Sindaci nei cui Comuni sono presenti parchi metropolitani, interventi dei vertici del Settore Aree protette della Regione Piemonte, del Parco Nazionale Gran Paradiso, degli Enti di gestione dei parchi delle Alpi Cozie, delle Aree protette del Po torinese e dei Parchi Reali. Verranno anche illustrati alcuni esempi di buone pratiche, relative ai progetti “Corona Verde” della Regione Piemonte e “Magiclandscapes” - Central Europe dell’ENEA e al Protocollo sul verde urbano della Città di Torino. Il seminario sarà l’occasione per registrare testimonianze video dei numerosi attori del sistema verde che collaborano con la Città metropolitana di Torino: IPLA, CNR, Politecnico e Università di Torino, Ordini professionali, ENEA, Consorzio forestale Alta Valle di Susa, ARPA Piemonte, Carabinieri forestali, Pronatura, Guardie Ecologiche Volontarie e Gruppo Piemontese Studi Ornitologici.
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