Cultura
Su Cronache da Palazzo Cisterna un articolo della professoressa Claretta Coda“Si sa pressoché tutto di Piero Gobetti, ma quasi nulla si sa, invece, dei suoi genitori, Giuseppe Giovanni Battista, da Andezeno, e Angela Luigia Canuto, torinese”. Comincia così l’articolo di Claretta Coda, docente al liceo Aldo Moro di Rivarolo Canavese, che uscirà su Cronache da Palazzo Cisterna venerdì prossimo e che indaga a fondo la triste vicenda del papà e della mamma del “prodigioso giovinetto”, come lo definì Norberto Bobbio: di Angela, che spirò dopo lunga malattia a Ivrea nei giorni dell’occupazione tedesca, il 23 settembre 1943, e di Giuseppe, sopravvissuto alla morte dell’unico figlio e della moglie e deceduto in povertà dopo aver partecipato attivamente alla Resistenza.
«Ora sono a Torino senza casa e senza famiglia” si legge in una relazione scritta dallo stesso Giuseppe Gobetti per le autorità alleate alla fine della guerra, “cerco di lavorare, ma non trovo nulla perché sono troppo vecchio, e purtroppo è vero, ho 72 anni, e per campare la vita, oggi è un affare serio, non so più come fare, vedo tutto nero, siamo alle porte dell’inverno, mi trovo male in arnese, sono senza scarpe, o sono rotte”. Per approfondire la biografia dei genitori di Piero, la professoressa Coda attinge, oltre che alla relazione di cui sopra, al Ricordo di Gobettidi Manlio Brosio, alla biografia per immagini di Piero Gobetti scritta dal professor Pianciola, al Diario clandestino 1943-46 di Fulvio Borghetti, chimico antifascista torinese, e ai documenti conservati in Istoreto nel Fondo dello stesso Borghetti. “Il mosaico che prende forma grazie ai vari contributi è triste e bellissimo” commenta nel suo articolo, già uscito qualche tempo fa su Canavèis, Claretta Coda.
Giuseppe e Angela Gobetti gestivano una drogheria al numero 9 di via Bertola a Torino, lavoravano dalla mattina alla sera per garantire gli studi e un futuro dignitoso al figlio, che “seguivano con sguardo umile, adorante, quel figliolo che non pareva loro vero d’aver generato e di fronte al quale erano loro stessi i figli”, come ricorda un’altra testimonianza riportata dalla Coda nel suo articolo, quella di Edmondo Rho, uscita su un numero de “Il Ponte” del 1956.
Possiamo solo immaginare il dolore straziante dei genitori per la scomparsa del figlio Piero, morto a soli 25 anni, esule a Parigi, dopo aver subito due aggressioni a opera dei fascisti, oltre all’ostilità inflessibile del regime. Poi la malattia di Angela e la deriva della coppia verso la povertà. Nell’ottobre del 1942 la loro casa torinese, un ammezzato in piazza Carlina, fu bombardata, e dopo il ricovero in un dormitorio per sinistrati dovettero sfollare a Ivrea, aiutati un poco dall’Olivetti e dalla resistenza locale. Angela morì quasi subito in ospedale, Giuseppe aderì alla lotta partigiana aiutando diversi ex prigionieri di guerra alleati in fuga: “Pensavo che il comitato di Torino sbagliava dimenticando il padre di Piero Gobetti, registrato ad Ivrea come ‘sinistrato sfollato che vive di carità’. Anche se la chiedeva con dignità e l’accettava con imbarazzo” scrive Borghetti nel suo diario.
Davvero una vicenda emblematica, questa dei genitori Gobetti, dell’ingratitudine che il nostro paese ha spesso riservato alla sua parte migliore, a coloro che hanno dato tutto per la sua salvezza e la sua dignità, agli eroi silenziosi che l’hanno salvato dal baratro dell’ignominia in cui l’avevano scagliato il fascismo, una guerra scellerata e l’occupazione tedesca.
“Alla sera, vedendo il padre di Gobetti, cerco di immaginare la strada vuota su cui cammina da venticinque anni e ricordo come da solo potrebbe personificare le ingiustizie subite dagli italiani negli anni della dittatura”: sono ancora le amarissime parole del diario di Borghetti, poste alla fine del suo articolo dalla professoressa Coda, che conclude, con tristezza venata dall’affetto: “Peccato che di loro si sappia così poco e che di loro anche ad Ivrea quasi non ci si rammenti. Questo articolo è scritto per ricordarli, con profondo rispetto per il loro impegno e per il loro dolore”.
- Dettagli
- Categoria: Cultura
Cultura
Sarà domani, venerdì 23 aprile, con orario 17.30-19, la prima lezione del corso online di lingua francoprovenzale “Lo francoprovensal: quei qu’ét”,organizzato da Chambra d’Òc in collaborazione con la Città metropolitana di Torino: dieci lezioni gratuite tenute in diretta da Matteo Ghiotto dello Sportello linguistico francoprovenzale della Valle di Susa su piattaforma Zoom. Il secondo incontro sarà venerdì 30 aprile, stesso orario, e quelli successivi tutti i martedì e i venerdì di maggio, sempre dalle 17.30 alle 19.Il corso è rivolto in particolare al personale della pubblica amministrazione, ma è aperto a tutte le persone interessate a scoprire o a perfezionare la loro conoscenza della lingua francoprovenzale. Ogni singola lezione sarà strutturata in due parti: la prima verterà su aspetti di natura sociolinguistica e culturale, con l’analisi di elementi specifici dell’area francoprovenzale cisalpina e d’oltralpe, mentre la seconda sarà dedicata alla proposta di uno studio grammaticale di base del francoprovenzale. Gli incontri prevedono il coinvolgimento dei partecipanti attraverso la lettura e l’ascolto di testi e la compilazione di esercizi online.
Questo ciclo di lezioni va a integrare il corso “Parlé, leire e eicrire an francoprouvensal a Graviére”, disponibile sul sito della Chambra d’òc già da alcuni anni, che permette a chi lo desideri di sperimentarsi con l’apprendimento della lingua francoprovenzale.
Il corso è promosso dalla Città metropolitana di Torino, realizzato dalla Chambra d’oc e finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri nell’ambito del programma di interventi previsti dalla legge 482/99 “Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche”, coordinato dalla Regione Piemonte.
Tutte le info e il modulo per l’iscrizione su http://www.chambradoc.it/eventiEPubblicazioni/Corso-online-Il-francoprovenzale-che-cose.page
- Dettagli
- Categoria: Cultura
Cultura
La serie di reportage televisivi che la Direzione comunicazione e rapporti con i cittadini e il territorio della Città Metropolitana di Torino dedica ai “Restauri d’Arte” prosegue questa settimana con il filmato dedicato alla cappella dell’Oratorio di San Filippo Neri a Chieri. I filmati vengono messi in onda dall’emittente televisiva locale GRP sul canale 13 del digitale terrestre, il venerdì alle 19,45, il sabato alle 13,30 e la domenica alle 22,30.Per visionare la playlist dei reportage video sinora pubblicati sul canale YouTube della Città Metropolitana di Torino e le fotogallery basta accedere al portale Internet della Città Metropolitana di Torino, alla pagina
www.cittametropolitana.torino.it/speciali/2021/riflettori_restauri_arte/
LA CAPPELLA DELL’ORATORIO DI SAN FILIPPO NERI A CHIERI COME LA VIDE DON BOSCO
Nella cappella dell’Oratorio di San Filippo Neri è in corso un impegnativo restauro curato dalla Città di Chieri con il contributo della Regione Piemonte. Il luogo è caro ai chieresi e ai Salesiani perché tra quelle mura, in quelle stanze e in quei corridoi Don Bosco studiò dall’ottobre del 1835 al 1841, anno in cui terminò, a malincuore, il suo percorso di clericato, come egli stesso ricorda: “Mi tornò dolorosissima quella separazione; separazione da un luogo dove ero vissuto per sei anni, dove ebbi educazione, scienza, spirito ecclesiastico e tutti i segni di bontà e di affetto che si possono desiderare”. Il centro visite allestito al primo piano permette di scoprire la vita del Santo e l’ambiente chierese che fu il teatro della formazione di Don Bosco, attraverso un percorso multimediale e la parziale ricostruzione di alcuni ambienti della prima metà dell’Ottocento.
L'oratorio si presenta, chiuso tra la galleria di accesso al convento e la chiesa di San Filippo Neri, come un'aula a navata unica con pianta rettangolare, coperta da una volta a botte costolonata. Il presbiterio è absidato, con cupola e cupolino a pianta ottagonale. La prima edificazione dell'oratorio risale al 1695, come conseguenza dell'ampliarsi del convento e del suo collegarsi alla chiesa di San Filippo. Le opere vennero proseguite tra il 1763 e il 1772, su progetto dell'architetto Galletti. Nell'anno successivo la Congregazione dei Filippini decide di far realizzare l'altare in marmo dell’oratorio, ma la configurazione attuale risale alla fine dell’Ottocento, quando il professor Massoglia demolì il presbiterio e lo ampliò, rifacendo interamente la volta (decorata con affreschi) e l'orchestra. Appartengono a questa fase di rifacimenti neo-barocchi gli stucchi dei fratelli Borgogno e del Gianoli. Dopo la chiusura del seminario, anche l'oratorio, come il convento, andò lentamente depauperandosi. Nel 1801, durante la dominazione francese, chiesa e convento passarono al Comune. Dopo la restaurazione, i padri Oratoriani tornarono in possesso degli edifici, ma nel 1819 chiusero il convento per mancanza di religiosi. Dal 1828 al 1949 l’edificio fu sede del Seminario Maggiore di Torino. Fu più volte parzialmente requisito per essere utilizzato come caserma e poi come carcere nel periodo della Grande Guerra. In seguito il convento fu acquistato dai padri Salvatoriani e successivamente ceduto al Comune.
Dopo la chiusura del seminario, l'oratorio subì un forte degrado degli intonaci dipinti e delle decorazioni a stucco, causato da dilavamenti e infiltrazioni di acqua piovana proveniente dalla copertura superiore, ora sanata, che, fortunatamente, non hanno intaccato la struttura della volta. Non si evidenziano fratture né cedimenti significativi, mentre la superficie pittorica è stata interessata da un processo di erosione e impoverimento, in alcune aree più superficiale in altre più profondo. Anche l’altare purtroppo non è in buono stato di conservazione.
La pavimentazione nella zona presbiteriale risulta complessivamente in buone condizioni, mentre più critico appare lo stato conservativo della pavimentazione dell'aula, in cui si notano lastre fratturate, rappezzi cementizi e lacune.
I lavori di restauro, iniziati nel gennaio di quest’anno, mirano a restituire l’antica cappella all’aspetto di fine Ottocento. Attraverso analisi fisico-chimiche è stato possibile ricostruire l’originale impianto. L’intervento riguarda non solo l’apparato decorativo pittorico e quello a stucco, ma l’insieme della cappella, anche con il recupero impiantistico, finalizzato ad un utilizzo per eventi culturali di vario tipo. L’intenzione dell’amministrazione comunale è quella di dotare la città di una sala ad uso polivalente tornata agli splendori originali e attrezzatacon i più moderni impianti tecnologici. Nella prima fase del restauro sono state ripulite le pareti affrescate, anche attraverso l’estrazione dei sali depositati sulla superficie. Sono state inoltre rasate le parti di intonaco mancanti in seguito a distacchi. Le decorazioni pittoriche sono in corso di ripristino. Nei casi in cui la pittura è completamente asportata si usa la tecnica dello spolvero,che consente di riprodurre la decorazione con assoluta fedeltà all’originale. Le parti mancanti delle numerose figure di puttini sono invece ridipinte in modo non invasivo con la tecnica del puntinato o del rigatino, che permette di ricostruire il disegno, evidenziando però l’intervento, nel rispetto dei dettami del restauro conservativo.

- Dettagli
- Categoria: Cultura
Cultura
La Città metropolitana di Torino in collaborazione con il Polo del 900 celebra l'anniversario del 25 aprile con un evento online.Lo fa presentando un contest per individuare il nome con cui intitolare il percorso di trekking lungo i sentieri percorsi dai partigiani sulle nostre montagne e nelle nostre valli.
L'iniziativa si inserisce all'interno del piano tematico Pa.C.E. - progetto "Scoprire per promuovere" finanziato dal programma transfrontaliero Interreg Alcotra Italia Francia: obiettivo del progetto è quello di creare un percorso diffuso della Resistenza sparso su tutto il territorio transfrontaliero e reso fruibile sia fisicamente attraverso la messa a sistema con accatastamento e segnaletica dei sentieri partigiani che sono stati teatro della lotta di Liberazione, sia virtualmente attraverso il censimento dei siti internet delle realtà transfrontaliere suddivi per archivi e centri di documentazione, musei ed ecomusei, luoghi della memoria dedicati alla commemorazione.
L’appuntamento è in programma mercoledì 21 aprile alle h 16 per un’ora in diretta streaming sui canali social del Polo del ’900
Il programma: Dopo i saluti di Alessandro Bollo direttore del Polo del 900, di Marco Marocco vicesindaco della Città metropolitana di Torino e di Lorenzo Appolonia della Regione Valle d’Aosta, capofila e coordinatore del piano tematico Pa.C.E. una serie di interventi racconteranno nel dettaglio il progetto: Inquadrerà il tema dei sentieri della Resistenza Barbara Berruti, vicedirettore dell’Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea “Giorgio Agosti” insieme al presidente del Museo diffuso della resistenza, della deportazione, della guerra, dei diritti e della libertà Roberto Mastroianni.
A Carlotta Maiuri, giovane volontaria del servizio civile impegnata in Città metropolitana, il compito di illustrare il lavoro in progress di censimento dei siti internet delle realtà transfrontaliere suddivisi per archivi e centri di documentazione dedicati allo studio della Resistenza; musei ed ecomusei dedicati al racconto della Resistenza; luoghi della memoria dedicati alla commemorazione delle vittime.
Marco Sguayzer della Associazione Col del Lys illustrerà nel dettaglio il cammino che da Alpette giunge sino a Pian Prà, l'azione di accatastamento dei sentieri che vedrà entro il 2022 la realizzazione della segnaletica lungo tutto il percorso.
In chiusura, dopo il lancio del contest per scegliere il nome del percorso partigiano, sarà l’associazione La Piazzetta di Giaveno a presentare il progetto dei giovani al lavoro per due itinerari della Resistenza in Val Sangone.
- Dettagli
- Categoria: Cultura
Cultura
La nuova serie di reportage televisivi che la Direzione comunicazione e rapporti con i cittadini e il territorio della Città Metropolitana di Torino dedica ai “Restauri d’Arte” prosegue questa settimana con il filmato dedicato alle cucine del Castello di Pralormo, che fa seguito a quelli realizzati nella chiesa della Misericordia di Torino, nel complesso che a Carmagnola comprende la chiesa e il convento di Sant’Agostino, nella sede dell’Accademia di Medicina di Torino, nella chiesa di San Pietro in Vincoli di Cavoretto e nell’ex monastero di Rivalta I filmati vengono messi in onda dall’emittente televisiva locale GRP sul canale 13 del digitale terrestre, il venerdì alle 19,45, il sabato alle 13,30 e la domenica alle 22,30.Per visionare la playlist dei reportage video sinora pubblicati sul canale YouTube della Città Metropolitana di Torino e le fotogallery basta accedere al portale Internet della Città Metropolitana di Torino, alla pagina
www.cittametropolitana.torino.it/speciali/2021/riflettori_restauri_arte/
DA FORTEZZA A RAFFINATA RESIDENZA NOBILIARE: 8 SECOLI DI STORIA NEL MANIERO DI PRALORMO
L’origine del castello di Pralormo risale al XIII secolo, quando era una fortezza a pianta quadrata per la difesa del territorio. Sino all’inizio del XIX secolo l’edificio era circondato da un fossato e vi si accedeva attraverso un ponte levatoio e una rampa, che correva parallela alla facciata ovest, al posto dell’attuale portico d’ingresso. La storia del castello si intreccia naturalmente con quella delle famiglie che lo possedettero nel corso dei secoli: dai signori di Anterisio legati al Vescovo di Asti ai Biandrate, dai Roero di Pralormo a Giacomo Beraud, che nel 1680 giunse da Barcellonette. I sui eredi fecero costruire nel 1730 la cappella opera dell’architetto Galletti e una sopraelevazione con saloni e camere decorate con affreschi. Negli anni ‘30 del XIX secolo il conte Carlo Beraudo di Pralormo, diplomatico e Ministro degli Interni per quasi 10 anni, divenne proprietario unico del castello e ne fece trasformare gli ambienti interni in una prestigiosa dimora di rappresentanza dall’architetto Ernesto Melano, artefice della trasformazione del castello reale di Racconigi. Vennero aboliti il fossato ed il ponte levatoio, costruiti il portico d’ingresso e un grandioso scalone, venne coperto il cortile centrale, trasformato in un salone d’onore alto tre piani, sormontato da una volta e da un lucernario, con arcate e finestre neoclassiche sulle facciate interne.
Il conte Carlo chiamò a Pralormo l’architetto paesaggista tedesco Xavier Kurten, che creò il magnifico parco all’inglese. Sul finire del secolo il nipote del ministro, anch’egli di nome Carlo, nonno dell’attuale proprietario, fece edificare l’Orangerie, la grandiosa cascina e la serra in vetro e ferro opera dei Fratelli Lefebvre di Parigi. Il castello è permanentemente abitato dai proprietari, che svolgono, sotto il controllo della Soprintendenza per i Beni Architettonici e il Paesaggio, un costante e attento lavoro di manutenzione e restauro, reso possibile anche grazie alle iniziative come Messer Tulipano, che richiamano visitatori da tutta Europa.
La visite al castello sono possibili dal 2005, anno in cui, in vista delle Olimpiadi di Torino, Consolata Beraudo di Pralormo e il marito Filippo, ebbero l’idea di valorizzare ulteriormente un patrimonio storico, architettonico e artistico che è rimasto intatto, grazie al fatto che il maniero appartiene alla loro famiglia da oltre 400 anni. Consolata Pralormo ha deciso di proseguire proprio nelle cantine e nelle cucine lavori di restauro che in realtà, a tappe, proseguono da una cinquantina di anni. Dal 1940 le cantine e le cucine erano abbandonate ed erano diventate dei semplici magazzini. L’attrezzatura per la vinificazione, la preparazione dei pasti, il lavaggio e la stiratura della biancheria e degli indumenti era stata ordinatamente riposta cassoni e sostituita da attrezzi e apparecchi moderni. Quei materiali e quegli attrezzi sono stati amorosamente recuperati ed esposti, costruendo un percorso in cui si raccontano la cultura e la sapienza materiale attraverso quattro secoli. La visita inizia dalla cantina, con i tini in cui si faceva fermentare il mosto per produrre il vino. Si possono anche vedere i magazzini in cui sono conservati i coppi fatti a mano e le sagome degli stucchi che ornavano i saloni del castello. Nello spazio Acqua, fuoco luce sono esposti gli attrezzi e le attrezzature per il riscaldamento e l’illuminazione dei locali del castello e per l’igiene personale. Nell’anticucina sono esposti i preziosi servizi di porcellana per i pasti quotidiani e per i ricevimenti dedicati agli ospiti di riguardo. I cataloghi di vendita per corrispondenza ritrovati negli archivi del castello danno un’idea degli oggetti e delle attrezzature che i Beraudo di Pralormo ordinavano in tutta Europa. La luminosa cucina è divisa in zone, in cui lo chef e i cinque membri della brigata di cucina conservavano, lavavano, preparavano e cuocevano gli alimenti. Interessanti in particolare le pentole di rame, la ghiacciaia, gli attrezzi del maestro pasticciere e quelli per la tostatura e la preparazione del caffè. Nella stireria si possono ammirare i più diversi modelli di ferri da stiro, ma anche le livree del personale di servizio e la scrivania del maggiordomo, vero e proprio deus ex machina del castello, che controllava e dirigeva ogni dettaglio materiale della vita quotidiana dei padroni e della servitù.

- Dettagli
- Categoria: Cultura
Cultura
Prorogata al 9 aprile l'esposizione fotografica “Torino 1946 - 2016. Settant'anni dal primo voto delle donne", realizzata dalla Città metropolitana di Torino nel maggio 2016 per celebrare il lungo cammino delle donne verso la conquista della piena parità di diritti e opportunità, in occasione dell’8 marzo di quest’anno è stata allestita nelle vetrine dell’Urp del Consiglio regionale del Piemonte in via Arsenale 14/g a Torino.
Si tratta di immagini storiche, tratte dalle elezioni comunali torinesi del 1946, che danno l'idea del significato, in qualche modo rivoluzionario per il costume sociale dell'epoca, della partecipazione femminile al voto.
Le riproduzioni fotografiche sono a disposizione delle amministrazioni interessate ad ospitarla così come in questi anni hanno fatto i comuni di Carmagnola, Pancalieri, Virle, Lombriasco, Cintano, Villar Dora, Torino, Ciriè, Mondovì, Usseaux, Valenza, Perosa Argentina e Pragelato.
http://www.cittametropolitana.torino.it/speciali/2016/voto_donne/
- Dettagli
- Categoria: Cultura
Cultura
La nuova serie di reportage che la Direzione comunicazione e rapporti con i cittadini e il territorio della Città Metropolitana di Torino dedica ai “Restauri d’Arte” viene messa in onda a partire dalla scorsa settimana dall’emittente televisiva locale GRP sul canale 13 del digitale terrestre, il venerdì alle 19,45, il sabato alle 13,30 e la domenica alle 22,30. I reportage sinora pubblicati sono dedicati alla chiesa della Misericordia di Torino, al complesso che a Carmagnola comprende la chiesa e il convento di Sant’Agostino, ai lavori in corso nella sede dell’Accademia di Medicina di Torino e, ultimo in ordine di tempo, alla chiesa di San Pietro in Vincoli di Cavoretto.
Per visionare la playlist dei reportage videosinora pubblicati sul canale YouTube della Città Metropolitana di Torino e le fotogallery basta accedere al portale Internet della Città Metropolitana di Torino, alla pagina
www.cittametropolitana.torino.it/speciali/2021/riflettori_restauri_arte/
SAN PIETRO IN VINCOLI: LA CHIESA DI UN PAESE CHE DIVENNE UN QUARTIERE DI TORINO
Quando ci si lascia alle spalle il Po e si inizia a risalire la collina torinese verso Cavoretto è facile dimenticarsi di essere in città: ancora di più se si attraversa il Parco Europa, impegnato in questi giorni a fiorire in tutta la sua bellezza. A Cavoretto – fino al 1889 Comune autonomo e oggi quartiere fluviale e collinare di Torino – si trova la chiesa di San Pietro in Vincoli. Realizzata tra il 1750 e il 1790 fu ampiamente riplasmata a fine Ottocento, mentre la facciata fu completata in gusto neobarocco nel 1914. L’edificio, lievemente danneggiato dai bombardamenti nel 1943 e interessato dall’incendio di alcuni locali negli anni Sessanta, necessitava di diversi interventi.
I lavori sono stati finanziati dalla Conferenza Episcopale Italiana con il contributo della Compagnia di San Paolo e della Fondazione CRT e conil sostegno concreto dei fedeli della comunità cavorettese. Sono stati affidati agli architetti Cristina Marietta dello studio Stilò, Antonello Loi e Matteo Negri della società Archinout. Il restauro della parrocchia di Cavoretto è frutto di un lungo percorso iniziato da diversi anni (quantomeno dal punto di vista burocratico) e fortemente voluto dal parroco, don Maurizio De Angeli. Il primo intervento è consistito nella messa sicurezza della copertura, in cui sono state sostituite l'orditura primaria e secondaria e tutta la tegolatura. Si è intervenuti anche sulle pitture che si stavano danneggiando, per poi concentrarsi su altre parti strutturali importanti, come quelle impiantistiche e la pavimentazione, su cui si sta lavorando proprio in questi giorni.
Un altro intervento ha riguardato l’impianto elettrico e la centrale termica, prima alimentata a gasolio e ora sostituita da una centrale a condensazione alimentata a metano. Conclusi gli interventi edilizi, i restauratori si occuperanno di ricollocare la parte pittorica, che sarà valorizzata dai nuovi corpi di illuminazione, studiati appositamente per evidenziare le tele attualmente in restauro. Ad ottobre la chiesa sarà restituita alla comunità cavorettese.
- Dettagli
- Categoria: Cultura
Cultura
Il programma dei prossimi appuntamenti dell’edizione 2021 di Chantar l’Uvern, completamente in modalità online a causa delle restrizioni dovute al Covid, prevede sabato 27 marzo alle 21 lo spettacolo Bestias de las valadas, a cura di Opificio Musicale, racconti e fiabe degli animali di montagna tratti dello spettacolo omonimo. Con Manuela Ressent, voce, e Paolo della Giovanna, violino.Martedì 30 marzo sarà la volta di una conferenza naturalistica intitolata La natura ai tempi del virus, condotta dal guardiaparco delle Aree protette delle Alpi Cozie Luca Giunti. Seguiranno, venerdì 2 aprile alle 21, due documentari: La carovana vai amont, di Alberto Milesi, e Crear al pais, di Andrea Fantino, più alcuni interventi che ripercorrono e raccontano l'avventura del grande progetto della Carovana Balacaval: un lungo viaggio tra lingua occitana, francoprovenzale e francese.
L’edizione 2021 di Chantar l’Uver propone fino al 22 aprile un ventaglio di appuntamenti (teatro, cinema, musica, presentazioni di libri, conferenze e laboratori) organizzati dagli sportelli linguistici occitano, francoprovenzale e francese - all'interno del progetto di Città metropolitana di Torino sulla valorizzazione delle lingue madri in attuazione della legge nazionale 482 - e gestiti dall'Associazione Chambra d'Oc e dall'Ente di gestione delle Aree Protette delle Alpi Cozie, con la collaborazione del Centro Studi Documentazione Memoria Orale di Giaglione, dell'Ecomuseo Colombano Romean, del Consorzio Forestale Alta Valle Susa e con la partecipazione attiva delle Associazioni culturali ArTeMuDa, Banda musicale Alta Valle Susa, Opificio musicale e del Comune di Villar Focchiardo.
Due le tipologie di eventi: dirette streaming su Zoom e video-première su Youtube con chat in diretta.
Per collegarsi ai singoli appuntamenti occorre consultare il calendario sui siti www.parchialpicozie.it, www.chambradoc.it e www.cittametropolitana.torino.it o ancora le pagine Facebook Chambra d'Oc, Sportelli Linguistici francoprovenzale, occitano e francese, Parchi Alpi Cozie e CittaMetroTO.
- Dettagli
- Categoria: Cultura
Cultura
Uno spettacolo teatrale, un film e una lettura di fiabe. È questo il menu dei prossimi eventi di Chantar l’Uvern edizione 2021, che per gli arcinoti problemi legati alla pandemia quest’anno si svolge interamente in modalità telematica.Sabato 20 marzo alle 21 il cartellone propone “L’angelo della peste”, spettacolo teatrale a cura di ArTeMuDa. Un lavoro che si ispira all'iconografia dei santi protettori invocati contro la peste, alla storia, ai testi letterari di Lucrezio, Boccaccio, Manzoni, Camus, Artaud e La Fontaine, ai riti della morte della tradizione, alle musiche e alle danze popolari, e si domanda in quale forma potrebbe oggi presentarsi una nuova peste.
Martedì 23 marzo alle 21 sarà trasmesso il film “E i a lo solelh”, di Diego Anghilante e Fredo Valla, sulla vita e il pensiero di François Fontan (Parigi, 7 febbraio1929-Cuneo, 19 dicembre1979), personaggio fondamentale per la storia dell'Occitania nella seconda metà del XX secolo. Una pellicola per conoscere meglio la figura del politico, linguista e intellettuale francese, fondatore del PNO (Parti Nationaliste Occitan, oggi Parti de la Nation Occitane) in Francia e del MAO (Movimento Autonomista Occitano) in Italia.
Il programma della prossima settimana si conclude sabato 27 marzo alle 21 con “Bestias de las valadas”, a cura di Opificio Musicale, racconti e fiabe degli animali di montagna tratti dello spettacolo omonimo. Con Manuela Ressent, voce, e Paolo della Giovanna, violino.
L’edizione 2021 di Chantar l’Uver propone fino al 22 aprile una ventina di appuntamenti (teatro, cinema, musica, presentazioni di libri, conferenze e laboratori) organizzati dagli sportelli linguistici occitano, francoprovenzale e francese - all'interno del progetto di Città metropolitana di Torino sulla valorizzazione delle lingue madri in attuazione della legge nazionale 482 - e gestiti dall'Associazione Chambra d'Oc e dall'Ente di gestione delle Aree Protette delle Alpi Cozie, con la collaborazione del Centro Studi Documentazione Memoria Orale di Giaglione, dell'Ecomuseo Colombano Romean, del Consorzio Forestale Alta Valle Susa e con la partecipazione attiva delle Associazioni culturali ArTeMuDa, Banda musicale Alta Valle Susa, Opificio musicale e del Comune di Villar Focchiardo.
Due le tipologie di eventi: dirette streaming su Zoom e video-première su Youtube con chat in diretta.
Per collegarsi ai singoli appuntamenti occorre consultare il calendario sui siti www.parchialpicozie.it, www.chambradoc.it e www.cittametropolitana.torino.it o ancora le pagine Facebook Chambra d'Oc, Sportelli Linguistici francoprovenzale, occitano e francese, Parchi Alpi Cozie e CittaMetroTO.
- Dettagli
- Categoria: Cultura
Cultura
La nuova serie di reportage che la Direzione comunicazione e rapporti con i cittadini e il territorio della Città Metropolitana di Torino dedica ai “Restauri d’Arte” viene messa in onda a partire da questa settimana dall’emittente televisiva locale GRP sul canale 13 del digitale terrestre, il venerdì alle 19,45, il sabato alle 13,30 e la domenica alle 22,30. I reportage sinora pubblicati sono dedicati alla chiesa della Misericordia di Torino, al complesso che a Carmagnola comprende la chiesa e il convento di Sant’Agostinoe ai lavori in corso nella sede dell’Accademia di Medicina di Torino, con la ristrutturazione dell’androne e il recupero di un ciclo di affreschi di Bartolomeo Guidobono. Quest’ultimo reportage sarà il primo ad essere messo in onda da GRP.
Per visionare la playlist dei reportage videosinora pubblicati sul canale YouTube della Città Metropolitana e le fotogallery basta accedere al portale Internet della Città Metropolitana di Torino, alla pagina
www.cittametropolitana.torino.it/speciali/2021/riflettori_restauri_arte/
LAVORI IN CORSO ALL’ACCADEMIA DI MEDICINA DI TORINO
La chiesa parrocchiale di San Francesco da Paola, che interrompe il ritmo porticato di via Po a Torino, è uno di quegli edifici sacri preesistenti al nuovo tracciamento viario voluto e rispettato dai Duchi di Savoia e da Maria Cristina di Francia, così come conferma il grande stemma di Vittorio Amedeo I affiancato dai gigli francesi posto all’ingresso. Chiesa e convento furono edificati a partire dal 1632: la prima, che sorgeva sulla vecchia strada della calce, rimase intatta durante la costruzione della nuova arteria, mentre il convento dei Minimi – ordine istituito da San Francesco da Paola – dovette allinearsi. L’occupazione francese nel 1796 e la successiva soppressione delle congregazioni religiose, costrinsero i Minimi a lasciare il convento e la chiesa conventuale fu trasformata in parrocchia, alla cui canonica oggi si accede da via Po 16. In seguito, i locali dell’ex convento, ospitarono diversi Istituti universitari e per dare ad essi accesso, Carlo Alberto fece praticare un’apertura in via Po all’attuale civico 18, incorniciata dal Talucchi in stile neoclassico.
È qui che da quasi un secolo si trova la sede dell’Accademia di Medicina, dove sono in corso i lavori di ristrutturazione dell’androne e di un ciclo di affreschi di Bartolomeo Guidobono. Si tratta di lavori molto attesi che sono il punto di partenza di un progetto di recupero più ampio come ha raccontato nell’intervista per la rubrica “Restauri d’Arte” il professor Giancarlo Isaia, Presidente dell’Accademia di Medicina. Per rendere possibile l’avvio di questi lavori, l’Accademia ha dovuto affrontare importanti spese, coperte grazie al sostegno di varie istituzioni tra cui la Fondazione Cassa di Risparmio di Torino e la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio e grazie a una sottoscrizione pubblica e libera rivolta ai soci, agli amici dell'Accademia e a chiunque volesse e potesse contribuire.
È in corso la ristrutturazione dell'androne che aggetta su via Po e del cortile cinquecentesco negli anni rimaneggiato e nel quale si sta riportando un po' di ordine architettonico. È anche in programma la costruzione di un ascensore che possa eliminare le barriere architettoniche oggi presenti. Importante, soprattutto dal punto di vista artistico, il recupero di un ciclo di affreschi di Bartolomeo Guidobono (Savona 1654 - Torino 1709) conosciuto come “il prete di Savona”, attivo presso la corte sabauda tra il 1685 e il 1688 e poi nuovamente dal 1705, anno in cui si trasferì a Torino insieme al fratello Domenico. Questi tre affreschi, già in restauro da molti anni, riassumono episodi della vita di San Francesco da Paola e, grazie al reperimento di fondi adeguati, saranno inaugurati insieme all’androne ristrutturato e al recupero di una parte del cortile verosimilmente tra pochi mesi. Sempre del Guidobono, a metà dello scalone che porta ai locali dell’Accademia di Medicina, come sfondo al pianerottolo, è possibile ammirare “La Crocifissione”, un altro splendido affresco già restaurato negli scorsi anni e, soprastante ad esso, una cupola con tamburo ottagonale.
Al termine dei lavori, la Città di Torino avrà a disposizione uno spazio che l’Accademia, come conferma il Presidente Isaia, metterà a disposizione per incontri e conferenze, soprattutto in questo momento in cui, almeno nei mesi estivi, si predilige riunirsi all'aperto per motivi legati alla pandemia.
Proprio nella prospettiva del ripristino di un pezzo importante della città, è stato costituito un Comitato di scopo, organismo ufficiale di cui fanno già parte o faranno presto parte i commercianti di via Po, l'Università, la parrocchia di San Francesco da Paola e forse il Comune. La missione del Comitato non è quella di raccogliere fondi direttamente quanto piuttosto dis ensibilizzare istituzioni, Enti e Fondazioni per arrivare a ristrutturare tutto il quadrilatero. È infatti in arrivo un progetto di massima che riassume tutti gli interventi da fare nel tempo: la ristrutturazione del tetto, il rifacimento della facciata lato cortile e altri interventi interni.
- Dettagli
- Categoria: Cultura