Cultura
Tornano nel mese di maggio 2021, dopo la chiusura imposta dall’emergenza Covid-19, le visite gratuite animate dai Gruppi storici a Palazzo dal Pozzo della Cisterna.
Per tutti i lunghi mesi di lockdown la rubrica “Veniamo noi da voi” ha continuato a raccontare le bellezze della sede aulica di Città metropolitana, ma sabato 29 maggio, sarà il pubblico a poter ritornare ad ammirare l’antica dimora dei Savoia Aosta.
Alle ore 10 si riaprirà l’imponente portone in ferro battuto, si riaccenderanno i maestosi lampadari e i visitatori potranno ammirare per la prima volta o tornare a visitare gli ambienti aulici che sempre suscitano meraviglia.
Un tour che partirà dal piano terra raccontando della Biblioteca di Storia e Cultura del Piemonte e ammirando la manica di ponente di impianto settecentesco e che proseguirà, salendo il monumentale scalone d’onore, al piano nobile con la visita dell’ex sala Giunta della Provincia di Torino, dello Studio del Duca, della sala da Pranzo, della Sala delle Donne e di Sala Marmi con una sosta nel Corridoio delle Segreterie e nel Belvedere
Ad accogliere i visitatori ed ad animare la visita ci saranno gli antichi patroni di casa, Maria Vittoria e Amedeo di Savoia, I° Duca d’Aosta, rappresentati dal gruppo storico i “Principi dal Pozzo della Cisterna 1843-1870” di Reano. L’associazione trae spunto dal ramo di Torino dei Principi Dal Pozzo della Cisterna il cui capostipite, Giovanni Ludovico Dal Pozzo, visse intorno al 1578 nel feudo di Reano. Ludovico primo Presidente del Senato Subalpino trasformò il castello reanese in palazzo nobiliare ed ebbe dal Papa la facoltà di coniare monete. Ultima erede delle sostanze della famiglia Dal Pozzo della Cisterna fu la principessa Maria Vittoria, nata nel 1847 e andata in sposa il 30 maggio 1867 al principe Amedeo Di Savoia, Duca D’Aosta e poi Re di Spagna.
Alla vigilia del 154° anniversario di matrimonio di Maria Vittoria, il gruppo storico di Reano farà rivivere gli episodi salienti della breve vita di Maria Vittoria, che amava trascorrere periodi di villeggiatura nel maniero reanese.
La visita è gratuita con prenotazione obbligatoria dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 13 al numero 011-8612644 e all’indirizzo email urp@cittametropolitana.torino.it
Per quanto riguarda le prescrizioni di sicurezza necessarie per partecipare alla visita sarà in vigore l’obbligo di indossare la propria mascherina e di igienizzarsi le mani con il gel posto all’ingresso. Per il rispetto della distanza fisica sono previsti due gruppi di visita da 10 persone: uno alle ore 10 e uno alle ore 11.
La prossima visita animata si svolgerà sabato 19 giugno alle ore 10 e alle ore 11.
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Testimoni della storia a cavallo dei secoli, domenica 23 maggio centinaia tra castelli, rocche, palazzi gentilizi, ville, parchi e giardini di tutta la Penisola aprono gratuitamente le loro porte in occasione della XI Giornata nazionale dell’ADSI, l’associazione dimore storiche italiane, patrocinata dalla Commissione nazionale per l’Unesco, dal Ministero della Cultura e dalla Confartigianato. L’evento è realizzato in collaborazione con la Federazione Italiana Amici dei Musei, l’Associazione Nazionale Case della Memoria e la Federmatrimoni ed Eventi Privati (Federmep). La Giornata ADSI Piemonte e Valle d’Aosta ricevuto il sostegno di Reale Mutua e il patrocinio della Regione Piemonte, del Consiglio Regionale del Piemonte, della Regione Autonoma Valle d’Aosta, della Città metropolitana di Torino e delle Province di Alessandria, Asti, Cuneo e Novara.
Si tratta di uno dei primi appuntamenti culturali nazionali che offrono la possibilità di visite in presenza, ovviamente subordinate al rispetto delle disposizioni di contenimento della pandemia. È un momento di ripartenza, di riscoperta di complessi monumentali che costituiscono il più grande museo diffuso d’Italia: un patrimonio dato per scontato, talvolta ignorato o trascurato, che tramanda valori e tradizioni e che prima della pandemia era in grado di accogliere 45 milioni di visitatori l’anno. In Piemonte e Valle d’Aosta sono 33 le proprietà ADSI aperte domenica 23 maggio e alcune sono alla prima partecipazione alla Giornata, come il Palazzo dei Conti di Bricherasio e il polo cavouriano di Santena. Alle proprietà ADSI si aggiungono tre dimore dell’Associazione Nazionale Case della Memoria visitabili a Saluzzo, candidata al ruolo di capitale della cultura italiana per il 2024. Molti sono i luoghi che hanno fatto da sfondo all’epopea risorgimentale, ma anche le residenze di scrittori e personalità illustri del passato, che in tempi e modi diversi hanno contribuito a scrivere interi capitoli della storia nazionale. Ad esempio, in occasione della Giornata dell’ADSI, il Comune di Pavarolo propone una passeggiata nel borgo storico, con il suo antico campanile, l'itinerario Casorati (6 opere, della famiglia Casorati riprodotte su cristallo ed esposte lungo le vie del paese) e numerosi mosaici testimonianza delle Biennali di pittura “Felice Casorati a Pavarolo”. Nel corso della passeggiata sarà possibile visitare gratuitamente il parco del castello, i giardini di casa Casorati e di Villa Enrichetta, lo studio-Museo di Felice Casorati e il Giardino degli Artisti, un percorso botanico realizzato con criteri di ingegneria naturalistica, piantumando e valorizzando alberi della flora tipica piemontese. Il percorso didattico è in fase di completamento e l’inaugurazione ufficiale è prevista nella giornata nazionale dell’albero 2021. Per saperne di più: www.comune.pavarolo.to.it
UNA RISORSA PER FAR RIPARTITE IL TURISMO E L’ARTIGIANATO
Come sottolinea Sandor Gosztonyi, presidente della sezione Piemonte e Valle d’Aosta dell’ADSI, “anche in questa delicata fase di ripartenza, le dimore private fanno da traino al comparto turistico italiano, uno dei più importanti dell’economia nazionale nonché fra i più penalizzati dal lungo lockdown dell’ultimo anno. Ogni dimora, sottoposta a vincolo in virtù del suo valore storico-artistico, richiede ingenti sforzi da parte dei proprietari, chiamati in prima persona a mantenere intatti questi beni privati di interesse pubblico. Ora grazie alla collaborazione avviata a livello nazionale con Confrestauri, ci auguriamo che anche il Recovery Plan - che dovrebbe destinare consistenti risorse alla cultura ed al turismo - possa venirci incontro”. Restaurando e mettendo in risalto le attrattive dei singoli beni, i proprietari possono contribuire a tenere in vita professioni in via di estinzione e dare nuova vitalità ai territori di riferimento, alimentando l’indotto diretto ed indiretto in un momento in cui il turismo di prossimità è una riscoperta e una grande opportunità.
APERTURE GEMELLE, CONCORSO FOTOGRAFICO, PRENOTAZIONI
Di particolare interesse le aperture gemelle, con le visite in due proprietà che, nel Torinese, sono possibili a Collegno, Bricherasio e a Santena, dove si segnala l’apertura del polo cavouriano gestito dalla Fondazione Cavour, ultima acquisizione dell’ADSI in Piemonte. Le aperture gemelle consentono di delineare itinerari che suggeriscano al pubblico non la singola visita bensì un piccolo percorso personale che tocca più dimore in un territorio circoscritto, magari in abbinamento a visite ad altre località ed attrattive o alla conoscenza di prodotti locali, in molti casi coltivati proprio nelle dipendenze agricole di alcune delle proprietà.
Oltre alle iniziative promosse localmente dai proprietari, la novità di quest’anno è il concorso fotografico in collaborazione con Photolux, rivolto a tutti gli utenti di Instagram. Per partecipare basta caricare una foto sul proprio profilo usando l’hashtag #giornatanazionaleadsi2021. La giuria selezionerà 25 fotografie che verranno esposte in una mostra a Palazzo Bernardini a Lucca dal 4 al 26 settembre, in concomitanza con la mostra dei vincitori del World Press Photo 2021.
Per garantire il massimo rispetto delle misure di sicurezza previste dall’attuale contesto e consentire a tutti i visitatori di fruire di luoghi incantevoli, è necessario prenotare la propria visita e recarsi alla destinazione prescelta provvisti di mascherina e rispettando tutte le misure sanitarie in vigore.
L’elenco dei luoghi aperti al pubblico e i moduli di prenotazione sono disponibili al link www.associazionedimorestoricheitaliane.it/eventi-dimore/
I dettagli sulle dimore storiche visitabili in Piemonte e Valle d’Aosta e sugli eventi in programma in ogni singolo luogo sono disponibili alla pagina https://associazionedimorestoricheitaliane.it/eventi-dimore/#piemonte-e-valle-daosta
Informazioni, dettagli e ubicazione delle dimore visitabile sono sulla mappa www.1d5920f4b44b27a802bd77c4f0536f5a-gdprlock/maps/d/u/0/viewer?mid=1cgOITm--hXJ4Yp3hhUs_Tj8J4tsTkhD1
I CONTATTI DELLE DIMORE STORICHE VISITABILI NEL TORINESE
- Casa Lajolo, via San Vito 23 a Piossasco: e-mail info@casalajolo.it, sito internet www.casalajolo.it, www.2343ec78a04c6ea9d80806345d31fd78-gdprlock/casalajolo/ www.8dc6460bbbb088757ed67ed8fb316b1b-gdprlock/casalajolo/ https://www.14dd5266c70789bdc806364df4586335-gdprlock/channel/UC1SWLHWgHCKooZljlqAn2TA
- Castello Galli della Loggia, via della Chiesa 41 a La Loggia: info.castellogalli@gmail.com, www.castellogalli.it
- Villa Piossasco di None, via Contessa Birago di Vische 4 a Virle: castellopiossasco@gmail.com, www.san-vincenzo.com, https://www.2343ec78a04c6ea9d80806345d31fd78-gdprlock/istituto.sanvincenzodepaoli, https://7905d1c4e12c54933a44d19fcd5f9356-gdprlock/ilsanvincenzo
- Castello di Marchierù, frazione San Giovanni 77 a Villafranca Piemonte: www.castellodimarchieru.it, telefono 339-4105153-348-0468636 Facebook Castello di Marchierù
- Parco Castello di Sansalvà e Cascine Pallavicini, via San Salvà 62 a Santena: info@cascinepallavicini.it, www.cascinepallavicini.it
- Polo Cavouriano-Fondazione Camillo Cavour, piazza Visconti Venosta 2 a Santena: info@fondazionecavour.it, www.fondazionecavour.it, www.2343ec78a04c6ea9d80806345d31fd78-gdprlock/fondazionecavour/; www.8dc6460bbbb088757ed67ed8fb316b1b-gdprlock/fondazione_cavour/
- Castello Provana, via Alpignano 2 a Collegno: info@castellodicollegno.it, www.castellodicollegno.it, www.2343ec78a04c6ea9d80806345d31fd78-gdprlock/castellodicollegno castello_di_collegno
- Villa Richelmy, via Martiri XXX Aprile 76 a Collegno: stefanocaraffabraga@yahoo.it, www.2343ec78a04c6ea9d80806345d31fd78-gdprlock/villarichelmy
- Palazzotto Juva, Cascina Pascolo Nuovo 77 e via Agnelli 77 a Volvera: arch.lilianacanavesio@gmail.com, cellulari 339-5690121-347-4898272, www.canavesiobruno-architetti.it/a31_palazzotto-juva.html, https://www.2343ec78a04c6ea9d80806345d31fd78-gdprlock/palazzottojuva.canavesiobruno
- Palazzo Ricca di Castelvecchio, via Vittorio Emanuele II 17/19 a Bricherasio: palazzocastelvecchio@gmail.com
- Palazzo dei Conti di Bricherasio, via Vittorio Emanuele II 7: palazzocontidibricherasio@gmail.com, cellulare 366-6866556
- Castello di Osasco, via Castello d’Osasco 10: cellulare 329-1532688, carlodosasco@gmail.com, www.castellodiosasco.com
- Castello di Pavarolo, via Maestra 8: telefono 011-9407326, castellodipavarolo@gmail.com, castellodipavarolo.weebly.com.
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Dopo le gravissime ripercussioni che la pandemia e il lockdown hanno purtroppo causato al mondo della cultura, ora il settore dei musei, che è stato tra i più colpiti, lavora alle prime riaperture senza per questo trascurare i processi di digitalizzazione e le nuove forme di esperienze e di divulgazione culturale online maturate nel lungo periodo di chiusura.
Anche il Museo Archeologico dell’Abbazia di Novalesa, da pochi giorni riaperto al pubblico, è tra questi.
Martedì 18 maggio celebra l’International Museum Day #IMD2021 organizzando quattro appuntamenti online alla scoperta dell’archeologia medievale e della storia della suggestiva Abbazia della Val Cenischia, con il patrocinio di Città metropolitana di Torino, proprietaria dell'Abbazia, e della Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio.
L'avvio è mercoledì 26 maggio alle ore 18 con la conferenza di Egle Micheletto dal titolo “Lo scavo archeologico di Novalesa nel contesto dell’archeologia medievale in Piemonte: problematiche e sviluppi possibili” e si prosegue mercoledì 9 giugno, sempre alle ore 18, con l’incontro condotto da Gisella Cantino Wataghin “L’archeologia per la storia dell’abbazia”.
Il calendario degli eventi continua mercoledì 23 giugno alle ore 18 con “Progetto scientifico e allestimento del museo archeologico di Novalesa” a cura di Sofia Uggè e si conclude mercoledì 7 luglio, sempre alle ore 18, con Deborah Rocchietti e Federico Barello su “Strategie museali e progetti di tutela in Valle di Susa.
Tutti gli incontri sono gratuiti con il link di collegamento disponibile sulla pagina Facebook di @MuseiAbbaziaNovalesa.
Ricordiamo che il Museo Archeologico di Novalesa è aperto nei mesi di maggio e giugno alle visite sabato e domenica dalle 10 alle 12 e dalle 14.30 alle 16.30. Non è necessaria la prenotazione. L'accesso alle sale è consentito con indosso la mascherina e previa igienizzazione delle mani all'ingresso delle sale
Per informazioni: Centro Culturale Diocesano di Susa allo 0122/622640.
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Nel trentennale della morte di Maria Adriana Prolo, che negli anni ‘40 del secolo scorso creò dal nulla il Museo del cinema di Torino e ne fu a lungo la mente e l’anima, la Città metropolitana di Torino ha digitalizzato un suo saggio sulla cultura femminile piemontese dalle origini al 1860, che la Prolo scrisse per introdurre il volume Poesie di Agata Sofia Sassernò, da lei stessa curato, edito nel 1937 a Milano dai F.lli Treves.Una copia dell'opera è custodita nell'immenso e prezioso patrimonio della nostra Biblioteca di storia e cultura del Piemonte a Palazzo Cisterna, sede aulica di Città metropolitana di Torino ed ora è consultabile online al link
http://www.cittametropolitana.torino.it/cms/risorse/patrimonio-artistico-culturale-storico/dwd/biblioteca-storica/curiosita-digitalizzate/Saggio_Prolo.pdf
Il saggio della Prolo è una cavalcata di oltre 90 pagine: parte dal ritratto della poetessa Agata Sofia Sassernò spirata a Nizza nel 1860 e definita dalla sua biografa “l’ultima poetessa degli antichi stati sardi” per risalire fino a colei che viene definita come la prima di tali poetesse, la contessa di Provenza Beatrice di Savoia vissuta dal 1206 al 1266.
In mezzo, un excursus che prende in considerazione tutte le rappresentanti della cultura femminile piemontese lungo ben 600 anni di storia.
Maria Adriana Prolo si rivela dunque non solo fondatrice del primo Museo del cinema, ma molto altro: bibliotecaria, annunciatrice radiofonica, insegnante e studiosa di letteratura, fino alla nomina di Chevalier de l’ordre des Arts et des Lettres a Parigi nel 1988.
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La serie di reportage televisivi che la Direzione comunicazione e rapporti con i cittadini e il territorio della Città Metropolitana di Torino dedica ai “Restauri d’Arte” prosegue questa settimana con il filmato dedicato al castello di San Sebastiano da Po. I filmati vengono messi in onda dall’emittente televisiva locale GRP sul canale 13 del digitale terrestre, il venerdì alle 19,45, il sabato alle 13,30 e la domenica alle 22,30.
Per visionare la playlist dei reportage video sinora pubblicati sul canale YouTube della Città Metropolitana di Torino e le fotogallery basta accedere al portale Internet della Città Metropolitana di Torino, alla pagina
http://www.cittametropolitana.torino.it/speciali/2021/riflettori_restauri_arte/
Per visionare la fotogallery e scaricare le immagini:
https://photos.app.goo.gl/epXFtdxv4bMCa4TLA
IL CASTELLO DI SAN SEBASTIANO DA PO, LUOGO BELLO E IMPERFETTO
Questa settima la rubrica dei restauri d’arte ci porta a San Sebastiano da Po, suggestivo Comune nel cui territorio la Collina torinese incontra le prime propaggini del Monferrato. Nella frazione Villa, che è centro storico e capoluogo, sorge il castello, le cui origini risalgono al X secolo, quando il paese faceva parte del Marchesato del Monferrato. I primi documenti relativi all’abitato di San Sebastiano lo pongono sotto la signoria dei Radicati. Nei secoli successivi San Sebastiano fu teatro delle guerre per la supremazia sul Piemonte, prima fra i Savoia e i marchesi del Monferrato poi tra spagnoli e francesi. Le sorti del castello in quel periodo non sono documentate. È precisa, invece, la data del 1761, anno in cui il conte di San Sebastiano, Paolo Federico Novarina, incaricò l’architetto Bernardo Vittone, esponente di punta del barocco piemontese, di ristrutturare l’intero complesso, dopo averlo visto all’opera nella ristrutturazione dell’attigua chiesa parrocchiale.
Luca Garrone, attuale proprietario del maniero, ha raccontato nell’intervista per il reportage che il periodo di massimo splendore per il castello fu quello all’inizio del secolo XIX, quando vennero commissionati lavori ad alcuni dei più noti artisti del tempo. Pietro Bagetti, pittore ed architetto piemontese, affrescò la galleria, mentre nel 1810 Xavier Kurten, architetto paesaggista tedesco, disegnò il parco, che divenne presto campo di studio della Facoltà di Botanica dell’Università degli Studi di Torino. Nel parco è ancora presente un giardino all’italiana con un parterre di bossi e rose. All’epoca del suo massimo splendore, il castello ospitò fino a 3000 specie di piante e fiori. Oggi sono ancora presenti un frutteto (a ricordo dei medioevali pomari) e una serra a fianco del tempietto neoclassico, che ha la funzione di consentire l’accesso ad un’altra sezione del giardino. La struttura che delimita il percorso che porta al parco è il tinaggio, un ampio locale dove venivano tenuti i tini contenenti l’uva dei vicini vigneti nella fase della fermentazione.
I recenti restauri del complesso sono merito della famiglia Garrone, che dal 1986 dedica tutte le proprie energie per mantenere e conservare al meglio il Castello.
Terminati il ripristino e il consolidamento di tutte le coperture, i restauri sono in continuo divenire. Nei mesi di chiusura a causa del lockdown, sono iniziati i lavori nella stanza che ospita una meridiana a camera scura, un orologio solare orizzontale posto all’interno di un locale dalla cui parete, attraverso un foro, entra il raggio solare. L’orologio solare è composto dal quadrante rappresentato dal pavimento e dalla sola linea del mezzodì, quella delle ore 12 del tempo vero locale, che ha direzione Nord-Sud ed è giustamente detta meridiana.
Presto i lavori di restauro saranno conclusi e sarà possibile approfittare di una gita fuori porta per ammirare anche i gioielli storici e architettonici che sorgono nelle vicinanze: l’abbazia di Vezzolano, quella di Santa Fede a Cavagnolo e, a soli 6 Km da San Sebastiano e nel territorio del Comune di Monteu da Po, l’area archeologica della città romana di Industria, con il foro e il tempio di Iside.
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Movimenti è il titolo del nuovo cartellone di concerti dal vivo dell’Accademia di Musica di Pinerolo diretta da Laura Richaud, un invito a rimettersi in cammino, ad attraversare e lasciarsi attraversare da paesaggi sonori differenti, condividendo finalmente l’emozione dell’ascolto. Gli 8 concerti in programma tra maggio e luglio 2021 a Pinerolo, in parte nell’ambito della Stagione concertistica 2020/21, sperimentano infatti organici e ambiti musicali distanti fra loro, spaziando da Beethoven all’improvvisazione jazzistica, da Schubert alla musica klezmer, grazie al talento di importanti artisti di fama internazionale. Si parte martedì 18 maggio alle ore 20,00 nella sala concerti dell’Accademia di Musica di Pinerolo con la pianista Mariangela Vacatello, esibitasi in alcune tra le più importanti stagioni concertistiche del mondo, riconosciuta per la curiosità e versatilità degli orizzonti esecutivi, per il virtuosismo e la passione che si ritrovano in ogni brano che inserisce nel suo repertorio. Si prosegue una settimana dopo, martedì 25 maggio, sempre alle ore 20,00, in Accademia con un solista del calibro di Gabriele Mirabassi, da più di trent’anni al vertice tra i migliori clarinettisti del panorama mondiale, sostenuto dal magma sonoro e creativo di Simone Zanchini, considerato uno dei più originali e innovativi fisarmonicisti della scena internazionale. La promessa è quella di musica da camera tra improvvisazione, jazz, musica colta, popolare, sudamericana e radici italiane. Domenica 30 maggio alle ore 16,30 nel cortile della Firad - Diesel Fuel Injection sotto l’arco dello scultore Elio Garis, l’appuntamento è con Schubert, Vivaldi e l’energia dell’Orchestra da Camera Accademia, che ovunque riscuote grande successo di pubblico e critica. Maestro concertatore è Adrian Pinzaru, primo violino del Delian Quartett e docente dell’Accademia di Musica di Pinerolo. Violino solista è la giovanissima Flavia Napolitano, già vincitrice di primi premi assoluti in concorsi nazionali e internazionali. Movimenti prosegue anche a giugno (lunedì 7, martedì 8, lunedì 14 e martedì 22) e a luglio (mercoledì 7 luglio).
A causa della capienza ridotta della sala in seguito alle misure per il contenimento della pandemia da Covid-19, al fine di poter garantire la sicurezza e la salute di tutti, l’accesso ai concerti è possibile solo con mascherina chirurgica o Fpp2 e su prenotazione all’indirizzo noemi.dagostino@accademiadimusica.it o telefonando al numero 0121321040. Prima dell’accesso alla sala concerti sarà effettuata, dal personale addetto, la misurazione della temperatura. L’attività concertistica dell’Accademia di Musica è realizzata con il contributo di Compagnia di San Paolo, Regione Piemonte, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, con il contributo e il patrocinio di Città di Pinerolo.
Dal 14 al 30 luglio a Bardonecchia torna anche Musica d’Estate
Si sono infatti aperte, come ogni anno, le iscrizioni al campus estivo organizzato dall’Accademia di Musica di Pinerolo rivolto a giovani musicisti provenienti da tutto il mondo che potranno prendere parte alle masterclass residenziali di alto perfezionamento di pianoforte, violino, violoncello, corno e musica da camera tenute da docenti di fama internazionale. Un percorso di studi che si avvale anche della collaborazione di Città metropolitana di Torino che a Torino in Palazzo Cisterna, sede aulica dell’ente, mette a disposizione delle lezioni di perfezionamento due meravigliose sale auliche affrescate da Francesco Gonin.
Info https://accademiadimusica.it/
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Sabato 15 maggio sarà presentato il nuovo logo del Polo culturale, bibliotecario e dell’Ecomuseo del rame, lavoro e Resistenza di Alpette.Il Comune di Alpette aveva indetto un bando che si è chiuso a fine marzo: l'iniziativa si colloca nel progetto più ampio di sviluppo delle potenzialità culturali e turistiche della piccola cittadina canavese, dopo l'inaugurazione nell’ottobre scorso del nuovo salone che ospita la biblioteca civica arricchita dei 2mila volumi provenienti da fondi delle famiglie Berlanda, Pecchioli, Pugno, grandi figure partigiane.
Alpette è impegnata anche nella ristrutturazione di nuovi locali da destinare all'espansione dell'Ecomuseo del rame, lavoro e Resistenza con nuovi allestimenti, grazie all'inserimento da parte di Città metropolitana di Torino nel piano tematico Pa.C.E. finanziato dal programma transfrontaliero Alcotra Italia Francia.
L’occasione della presentazione del nuovo logo vedrà sabato 15 maggio un pomeriggio intenso, dedicato ai temi della Liberazione: a partire dalle ore 14 l’apertura straordinaria dell’Ecomuseo, alle 15 nel teatro comunale dopo i saluti di Silvio Varetto, sindaco di Alpette e presidente dell’Unione Montana Gran Paradiso e di Evaristo Giardina, segretario della sezione ANPI di Alpette la presentazione in anteprima del libro di Giovanni Perino, "Il Tricolore sulla pelle. Diario di una vita partigiana" alla presenza della curatrice Rosanna Tappero in dialogo con Maria Pina Braggio, autrice del libro "Valori e ideali di una famiglia".
Infine la premiazione di quanti hanno partecipato al concorso. Coordina i lavori Francesco Aceti, direttore del Polo Culturale.
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Un racconto sull'agenzia settimanale di Città metropolitana
Giovanni Pastrone, autore e produttore del kolossal del cinema muto Cabiria, non possedeva solo la famosa villa liberty di Groscavallo, ultimo paese della Val Grande di Lanzo, ma anche una meno nota abitazione a Torino. Nelle Valli di Lanzo, Villa Pastrone è un importante punto di riferimento per gli abitanti e i villeggianti del luogo. Ma abbiamo scoperto una casa del famoso personaggio anche sulle pendici del Monte dei Cappuccini: proprio lì il grande pioniere della settima arte, cugino della nonna materna di una nota signora torinese, aveva fatto costruire un eccentrico edificio dove risiedette fino alla morte, avvenuta nel 1959.
Per approfondire, l’ultimo numero dell'agenzia settimanale della Città metropolitana di Torino a pagina 25.
(http://www.cittametropolitana.torino.it/ufstampa/cronache/).
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La serie di reportage televisivi che la Direzione comunicazione e rapporti con i cittadini e il territorio della Città Metropolitana di Torino dedica ai “Restauri d’Arte” prosegue questa settimana con il filmato dedicato alla chiesa di Santa Chiara, gioiello architettonico settecentescoche sorge nel cuore di Torino, all’incrocio tra la via omonima e la via delle Orfane. I filmati vengono messi in onda dall’emittente televisiva locale GRP sul canale 13 del digitale terrestre, ilvenerdì alle 19,45, il sabato alle 13,30 e la domenica alle 22,30.Per visionare la playlist dei reportage video sinora pubblicati sul canale YouTube della Città Metropolitana di Torino e le fotogallery basta accedere al portale Internet della Città Metropolitana di Torino, alla pagina
www.cittametropolitana.torino.it/speciali/2021/riflettori_restauri_arte/
Per visionare la fotogallery e scaricare le immagini:
https://photos.app.goo.gl/5kAF2iPqVWEa6Aky7
LA CHIESA DI SANTA CHIARA TRA RESTAURI E COABITAZIONE
Il luogo di cui tratta questa settimana la rubrica dedicata ai restauri d’arte racconta una storia di indubbio fascino religioso e architettonico, che, da qualche anno, ha un legame forte con un progetto di accoglienza e coabitazione portato avanti dai volontari del Gruppo Abele. Accompagnata dallo storico dell’architettura Edoardo Piccoli, la troupe della Direzione comunicazione e rapporti con i cittadini e il territorio della Città Metropolitana di Torino ha approfondito la storia della chiesa di Santa Chiara, uno degli spazi più affascinanti del Settecento torinese. Anche se probabilmente meno grandioso e monumentale rispetto alle chiese juvarriane, si tratta di un piccolo edificio, realizzato tra il 1742 ed il 1745 dall’architetto Bernardo Antonio Vittone, che rispondeva perfettamente alla funzione di chiesa del convento femminile di clausura delle Clarisse. L’edificio non aveva la necessità di essere particolarmente grande, poiché non doveva accogliere le folle delle chiese parrocchiali ma un pubblico più ristretto, legato per motivi devozionali a Santa Chiara o per motivi familiari alle monache del convento.
Si trattava però di uno spazio non semplice da progettare, perché collocato in un angolo della città piuttosto buio e con strade molto strette. La soluzione adottata dall’architetto Vittone fu quella di realizzare un edificio molto snello e alto, con proporzioni quasi gotiche, per riuscire a captare la luce dalla cupola, quasi sospesa su alcuni piloni, facendola entrare attraverso grandi finestre e colare come fosse un fluido fino a terra.
A questa chiesa esteriore aperta ai fedeli e alla città, si aggiunge, alle spalle dell’altare principale, uno spazio normalmente chiamato coro, ma più propriamente chiesa interiore, dove le monache passavano parte delle loro giornate: uno spazio per la quotidianità del convento, che oggi, in seguito all’abbandono delle Clarisse e al successivo insediamento di ordini religiosi non più di clausura, non è più consacrato.
Alla chiesa esteriore e a quella interiore si aggiunge un terzo spazio, forse quello più inatteso, ovvero un deambulatorio che corre intorno alla chiesa, all'altezza dell'imposta della cupola: un luogo luminosissimo, in grado di accogliere la luce per portarla all’interno dell’aula principale e accessibile alle monache che, pur non potendo entrare in chiesa, potevano affacciarsi dall’alto.
I restauri appena conclusi e articolati in più lotti sono stati sostenuti dalla Fondazione Compagnia di San Paolo, che ha inserito la chiesa di Santa Chiara nell’ampio progetto Edifici Sacri: un percorso di scoperta e meraviglia che si snoda tra le vie del centro storico torinese, tra i capolavori dell’arte e dell’architettura sacra.
Nel caso di Santa Chiara, i restauri hanno rivelato, se pur con qualche fenomeno di degrado, un edificio straordinariamente in buone condizioni. Scampata ai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, al di sotto delle ridipinture otto-novecentesche la chiesa ha conservato ancora le finiture del Settecento: colori molto chiari a marmorino nelle parti in stucco e la tinta grigio-blu incorporata nell'ultimo strato di intonaco. Si rivela così oggi l'aspetto originario della chiesa con alcune integrazioni dell'Ottocento come le dorature, o dei primi del Novecento come gli altari, sostituiti e realizzati ex novo dopo la riconsacrazione dell’edificio.
La riconsacrazione è avvenuta negli anni ‘30 nel Novecento quando è stata acquistata dalla Congregazione della Piccole serve del Sacro Cuore di Gesù, che ne è tuttora in possesso e che dal 2015 ha concesso chiesa e convento in comodato d’uso all’associazione Gruppo Abele fondata da don Luigi Ciotti.
Da sei anni infatti, spiega Francesca Micheli, volontaria del Gruppo Abele che qui vive, questa struttura ospita un progetto di coabitazione: si tratta di un co-housing solidale per giovani che decidono di dedicare parte della propria vita all’accoglienza e alla condivisione degli spazi e del tempo, con altri giovani che si trovano in un momento di difficoltà. A questo si aggiunge l’ospitalità (anche se messa a dura prova negli ultimi tempi dalla pandemia) di gruppi scout che decidono di vivere un'esperienza di vita comunitaria e una forte apertura sul territorio per offrire ai ragazzi del quartiere spunti culturali. Sono proprio i giovani del co-housing, custodi di questo luogo, che si occupano di aprire la chiesa al pubblico e di animarla.

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La serie di reportage televisivi che la Direzione comunicazione e rapporti con i cittadini e il territorio della Città Metropolitana di Torino dedica ai “Restauri d’Arte” prosegue questa settimana con il filmato dedicato alla Cappella della Sindone, gioiello architettonico seicentesco nel cuore diTorino. I filmati vengono messi in onda dall’emittente televisiva locale GRP sul canale 13 del digitale terrestre, ilvenerdì alle 19,45, il sabato alle 13,30 e la domenica alle 22,30.Per visionare la playlist dei reportage video sinora pubblicati sul canale YouTube della Città Metropolitana di Torino e le fotogallery basta accedere al portale Internet della Città Metropolitana di Torino, alla pagina
www.cittametropolitana.torino.it/speciali/2021/riflettori_restauri_arte/
Per visionare la fotogallery e scaricare le immagini:
https://photos.app.goo.gl/ALF3hAoVc6MArip16
LA CAPPELLA DELLA SINDONE RITROVA IL SUO ALTARE
Nella Cappella della Sindone sono terminati i lavori per il recupero dell’altare progettato da Antonio Bertola, rimasto l’ultimo testimone del rogo che 24 anni fa danneggiò gravemente il gioiello barocco progettato da Guarino Guarini. Si conclude così un intervento di restauro strutturale e architettonico particolarmente complesso e impegnativo, che nel 2018 ha già consentito la riapertura al pubblico della cappella.
Sono serviti 333 giorni e quasi 11.0000 ore di lavoro, insieme ai contributi del Ministero della Cultura, della Fondazione Compagnia di San Paolo e della Fondazione La Stampa-Specchio dei Tempi, per recuperare l'altare commissionato dal duca di Savoia Vittorio Amedeo II e progettato dall'ingegnere e matematico Antonio Bertola tra il 1688 e il 1694 per accogliere la Santa Sindone, conservata nell'urna centrale dal 1694 al 1993. Il suo impianto si adatta alla forma circolare della cappella e presenta due fronti: uno rivolto verso il Palazzo Reale e l’altro verso la cattedrale. Simile a un gigantesco reliquiario, l’altare è in marmo nero di Frabosa – le cui cave sono state appositamente riaperte per sostituire il materiale danneggiato dall’incendio – arricchito da decorazioni e sculture in legno dorato che risplendono nella penombra dell’aula centrale.
L’intervento di restauro, affidato al Consorzio San Luca di Torino, progettato e diretto dall’architetto Marina Feroggio con la restauratrice Tiziana Sandri e gli storici dell’arte Franco Gualano e Lorenza Santa dei Musei Reali, ha restituito all’altare la sua immagine architettonica: sono state restaurate e integrate le parti lapidee e quelle lignee e ricollocati nella loro posizione originaria gli apparati decorativi scultorei, scampati all’incendio perché ricoverati nell’attigua sacrestia.
Come ha raccontato nella videointervista l’architetto Marina Feroggio, dopo quasi cinque lustri hanno ritrovato la loro collocazione sulla balaustra anche gli otto putti recanti i simboli della Passione e due dei quattro angeli custodi realizzati tra il 1692 e 1694 dagli scultori di corte Francesco Borello e Cesare Neurone. Si è riusciti inoltre a ricomporre e ricostruire il meccanismo di scorrimento delle vetrate che servivano a proteggere la ferrata dorata all'interno della quale era custodita la cassetta contenente la reliquia. Sono infine stati ricollocati gli apparati successivi rispetto alla composizione dell'altare. rappresentati da quattro lampade d’argento, dal tabernacolo settecentesco e dall'inserimento dei paliotti.
Con il passaggio del Piemonte in zona gialla la Cappella della Sindone e il suo altare sono così rientrati nel percorso di visita dei Musei Reali. A breve, grazie a un progetto multimediale promosso dalla Consulta per la valorizzazione dei beni artistici e culturali di Torino, i visitatori potranno ricevere tutte le informazioni sul restauro e vivere un’esperienza coinvolgente attraverso un’applicazione mobile gratuita che utilizza la tecnologia della realtà aumentata, realizzata da Ribes Solutions e Visivalab.
LA STORIA DELLA CAPPELLA DELLA SINDONE
Fu il duca Carlo Emanuele I a commissionare nel primo decennio del Seicento la Cappella della Sindone all’architetto Carlo di Castellamonte per dare una sede definitiva alla prestigiosa reliquia, posseduta e custodita dai duchi di Savoia dal 1453 e trasferita da Chambéry a Torino nel 1578. Il progetto di Carlo di Castellamonte fu successivamente modificato dal figlio Amedeo e poi dal luganese Bernardino Quadri, al quale si deve la progettazione nel 1657 di un edificio a pianta circolare incastonato tra il palazzo ducale e l’abside della cattedrale di San Giovanni, sopraelevato al livello del piano nobile della residenza e funzionalmente collegato alla cattedrale da due scaloni. Nel 1667 il cantiere fu affidato alla direzione di Guarino Guarini che, sul volume già costruito dell’aula, impostò una geniale struttura formata da tre archi alternati a pennacchi, capace di alleggerire la massa muraria e sviluppare in altezza la cupola: una immaginifica struttura diafana, costituita da un reticolo di archi sovrapposti e sfalsati, proteso verso il cielo e permeato dalla luce. I lavori si conclusero undici anni dopo la morte di Guarini, nel 1694, quando la Santa Sindone venne collocata all’interno della cappella e deposta nell’altare centrale progettato da Antonio Bertola.

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