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Non disponeva dell’autorizzazione allo smaltimento e ha abbandonato alcune decine di metri cubi di rifiuti non pericolosi in modo del tutto illegale sulla sponda destra della Dora a Torino la ditta denunciata all’autorità giudiziaria dalla Polizia locale metropolitana, a seguito di un controllo effettuato lunedì 25 gennaio. Il personale della Polizia metropolitana è intervenuto per verificare il ripristino dello stato dei luoghi dopo l’abbandono di rifiuti, a seguito di una segnalazione da parte delle Guardie Ecologiche Volontarie, che sono dipendenti onorari della Città Metropolitana di Torino.Gli agenti della Polizia Metropolitana sono riusciti ad individuare sia la società che aveva prodotto i rifiuti sia quella che li aveva abbandonati in riva alla Dora. Le ditte sono state denunciate in concorso all’autorità giudiziaria e dovranno pagare una contravvenzione di 6.500 euro ciascuna, oltre ad accollarsi le spese per il ripristino dello stato dei luoghi. In caso contrario dovranno subire unprocesso per il reato di abbandono di rifiuti commesso da persona giuridica. I rifiuti non pericolosi recuperati in riva alla Dora sono stati avviati alle operazioni di recupero in un impianto specializzato in possesso dell’autorizzazione ambientale rilasciata dalla Città Metropolitana di Torino.
“Le GEV e la Polizia Metropolitana continuano in tutto il territorio della Città Metropolitana di Torino il monitoraggio per verificare che non si ripetano abbandoni abusivi di rifiuti. - sottolineano il Vicesindaco metropolitano Marco Marocco e la Consigliera delegata all’ambiente e vigilanza ambientale Barbara Azzarà – In questa come in altre operazioni si rivela essenziale la collaborazione e la sinergia tra la Polizia locale metropolitana e le Guardie Ecologiche Volontarie, a cui il nostro Ente deve riconoscenza e considerazione per l’impegno profuso”.

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E’ stato ufficialmente consegnato alla Città metropolitana di Torino il Premio Cresco Award Città Sostenibili, vinto grazie al Progetto “Economia circolare: nuovi strumenti per i cittadini - Ecosistemi circolari”.Ilpremio, alla sua quinta edizione,è stato promosso da Fondazione Sodalitas, in collaborazione con Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) e con il patrocinio della Commissione Europea e del ministero dell’Ambiente, che vuole premiare e mettere in risalto l’impegno degli Enti locali italiani per lo sviluppo sostenibile dei territori.
Il progetto presentato dalla Città metropolitana consiste nella realizzazione e rilascio di una PWA (Progressive Web App), dedicata alla corretta gestione dei rifiuti, a partire dalla prevenzione e via via fino alla raccolta differenziata. Realizzata in stretta collaborazione con i soggetti gestori dei rifiuti del nostro territorio, si distingue da una normale App per una serie di caratteristiche tecniche e funzionali che la rendono più agevole da gestire e da consultare. Oltre alle sezioni già presenti nella precedente App realizzata nell’ormai lontano 2012 (che sono state comunque aggiornate e implementate), questa versione conterrà una serie di dati tarati sulle singole realtà territoriali, dai giorni di raccolta dei rifiuti alle “news” specifiche del singolo Consorzio. Inoltre, un altro punto di forza, grande enfasi è stata data alle sezioni informative e di sensibilizzazione di tutti gli utenti (domestici e non) per condurli, si spera, sempre più verso comportamenti “virtuosi” di riduzione dei rifiuti.
“La targa assegnata al nostro Ente, che sarà conservata nella sede di corso Inghilterra – ha commentato la consigliera metropolitana con delega all’Ambiente, Barbara Azzarà – è la conferma del grande impegno e delle forze progettuali messe in campo a favore della tutela del territorio anche attraverso una buona gestione della raccolta rifiuti”.
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Al tavolo regionale permanente sul nucleare che si è riunito mercoledì pomeriggio 20 gennaio, la Città metropolitana di Torino intervenuta con il vicesindaco metropolitano Marco Marocco, la consigliera delegata all'mbiente Barbara Azzarà e il consigliere Alberto Avetta, ha confermato l'assoluta indisponibilità a candidarsi da parte dei Comuni del nostro territorio individuati tra quelli potenzialmente idonei da Sogin."Nel ringraziare la Regione Piemonte per l'attivazione di questo importante tavolo di confrotno su una tema così delicato per l'impatto su territorio e cittadini - ha detto tra l'altro Marocco nel suo intervento - confermo che Città metropolitana sta lavorando per raccogliere tutti gli elementi tecnici necessari a dimostrare che nè Carmagnola, nè la zona compresa tra Caluso Mazzè e Rondissone sono adatti ad ospitare il deposito unico nazionale di scorie nucleari. Nella prossima riunione del tavolo regionale condivideremo la nostra documentazione in tal senso".
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Per la Città Metropolitana di Torino la settimana che era iniziata con la riunione tra alcuni parlamentari piemontesi e i Sindaci potenzialmente interessati all’ubicazione in Piemonte del deposito nazionale unico di scorie radioattive si chiude con l’avvio del lavoro del gruppo di tecnici dell’Ente, che affiancheranno i Comuni per la presentazione delle osservazioni alla Carta delle 67 aree potenzialmente idonee ad ospitare il deposito.Il Vicesindaco metropolitano Marco Marocco annuncia che “per esaminare nel dettaglio la documentazione pubblicata dalla società Sogin nel suo sito Internet abbiamo richiesto un accesso agli atti, che dovrebbe consentire ai nostri tecnici di proporre osservazioni basate su dati di fatto, che dimostrino la non idoneità del sito di Carmagnola e di quello di Mazzè ad ospitare il deposito”. “Nella riunione di lunedì scorso, - sottolinea il Vicesindaco Marocco - e già in un precedente incontro con i Sindaci il nostro Ente ha preso un impegno ben preciso: supportare le amministrazioni locali con la messa in campo delle professionalità presenti al nostro interno per valutare i punti deboli della documentazione prodotta da Sogin, in modo da elaborare nel minor tempo possibile osservazioni plausibili e fondate. Stare concretamente dalla parte dei territori e di chi li amministra è per noi un dovere istituzionale”.
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Un emendamento trasversale firmato dai parlamentari piemontesi; un tavolo di concertazione creato da Regione Piemonte per affrontare in modo condiviso il tema dell'eventuale insediamento in Piemonte del sito nazionale unico per il deposito di scorie radioattive; l'impegno di Città metropolitana e Regione Piemonte nell'affiancare i Comuni con il lavoro dei tecnici; la necessità di fare squadra sul territorio per difendere le eccellenze agroalimentari e turistiche sulle quali tanto si è investito negli ultimi anni; infine la presenza di errori ed imprecisioni contenuti nel documento di Sogin e la mancanza di trasparenza sui documenti.Questi i principali punti emersi dalla videoriunione convocata dal vicesindaco di Città metropolitana di Torino Marco Marocco insieme all'assessore di Regione Piemonte Maurizio Marrone che questa mattina ha collegato i sindaci dei territori potenzialmente interessati con numerosi parlamentari piemontesi: presenti online Alessandro Benvenuto, Jessica Costanzo, Celeste D'Arrando, Silvia Fregolent, Carlo Giacometto, Alessandro Giglio Vigna, Stefano Lepri, Susy Matrisciano, Augusta Montaruli, Lucio Malan, Osvaldo Napoli, Elisa Pirro, Claudia Porchietto e Daniela Ruffino.
Alla videoriunione è intervenuto anche il presidente della Provincia di Alessandria Gianfranco Baldi in rappresentanza dei Comuni alessandrini coinvolti.
Ai parlamentari è stata chiesta da tutti i sindaci maggiore trasparenza da parte di Sogin che sul proprio sito internet non ha pubblicato i documenti necessari, oltre alla necessità di esplicitare i criteri con cui sono stati individuati i siti potenzialmente idonei; in particolare è stato chiesto di attivarsi per ottenere subito il rinvio o la sospensione dei termini per presentare le osservazioni proprio a causa della mancanza della documentazioni tecniche necessarie.
Da Matilde Casa sindaca di Lauriano e portavoce della zona omogenea 10 Chivassese e Ivana Gaveglio sindaca di Carmagnola e portavoce della zona omogenea 11 Chierese Carmagnolese sono state evidenziate le fortissime preoccupazioni del territorio e la presenza di gravi errori materiali nel documento di Sogin: con loro sono intervenuti anche i sindaci dei siti potenzialmente idonei, la sindaca di Caluso Maria Rosa Cena, Marco Formia sindaco di Mazzè e Antonio Magnone sindaco di Rondissone ugualmente preoccupati per le ricadute locali.
Molti parlamentari hanno ricordato di aver già presentato interrogazioni urgenti e di aver chiesto chiarimenti anche ai Ministri sui criteri e le distanze, tutti hanno ribadito la disponibilità a sostenere la battaglia dei territori ed alcuni hanno criticato il metodo con cui stata resa pubblica una tematica di livello nazionale su una tematica così delicata, con un'improvvisa accelerazione dopo anni di attesa e di ritardi; è stato anche richiamato l'impegno per monitorare il rispetto dei tempi del programma di smantellamento del sito nucleare di Saluggia, previsto entro il 2035.
Infine, è stato ribadito da alcuni parlamentari come la procedura di scelta del sito sia in corso e che nessuna decisione è stata assunta: è stata confermata l'attenzione a questa partita per arrivare a soluzioni di sicurezza verso l'indispensabile creazione di un unico deposito nazionale nel sito più idoneo che presenta le migliori condizioni tecniche.
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Chiedono un lavoro di squadra di tipo istituzionale ed una forte presa di posizione da parte di Regione Piemonte a tutela del territorio e delle sue peculiarità agricole d'eccellenza: i sindaci dei Comuni - indicati nell'elenco stilato da Sogin dei 67 siti idonei a ricevere gli impianti definitivi di stoccaggio delle scorie nucleari - si sono riuniti anche oggi on line con la Città metropolitana di Torino per studiare come predisporre le osservazioni tecniche da inviare entro 60 giorni.Lunedì 11 gennaio alle 11 si terrà l'incontro online tra i sindaci, la Città metropolitana ed i parlamentari piemontesi, al quale interverrà anche la Regione Piemonte.
La sindaca di Carmagnola Ivana Gaveglio e di Caluso Maria Rosa Cena, il sindaco di Mazzè Marco Formia e di Rondissone Antonio Magnone, l'assessore all'ambiente di Chivasso Pasquale Centin, i sindaci di Montanaro Giovanni Ponchia, di Torrazza Piemonte Massino Rozzino e di Chieri Alessanro Sicchiero hanno ribadito lo sconcerto per non essere stati cooinvolti nè preventivamente informati ed hanno preso atto di una scelta nazionale che appare fortemente caratterizzata verso il territorio piemontese dove già sono presenti l'80% delle scorie nucleari dell'intero territorio italiano, nel sito di Saluggia. Dagli amministratori è emersa la volontà di ottenere una deliberazione da parte di Regione Piemonte a tutela del territorio e delle sue eccellenze agricole, come già accaduto ad esempio in Lombardia, e di una azione politica forte che rappresenti con una voce sola le specificità del territorio individuato che oggettivamente non possiede le caratteristiche per ospitare il deposito.
Il vicesindaco di Città metropolitana Marco Marocco e la consigliera delegata all'ambiente Barbara Azzarà hanno confermato ai Comuni la disposibilità della struttura tecnica metropolitana a redigere le osservazioni tecniche inserendosi nel processo di confronto pubblico previsto dalla normativa per contribuire ad ottenere l'esclusione dei siti del nostro territorio dalla short list individuata, a partire dalle indicazioni sul grande patrimonio di terreni agricoli fertili che verrebbero intaccati e fortemente penalizzati, danneggiando anni di investimenti sui prodotti d'eccellenza.
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Scavalcati da un annuncio a sorpresa, amareggiati per il rischio di cancellare in un colpo anni di promozione territoriale e di investimenti sui prodotti locali di qualità.Questo in sintesi quanto è emerso oggi dall'incontro convocato d'urgenza dalla Città metropolitana di Torino con i sindaci dei siti ricompresi nell'elenco pubblicato da Sogin, società pubblica di gestione del nucleare, dopo il nullaosta del Governo sulle pagine del sito www.depositonazionale.it/
Tra le 67 le località selezionate in Italia nelle quali esistono le condizioni tecniche per realizzare gli impianti, 4 sono sul territorio metropolitano torinese: Rondissone, Mazzè, Caluso e Carmagnola
Martedì pomeriggio 5 gennaio i primi cittadini Ivana Gaveglio (Carmagnola) Maria Rosa Cena (Caluso) Marco Formia (Mazzè) e Antonio Magnone (Rondissone) con Claudio Castello (Chivasso) Francesco Principi (Villastellone) e Angelita Mollo (Poirino) incontrando online il vicesindaco metropolitano Marco Marocco hanno ribadito la preoccupazione che queste scelte possano avere ricadute sulle popolazioni, già spaventate dalla pandemia da covid.
Si tratta di amministrazioni comunali che negli anni hanno investito molto sui rispettivi territori per dare valore alle produzioni locali: basti citare il peperone di Carmagnola con l'intero distretto del cibo, la tinca gobba di Poirino, l'Erbaluce di Caluso e la nocciola di Caluso che sta per ottenere il marchio IGP.
Accanto alla sorpresa e alla generale contrarietà dei Sindaci nell’apprendere dai giornali che il proprio territorio era stato individuato quale sede di un deposito nazionale nucleare, sono già forti i dubbi sui criteri utilizzati per l’individuazione dei 67 siti.
I Comuni di Carmagnola e Chivasso si stanno già muovendo per organizzare sedute aperte dei rispettivi Consigli comunali e tutti i sindaci hanno sottolineato il loro impegno ad approfondimenti tecnici nei prossimi 60 giorni.
"Intanto chiederemo un incontro ai parlamentari piemontesi - assicura il vicesindaco metropolitano Marco Marocco - e supporteremo i Comuni con gli approfondimenti tecnici necessari a comprendere la genesi delle scelte di Sogin. Resta grave il mancato coinvolgimento degli amministratori locali da parte del Governo centrale".
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E’ stata resa nota la mappa dei siti nei quali potranno essere realizzate in tutta Italia le strutture per lo stoccaggio dei rifiuti radioattivi. Lo scorso 30 dicembre la Sogin, società pubblica di gestione del nucleare, ha ricevuto dal Governo il nullaosta e nella giornata di ieri ha pubblicato sulle pagine del web www.depositonazionale.it/ la documentazione completa fino ad oggi ritenuta altamente riservata.Sono 67 le località selezionale nelle quali esistono le condizioni tecniche per realizzare gli impianti. Dodici le aree più adatte che si trovano nelle province di Alessandria, Torino e Viterbo. Nella nostra regione i comuni che potrebbero essere coinvolti sono Rondissone, Mazzè, Caluso e Carmagnola per quanto riguarda il territorio metropolitano di Torino e Alessandria-Castelletto Monferrato-Quargnento, Fubine-Quargnento, Alessandria-Oviglio, Bosco Marengo-Frugarolo, Bosco Marengo-Novi Ligure, e ancora l’area fra Alessandria-Castelletto-Quargnento e l’area Bosco Marengo-Novi, per la provincia di Alessandria.
Non appena ricevuta la notizia della proposta di localizzazione dei siti per le scorie radioattive il vicesindaco della Città metropolitana di Torino, Marco Marocco, ha convocato per oggi pomeriggio alle 15,30 un incontro con le amministrazioni coinvolte per esaminare la situazione. L’iniziativa è stata presa anche dai vertici della Provincia di Alessandria.
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In merito al blocco degli autoveicoli diesel euro4, scattato proprio da oggi lunedi 4 gennaio e previsto da tempo dal Protocollo padano siglato dalle Regioni della pianura padana, la Sindaca della Città metropolitana di Torino Chiara Appendino ha inviato una lettera al Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio per richiedere la sospensione del provvedimento.“Occorre rivedere le misure previste per migliorare la qualità dell'aria, che nel caso degli euro 4 riguarda oltre 400 mila veicoli diesel fino alla fine di marzo – sostiene la Sindaca nel testo inviato in Regione – Chiediamo anche la convocazione urgente di un tavolo regionale sulla qualità dell’aria per aggiornarci sulle misure previste in merito all’introduzione della scatola nera ed agli interventi sugli impianti di riscaldamento”.
La stessa richiesta era già stata avanzata dalla Consigliera con delega all’ambiente della Città metropolitana. Barbara Azzarà, proprio per approfondire l’argomento delle misure per contenere l’inquinamento atmosferico, tenendo però in considerazione i problemi causati dalla grave situazione della pandemia da Covid-19”.
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Da lunedi 4 gennaio 2021 tutti i veicoli con omologazione euro 4 diesel, sia adibiti al trasporto persone che al trasporto merci, non potranno più circolare nei territori dei comuni dell’area metropolitana di Torino, dal lunedi al venerdi dalle 8 alle 19.E’ quanto stabilito da tempo dal Protocollo siglato dalle Regioni della pianura padana che oltre ad intervenire con misure per la limitazione alla circolazione dei veicoli più inquinanti, tocca ambiti quali energia, impianti di riscaldamento, trasporti e agricoltura.
Rientrano negli obblighi previsti dal Protocollo, oltre a Torino, i comuni di Beinasco, Borgaro Torinese, Cambiano, Carmagnola, Caselle Torinese, Chieri, Chivasso, Collegno, Grugliasco, Ivrea, La Loggia, Leinì, Mappano, Moncalieri, Nichelino, Orbassano, Pianezza, Rivalta di Torino, Rivoli, San Mauro Torinese, Santena, Settimo Torinese, Trofarello, Venaria Reale, Vinovo e Volpiano.
Proprio il protocollo, con le disposizioni per il miglioramento della qualità dell’aria, prevede la progressiva limitazione di auto e veicoli commerciali ad alimentazione diesel per gli euro 4, inizialmente previsto per il primo ottobre di quest’anno, ma rinviato a causa della pandemia al 4 gennaio 2021, e per gli euro 5 entro la fine del 2025.
Rimangono in vigore le misure emergenziali che saranno attivate, in situazioni di emergenza causate da reiterati superamenti dei limiti di qualità dell'aria, dall'accensione del semaforo antismog.
Tutte le informazioni sulla gestione dei blocchi del traffico, le mappe dei comuni interessati, il livello del semaforo e le esenzioni si trovano sul sito della Città metropolitana di Torino alla pagina http://www.cittametropolitana.torino.it/cms/ambiente/qualita-aria/blocchi-traffico
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