Ambiente
Ogni anno, dal 1998, viene pubblicato il rapporto “Uno sguardo all’aria”, il documento tecnico, approfondito e dettagliato, che descrive, attraverso dati ed elaborazioni, l’evoluzione e lo stato della qualità dell’aria nel territorio della Città metropolitana di Torino. Una fonte preziosa e completa di informazioni, che descrive lo stato di salute di una delle componenti principali dell’ambiente in cui viviamo. Dal 2012, in primavera, viene proposta un’anteprima del Rapporto, che permette di sondare, anche se in modo meno dettagliato, qual è stato il trend della qualità dell’aria nell’anno precedente.
L’analisi dei dati evidenzia che nove dei dodici inquinanti per i quali sono stabiliti valori di riferimento rispettano i valori limite e obiettivo su tutto il territorio metropolitano. Il 2023 è stato leggermente più siccitoso e più caldo rispetto alla media dei 10 anni precedenti, ma complessivamente ha avuto condizioni favorevoli alla dispersione degli inquinanti. Il valore dell’indicatore utilizzato per individuare il numero di giorni potenzialmente favorevoli all’accumulo del PM10 è stato il terzo più basso della serie storica a disposizione. Più in generale, i dati di PM10, biossido di azoto e ozono hanno presentato significative riduzioni, con un miglioramento evidente anche al netto delle condizioni meteo abbastanza favorevoli.
I dati di PM10 rilevati nel 2023 presentano un netto miglioramento sia rispetto al 2022 (un anno particolarmente critico) che rispetto al 2021 e al 2018, anni che hanno avuto condizioni meteo dispersive confrontabili. Nel 2023 per la prima volta i superamenti del valore limite giornaliero di PM10 sono concentrati nelle stazioni dell’agglomerato torinese caratterizzate da intenso traffico veicolare e nella stazione di Carmagnola, anch'essa prossima ad una strada molto trafficata. In tutte le stazioni di fondo, indicative dell’esposizione media della popolazione, il valore limite giornaliero è rispettato, con l'eccezione di una stazione in Torino. Il valore limite annuale del biossido di azoto è superato solo nella stazione più critica dell’agglomerato torinese.
Restano comunque ancora critici molti parametri: il valore obiettivo dell’ozono è ancora superato in tutte le stazioni del territorio, anche se in questo caso si registrano concentrazioni in diminuzione nel 2023. Il particolato PM10, il biossido di azoto e l’ozono si confermano, al netto del miglioramento, inquinanti per i quali non sono ancora rispettati i valori limite e il valore obiettivo. Tuttavia, le serie storiche di lungo periodo evidenziano, sostanzialmente per tutti gli inquinanti, una evidente riduzione delle concentrazioni.
L’analisi complessiva dei rilevamenti dei parametri PM10 e biossido di azoto mostra una situazione che negli ultimi anni si è evoluta positivamente, in particolare se si considera l’esposizione media della popolazione.
I dati evidenziano che le politiche di risanamento sviluppate fino ad oggi sono state efficaci ma, in particolare per il particolato atmosferico, che viene prodotto da molte sorgenti diverse e con meccanismi complessi, sicuramente non ancora risolutive.
Fra le attività intraprese a contrasto, la Città metropolitana di Torino autorizza le emissioni in atmosfera degli impianti industriali per limitare l'inquinamento atmosferico. Sono circa 5000 gli impianti autorizzati con applicazione delle migliori tecniche disponibili. Grazie a questa attività con il supporto delle imprese le emissioni di ossidi di azoto delle attività industriali si sono ridotte di oltre il 70%, e quelle di PM10 primario addirittura del 97%.
Occorre però ancora e con determinazione ridurre le emissioni di inquinanti delle principali sorgenti, in particolare traffico veicolare, combustione della biomassa e attività zootecniche, per garantire a tutti i cittadini un ambiente salubre e una qualità dell’aria soddisfacente.
Ulteriori risultati sono attesi nei prossimi anni dall’implementazione del Piano urbano della mobilità sostenibile, dall’applicazione delle migliori tecniche disponibili per le imprese zootecniche e dalle attività di controllo della corretta conduzione e manutenzione degli impianti di riscaldamento.
Il rapporto è disponibile al link
http://www.cittametropolitana.torino.it/cms/ambiente/qualita-aria/dati-qualita-aria/relazioni-annuali
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Inizierà il 9 aprile e durerà tre mesi il nuovo corso di formazione per le aspiranti Guardie Ecologiche Volontarie, organizzato dalla Città metropolitana di Torino. Le domande si partecipazione possono essere presentate sino al 31 marzo secondo le indicazioni contenute nel bando reperibile al link
Per informazioni si può anche scrivere a salaoperativagev@cittametropolitana.torino.it
Le lezioni si svolgeranno in parte a distanzae in partein presenza. Sarà possibile assistere alle lezioni in presenza all’Istituto Tecnico Industriale Statale Pininfarinaa Moncalieri. In alternativa sarà possibile assistere invideoconferenza sulla piattaforma Webex. La durata del corso è di 3 mesi, con 90 ore di lezioni, di cui50 teoriche a frequenza bisettimanale, il martedì e giovedì dalle 19 alle 22, e 40 pratiche. Per quanto riguarda le lezioni pratiche, 30 ore saranno dedicate ad uscite sui territori durante i sabati e10 ore ad un tirocinio di 3 mezze giornate al seguito delle GEV esperte, durante l’attività di servizio. L’esame finale di idoneità si terrà nell’ultima settimana di giugno. Le GEV sono volontari che offrono il loro servizio a titolo gratuito e con un Decreto della Prefettura sono nominate guardie particolari giurate per la tutela dell’ambiente. Non sono dotate di armi. Il corso si rivolge ai cittadini residenti o domiciliati nella provincia di Torino, di età compresa fra i 18 e i 67 anni, in possesso del diploma di licenzia media, che intendano impegnarsi con costanza nella salvaguardia e tutela dell’ambiente.
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Seconda edizione per il “plogging lento” al lago di Arignano: richiamandosi alla disciplina sportiva del plogging (una pratica di origine svedese che consiste nel raccogliere i rifiuti che si trovano per strada mentre si fa jogging), sabato 24 febbraio si svolgerà la giornata di pulizia delle sponde del lago.Il lago è in fase di recupero naturalistico nell’ambito del progetto ISOLA-Interventi di salvaguardia e monitoraggio del Lago di Arignano, finanziato sul bando Simbiosi 2022 della Fondazione Compagnia di San Paolo, di cui la Città metropolitana guida l’attuazione.
In passato il Comitato per la salvaguardia del lago aveva già realizzato alcuni interventi di rimozione dei rifiuti dalle sponde, coinvolgendo i suoi soci e altri cittadini volenterosi. Il plogging di sabato 24 febbraio è una delle iniziative di sensibilizzazione della popolazione locale e degli escursionisti che frequentano lo specchio d’acqua al confine tra la Città metropolitana di Torino e la provincia di Asti, previste dal progetto ISOLA e organizzate dal Comitato per la salvaguardia del lago.
Per la promozione dell’evento e per incuriosire e incentivare la partecipazione, si è deciso di richiamarsi, anche se impropriamente, alla disciplina sportiva del plogging. In realtà, sarà una semplice passeggiata ecologica - di qui la definizione di “plogging lento” - durante la quale chiunque potrà collaborare a raccogliere i rifiuti trovati lungo il perimetro della Zona naturale di salvaguardia del lago.
Il ritrovo è alle 9.30 sulle rive del lago (lato Arignano): raccomandati scarponcini e abbigliamento caldo, mentre guanti e sacchetti saranno forniti dagli organizzatori.
In caso di pioggia o neve l’appuntamento è rimandato al 2 marzo. La partecipazione è gratuita e aperta a tutti.
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Una giornata di sole sfavillante, l’arco di montagne di nuovo imbiancate e, dietro una cortina boscosa, il Po, con aironi, cormorani e folaghe a sorvolarlo placidi. Di fronte, un vastissimo prato puntellato di shelter, disposti in grandi cerchi irregolari: fra qualche anno al posto di quetsi piccoli ripari per giovani piante ci sarà un bosco misto di querce, olmi, sambuchi, salici, pioppi, che formeranno un bosco misto attraverso il quale passeggiare e raggiungere il fiume.
Siamo a Cavagnolo, di fronte a uno dei più recenti interventi di riforestazione finanziati alla Città metropolitana con il Pnrr e destinato all’ambito perifluviale del fiume Po – tratto torinese, nei Comuni di Brusasco, Cavagnolo, Lauriano, San Sebastiano da Po e Verolengo.
In tutto una superficie di oltre 54 ettari che prevede la messa a dimora di 72.000 esemplari fra alberi ed arbusti tipici dell’ambiente fluviale, per un importo complessivo di 2.250.000 euro.
Dietro il nuovo “bosco” di Cavagnolo, il sentiero lungo il fiume si dipana lungo una piacevole passeggiata e raggiunge un altro nuovo impianto, che appartiene già al Comune di Brusasco: anche qui le piccole piante sono riparate dagli shelter che le proteggono dagli animali selvatici, mentre una spessa pacciamatura di paglia contiene la crescita delle erbe infestanti e aiuta a mantenere le risorse idriche.
Fra i progetti della Città metropolitana finanziati con il Pnrr e destinati alla riforestazione questo si colloca lungo l’asta fluviale del Po nella pianura alluvionale a valle della città di Torino, prevalentemente in destra orografica del Po. Seppur non contingui, i terreni interessati dei cinque Comuni presentano caratteristiche simili e contemplano interventi analoghi: il progetto prevede nfatti operazioni di eradicazione delle specie alloctone invasive, lavorazioni superficiali del suolo, apertura delle buche e concimazione localizzata, messa a dimoradi specie autoctone arboree e arbustive, inerbimento, sistemi di pacciamatura, dotazione di dispositivi di protezione da fauna selvatica e di segnalazione delle piantine, cura e manutenzione dell'impianto per i 5 anni successivi.
Le specie – alberi e arbusti - che trovano dimora nelle aree di riforestazione sono Acer campestre, Alnus glutinosa, Crataegus monogyna, Euonymus europaeus, Ligustrum vulgare, Prunus avium, Prunus padus, Prunus spinosa, Populus alba, Populus nigra, Quercus robur, Rhamnus catharticus, Salix purpurea, Salix eleagnos, Salix alba, Sambucus nigra, Ulmus laevis.
Andrea Gavazza, sindaco di Cavagnolo, spiega che con questo intervento “abbiamo riconquistato un tratto del Parco del Po, perché in questi mesi, anche con l’aiuto dei volontari e dei cantonieri, siamo riusciti a ripulire una zona così invasa dalla vegetazione che non si riusciva neppure ad arrivare fino al fiume. E con l’intervento di riforestazione della Città metropolitana a cui abbiamo concesso l’utilizzo dei terreni comunali abbiamo finalmente un’area libera da infestanti e rinaturalizzata con specie autoctone: da oggi in poi possiamo puntare a farne una meta di interesse naturalistico e turistico. Infatti il prossimo passo sarà un intervento di valorizzazione e conservazione, insieme al Parco del Po e con la collaborazione di Città metropolitana e finanziato con bando regionale, che speriamo si concretizzi in un’area attrezzata e magari, un pontile per una navigazione dolce con barchini elettrici”.
L’obiettivo di conservare l’ambiente e insieme valorizzarlo, permettendo la fruizione, comporta una visione che deve allargarsi rispetto ai confini comunali, come spiega bene Giulio Bosso, sindaco di Brusasco: “Questo è un progetto nato dalla sinergia della Città metropolitana con i nostri Comuni e con la collaborazione del Parco del Po: sono queste le basi per proteggere l’ambiente fluviale e la riforestazione è un passo importante per riappropriarsi dei nostri territori”.
Concretamente Bosso pensa alla realizzazione di un percorso ciclopedonale che permetta a cittadini e turisti di godere di questo ambiente dove il fiume, il bosco, i piccoli laghi movimentano la pianura: “Desideriamo dare impulso a un turismo non invasivo, non quello dei grandi numeri ma quello “calmo”, che è quello di cui i nostri piccoli Comuni hanno bisogno: e per questo è necessaria la collaborazione fra di noi e anche con un ente di coordinamento come la Città metropolitana”.
Approfondimenti con foto e video: http://www.cittametropolitana.torino.it/speciali/2024/pnrr_riforestazione_parco_po/
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Il 2024 si è aperto con notizie positive sul fronte della tutela dell’ambiente, dal momento che la Città metropolitana di Torino ha avuto conferma dell’erogazione dei 22 milioni e 220.000 euro che erano stati richiesti al Ministero dell’Ambiente e Sicurezza Energetica per la realizzazione di 5 progetti di forestazione urbana ed extraurbana presentati a fine settembre. I progetti sono relativi alla Missione 4.2.3.1 del bando e consentiranno di intervenire su 5 ambiti metropolitani per mettere a dimora 650.000 piante nei prossimi due anni. Prosegue così una vasta azione di riqualificazione ambientale, che si è concretizzata nelle oltre 100.000 piante messe a dimora grazie agli 8 progetti finanziati dal Decreto Clima nelle annualità 2020 e 2021 e nelle 200.000 in corso di piantagione con l’annualità 2022 della Missione 4.2.3.1 del PNRR. Senza dimenticare le ulteriori 50.000 piantine, di cui la Città metropolitana ha coordinato la messa a dimora grazie al protocollo di intesa sul verde urbano stipulato nel 2019 con Ministero per l’Ambiente, Regione Piemonte e Città di Torino e attraverso progetti di associazioni private come Azzero Co2, Rete Clima ed Arbolia Snam.
Il Vicesindaco metropolitano, Jacopo Suppo, annuncia con soddisfazione che “nel 2026 si arriverà alla quota di 1 milione di piante e a circa 850 ettari di territori rinaturalizzati: un risultato considerevole, che il nostro Ente ha raggiunto grazie alla consolidata esperienza e organizzazione tecnica e amministrativa in materia di gestione di grandi progetti, ma anche grazie alla sinergia con il DISAFA dell’Università di Torino, le Direzioni Foreste, Biodiversità, Aree protette e Demanio Idrico della Regione Piemonte, l’Istituto per le Pianteda Legno e l’Ambiente, la SMAT e una trentina di Comuni sensibili alle tematiche del contrasto ai cambiamenti climatici e all’inquinamento dell’aria”.
650.000 PIANTE IN 5 AMBITI TERRITORIALI
I 5 ambiti territoriali per i quali è stato ottenuto a fine 2023 il nuovo finanziamento del MASE sono in parte già coinvolti nei precedenti interventi. Nel dettaglio sono stati finanziati i progetti:
- torrente Stura - Comuni di Borgaro e Torino e SMAT, con la riforestazione dell’area del lago Villaretto, del parco Chico Mendes e dell’area SMAT Stura, per una spesa di 4.515.000 euro
- torrente Chiusella e fiume Dora Baltea - Comuni di Montalto Dora e Pavone Canavese e in aree del Demanio regionale, con il ripristino dei corridoi ecologici del Chiusella e della Dora Baltea, per una spesa di 2.881.000 euro
- torrente Orco - Comuni di Foglizzo, Montanaro, San Benigno e aree del Demanio regionale, con il ripristino del corridoio ecologico dell’Orco, per una spesa di 6.450.000 euro
- Alta Valle di Susa - Comuni di Salbertrand, Sauze di Cesana. Chiomonte ed Exilles, con il ripristino di boschi danneggiati da valanghe in alta Valsusa, per una spesa di 2.365.000 euro
- fiume Po - ripristino del corridoio ecologico in aree del Demanio Regionale e del Parco del Po nel tratto tra Chivasso e il confine con la provincia di Vercelli, per una spesa di 7.009.000 euro.
PER APPROFONDIRE
Interventi nelle aree fluviali e perifluviali
Per quattro progetti si tratta di intervenire su aree molto estese limitrofe ai corsi d’acqua dello Stura, del Chiusella, della Dora Baltea, dell’Orco e del Po, lungo i quali verranno ricostruiti ambiti fluviali infestati da specie esotiche invasive come la zucca matta (Sycios angulatus), la reinutria (Reynoutria/Fallopia japonica), il falso indaco (Amorpha fruticosa) e la robinia (Robinia pseudoacacia), che ne hanno modificato e degradato la composizione floristica. La scelta dei siti di intervento ha privilegiato, tra le aree disponibili in prevalenza del Demanio idrico regionale e in minor misura di alcuni Comuni che ne hanno concessa la disponibilità, quelle che per posizione, accessibilità, caratteristiche del suolo e frammentazione fondiaria pongono maggiori difficoltà alla gestione agricola. Le aree oggetto degli interventi risultano ex seminativi e impianti di arboricoltura da legno abbandonati, infestati da una vegetazione erbacea, arbustiva e arborea non autoctona. I progetti hanno lo scopo di ripristinare il bosco originario planiziale e ripariale, costituito da Pioppo bianco e nero (Populus alba e nigra), Salice arboreo (Salix alba) e arbustivo (Salix purpurea, triandra, eleagnos) e Ontano nero nelle aree più umide limitrofe ai corsi d’acqua e Querce (Quercus robur e cerris), Ciliegi selvatici (Prunus avium e padus), Olmo (Ulmus laevis), Acero campestre (Acer campestre), Sorbo (Sorbus torminalis) con sottobosco costituito da cespugli di Nocciolo (corylus avellana) Biancospino (Crataegus monogyna), Ligustro (Ligustrum vulgare), Evonimo o Berretta da prete (Evonimus europaeus), Viburno (Viburnum lantana), Sanguinello (Cornus sanguinea), Melo selvatico (Malus sylvestris).
L’obiettivo generale dei progetti è quindi quello di consolidare il ruolo fondamentale nell’ambito della Rete Ecologica svolto dai terreni immediatamente prossimi alle aree protette ad elevato valore ecologico, riconosciute dagli strumenti di pianificazione metropolitana e regionale.
Gli obiettivi specifici, coerenti con i Piani di Gestione dei siti Rete Natura 2000 e con gli strumenti di pianificazione delle aree protette, sono legati alla tutela della biodiversità, in un’ottica di riqualificazione dell’ambito perifluviale. L’impianto di specie che appartengono alla vegetazione naturale potenziale mira a incrementare le funzionalità ecologiche dell’ambiente golenale, il suo ruolo come infrastruttura verde e blu a scala territoriale, la qualità paesaggistica e in generale l’offerta di servizi ecosistemici di regolazione.
Tra gli strumenti di pianificazione territoriale e paesaggistica che interessano le aree oggetto di intervento sono presenti il Piano Territoriale Regionale, il Piano Paesaggistico Regionale (PPR) e il Piano Territoriale di Coordinamento della Città metropolitana di Torino. Gli ambiti di intervento sono interessati principalmente dal PPR che, oltre a riconoscere i corridoi fluviali come elementi strutturali della Rete di connessione paesaggistica, segnala come emergenza fisico-naturalistica il paesaggio fluviale e i relativi ambienti seminaturali delle confluenze, in quanto caratterizzano il territorio con ambienti di elevato interesse naturalistico e paesaggistico. Sottolineandone la necessità di tutela, il PPR ne evidenzia il forte rischio di squilibrio ecologico e di perdita di identità del paesaggio, a causa della pressione dovuta all’agricoltura e alla vicinanza di strade e ferrovie. Il PPR sottolinea come situazioni di vulnerabilità o direttamente critiche: la disconnessione e frammentazione della rete ecologica, con la progressiva chiusura dei collegamenti tra la rete fluviale e la pianura; la perdita di biodiversità, legata all’agricoltura intensiva a mais, soprattutto in aree di particolare fragilità, con la relativa banalizzazione del paesaggio; il pascolo erratico incontrollato di grandi greggi, che danneggia la vegetazione riparia e le colture; il degrado e la distruzione dei relitti lembi di boschi planiziali a querco-carpineto per eliminazione diretta o per inquinamento antropico e, in generale, una gestione non sostenibile, con taglio a scelta commerciale e con prelievo indiscriminato dei grandi alberi nei boschi, soprattutto delle riserve di querce a fustaia, con utilizzazioni a cura di personale non specializzato. Ulteriori problematiche evidenziate nelle zone fluviali e planiziali riguardano la diffusione di specie esotiche, sia arboree come Ciliegio tardivo (Prunus serotina) e Quercia rossa (Quercus rubra), sia arbustive come Amorpha fruticosa, Buddleja speciosissima, Solidago gigantea, Erigeron canadensis, sia erbacee come Sicyos angulatus e Reynoutria japonica. Tali specie causano problemi nella gestione degli ambienti forestali, in particolare per la rinnovazione delle specie locali spontanee. Ma anche il disseccamento degli alvei fluviali in estate e condizioni di stress idrico per le zone a bosco ripario e planiziale, dovute all’abbassamento generalizzato delle falde, con conseguenti diffuse morìe della vegetazione arborea, causate da prelievi eccessivi per usi irrigui e contemporanei deficit di precipitazioni. Tra gli indirizzi e gli orientamenti strategici che il PPR richiede ai diversi soggetti istituzionali competenti di adottare per gli aspetti di tipo naturalistico vi sono la creazione di nuovi boschi paranaturali con specie idonee, con priorità per le terre a seminativi, in particolare a contatto con boschi relitti e nelle zone golenali, aree protette e Siti Natura 2000 per ridurne l’insularizzazione; in zone fluviali soggette alla regolamentazione del Piano di Assetto Idrogeologico in fascia A e in particolar modo nelle aree a rischio di asportazione di massa, il mantenimento di popolamenti forestali giovani, che possano fungere da strutture rallentanti il flusso d’acqua in casse di espansione e che nel contempo, in caso di fluitazione, non formino sbarramenti contro infrastrutture di attraversamento.
Il PTC2, in approfondimento e attuazione della rete ecologica regionale, ha individuato a sua volta la Rete Ecologica Provinciale che, soprattutto sfruttando i corridoi fluviali, collega tra loro le aree di maggior valore naturalistico. Gli ambiti oggetto di intervento rientrano nella REP in quanto corridoi fluviali e anche area protetta per ciò che concerne il fiume Po, rivestendo un ruolo di particolare importanza dal punto di vista ecologico, oltre che da quello naturalistico e paesaggistico, di cui la normativa di Piano prescrive non solo la preservazione, ma anche la valorizzazione e l’implementazione.
Interventi in aree soggette a valanghe
In alta Valle di Susa l’intervento riguarderà aree boscate danneggiate da fenomeni valanghivi nei Comuni Chiomonte, Exilles sulla valanga Verger-Ruinas, Salbertrand sulla valanga Moncellier e Sauze di Cesana sulla valanga Bessen. La forestazione delle aree di distacco di valanghe, unita alla protezione del postime con cavalletti in legno, ha lo scopo di mitigare il rischio di distacco di valanghe storiche e ricorrenti, che costituiscono un pericolo per le infrastrutture del fondovalle, garantendo al tempo stesso un incremento della superficie forestale attivamente gestita, una migliore connessione ecologica a livello di versanti, una implementazione delle foreste di protezione diretta, a vantaggio della sicurezza del territorio. Le aree di intervento sono suddivise in 3 siti che a loro volta possono essere caratterizzati da aree disgiunte, di proprietà comunale, tutte localizzate all’interno del perimetro di valanghe storiche e ricorrenti, censite e documentate da ARPA Piemonte nel Sistema Informativo Valanghe (SIVA). Le aree di forestazione sono state scelte in funzione della pericolosità della valanga e del rischio nei confronti delle infrastrutture di fondovalle (centri abitati, strade aperte al transito veicolare). Si tratterà di un ripristino dei siti forestali con reimpianto di specie tipiche dei piani montani interessati: su quelli a maggior altitudine verranno reimpiantati il Larice (Larix decidua), il Pino cembro (Pinus cembra), l’Acero montano (Acer pseudoplatanus) ed il Ginepro (Juniperus communis); a quote inferiori la Roverella (quercus pubescens), il ciliegio selvatico (Prunus avium) il Frassino (Fraxinus excelsior) il Castagno (Castanea sativa), il sorbo montano ed il sorbo degli uccellatori (Sorbus aria ed aucuparia) con sottobosco di Biancospino (Crataegus monogyna), Sanguinello (Cornus sanguinea) e Ligustro (Ligustrum vulgare).
Tutti gli interventi verranno supportati a livello scientifico dal Dipartimento di Scienze agrarie forestali ed alimentari dell’Università di Torino, con cui è in atto una convenzione riguardante l’annualità 2022 del PNRR e, a livello operativo, dalla Regione Piemonte e dall’Istituto per le Piante da Legno e l’ambiente di Torino, che ha già collaborato alla prima fase di candidatura degli studi di fattibilità tecnico-economica e con cui è in corso di predisposizione un accordo.
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È stato pubblicato il Rapporto annuale sullo stato del sistema di gestione dei rifiuti 2023. Il rapporto si inserisce in una tradizione oramai consolidata di monitoraggio e di diffusione dei dati, avviata dalla allora Provincia di Torino con la pubblicazione del primo rapporto annuale nel febbraio del 2000 e proseguita negli anni.
L’Osservatorio sui rifiuti ha sempre svolto funzioni di monitoraggio e di supporto all’attuazione delle strategie dell’Amministrazione oltre che essere utilizzato, anche al di fuori dell’Ente stesso, come strumento previsionale.
L'obiettivo principale del documento è fornire strumenti essenziali ai Consorzi di area vasta (Cav), ai Comuni e alla neonata Conferenza d'Ambito Regionale per un’analisi approfondita della produzione e la gestione integrata dei rifiuti urbani nel territorio metropolitano. Il sistema informativo su cui è costruito il Rapporto è costituito da una struttura operativa consolidata che si basa sui flussi informativi di Regione, ATO-R, Consorzi di Area Vasta, Comuni ed Aziende che garantiscono l'aggiornamento continuo del sistema e danno la misura delle trasformazioni .
La produzione totale di rifiuti
I dati presentati nel Rapporto 2023, riferiti all'anno di indagine 2022, indicano una riduzione complessiva del 2% nella produzione totale di rifiuti urbani rispetto al 2021, rimanendo inferiore al valore precedente alla pandemia Covid (2019) di oltre 28.000 tonnellate. Anche il rifiuto urbano residuo a valle delle raccolte differenziate (rifiuto urbano indifferenziato, RU) è diminuito passando da 418.524 tonnellate nel 2021 a 402.487 tonnellate del 2022, con una diminuzione del 3,8%. rimanendo inferiore al valore precedente alla pandemia covid (2019) di oltre 28.000 tonnellate. Anche il rifiuto urbano residuo a valle delle raccolte differenziate (rifiuto urbano indifferenziato, RU) è diminuito passando da 418.524 tonnellate nel 2021 a 402.487 tonnellate del 2022, con una diminuzione del 3,8%.
La produzione pro-capite di rifiuti urbani
La produzione pro-capite di rifiuti urbani ha registrato un continuo incremento dal 2014 al 2018, particolarmente marcato tra il 2017 e il 2018 (+5%). Nel 2019, invece, si è osservato un cambio di tendenza rispetto all’anno precedente, con un lieve calo della produzione pro-capite. Il trend di diminuzione è stato confermato nel 2020, fortemente legato alla emergenza sanitaria e alle relative restrizioni, non si è confermato nel 2021, che ha registrato un aumento del 4,6% della produzione pro-capite. Nel 2022 vi è stata tuttavia di nuovo un’inversione di tendenza rispetto al 2021 (-1,55%) che porta il territorio metropolitano ad una riduzione di 3 kg/ab rispetto a prima della pandemia.
A livello comunale le aree turistiche – in particolare la corona montana -sono quelle in cui viene rilevata una più alta produzione pro-capite dei rifiuti, per effetto della presenza periodica di molti non residenti. La Città di Torino, pur avendo un numero di non residenti – anche giornalieri – apprezzabile, ha avuto una produzione nel 2022 pari a 477 kg/abitante (in lievissima riduzione rispetto all’anno precedente).
La raccolta differenziata
Complessivamente, nel 2022 il quantitativo di raccolta differenziata è stato pari a 658.094 tonnellate, assolutamente in linea con il 2021 (si registra una lievissima riduzione, -0,89%). L’analisi dei quantitativi di raccolta differenziata pro-capite mostra pressoché la medesima situazione riscontrata nei valori assoluti.
Fa eccezione la Città di Torino, nella quale il valore pro-capite fa registrare un +1,38% rispetto al 2021: va notato che il capoluogo non ha un unico sistema di raccolta differenziata e presenta aree servite con sistemi stradali (il centro aulico della Città). L’estensione del sistema domiciliare a diversi quartieri della Città negli ultimi anni ha portato ad un significativo incremento della percentuale di raccolta differenziata tra il 2017 e il 2019 (dal 44,7% a 47,7%). Anche negli ultimi anni si sono registrati tassi di crescita apprezzabili, portando la Città a registrare nel 2022 una percentuale di raccolta differenziata pari al 54,4%.
“Per un’analisi particolareggiata e insieme complessiva” spiega il consigliere delegato all’ambiente della Città metropolitana di Torino Gianfranco Guerrini “è inevitabile che i dati del Rapporto siano una fotografia dell’anno precedente. Tuttavia l’Osservatorio metropolitano sui rifiuti pubblica mensilmente anche i dati dell’anno in corso, cosicché leggendo questo documento si può già dare uno sguardo a quanto accaduto nel 2023: dopo le variabili seguite alla pandemia, i dati ci mostrano che si sta stabilizzando la situazione e anzi che molti Consorzi stanno facendo un lavoro eccellente e sta migliorando la raccolta differenziata. C’è molto lavoro da fare e la collaborazione dei cittadini è indispensabile”.
Il Rapporto è online su www.cittametropolitana.torino.it/cms/ambiente/rifiuti/osservatorio-rifiuti/rapporto-sistema-gestione-rifiuti/
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Sapevate che Venaria reale è una città d0'acqua, attraversata da canali che assumnono grande importanza ambientale ed ecologica?I canali assicurano la biodiversità, ma hanno anche un ruolo sempre più importante nella difesa dai fenomeni alluvionali.
Nella nuova puntata della web serie “Connettere L’ambiente” realizzata da Città metropolitana di Torino con il supporto di ragazzi e ragazze del servizio civile universale, abbiamo fatto un breve viaggio a partire dalle vie limitrofe alla Reggia, con l’aiuto dell’architetto Giacomo Bulgarelli del Comune di Venaria alla scoperta di una città circondata da canali, collegati ai fiumi Ceronda, Casternone e Doria riparia.
Storicamente, i canali sono stati una forma di ricchezza per le popolazioni, infatti consentivano l’irrigazione dei terreni agricoli e poi più tardi sarebbero stati usati per generare la forza motrice per gli opifici e per i mulini, fino all’arrivo della corrente elettrica.
Una piccola curiosità: uno dei canali che abbiamo visitato serviva per le ghiacciaie di Casa Savoia.
Il video è online sul nostro canale Youtube al link https://youtu.be/qSIY7uemkc0
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“I Comuni del Basso Canavese, del Chivassese e del Carmagnolese non hanno mai chiesto un trattamento di favore rispetto ad altri territori potenzialmente interessati. Le amministrazioni comunali e la Città metropolitana di Torino hanno solo e sempre chiesto pari dignità per tutte le comunità locali e hanno sottoposto alla Sogin una serie dianalisi tecnicheda cui emergevanoforti criticità ambientali collegate all’eventuale insediamento in quei territori del Deposito unico nazionale dei rifiuti radioattivi”: con queste parole e con soddisfazione il Vicesindaco metropolitano Jacopo Suppo commenta lo stralcio delle aree di Caluso-Mazzè e di Carmagnola-Poirino dall’elenco delle aree potenzialmente idonee alla collocazione del Deposito. I due siti a sud di Torino e nel basso Canavese erano stati indicati nel primo elenco delle aree potenzialmente idonee, su cui il Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica con Sogin e Isin hanno poi svolto indagini più specifiche.Il Vicesindaco Suppo tiene a sottolineare che “assicurando ai Comuni interessati il suo supporto tecnico e istituzionale per la presentazione delle osservazioni alla prima proposta della Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee, la Città metropolitana di Torino aveva sin dall’inizio fatto presente il notevole impegno dei territori canavesano e carmagnolese nello sviluppo di produzioni agroalimentari di pregio, incompatibili con la collocazione di scorie nucleari in terreni di prima classe. L’impegno del nostro Ente è iniziato con la precedente amministrazione ed è proseguito, con l’intento di supportare gli amministratori locali e i loro territori“.
“Le osservazioni alla Carta nazionale presentate a suo tempo erano documentate e ampiamente fondate. - conclude Suppo - Lo dimostra il fatto che sono state accolte e questa è una vittoria dell’intero territorio metropolitano, dei suoi amministratori locali e di tutte le associazioni di categoria che si sono mobilitate”.

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La Città metropolitana di Torino ha tra le proprie competenze istituzionali la promozione, la conservazione e la diffusione del tartufo autoctono Tuber magnatum Pico e delle piante ospiti del fungo ipogeo. Più in generale, l’Ente di area vasta persegue il miglioramento e lo sviluppo della tartuficoltura e ha competenze nell'applicazione della normativa regionale che regola la raccolta e la coltivazione dei tartufi e la tutela dell'ambiente naturale in cui si riproducono. Dal 16 dicembre 2021 l’Italia ha una nuova iscrizione nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale UNESCO: si tratta della “Cerca e cavatura del tartufo in Italia: conoscenze e pratiche tradizionali”.In questo quadro di competenze e riconoscimenti internazionali si inscrivono le attività di informazione, educazione ambientale e vigilanza portate avanti dalle Guardie Ecologiche Volontarie della Città metropolitana di Torino. Tra le attività figurano i controlli nelle località vocate alla presenza del prezioso fungo ipogeo. Nell’ambito di uno di questi controlli, svolto sul fare del giorno nel territorio di Sciolze, le GEV del gruppo Amt To Sud-Chierese-Carmagnolese, hanno incontrato un cittadino residente in zona, che era accompagnato dal proprio cane di razza Lagotto ed era intento alla ricerca di tartufi pur non disponendo del tesserino di idoneità all’attività. La persona fermata dalla GEV aveva con sé un tartufo bianco e lo zappino necessario per cavare i tartufi dal sottosuolo. Il tesserino di idoneità si consegue a seguito di un esame, che mira a verificare che il futuro cercatore conosca la biologia del prezioso fungo sotterraneo, la corretta modalità di raccolta e ilripristino dei luoghi, le modalità per la tutela del benessere del cane durante la cerca e cavatura. L’attività dei “trifulè” è possibile a seguito del pagamento delle tasse di concessione regionali. Al cavatore abusivo è stata comminata la sanzione amministrativa di 860,66 euro prevista dalla normativa regionale. Si è provveduto al sequestro dello zappino e alla confisca amministrativa del tartufo raccolto dall’uomo.

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È stato pubblicato come ogni anno dal 1998 il rapporto Uno sguardo all’aria 2022, un documento tecnico, approfondito e dettagliato che descrive, attraverso dati ed elaborazioni, l’evoluzione e lo stato della qualità dell’aria nel territorio della città metropolitana di Torino a partire dai primi anni ‘70. Una fonte preziosa e completa di informazioni che descrive lo stato di salute di una delle componenti principali dell’ambiente in cui viviamo.L’analisi dei dati di qualità dell’aria 2022 evidenzia che nove dei dodici inquinanti per i quali sono stabiliti valori di riferimento rispettano i valori limite e obiettivo su tutto il territorio metropolitano. Come negli anni precedenti, il particolato PM10 e il biossido di azoto superano i rispettivi valori limite.
Il 2022 è stato estremamente siccitoso sia come quantitativi di precipitazione, sia come numero di giorni piovosi e per questo motivo il 2022 ha avuto condizioni sfavorevoli alla dispersione degli inquinanti.
Il Pm10 per questo motivo presenta un aumento delle concentrazioni rispetto al 2021, Le concentrazioni di biossido di azoto invece rimangono costanti confermando il miglioramento significativo ottenuto nel 2020 e nel 2021. Un dato decisamente positivo, prioritariamente imputabile al costante miglioramento del parco veicolare a alle misure di riduzione delle emissioni dei veicoli che sono in ambito urbano la sorgente prioritaria.
"A integrazione e approfondimento del rapporto regionale sulla qualità dell'aria pubblicato a ottobre, con Uno sguardo all'aria viene presentato un focus sull'area metropolitana - spiega Secondo Barbero, Direttore Generale di Arpa Piemonte - ll 2022 ha avuto condizioni sfavorevoli alla dispersione degli inquinanti; in particolare nei mesi di gennaio e febbraiosull'area metropolitana torinese si sono avuti 55 su 59 giorni favorevoli all'accumulo di inquinanti che hanno inciso sulle concentrazioni del particolato atmosferico con un incremento delle concentrazioni medie annue e del numero di superamenti del valore limite giornaliero per il PM10. Nonostante l’influenza meteorologica, il valore limite di 40 µg/m³ per la media annua del particolato PM10 è stato rispettato mentre il valore limite di concentrazione giornaliera continua ad essere superato in diverse stazioni della Città metropolitana di Torino, sebbene il trend generale risulta comunque in diminuzione.
Per il biossido d’azoto si conferma come significativo il trend di decrescita delle concentrazioni, ma permangano due stazioni della città di Torino nelle quali non si rispetta ancora il valore limite su base annuale previsto dalla normativa"
“Da 25 anni, cioè ben un quarto di secolo, Città metropolitana (prima come Provincia di Torino) e Arpa efefttuano un puntuale lavoro di monitoraggio e anallisi sulla qualità dell’aria, che sono il presupposto indispensabile a ogni decisione strategica. I dati certificano l’efficacia delle misure di risanamento adottate, tuttavia occorre fare di più e meglio – ha commentato il consigliere delegato all’ambiente della Città metropolitana di TorinoGianfranco Guerrini- Bisogna insistere con determinazione e coraggio nelle azioni di miglioramento della qualità dell’aria. La tutela dell’ambiente è oggi una priorità per garantire salute dei cittadini e sviluppo sostenibile.”
Il rapporto “Uno sguardo all’aria 2022”, presenta i risultati di un anno di attività di monitoraggio sistematico della qualità dell’aria, viene curato da Città metropolitana di Torino e Arpa Piemonte ed è da oggi disponibile sulle pagine web dei due Enti.
http://www.cittametropolitana.torino.it/cms/ambiente/qualita-aria/dati-qualita-aria/relazioni-annuali
http://www.arpa.piemonte.it/approfondimenti/territorio/torino/aria/Pubblicazioni
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