I NOSTRI COMUNICATI

 

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Politiche sociali

“Speravamo di non dover più commentare notizie del genere, ma, evidentemente, c’è ancora molta strada dare fare per garantire a tutti i cittadini il rispetto dei loro diritti e della loro dignità. La possibilità di affittare un appartamento convivendoci con chi si vuole, nel rispetto ovviamente delle regole della civile convivenza, mi sembra un diritto fondamentale”: è questo il commento di Carlotta Trevisan, Consigliera metropolitana delegata ai diritti sociali, parità e Welfare, alla notizia dell’affitto di un appartamento negato ad una coppia gay torinese.

“Le leggi come quella sulle unioni civili sono importanti, - aggiunge la Consigliera Trevisan – ma è un cambiamento culturale quello di cui ha bisogno il nostro Paese, anche e soprattutto tra le giovani generazioni. I cittadini e le associazioni che difendono i diritti civili devono trovare nelle istituzioni ascolto e condivisione. La formazione e l’educazione sono fondamentali per garantire il rispetto dei diritti e della dignità delle persone. La Città Metropolitana, così come gli altri Enti locali, ha lavorato e lavorerà in questa direzione”.   

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944 nomi letti uno per uno, per onorare la memoria di coloro che, dal 1893 ai giorni nostri, sono caduti per mano della criminalità organizzata, pagando con la vita l’impegno contro la mafia, la ‘ndrangheta, la camorra e i mille tentacoli della “Piovra”. La lettura dei nomi è stato il momento più emozionante della Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, celebrata a Palazzo Dal Pozzo della Cisterna, sede della Città Metropolitana di Torino.

“Il contrasto alle mafie parte dai piccoli gesti quotidiani. – ha sottolineato la Consigliera metropolitana Carlotta Trevisan, delegata ai diritti sociali e parità, al Welfare e alle minoranze linguistiche – Era doveroso che anche la Città Metropolitana desse un segnale nella direzione del contrasto alla criminalità organizzata. Per fortuna l’elenco delle vittime si ferma al 2015, ma si deve continuare a parlare di mafia, perché il fenomeno è ancora forte. Io arrivo da un territorio come quello di Rivoli, che ha fatto purtroppo notizia per l’operazione Minotauro. Le pubbliche amministrazioni hanno il dovere di contrastare il fenomeno, ma tutti i cittadini hanno il dovere di osservare e denunciare situazioni sospette. Non bisogna avere paura di parlare e di denunciare”.

Per vedere il videocomunicato sull’iniziativa: https://youtu.be/t7v2bvVr9tw

LA MAFIA NON UCCIDE PIU’, MA PROSEGUONO LE INTIMIDAZIONI

Come ha ricordato il Sindaco di Chieri, Claudio Martano, a nome dell’associazione Avviso Pubblico, nel solo 2015 in Italia si sono verificati ben 479 atti di intimidazione e minaccia rivolti ad amministratori locali e funzionari pubblici: una media di 40 intimidazioni al mese, una minaccia ogni 18 ore, con un preoccupante incremento del 33% rispetto all’anno precedente. Il fenomeno coinvolge 17 Regioni, 79 Province e 266 Comuni. Nel 2015 ne sono state immuni solo Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige e Umbria.

Un significativo contributo nella lotta alle mafie può venire dalla normativa contro la corruzione e dai Piani anticorruzione che tutti gli Enti locali sono tenuti ad adottare: lo ha ricordato il Direttore generale della Città Metropolitana di Torino, Giuseppe Formichella, che ha fatto riferimento al lavoro che l’Ente sta svolgendo in tal senso, sia al proprio interno che a sostegno delle amministrazioni comunali che devono analizzare il contesto ambientale in cui operano e adottare le misure indispensabili per prevenire le infiltrazioni della criminalità organizzata nella pubblica amministrazione.

PERSONAGGI ILLUSTRI E SEMPLICI CITTADINI: LA MAFIA NON GUARDA IN FACCIA A NESSUNO

La Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie viene organizzata da 21 anni il 21 marzo, primo giorno di primavera. Nel 2017 la celebrazione principale in Piemonte è avvenuta a Verbania, ma nell’evento organizzato a Torino erano ugualmente rappresentate le associazioni “Libera”, “Avviso Pubblico” e “Agende rosse”, insieme ad amministratori pubblici (in particolare le Consigliere metropolitane Carlotta Trevisan e Anna Merlin) e dipendenti della Città Metropolitana. Tutti insieme nel cortile d’onore di Palazzo Cisterna per leggere un elenco di nomi illustri, come quelli del detective italo-americano Joe Petrosino, del capo della Squadra Mobile della Questura di Palermo Boris Giuliano e del collega Antonino Cassarà, del Presidente della Regione Sicilia Piersanti Mattarella, dell’onorevole Pio La Torre, del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e della moglie Emanuela Setti Carraro, del Presidente dell’ENI Enrico Mattei, dei giornalisti Mauro De Mauro, Mauro Rostagno, Pippo Fava, Ilaria Alpi, Miran Hrovatin, dei magistrati Pietro Scaglione, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Rosario Livatino, Bruno Caccia, Giangiacomo Ciaccio Montalto. Insieme a questi e a molti altri nomi che l’opinione pubblica ben conosce, sono stati letti anche quelli dimenticati o citati in poche righe dai giornali nelle pagine di cronaca. Perché la mafia non hai mai guardato in faccia nessuno e non fa distinzioni tra personaggi autorevoli e semplici cittadini, tra uomini, donne, anziani e bambini.

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La prima piattaforma web per il volontariato


Sono disponibili sul sito www.servireconlode.it tutte le opportunità offerte dal mondo del volontariato agli studenti universitari che frequentano gli Atenei torinesi e al mondo accademico, ma anche ai docenti e al personale amministrativo. Oltre 50 associazioni di volontariato ed enti assistenziali hanno dato disponibilità ad accogliere studenti universitari e non solo, offrendo 500 opportunità di impegno.
Prende così definitivamente corpo l’azione di "Servire con Lode", il progetto che riunisce mondo universitario, organizzazioni del volontariato e pubblica amministrazione per offrire agli studenti delle università torinesi l’opportunità di arricchire la propria formazione culturale sperimentandosi in attività centrate sull'aiuto nei confronti di soggetti che vivono in situazioni di fragilità, povertà o di emarginazione.
Il protocollo d’intesa è stato firmato a marzo di quest’anno da Università, Politecnico, Istituto Universitario Salesiano Torino-Rebaudengo, Città metropolitana, Diocesi di Torino e Centro Servizi Vol.To. Concluse le prime due fasi progettuali, cioè la costruzione della piattaforma informatica e la raccolta delle adesioni delle associazioni e degli enti assistenziali, Servire con Lode entra ora nella sua fase cruciale: il coinvolgimento degli studenti e degli altri attori del mondo universitario, mediante l’affissione e la distribuzione di materiale promozionale nelle sedi universitarie.
Per aiutare gli aspiranti volontari nella scelta delle opportunità offerte, sul sito www.servireconlode.it è possibile effettuare la ricerca in base a numerosi filtri, quali la tipologia di servizio, i beneficiari, la fascia di orario, l’area geografica. Una volta fatta la scelta, compilando il modulo online si verrà contattati da un orientatore: un breve colloquio aiuterà a individuare la soluzione migliore sia per l’aspirante volontario sia per l’ente o associazione. Quindi si verrà messi in contatto con l’ente prescelto e con i suoi referenti per poi iniziare il servizio.
L'obiettivo degli enti promotori è quello di offrire ai giovani e a tutto il mondo accademico torinese la possibilità di fare un'esperienza formativa che li trasporti nella dimensione "umana e personale" dell'impegno, aggiungendo al loro curriculum personale anche caratteristiche tipiche dell'azione del volontariato, come la capacità di risolvere i problemi e di lavorare in squadra. Nel contempo, "Servire con Lode" è anche uno strumento per offrire alle associazioni di volontariato l'opportunità di confronto con i giovani, da sempre portatori di entusiasmo e rinnovamento, e con il dinamismo insito al mondo universitario.


Politiche sociali

Crisi economica, nuove povertà, scarsezza delle risorse pubbliche da tempo impongono nuove politiche del welfare e un cambiamento di prospettiva dalle logiche assistenziali a quelle in grado di produrre una rete di solidarietà che coinvolga tutta la comunità, le strutture territoriali, capaci di proiettarsi nel futuro in termini di sviluppo sociale ed economico.

Si tratta insomma di pensare a una nuova gestione del welfare in una dimensione più progettuale, resa indispensabile anche dal Sia (sostegno per l’inclusione attiva) varato a maggio dal Governo.

In questa logica la Città metropolitana di Torino ha finanziato il progetto “Ci contiamo”, realizzato dal Consorzio servizi sociali In rete con Action Aid e Articolo 47-Liberi da debito in veste di soggetti attuatori.

In questo mesi il progetto si è concretizzato in un laboratorio che ha messo a confronto operatori dei servizi sociali e direttori dei Consorzi che hanno studiato le dinamiche e possibilità del welfare generativo e di comunità e messo a confronto le buone pratiche per poi cominciare a realizzare progetti .

Venerdì 30 settembre, dalle 9 alle 13, in via Gaudenzio Ferrari 1 (Torino) si porteranno a confronto le esperienze e i risultati del lavoro fatto in un incontro dal titolo “Ci Contiamo. Percorsi del Welfare locale tra attivazione, restituzione sociale e cittadinanza attiva” cui prenderanno parte Carla Gatti, direttore area lavoro e solidarietà sociale Città metropolitana di Torino; Elena Di Bella, dirigente servizio politiche sociali e di parità Città metropolitana di Torino; Ellade Peller presidente del Consorzio IN.RE.TE; Augusto Ferrari assessore alle politiche sociali della Regione Piemonte; Nerina Dirindin, senatrice della Repubblica. Rappresentanti delle  organizzazioni attuatrici ActionAid e Art. 47 - Liberi dal debito.

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Si chiama "Coppia ieri, genitori sempre" è il progetto curato dalla Città metropolitana di Torino sulla mediazione familiare e verrà presentato lunedì 4 luglio (ore 9,30  sala convegni di via Avogadro, 30)  a Torino durante la giornata di approfondimento tematico organizzata dalla Regione Piemonte "La Mediazione familiare: esperienze a confronto in Piemonte". 

Si tratta di un lavoro sinergico realizzato con il territorio metropolitano nell'ambito del lavoro "Gruppo di parola" per per genitori nella famiglia che cambia: uno spazio pensato per offrire una opportunità di incontro dove poter riflettere e confrontarsi sull'essere genitori nella famiglia che cambia, rendersi più recettivi alla collaborazione con l'Altro per pensare al futuro e aiutare i figli a crescere sapendo di poter contare su entrambi i genitori.

Per info: http://sportellosociale.provincia.torino.gov.it/mp_a_li.php?ambito=1&area=11&tipo=822



















Politiche sociali

Martedì 21 giugno 2016 Ivrea ha inaugurato ufficialmente due “salette” riservate alle donne vittime di violenza, proseguendo così nel progetto, avviato nel 2014 dall’ex Provincia di Torino e sostenuto in seguito dalla Città metropolitana, di risistemazione di uno spazio dedicato in quindici commissariati e caserme del territorio.

Alle 10.30, alla presenza di Salvatore Longo, Questore della provincia di Torino è stata inaugurata la stanza del Commissariato Polizia di Stato. Il Questore ha ricordato che questa è la terza saletta aperta presso una Questura del territorio metropolitano e ha fatto notare che la violenza contro le persone fragili –donne, minori ma anche anziani- è in allarmante crescita. A Ivrea, la Questura dall’inizio dell’anno ha ricevuto 25 richieste di intervento –di cui 20 avvenute in contesti familiari- e 10 sono state tramutate in denunce. Le vittime sono per lo più donne italiane coniugate fra i 20 e 37 anni e i presunti autori delle violenze  sono a loro volta italiani coniugati.

Alle 11.30 è stata la volta della saletta del Comando di polizia locale, dove ha fatto gli gli onori di casa il sindaco di Ivrea Carlo Della Pepa . Sottolineando l’importanza di fare rete per contrastare il fenomeno, ha anche ricordato che esiste una terza “saletta” presso il Tribunale di Ivrea, già realizzata in passato, in cui gli agenti della polizia municipale lavorano a sostegno della polizia giudiziaria: anche qui, nel 2016, sono stati aperti oltre 1000 fascicoli, di cui 200 riguardanti presunti maltrattamenti in famiglia, 100 stalking, 40 casi di violenza sessuale.

Le due “salette” nel capoluogo eporediese sono una nuova tappa del progetto “Una stanza per te”, un’idea nata da una proposta dell'Associazione Svolta Donna per creare all’interno di commissariati e caserme degli spazi protetti, accoglienti ma adeguatamente attrezzati, per raccogliere le testimonianze delle donne che entrano per denunciare violenze su di sé o sui propri familiari. Silvia Lorenzino, rappresentante dell’Associazione –che è uno dei 17 centri antiviolenza riconosciuti dalla Regione Piemonte- ha ricordato che l’idea di costruire le salette è nata in seno al Tavolo di coordinamento provinciale contro la violenza alle donne, un organismo che riunisce enti pubblici e associazioni che lavorano sul territorio con l’obiettivo di costituire una "rete" di soggetti che, ciascuno nel proprio ambito di competenza, mettono a disposizione professionalità e servizi in campo sanitario, psicologico, legale, giudiziario e di ordine pubblico, culturale, socio-assistenziale ed educativo per accompagnare le vittime di violenze nel percorso, non semplice, di superamento. .

La ex Provincia di Torino nel 2014 ha dato via al progetto di risistemazione degli spazi in quindici commissariati e caserme del territorio: comandi di compagnia dei Carabinieri, commissariati di Polizia. (a Torino, Bardonecchia, Ivrea, Rivoli) e nuclei specializzati di Polizia locale (Moncalieri, Venaria, Ivrea) e la Città metropolitana ha raccolto il testimone per il completamento della rete di salette.

“Come eporediese e avvocato posso dire che le istituzioni di Ivrea hanno sempre manifestato una profonda attenzione al problema della violenza verso le persone fragili” ha commentato Alberto Avetta, vicesindaco della Città metropolitana. “Ma tutto il territorio metropolitano deve offrire la stesse possibilità di contrasto alla violenza. Per questo lo sforzo che abbiamo compiuto prima come Provincia e ora come Città metropolitana è stato quello di dare vita a una nuova forma di governance che vede lavorare insieme tutte le istituzioni, ciascuna per le sue competenze”.

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Domani, artedì 21 giugno 2016 Ivrea inaugurerà ufficialmente due “salette” riservate alle donne vittime di violenza, proseguendo così nel progetto, avviato nel 2014 dall’ex Provincia di Torino e sostenuto in seguito dalla Città metropolitana, di risistemazione di uno spazio dedicato in quindici commissariati e caserme del territorio.

Alle 10.30, alla presenza diSalvatore Longo, Questore della provincia di Torino si inaugurerà la stanza del Commissariato Polizia di Stato (piazza san Francesco 1, Ivrea). Alle 11.30 sarà la volta di quella del Comando di polizia locale (piazza Vittorio Emanuele 1, Ivrea), dove farà gli onori di casa il sindaco di Ivrea Carlo Della Pepa .

Le due “salette” nel capoluogo eporediese sono una nuova tappa del progetto “Una stanza per te”, un’idea nata da una proposta dell'Associazione Svolta Donna per creare all’interno di commissariati e caserme degli spazi protetti, accoglienti ma adeguatamente attrezzati, per raccogliere le testimonianze delle donne che entrano per denunciare violenze su di sé o sui propri familiari.

La ex Provincia di Torino nel 2014 ha dato via al progetto di risistemazione degli spazi in quindici commissariati e caserme del territorio: comandi di compagnia dei Carabinieri, commissariati di Polizia. (a Torino, Bardonecchia, Ivrea, Rivoli) e nuclei specializzati di Polizia locale (Moncalieri, Venaria, Ivrea)  e la Città metropolitana ha raccolto il testimone per il completamento della rete di salette.

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Le strategie di sviluppo del territorio della Città metropolitana riguardano ogni aspetto della vita dei cittadini: così fra i documenti strategici  non può mancare il Piano di sociale,  vero e proprio progetto di sviluppo del welfare che ha come obiettivo il benessere della comunità.

La prima elaborazione del Piano sociale metropolitano è stata presentata oggi presso la sede della Città metropolitana in corso Inghilterra a rappresentanti di Comuni, consorzi socio-sanitari, associazioni, realtà territoriali che a vario titolo si occupano di welfare. Saranno loro i veri protagonisti delle azioni che daranno sostanza al piano.

Il documento è stato illustrato dalla consigliera metropolitana alle politiche sociali della Città metropolitana, affiancata dall’assessore regionale alle politiche sociali della Regione Piemonte Augusto Ferrari, dal direttore dell’AslTO1 Giovanni Maria Soro, dal direttore delle politiche sociali del Comune di Torino Monica Lo Cascio. “Siamo l’unica Città metropolitana ad aver elaborato un piano sociale” ha spiegato la consigliera “e siamo partiti dall’idea di base che il Piano deve avere una visione complessiva, che promuove lo sviluppo locale –economico, occupazionale, dell’istruzione- per far fronte ai bisogni della comunità, secondo una logica che non “ripara” i guasti e le distorsioni, ma rigenera le risorse grazie al contributo di tutti”.

In questo modo “le risorse economiche a nostra disposizione, che sono poche e da usare con la massima oculatezza, grazie alla programmazione danno risultati di più ampio respiro e di migliore efficienza”.

La bozza di Piano sociale andrà ora esaminata da tutte le forze territoriali coinvolte e soprattutto dovrà essere sostanziata dall’elaborazione dei piani locali di ciascuna Zona omogenea, tenendo conto degli ambiti di intervento: sostegno alle famiglie, ai minori e alla genitorialità; inclusione sociale, contrasto alla povertà, integrazione socio-sanitaria, cultura delle pari opportunità e della cittadinanza, pubbliche tutele.

Nelle prossime settimane il documento sarà esaminato dai rappresentanti delle Zone omogenee e verranno esaminate tutte le osservazioni provenienti dal territorio, con l’obiettivo di arrivare entro fine luglio a elaborare un Piano sociale metropolitano condiviso.

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Corsi di formazione per assistenti sociali, commercialisti, educatori professionali, geometri e infermieri
per il sostegno delle persone fragili

È difficile il “mestiere” dei tutori e degli amministratori di sostegno. Queste figure vengono individuate dal giudice tutelare per rispondere alla carenza di autonomia, sotto il profilo cognitivo, di persone affette da patologie più o meno importanti che incidono sulla capacità di intendere e di volere.
Il loro compito è verificare che i diritti e i doveri delle persone che assistono vengano esercitati correttamente, relazionandosi con i servizi sociali e sanitari, con le banche, con il medico di base, e operando sotto il controllo del magistrato nell’attuazione dei  bisogni dei loro assistiti.
Essendo in alcuni casi attività molto tecniche possono sollevare dubbi o difficoltà: in questi termini il collegamento con le professioni assume un valore fondamentale qualificando maggiormente l’incarico del tutore e dell’amministratore di sostegno.
È in questo contesto che la Città metropolitana di Torino -che per legge ha il compito di supportare tutori e amministratori di sostegno- vuole promuovere la creazione di un elenco di tutori/tutrici e amministratori/amministratrici di sostegno individuati tra alcune professioni.
Se ne è parlato oggi nella Sala Consiglieri di Palazzo Cisterna, in occasione di un incontro di presentazione dal titolo “La pubblica tutela incontra le professioni”.
L’obiettivo è di offrire uno specifico percorso formativo teorico-pratico sulle questioni più rilevanti (le norme che disciplinano il ruolo del titolare della protezione, gli aspetti sociali e sanitari, i compiti dei servizi), con le quali tutori e amministratori devono confrontarsi, per arrivare ad offrire ai magistrati una lista di professionisti e professioniste dalla quale si potrà attingere in quelle situazioni in cui i familiari non siano idonei o nel caso possa risultare particolarmente gravoso l’incarico se conferito ai servizi socio-assistenziali o sanitari.
“L’obiettivo di fondo del progetto, vista la particolare natura della funzione che verrà esercitata” spiega la consigliera delegata alle politiche sociali della Città metropolitana di Torino “è creare una rete tra le professioni affinché si possa fare cultura in merito al particolare approccio che occorre mantenere con le persone sottoposte a misure di protezione: bisogna valorizzare gli aspetti della relazione umana e non solo le dinamiche legate alla gestione patrimoniale”.
Il progetto, in una prima fase, vuole rivolgersi principalmente a quelle professioni che non orbitano all’interno dell’area prettamente legale, ma sono strettamente connesse e coinvolte nella gestione delle persone fragili soggette a tutela: assistenti sociali, commercialisti, educatori professionali, geometri e infermieri.
Il progetto prevede entro la metà di giugno un incontro plenario rivolto a tutti i professionisti interessati, in cui verranno illustrati gli obiettivi della formazione e i compiti dell’Ufficio di pubblica tutela della Città metropolitana; verranno quindi selezionati 25 candidati per la formazione specifica di settembre 2016 e 25 candidati per la formazione specifica di dicembre 2016.
Ciascun modulo formativo prevede, oltre ai funzionari della Città metropolitana, il coinvolgimento, in qualità di relatori, di un magistrato e di un funzionario di cancelleria, ma anche di rappresentanti delle singole professioni coinvolte, perché vengano condivisi i diversi punti di vista sulle tematiche proposte.

Per informazioni ulteriori è possibile inviare una mail all’Ufficio di Pubblica Tutela pubblicatutela@cittametropolitana.torino.it o contattare il numero 011.861.2147/2146.

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Lunedì 9 maggio 2016 alle 11 a Palazzo Cisterna nella Sala Consiglieri l'Ufficio pubblica tutela della Città metropolitana di Torino presenterà il progetto “La pubblica tutela incontra le professioni”. L’Ufficio pubblica tutela è un servizio che contribuisce a proteggere fasce particolarmente fragili della popolazione, per le quali è necessario anche l’intervento del Tribunale.

Per questo ha avviato un progetto di raccordo con le professioni (infermieri, commercialisti, geometri, assistenti sociali ed educatori professionali) per una specifica formazione che permetta di comprendere le particolari e complesse dinamiche legate al sistema delle tutele e delle amministrazioni di sostegno.

In questo modo sarà possibile fornire ai magistrati dell'Ufficio del giudice tutelare, per la nomina in qualità di tutore o amministratore di sostegno, elenchi di persone preparate sia sotto il profilo tecnico, proprio di ciascuna professione, sia sotto il profilo delle capacità relazionali e umane necessarie per operare all'interno della rete degli attori coinvolti nel percorso di tutela (giudice, servizi socio-assistenziali e sanitari).

All’incontro, presieduto dalla consigliera alle politiche sociali della Città metropolitana Lucia Centillo, sono invitati gli ordini professionali e le associazioni partner nel progetto, gli enti gestori dei servizi socio-assistenziali, le aziende sanitarie e l'autorità giudiziaria.