Politiche sociali
Una sezione decentrata dell'Ufficio di pubblica tutela della Città metropolitana di Torino aprirà a Ivrea, presso il Tribunale, a partire dal 17 giugno 2020.
La nascita della sezione decentrata dell'Ufficio di pubblica tutela della Città metropolitana a Ivrea nasce dall'esperienza, positiva, di collaborazione con il Tribunale di Ivrea. La realizzazione di uno sportello rivolto all'area Nord del territorio metropolitano è stato però reso possibile da SociaLab, il progetto europeo dedicato al miglioramento della qualità della vita e del benessere nelle comunità rurali e montane, all'interno del Piano integrato territoriale (Piter) Alcotra GraiesLab. Lo sportello presso il Tribunale di Ivrea, in sede di prima attivazione, verrà gestito da due assistenti sociali della Cooperativa Sociale Andirivieni, affidataria nell'ambito del progetto SociaLab.
L'Ufficio di pubblica tutela offre consulenza sui temi della pubblica tutela e dell'amministrazione di sostegno, strumenti giuridici per aiutare e proteggere le persone fragili non in grado di provvedere autonomamente alle proprie necessità. Lo sportello fornisce indicazioni, gratuitamente, su come istituire le pratiche e come stabilire e mantenere i rapporti con il giudice tutelare del Tribunale di Ivrea, in una logica di prossimità per il territorio: è una consulenza utile a chi è già tutore di sostegno o amministratore per i compiti previsti dalla legge aiutandoli concretamente nella redazione di atti o documenti destinati al Giudice tutelare (ricorsi, istanze, rendiconti).
Inoltre lo sportello facilita il raccordo tra i magistrati e i servizi socio assistenziali e sanitari soggetti alla competenza del Tribunale di Ivrea, nella corretta gestione del progetto di vita del soggetto fragile, quando sia necessario per il magistrato approfondire questioni non prettamente giuridiche, ma coessenziali alla buona riuscita dei compiti di vigilanza stabiliti per legge. Lo sportello è aperto anche ai cittadini che hanno bisogno – molto spesso con urgenza – di capire come utilizzare gli strumenti di sostegno alle persone fragili.
La sezione decentrata dell'Ufficio di Pubblica tutela di Ivrea osserverà i seguenti giorni e orari di apertura al pubblico:
dal mercoledì al venerdì dalle ore 9.30 alle ore 12.30
è possibile contattare l'Ufficio via mail: pubblicatutela.ivrea@cittametropolitana.torino.it
Tel. 0125.284258
Per riferimenti e approfondimenti
http://www.cittametropolitana.torino.it/cms/politiche-sociali/tutela-amministrazione-sostegno
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Politiche sociali
Come ogni 17 maggio, in occasione della Giornata Internazionale contro omo, lesbo, trans e bifobia, la RE.A.DY, Rete nazionale delle Pubbliche Amministrazioni contro le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere, organizza una campagna nazionale di sensibilizzazione e contrasto alle discriminazioni basate su genere e orientamento sessuale.
La Città metropolitana di Torino, da tempo partner della Rete RE.A.DY, invita amministratori e cittadinanza a riflettere su questi temi, a superare i pregiudizi e ad approcciare le diversità come elementi di arricchimento e crescita individuale e collettiva.
Quest'anno, nel rispetto delle disposizioni di legge dovute alla gestione dell'emergenza Covid19, l'azione decisa durante l'ultimo incontro nazionale "Le parole che includono" si sposta online e si arricchisce della collaborazione con Lovers Film Festival, diretto da Vladimir Luxuria e Museo Nazionale del Cinema di Torino.
Dalle 9 fino alle 24 di domenica 17 maggio il sito e le pagine social di Lovers Film Festival proporranno una maratona di film a tematica LGBT e testimonianze di molti personaggi del mondo della cultura, dello spettacolo e dell'attivismo che, attraverso dei video-contributi inediti, celebreranno l'amore in tutte le sue forme.
http://www.cittametropolitana.torino.it/cms/politiche-sociali/lgbt-re-a-dy/
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Politiche sociali
L'emergenza dettata dal coronavirus, con le sue ricadute sanitarie ed economiche, rivela con il trascorrere dei giorni una serie di aspetti problematici anche dal punto di vista delle discriminazioni.In particolare, il caso si è presentato con la consegna dei cosiddetti "buoni spesa" o fondi di solidarietà alimentare: l'ordinanza della Protezione Civile n. 658 stabilisce che i fondi di solidarietà alimentare "hanno l'obiettivo di fornire sostentamento alle esigenze primarie di persone in particolare bisogno e che devono essere indirizzati ai nuclei familiari più esposti agli effetti economici derivanti dall'emergenza da virus Covid-19, stabilendo che tra quelli in stato di bisogno occorrerà dare priorità ai nuclei che non beneficiano di altre forme di sostegno pubblico (RdC, Rei, Naspi, indennità di mobilità, cassa integrazione guadagni, altre forme di sostegno previste a livello locale o regionale)".
I Comuni e quindi i sindaci si sono così ritrovati alle prese con la possibilità di individuare i criteri di accesso al fondo e in tutto il nostro Paese si sono registrate situazioni molto diverse tra loro.
A livello nazionale, l'UNAR Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali ha pubblicato linee guida specifiche, precisando come sia necessario estendere i buoni pasto a tutti i cittadini stranieri regolarmente soggiornanti e a quanti, privi di titolo di soggiorno, siano costretti temporaneamente sul territorio a causa del blocco della mobilità imposto dall'emergenza.Ha segnalato come il criterio della residenza risulti discriminatorio per tutti i cittadini senza fissa dimora, qualunque sia la loro cittadinanza, al punto che vengono così esclusi proprio i soggetti più vulnerabili.
Sul nostro territorio, il nodo metropolitano per il contrasto alle discriminazioni di UNAR che ha sede nella Città metropolitana di Torino, in collaborazione con ASGI (Associazione studi giuridici sull'immigrazione) e IRES Piemonte, ha verificato la presenza di criteri discriminatori nei bandi comunali per l'accesso ai buoni spesa emergenza: sono stati analizzati i bandi di 198 Comuni del nostro territorio metropolitano, quelli con popolazione residente superiore a mille abitanti.
L'indagine ha evidenziato luci ed ombre: la maggior parte dei Comuni del territorio metropolitano ha chiesto come criterio di accesso alla misura il possesso della residenza, escludendo in questo modo tutti i gruppi sociali più esposti a rischio di povertà quali: persone senza dimora, stranieri rom e sinti.
Si sono invece segnalati quindici Comuni che hanno scelto di estendere l'accesso alla misura a tutta la cittadinanza domiciliata nel territorio comunale.
In particolare di questi quindici Comuni, cinque hanno ancorato l'azione all'emergenza covid19 , mentre altri dieci Comuni hanno precisato nel bando che la misura è rivolta ed estesa a tutti: sono None, Almese, Villar Perosa, Airasca, Scalenghe, Perosa Argentina, Buriasco, Villar Pellice, Porte e Pomaretto.
"In un momento così drammatico, questi sindaci hanno lavorato per non lasciare indietro nessuno con un'azione coraggiosa ed inclusiva, un vero esempio di solidarietà" commenta il vicesindaco di Città metropolitana di Torino Marco Marocco.
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Il 21 marzo è la Giornata internazionale per l'eliminazione della discriminazione razziale, istituita dall'Onu in memoria del massacro di Sharpeville, in Sudafrica, avvenuto il 21 marzo 1960, quando 69 persone che manifestavano pacificamente contro l'apartheid furono uccise dalla polizia.
Ogni anno in questo periodo, anche grazie al sostegno dell'Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali) che promuove la "Settimana d'azione contro il razzismo", la Giornata viene celebrata su tutto il territorio nazionale attraverso eventi e manifestazioni di sensibilizzazione promosse da enti pubblici e associazioni, con un forte coinvolgimento della cittadinanza.
Quest'anno l'emergenza legata al Covid-19 non permette di organizzare celebrazioni pubbliche. La Giornata resta tuttavia un'occasione preziosa per ribadire l'importanza del principio di uguaglianza tra esseri umani come fondamento della nostra società e per ricordare a tutte le persone che subiscono episodi di razzismo o di discriminazione che non sono sole.
La Città metropolitana di Torino ha dovuto rimandare le iniziative che erano state calendarizzate sul territorio, ma condivide e rilancia la campagna social "Il volto dell'umanità è l'unico che conosco" #maipiurazzismo lanciata dall'Unar che chiede: "Disegnatevi sul volto una U ben visibile, scrivete su un foglio #maipiurazzismo e scattatevi una foto. Condividete poi le foto sui profili social istituzionali dell'Unar. (Fb, Instagram, Twitter)", http://www.unar.it/campagna-contro-il-razzismo-2020-il-volto-dellumanita-e-lunico-che-conosco-maipiurazzismo/.
La Città metropolitama aderisce inoltre alle diverse iniziative social promosse dalla Rete 21 Marzo - mano nella mano contro il razzismo:
Campagna 1 (Instagram)
La Rete 21 marzo chiede di scrivere una brevissima story su Instagram (https://www.8dc6460bbbb088757ed67ed8fb316b1b-gdprlock/p/B91V0LgIJJO/?igshid=1pip2ghpi0h2c) rispondendo alla domanda: Perché scenderesti in piazza il 21 Marzo?
Taggando la @Rete21Marzo. Dopodichè ripubblicherà tutte le stories creando una manifestazione virtuale. Gli Hashtag da utilizzare sono:
#21marzocontrolediscriminazioni
#maipiurazzismo
#torinocittadeidiritti
Campagna 2 (Facebook)
Su Facebook invece ci si può unire alla Rete 21 marzo utilizzando questo motivo (motivowww.2343ec78a04c6ea9d80806345d31fd78-gdprlock/profilepicframes/?selected_overlay_id=1490317837793096) cliccando sul link affinché in questi giorni sia prima che dopo il 21 marzo, tutte e tutti avranno un simbolo unico che rappresenta la lotta della Rete contro il Razzismo.
Si può taggare la pagina @Rete 21 marzo - Mano nella mano contro il razzismo e utilizzare gli Hashtag:
#21marzocontrolediscriminazioni
#maipiurazzismo
#torinocittadeidiritti
A chi rivolgersi se si subisce o si assiste a una discriminazione?
Spesso chi subisce una discriminazione resta in silenzio e non segnala il fatto. Questo accade per molteplici ragioni: talvolta l'episodio non viene riconosciuto come discriminatorio ma viene considerato normale, altre volte la discriminazione viene riconosciuta ma la persona prova vergogna, paura e teme di subire ritorsioni, oppure ancora non sa a chi rivolgersi.
L'attenzione e l'impegno concreto della Città metropolitana di Torino, che aderisce alla Rete regionale contro le discriminazioni in Piemonte fin dalla sua costituzione, ha portato all'attivazione di un Nodo metropolitano che, oltre a promuovere iniziative di formazione e a monitorare il fenomeno sul territorio, offre accoglienza, orientamento e presa in carico a chi subisce o assiste a una discriminazione.
Per raggiungere in modo uniforme e capillare tutto il territorio metropolitano, il Nodo ha inoltre attivato una Rete di soggetti pubblici e privati (enti, istituzioni, organizzazioni senza scopo di lucro, rappresentanti delle parti sociali, enti di formazione ecc.) che si sviluppa su due livelli, con diversi gradi di coinvolgimento: alcuni soggetti hanno aderito in forma semplice, altri hanno aderito attivando 52 Punti informativi che contribuiscono a diffondere la cultura antidiscriminatoria e ad informare e orientare le persone a rischio di discriminazione.
Per approfondimenti: http://www.cittametropolitana.torino.it/cms/politiche-sociali/antidiscriminazioni
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Politiche sociali
In queste settimane in cui dovunque leggiamo e scriviamo #iorestoacasa – perché rimanere nel proprio domicilio è indispensabile per contenere gli effetti dell'epidemia di coronavirus – c'è chi a casa non può stare, semplicemente perché una casa non ce l'ha: sono le persone senza dimora. A loro è destinata una campagna per la raccolta di fondi, a cui si può partecipare collegandosi al sito https://www.eppela.com/it/projects/27317-io-non-posso-restare-a-casa-come-devo-fare.La campagna - che la Città metropolitana di Torino sostiene e rilancia - è stata aperta dalla Federazione Italiana Organismi per le Persone senza Dimora-fio.PSD che a Torino conta tra i suoi soci anche il Comune, la Caritas diocesana e diverse cooperative; li supporta Eppelà, una realtà che si occupa di crowdfunding e che si è messa a disposizione gratuitamente per raccogliere fondi destinati all'acquisto di materiali utili per affrontare l'emergenza sanitaria (mascherine, tute, termometri...) e al supporto dei presidi sanitari.
Come scrivono gli organizzatori, "con l'emergenza coronavirus, i senza dimora vivono una situazione rischiosa per loro e per tutti. Non chiudiamo i Servizi, aiutiamoli!".
È nell'interesse di tutti consentire anche ai più fragili il rispetto delle misure sanitarie in vigore, facendo in modo che nessuno debba rimanere per strada senza supporto o controllo.
I soldi raccolti saranno destinati a tenere i servizi aperti oltre il normale orario e a tutelare le persone senza dimora, oltre agli operatori che li seguono, dotandole di mascherine e tute laddove necessario, e provvedendo loro ciò che serve affinché non siano costretti a lasciare le strutture di accoglienza.
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A volte hanno nomi poetici - via della Luna, via della Galaverna, via della Libellula, strada della Fantasia, via delle Meteore; altre volte invece nomi denotativi – via del Municipio, via della Casa comunale – e altre ancora invece nomi sono malinconicamente legati alla funzione: via Senza, via dei Senza fissa dimora. Sono i nomi delle vie “inesistenti” che i Comuni italiani hanno creato per poter dare una residenza fittizia a chi non ne ha alcuna. Un passo fondamentale, quello di essere residenti, per poter avere la chiave d’accesso ai servizi garantiti a ognuno dalla costituzione, anche a chi, per svariate ragioni, è senza dimora: diritto al lavoro, alla salute, al voto, all’assistenza sociale, alla difesa.
I Comuni sono tenuti a iscrivere all’anagrafe chi ne fa richiesta, e per garantire il diritto alla residenza a chi non ne ha alcuna l’Anagrafe deve creare una via che non esiste sul territorio, detta appunto “residenza fittizia”.
Per questa ragione la Città metropolitana di Torino e il Comitato di coordinamento territoriale della Fio.psd, Federazione italiana organismi per i senza dimora, hanno inviato una lettera ai Comuni per invitarli a creare una via “inesistente” qualora ne fossero sprovvisti.
“La procedura amministrativa per istituire le vie dove ospitare le residenze fittizie dura alcuni mesi“ fa notare il vicesindaco Marco Marocco, che ha la delega alle politiche sociali metropolitane “perciò è opportuno non aspettare di trovarsi di fronte al ‘caso’ di una richiesta per porsi il problema. Peraltro per il Comune non c’è l’aggravante dei costi, richiede solo la creazione di un fermo posta e oltretutto vi sono anche nella nuova programmazione europea fondi specifici per il contrasto alla marginalità delle persone adulte”.
Sul tema dei senza dimora la Città metropolitana ha condotto uno studio che ha riguardato il territorio metropolitano, con l’esclusione del capoluogo, per riuscire a capire quanti sono e soprattutto qual è il profilo degli homeless.
I numeri sono in crescita: il 19% dei Comuni metropolitani ospita degli homeless censiti, in gran parte italiani e in prevalenza (ma non solo) maschi, e soprattutto non più aderenti all’immagine tradizionale del “clochard”, ma anzi, spesso si tratta di persone che hanno condotto una vita normale, fino a un evento scatenante - la perdita del lavoro, una separazione – che li ha portati a perdere casa.
“La residenza fittizia è il primo passo, fondamentale” conclude Marocco “per contrastare le nuove povertà e le nuove forme di esclusione dal tessuto sociale. Per questo è strategico che ogni Comune compia i passi necessari per far rispettare i diritti di ogni persona”.
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Anche la Città metropolitana dice no al disegno di legge regionale Allontanamento zero e chiede alla Regione Piemonte che venga sospeso o ritirato regionale e la costituzione di un tavolo di confronto con i soggetti coinvolti.Come è noto il disegno di legge sta suscitando puntuali e circostanziate contestazioni da parte di associazioni, ordini professionali, docenti universitari, organizzazioni sindacali, medici, avvocati e pedagogisti
La Città metropolitana di Torino, a sua volta, ribadisce che l’allontanamento zero presenta numerosi elementi di criticità. “A cominciare dall’idea che l’indigenza sia causa di allontanamento di un minore dalla famiglia” afferma il vicesindaco Marco Marocco, che ha la delega alle Politiche sociali della Città metropolitana, “come se sussistessero allontanamenti esclusivamente determinati da difficoltà economiche delle famiglie. La mera condizione di indigenza non risulta sia mai stata motivo e nemmeno criterio di allontanamento dalla famiglia di origine, e sarebbe gravissimo se lo fosse”.
“L’allontanamento è uno strumento che, nella storia dei servizi sociali e sanitari del nostro territorio, ha sempre rappresentato l’estrema ratio. Non è possibile venga deciso discrezionalmente in quanto può essere disposto solo dalle Autorità Giudiziarie nella garanzia del contraddittorio tra le parti”.
E poi, ricorda Marocco, “in materia di minori la Provincia di Torino, ora Città metropolitana, affonda la sua storia nel superamento dell’istituzionalizzazione dell’infanzia puntando sulla realizzazione di ambienti favorevoli di accoglienza per offrire ai minori che necessitano protezione una base sicura per ripartire”. Quindi “non è minando la fiducia verso chi opera nel settore e deteriorando il clima intorno ai sostegni e agli interventi di aiuto alle famiglie, già molto contenuti a causa della cronica carenza di risorse, sia umane che economiche” continua Marocco “che si concorre alla costruzione di un welfare inclusivo e solidale”.
E ancora fa presente che “la Città metropolitana gestisce uno Sportello mediazione presso il Tribunale di Torino e coordina il Tavolo interprovinciale dei mediatori familiari” (operanti nei Centri per le Famiglie delle province di Torino, Alessandria, Biella, Cuneo, Novara e Vercelli). Secondo il disegno di legge regionale, osserva Marocco “in modo fuorviante la mediazione familiare verrebbe impropriamente assimilata a interventi erogati dagli Enti di assistenza (contributi economici) ovvero dai Comuni titolari delle politiche per la casa (soluzioni abitative). Oltre a essere citata a sproposito, ne viene snaturata la funzione, ingenerando confusione e creando aspettative per nulla in sintonia con la peculiarità del percorso di mediazione familiare, specificamente rivolto ai genitori che vivono la separazione”.
“Ciò che occorre” conclude Marocco “è rafforzare il sistema dei servizi sociali, sanitari e di sostegno alle famiglie, assicurando congrui investimenti in termini di personale stabile e adeguatamente formato, nonché l’implementazione degli interventi a sostegno delle famiglie. Per tali ragioni chiediamo alla Regione Piemonte di sospendere o ritirare la proposta di legge e di istituire un tavolo di lavoro coinvolgendo tutti i soggetti interessati e portatori di una lunga esperienza, anche maturata sul campo, con l’obiettivo di attivare un serio e approfondito confronto per l’individuazione delle misure atte a sostenere le famiglie evitando, qualora possibile, l’allontanamento dei minori.
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Lei è Simona Soldini, classe 1982,calciatrice della Juventus femminile prima e del Torino Women da due anni. Lui è Mauro Melluso del Gruppo Abele, che fra i tanti progetti ne cura uno dedicato ai “matrattanti”. Si incontrano\scontrano sul campo da calcio, nello spot contro la violenza sulle donne realizzato dalla Città metropolitana di Torino in occasione della Giornata nazionale del 25 novembre (Giornata internazionale contro la violenza sulle donne)L'idea è nata nel Tavolo coordinato dalla Città metropolitana per progetti finalizzati al cambiamento degli autori di violenza: lo spot sarà trasmesso il 23 novembre, allo stadio Olimpico, durante la partita Torino-Inter: la realizzazione è stata curata dall'ufficio stampa dell'ente, a costo zero.
#bastaviolenza #rispettonellosport #rispettonellavitaè il semplice ma incisivo messaggio veicolato dallo spot, che si richiama al familiare linguaggio dello sport per affrontare il difficile tema della violenza - sulle donne, domestica, psicologica, verbale -intervenendo sul fronte dei “maltrattanti”, cioè di chi la violenza la pratica e ha bisogno di essere aiutato a cambiare i propri comportamenti lesivi.
Il video sarà diffuso nei giorni a seguire la partita in diversi luoghi strategici di Torino: il 25 novembre per tutta la giornata sui monitor del Campus universitario Einaudi; dal 25 novembre, per 14 giorni, sugli schermi nella stazione di Porta Susa, sui video della stazione di Porta Nuova e nelle stazioni della metropolitana.
"Il Tavolo della Città metropolitana di Torino per progetti finalizzati al cambiamento degli autori di violenza esiste da molti anni” sottolinea il vicesindaco metropolitano Marco Marocco “e ha avviato molte iniziative sul territorio. L'obiettivo è il contrasto alla violenza di genere, soprattutto nelle dinamiche di violenza domestica, tramite misure di prevenzione, e la promozione di modelli di relazioni non violenti e di rispetto reciproco. Ringraziamo il Torino calcio per la disponibilità che ha dimostrato nella programmazione allo stadio".
Accanto ai progetti rivolti alle donne vittime di violenza, il Tavolo si prefigge l’ascolto e il trattamento degli autori di reato, prendendo in considerazione un modello che coinvolga direttamente gli uomini, realizzando azioni di sensibilizzazione, formazione, informazione finalizzate a lsuperamento di preconcetti, stereotipi, condizionamenti che sono indotti o imposti dalla società.
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Politiche sociali
Mercoledì 25 settembre, dalle 14 alle 17, il Campus Luigi Einaudi, (aula D233 , III Piano, Blocco D2) ospiterà un laboratorio sul tema “Ascoltare i bambini”, nell’ambito del progetto Changing families, changing institutions, dedicato alla comunicazione, l'ascolto e le metodologie per la relazione con genitori e bambini in diverse forme familiari.Introduce i lavori: Rita Turino, garante per l'infanzia e l'adolescenza della Regione Piemonte
Coordina e modera: Roberta Bosisio (professoressa associata, componente del Gruppo InFact)
Contributi di: Domenico Chiesa (C.I.D.I.) e Laura Gaiotti (Città metropolitana di Torino).
Seguirà una sessione di lavoro a gruppi a partire da casi.
"Changing families, changing institutions" è un progetto dell’Università di Torino incentrato sulla diversità della famiglia, sui cambiamenti istituzionali e in particolare sulle relazioni genitori/ figli in famiglie miste, monoparentali, dello stesso sesso, con un ruolo paterno innovativo, famiglie migranti. Attraverso una prospettiva sociologica e legale, il progetto intende innanzitutto fornire approfondimenti sulla frequenza e le caratteristiche di queste diverse forme familiari, promuovere le (migliori) pratiche istituzionali nei confronti delle nuove famiglie.
Il workshop è a numero chiuso, massimo 20 partecipanti.
Per iscrizioni: giuliamaria.cavaletto@unito.it
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Inclusione sociale e mobilità sostenibile sono elementi strategici per lo sviluppo di una montagna intelligente, che sia polo d'attrazione per l'economia, il turismo e la qualità della vita. Sono in effetti questi i temi chiave di Cuore dinamico e Cuore solidale, due dei progetti che, insieme a Cuore innovante e Cuore resiliente, compongono il Piano integrato territoriale (Piter) "Cuore delle Alpi" finanziato con oltre 7 milioni di euro nell'ambito dei progetti Interreg Alcotra 2014\2020.
Cuore solidale e Cuore dinamico sono stati presentati a Pinerolo nell'affollato Salone dei Cavalieri, con la partecipazione di tutto il partnenariato italo francese - ben 10 gli enti che partecipano in rappresentanza delle comunità trasnfrontaliere - e dei numerosi stakeholder.
Mobilità sociale e mobilità sostenibile sono temi strettamente connessi: da un lato occorre puntare l'attenzione alle fasce deboli dei territori montani e rurali dal punto di vista dei servizi socio sanitari e di iniziative che promuovano l'inclusione, dall'altro è importante facilitare gli spostamenti. Molte le buone pratiche sviluppate sul tema della mobilità sociale e trasportistica già presenti in Italia e in Francia e che i due progetti del Piter vogliono connettere e prendere come punto di partenza per creare un territorio attrattivo sia per i residenti di oggi e di domani che per il turismo.
Dopo i saluti del sindaco di Pinerolo Luca Salvai, che ha sottolineato come molte delle azioni previste nell'ambito dei progetti del Piter non solo fanno anche parte del programma di mandato, ma sono consone a iniziative già avviate come lo Sportello di prossimità che è stato aperto in sinergia con la Città metropolitana di Torino per quanto riguarda le problematiche connesse alla pubblica tutela: "Una iniziativa che contrasta la perdita di un sevizio importante come la presenza del Tribunale e in perfetta sintonia con gli obiettivi di Cuore solidale".
La capacità dei progetti come Cuore solidale e Cuore dinamico di avviare un processo di unificazione fra i territori italo francesi, separati non tanto geograficamente quanto dai diversi approcci amministrativi, è stata rilevata anche da Jean Claude Raffin, vice presidente del Syndicat Pays de la Maurienne e capofila del Piter Cuore della Alpi e del progetto Cuore Dinamico. «Il territorio transfrontaliero è una realtà già da molti anni, perché la Conference des Hautes Vallèes (Chav) ha saputo creare nel tempo una solida collaborazione. Pur con le dovute differenze, i destini dei nostri territori sono profondamente legati: ieri una frana ha interrotto la linea ferroviaria Parigi-Milano, un problema provocato da un rischio naturale che si ripercuote su entrambe i Paesi»
Maurizio Beria d'Argentina, vice presidente della Conference des Hautes Vallèes ha fatto notare che questo Piter è la dimostrazione che sempre più, guardando al futuro, i territori devono sapere proporre progetti legati alle necessità specifiche senza attendere gli input dall'Unione europea, ma sperimentando politiche diverse di attribuzione dei fondi al territorio e armonizzando gli aspetti amministrativi.
Dimitri De Vita, consigliere delegato allo Sviluppo montano, relazioni e progetti europei e internazionali, pianificazione strategica, sviluppo economico, attività produttive, trasporti della Città metropolitana di Torino si è detto convinto del successo di questo progetto, ma ha ammonito a dare continuità alle attività anche a progetto concluso: «Una volta strutturata l'attività bisognerà trovare il modo che il testimone venga raccolto dai singoli territori» ha detto «La volontà degli amministratori deve perseguire la strada che si è tracciata. Con il Piter si è però compiuto un atto fondamentale per il territorio, abbiamo gettato le basi per il futuro».
La mattinata è proseguita con una tavola rotonda tecnica dedicata a "La montagna domani: quale mobilità per tutti?". Un confronto aperto in cui sono stati presentati i progetti sia di inclusione sociale che di mobilità sostenibile mettendo in rilievo gli elementi di connessione, e messe in parallelo le differenti esperienze in tema di mobilità di prossimità e a chiamata e sui vincoli e le sfide che in Italia e in Francia occorre vincere per mantenere la montagna viva e vivibile.
A corollario, nel pomeriggio il lavoro è proseguito con un seminario tecnico sulle esperienze in merito alle Fondazioni e alle Cooperative di comunità. Si è parlato delle Fondazioni a partire dal quadro giuridico e dai metodi di lavoro con i rappresentanti delle Fondazioni di comunità del canavese e di Mirafiori a Torino, e poi si con le testimonianze pratiche delle esperienze delle Cooperative di Comunità – la Comunity Confcooperative e la Volpe e il mirtillo di Ormea, ma anche con le considerazioni del Vescovo di Pinerolo Derio Oliviero e del moderatore della tavola valdese Eugenio Bernardini.
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