I NOSTRI COMUNICATI

 

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Agricoltura

Domenica 18 ottobre a Pomaretto è in programma l’inaugurazione del restaurato “ciabot” che sarà il punto immagine e degustazione del Vino Ramìe. Nei pressi del “ciabot” sarà anche inaugurata la panchina gigante che consentirà di ammirare dai vigneti il panorama della bassa Valle Germanasca e della Val Chisone.
Il programma della giornata, patrocinata dalla Città Metropolitana di Torino, prevede il ritrovo alle 10 nella piazza del Municipio e la salita a piedi al punto degustazione e alla panchina gigante. Il saluto delle autorità è previsto per le 10,30. Seguirà la presentazione dei progetti di recupero e valorizzazione dei vigneti del Ramìe. L'accesso al punto degustazione e alla panchina gigante si svolgerà a gruppi per evitare assembramenti. È obbligatorio l'uso della mascherina. Per partecipare al pranzo con menù tipico occorre chiamare i numeri telefonici 320-1833725 o 349-4124057. A coloro che parteciperanno al pranzo si consiglia di parcheggiare presso gli impianti sportivi.
Il Ramìe di Pomaretto è uno dei prodotti più tipici della vitivinicoltura “eroica” di montagna e, insieme ad altre vere e proprie perle enologiche di Piemonte, Valle d’Aosta e Savoia, è stato valorizzato dal progetto europeo ALCOTRA Strada dei Vigneti Alpini, di cui è capofila la Città Metropolitana di Torino. Il progetto sta consentendo al Comune di Pomaretto di dar vita ad un vero e proprio itinerario di turismo enologico, grazie allo spazio di accoglienza panoramico lungo il Sentiero del Ramìe. Il recupero di alcuni “ciabot”è stato progettato dall'architetto Gioacchino Jelmini e, per la parte strutturale, dall'ingegner Michele Ughetto. I lavori sono stati eseguiti dalla ditta Futur Garden. Nella primavera del 2021 verrà avviata la gestione della struttura, che sarà a disposizione dei produttori locali per eventuali degustazioni riservate ai loro clienti. Iciabot che si stanno recuperando a Pomaretto, alcuni dei quali fino a poco tempo fa completamente diroccati e coperti dalla vegetazione, si trovano in un’area i cui appezzamenti fino al 2013 erano abbandonati. Grazie ad un bando del Piano di Sviluppo Rurale della Regione Piemonte e all’impegno del Gal Escartons Valli Valdesi i vigneti abbandonati sono stati ripuliti dalla vegetazione infestante e, almeno in parte, trasformati in un nuovo vigneto didattico di circa 1.500 metri quadrati, dove sono state impiantate le barbatelle di quatto vitigni che caratterizzano il vino Ramìe: l’Avana, l’Avarengo, il Becuet e il Chatus.

LA STRADA DEI VIGNETI ALPINI

Valorizzare nuovi itinerari di scoperta enoturistica sui due versanti delle Alpi Occidentali: è questo l'ambizioso obiettivo del progetto della Strada dei Vigneti Alpini che, dopo un lavoro preparatorio durato due anni, dal marzo 2017 è entrato in una fase operativa che non si è ancora conclusa, coinvolgendo amministrazioni pubbliche e agenzie torinesi, valdostane e savoiarde, che hanno candidato il progetto al sostegno da parte dell'Unione Europea nell'ambito del programma Interreg Alcotra 2014-2020.
L'Asse 3 del programma riguarda in particolare l'
attrattività del territorio e uno degli obiettivi da perseguire è l'incremento del turismo sostenibile. La Strada dei Vigneti Alpini intende proporre un itinerario turistico tematico transfrontaliero, che valorizza le peculiarità dei tre territori coinvolti dal punto di vista enologico, gastronomico, geografico, storico e culturale.


UNA VITIVINICOLTURA CHE È TRADIZIONE E DIFESA DEL TERRITORIO

Nonostante la crisi economica che ha caratterizzato gli ultimi dodici anni, quella della riscoperta e valorizzazione del Ramìe nelle valli Chisone e Germanasca è la storia di una piccola iniziativa economica di successo. Le vigne da cui proviene l’uva vinificata nel Ramìe sono state impiantate con grande fatica nei secoli scorsi a una quota tra i 600 e i 900 metri, lungo pendii estremamente ripidi, contraddistinti da terrazzamenti a secco. All’imbocco della Val Germanasca è impossibile non notare le vigne che incombono sulla strada di fondovalle, quasi “strappate” alla montagna, sul versante pietroso esposto a meridione. La tradizione vinicola locale risale all’epoca medievale e, anche se con grande fatica, ha resistito alla diffusione della fillossera alla fine del XIX secolo, per poi rinascere nel secondo dopoguerra raggiungendo discreti livelli qualitativi. Tanto che Luigi Veronelli scrisse a proposito di quello che però chiamò erroneamente “Ramiè”, che aveva un “colore rosso rubino e delicato profumo. Sapore giustamente asciutto, fine, gustoso”. Il recupero dei terrazzamenti abbandonati e il superamento della produzione per il semplice autoconsumo sono però recenti, anche se la denominazione Doc nell’ambito della famiglia “Pinerolese” risale al 1996. I “profeti” della ricoperta del Ramìe sono stati Daniele Coutandin e l’agriturismo La Chabranda, che furono i primi promotori, insieme all’assessorato all’agricoltura e montagna dell’allora Provincia di Torino, che finanziò nel 2003 la costruzione di una monorotaia per facilitare il lavoro e la vendemmia, riprendendo il modello già applicato con successo nelle Cinque Terre. Dal 2009 il Comune di Pomaretto ha promosso la costituzione di un consorzio tra i piccoli contadini che ancora coltivavano le terrazze. Il nome ufficiale della Doc è “Pinerolese Ramìe”, per un prodotto che scaturisce prevalentemente dalla fermentazione delle uve di un vitigno particolare e di estrazione montana come l’Avarengo. A queste uve possono essere aggiunte minori quantità di Neretto di Bairo e Avanà. La vinificazione è stata condotta per tre anni in maniera sperimentale a Chieri, presso l’Istituto Bonafous della Facoltà di agraria dell’Università di Torino. Successivamente il consorzio ha trasferito il processo di trasformazione delle uve in vino all’Istituto Malva Arnaldi di Bibiana. La collaborazione con l’Università ha consentito al consorzio di migliorare la qualità del vino e di aumentare progressivamente la produzione da 1000 a 4000 bottiglie. Il consorzio si occupa della gestione collettiva della vendita del vino e dell’accesso a finanziamenti per la manutenzione dei muri a secco e delle vigne. Oggi il Ramìe è proposto nei bar, nelle osterie e nei ristoranti delle valli Chisone e Germanasca e offre ai turisti un’esperienza aggiuntiva di conoscenza delle eccellenze del territorio. Per i giovani di Pomaretto, forse, vivere esclusivamente di vitivinicoltura non sarà mai possibile, ma il Ramìe può costituire un’interessante integrazione al reddito e l’occasione per realizzare una manutenzione del territorio che fa bene sia all’ambiente che all’economia locale. Lo testimonia il giovane che recentemente ha preso in gestione alcuni vigneti e sta progettando il ripristino della coltura su terrazzamenti in abbandono.vigneti Ramìe Pomaretto 6

Agricoltura

A Giaveno da qualche settimana i funghi sono arrivati nel mercato dei boulajour in piazza Molines: porcini, garitôle, mùtun, fré, famiole e altre bontà controllate e certificate. Il re dei boschi della Val Sangone è ovviamente il porcino, intorno a cui si è costruita l’identità enogastronomica della Città di Giaveno e del territorio. Perché sono importanti il pane locale, le patate di montagna, il miele e i formaggi, ma quando si sente parlare di Giaveno la mente corre subito ai funghi e ai boschi. Il fungo di Giaveno è ricercato sui mercati da decenni e vi sono boulajour che sul fungo hanno costruito fortune economiche. I segreti dei posti in cui si possono raccogliere i porcini - dietro un albero, sotto l’erica, di fianco al muschio - si tramandano da una generazione all’altra al riparo da orecchie indiscrete.
Quando arriva l’autunno al mercato di Giaveno i boulajour litigano più o meno amichevolmente, confrontano, misurano, invidiano, inveiscono, sotto gli occhi divertiti dei clienti, mentre giornalisti e fotografi si affannano alla ricerca dello scatto del fungo con le forme più strane.
Domenica 11 ottobre il programma della trentanovesima edizione di “Fungo in festa” proporrà eventi consolidati e novità. Meteo permettendo, nell’anno della riscoperta del turismo fuori porta, lento responsabile ed ecologico, avranno sicuramente successo le due passeggiate per famiglie alla ricerca del fungo e alla scoperta del bosco di domenica 11, a cura dell’associazione Valsangone Turismo, contattabile al numero telefonico 011-9374053. Interessante anche la prima edizione della Fungopedalata di sabato 3 lungo le vie di borgata Sala. La pedalata si concluderà all’azienda agricola Aldo Versino, con la visita della cascina e la degustazione di formaggi vini e risotto ai funghi. Il ritrovo è alle 16 nei pressi di piazza Cavalieri di Vittorio Veneto. Per informazioni si può telefonare all’ufficio turistico comunale al numero 011-9374053.
L’edizione 2020 di Fungo in Festa, patrocinata come sempre dalla Città Metropolitana di Torino, è stata rimodulata per rispettare le normative anti Covid-19, senza però perdere la sua attrattiva fondamentale: i “boleti” rinomati da secoli, inseriti nell’Atlante dei prodotti agroalimentari tradizionali del Piemonte e difesi dalla denominazione Fungo Porcino di Giaveno, per distinguerli da quelli di altra provenienza che non hanno le medesime caratteristiche organolettiche. Nell’archivio comunale è conservata una ricevuta del 1659, a pagamento di una ragazza di Giaveno che aveva portato funghi a Madama Reale di Savoia, ospite al Palazzotto Abbaziale.

DAL 2021 LA QUALIFICA DI FIERA REGIONALE

L’obiettivo del Comune è di creare a Giaveno un sistema integrato che, all’insegna del fungo, consenta di vivere una "food experience" completa, che ruota intorno a produzione, conoscenza, tradizione, ristorazione e lavorazione. In questo senso è importante il fatto che la quarantesima edizione di Fungo in Festa, che si svolgerà nell’autunno del 2021, potrà fregiarsi per la prima volta del titolo di fiera regionale, riconosciuta recentemente dal settore commercio e terziario della Regione Piemonte. La qualifica permetterà alla manifestazione di essere inserita nel calendario fieristico regionale e godere così di una promozione riservata ad una cinquantina di fiere piemontesi.

GUSTARE, CERCARE E ACQUISTARE I FUNGHI

I ristoratori giavenesi sono maestri nell’esaltare il gusto dei funghi, secondo ricette che si trasmettono attraverso le generazioni, così come i segreti dei cercatori. I ristoranti cominciano a proporre i loro menù tradizionali non appena è disponibile il prodotto. L’Unione dei Comuni Montani Val Sangone, che gestisce il servizio micologico di controllo dei funghi in piazza, ha predisposto quest’anno un cestino di carta per la vendita, in modo che tutti i venditori possano avere lo stesso recipiente. Il cestino riporta una mappa della Val Sangone e la foto del primo mercato storico del fungo, in Vicolo della Breccia. Da oltre quarant'anni il mercato si svolge in piazza Molines, oggi lungo il lato parallelo a via Coazze. Le associazioni dei boulajour locali sono state dotate dal Comune di tavoli di legno e ombrelloni gialli con la scritta “Mercato del fungo di Giaveno”. Il posizionamento dei venditori in questo spazio è garanzia di qualità per l’acquirente, in quanto coloro che sono ammessi al mercato hanno frequentato un corso di micologia e appartengono alle associazioni Amici dei Funghi della Val Sangone e Bolajor Valsangone, che tutelano il prodotto e ne garantiscono la provenienza locale. I venditori dichiarano di attenersi al regolamento di vendita. Il loro prodotto è certificato da un micologo esperto, a disposizione gratuitamente anche dei privati che vogliono far riconoscere i funghi raccolti prima di mangiarli. Il voucher giornaliero per la raccolta dei funghi da quest’anno è anche valido per i parcheggi. Si acquista nei locali convenzionati e all’ufficio turistico comunale. Nel giorno del suo utilizzo si grattano data e orario di arrivo.

IL PROGRAMMA

Domenica 11 ottobre in piazza Mautino dalle 9 alle 19 sarà allestita la tradizionale mostra micologica e fotografica curata dall’associazione Micologica Piemontese di Venaria. Ci saranno anche un’esposizione di vignette e una di opere artistiche dedicate al fungo. Allo show cooking delle 15 parteciperanno gli chef Matteo Baronetto del Cambio di Torino, Alessandro Mecca dello Spazio7, Cesare Grandi de “La limonaia” e Giorgio Cotti del Gaudenzio, insieme al sommelier Antonio Dacomo. In piazza Molines dalle 9 alle 18 ci saranno gli stand con i prodotti del territorio. Alle 12 in quello della Nuova Proloco di Giaveno ci sarà la distribuzione di funghi e patatine fritte da passeggio. Alle 15 è in programma lo spettacolo musicale con Piero Montanaro e la corale “Le Voci del Piemonte”; a seguire la premiazione dei boulajour e degli chef del fungo di Giaveno alla presenza delle autorità. Nelle vie Umberto I e Maria Ausiliatrice e in piazza Sclopis ci saranno le bancarelle della creatività e dei manufatti e il punto fotografico. In piazza San Lorenzo sul lato del Sacro Cuore dalle 10 alle 18 ci saranno i divertimenti e le attrazioni di “Fungo Bimbi”, con i giochi in legno itineranti. Dalle 11 alle 12 è in programma uno show cooking con Angela Anna Ventruti. In via Ospedale dalle 10 alle 18 tornerà il raduno di auto d’epoca del Club de Voiture Ancienne de Saint Jean de Maurienne, cittadina della Savoia gemellata con Giaveno. In viale Regina Elena ci sarà l’area shopping dalle 9 alle 18. Nelle piazze del centro storico l’evento “Giaveno auto e moda” proporrà uno shooting fotografico a cura del Cinema District Hub e un’esposizione di auto d’epoca con la presenza di modelle e modelli in abiti storici. Accompagnano la manifestazione la settima edizione della Fiera del Libro - da giovedì 8 a domenica 18 ottobre in piazza San Lorenzo lato ufficio turistico - e l’apertura del Museo del Fungo in via Stazione, da domenica 4 a domenica 11 ottobre.
Fungo in Festa sarà preceduto domenica 4 ottobre dalla fiera commerciale d’autunno dalle 8 alle 18, mentre dalle 14,30 alle 18,30 nella sede di piazza San Rocco 12 si festeggerà l’undicesimo compleanno dell’associazione Donnedivalle. Sabato 10 ottobre alle 17 a Villa Favorita si terrà un convegno sul tema “Giaveno e il fungo, una risorsa per il territorio e il turismo”. Sempre sabato 10 è in programma la camminata per adulti “Una giornata da boulajeur” a cura dell'associazione Valsangone Turismo. copertina Fungo in festa 2000

Agricoltura

Sabato 3 e domenica 4 ottobre ad Usseglio è in programma la sesta edizione della Festa della transumanza e della patata di montagna, patrocinata dalla Città Metropolitana di Torino e organizzata in occasione delrientro delle mandrie dall’alpeggio estivo. Mentre le prime nevi sulle vette più alte delle valli di Lanzo annunceranno la conclusione dei tre mesi di lavoro estivo in alpeggio, in paese si farà festa e si gusterà la Toma di Lanzo d’alpeggio a Km 0.
Con il termine franco-provenzale “dèsarpà si indica il ritorno dei capi bovini in paese. Per tradizione, quelli a cavallo tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre sono giorni di festa, che concludono una stagione significativa per la vita degli allevatori, degli animali e di tutta la montagna; cento giorni di duro lavoro, a contatto con gli animali e con i pascoli, per produrre la vera Toma di Lanzo d’alpeggio; un lavoro importante che aiuta a salvaguardare il delicato paesaggio alpino.
Le protagoniste della sfilata sono le mucche, robuste e di bassa statura, perfettamente adattate all’ambiente montano anche se diverse nel colore del manto, nella conformazione della testa e delle corna e nel carattere. La Pezzata rossa, più mansueta, produce più latte, la Pezzata nera e la castana, più aggressive, sono protagoniste delle Batailles des Reines.
Fino alla prima metà del Novecento, nell’ambito linguistico del patois francoprovenzale ussegliese esisteva un gergo, “l’ingerk”, legato al mondo della pastorizia, elaborato con parole volutamente incomprensibili agli estranei. Quando i pastori andavano nelle cascine della pianura per l’acquisto o l’affitto delle pecore, non volevano essere compresi nei loro discorsi e così parlavano “l’ingerk”. Nell’ingerk dei pastori ussegliesi il formaggio era la “quela”, il latte veniva detto “lou bianchat” e la casa diventava la “tabussa”.

LA FESTA E IL MERCATO DEL TERRITORIO CON I FORMAGGI E LE PATATE

Sabato 3 ottobre alle 14 sul piazzale dell’albergo Furnasa saranno distribuite le canne da pastori e i cappelli per il viaggio verso le “muande”, che sono le baite in lingua francoprovenzale. Sarà possibile aiutare i margari a caricare sui carri e sui basti di muli e cavalli il materiale e gli attrezzi portati negli alpeggi a giugno. Poi si avvierà la sfilata dei margari, impegnati ad allacciare al collo delle mucche i grandi “rudùn” (campanacci) e i festoni preparati dai bambini. Dopo la merenda al suono dei rudùn avrà inizio la discesa verso il paese, dove si potrà assistere al rito della mungitura tradizionale e alla preparazione del burro nella zangola. I bambini e i genitori potranno partecipare ai laboratori dedicati agli itinerari dei formaggi intorno al Monte Lera. La compagnia teatrale “I Retroscena” presenterà la narrazione “La Transumanza della Gina e della Matilde”, storia di due mucche alle prese con il viaggio di ritorno dopo un‘estate passata a pascolare e brucare su verdi prati di montagna. Alle 19,30 è in programma la cena dei margari, ovviamente nel rispetto delle normative di sicurezza anti Covid-19.
Domenica 4 ottobre nel mercato contadino ci saranno anche i produttori delle patate di montagna di varie tipologie e qualità, delle mele di antiche varietà piemontesi, dei prodotti degli orti ussegliesi e dei formaggi d’alpeggio. Alle 11 è in programma la Messa, con la benedizione delle mandrie e delle bandiere delle sedi locali della Coldiretti, mentre alle 12,30 si potrà gustare il pranzo del pastore nei ristoranti e nell’area fieristica, con piatti a base di patate, gnocchi, taglieri di formaggi d’alpeggio e raclette di Toma su pane rustico. Alle 15,30 i Countrabandiè d’la Lera in collaborazione con Il Bivacco Matematico presenteranno la narrazione teatrale: “Il lungo viaggio, carezzare le pietre”, in cui si racconta un’avventura dalle Americhe ad Usseglio. Dopo la degustazione delle frittelle di mele, alle 17 la manifestazione si chiuderà con la premiazione dei produttori di patate, con riconoscimenti particolari al produttore della patata più grande e a quella più curiosa.
Per saperne di più: www.eventiusseglio.itFesta Transumanza Usseglio 2020

Agricoltura

Un solo giorno, sabato 26 settembre, per la sessantottesima edizione della Festa dell’Uva e del Vino di Carema, ma intenso e ricco di emozioni per mantenere l’anima della festa e premiare la vitivinicoltura eroica. Come tutte le manifestazioni pubbliche del 2020, l’evento organizzato dal Comune in collaborazione con le associazioni e la Cantina produttori Nebbiolo di Caremae patrocinato dalla Città Metropolitana di Torino deve fare i conti con le misure di contenimento della pandemia. Le precedenti edizioni duravano cinque giorni. La festa si terrà negli ampi spazi all’aperto del centro sportivo comunale e comprende, in serata, la premiazione del concorso Grappolo d’oro riservato ai migliori produttori di uva Nebbiolo. Il conferimento dei grappoli cominciain mattinata mattina, in coincidenza con l’insediamento della commissione di esperti.
Le premiazioni saranno precedute dalla presentazione di un libro e di un documentario sulla storia di Carema. Impossibile invece l’organizzazione dell’ormai tradizionale percorso enogastronomico “Andar per cantine”, che tocca ogni anno le storiche “crote” del paese, spazi troppo ristretti per garantire la sicurezza dei visitatori. Gli ingressi nell’area sportiva sono contingentati fino ad un massimo di 250 posti e in caso di maltempo è tutto rinviato al sabato successivo.

Nel mercato dei prodotti tipici di sabato 26 settembre a Pragelatoilprotagonista della giornata sarà invece il Plaisentif, il “formaggio delle viole” prodotto unicamente negli alpeggi della Valle Chisone, rinato a partire dal 2000 ma citato da Ettore Patria nei “Cenni sui rapporti commerciali tra il Delfinato ed il Piemonte”, opera riferita ai secoli dal XIV al XVI. Nella seconda metà del XVI secolo il Plaisentif fu donato dai valligiani alle autorità, per ottenere il permesso di commerciare i prodotti in un periodo in cui le valli Valdesi erano teatro di guerre e conflitti.
Il nome “Formaggio delle Viole” deriva dal fatto che il periodo di produzione, giugno e luglio, coincide con il momento di maggior fioritura delle viole sui pascoli alpini. Dopo il controllo a fine stagionatura, il formaggio prodotto come Plaisentif, se ritenuto idoneo per la vendita, viene marchiato a fuoco su una delle due facce. La vendita ha inizio esclusivamente a partire dalla terza domenica di settembre, in occasione dellarievocazione storica e della fiera del Plaisentif di Perosa Argentina, curate dall’associazione culturale Poggio Oddone.Carema vendemmia repertorio 1

Agricoltura

La Festa dell’UvaErbaluce da 87anni richiama a Caluso migliaia di visitatori, in cerca di divertimento e di un vino ritenuto dalla critica internazionale come uno dei più interessanti bianchi italiani. Da venerdì 18 a domenica 20 settembre nella cittadina canavesana si festeggia l’Erbaluce in tutte le sue declinazioni e insieme a un prodotto agricolo, l’uva Erbaluce, motivo di orgoglio per tutto il Canavese.
Il vino fu uno dei primi a ottenere la denominazione di origine controllata in Italia nel 1967 e la Docg nel 2011. Oltre all’Erbaluce, la Festa di Caluso celebra anche il Passito di Caluso e il Cuveè Erbaluce spumante. Il programma dell’ottantasettesima edizione della manifestazione, patrocinata dalla Città Metropolitana di Torino, è forzatamente ridotto, per rispettare le disposizioni per la prevenzione del Covid-19, ma lo spirito dei calusiesi è indomito e la festa non può comunque mancare, perché l’evento non vuole essere solo una “sagra” ma un momento di celebrazione di un modo di vivere e di intendere la terra canavesana.
Venerdì 18 settembre alle 20,30 la cena dei rioni e delle frazioni apre il programma della manifestazione al ristorante “Mago' di Caluso”. Sabato 19 alle 9 all’Enoteca regionale dei Vini della Provincia di Torino, a Palazzo Valperga di Masino, si insedia a porte chiuse la commissione tecnica di assaggio del 53° concorso enologicoGrappolo d’Oro. In mattinata nelpalazzo comunale si inaugura ufficialmente l’ambulanza dei Volontari Soccorso Sud Canavese. La serata è animata dalla cena sotto le stelle a cura dei bar e dei ristoranti del centro storico e dall’apertura straordinaria dei negozi, con la presentazione delle nuove collezioni di moda autunno-Inverno e le vetrine dedicate all'Erbaluce di Caluso. Domenica 20 è in programma l’evento Divino Canavese” nel chiostro dei frati di piazza Mazzini 2, con la degustazione dei vini del territorio. Nella sala intitolata al compianto sindaco di Caluso e pittore Elio Magaton si tiene un’asta benefica di opere di Franco Pinna. La mostra mercato dei prodotti a Km 0 e l’apertura festiva dei negozi animano il centro storico. In piazza Ubertini a partire dalle 10 le associazioni sportive locali presentano le loro attività. Il parco Spurgazzi ospita alle 10,30 la Messa, seguita dai saluti istituzionali, dalla cerimonia di consegna del Grappolo d'Oro, dalla conferma della Ninfa Albaluce 2019-2020, dalla presentazione dell’essenza “Albaluce” e dal brindisi per il decennale del riconoscimento della DOCG all’Erbaluce. Nel pomeriggio al parco Spurgazzi si esibiscono le scuole di danza locali.

Festa Uva Erbaluce Caluso 2020 1

Agricoltura

Domenica 13 settembre Giaveno tornerà ad essere la Città del Buon Pane, in occasione della diciassettesima edizione della manifestazione dedicata ai prodotti da forno, organizzata dall’amministrazione comunale in collaborazione con il Gruppo Panificatori Artigiani “Pane De.C.O.” e con il patrocinio della Città Metropolitana di Torino.
Da molti anni il pane artigianale locale venduto a Giaveno e nei paesi vicini è apprezzato dai turisti e da chi è solo di passaggio. L’idea vincente dei giavenesi è stata quella di far diventare il buon pane un simbolo del territorio, con il sostegno di un’amministrazione comunale che ha creduto sin dall’inizio nella manifestazione.
L’appuntamento di quest’anno sarà diverso, perché la pandemia da coronavirus e le misure anti Covid-19 hanno costretto gli organizzatori a modificareil programma, rinunciando alla sfilata e al taglio del grissino, alla trebbiatura in piazza e all’esposizione di trattori.
Piazza Mautino ospiterà l'Associazione Panificatori Artigiani De.C.O. con la sua brigata di panettieri, che proporranno in degustazione e in vendita pane, grissini, biscotti del pellegrino e altre bontà da forno dolci e salate. L’area di panificazione e di vendita potrà essere raggiunta con un percorso obbligato sotto le arcate. Le postazioni con soluzioni di distanziamento consentiranno di accedere al banco per gli acquisti.
A Giaveno quella dei prodotti da forno è una storia di famiglie e di generazioni che si sono svegliate presto e continuano a svegliarsi presto per fare pane e farlo con passione, seguendo la tradizione con forme grandi e “storiche”: micca, biove, mezzana, stirotto, tutte riconosciute con la Denominazione Comunale d’Origine. A Giaveno si producono anche pani piccoli e dai gusti nuovi o ritrovati, ai cereali, con segale e mais. Ma si sfornano anche i fragranti grissini Stirati torinesi e altre bontà che valorizzano le materie prime del territorio e la storia: ad esempio il pane e i biscotti del Pellegrino, pensati e realizzati per contribuire alla promozione turistica e culturale del territorio della Sacra di San Michele e della Via Francigena, che ha una deviazione su Valgioie e Giaveno.
Domenica 13 settembre in prossimità di piazza Mautino saranno presenti gli spazi espositivi di alcune realtà coinvolte nel programma “Dal Grano al Pane, tra Forni e Mulini”, anch’esso patrocinato dalla Città Metropolitana: il mulino della Bernardina con le sue farine, il Giardino Botanico Rea con le associazioni Principi Pellegrini, Divangazioni, Centro Arti e Tradizioni Popolari, il mulino Du Detu e l’Hobby del Miele con i prodotti dell’apicoltura.
In piazza Molines sarà allestita una piscina di fieno per bambini fino a 10 anni, a cura dell'associazione Fuori di Clown. L’accesso sarà possibile per cinque bambini alla volta.
I mulini della Bernardina in via Vittorio Emanuele II 260e Du Detu in via Beale 8 saranno aperti e visitabili dalle 10 alle 12,30 e dalle 14 alle 18,30. Li si potrà raggiungere anche con il Pedibus guidato con partenza dall'ufficio turistico di Giaveno, su prenotazione, alle 10, alle 13,30 e alle 16.
In piazza Molines sarà allestito il mercatino dei prodotti del territorio agroalimentari, dell’artigianato e della creatività. Nell’ambito del concorso delle vetrine dedicato al tema della manifestazione, l'Associazione Panificatori premierà i tre allestimenti più originali con un cesto di prodotti locali. L'associazione Val Sangone Outdoor organizzerà due uscite in mountain bike: una alle 10 lungo il Sentiero delle Macine di Coazze per bikers allenati e una per giovani bikers e famiglie alle 15,45. La prenotazione della partecipazione è possibile entro l'11 settembre al negozio Dottor Gioco e Mr Bike di piazza Molines. Anche quest'anno l'immagine del manifesto e dei volantini della manifestazione è stata realizzata da un'artista locale, la giavenese Tiziana Pisano, che ha raffigurato le diverse fasi della lavorazione del pane locale in cinque scenette: la semina, la mietitura, il setaccio della farina dall’alto di una delle torri dell’antica cinta muraria, la cottura in un forno molto speciale come la bocca del “Mascherone”, il taglio del pane. In ciascuna scena un “omino” stilizzato al lavoro cattura l’attenzione di grandi e piccoli. L’artista ha impiegato matite colorate nei colori caldi del grano e del pane dorato e il tratto del pennarello per le sagome.
Per informazioni sulla manifestazione e per le prenotazioni ci si può rivolgere all’ufficio turistico comunale di piazza San Lorenzo 34, telefono 011-9374053, e-mail infoturismo@giaveno.it, sito Internetwww.comune.giaveno.to.it

VISITARE I MULINI STORICI DI GIAVENO, PER SCOPRIRE ECONOMIA E SOCIETÀ DEI SECOLI PASSATI

Il mulino della Bernardina risale al 1745 e ha rischiato di finire in disuso, ma la famiglia Ughetto e l’attuale mugnaio sono riusciti e tenerlo in funzione e in efficienza, affiancando alla molitura la coltivazione di antiche varietà di mais, grano e segale. Presso il mulino è allestita e visitabile fino al 30 settembre la mostra “Tempo di Mulini”, realizzata dal Museo Civico Etnografico del Pinerolese e dal Centro Arti e Tradizioni Popolari. L’allestimento, coordinato dalla presidente e dal direttore del MUSEP, Ezio Giaj e Alessandra Maritano, propone attraverso i testi e le immagini di Emanuela Genre e di Remo Caffarouno spaccato di storia e cultura sociale popolare dei secoli passati, in cui i mulini erano uno dei capisaldi dell’attività economica e sociale. Al centro della mostra i temi dell’acqua come forza motrice, la storia e l’evoluzione dei mulini ad acqua, che potevano essere privati, comunali, consortili o appartenenti a enti religiosi. Un focus è rivolto poi alle macine, cuore pulsante del mulino, ai macchinari ancora in attività nel terzo millennio e ai mulini-museo che attirano moltissimi visitatori.
Il mulino “Du Detu” di via Beale 8 appartiene alla famiglia di Giuseppe Colombatti e venne edificato nel 1218 per servire le esigenze alimentari della comunità dei monaci benedettini dell’Abbazia di San Michele della Chiusa. Venne successivamente acquistato e restaurato nel 1877 da Benedetto Giai Via, detto “Detu”. Possiede una grande ruota esterna a pale metalliche e all’interno ruote in pietra. È stato in attività fino alla Seconda guerra mondiale e negli anni immediatamente successivi.

Giaveno Città del Buon Pane 13 09 2020 1

Agricoltura

Il Ramìe di Pomaretto è uno dei prodotti più tipici della vitivinicoltura "eroica" di montagna e, insieme ad altre vere e proprie perle enologiche, da venerdì 4 a domenica 6 settembre sarà protagonista a Perosa Argentina e a Pomaretto di "Vini all'insù", una rassegna dedicata alle migliori produzioni dell'arco alpino, patrocinata e sostenuta dalla Città Metropolitana di Torino. La manifestazione organizzata dall'Unione dei Comuni delle Valli Chisone e Germanasca, dalle amministrazioni comunali e dalle Pro loco di Perosa e di Pomaretto, sarà l'occasione per fare il punto su alcuni dei risultati del progetto europeo ALCOTRA Strada dei vigneti alpini, di cui capofila la Città Metropolitana di Torino. Il progetto consentirà al Comune di Pomaretto di valorizzare un itinerario di turismo enologico, con uno spazio di accoglienza panoramico lungo il Sentiero del Ramìe. Sarà possibile ammirare i vigneti eroici di Pomaretto partecipando alle visite guidate in programma sabato 5 e domenica 6 settembre alle 15, alle 16 e alle 17.
Oltre a quelli delle vallate pinerolesi, saranno presenti produttori provenienti dalla Valle d'Aosta, dalla Liguria, dalla Lombardia, dal Veneto e dal Friuli. Tra gli obiettivi dell'evento vi è quello di facilitare la conoscenza dei vini di montagna attraverso il contatto e lo scambio di idee e progetti tra le varie realtà produttive dell'arco alpino italiano, mettendo in relazione i vari produttori operanti in realtà che hanno peculiarità ambientali simili, promuovendo le buone pratiche agricole e paesaggistiche portate avanti dai produttori.
Venerdì 4 settembre alle 10 nel complesso degli impianti sportivi di Pomaretto si farà il punto sui primi risultati concreti del progetto della Strada dei Vigneti Alpini e anche su quelli dell'ALCOTRA Interreg "Camminando nei vigneti: testimonianze e paesaggi". Il progetto della Strada dei Vigneti Alpini ha consentito di identificare e codificare quattordici itinerari: il Sentiero dei vigneti di Carema, i Viottoli tra pergole e vigneti a Settimo Vittone, la Traversata dei terrazzi e dei pilùn da Pont-Saint-Martin a Borgofranco d'Ivrea, il Canavese originario a Barone, il Cammino del Gesiùn a Piverone, le Campagne della nobiltà tra San Giorgio Canavese, Agliè e Cuceglio, le Vigne delle Masche tra Levone, Rivara e Forno Canavese, i Poggi dell'Erbaluce a Caluso, il Romanico con vista tra Bollengo, Burolo e Chiaverano, la Via della Serra da Pont-Saint-Martin a Piverone, le Rive verdicanti a Bricherasio e Luserna San Giovanni, il Sentiero del Ramìe a Pomaretto, le Alture delle viti e dei mandorli a Giaglione, l'Erta della Ramats a Chiomonte. I dettagli degli itinerari possono essere consultati nel portale Internet della Città Metropolitana alla pagina http://www.cittametropolitana.torino.it/cms/agri-mont/itinerari-del-gusto/strada-vigneti-alpini
La mostra mercato dei vini di montagna accompagnata dai banchi di assaggio sarà visitabile sabato 5 e domenica 6 settembre dalle 10,30 alle 19,30 nella splendida Villa Willy di Perosa Argentina. Sabato 5 alle 16 è in programma una degustazione di alcuni dei vini presenti alla rassegna, guidata dal delegato torinese dell'Associazione Italiana Sommellier, Mauro Carosso. Per prenotare le degustazione occorre chiamare il numero telefonico 338-7308204.
La serata di sabato 5 sarà animata da concerto del QuBa Libre Quartet, che, alle 21,15 nel complesso degli impianti sportivi di Pomaretto, proporrà un viaggio nella musica e nei canti dell'Occitania. Partendo dalle vallate occitane piemontesi, Simonetta Baudino (alla ghironda e all'organetto diatonico), Giuseppe Quattromini (chitarra e fisarmonica), Daniele Mauro (chitarra) e la cantante Erica Molineris proporranno un itinerario che toccherà il Sud della Francia, i Pirenei e la costa atlantica francese.
Agli spettatori è richiesto l'utilizzo della mascherina e sarà misurata a tutti i presenti la temperatura corporea. L'ingresso nell'area del concerto sarà possibile a partire dalle 20,30 ed occorrerà prenotare chiamando i numeri telefonici 348-7293196 e 349-4124057, oppure scrivendo a mondofolk@gmail.com. Domenica 6 settembre alle 11 l'Accademia Italiana della Cucina proporrà l'evento "La cucina della tradizione montana", di cui saranno protagonisti lo chef Walter Eynard e Alberto Negro, coordinatore dell'Accademia per il Piemonte Ovest. Per prenotare la partecipazione occorre chiamare il numero 338-7308204.

UNA VITIVINICOLTURA CHE È TRADIZIONE E DIFESA DEL TERRITORIO

Nonostante la crisi economica che ha caratterizzato gli ultimi dodici anni, quella della riscoperta e valorizzazione del Ramìe nelle valli Chisone e Germanasca è la storia di una piccola iniziativa economica di successo. Le vigne da cui proviene l'uva vinificata nel Ramìe sono state impiantate con grande fatica nei secoli scorsi a una quota tra i 600 e i 900 metri, lungo pendii estremamente ripidi, contraddistinti da terrazzamenti a secco. All'imbocco della Val Germanasca è impossibile non notare le vigne che incombono sulla strada di fondovalle, quasi "strappate" alla montagna, sul versante pietroso esposto a meridione. La tradizione vinicola locale risale all'epoca medievale e, anche se con grande fatica, ha resistito alla diffusione della fillossera alla fine del XIX secolo, per poi rinascere nel secondo dopoguerra raggiungendo discreti livelli qualitativi. Tanto che Luigi Veronelli scrisse a proposito di quello che però chiamò erroneamente "Ramiè", che aveva un "colore rosso rubino e delicato profumo. Sapore giustamente asciutto, fine, gustoso". Il recupero dei terrazzamenti abbandonati e il superamento della produzione per il semplice autoconsumo sono però recenti, anche se la denominazione Doc nell'ambito della famiglia "Pinerolese" risale al 1996. I "profeti" della ricoperta del Ramìe sono stati Daniele Coutandin e l'agriturismo La Chabranda, che furono i primi promotori, insieme all'assessorato provinciale all'agricoltura e montagna dell'allora Provincia di Torino, che finanziò nel 2003 la costruzione di una monorotaia per facilitare il lavoro e la vendemmia, riprendendo il modello già applicato con successo nelle Cinque Terre. Dal 2009 il Comune di Pomaretto ha promosso la costituzione di un consorzio tra i piccoli contadini che ancora coltivavano le terrazze. Il nome ufficiale della Doc è "Pinerolese Ramìe", per un prodotto che scaturisce prevalentemente dalla fermentazione delle uve di un vitigno particolare e di estrazione montana come l'Avarengo. A queste uve possono essere aggiunte minori quantità di Neretto di Bairo e Avanà. La vinificazione è stata condotta per tre anni in maniera sperimentale a Chieri, presso l'Istituto Bonafous della Facoltà di agraria dell'Università di Torino. Successivamente il consorzio ha trasferito il processo di trasformazione delle uve in vino all'Istituto Malva Arnaldi di Bibiana. La collaborazione con l'Università ha consentito al consorzio di migliorare la qualità del vino e di aumentare progressivamente la produzione da 1000 a 4000 bottiglie. Il consorzio si occupa della gestione collettiva della vendita del vino e dell'accesso a finanziamenti per la manutenzione dei muri a secco e delle vigne. Oggi il Ramìe è proposto nei bar, nelle osterie e nei ristoranti delle valli Chisone e Germanasca e offre ai turisti un'esperienza aggiuntiva di conoscenza delle eccellenze del territorio. Il GAL è riuscito a ottenere finanziamenti europei per la manutenzione dei versanti su cui crescono le viti. Per i giovani di Pomaretto, forse, vivere esclusivamente di vitivinicoltura non sarà mai possibile, ma il Ramìe può costituire un'interessante integrazione al reddito e l'occasione per realizzare una manutenzione del territorio che fa bene sia all'ambiente che all'economia locale.Vini allinsù 2020

Agricoltura

Dopo il Consiglio metropolitano, anche il Consiglio Regionale ha approvato una mozione per l'istituzione del Distretto del Cibo dell'area omogenea Chierese-Carmagnolese, la cui funzione sarà quella di valorizzare le produzioni agricole e agroalimentari e il paesaggio dei 22 Comuni di una delle 11 Zone omogenee in cui è suddiviso il territorio metropolitano. Peperone e Salame di Giora di Carmagnola, Tinca gobba dorata del Pianalto di Poirino, Asparago di Santena, Ciliegie di Pecetto, Cipolla Piatlina bionda di Andezeno, Freisa di Chieri: sono solo alcune delle eccellenze agroalimentari e vitivinicole della Zona omogenea 11 che potranno essere valorizzate dal Distretto.
Come ricordano il Vicesindaco metropolitano e il Consigliere delegato allo sviluppo economico, nel novembre scorso il Consiglio metropolitano aveva approvato all'unanimità una mozione in cui si sollecitava la Regione Piemonte ad emanare il Regolamento che, in attuazione della Legge regionale 1 del 2019, consentirà di istituire il nuovo Distretto del Cibo. Il Consiglio Regionale si è quindi associato alla proposta, dando più forza al progetto.
I Distretti del Cibo sono intesi dal legislatore regionale come uno strumento per coniugare le attività economiche con la cultura, la storia, la tradizione e l'offerta turistica locale.
La mozione approvata dal Consiglio metropolitano faceva riferimento in particolare alla possibilità per tale territorio di accedere alle risorse del Piano di Sviluppo Rurale regionale 2021-2027 per sostenere l'avvio del Distretto.
Il Vicesindaco metropolitano sottolinea che l'emanazione del Regolamento, quando avverrà, sarà una vittoria dell'intero Consiglio ed è un passo fondamentale per la funzione della Città metropolitana, a sostegno di un progetto che deriva da un'attività politica trasversale.

Agricoltura

Da venerdì 24 a domenica 26 gennaio torna a Settimo Rottaro la Sagra del Salam 'd Patata, che richiama la memoria di quella “cultura del maiale” che sapeva trasformare in una festa il periodo di tempo che andava dalla macellazione dell’animale alla cena di chiusura: un avvenimento vero e proprio, atteso con trepidazione che sapeva coinvolgere un gran numero di persone. “Del maiale non si butta via niente” ripetevano i nonni e questa affermazione pare anticipare il concetto di consumo responsabile al quale oggi molti si ispirano. Di norma si allevava un maiale per famiglia nutrendolo con gli scarti dell’orto e del cibo quotidiano. Ed è da questo evento annuale, quasi rituale, che prendono spunto gli organizzatori della Sagra, per mettere in evidenza, in maniera piacevole, alcuni aspetti della vita rurale, caduti in disuso nel periodo della corsa alle fabbriche e del consumismo più esasperato.
La Sagra, patrocinata dalla Città Metropolitana di Torino, cerca di aiutare a riscoprire sapori genuini prendendo come spunto un prodotto tipico canavesano: il Salame di patata, che nasce da ingredienti assolutamente naturali e “poveri” come alcune parti del maiale e le patate bollite, da cui si ricava un insaccato dal gusto leggero, particolare e tipicamente piemontese, che ben si abbina ad un buon bicchiere di vino rosso.

IL PROGRAMMA DELLA SAGRA

- venerdì 24 gennaio: evento “La Stra dal Purcat”, una camminata di 6,5 Km tra i sentieri e le strade di Settimo Rottaro, con il ritrovo dei partecipanti al Palasagra alle 19,15. A seguire il ristoro del viandante, su prenotazione aperto a tutti, con i piatti della tradizione e l’intrattenimento musicale con Claudio Abada
- sabato 25 gennaio alle 17 nel salone pluriuso Adriano Olivetti tavola rotonda “Il Canavese un territorio da riscoprire: le masere - i muretti a secco tipici delle nostre campagne - raccontano e custodiscono la storia che è stata”. Aperitivo a Km 0 alle 20 e “Sen-a dal Purcat” con il menù della tradizione con piatti a base di carne di maiale
- Domenica 26 gennaio dalle 9 e per tutto il giorno evento “Del maiale non si butta via niente”, filiera figurata della lavorazione del maiale. Le osterie della tradizione propongono i menù degustazione nei cantoni Castello, Crearo, Maioletto e Villa. Mostra mercato di prodotti tipici agroalimentari, musica itinerante con J’amis d’Albian e Ciaparat, “Peisa dal Purcat”, gara di stima del peso di un roseo porcellino, gioco “Ciapa ‘l Salam”, Cantine Aperte con degustazione guidata dei vini dei produttori rottaresi. Visite guidate “Angoli nascosti” con ritrovo alle 10,45 e alle 14,30 in piazza della Chiesa, in collaborazione con Slowland Piemonte Lago di Viverone e dintorni. Il percorso si completa con la degustazione guidata alla Cantina Luca Gili delle migliori etichette dei produttori rottaresi: Garage dell'Uva, La Masera e Cantina Luca Gili. A partire dalle 12 al Palasagra
“Disna’ d’la Duminica” con con menù a degustazione senza prenotazione. Per i più picoli il “Circowow” dalle 10,30 alle 12,30 e dalle 14 alle 16 nel salone dell’ex ristorante Busca, con una serie di laboratori creativi.


Agricoltura

San Nicola, si sa, porta i regali - almeno nella tradizione nord europea e alpina - e anche quest’anno fa tappa a Caluso, per la tradizionale fiera a lui dedicata. Come sempre saranno molti gli espositori di artigianato e prodotti della terra che lunedì 2 dicembre affolleranno il centro di Caluso.
La Città Metropolitana di Torino ha concesso anche quest’anno il suo patrocinio per l’importanza che la Fiera di San Nicola riveste per il Canavese, unendo in una giornata di festa e di affari i produttori, i cittadini e leeccellenze gastronomiche. Per l’occasione l’Enoteca regionale dei vini della provincia di Torinosarà aperta dalle 14, offrendo la possibilità di degustare le eccellenze vinicole del Canavese. Per informazioni www.enotecaregionaletorino.wine/lenoteca/contatti/
Non mancheranno le occasioni di svago, come la pista di pattinaggio su ghiaccio aperta sino al 7 gennaio in piazza Ubertini, con lezioni di gruppo gratuite. In via Baima saranno esposte le macchine agricole e si terrà una mostra zootecnica.
La giornata prevede numerose variazioni alla circolazione, indicate nel volantino allegato.