Enti locali
Questa settimana prosegue con l’intervista alla prima cittadina di Montalenghe, Franca Rita Ladu, la rubrica “Venerdì dal Sindaco” che, per iniziativa della Direzione comunicazione e rapporti con i cittadini e i territori della Città Metropolitana, propone reportage televisivi e interviste ai primi cittadini dei piccoli Comuni nel canale “YouTube” dell’Ente.
Per vedere i filmati e i reportage fotografici del “Venerdì dal Sindaco” basta andare sul portale Internet della Città Metropolitana di Torino alla pagina http://www.cittametropolitana.torino.it/speciali/2021/venerdi_dal_sindaco/
I filmati vanno anche in onda sull’emittente interregionale Telecupole, il venerdì alle 20,40, il sabato alle 14,30 e la domenica alle 18,40.
Nel numero del 18 marzo della rivista settimanale della Città Metropolitana “Cronache da Palazzo Cisterna” si può leggere il reportage da Montalenghe; basta andare nel portale della Città Metropolitana alla pagina
http://www.cittametropolitana.torino.it/ufstampa/cronache/
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UNO SGUARDO DAL VERSANTE MERIDIONALE DELL’ANFITEATRO MORENICO
“Il Venerdì dal Sindaco” approda nel Canavese, alla scoperta di Montalenghe, Comune che conta poco meno di mille abitanti, sul versante meridionale delle colline che costituiscono la morena dell'Anfiteatro di Ivrea, a pochi chilometri da centri come Agliè e San Giorgio e a poca distanza dal lago di Candia.
È qui che abbiamo incontrato la prima cittadina Franca Rita Ladu che a Montalenghe vive da quattordici anni e, dopo essersi dedicata al sociale, oggi ha come obiettivo quello di riportare il turismo in questi luoghi.
Puntare sul turismo significa soprattutto valorizzare un territorio che ha davvero molte carte da scoprire: tra gli edifici di particolare importanza, situato su un promontorio nel centro del paese e circondato da un grande parco si trova quello che oggi è conosciuto come il Castello di Montalenghe, bene tutelato dalla Soprintendenza e costruito su una struttura preesistente del XV-XVI secolo. Qui nel 1800 soggiornò Napoleone. All'interno del parco, sul punto più alto del promontorio, si trova un cedro monumentale di rara bellezza che ha un’età di circa 300 anni, una circonferenza di 14 metri e un’altezza di 37. Dopo anni di abbandono, questo luogo sta provando a ritrovare il suo splendore grazie all’attuale proprietà, che ha in corso un importante intervento di riqualificazione architettonica e naturalistica. Nella prossima primavera sono previste aperture al pubblico del parco, sino ad oggi rimasto chiuso al pubblico.
Montalenghe disegna la sua vocazione turistica anche attraverso la storia legata a luoghi come la fontana della Lussana, il masso erratico della Pera del Vais e il Sentiero delle Pietre Bianche. Un’altra delle peculiarità locali è il pandolce canavesano Bagolaro (dal nome dell'albero che dà ombra e strumenti al Canavese), creato nel 2016 dalla storica cremeria del paese.
Ma cosa c'è nel futuro di Montalenghe? “Oltre a sottolineare l’importanza di avere qui sul territorio una scuola funzionale come la Pertini e un centro polifunzionale che permette l’organizzazione di vari eventi, l’intenzione di questa amministrazione è quella di creare un museo etnografico. - afferma la Sindaca Ladu - La cosa che a noi preme di più è far conoscere Montalenghe non solo per i suoi siti storici, ma anche per la vita che si conduce in questo paese, perché la socialità, anche nel periodo del Covid, è stata molto forte e i paesani si sono avvicinati rendendosi utili gli uni agli altri”.
Un altro obiettivo è quello di costituire un gruppo folkloristico che racconti la storia e le trazioni del paese che, nell’Ottocento e fino a metà Novecento, fu noto per la produzione dei manici di frusta in legno di bagolaro, “guienda” in dialetto canavese. Altra florida coltivazione era la canapa, con la quale si creavano un tempo le “caplere”, copricapi intrecciati a mano da abili lavoratrici. Nel periodo di Carnevale le tradizioni vengono ricordate dalle maschere di Guiandin e della Caplera.
Anche alla Sindaca di Montalenghe abbiamo chiesto quanta passione occorre per amministrare un piccolo comune?
“Tanta! - ha risposto Franca Rita Ladu - Io la ritengo una missione di un cittadino che è stato eletto da altri cittadini e che ha voglia di mettersi in gioco per portare il meglio nel suo paese. Io sono sarda, non sono originaria di Montalenghe e neanche piemontese, ma amo questo paese che mi ha ospitato e mi ha dato la possibilità di apportare delle modifiche per il vivere meglio di tutti. Oggi fare il Sindaco non è mettersi una fascia e comandare: è lavorare, lavorare, lavorare come per casa propria con la sola differenza che questa casa è abitata da tantissime persone che sono tutti gli abitanti di Montalenghe. Lo faccio con passione”.
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Questa settimana prosegue con l’intervista alla prima cittadina di Corio, Maria Susanna Costa Frola, la rubrica “Venerdì dal Sindaco” che, per iniziativa della Direzione comunicazione e rapporti con i cittadini e i territori della Città Metropolitana, propone reportage televisivi e interviste ai primi cittadini dei piccoli Comuni nel canale “YouTube” dell’Ente.
Per vedere i filmati e i reportage fotografici del “Venerdì dal Sindaco” basta andare sul portale Internet della Città Metropolitana di Torino alla pagina http://www.cittametropolitana.torino.it/speciali/2021/venerdi_dal_sindaco/
I filmati vanno anche in onda sull’emittente interregionale Telecupole, il venerdì alle 20,40, il sabato alle 14,30 e la domenica alle 18,40.
Nel numero dell’11 marzo della rivista settimanale della Città Metropolitana “Cronache da Palazzo Cisterna” si può leggere il reportage da Corio; basta andare nel portale della Città Metropolitana alla pagina
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ARTE A CIELO APERTO NELLE VALLI DI LANZO
Il “Venerdì dal sindaco” questa settimana fa tappa a Corio, Comune delle Valli di Lanzo che conta oggi poco più di 3000 abitanti, disseminati in numerose frazioni e borgate. Forse proprio da qui nasce una caratteristica di chi abita questo luogo: quella di avere un doppio cognome. Una possibile e plausibile risposta alla necessità di distinguere le famiglie che vivevano negli oltre duecento centri abitati all’interno di questo territorio.
L’incontro con la Sindaca Maria Susanna Costa Frola inizia nel cuore del piccolo, ma delizioso centro storico di Corio, in piazza del Municipio, dove lo sguardo si perde tra opere d’arte esposte sulle pareti della casa comunale. “È stata una volontà del maestro Giacomo Soffiantino, che è sempre stato un grande appassionato di Corio. - ha raccontato la Sindaca - Ed è a Corio che ha dedicato tutto il suo sapere. Ha anche creato l’associazione Ar.Co (Arte Corio) che ha riunito artisti come Casorati, Chessa, Sorbona, Cordero e moltissimi altri. Oggi qui a Corio abbiamo 10 opere donate da questi artisti e sono per la maggior parte appese ai muri di immobili comunali”.
Ma l’arte non finisce qui. Infatti, all’ombra di un albero davanti al Comune c'è l'opera vincitrice del Premio internazionale di scultura della Regione Piemonte intitolato a Umberto Mastroianni, esposta e votata dai cittadini, come prevede il regolamento del premio stesso.
Ma cosa significa fare il sindaco di una piccola realtà in questo momento storico così complicato? “È difficile. - ha risposto Maria Susanna Costa Frola - Chi ha fatto il Sindaco negli anni passati dice che non ci invidia, perché le situazioni ovviamente sono molto diverse rispetto ad allora. Ma bisogna sempre essere ottimisti e cercare comunque di capire quello che di buono c'è in tutte le cose che man mano si fanno. Ci sono difficoltà e a volte anche tanta negligenza: non sempre si riesce a educare la cittadinanza nel modo corretto, però c'è la forte volontà di continuare ad agire per far sì che il Comune continui ad affrontare le esigenze dei cittadini”.
Oltre alle opere d’arte esposte, c’è un altro progetto che riguarda la cultura e in particolare un edificio dove presto si sposterà la biblioteca, ma non solo. “Avendo questo immobile di importanza storica da restaurare, - spiega la Sindaca di Corio - siamo riusciti a ottenere un finanziamento dal GAL ed entro questa primavera l’immobile accoglierà la biblioteca e un punto informativo, che sino ad oggi mancava, per poter dare il benvenuto ai turisti. Corio infatti d'estate si anima: da un lato grazie alle seconde case e quindi a gente che aveva scelto già a suo tempo di passare le proprie vacanze in un paese che è a pochi chilometri da Torino, ma con un clima totalmente diverso; dall’altro grazie ai nuovi turisti, che si ritrovano qui a scoprire le bellezze culturali e soprattutto paesaggistiche del nostro territorio”.
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Questa settimana prosegue con l’intervista al primo cittadino di Sestriere, Gianni Poncet, la rubrica “Venerdì dal Sindaco” che, per iniziativa della Direzione comunicazione e rapporti con i cittadini e i territori della Città Metropolitana, propone reportage televisivi e interviste ai primi cittadini dei piccoli Comuni nel canale “YouTube” dell’Ente.Per vedere i filmati e i reportage fotografici del “Venerdì dal Sindaco” basta andare sul portale Internet della Città Metropolitana di Torino alla pagina http://www.cittametropolitana.torino.it/speciali/2021/venerdi_dal_sindaco/
I filmati vanno anche in onda sull’emittente interregionale Telecupole, il venerdì alle 20,40, il sabato alle 14,30 e la domenica alle 18,40.
Nel numero del 4 marzo della rivista settimanale della Città Metropolitana “Cronache da Palazzo Cisterna” si può leggere il reportage da Sestriere; basta andare nel portale della Città Metropolitana alla pagina
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ALLA SCOPERTA DEL COMUNE PIÙ ALTO D’ITALIA
Con i suoi 2035 metri di altitudine, Sestriere è il Comune più alto d'Italia. Un Comune dalla storia molto recente, che inevitabilmente si lega a quella della famiglia Agnelli, allo sci e al turismo, ma con molte altre curiosità. Il nome del paese deriva dal latino “Petra sextreria”, sesta pietra, quella che serviva da punto trigonometrico di riferimento nella misurazione della distanza in miglia dalla città più vicina, che era Augusta Taurinorum. Il Sindaco Gianni Poncet ci ha raccontato, dopo due anni di pandemia e di lockdown e nell’anno in cui si celebrano i 90 anni di attività della stazione turistica, come è oggi Sestriere e cosa si intravede nel suo futuro. “Veniamo inevitabilmente da anni complicati, ma le premesse per un futuro radioso ci sono tutte, a partire dal fatto che è subentrato un grande investitore, la iCON Infrastructure che ha rilevato impianti di risalita e alberghi, e che ha veramente voglia di fare, così come l’abbiamo noi amministratori” sottolinea Poncet. Ma cosa significa vivere a Sestriere non essendo turisti? “I mesi transitori sono difficili perché siamo un Comune di neanche mille abitanti e arriviamo però a dover fornire servizi per 30-35.000 persone. - risponde il Sindaco - Periodi come maggio-giugno e ottobre-novembre sono mesi transitori di preparazione per la stagione turistica estiva e invernale”.Cosa può fare la Città Metropolitana per venire incontro alle esigenze di sviluppo, di turismo e di mantenimento di questo Comune in quota? “Sicuramente tanto: noi crediamo nella collaborazione di tutti gli Enti, ma credo che Città Metropolitana possa veramente darci il valore aggiunto che parte da una struttura come Casa Olimpia”. Inaugurata in occasione delle Olimpiadi Invernali del 2006 dall’allora Provincia di Torino, Casa Olimpia può quindi tornare agli splendori di un tempo? “Assolutamente sì. - risponde il Sindaco Poncet - L’intenzione è proprio quella di farla tornare a essere, in collaborazione con Città Metropolitana, la casa della cultura. Vogliamo spostate qui la nostra biblioteca e le sedi delle associazioni, in maniera da farla rivivere e aprirla a tutte quelle manifestazioni estive e invernali importanti e a eventi culturali che ridiano a Casa Olimpia la giusta collocazione: vogliamo che sia un fiore all’occhiello per il Comune di Sestriere”.
Per concludere: che cosa significa amministrare un piccolo Comune? “Significa dare molto, - ha risposto il primo cittadino di Sestriere - e credere profondamente in quello che si sta facendo, a livello professionale, a livello di conoscenza del territorio o comunque della località e delle persone che vivono nel territorio, cercando veramente di mettersi a loro disposizione e creando le premesse e le prerogative di lavoro per riuscire a ottenere dei risultati che sono poi quelli di un'economia che per noi è l'economia turistica”.

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Questa settimana prosegue con l’intervista al primo cittadino di Virle, Mattia Robasto, la rubrica “Venerdì dal Sindaco” che, per iniziativa della Direzione comunicazione e rapporti con i cittadini e i territori della Città Metropolitana, propone reportage televisivi e interviste ai primi cittadini dei piccoli Comuni nel canale “YouTube” dell’Ente.Per vedere i filmati e i reportage fotografici del “Venerdì dal Sindaco” basta andare sul portale Internet della Città Metropolitana di Torino alla pagina http://www.cittametropolitana.torino.it/speciali/2021/venerdi_dal_sindaco/
I filmati vanno anche in onda sull’emittente interregionale Telecupole, il venerdì alle 20,40, il sabato alle 14,30 e la domenica alle 18,40.
Nel numero del 18 febbraio della rivista settimanale della Città Metropolitana “Cronache da Palazzo Cisterna” si può leggere il reportage da Virle; basta andare nel portale della Città Metropolitana alla pagina
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UN PAESE RICCO DI STORIA, PASSIONE PER IL LAVORO E TESORI ARCHITETTONICI
Virle Piemonte è un Comune di 1152 abitanti di quella ricca pianura a sud di Torino che confina con il Pinerolese e con il Saluzzese. L’abitato, così come è attualmente leggibile dal punto di vista urbanistico, sorse nel Medioevo sulla riva destra del torrente Lemina. La posizione del paese induce a credere che anticamente la zona fosse caratterizzata da paludi e boschi. È storicamente accertato che nel 1029 alcuni monaci benedettini con radici a Susa ma trasferiti a Vigone, con l'aiuto di monaci del loro stesso ordine che si erano insediati a Castagnole Piemonte, bonificarono il territorio per metterne a coltura le terre fino a poco tempo prima considerate malsane. Le prime case furono costruite nella regione Podi, che si trova al confine con Pancalieri ed è più elevata rispetto alla pianura circostante. Il nome del paese viene fatto risalire a due possibili origini, entrambe però precedenti all’epoca medioevale. La prima è la contrazione di “vicus Irlae”, che indica un villaggio fondato dalla famiglia Irla di origine romana, la cui presenza è documentata da ritrovamenti archeologici. La seconda fa riferimento al termine “Virguletta”, che indica luoghi in cui si coltivano piante da cui si ricavano verghette utili per legare le viti. Entrambe le ipotesi farebbero quindi risalire la nascita del primo nucleo abitato all’età romana. Quello che è certo è che il paese, grazie alle ricchezze accumulate nel tempo dai suoi feudatari medioevali e moderni, può vantare due castelli. Il maniero dei marchesi Romagnano sino al XVII secolo era cinto da fossati e mura, probabilmente demolite nel 1630 dalle truppe francesi che si accamparono a Virle in attesa di uno scontro con l'esercito sabaudo. Della cinta muraria non rimane che la cosiddetta “Portassa”, attualmente in restauro, mentre il castello attuale risale al 1700. Per contrapporsi politicamente ai Romagnano, gli Asinari, antichi feudatari di Virle, eressero un palazzo nel centro del paese, passato successivamente ai Piossasco di None.
LA VIRLE DEL XXI SECOLO RACCONTATA DAL SUO PRIMO CITTADINO
Insomma, un luogo tutt’altro che banale, Virle, che naturalmente siamo andati a farci raccontare da Mattia Robasto, dal 2015 giovane e appassionato primo cittadino di un paese che ad un primo colpo d’occhio rivela il notevole lavoro compiuto negli ultimi anni per recuperare il patrimonio storico e architettonico. “Il più recente segno tangibile di una valorizzazione tuttora in corso è il cantiere di restauro conservativo della Portassa, l’unico lembo delle antiche mura medioevali rimasto in piedi” ci ha spiegato il sindaco Robasto, che ha tenuto anche a sottolineare il legame tra Virle e le terre argentine in cui emigrarono oltre un secolo fa molti contadini del paese. I discendenti di quei contadini sono recentemente tornati a Virle per recuperare le loro radici familiari ed etniche. Quel legame è testimoniato visivamente da alcuni murales, che nel centro storico raccontano le storie di fatica e di emigrazione dei piemontesi d’Argentina. Dal 1995 la comunità di Virle è gemellata con quella di Colonia Vignaud, nella provincia di Cordoba: un legame nato agli inizi del XX secolo, quando manovali e braccianti abbandonarono i campi piemontesi in cerca di fortuna. Oggi due monumenti, a migliaia di chilometri di distanza l'uno dall'altro, celebrano l’amicizia italo-argentina. “Nel 2017, - sottolinea il sindaco Robasto - abbiamo festeggiato i vent’anni del nostro gemellaggio e nel 2018 abbiamo organizzato un interscambio culturale, che ha consentito ad alcuni studenti dell’istituto agrario di Colonia Vignaud di visitare Virle e conoscere i luoghi dai quali i loro antenati erano partiti. Gli studenti argentini hanno inoltre potuto approfondire la conoscenza di nuove tecnologie agrarie, grazie alla collaborazione con l’Istituto agrario salesiano di Lombriasco”. A proposito, abbiamo chiesto al Sindaco se ancora oggi a Virle si vive solo di agricoltura. “Il settore primario la fa ancora da padrone, ma abbiamo anche una zona industriale e artigianale, che si è sviluppata e ha saputo attrarre nuove attività a partire dai primi anni ‘80 del secolo scorso” ci ha risposto il primo cittadino.
Il clima sociale di Virle a giudizio del Sindaco è sereno ed è caratterizzato dal ruolo importante delle associazioni, sia per l’organizzazione di eventi di aggregazione e svago che per la valorizzazione del patrimonio storico. Se si passa per Virle, da non mancare una tappa alla villa-castello dei conti Piossasco e al castello dei marchesi Romagnano, visitabile quest’ultimo nell’ambito delle iniziative dell’associazione Dimore Storiche Italiane. Nella sua vita professionale Mattia Robasto è un esperto di materie amministrative, in qualità di vicesegretario generale del Comune di Trofarello. Gli abbiamo quindi chiesto quanto la sua esperienza di lavoro lo aiuta nell’attività amministrativa a Virle, ad esempio per cercare di attrarre nel suo Comune le risorse del PNRR. “Quella del PNRR sarà una sfida molto difficile, che per noi amministratori non potrà prescindere da lunghe ore di studio dei bandi a cui il Comune potrà partecipare. - ha risposto il sindaco Robasto - Noi a Virle abbiamo già impostato un percorso di completa riorganizzazione dell’erogazione dei servizi alla cittadinanza nel giro di alcuni anni. Lavoriamo alla realizzazione di un nuovo centro civico: una struttura che accorperà il polo dell’asilo nido e della scuola materna e primaria, la palestra, la biblioteca, l’archivio storico comunale e altri servizi”. Ma quanta passione ci vuole per fare il sindaco di Virle? “Tanta passione” ha risposto il primo cittadino, “ma è importante avere una buona squadra, che è una sorta di braccio armato, senza il quale il sindaco potrebbe fare ben poco”.

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Questa settimana prosegue con l’intervista al primo cittadino di Ronco Canavese, Lorenzo Giacomino, la rubrica “Venerdì dal Sindaco” che, per iniziativa della Direzione comunicazione e rapporti con i cittadini e i territori della Città Metropolitana, propone reportage televisivi e interviste ai primi cittadini dei piccoli Comuni nel canale “YouTube” dell’Ente.
Per vedere i filmati e i reportage fotografici del “Venerdì dal Sindaco” basta andare sul portale Internet della Città Metropolitana di Torino alla pagina http://www.cittametropolitana.torino.it/speciali/2021/venerdi_dal_sindaco/
I filmati vanno anche in onda sull’emittente interregionale Telecupole, il venerdì alle 20,40, il sabato alle 14,30 e la domenica alle 18,40.
Nel numero del 4 febbraio della rivista settimanale della Città Metropolitana “Cronache da Palazzo Cisterna” si può leggere il reportage da Ronco Canavese; basta andare nel portale della Città Metropolitana alla pagina
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ALLE PORTE DEL GRAN PARADISO NATURA, TRADIZIONI E IDENTITÀ
Ronco Canavese (Ronch Canavèis in piemontese, Ronk in francoprovenzale) è un Comune di poco più di 300 abitanti, il cui capoluogo sorge sulla destra idrografica del torrente Soana. Chi visita il centro storico del capoluogo percepisce immediatamente l’attaccamento dei residenti all’ambiente naturale, alla storia, alla cultura materiale e spirituale, alle radici linguistiche francoprovenzali. Di notevole interesse il campanile e la chiesa parrocchiale, realizzata in gran parte in pietra, restaurata a più riprese e attualmente oggetto di interventi sulla facciata. L'ingresso è preceduto da un pronao che poggia su colonne in pietra. Immersa nella natura tra prati e boschi, la chiesa di San Rocco risale al XVII secolo e venne realizzata su iniziativa degli abitanti locali. Il culto di San Rocco è ancora oggi particolarmente sentito delle frazioni di Villanuova, Lilla, Fucina, Costabina, Montelavecchia e Boggera. Interessante anche la casaforte di Servino o Gran Betun, che sorge a 1460 metri di quota ed è raggiungibile percorrendo un sentiero. A Ronco uno dei versanti della Valle Soana è compreso nel territorio del Parco Nazionale Gran Paradiso, elemento importante per l’identità del paese, come ci ha confermato il Sindaco, Lorenzo Giacomino.
“Siamo una piccola comunità, che ogni giorno è alle prese con le difficoltà della vita in montagna. - sottolinea Giacomino. - Per chi vive qui la nostra è la miglior vita possibile, ma comporta fatiche quotidiane e disparità in termini di servizi rispetto alla pianura. Un paio di mesi fa, insieme ai componenti della Giunta comunale, abbiamo deciso di dotare il nostro ambulatorio medico di un medico di cartone, in segno di protesta per le condizioni della sanità pubblica in montagna. Siamo passati da una situazione in cui potevamo disporre di due medici di famiglia ad una in cui ne abbiamo uno solo, che nei prossimi anni andrà in pensione. La guardia medica a cui facciamo riferimento è a Pont Canavese, nel fondovalle. La mancanza dei medici di famiglia determinerà quindi un impoverimento dei servizi sanitari, che sono essenziali soprattutto per la popolazione più anziana”. Un’altra delle battaglie che l’amministrazione comunale di Ronco deve combattere è quella per il diritto al segnale televisivo digitale terrestre. “Sinceramente, - rileva il Sindaco di Ronco Canavese - non capisco perché un cittadino che decide di vivere a 1000 metri di quota si debba dotare di una parabola satellitare, a differenza dei residenti in pianura che, pagando lo stesso canone, possono contare sull’intera offerta della televisione pubblica, che da noi non è garantita”.
Il Parco Nazionale Gran Paradiso a Ronco è percepito più come un’opportunità o come un limite? “Per noi il Parco è motivo di orgoglio ed è una risorsa per la popolazione locale. - risponde il Sindaco Giacomino. - La mission che il Parco si è data è quella di coniugare lo sviluppo con la conservazione dell’ambiente. La comunità che abita nel Parco è la risorsa più importante del territorio. Occorre lavorare insieme per perseguire obiettivi di sviluppo, perché senza lo sviluppo la comunità viene meno e la vita in montagna è sempre più difficile. Sullo sviluppo dobbiamo lavorare in termini turistici, ambientali ed energetici”. Oltre a quello del Sindaco di Ronco, in Valle Soana non mancano altri esempi di giovani che hanno scelto di rimanere o tornare in montagna, tornare alle radici della propria famiglia, per costruire nuove opportunità lavorative e sociali per i nuclei familiari che si stanno formando o si formeranno. “Questa è la mia storia e quella di altri giovani, ma le nostre storie non bastano. - sottolinea Lorenzo Giacomino - A fine anno, quando si tirano le somme, i numeri sui ritorni alla vita in valle e in montagna non permettono ancora di avere un saldo positivo. Il fenomeno dello spopolamento è ancora una realtà. Quando sono diventato Sindaco ho annunciato di voler combattere lo spopolamento della montagna”.
L’attaccamento alle tradizioni culturali e linguistiche, come dicevamo, è un’altra delle peculiarità della comunità di Ronco. “Siamo una minoranza linguistica francoprovenzale e ciò che ci contraddistingue è il fatto che la nostra lingua è parlata quotidianamente dagli abitanti, anche quelli più giovani. Esprimersi in una delle lingue minoritarie tutelate anche dalla Città Metropolitana di Torino non significa rifugiarsi nel passato, ma sapersi distinguere nel futuro che stiamo progettando e che costruiremo” conclude il Sindaco Giacomino.
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Questa settimana prosegue con l’intervista al primo cittadino di Pomaretto, Danilo Breusa, la rubrica “Venerdì dal Sindaco” che, per iniziativa della Direzione comunicazione e rapporti con i cittadini e i territori della Città Metropolitana, propone reportage televisivi e interviste ai primi cittadini dei piccoli Comuni nel canale “YouTube” dell’Ente.
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I filmati vanno anche in onda sull’emittente interregionale Telecupole, il venerdì alle 20,40, il sabato alle 14,30 e la domenica alle 18,40.
Nel numero del 28 gennaio della rivista settimanale della Città Metropolitana “Cronache da Palazzo Cisterna” si può leggere il reportage da Pomaretto; basta andare nel portale della Città Metropolitana alla pagina
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IN VOLO CON IL DAHU SUI VIGNETI DEL RAMÌE
Un migliaio di anime all’imbocco della Val Germanasca, nel punto in cui il torrente che nasce dal Lago Verde di Prali confluisce nel Chisone, ai piedi di vigneti impervi e di frutteti secolari e in un suggestivo panorama montano, che i più coraggiosi possono anche ammirare appesi al cavo del Volo del Dahu, l’attrazione funambolica intitolata all’animale mitologico delle valli occitane. Tutto questo e molto altro è Pomaretto, Comune che negli ultimi anni ha fatto notizia, sia per il recupero e la valorizzazione dei vigneti del prezioso e raro Ramìe, sia per la sua partecipazione al concorso mondiale dei Comuni Fioriti. Se i simboli esprimono l’identità di una comunità, il gonfalone del Comune di Pomaretto dice molto a chi visita per la prima volta il paese. L’albero che vi è raffigurato rappresenta le vaste colture di pomi dai quali deriva il toponimo, mentre la mitra ricorda che il paese fu donato dalla contessa Adelaide all'abbazia di Santa Ilaria di Pinerolo nel 1064. Siamo andati a farci raccontare dal sindaco Danilo Breusa i segreti di una comunità che crede nella possibilità di vivere in montagna in modo sostenibile e innovativo e che coniuga le attività commerciali e produttive con un turismo attento all’ambiente, alle tradizioni e a peculiarità enogastronomiche uniche in Piemonte.
TURISMO, INNOVAZIONE E SOLIDARIETÀ NEL COMUNE FIORITO DELLA VAL GERMANASCA
Danilo Breusa, primo cittadino di Pomaretto riconfermato nel 2019 e con una lunga esperienza amministrativa come assessore a partire dagli anni giovanili, guida una comunità in cui la cultura e la sensibilità religiosa cattolica e quella valdese convivono e collaborano da secoli. Il bell’edificio del Tempio e l’ospedale ci ricordano che quella all’imbocco della Val Germanasca è dal punto di vista numerico la seconda comunità valdese del Pinerolese, naturalmente dopo Torre Pellice. Breusa ci tiene a sottolineare l’importanza sociale e sanitaria del presidio ospedaliero, frutto dell’impegno plurisecolare della comunità valdese.
A Pomaretto risiedono molte persone che lavorano nelle industrie ancora presenti in Val Chisone, ma il turismo “leggero” e la viticoltura eroica che ha il suo simbolo nel Ramìe stanno creando nuove opportunità professionali, anche e soprattutto per i giovani. “Nel 2009 avevamo ancora due produttori, mentre oggi, anche grazie al progetto europeo Alcotra Strada dei Vigneti Alpini, ne contiamo otto e abbiamo avviato iniziative turistiche come il Sentiero del Ramìe, percorso da comitive accompagnate, a cui raccontiamo la storia del vigneto e della nostra comunità” sottolinea Breusa. Pomaretto Comune Fiorito è invece un progetto nato nel 2010 e culminato con la partecipazione al concorso europeo in Slovenia e a quello mondiale in Canada.
Anche a Pomaretto le associazioni di volontariato - dagli alpini dell’ANA al CAI, dai donatori di sangue AVIS alla banda musicale - svolgono un ruolo fondamentale, sia dal punto di vista sociale che da quello turistico e promozionale. Come sottolinea il Sindaco, grazie all’allora Provincia di Torino il Comune di Pomaretto ha aderito suo tempo al Patto dei Sindaci del Pinerolese, riuscendo a realizzare importanti progetti per il risparmio energetico e la produzione idroelettrica e fotovoltaica. I pannelli solari installati sul territorio garantiscono un picco produttivo di oltre 170 Kilowattora, che consente di illuminare gli edifici pubblici e le strade comunali, oltre a scambiare l’energia elettrica in esubero con la rete di distribuzione nazionale. Inoltre, grazie all’utilizzo delle risorse del Piano di Sviluppo Rurale 2007-2013 della Regione Piemonte, la centrale termica alimentata a cippato di legna di provenienza locale consente di teleriscaldare gli edifici comunali, l’Ospedale Valdese, una cinquantina di abitazioni e alcuni esercizi commerciali.
Anche a Pomaretto, però, gli amministratori comunali e i cittadini devono lottare quotidianamente per difendere i servizi essenziali a cui la comunità ha diritto. E qui entrano in gioco la passione e la competenza acquisita nel tempo dal Sindaco, che deve far sentire la sua voce in tutte le sedi istituzionali possibili e immaginabili e reinventarsi ogni giorno come manager, per corrispondere alla fiducia che i concittadini ripongono in lui.
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Questa settimana prosegue con l’intervista al primo cittadino di Agliè, Marco Succio, la rubrica “Venerdì dal Sindaco” che, per iniziativa della Direzione comunicazione e rapporti con i cittadini e i territori della Città Metropolitana, propone reportage televisivi e interviste ai primi cittadini dei piccoli Comuni nel canale “YouTube” dell’Ente.
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I filmati vanno anche in onda sull’emittente interregionale Telecupole, il venerdì alle 20,40, il sabato alle 14,30 e la domenica alle 18,40.
Nel numero del 14 gennaio della rivista settimanale della Città Metropolitana “Cronache da Palazzo Cisterna” si possono leggere il reportage da Balme e quello da Agliè; basta andare nel portale della Città Metropolitana alla pagina
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INTORNO AL CASTELLO DUCALE UN PAESE RICCO DI STORIA E IDEE PER IL FUTURO
Fino a qualche decennio fa Agliè era uno storico Comune del Canavese famoso per aver dato i natali nel XIX secolo al poeta crepuscolare Guido Gozzano e nel XVII all’uomo politico, letterato, musicista e coreografo Filippo San Martino di Agliè, esponente di una delle più antiche famiglie della nobiltà piemontese. All’alba del XXI secolo, Agliè conquistò improvvisamente una del tutto meritata fama internazionale grazie alla fiction televisiva “Elisa di Rivombrosa”, ambientata nel suo castello ducale. Una ventina di anni dopo il Sindaco Marco Succio e i suoi concittadini lavorano per mantenere la visibilità e l’attrattività turistica del maniero e del suggestivo centro storico; visibilità e attrattività conquistati grazie ad una produzione che ha richiamato per anni ad Agliè decine di migliaia di persone, desiderose di visitare il castello di un personaggio di fantasia, le cui vicende personali e sociali erano ambientate nel Piemonte sabaudo del XVIII secolo.
DAL MEDIOEVO AD ELISA DI RIVOMBROSA, PASSANDO PER GOZZANO E LA LETTERA 22
“Abbiamo una storia importante e i primi documenti in cui si menziona l’allora Alladium risalgono ad un migliaio di anni orsono. - sottolinea Marco Succio – Il nostro territorio si sviluppa all’estremità della morena dell’Anfiteatro Morenico di Ivrea. Agliè ha un’importante vocazione agricola, sia collinare che di pianura. La nostra porzione collinare rientra nel territorio tipico di produzione dell’Erbaluce di Caluso, vino che, insieme al Torcetto, è la nostra tipicità enogastronomica più prestigiosa e riconosciuta”.
Paese agricolo Agliè, certamente, ma anche Comune che per alcuni decenni ha ospitato uno stabilimento Olivetti in cui si produceva la più celebre e riconoscibile macchina per scrivere al mondo, la Lettera 22, insignita nel 1954 del premio Compasso d’Oro ed esposta al Museo di Arte Moderna e Contemporanea di New York. La compresenza e la complementarietà tra industria e agricoltura era del resto il segreto del successo sociale ed economico del modello impostato dal mai abbastanza compianto Adriano Olivetti. Ad Agliè proprio recentemente sono stati celebrati i 70 anni dall’inizio della produzione della Lettera 22, perché, proprio grazie all’Olivetti, negli anni del dopoguerra e del boom economico il Canavese ha evitato lo spopolamento demografico e sociale vissuto da altri territori rurali.
L’alladiese più illustre è comunque Guido Gozzano, padre del movimento crepuscolare e poeta italiano più tradotto nel mondo. “Le radici di Gozzano sono ad Agliè e per noi questo è motivo di grande orgoglio. - sottolinea il primo cittadino – La Villa Il Meleto che sorge alle porte del paese era la residenza prevalentemente estiva del poeta, a cui si affiancano altri luoghi della memoria citati nelle sue opere. Quei luoghi sono uno dei principali motivi di attrazione turistica e culturale del nostro territorio”.
Ma il principale polo di attrazione alladiese è comunque il castello ducale, che fu acquisito dallo Stato italiano nel 1939 e dichiarato monumento nazionale. Come ricorda il Sindaco Succio, il maniero “è stato valorizzato dalla fiction televisiva Elisa di Rivombrosa, ma soprattutto dall’impegno del Ministero per i Beni Culturali. Il processo di valorizzazione ha incrementato la notorietà di un bene che è un punto di riferimento per un territorio che ha deciso di fare sistema, grazie a progetti intercomunali come quello delle Tre Terre Canavesane, che ci vede impegnati insieme alle amministrazioni di San Giorgio Canavese e Castellamonte. Abbiamo in piedi anche il progetto Morena Ovest, che è invece dedicato alla valorizzazione del territorio dal punto di vista delle attività sportive e all’aria aperta”.
Agliè Comune anche e soprattutto turistico, dunque. Ma quanto è facile o quanto è difficile fare il Sindaco dell’antica Alladium? “È difficile, nel senso che si tratta di un’attività complessa. - ci ha risposto il Sindaco – Ma diventa facile quando la si porta avanti con entusiasmo, quando si intravedono prospettive di crescita e si capisce di poter incidere su quelle prospettive”.
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Questa settimana prosegue con l’intervista al primo cittadino di Balme, Gianni Castagneri, la rubrica “Venerdì dal Sindaco” che, per iniziativa della Direzione comunicazione e rapporti con i cittadini e i territori della Città Metropolitana, propone reportage televisivi e interviste ai primi cittadini dei piccoli Comuni nel canale “YouTube” dell’Ente.Per vedere i filmati e i reportage fotografici del “Venerdì dal Sindaco” basta andare sul portale Internet della Città Metropolitana di Torino alla pagina http://www.cittametropolitana.torino.it/speciali/2021/venerdi_dal_sindaco/
I filmati vanno anche in onda sull’emittente interregionale Telecupole, il venerdì alle 20,40, il sabato alle 14,30 e la domenica alle 18,40.
Nel numero del 14 gennaio della rivista settimanale della Città Metropolitana “Cronache da Palazzo Cisterna” si potrà leggere il reportage da Balme; basterà andare nel portale della Città Metropolitana alla pagina
http://www.cittametropolitana.torino.it/ufstampa/cronache/
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LASSÙ, DOVE “LA BARMA” PROTEGGE IL PAESE
Gli storici spiegano che il nome di Balme, in lingua francoprovenzale “Bàrmes”, deriva dal termine celtico“balma”, che indica unriparo sotto la roccia. La grande roccia sporgente che funge da protezione alla parte bassa del paese è chiamata infatti “La Bàrma”. Il Comune più alto della Val d’Ala hapoco più di 100residenti e fa parte dell'Unione delle Valli di Lanzo, Ceronda e Casternone. A renderlo famoso nei decenni passati hanno sicuramente contribuito i pionieri dell’alpinismo e dello sci. Fu a Balme che nel 1896 l’ingegnere e industriale svizzero Adolfo Kind, fondatore dello Ski Club Torino, mostrò per la prima volta ai montanari e agli escursionisti l’uso di quegli strani assi di legno con la punta ricurva, per scivolare sulla neve e raggiungere i 1800 metri del Pian della Mussa. E nel 1927 fu proprio la bellezza dei panorami del Pian della Mussa e delle cime che lo circondano ad ispirare l’alpinista, direttore e compositore veneto Toni Ortelli nella composizione dell’inno “La Montanara”.
LA PASSIONE PER LA DIFESA DI UNA COMUNITÀ E DI UN AMBIENTE
Gianni Castagneri, 52 anni, imprenditore e giornalista pubblicista con la passione per la storia locale, è Sindaco di Balme dal 2019, ma lo era già stato quando era più giovane, dal 1999 al 2009. Ai 1432 metri di Balme il turismo più attento all’ambiente è la principale risorsa economica, ma non manca l’industria, perché lo stabilimento di imbottigliamento dell’acqua minerale Pian della Mussa e l’annesso birrificio assicurano un reddito sicuro e non legato all’andamento stagionale ad una dozzina di famiglie. “Abbiamo tutti i problemi quotidiani e le risorse dei piccoli Comuni di montagna. - ammette Gianni Castagneri – Lottiamo per il mantenimento dei servizi, dai trasporti alla viabilità. Proprio nelle ultime settimane abbiamo ad esempio avuto problemi nella ricezione telefonica. Lottiamo contro l’erosione dei servizi esistenti e per portarne di nuovi, per i residenti e i turisti, per restare al passo con la modernità”.
Ma quali sono le prospettive del turismo? “Crediamo che la nostra vocazione sia legata al turismo sostenibile. - risponde il primo cittadino – Recentemente siamo stati riconosciuti comeVillaggio degli Alpinisti e siamo quindi entrati in un circuito internazionale del Club Alpino Italiano legato agli obiettivi della Convenzione delle Alpi per lo sviluppo sostenibile dell'intera area alpina. Puntiamo sull'escursionismo e sull’alpinismo, che da noi ha una tradizione forte, sul mantenimento del paesaggio e sulle risorse naturali, da preservare e valorizzare senza stravolgere il territorio”. La rete transfrontaliera dei Villaggi degli Alpinisti (Bergsteigerdörfer in tedesco), di cui Balme fa parte da alcuni mesi,comprende località alpine immerse in una natura incontaminata, prive di strutture impattanti e caratterizzate dal permanere di tradizioni mantenute vive dalla popolazione. Il tutto per suggerire al visitatore un approccio rispettoso dell’ambiente. Il circuito promuove dunque uno sviluppo sostenibile delle aree montane, con un occhio di riguardo alle strategie e alle possibilità di una crescita futura, incentivando forme di turismo montano sempre più rispettose dell’ambiente e promuovendo una frequentazione della montagna il più possibile vicina alla natura.
Nel paese caro ad Adolfo Kind, profeta dello sci in Italia, lo sci alpinismo è ancora una risorsa importante, a cui si affiancano la pista di fondo e un campetto servito da uno skilift, per imparare i primi rudimenti dello sci. “La frequentazione sci alpinistica del territorio è in crescita, ma soprattutto è sempre più importante l’escursionismo con le ciaspole, per raggiungere il Pian della Mussa e la Val Servino scendere verso Ala di Stura. - sottolinea Castagneri – Molti turisti hanno riscoperto la montagna invernale grazie alle racchette da neve. Noi puntiamo a valorizzare una montagna di qualità, che accoglie chi la rispetta e la apprezza. Non ci interessa il ‘mordi e fuggi’, ma un turismo per coloro che sanno apprezzare la cultura e il paesaggio locali”.
A Balme vivono tutto l’anno una sessantina di persone, per cui, come sottolinea il Sindaco, “poche persone cercano di fare tutto e mandare avanti il paese. Il singolo consigliere comunale è spesso coinvolto nel Soccorso Alpino o in altre forme di volontariato”. Ma quanto è difficile fare il Sindaco a Balme? “Non si finisce mai di sbagliare! - ammette con notevole autoironia Gianni Castagneri – Ma la passione giovanile non si è spenta. Certamente il Sindaco è il parafulmine di tutti i problemi dei cittadini, che sono sempre tanti. Non sapendo a chi rivolgersi, le persone si rivolgono al Sindaco”. E a Balme la porta del Municipio è sempre aperta.

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Questa settimana prosegue con l’intervista al primo cittadino di Pancalieri, Luca Pochettino, la rubrica “Venerdì dal Sindaco” che, per iniziativa della Direzione comunicazione e rapporti con i cittadini e i territori della Città Metropolitana, propone reportage televisivi e interviste ai primi cittadini dei piccoli Comuni nel canale “YouTube” dell’Ente.Per vedere i filmati e i reportage fotografici del “Venerdì dal Sindaco” basta andare sul portale Internet della Città Metropolitana di Torino alla pagina http://www.cittametropolitana.torino.it/speciali/2021/venerdi_dal_sindaco/
I filmati vanno anche in onda sull’emittente interregionale Telecupole, il venerdì alle 20,40, il sabato alle 14,30 e la domenica alle 18,40.
Nell’ultimo numero della rivista settimanale della Città Metropolitana “Cronache da Palazzo Cisterna” si può leggere il reportage da Pancalieri; basta andare nel portale della Città Metropolitana alla pagina
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NEL PAESE DELLA MENTA, DOVE SI INCONTRANO LE PIANURE CARMAGNOLESE, PINEROLESE E CUNEESE
Pancalieri (Pancalé in piemontese), noto come il paese della Menta, sfiora i 2.000 abitanti. Siamo nella pianura a sud di Torino, a 22 km da Pinerolo e a 11 da Carmagnola, laddove il Po segna il confine tra la Città Metropolitana di Torino e la Provincia di Cuneo. Sono diverse le opinioni degli studiosi a proposito dell'origine del nome, ma la più attendibile fa riferimento alla conformazione del territorio definito “piano calante” verso il Po. A Pancalieri basta attraversare il ponte sul fiume e, dopo poche centinaia di metri, ci si ritrova a Faule, paese che invece è famoso per la Festa della Bagna Càuda. Volendo fare della facile ironia, si potrebbe osservare che, con la loro essenza di menta, i pancalieresi sono pronti ad ovviare alle conseguenze poco gradevoli che la pregevole salsa dei vicini faulesi può avere sull’alito dei commensali tradizionalisti.
UNA COMUNITÀ DALLE RADICI ANTICHE CHE GUARDA AL FUTURO
Pancalieri è un centro prevalentemente agricolo, in cui si produce quasi il 50% di tutte le piante officinali coltivate in Italia, tra le quali spicca quella che nella tradizionale nomenclatura latina i botanici chiamano Mentha piperita. Da secoli le piantine di menta vengono distillate a Pancalieri nei “lambicc”, termine piemontese che corrisponde all'italiano “alambicco”. Elencare tutte le innumerevoli proprietà e tutti gli innumerevoli utilizzi della menta porterebbe via troppo spazio, ma il profumo dell’erba officinale a Pancalieri lo si “respira” in qualche modo anche nella storia sociale ed economica del paese di cui Luca Pochettino è dal 2019 il Sindaco. Richiesto di tracciare una sorta di carta di identità del suo Comune, il primo cittadino ricorda che Pancalieri è stata per secoli una sorta di porta daziaria, al confine tra i possedimenti dei Savoia e il Marchesato di Saluzzo. Una volta consolidata la supremazia della dinastia sabauda su gran parte del Piemonte, Pancalieri si strutturò come un vero e proprio paese, puntando sulla gestione delle acque e dei terreni interessati da ricorrenti esondazioni del Po che li rendevano fertili, analogamente a quanto avviene in Egitto nella valle del Nilo. Le erbe officinali come la menta traggono un nutrimento essenziale dal vero e proprio limo che il Po ha depositato nei secoli scorsi nei fertili terreni.
La Menta piperita ha una tradizione secolare di coltivazione e lavorazione, ma non è l’unica erba officinale ad essere coltivata con successo nelle campagne di Pancalieri. Ad esempio, negli ultimi due anni, sono aumentate la richiesta e la coltivazione di Passiflora, un tranquillante naturale molto apprezzato, soprattutto a partire dall’inizio della pandemia. “Il nostro rimane un territorio a forte vocazione agricola, - sottolinea il Sindaco Pochettino – ma negli ultimi decenni abbiamo diversificato la nostra economia, grazie a due poli artigianali, che comprendono tra l’altro alcune aziende del settore automotive”.
Il primo cittadino ritiene che quella dell’amministrazione locale “è un’esperienza che tutti i cittadini dovrebbero fare, per rendersi conto delle difficoltà che comporta. È un onore grande, anche se farlo in una situazione come quella del Covid è difficile e complicato, sia dal punto di vista del bilancio comunale che da quello dell’organizzazione di eventi e incontri. Stiamo comunque completando la ristrutturazione di locali che consentiranno a tutte le associazioni locali di disporre di spazi di incontro e attività”. Perché, se si parla di associazionismo, Pancalieri è una realtà molto viva, dalla Proloco agli Alpini, dai gruppi di volontariato a quelli che consentono l’aggregazione delle persone immigrate dal subcontinente indiano impiegate nell’agricoltura. Tutti i gruppi e le associazioni avranno presto i loro spazi per ritrovarsi e contribuire alla crescita sociale e morale del paese. Ma il Sindaco consiglierebbe ai suoi concittadini un’esperienza amministrativa? “Certamente, - risponde Pochettino – perché si tratta di un impegno formativo. La pazienza e la capacità di ascolto richieste elevano una persona dal punto di vista morale”.
Pancalieri guarda al futuro perché, come sottolinea Pochettino, “torneremo nel mese di settembre ad organizzare la manifestazione Viverbe, ma abbiamo anche intenzione di puntare sul Distretto del Cibo del Chierese e Carmagnolese, a cui abbiamo aderito recentemente”. “Inoltre, - conclude il Sindaco – possiamo contare su di una maggioranza e una minoranza consiliare che collaborano strettamente. Questo è stato un grande vantaggio, soprattutto nell’impegnativo periodo della pandemia”.

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Questa settimana prosegue con l’intervista al primo cittadino di Condove, Jacopo Suppo, la rubrica “Venerdì dal Sindaco” che, per iniziativa della Direzione comunicazione e rapporti con i cittadini e i territori della Città Metropolitana, propone reportage televisivi e interviste ai primi cittadini dei piccoli Comuni nel canale “YouTube” dell’Ente.Per vedere i filmati e i reportage fotografici del “Venerdì dal Sindaco” basta andare sul portale Internet della Città Metropolitana di Torino alla pagina http://www.cittametropolitana.torino.it/speciali/2021/venerdi_dal_sindaco/
I filmati vanno anche in onda sull’emittente interregionale Telecupole, il venerdì alle 20,40, il sabato alle 14,30 e la domenica alle 18,40.
Nell’ultimo numero della rivista settimanale della Città Metropolitana “Cronache da Palazzo Cisterna” si può leggere il reportage da Condove; basta andare nel portale della Città Metropolitana alla pagina
http://www.cittametropolitana.torino.it/ufstampa/cronache/
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A CONDOVE, SULLE TRACCE DI CARLO MAGNO, TRA STORIA E LEGGENDA
Tra Caprie e Condove, i resti di un castello su di un'altura che domina la valle raccontano storie e leggende ricche di fascino: il luogo ha una scenografia unica, costruita intorno ad un masso che riporta la scritta “su questo dosso roccioso plasmato nei millenni dal ghiacciaio quaternario valsusino Carlo Magno re dei Franchi sostò con i suoi condottieri nel 773 dopo Cristo dopo la battaglia delle Chiuse d'Italia che pose fine al secolare regno dei Longobardi e segnò l'inizio del Sacro Romano Impero”. Le fonti storiche indicano la presenza all'interno del perimetro di un granaio, una grangia, una stalla, una cappella, una residenza signorile e una torre e tutto parla di un sistema di difesa, forse collegato allo scontro tra Carlo Magno e Desiderio re dei Longobardi tra il 771 e il 774 alle Chiuse. Oggi è luogo di cultura e nei progetti del Sindaco di Condove Jacopo Suppo nell’estate 2022 sarà sede suggestiva di presentazioni e spettacoli.
Condove conta ben 79 frazioni ed ha un territorio vastissimo, con realtà locali vive e vitali, come ad esempio la soleggiata Mocchie, dove sul piazzale della imponente chiesa dal 1993 svetta un monumento dedicato ad una figura femminile, realizzato dallo scultore Tarcisio Manassi e voluto dall’allora Provincia di Torino, che lo dedicò alla civiltà alpina contadina e femminile: rappresenta infatti una donna curva sotto il peso di una gerla, a simboleggiareil peso, la fatica e il sacrificio della gente di montagna.
Oggi i residenti nelle borgate montane di Condove sono meno numerosi di un tempo, ma il sindaco Jacopo Suppo conferma che negli ultimi anni la tendenza allo spopolamento non solo si è fermata, ma durante la pandemia si sono registrati casi di giovani coppie che hanno scelto di tornare a vivere proprio in montagna.
In passato due delle maggiori frazioni, Mocchie e Frassinere, erano Comuni autonomi e lo rimasero fino al 1936, quando i tre paesi vennero accorpati per loro stessa richiesta e su suggerimento della Prefettura, probabilmente a causa del dissesto finanziario che li colpì dopo la costruzione della strada che doveva unire le tre località e avvicinare le due più lontane alla stazione. Condove infatti godeva i benefici delle Officine Moncenisio attive da inizio secolo come Società Anonima Bauchiero e assorbì gli altri due Comuni con i loro debiti. La fabbrica divenne il centro del nuovo sviluppo industriale del paese che attirò maestranze non solamente dalla montagna ma anche dagli altri paesi della valle e del Piemonte: nella tradizione del migliore capitalismo illuminato ottocentesco il suo fondatore, Fortunato Bauchiero aiutò lo sviluppo complessivo del paese. Interessante anche la frazione Lajetto, con gli affreschi del Quattrocento nella cappella di San Bernardo e con lo storico e antichissimo carnevale alpino abbandonato negli anni ’50 e poi riproposto con i due gruppi di personaggi, i brutti e i belli e le maschere.Un vero e proprio tour de force per il sindaco girare tutte le frazioni, ma Jacopo Suppo ha la passione e l’entusiasmo per questo compito.

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