I NOSTRI COMUNICATI

 

Comunicati

Enti locali

Questa settimana prosegue con l’intervista al primo cittadino di Moncenisio, Mauro Carena, la rubrica “Venerdì dal Sindaco” che, per iniziativa della Direzione comunicazione e rapporti con i cittadini e i territori della Città Metropolitana, propone reportage televisivi e interviste ai primi cittadini dei piccoli Comuni nel canale “YouTube” dell’Ente.
Per vedere i filmati e i reportage fotografici del “Venerdì dal Sindaco” basta andare sul portale Internet della Città Metropolitana di Torino alla pagina http://www.cittametropolitana.torino.it/speciali/2021/venerdi_dal_sindaco/
I filmati vanno anche in onda sull’emittente interregionale Telecupole, il venerdì alle 20,40, il sabato alle 14,30 e la domenica alle 18,40.
Nell’ultimo numero della rivista settimanale della Città Metropolitana “Cronache da Palazzo Cisterna” si può leggere il reportage da Moncenisio; basta andare nel portale della Città Metropolitana alla pagina
http://www.cittametropolitana.torino.it/ufstampa/cronache/
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DOVE SI INCONTRANO PIEMONTE E SAVOIA UNA COMUNITÀ ORGOGLIOSA DELLA PROPRIA STORIA, MA CHE GUARDA AL FUTURO

Moncenisio (Monsnis in piemontese, Moueini in francoprovenzale) è un Comune di 40 abitanti in Val Cenischia, collaterale della Valle di Susa, sviluppatosi nel Medioevo nei pressi del Colle del Moncenisio. È il terzo comune meno popoloso d'Italia e, fino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, si chiamava Ferrera Cenisio. Il nome venne cambiato in polemica con la Francia nel 1940, quando la sede municipale venne spostata al colle dal podestà fascista dell'epoca.
Le prime testimonianze storiche sul paese sono legate allo sfruttamento minerario della zona (di qui il nome Ferrera) nel XIII secolo. Esaurite le vene di ferro nel XIV secolo, il paese assunse progressivamente un ruolo di primaria importanza per i rapporti commerciali fra Piemonte e Savoia. Dell’antica Via Francigena si conservano lunghi tratti dell'antica mulattiera, che risale ai tempi in cui le carrozze dirette in Savoia venivano smontate a Novalesa. I viaggiatori proseguivano il cammino a dorso di mulo o sulle portantine (ramasses in francoprovenziale) sorrette dai marrons, i portatori, su per la ripida mulattiera che, attraverso Ferrera, portava al valico e scendeva poi verso Lanslebourg. I portatori divennero inutili quando, tra il 1803 e il 1811, venne costruita la strada napoleonica, l’attuale Statale 25, impiegando operai locali che, una volta esauriti i cantieri, dovettero emigrare o adattarsi a fare i pastori. Moncenisio è interessante perché il centro storico è rimasto tale e quale era due secoli orsono e propone al turista l’Ecomuseo delle Terre al Confine, numerose meridiane con scritte in francoprovenzale, un frassino che ha più di 300 anni e le interessanti iniziative della Pro-Loco, dell’associazione culturale Lou Faroulhien, della Société Ethnobotanique Alpine e dell’associazione San Giors.
La storia è passata di qui. Da Annibale a Carlo Magno, da Napoleone a papi e imperatori, dagli eserciti ai mercanti, dai pellegrini a famosi scrittori: tutti passavano di qui, perché Moncenisio sorgeva sull’unica via che, attraversando le Alpi Occidentali, collegava l’Europa con Roma. - sottolinea il primo cittadino Mauro Carena – Il nostro è un paese di montagna a 1500 metri di altitudine, che propone tutto l’anno una natura vera e non finta. Tutte le stagioni sono bellissime. Offriamo un’accoglienza calorosa, servizi come ristoranti e altri locali, momenti di incontro e festa”.
Moncenisio è orgoglioso della sua storia, ma non vive di nostalgia: anche perché, ricorda il Sindaco, “la montagna non è rimpianto del buon tempo antico, perché sovente in quel tempo così idealizzato si facevano vite inenarrabili, di fatica e miseria. La montagna è un ambiente in cui donne e uomini hanno segnato la natura, ricavando terrazzamenti in luoghi apparentemente impossibili e curando tutti i giorni il territorio. Ancora oggi avere gente che lavora in quota significa che i lavori dei pastori e quelli silvo-pastorali consentono di mantenere i versanti, pulire i rii, falciare i prati, risistemare i muretti a secco, prevenire il dissesto. Tutto questo ha un enorme valore turistico, urbanistico e ambientale”.
A Moncenisio la fibra ottica e le connessioni WiFi consentono di vivere da cittadini di serie A, ma, sottolinea il sindaco Carena, “chiediamo meno burocrazia e di poter svolgere un servizio per tenere il territorio e le strade in ordine. Chiediamo alle società telefoniche di supportarci per non rimanere isolati, anche se siamo in una situazione ambientale e climatica diversa da quella di una città. Vogliamo continuare ad essere una comunità viva, in cui ci sono numerose associazioni, la gente vuole incontrarsi e stare bene: una comunità per persone che hanno voglia di più ambiente e di più socialità”.
Tradizioni, natura, folklore e turismo sono importanti, ma noi dobbiamo dare un futuro alla nostra comunità, con mezzi moderni e con partite IVA che reggono. Questa è la fatica è l’impegno di noi amministratori locali. Pensare che tra 5 o 10 anni vedremo il frutto di questo lavoro è il nostro obiettivo e il nostro stimolo” conclude Carena, a cui non ci resta che augurare buon lavoro!Moncenisio Municipio 1

Enti locali

Questa settimana proseguecon l’intervista al primo cittadino di Pinasca, Roberto Rostagno, la rubrica “Venerdì dal Sindaco” che, per iniziativa della Direzione comunicazione e rapporti con i cittadini e i territori della Città Metropolitana, propone reportage televisivi e interviste ai primi cittadini dei piccoli Comuni nel canale “YouTube” dell’Ente.
Per vedere i filmati e i reportage fotografici del “Venerdì dal Sindaco” basta andare sul portale Internet della Città Metropolitana di Torino alla pagina http://www.cittametropolitana.torino.it/speciali/2021/venerdi_dal_sindaco/
I filmati vanno anche in onda sull’emittente interregionale Telecupole, il venerdì alle 20,40, il sabato alle 14,30 e la domenica alle 18,40.
Nell’ultimo numero della rivista settimanale della Città Metropolitana “Cronache da Palazzo Cisterna” si può leggere il reportage da Pinasca; basta andare nel portale della Città Metropolitana alla pagina
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ANNIBALE PASSÒ DA PINASCA CON GLI ELEFANTI?

Se a qualcuno capita di entrare nel Municipio di Pinasca, in Val Chisone, troverà ad accoglierlo due grandi statue in legno che raffigurano Annibale e un elefante. Una delle tante leggende locali infatti narra che il condottiero cartaginese passò di qui per andare ad attaccare Roma nel 218 avanti Cristo e addirittura costruì un ponte, detto ovviamente Ponte Annibale, che ancora oggi attraversa il rio Gran Dubbione nel cuore dell’abitato di Dubbione. In verità, nonostante presunti ritrovamenti di resti di elefante, non si è sicuri della strada scelta da Annibale per valicare le Alpi: per alcuni storici il condottiero cartaginese dopo aver valicato il Moncenisio, attraver il colle di Sestriere e scese in Val Chisone, facendo riposare la sua armata nella piana di Pinasca. Dopo aver gettato un ponte sul turbolento torrente che scende da Gran Dubbione, raggiunse la regione dei Taurini. I più antichi documenti riferiti a Pinasca risalgonoalla fine del 1700 e riguardano la ristrutturazione di un ponte corrispondente a quello che conosciamo noi oggi; altro non si sa. Il ponte attuale non è sicuramente un’opera di migliaia di anni fa, è di fattura più recente. “Ma agli abitanti della Val Chisone comunque piace pensare che da qui siano passati l'imponente esercito cartaginese e gli elefanti” sottolinea il sindaco Roberto Rostagno.
Il primo cittadino è appassionato di storia locale e nel reportage televisivo ha raccontato in sintesi pagine davvero interessanti, dimostrando passione per il suo ruolo, unita all’indispensabile conoscenza del territorio. A Pinasca è vivo il ricordo di una storia da un lato dolorosa di intolleranza, ma anche segno di integrazione: il gemellaggio con la cittadina di Wiernsheim in Germania. La vicenda trae le sue origini dal difficile anno 1698, in si aprì per la comunità Valdese di Pinasca la strada dell’esilio, a seguito di un editto dei Savoia. In molti partirono e fondarono in Germania i villaggi di Pinache e Serres, che sono tuttora esistenti, a formare il Comune di Wiernsheim.
Nel 1962 il pastore valdese di Pinasca contattò la comunità tedesca e ben presto di cominciò a lavorare ad un patto formale di amicizia che fu stipulato nel 1982. Dieci anni dopo nacque il Comitato per il gemellaggio e da allora la collaborazione e i viaggi di scambio sono diventati una costante.
Pinasca ha molto da offrire anche ai “cugini” tedeschi: in estate non mancano le possibilità di esplorare il territorio con itinerari in quota davvero unici, come l’anello dei Sette Ponti che attraversa il vallone del Grandubbione tra boschi, sentieri e ponti oppure il sentiero Glèiza dî Barbèt, che riporta ai tempi delle persecuzioni Valdesi: salendo su un ripido sentiero si giunge ad un anfratto ben nascosto dalla parete e dalla vegetazione dove la comunità Valdese locale celebrava il culto. Per gli appassionati di mountain bike, Pinasca offre itinerari dedicati per un’esperienza unica. Si pedala tra natura e storia, si attraversano antiche borgate, angoli suggestivi e monumenti simbolo del territorio come la Fontana dell’Orsa, uno dei luoghi più conosciuti di Pinasca, le cui acque sono molto apprezzate. Il toponimo “dell’Orsa” fa sicuramente riferimento alla presenza dell’animale nella zona, anche perché fino al XIX secolo non era cosa così strana vedere un orso in giro per queste valli. Roberto Rostagno Sindaco

Enti locali

Questa settimana prosegue con l’intervista al primo cittadino di Issiglio, Sergio Vigna, la rubrica “Venerdì dal Sindaco” che, per iniziativa della Direzione comunicazione e rapporti con i cittadini e i territori della Città Metropolitana, propone reportage televisivi e interviste ai primi cittadini dei piccoli Comuni nel canale “YouTube” dell’Ente.
Per vedere i filmati e i reportage fotografici del “Venerdì dal Sindaco” basta andare sul portale Internet della Città Metropolitana di Torino alla pagina http://www.cittametropolitana.torino.it/speciali/2021/venerdi_dal_sindaco/
I filmati vanno anche in onda sull’emittente interregionale Telecupole, il venerdì alle 20,40, il sabato alle 14,30 e la domenica alle 18,40.
Nell’ultimo numero della rivista settimanale della Città Metropolitana “Cronache da Palazzo Cisterna” si può leggere il reportage da Issiglio; basta andare nel portale della Città Metropolitana alla pagina
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IN VALCHIUSELLA TRA NATURA, ARTE E TRADIZIONI LOCALI

Issiglio è un piccolo borgo nel verde della Valchiusella, con qualche centinaio di abitanti che negli ultimi anni stanno crescendo, in controtendenza con lo spopolamento di molte vallate piemontesi. Un’amministrazione attenta ai bisogni della popolazione può essere la chiave per interpretare questo fenomeno positivo. Il primo cittadino intende il suo mandato proprio con questo spirito: Sergio Vigna è un vigile urbano in pensione, che si dedica con passione al suo Comune, in una sorta di volontariato civico che lo porta a trascorrere in Municipio l’intera giornata.
Mi piace relazionarmi con tutte le persone del paese, con ogni singolo abitante, per comprendere le problematiche e le necessità di ognuno. Non è facile, ma in fin dei conti mi piace, mi diverte. - ammette il primo cittadino Sergio Vigna - Serve passione, nessun interesse personale, la voglia di dedicarsi davvero alle persone e alla vita della comunità”. Un’amministrazione attenta dunque, ma anche natura, aria sana e tanta passione per la storia locale: ad Issiglio infatti c'è un Museo della vita alpina, attivo dal 2008 nella ex Casa Comunale, nel centro storico del paese, in una costruzione fortemente simbolica, completamente rinnovata in tempi recenti dall'amministrazione comunale. Rappresenta bene la tipica costruzione locale e vanta tra l’altro un affresco religioso del primissimo Ottocento, celebrato ed indagato in studi specialistici. Nella stanza al piano terra sono raccolti oggetti rurali di uso quotidiano, mentre nella saletta superiore è rappresentato uno spaccato della vita contadina di fine Ottocento, anche con una raccolta di foto e video. Le visite sono possibili su prenotazione, contattando Aurelia Obertoal numero telefonico 340-3956830.
Un’altra tappa imperdibile è la cappella cimiteriale di San Pietro in Vincoli, costruita nell'XI secolo come chiesa parrocchiale: dopo un lungo degrado, è stata recentemente restaurata e nell’occasione è venuto alla luce un inedito ciclo di affreschi gotici quattrocenteschi, di ampie dimensioni e di una certa complessità iconografica, anche se per alcune parti in condizioni non buone e con ampie zone lacunose. Le porzioni interessate sono abside, arco trionfale e paretine annesse e il fianco destro della chiesa. L'arco trionfale è dipinto a conci alternati grigi e rossi, contornato da un motivo decorativo che racchiude le parti affrescate.
Da vedere c’è anche un bel mulino alimentato da una presa del torrente Chiusella. La roggia fino a tempi recenti non solo ha soddisfatto i fabbisogni della popolazione, ma ha letteralmente permesso di sfamare molti issigliesi, macinando quintali di meliga e di castagne in tempo di guerra.
Ad Issiglio l'attenzione alla tutela ambientaleè rivolta in particolare ai più piccoli. Il Comune con le scuole e il GAL Valli del Canavese ha allo studio il progetto “Nidi sugli alberi”, individuando i boschi di rovere come zona prescelta per posizionare nidi per gli uccellini. Il percorso di coinvolgimento degli alunni nella realizzazione dei nidi scaturisce dall’attenzione degliinsegnanti e di una dirigente scolastica sensibili al tema. Anche la Città Metropolitana di Torino parteciperà a questo progetto, che si concluderà nella primavera del 2022.

Panorama

 

Enti locali

Questa settimana proseguecon l’intervista al primo cittadino di Chiusa San Michele, Fabrizio Borgesa, la rubrica “Venerdì dal Sindaco” che, per iniziativa della Direzione comunicazione e rapporti con i cittadini e il territorio della Città Metropolitana, propone reportage televisivi e interviste ai primi cittadini dei piccoli Comuni nel canale “YouTube” dell’Ente.
Per vedere i filmati e i reportage fotografici del “Venerdì dal Sindaco” basta andare sul portale Internet della Città Metropolitana di Torino alla pagina http://www.cittametropolitana.torino.it/speciali/2021/venerdi_dal_sindaco/
I filmati vanno anche in onda sull’emittente interregionale Telecupole, il venerdì alle 20,40, il sabato alle 14,30 e la domenica alle 18,40.
Nel numero della prossima settimana della rivista della Città Metropolitana “Cronache da Palazzo Cisterna” si potrà leggere il reportage da Chiusa San Michele; basterà andare nel portale della Città Metropolitana alla pagina
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UN VILLAGGIO SORTO SULLE FORTIFICAZIONI CHE DIVIDEVANO FRANCHI E LONGOBARDI

Clusae Longobardorum: è questo il nome che aveva nel VII secolo dopo Cristo il luogo dove in seguito sarebbe sorto il villaggio di Chiusa San Michele, ultima tappa in ordine di tempo della rubrica “Il Venerdì dal Sindaco”. Le chiuse erano fortificazioni che, sbarrando la Valle di Susa nel suo punto più stretto, proprio al suo imbocco, servivano a difendere il Regno longobardo da quello dei Franchi: erano collocate proprio sul confine tra i due regni, e alla fine vennero aggirate da Carlo Magno quando mosse contro il re longobardo Desiderio, sconfiggendolo nel 773. I resti delle mura oggi si possono ammirare visitando il sito archeologico in via General Cantore, nei sotterranei del museo etnografico. Entrambi sono visitabili su appuntamento, telefonando allo 011-9643140. Tra poco si potrà aggiungere anche la visita al planetario, allestito nel medesimo edificio.

Inevitabile, nella nostra piacevole chiacchierata con il Sindaco Fabrizio Borgesa su passato e futuro del suo Comune, partire dalla meravigliosa Sacra di San Michele, la cui mole incombe da sempre sul paese: “Ne condividiamo la giurisdizione amministrativa con Sant’Ambrogio di Torino ed è elemento imprescindibile della storia, della cultura e dalla tradizione del nostro Comune” esordisce Borgesa, che poi descrive Chiusa come un paese piccolo, ma vivo e vivace, con una significativa struttura associativa e un’attività di volontariato diffusa, votato all’accoglienza e alla solidarietà verso chi fa più fatica. “L’amministrazione comunale vanta una collaborazione importante con queste realtà, a partire dalla Caritas parrocchiale, che ora devono essere aiutate a ripartire dopo il difficile periodo segnato dalla pandemia del Covid, - spiega Borgesa, aggiungendo che in quest’ottica, dopo lo stop forzato, si stanno riproponendo attività culturali e aggregative come la sagra “Gusto di Meliga” e la festa patronale - ora che finalmente si sta verificando il lento ritorno alla normalità a cui tutti aspiriamo”. Chiusa San Michele è al centro di diversi progetti nati per incentivare l’afflusso dei visitatori. Con l’apporto dell’Unione Montana Val di Susa, l’amministrazione comunale sta puntando al rilancio del turismo facendo leva soprattutto sulla riscoperta e sulla ristrutturazione del tratto valsusino della Via Francigena e sul turismo legato alla bicicletta, con il percorso della ciclostrada della Valle di Susa. Senza dimenticare l’iter che porterà la Sacra a diventare Patrimonio Unesco.
Proprio tenendo in considerazione tutto questo è nata l’idea di ristrutturare un edificio comunale in disuso e farne un ostello, un punto tappa legato al turismo escursionistico, in particolare quello religioso che percorre i sentieri della Sacra di San Michele e della Via Francigena: a breve partiranno i lavori di ristrutturazione dell’edificio anche grazie ai fondi regionali. Il progetto di fattibilità della ristrutturazione è stato redatto dai tecnici della Direzione Azioni integrate con gli Enti locali della Città Metropolitana di Torino. “Sarà un punto dove fermarsi, riposarsi e rifocillarsi e da cui ripartire per approfondire la conoscenza del territorio del nostro Comune e della bassa Valle di Susa” aggiunge il sindaco Borgesa. La nostra conversazione si chiude con la fatidica domanda che abitualmente poniamo ai primi cittadini che andiamo a trovare per la rubrica del venerdì dal sindaco. Quando gli chiediamo “Quanta passione è necessaria per amministrare un piccolo Comune come Chiusa San Michele?” Borgesa non ha tentennamenti: “Tanta. Chi fa il Sindaco lo fa esclusivamente perché ama il suo territorio e la sua gente. Non ci sono ambizioni personali. Ogni Sindaco vorrebbe lasciare il proprio Comune un po’ migliore di come l’ha trovato. Lo sforzo che faccio tutti i giorni va esattamente in questa direzione”.P1400043

Enti locali

Questa settimana prosegue con l’intervista al primo cittadino di Traves, Mario Cagliero, la rubrica “Venerdì dal Sindaco” che, per iniziativa della Direzione comunicazione e rapporti con i cittadini e il territorio della Città Metropolitana, propone reportage televisivi e interviste ai primi cittadini dei piccoli Comuni nel canale “YouTube” dell’Ente.
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Nell’ultimo numero della rivista settimanale della Città Metropolitana “Cronache da Palazzo Cisterna” si può leggere il reportage da Traves; basta andare nel portale della Città Metropolitana alla pagina
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I PROBLEMI E I PROGETTI DI UN PICCOLO COMUNE DI MONTAGNA

Il Venerdì dal Sindaco questa settimana fa tappa a Traves, Comune di poco più di 500 anime tra i pendii della Val d’Ala, adagiato sulle sponde della Stura di Lanzo e della Stura di Viù. L’attività principale del paese è stata, per molto tempo, lo sfruttamento delle miniere di rame e di nichel: i suoi abitanti erano specializzati, oltre che nella lavorazione delle lose per la costruzione dei tetti, nella produzione di chiodi, tanto che Traves vanta anche un bel monumento dedicato ai chiodaroli.
Non è un caso se il Sindaco di Traves, Mario Cagliero, comincia a raccontare i problemi, i progetti e le opportunità del suo Comune partendo dalla recente adesione, deliberata dalla sua amministrazione, all’Unione Montana Alpi Graie: i problemi, soprattutto in una piccola realtà di montagna, si possono affrontare e sperabilmente risolvere soltanto se ci si mette insieme e se si uniscono le forze. “Siamo 7 Comuni contigui e con caratteristiche simili, e noi sindaci siamo anche uniti da vincoli di amicizia. - spiega il Sindaco Cagliero - Mettendoci insieme abbiamo più mezzi per realizzare i progetti messi a punto per il territorio”.
Vivere in montagna è tanto bello quanto difficile, anche perché molto spesso le esigenze delle aree interne non sono percepite e comprese da chi governa. “Solo se lo provi, capisci fino in fondo cosa significa e quali sacrifici comporta risiedere e lavorare nelle Terre Alte” aggiunge con orgoglio, ma anche una punta di amarezza, il primo cittadino di Traves.
L’elenco delle criticità è corposo: si parte dalla carenza d’acqua, il che è quasi una beffa per un paese bagnato da due fiumi e da un torrente, il rio d’Ordagno; carenza che si protrae da parecchi mesi e che rappresenta un serio problema per tutti, abitanti, turisti e attività economiche. Poi il discorso cade inevitabilmente sull’annosa questione dello spopolamento: “Cerchiamo di combatterlo mantenendo i servizi in loco; solo in questo modo evitiamo che la gente se ne vada per sempre” prosegue il Sindaco. E il primo servizio è la scuola: a Traves è presente la primaria. “I costi di gestione sono pesanti. - sottolinea Cagliero - Ma mantenere la scuola in paese è fondamentale: abbiamo anche lo scuolabus, i cui costi ricadono sul Comune”.

L’attuale amministrazione prosegue l’azione della precedente nel predisporre spazi pubblici come parcheggi, aree mercatali, luoghi per fiere e manifestazioni. “Inoltre, - aggiunge il Sindaco - grazie ai finanziamenti ministeriali destinati ai Comuni sotto i 1000 abitanti, abbiamo potuto spendere una cifra annuale che si aggira tra i 50 e i 100mila euro per rifare gli infissi dell’edificio che ospita la scuola e il Municipio e degli altri immobili del Comune, tra cui l’edificio che funge da sede per le associazioni”.
In ultimo, la nostra tradizionale domanda finale: abbiamo chiesto a Mario Cagliero
quanta passione è necessaria per fare il sindaco in un piccolo centro montano come Traves. Semplice a parole, ma certamente non nei fatti, la risposta: “È un impegno non indifferente, si può fare solo con il cuore e amando profondamente il proprio paese”.TRAVES


Enti locali

Questa settimana ricomincia con l’intervista al primo cittadino di Borgofranco d’Ivrea, Fausto Francisca, la rubrica “Venerdì dal Sindaco” che, per iniziativa della Direzione comunicazione e rapporti con i cittadini e il territorio della Città Metropolitana, propone reportage televisivi e interviste ai primi cittadini dei piccoli Comuni nel canale “YouTube” dell’Ente.
Per vedere i filmati e i reportage fotografici del “Venerdì dal Sindaco” basta andare sul portale Internet della Città Metropolitana di Torino alla pagina http://www.cittametropolitana.torino.it/speciali/2021/venerdi_dal_sindaco/
I filmati vanno anche in onda sull’emittente interregionale Telecupole, il venerdì alle 20,40, il sabato alle 14,30 e la domenica alle 18,40.
Nell’ultimo numero della rivista settimanale della Città Metropolitana “Cronache da Palazzo Cisterna” si può leggere il reportage da Borgofranco Piemonte; basta andare nel portale della Città Metropolitana alla pagina
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IL PAESE DEI BALMETTI

Borgofranco d'Ivrea, Borghfranch in piemontese, è un Comune di 3601 abitanti che ha da sempre un ruolo importante nei rapporti commerciali e logistici tra l’Eporediese e la Valle d’Aosta. Da qui in epoca romana passava la Via delle Gallie, strada consolare fatta costruire da Augusto per collegare la Pianura Padana con la Gallia. Il concentrico, le frazioni Ivozio e San Germano e la Via dei Balmetti fanno parte del percorso della Via Francigena nella sua variante canavesana. Qui la prima rivoluzione industriale ha scritto pagine importanti per lo sviluppo economico del territorio a cavallo tra Eporediese e Vallée: ecco perché Borgofranco è il centro più popolato sull’asse viario che unisce Ivrea a Pont Saint-Martin. La fama del paese è dovuta alle importanti attività produttive che ne hanno segnato la storia ma anche ad una peculiarità naturalistica unica nel suo genere: i balmetti, cavità naturali della montagna in regione Quinto, adattate nei secoli dagli abitanti a cantine e depositi di alimenti. È partito proprio dai balmetti il reportage che segna il ritorno della rubrica “Il Venerdì dal Sindaco” dopo la pausa estiva.

OTTO SECOLI DI STORIA TRA PIEMONTE E VALLE D’AOSTA

Nei balmetti di Borgofranco, apprezzati e utilizzati da secoli, la temperatura è costante grazie a circolazione d'aria provocata da complessi fenomeni geotermici. Il termine balmetti non a caso deriva da balma, e cioè riparo sotto roccia, caverna. Visti dall’esterno, gli edifici che sorgono a nord e a sud del rio San Germano sembrerebbero normali “ciabòt”, i casotti di campagna della tradizione piemontese. Già, perché l’operosità degli abitanti di Borgofranco ha fatto in modo che davanti ad ogni balmetto sorgesse una costruzione in cui la cantina per la conservazione di vini, formaggi e salumi è preceduta dai locali per il tempo libero, da trascorrere gustando i prodotti sapientemente conservati e affinati e riposandosi dalle fatiche nei campi. Attrezzando i balmetti gli ingegnosi borgofranchesi ovviarono all’impossibilità di dotare di cantine le abitazioni di un paese sorto in una zona anticamente paludosa.
Nell’intervista che abbiamo realizzato per il “Venerdì dal Sindaco”, il primo cittadino Fausto Francisca ha sottolineato l’origine medioevale del centro storico, che si consolidò nel XIII secolo nel luogo in cui un borgo fortificato chiudeva e regolava l’accesso dall’Eporediese alla Valle d’Aosta. La “perla” di Borgofranco e del suo Ricetto è Palazzo Marini, edificato nel XVII secolo da un marchese delegato dai Savoia ad intrattenere i rapporti diplomatici con la Francia. Recuperato all’inizio del terzo millennio grazie ad un progetto europeo, il palazzo è diventato un centro polifunzionale per attività culturali e convegni. Il complesso occupa un lotto quasi rettangolare all'interno dell'originario borgo medievale, in prossimità della porta verso Ivrea. L’attuale assetto deriva probabilmente dall’accorpamento e ristrutturazione di edifici preesistenti, come la torre, che risale al XIII secolo. Il palazzo conserva un ciclo di decorazioni murali databile al secondo quarto del Seicento. La decorazione si svolge sulle pareti dello scalone, nelle quattro sale del primo piano e nel loggiato, costituendo nel suo insieme un'antologia esauriente del gusto dell'epoca. La grande sala di rappresentanza, a cui si accede direttamente dallo scalone, è coperta da un soffitto a travature in legno decorate con nodi sabaudi. Sopra l'elegante camino in stucco è dipinto, a monocromo, l'incendio di Troia con la fuga di Enea. Nella sala delle stagioni alcuni putti dal corpo di pesce bifido e attorcigliato reggono la trabeazione di una bassa struttura architettonica che corre tutt'attorno all'imposta della volta. Da quattro aperture appaiono allegorie delle stagioni. La sala dell'etica è dipinta con toni smorzati di ocra e di verde e con squillanti inserti di oltremarino e di rosso. Su ogni lato vi sono scene bibliche con didascalie di commento. La sala dell'abbondanza ne presenta al centro l’iconografia, mentre il loggiato si prolunga nella parete di fondo con la prospettiva di una galleria a sette campate.
Come accennavamo, Borgofranco ebbe un ruolo importante nella rivoluzione industriale del XIX secolo nell’Eporediese, perché la realizzazione della ferrovia Torino-Aosta, inaugurata il 5 luglio 1886, rese possibile l’insediamento di uno stabilimento per l’imbottigliamento delle acque minerali, di una birreria e di una fabbrica di esplosivi ad utilizzo bellico.
Nel 1928 al Comune di Borgofranco venne aggregato il paese di Bajo Dora, che ne divenne la frazione più importante. Anche a Bajo ci sono i balmetti e, soprattutto, si può osservare un interessante fenomeno naturale: il Rio Rosso, le cui acque provengono da cavità naturali nei Comuni di Traversella, Brosso e Lessolo e sono colorate da pigmenti utilizzati fin dal XVIII secolo per decorare le case nobiliari della zona. Buon cibo e buon vino conservati in cantine veramente speciali, storia e arte sono quindi i richiami per una gita fuori porta a Borgofranco e per saperne di più basta consultare il portale Internet del Comune alla pagina www.comune.borgofranco.to.it/vivere-il-comune/guida-turistica/c_11

borgofranco 2

Enti locali

Questa settimana prosegue con l’intervista al primo cittadino di Ceresole Reale, Alex Gioannini, la rubrica “Venerdì dal Sindaco” che, per iniziativa della Direzione comunicazione e rapporti con i cittadini e il territorio della Città Metropolitana, propone reportage televisivi e interviste ai primi cittadini dei piccoli Comuni nel canale “YouTube” dell’Ente. Il reportage da Ceresole Reale è l’ultimo della Summer Edition realizzata in collaborazione con Turismo Torino e provincia per promuovere le vallate alpine piemontesi. Dopo la pausa estiva, i reportage riprenderanno nel mese di settembre con la tradizionale formula, in cui i primi cittadini sono chiamati ad illustrare le peculiarità geografiche, naturalistiche, culturali, economiche e sociali dei Comuni che amministrano.
Per vedere i filmati e i reportage fotografici del “Venerdì dal Sindaco” basta andare sul portale Internet della Città Metropolitana di Torino alla pagina http://www.cittametropolitana.torino.it/speciali/2021/venerdi_dal_sindaco/
I filmati vanno anche in onda sull’emittente interregionale Telecupole, il sabato alle 14,30, con repliche la domenica alle 18,40 e il lunedì alle 20,40.
Nel numero di venerdì 16 luglio della rivista settimanale della Città Metropolitana “Cronache da Palazzo Cisterna” si può leggere il reportage da Ceresole Reale; basta andare nel portale della Città Metropolitana alla pagina
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TRA LE “DENTATE SCINTILLANTI VETTE” CANTATE DAL CARDUCCI

Nel luglio 1890, Giosuè Carducci, mentre soggiornava al Grand Hotel di Ceresole, al cospetto delle cime del gruppo delle Levanne, le celebri “dentate scintillanti vette”, trovò l’ispirazione per la sua Ode al Piemonte. Il Vate dell’Italia umbertina è uno dei tanti illustri ospiti che hanno segnato la storia turistica e alpinistica dell’unico Comune italiano che, insieme a Venaria, può fregiarsi del titolo di Reale, onorando la memoria di Vittorio Emanuele II che, tra il 1854 e il 1864, istituì la Riserva Reale del Gran Paradiso, creata a seguito della cessione del diritto di caccia da parte dei comuni valdostani e canavesani al sovrano. La Riserva istituita dal primo Re d’Italia costituì il nucleo originario del primo Parco Nazionale, istituito il 3 dicembre 1922 con un Regio Decreto, grazie al quale la Riserva stessa veniva donata dai Savoia allo Stato, affinché divenisse un’area di salvaguardia delle bellezze naturali. Cento anni dopo, il Parco Nazionale Gran Paradiso è ancora una risorsa fondamentale per Ceresole, perché la lungimiranza di Vittorio Emanuele II aveva consentito la creazione di una fitta rete di mulattiere, che dovevano facilitare le battute di caccia e che oggi offrono al Parco e al territorio di Ceresole un'eccezionale accessibilità pedonale sino ad alta quota. A Vittorio Emanuele II si deve anche l’istituzione di un gruppo di guardie venatorie, che si possono considerare come i precursori degli attuali guardaparco, ma anche il tracciamento di sentieri che mettevano in comunicazione i casotti di caccia. Escursionisti e guardaparco si avvalgono tuttora della medesima rete viaria, per ammirare e proteggere la flora e la fauna alpina.
Oltre al Parco Gran Paradiso, l’altra grande risorsa turistica di Ceresole sono le dighe, che, oltre a consentire un’ingente produzione di energia elettrica, hanno dato origine a suggestivi laghi, come il Serrù e come lo specchio d’acqua sulla cui sponda sinistra sorge il paese.
Alex Gioannini, dal 2019 giovane ed entusiasta sindaco di Ceresole Reale, sottolinea che il suo paese è a pieno merito inserito nel circuito delle Alpine Pearls. “Ceresole è sport, natura e turismo. - afferma il primo cittadino – Nel 2020, finito il lockdown, abbiamo toccato il massimo livello di presenze turistiche mai registrato. Il lago e il Colle del Nivolet sono le nostre attrattive più importanti, anche se proprio il Nivolet da giugno a settembre genera un flusso di mezzi motorizzati che, insieme alla Città metropolitana di Torino, stiamo cercando di regolamentare al meglio”. La possibilità di un contatto ravvicinato con stambecchi, camosci e marmotte è un grande richiamo e, ormai da quasi vent’anni, la proposta del progetto “A piedi tra le nuvole”, promosso dal Parco Nazionale Gran Paradiso e dalla Città Metropolitana di Torino, è proprio quella di apprezzare il patrimonio naturale raggiungendolo nel modo più ecologico possibile.
Il sindaco Gioannini tiene a sottolineare che “negli ultimi anni siamo migliorati molto nei
servizi commerciali e alberghieri. Abbiamo nuovi negozi e alcuni hotel si sono dotati di saune e centri benessere”. Ma a Ceresole c’è anche chi riesce ad abbinare l’attività turistica e sportiva con quella artigianale. Marco Rolando, è scultore su legno e, nei mesi invernali, maestro di sci nordico sulla splendida pista che costeggia il lago. A Cintano, in Valle Sacra, il maestro ceresolino ha aperto la scuola di scultura “CanArt-Canavese Arte”, i cui allievi arrivano da tutto il Piemonte e non solo. “Riesco a vivere la montagna a 360° tutto l’anno. Non è facile vivere di turismo, ma dandosi da fare è possibile” sottolinea con orgoglio Rolando.
Il villeggiante e lo sportivo che arrivano per la prima volta a Ceresole possono contare sull’ufficio turistico allestito nella Casa Gran Paradiso, ristrutturata dall’allora Provincia nel 2007-2008, ma anche sul Centro visita e museo “Homo et Ibex” del Parco Nazionale Gran Paradiso. Ciclismo su strada, mountain bike, alpinismo ed escursioni a piedi sono le classiche attività estive, mentre la pista di sci nordico, gli itinerari sci alpinistici e le passeggiate con le racchette da neve offrono ampie possibilità di divertimento, ossigenazione e allenamento quando i prati fioriti cedono il passo alla neve. Anche a Ceresole Reale, dodici mesi l’anno, è veramente difficile annoiarsi! ceresole2


Enti locali

Questa settimana prosegue con l’intervista al primo cittadino di Cesana Torinese, Roberto Vaglio, la rubrica “Venerdì dal Sindaco” che, per iniziativa della Direzione comunicazione e rapporti con i cittadini e il territorio della Città Metropolitana, propone reportage televisivi e interviste ai primi cittadini dei piccoli Comuni nel canale “YouTube” dell’Ente. Il reportage da Cesana è il quarto della Summer Edition realizzata in collaborazione con Turismo Torino e provincia per promuovere le vallate alpine piemontesi. I reportage di taglio turistico proseguiranno sino a venerdì 16 luglio, toccando una serie di località in cui amministratori locali ed operatori del settore sono impegnati nel miglioramento dell’offerta.
Per vedere i filmati e i reportage fotografici del “Venerdì dal Sindaco” basta andare sul portale Internet della Città Metropolitana di Torino alla pagina http://www.cittametropolitana.torino.it/speciali/2021/venerdi_dal_sindaco/
I filmati vanno anche in onda sull’emittente interregionale Telecupole, il sabato alle 14,30, con repliche la domenica alle 18,40 e il lunedì alle 20,40.
Nel numero di venerdì 9 luglio della rivista settimanale della Città Metropolitana “Cronache da Palazzo Cisterna” si potrà leggere il reportage da Cesana; basterà andare nel portale della Città Metropolitana alla pagina
www.cittametropolitana.torino.it/ufstampa/cronache/
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A CESANA RELAX, AVVENTURA, SPORT E DIVERTIMENTO

Cesana Torinese è una delle tradizionali mete turistiche e di villeggiatura dei torinesi e anche di molti liguri e lombardi che, ai piedi dello Chaberton e del Fraiteve, vengono a sciare d’inverno, nei comprensori dei Monti della Luna e di Sansicario, punti di snodo del domaine skiable internazionale della Vialattea. Ma già prima che lo sci diventasse un fenomeno di massa, Cesana era frequentata per le sue passeggiate e per le escursioni estive nell’affascinante panorama delle Alpi Cozie, a due passi dal confine italo-francese. Sciare, passeggiare o compiere escursioni a Cesana è una tradizione che si tramanda da una generazione all’altra, anche perché qui molti torinesi hanno la loro seconda casa.
Dal 2019 il primo cittadino di Cesana è Roberto Vaglio, che, nella guida del Comune che nel 2006 ospitò le gare olimpiche di sci alpino, bob, slittino, skeleton e biathlon, sta mettendo a frutto una lunga esperienza politica e amministrativa, che lo ha visto ricoprire anche il ruolo di assessore regionale alla montagna. L’impegno di Vaglio per le Terre Alte piemontesi ora è interamente dedicato ad un paese che lui sintetizza così: “Per chi la conosce, Cesana è ambiente, natura, meravigliose passeggiate, ottimi servizi al villeggiante e al cittadino, comodità nei trasporti; il tutto vicino a Torino e ad un passo dalla frontiera. Il nostro territorio offre una risposta completa alle esigenze del turista, con i suoi 122 chilometri quadrati di monti, laghi e foreste”. In estate Cesana propone tutte le diverse declinazioni e i gradi dell’escursionismo, dalla passeggiata per gli anziani e i bambini alle uscite più impegnative che coinvolgono quei giovani, che poi, la sera, trovano il modo di divertirsi e stare insieme nei ristoranti e durante gli eventi, beninteso mantenendo il giusto distanziamento reso necessario dalla “coda” della pandemia. Nei mesi lontani dai picchi di presenze estive e invernali il paese è un tranquillo centro di provincia a misura d’uomo, in cui il turismo non è l’unica occupazione, perché non mancano le attività artigianali, agricole e forestali.
Cesana tiene comunque fede al suo status di centro olimpico. “L’offerta sportiva è molto ampia - sottolinea Clementina Pansoya di Borio, imprenditrice turistica e consigliera comunale delegata al turismo – Ad esempio l’interesse e i servizi per le mountain bike e l’e-bike sono molto cresciuti negli ultimi anni. Il parco avventura è alla portata degli adulti e anche dei bambini, mentre il ponte tibetano di Cesana è il più lungo d’Europa. In tutte le frazioni è possibile praticare il tennis e a Sansicario sono disponibili un campo pratica per il golf e una piccola piscina. Lo Chaberton e le affascinanti escursioni che rende possibili sono un’attrazione, ma è importante anche il patrimonio culturale, che ha i suoi punti di forza nella Casa delle Lapidi di Bousson e nel Museo Etnografico di Fenils”. Senza dimenticare, aggiungiamo noi, che, tornando alle attività sportive, Sansicario è una delle località alpine italiane in cui è possibile praticare lo sci d’erba, anche a livello agonistico. Negli ultimi anni sulle pendici del Fraiteve è approdata anche la Coppa del Mondo dello sci praticato nei prati.
A Cesana è veramente difficile annoiarsi, perché, come sottolinea Vito Reina, presidente della Pro Loco, “quest’anno abbiamo preparato un’estate ricca di eventi come concerti, spettacoli teatrali e mercatini dell’antiquariato. Vogliamo dare a chi viene a trovarci la possibilità di rilassarsi e, quando tornerà a casa, di conservare un bel ricordo dell’estate trascorsa da noi, in compagnia dei nostri concittadini e degli operatori turistici”.
Per una panoramica sul territorio, la sua storia, le attrattive, le attività sportive e la ricettività si può consultare il portale Internet del Comune alla pagina www.comune.cesana.to.it/it-it/vivere-il-comune#guida-turisticaRoberto Vaglio Sindaco Cesana Torinese

Enti locali

Questa settimana prosegue con l’intervista al primo cittadino di Tavagnasco, Giovanni Franchino, la rubrica “Venerdì dal Sindaco” che, per iniziativa della Direzione comunicazione e rapporti con i cittadini e il territorio della Città Metropolitana, propone reportage televisivi e interviste ai primi cittadini dei piccoli Comuni nel canale “YouTube” dell’Ente.
Per vedere i filmati e i reportage fotografici del “Venerdì dal Sindaco” basta andare sul portale Internet della Città Metropolitana di Torino alla pagina http://www.cittametropolitana.torino.it/speciali/2021/venerdi_dal_sindaco/
I filmati vanno anche in onda sull’emittente interregionale Telecupole, il sabato alle 14,30, con repliche la domenica alle 18,40 e il lunedì alle 20,40.
Nell’ultimo numero della rivista settimanale della Città Metropolitana “Cronache da Palazzo Cisterna” si può leggere il reportage da Tavagnasco; basta andare nel portale della Città Metropolitana alla pagina
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UN TERRITORIO CHE ESALTA LE PROPRIE RADICI, MA CHE GUARDA AL FUTURO

Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo e che anche quando non ci sei resta ad aspettarti”: è in queste parole di Cesare Pavese, riportate nella piazza principale, che si trova l’essenza di Tavagnasco. Sulla destra orografica della Dora Baltea, a pochi chilometri da Ivrea e ancor meno dal territorio valdostano, c’è una comunità entusiasta e sorprendente, che ha a cuore il proprio territorio e le proprie radici, ma con lo sguardo rivolto al futuro. È nella sala consiliare del Comune che il sindaco Giovanni Franchino ha iniziato a raccontare la storia, le peculiarità, ma anche il futuro di questo luogo. Alle sue spalle la riproduzione di una cartina del 1777 che racchiude in uno sguardo tutto il territorio: quello montano, quello fluviale e quello del villaggio”, perché è così che il Sindaco ama definire Tavagnasco. Si tratta in pratica di un vero e proprio catasto di fine Settecento, una descrizione completa di ogni appezzamento. Nel tempo i confini non sono mutati, se non per piccole porzioni ridisegnate con frane ed alluvioni dalla Dora Baltea. Il fiume, parte integrante di questo Comune è allo stesso tempo croce e delizia: le venti alluvioni subite in duecento anni hanno lasciato il segno, ma allo stesso tempo è proprio l’ambiente fluviale a conoscere una fase di valorizzazione, attraverso la realizzazione di una serie di passeggiate lungo il fiume e grazie al recupero di oltre 5 ettari da dedicare a parco fluviale, in cui iniziano ad essere presenti nidificazioni importanti di uccelli acquatici. Importanti anche gli alpeggi che rappresentano una parte rilevante della storia locale, come ricorda il Sindaco: “Il Comune è proprietario del 62% del proprio territorio e quindi esige e pretende operazioni di manutenzione, per evitare le calamità naturali in un versante molto scosceso. Dai 262 metri sopra il livello del mare della piazza del paese, dopo appena 7-8 chilometri, arriviamo a 1928 metri. Tutti gli alpeggi comunali sono recintati per scongiurare i danni provocati dagli ungulati. Grazie a questo sono state così garantite 47 giornate piemontesi per il pascolo”.
Vista la rapidità con la quale si passa da poco più di 200 a quasi 2.000 metri di altitudine, non sorprende che qui a Tavagnasco sia nata la Tavagnasco-Santa Maria Maddalena ai Piani, la corsa in montagna più longeva d’Europa. Restando in ambito sportivo e al passo con i tempi, a Tavagnasco si trova anche una modernissima pista di pump-track.
Passando dallo sport alla musica, non si può non parlare dell’ormai storico Tavagnasco rock festival che, a partire dal 1990, è stata una delle prime manifestazioni ad unire talentuose giovani band ancora sconosciute e nomi già noti nel panorama musicale nazionale. Senza dimenticare che Tavagnasco è anche Comune Fiorito dal 2011, con una certificazione a quattro fiori nel concorso nazionale promosso dall’Asproflor. In tema di ambiente il Sindaco tiene a precisare che: “abbiamo un consorzio pluri irriguodal 1957, il primo consorzio pluri irriguo intubato del territorio metropolitano, finanziato dall’allora Ministero dell'Agricoltura e delle Foreste. Produciamo sul nostro territorio oltre 62 milioni di kWh di energia rinnovabile in due centrali idroelettriche private che sfruttano l'acqua della Dora Baltea. Siamo produttori di legname: ogni anno viene venduta legna locale da ardere o da lavoro per un valore di circa 20.000 euro. Nel 2010 siamo stati uno dei primi Comuni d'Italia ad avere l'illuminazione pubblica a LED, con un risparmio del 44%. Quest'anno installeremo corpi di illuminazione di nuova generazione, che ci consentiranno di essere il primo Comune di Italia ad effettuare questo tipo di intervento e soprattutto di ottenere un ulteriore risparmio del 12%. Pensiamo che essere un Comune virtuoso dal punto di vista ambientale sia molto importante. Abbiamo inoltre deciso di utilizzare sul territorio comunale solo diserbi a vapore, eliminando così quelli chimici eincentivando nello stesso tempo anche tutti cittadini che, attraverso i vari comitati, collaborano tantissimo per rendere il paese accogliente e sempre al passo con i tempi”. municipio


Enti locali

Questa settimana prosegue con l’intervista al primo cittadino di Castagneto Po, Danilo Borca, la rubrica “Venerdì dal Sindaco” che, per iniziativa della Direzione comunicazione e rapporti con i cittadini e il territorio della Città Metropolitana, propone reportage televisivi e interviste ai primi cittadini dei piccoli Comuni nel canale “YouTube” dell’Ente.
Per vedere i filmati e i reportage fotografici del “Venerdì dal Sindaco” basta andare sul portale Internet della Città Metropolitana di Torino alla pagina http://www.cittametropolitana.torino.it/speciali/2021/venerdi_dal_sindaco/
I filmati vanno anche in onda sull’emittente interregionale Telecupole, il sabato alle 14,30, con repliche la domenica alle 18,40 e il lunedì alle 20,40.
Nell’ultimo numero della rivista settimanale della Città Metropolitana “Cronache da Palazzo Cisterna” si può leggere il reportage da Castagneto Po; basta andare nel portale della Città Metropolitana alla pagina
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A CASTAGNETO PO TRA NATURA, STORIA E CULTURA

Un Comune di 1750 abitanti, situato a circa 25 Km a nord-est di Torino, sulla Collina Torinese, che vanta sul suo territorio la Riserva naturale Bosco del Vaj: questo è Castagneto Po, noto da sempre per il clima mite e salubre adatto alla villeggiatura.
Il capoluogo sorge sul versante meridionale della collina, ad un’altitudine di 473 metri, mentre le numerose borgate sparse sul territorio circostante si trovano in posizioni ed altitudini alquanto differenti. Le principali sono San Genesio sul versante orientale e Cimenasco su quello occidentale.
Così come scrisse nel 1836 Goffredo Casalis nel Dizionario geografico, storico, statistico commerciale degli Stati di Sua Maestà il Re di Sardegna: “I paesi che non hanno altro nome, fuorché quello tratto da’ boschi, sono riguardati come dei più antichi”. In effetti alcuni ritrovamenti archeologici testimonierebbero la presenza romana nell’attuale frazione di San Genesio. Tuttavia, la prima documentazione di Castagneto (o Castegnetto o Castigneto) risale XI secolo, prima come proprietà dell’abbazia di Fruttuaria di San Benigno Canavese, poi del Marchesato del Monferrato e in seguito come dominio dei Savoia.
Danilo Borca, sindaco di Castagneto già dal 2004 al 2014 e rieletto delle amministrative del 2019, ha accompagnato con orgoglio la troupe del Venerdì dal Sindaco alla scoperta del suo Comune: innanzitutto all’ingresso della Riserva naturale, istituita nel 1978 con lo scopo primario di tutelare il faggio (Fagus sylvatica), specie che qui sopravvive come “relitto glaciale” a quote insolitamente basse.
A San Genesio invece la troupe ha ammirato e filmato l’esterno e l’interno della chiesa ricostruita agli inizi del ‘900, che conserva interessanti parti romaniche risalenti all’Anno Mille: le due absidi, il coro e il campanile, quest’ultimo interessante sia per il fatto di essere uno dei migliori esempi di architettura romanica in Piemonte, sia per lo studio dei rapporti con le maestranze lombarde e quelle della Francia occidentale. La chiesa di San Genesio, per queste caratteristiche, è stata inserita nella Rete romanica di collina e nel progetto “In collina – turismo nel cuore del Piemonte”. La frazione di San Genesio è nota anche per le proprietà terapeutiche del “Regio Fonte”, sorgente termale ora temporaneamente chiusa, che si trova nei suoi pressi e da cui sgorga un’acqua salso-bromo-solforosa, ottimo rimedio per le sofferenze gastro-epatiche.
Castagneto è da sempre considerato un luogo dal clima mite e salubre e proprio per questa caratteristica sono molte le seconde case, costruite o acquistate per la villeggiatura. Tra di esse figurano residenze nobiliari circondate da grandi parchi, ricchi di piante secolari, come ad esempio Villa Ceriana e Villa Cimena. La prima, definita anche il Castello, sorge all’inizio della serie di tornanti che dalla strada statale 590 della Valle Cerrina conduce al centro del Comune. Il castello è documentato dal 1019 e venne fatto riedificare nel 1740 dai conti Trabucco su disegni dell’architetto Giuseppe Nicolis di Robilant. Venne acquistato nel 1859 dal banchiere Vincenzo Ceriana, il cui figlio, l’architetto Arturo Ceriana, lo abbellì aggiungendovi una galleria disegnata in stile cinquecentesco, decorata da Francesco Gonin e Costantino Sereno. Il castello nel 1952 viene acquistato dall’imprenditore Alberto Bruni Tedeschi. Oggi Villa Ceriana, grazie ad una donazione del principe saudita Al Walid bin Talal, è di proprietà della Croce Rossa Italiana.
Villa Cimena, attualmente in fase di ristrutturazione ad opera della nuova proprietà, fu acquistata all’inizio dell’Ottocento dal conte Ignazio Thaon di Revel. Il figlio di quest'ultimo, Ottavio, Ministro delle Finanze, ne commissionò la radicale ristrutturazione al regio architetto Carlo Sada. Dalla collina di Cimena l’omonima villa domina la piana del Po con la sua facciata palladiana incorniciata dal parco e dal bosco. Il parco della villa, realizzato in pochi anni a partire dal 1847, è opera di Marcellino Roda, giardiniere e paesaggista, attivo con il fratello Giuseppe nel parco del castello di Racconigi.
Le bellezze artistiche e architettoniche, unite ad importanti eventi sportivi e gastronomici rendono Castagneto Po un paese ideale per favorire il turismo di prossimità, inteso come quel tipo di turismo che mira alla scoperta o riscoperta dei luoghi più prossimi, degli scorci che si trovano a pochi chilometri da casa; di quei posti che, proprio perché eccessivamente vicini e quotidiani, non abbiamo mai considerato di guardare con gli occhi di un visitatore. Castagneto Po San Genesio9