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Questa settimana prosegue con l’intervista al primo cittadino di Macello, Enrico Scalerandi, la rubrica “Venerdì dal Sindaco” che, per iniziativa della Direzione comunicazione e rapporti con i cittadini e il territorio della Città Metropolitana, propone reportage televisivi e interviste ai primi cittadini dei piccoli Comuni nel canale “YouTube” dell’Ente.Per vedere i filmati e i reportage fotografici del “Venerdì dal Sindaco” basta andare sul portale Internet della Città Metropolitana di Torino alla pagina http://www.cittametropolitana.torino.it/speciali/2021/venerdi_dal_sindaco/
I filmati vanno anche in onda sull’emittente interregionale Telecupole, il sabato alle 14,30, con repliche la domenica alle 18,40 e il lunedì alle 20,40.
Nell’ultimo numero della rivista settimanale della Città Metropolitana “Cronache da Palazzo Cisterna” si può leggere il reportage da Piobesi Torinese; basta andare nel portale della Città Metropolitana alla pagina
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UN CASTELLO ALL’INCROCIO TRA LA STRADA DELLE MELE E LA STRADA REALE DEI VINI
Un Comune del Pinerolese di 1200 abitanti, situato su due direttrici turistiche, la Strada delle Mele e la Strada Reale dei Vini: questo è Macello e qui ci siamo recati per parlare con il sindaco Enrico Scalerandi di problemi e progetti di questo centro, caratterizzato da un’economia prevalentemente agricola affiancata dalla presenza di alcune imprese edili.
“La qualità della vita a Macello è buona, il paese è tranquillo. - spiega il Sindaco - Ma qualche problema, ovviamente, ce l’abbiamo anche noi: il principale è dato dalle regole che sovrintendono al funzionamento della scuola elementare (Macello è sede di scuola materna e primaria – N.d.R.) e che impediscono, qui come altrove, di formare classi sotto i 15 alunni. Ma siccome la pluriclasse la puoi costituire solo sotto i 19 alunni, se hai due classi di 12 bambini devi chiudere la scuola”. Nella casella “problemi” Scalerandi pone anche la viabilità locale: “Senza i collegamenti, è scontato dirlo, non si va da nessuna parte e da tempo aspettiamo un intervento sulla Provinciale Macello-Garzigliana: ora la Città Metropolitana ci ha promesso che tra settembre e ottobre cominceranno i lavori per potenziare e ampliare la strada”. Due le attrattive principali di Macello: il castello e gli affreschi della Cappella di Santa Maria Assunta nella frazione di Stella. Per i secondi rimandiamo al filmato da poco realizzato dal servizio Comunicazione della Città metropolitana (https://www.14dd5266c70789bdc806364df4586335-gdprlock/watch?v=Z1Xasl3pQwU&feature=youtu.be). Il primo è un bellissimo edificio di origine trecentesca, più volte ristrutturato nei secoli, ma sempre con l’intento di fargli conservare la sua fisionomia di maniero, evitando di trasformarlo in villa. Oggi è di proprietà di alcuni privati, che lo affittano per cerimonie ed eventi culturali. Quali sono i progetti per il futuro del sindaco Scalerandi? “La realizzazione di un micronido, - ha risposto il primo cittadino - che è praticamente pronto, per completare l’offerta di servizi per l’infanzia e un servizio di noleggio di biciclette con cui coloro che vengono in visita dalle nostre parti possono seguire i percorsi dedicati, a partire dalla Strada delle Mele. Abbiamo anche realizzato una mappa con i tracciati da seguire a piedi e in bicicletta. Non siamo un paese prettamente turistico, ma possiamo fare offerte interessanti a chi ci viene a trovare!”.
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Questa settimana prosegue con l’intervista al primo cittadino di Piobesi Torinese, Fiorenzo Demichelis, la rubrica “Venerdì dal Sindaco” che, per iniziativa della Direzione comunicazione e rapporti con i cittadini e il territorio della Città Metropolitana, propone reportage televisivi e interviste ai primi cittadini dei piccoli Comuni nel canale “YouTube” dell’Ente.
Per vedere i filmati e i reportage fotografici del “Venerdì dal Sindaco” basta andare sul portale Internet della Città Metropolitana di Torino alla pagina http://www.cittametropolitana.torino.it/speciali/2021/venerdi_dal_sindaco/
I filmati vanno anche in onda sull’emittente interregionale Telecupole, il sabato alle 14,30, con repliche la domenica alle 18,40 e il lunedì alle 20,40.
Nell’ultimo numero della rivista settimanale della Città Metropolitana “Cronache da Palazzo Cisterna” si può leggere il reportage da Piobesi Torinese; basta andare nel portale della Città Metropolitana alla pagina
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DALLA TORRE DEL CASTELLO SI CONTEMPLANO DUE MILLENNI DI STORIA E TRADIZIONI AL CONFINE TRA TORINESE E PINEROLESE
Il castello che ospitò il conte Brassier di Saint-Simon, ambasciatore di Prussia presso il Regno di Sardegna, e George Perkins Marsh primo ambasciatore degli Stati Uniti nel neonato Regno d’Italia; la torre alta 28 metri, che propone un suggestivo panorama sulla pianura a sud di Torino, ultima vestigia del maniero medioevale edificato dal vescovo Landolfo intorno all’anno Mille; le abitazioni medioevali del centro storico e la pieve romanica di San Giovanni ai Campi: a Piobesi Torinese i segni del passato e gli spunti per un’interessante gita fuori porta culturale e naturalistica sono molti e abbiamo pensato di passarli in rassegna in una puntata del Venerdì dal Sindaco.
Fiorenzo Demichelis dal 2019 è il primo dei 3.800 abitanti di Piobesi Torinese, un centro dalle antiche tradizioni rurali al confine tra la cintura sud di Torino e il Pinerolese. L’assetto urbanistico conserva le tracce di epoche storiche, dal Medioevo al XIX secolo, in cui le famiglie locali più in vista gareggiarono nel realizzare residenze, chiese ed edifici pubblici di notevole valore architettonico, uno dei quali ospita il Municipio. Piobesi è un centro vivace dal punto di vista sociale, con un forte tessuto associazionistico, che comprende una Pro Loco in cui i giovani la fanno da protagonisti e la Società degli Zoccolai, che tramanda una sapienza artigianale un tempo fondamentale nel mondo rurale piemontese. Il volontariato ha consentito a Piobesi di superare le difficoltà causate dalla pandemia.
Ma, come detto, le radici sociali e culturali del paese affondano nei secoli passati, sino all’età romana. Le lapidi rinvenute nella zona dell’attuale cimitero testimoniano la presenza di un nucleo urbano che, nei secoli successivi si sarebbe poi spostato nell’attuale collocazione. Dell’attuale complesso cimiteriale fa parte anche la chiesa romanica di San Giovanni ai Campi, tuttora utilizzata per concerti ed eventi e arricchita da affreschi che solo parzialmente sono stati recuperati.
Come ogni Sindaco che si rispetti, anche Fiorenzo Demichelis affronta le “grane” quotidiane del suo mandato grazie ad una squadra affiatata di assessori e consiglieri, il cui servizio volontario consente di affrontare le emergenze e programmare una serie di manifestazioni che hanno portato il nome di Piobesi Torinese ben oltre i confini locali. Oggi agli amministratori locali i cittadini e gli imprenditori di Piobesi chiedono un impegno per superare l’isolamento: quello fisico, consentendo di raggiungere rapidamente e in modo sostenibile (ad esempio grazie ai tra percorsi ciclabili in progetto) la stazione ferroviaria di Candiolo, ma anche quello telematico, portando la fibra ottica in tutte le abitazioni e in tutte le aziende locali.
L’intervista a Fiorenzo Demichelis si è conclusa sulla panoramica terrazza in cima alla torre del castello, con un invito del primo cittadino a visitare Piobesi, magari in occasione delle due principali manifestazioni che, quando l’emergenza Covid-19 terminerà, torneranno a far parlare del paese in tutto il Piemonte: la kermesse Artisticamente nel mese di maggio e la Festa del Pane nel mese di settembre. Due ottime occasioni, tra l’altro per salire sulla torre e ammirare il giardino all’italiana del parco del castello, che, dopo essere stata la prestigiosa residenza degli ambasciatori di Prussia e Stati Uniti, ospita ora la fornitissima biblioteca comunale e l’Accademia Internazionale di Alta Cucina e Pasticceria.
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Questa settimana prosegue con l’intervista al primo cittadino di Candia Canavese, Mario Mottino, la rubrica “Venerdì dal Sindaco” che, per iniziativa della Direzione comunicazione e rapporti con i cittadini e il territorio della Città Metropolitana, propone reportage televisivi e interviste ai primi cittadini dei piccoli Comuni nel canale “YouTube” dell’Ente.Per vedere i filmati e i reportage fotografici del “Venerdì dal Sindaco” basta andare sul portale Internet della Città Metropolitana di Torino alla pagina http://www.cittametropolitana.torino.it/speciali/2021/venerdi_dal_sindaco/
I filmati vanno anche in onda sull’emittente interregionale Telecupole, il sabato alle 14,30, con repliche la domenica alle 18,40 e il lunedì alle 20,40.
Nell’ultimo numero della rivista settimanale della Città Metropolitana “Cronache da Palazzo Cisterna” si può leggere il reportage da Candia Canavese; basta andare nel portale della Città Metropolitana alla pagina
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IL VENERDÌ DAL SINDACO IN RIVA AL LAGO E SULLE COLLINE DI UN PAESE RICCO DI STORIA E DI SPIRITO DI SOLIDARIETÀ
Con i suoi tetti di cotto, il centro storico di Candia Canavese si adagia sulle pendici della collina di Santo Stefano, ultima propaggine collinare dell'Anfiteatro Morenico di Ivrea. Da Santo Stefano il panorama spazia a 350 gradi, dalla pianura padana alle colline del Monferrato, dai colli di Superga e della Maddalena al Monviso, dalla Serra Morenica di Ivrea alle Alpi del Mombarone e del Gran Paradiso. Questa settimana il Venerdì dal Sindaco fa tappa nel paese che deve la sua fama al lago di Candia, tutelato dal primo parco naturale di interesse provinciale istituito in Italia nel 1995.
Mario Mottino dal 2019 è il primo dei circa 1.300 cittadini di Candia, dopo una pluridecennale esperienza nell’amministrazione e nel mondo associazionistico locali. “Siamo conosciuti per il lago, che ospita anche importanti attività ed eventi sportivi, ma possiamo proporre ai turisti anche un centro storico di origine medioevale. - tiene a sottolineare Mottino. - Sul paese spiccano in cima a una collina i resti della torre medioevale di Castiglione, simbolo ripreso nel nostro gonfalone. Nel centro storico vi sono palazzi ricchi di storia e il castello, ricostruito nel XIX secolo e delimitato dalle mura perimetrali medioevali, che si sono conservate. Sulla collina di Santo Stefano, a 400 metri di altitudine, si può ammirare la chiesa romanica del Priorato di Santo Stefano, visitabile nel periodo estivo e tuttora utilizzata per le funzioni religiose delle domenica pomeriggio”. Ma qual è il clima sociale di Candia? “Siamo molto attaccati alle nostre tradizioni, ma ci siamo anche aperti alle persone arrivate dall’estero, dall’est e dal centro Europa e dall’Africa” sottolinea il sindaco Mottino, che tiene a ricordare come l’attaccamento alle tradizioni e all’ambiente naturale negli scorsi decenni abbia ispirato ai candiesi e ai loro amministratori locali importanti iniziative di recupero e tutela del centro storico e del lago, che hanno contribuito all’attrattività turistica del paese. “Alcuni miei predecessori vollero conservare e tutelare il nostro borgo antico e lo specchio d’acqua, evitando speculazioni edilizie” sottolinea con orgoglio Mottino. Anche l’associazionismo è un vanto di Candia: “la Pro Loco è portata avanti dai giovani e siamo riusciti a creare un registro dei volontari, con una notevole adesione. I volontari, ad esempio, tengono aperto un ambulatorio infermieristico molto importante per la popolazione”.
Le priorità dell’amministrazione comunale sono il turismo e la solidarietà sociale, con azioni che spaziano dalla regolamentazione della fruizione del lago al bonus bebè per i nuovi nati, dal sostegno alle persone fragili all’attenzione alle esigenze degli operatori turistici, dalle iniziative per gli anziani a quelle per i giovani. “Abbiamo bisogno che i turisti tornino presto a Candia, per aiutare i nostri operatori locali, che sono in forte sofferenza per le conseguenze della pandemia” conclude Mottino.
E come dar torto al primo cittadino di un Comune che, insieme a quelli di Mazzè e Vische, ospita nel suo territorio la prima area protetta di livello provinciale istituita in Italia, riconosciuta come Sito di Importanza Comunitaria della Rete Natura 2000 e Zona Speciale di Conservazione per gli uccelli, in attuazione delle Direttive europee Habitat e Uccelli per la tutela della biodiversità? Il lago è alimentato da alcune sorgenti situate lungo la costa meridionale, mentre il deflusso delle acque avviene attraverso il canale Traversaro, zona di particolare interesse per la vegetazione. Le specie floreali presenti sono oltre quattrocento. Tra di esse alcune varietà idrofile non comuni come il trifoglio fibrino, l'utricularia, la potentilla palustre e la rarissima violetta d'acqua (Hottonia palustris). Situato sulla rotta sud-occidentale degli uccelli migratori, il lago di Candia è un importante luogo di sosta per i volatili svernanti e di passo. Tra le duecento specie censite vi sono il tarabuso, il tarabusino, l'airone rosso e la moretta, che ha fatto del Parco uno dei principali siti di nidificazione in Italia. Sul lago insistono fin dal XVI secolo diritti di uso civico per la pesca professionale, unica fonte di sostentamento fino a pochi decenni or sono per decine di famiglie locali. Tra le specie presenti, la carpa, la tinca, il luccio, il cavedano, la scardola, il persico trota, il persico reale e il pesce gatto. Il parco del lago di Candia è interessante non solo per l'ambiente lacustre, ma anche per gli spazi circostanti: boschi, canneti e prati. L'area si può visitare a piedi, in bicicletta o in barca.

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Questa settimana prosegue con l’intervista al primo cittadino di Giaglione, Marco Rej, la rubrica “Venerdì dal Sindaco” che, per iniziativa della Direzione comunicazione e rapporti con i cittadini e il territorio della Città Metropolitana, propone reportage televisivi e interviste ai primi cittadini dei piccoli Comuni nel canale “YouTube” dell’Ente.Per vedere i filmati e i reportage fotografici del “Venerdì dal Sindaco” basta andare sul portale Internet della Città Metropolitana di Torino alla pagina http://www.cittametropolitana.torino.it/speciali/2021/venerdi_dal_sindaco/
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Nell’ultimo numero della rivista settimanale della Città Metropolitana “Cronache da Palazzo Cisterna” si può leggere il reportage da Giaglione; basta andare nel portale della Città Metropolitana alla pagina
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IL VENERDÌ DAL SINDACO A GIAGLIONE, IL PAESE DEGLI SPADONARI
Giaglione, 600 abitanti a cavallo tra l’Alta Valle di Susa, la Val Clarea e la Valle Cenischia, è un suggestivo balcone naturale che sovrasta l’antica Segusium. “Ci chiamano il Belvedere della Valsusa” sottolinea con orgoglio il sindaco Marco Rej, che guida una comunità orgogliosa delle sue peculiarità naturali e culturali, prima fra tutte la lingua francoprovenzale o arpitana, parlata in Francia (nei Dipartimenti della Loira, dell’Alta Loira e del Puy-de-Dôme, nel Giura francese e in Savoia), nella Svizzera Romanda (Cantoni di Ginevra, Giura, Neuchatel, Friborgo, Vallese, Vaud e Berna), in Valle d’Aosta e nelle valli piemontesi Sangone, di Susa, Cenischia, di Viù, d’Ala, Grande, Orco e Soana.
Oltre alla lingua tramandata nei secoli, i giaglionesi che vivono nelle 13 borgate che punteggiano il territorio comunale vanno giustamente orgogliosi della chiesa parrocchiale di San Vincenzo posta su di un poggio panoramico, del vicino castagno monumentale ormai bicentenario, della cappella della frazione Santo Stefano con l’affresco raffigurante la Cavalcata dei vizi, le virtù e le pene dell'inferno, della sezione del Museo diocesano d’arte sacra, dei castelli Superiore e di Menate e della Danza degli Spadonari.
Nei secoli le borgate di Giaglione sono sorte nei luoghi in cui erano disponibili sorgenti d’acqua e, tra le attrattive locali, c’è l’opera di ingegneria idraulica che nel XV secolo cambiò le sorti economiche e sociali del paese: il Canale di Maria Bona, che fu intitolato alla nobile giaglionese, moglie del feudatario locale Andrea Aschieri de Jalliono e molto attenta al benessere della comunità. Quello che i giaglionesi chiamano in francoprovenziale Gran Blalhiefu costruito nel 1458 ed è anche noto per il sito d’arrampicata della Gran Rotsa. Il canale prende l'acqua dal torrente Clarea ai 1100 metri delle grange Buttigliera e attraversa l'intero territorio di Giaglione fino a gettarsi nelle Gorge della Dora nei pressi di Susa. Taglia le pareti dei contrafforti di Toasso Bianco, la Grand Rotsa, per una lunghezza di cinquecento metri ed è interamente scavato nella roccia.
“Non abbiamo gravi problematiche sociali e lavoriamo per la valorizzazione del nostro territorio, difendendo l’ambiente e un modello di turismo che tutela e rispetta il territorio, scoprendolo grazie alla rete sentieristica. In collaborazione con la Città Metropolitana di Torino, cerchiamo di valorizzare le attività economiche, come gli antichi vigneti” sottolinea il sindaco Marco Rej. Proprio la vitivinicoltura eroica della bassa e media valle di Susa è stato uno degli elementi di forza del progetto europeo della Strada dei Vigneti Alpini, di cui la Città Metropolitana è stata capofila.
Giaglione è un Comune in cui l’associazionismo è radicato e consolidato, con un forte impegno nella tutela delle tradizioni come la Danza delle Spade. “Siamo una roccaforte della lingua francoprovenzale, grazie al Cesdomeo” rivendica il primo cittadino, che ricorda come il Centro Studi Documentazione Memoria Orale sia nato nel 2004 sotto l'egida dell’allora Provincia di Torino, delle Comunità Montane Alta e Bassa Valle Susa, dell'Università di Torino e del Comune di Giaglione, in attuazione della Legge 482 del 1999 per la tutela delle minoranze linguistiche storiche. A Giaglione la 482 ha trovato un’attuazione concreta, perché, come sottolinea il Sindaco, “siamo riusciti e costruire un gruppo di giovani che hanno lavorato sulla lingua, riportandola alla dignità che merita. Non possiamo più pensare di utilizzarla tutti i giorni, ma è importantissima per difendere le nostre peculiarità e la nostra identità”.
Tutto positivo dunque a Giaglione? Per il Sindaco non ci sono quelle “grane quotidiane” che segnano l’attività dei suoi colleghi vicini e lontani? “Non mancano di certo. - ammette Marco Rej - Innanzitutto c’è l’abbandono della montagna, che ha causato problematiche come la presenza del lupo. Il lupo non ha colpa: in cinquant’anni di abbandono nessuno ha controllato l’attività di alcune lobby sul territorio”. Tra le “croci” del Sindaco di Giaglione figurano anche le pastoie burocratiche che frenano la capacità di un’amministrazione locale di fornire risposte ai cittadini, i quali spesso non capiscono quali e quanti passaggi sono necessari per certe pratiche e per certe iniziative.
In conclusione dell’intervista, nella sua lingua madre francoprovenzale il Sindaco di Giaglione ha ribadito l’invito ai turisti a visitare il paese per conoscerne le peculiarità naturalistiche e l’identità sociale e la storia del paese. Giaglione non è e non sarà mai una meta del turismo di massa, ma proprio una frequentazione turistica rispettosa del bello e dell’interessante che Giaglione offre può aiutare i giaglionesi a tramandare le loro tradizioni, i loro saperi e il rapporto corretto che hanno saputo instaurare con l’ambiente alpino.
LA DANZA DEGLI SPADONARI, ANTICO RITO PER PROPIZIARE LA FERTILITÀ DELLA TERRA
La danza popolare che ha portato il nome di Giaglione in tutto il mondo ha un’origine ancora oggi incerta, ma probabilmente può essere ricondotta ai riti pagani di propiziazione per favorire la fertilità della terra e l'abbondanza del raccolto. Il confronto con alcune incisioni rupestri della Val Cenischia, attribuibili alla media età del Ferro (V-IV secolo avanti Cristo), lascia supporre un'origine protostorica della danza, il cui collegamento al tema della fertilità è suggerito da alcuni particolari del costume: il pesante copricapo dei danzatori è completamente ricoperto da fiori variopinti. L'abbigliamento è molto ricco di particolari e i tessuti utilizzati sono pregiati: il corpetto che ricopre i pantaloni blu e la camicia bianca è di tessuto damascato arricchito con ricami, pizzi, lustrini, frange e chiuso con alamari. Intorno alla vita viene annodato un grembiule della stessa stoffa e con le stesse decorazioni del corpetto. L'abbigliamento è completato da guanti bianchi e scarpe nere. Gli Spadonari utilizzano unlungo spadone dritto (lou sabroin franco-provenzale) con l’impugnatura in legno decorata e le borchie in metallo che facilitano la presa. Caratteristico è il loro incedere non a passi ma a salti, compiendo le evoluzioni con l’accompagnamento della banda musicale di Giaglione davanti alla chiesa parrocchiale, in concomitanza con la festa patronale di San Vincenzo martire, il 22 gennaio. La danza si ripete la domenica successiva e in occasione della festa della Madonna del Rosario, la prima domenica di ottobre. I protagonisti della coreografia sono i quattro “giovani" spadonari, le sei priore (tre coppie di età diversa) e la giovane portatrice del bran, una struttura in legno con base di 90 centimetri e alta oltre 2 metri. Un disco fissato alla base e due manici permettono a una giovane donna nubile di portare il bran in equilibrio sulla testa durante la processione. Interamente ricoperto da una ricca decorazione di nastri, fiori e frutta, il bran accoglie alla base una particolare forma di pane a ciambella, preparato per l'occasione e distribuito alla comunità giaglionese alla fine della Messa.

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Questa settimana prosegue con l'intervista al primo cittadino di San Sebastiano da Po, Giuseppe Bava, la rubrica "Venerdì dal Sindaco" che, per iniziativa della Direzione comunicazione e rapporti con i cittadini e il territorio della Città Metropolitana, propone reportage televisivi e interviste ai primi cittadini dei piccoli Comuni nel canale "YouTube" dell'Ente. Il "Venerdì dal Sindaco" è un'occasione per conoscere le peculiarità dei piccoli centri del territorio della Città Metropolitana di Torino, comprendere le emergenze e i piccoli e grandi problemi quotidiani con cui si confrontano i Sindaci, scelti dai loro concittadini per amministrare comunità montane e rurali a torto considerate marginali; realtà in cui la politica è volontariato puro.
Per vedere i filmati e i reportage fotografici del "Venerdì dal Sindaco" basta andare sul portale Internet della Città Metropolitana di Torino alla pagina http://www.cittametropolitana.torino.it/speciali/2021/venerdi_dal_sindaco/
I filmati vanno anche in onda sull'emittente interregionale Telecupole, il sabato alle 14,30 con repliche la domenica alle 18,45 e il lunedì alle 20,40.
Nell'ultimo numero della rivista settimanale della Città Metropolitana "Cronache da Palazzo Cisterna" si può leggere il reportage da San Sebastiano da Po; basta andare nel portale della Città Metropolitana alla pagina
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STORIA, CULTURA, NATURA E SUGGESTIVI PANORAMI AL CONFINE TRA COLLINA TORINESE E MONFERRATO
Questa settimana la rubrica Venerdì dal Sindaco è dedicata a San Sebastiano da Po, Comune in cui la Collina torinese incontra le prime propaggini del Monferrato, a nord-est di Torino, sulla destra del Po, a sud di Verolengo, tra Castagneto Po e Monteu da Po.
La particolare conformazione del territorio e le vicende economiche politiche hanno portato alla creazione di vari nuclei abitativi: alcuni in collina, altri nelle valli formate dal torrente Leona e dal rio Bellavalle, altri ancora nella pianura compresa tra il Po e la collina. Attraverso le parole del sindaco Giuseppe Bava il reportage ha descritto un Comune di quasi 2000 abitanti, che vanta molte eccellenze storiche, naturalistiche e sociali.
San Sebastiano, gemellato dal 1990 con i francesi di Montamisè (Comune del Dipartimento della Vienne, nella regione della Nuova Aquitania), è un Comune composto da diverse frazioni le cui principali sono: Abate, Caserma, Colombaro, Moriondo, Rottenga, Saronsella e Villa, il centro storico e capoluogo. A queste si aggiungono numerosi altri nuclei di diversa fisionomia. La località è abitata fin dall'alto Medioevo. I primi documenti la pongono sotto la signoria dei Radicati, famiglia probabilmente originaria della zona un tempo sede del Priorato di San Michele di Radicata e ancor oggi nota come Bric 'd la Rià. All'inizio dell'età moderna il territorio fu teatro delle aspre guerre per la supremazia sul Piemonte, prima fra i Savoia e i Marchesi del Monferrato, poi con il coinvolgimento di Francesi e Spagnoli. Fondamentale per la rinascita di queste terre fu la loro acquisizione in feudo da parte del marchese Giambattista Novarina di Spigno, decurione della città di Torino, nel 1665. Nel 1687 in San Sebastiano alto furono insediate le strutture amministrative e furono costruiti un castello e la nuova chiesa parrocchiale.
Nel 1716 il feudo passò, con titolo comitale, a Francesco Antonio Gazzelli e in seguito ai Boetti di Cocconato. Nel 1753 la comunità di San Sebastiano bandì una gara d'appalto per la ricostruzione della chiesa parrocchiale. All'appello rispose uno dei maggiori architetti del barocco piemontese, Bernardo Vittone, al quale venne affidata la conduzione dei lavori. La nuova parrocchiale dei Santi Martiri Sebastiano e Cassiano fu completata nel 1762. È un tipico esempio di architettura barocca, con un interno molto ricco e un imponente torre campanaria a destra della facciata. L'arte del Vittone non lasciò indifferente il conte di San Sebastiano Paolo Federico Novarina, che nel 1761 lo incaricò di ristrutturare l'intero complesso del castello che negli anni successivi ospitò personaggi illustri come Napoleone I e Cavour, ma anche artisti eccellenti come il pittore e architetto piemontese Piero Bagetti e l'architetto specializzato di giardini Xavier Kurten che, progettando il parco, lo fece diventare campo di studio dell'Università di botanica di Torino. San Sebastiano accoglie importanti realtà sociali. Una è senza dubbio Cascina Caccia, esempio concreto della vittoria della società civile contro la criminalità organizzata. Dedicata alla memoria di Bruno Caccia - Procuratore Capo di Torino, ucciso in un agguato mafioso il 26 giugno 1983 - e di sua moglie Carla, la Cascina è diventata un simbolo della lotta alle mafie nel Nord Italia, ma ancora di più, un simbolo di luce e di riscatto. Il bene apparteneva alla famiglia 'ndranghetista di Domenico Belfiore, ma nel 2007, grazie all'impegno dell'amministrazione comunale, fu assegnato al Gruppo Abele, che ha poi affidato, nel 2008, la gestione del progetto all'associazione ACMOS, ancora oggi presente e affiancata dalla cooperativa Nanà.
Tra le realtà naturalistiche invece non si può non parlare dell'Oasi degli Animali, un parco faunistico, da poco dichiarato Zoo, situato sulle colline di San Sebastiano. Un progetto nato nel 1993, quando il professor Dario Garabello decide di trasferirsi in campagna per coltivare la sua grande passione per gli animali. Oggi la struttura ospita una vasta collezione di animali esotici e autoctoni, che vivono in ampi recinti in mezzo ad un bosco di 160.000 metri quadrati, inserito in un ambiente il più possibile simile a quello naturale. L'Oasi degli Animali si occupa anche di esemplari che sono stati confiscati ed affidati nel tempo alla struttura dal Corpo Forestale dello Stato e dagli agenti faunistico-ambientali della Città metropolitana di Torino, con cui l'Oasi ha una convenzione. Nel caso di ritrovamento di cuccioli, questi vengono portati al parco affinché siano svezzati, curati e poi, se possibile, riconsegnati alla Città Metropolitana per il loro rilascio in natura.
Insomma San Sebastiano da Po è un Comune attivo e vivace che, grazie al lavoro della Pro Loco e del gruppo locale dell'Associazione Nazionale Alpini, negli anni ha contribuito a costruire una comunità sensibile e attenta ai bisogni del territorio. L'appuntamento ideale a San Sebastiano è per la prossima Sagra del Pum Matan, dedicata ai deliziosi ravioli con il ripieno di mele; oppure, 12 mesi l'anno, per una passeggiata in collina in cui si può ammirare un paesaggio mozzafiato.
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Questa settimana prosegue con l’intervista al primo cittadino di Groscavallo, Giuseppe Giacomelli, la rubrica “Venerdì dal Sindaco” che, per iniziativa della Direzione comunicazione e rapporti con i cittadini e il territorio della Città Metropolitana, propone reportage televisivi e interviste ai primi cittadini dei piccoli Comuni nel canale “YouTube” dell’Ente. Il “Venerdì dal Sindaco” è un’occasione per conoscere le peculiarità dei piccoli centri del territorio della Città Metropolitana di Torino, comprendere le emergenze e i piccoli e grandi problemi quotidiani con cui si confrontano i Sindaci, scelti dai loro concittadini per amministrare comunità montane e rurali a torto considerate marginali; realtà in cui la politica è volontariato puro.
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Nell’ultimo numero della rivista settimanale della Città Metropolitana “Cronache da Palazzo Cisterna” si può leggere il reportage da Groscavallo; basta andare nel portale della Città Metropolitana alla pagina www.cittametropolitana.torino.it/ufstampa/cronache/
NEL PAESE IN CUI IN UNA NOTTE SORSE UN OSPEDALE PER I PARTIGIANI
La tappa numero 12 del Venerdì dal Sindaco è a Groscavallo, ultimo Comune della Val Grande di Lanzo, con un passato turistico importante – testimoniato dalle tante ville liberty, tra cui quella di Giovanni Pastrone, regista del kolossal del cinema muto “Cabiria” - e un presente comunque molto vivace, all’insegna di numerose e interessanti escursioni alpine. Groscavallo ebbe un ruolo importante durante la Resistenza e conserva la memoria dell’impresa memorabile di un giovane medico dal futuro importante.
L’intervista al sindaco Giuseppe Giacomelli è stata l’occasione per rievocare una vicenda molto significativa della guerra partigiana nelle Valli di Lanzo. Nella frazione Richiardi, un giovane medico di famiglia ebraica, nato in Ungheria ma torinese di adozione, Simone Teich Alasia, riuscì nell’impresa di mettere in piedi in una sola notte un vero e proprio ospedale da campo, munito di letti, materassi, lenzuola, medicinali, ferri chirurgici e quant’altro era necessario per l’assistenza ai feriti e per effettuare interventi chirurgici; il tutto grazie al determinante contributo della popolazione locale e di un dentista sfollato in loco. Nel dopoguerra guerra Simone Teich Alasia diventò un eminente chirurgo plastico, contribuendo alla nascita del CTO di Torino e fondando il primo centro grandi ustionati in Italia. La sede dell’ospedale da campo era la scuola elementare di Richiardi e, per il dottor Silvio (questo il suo nome di battaglia), fu fondamentale per l’assistenza ai malati l’aiuto della maestra, che si prodigò giorno e notte al suo fianco. Ma non di solo passato si è parlato durante la chiacchierata con il sindaco Giacomelli, il quale ha sottolineato come Groscavallo possa essere una meta interessante per chi voglia trasferirsi in montagna e avviare un’attività economica, sia essa una bottega di prodotti tipici o un altro esercizio commerciale come un negozio di abbigliamento o di articoli sportivi, di cui c’è richiesta soprattutto da parte dei turisti. Nei mesi estivi la popolazione di Groscavallo passa da 200 a circa 3.000 abitanti, perché i turisti sono richiamati dall’opportunità di compiere belle e interessanti passeggiate ed escursioni, in particolare verso i meravigliosi laghi alpini che punteggiano il territorio. La tradizione turistica risale alla fine dell’800 quando, inaugurata la strada carrozzabile Ceres-Forno Alpi Graie, cominciò un flusso sempre più consistente di villeggianti. Le ville liberty, a partire da quella di Pastrone davanti all’ex scuola elementare, testimoniano quanto i torinesi apprezzassero la Val Grande.
La chiacchierata con il sindaco Giacomelli si è conclusa con l’immancabile domanda finale sulla passione necessaria per svolgere il ruolo di primo cittadino in un piccolo Comune montano. Emblematica la risposta: “La passione c’è ed è tanta perché sei nato qui e ci tieni a che le cose funzionino: ti dai da fare per non lasciare andare in malora le cose che hanno fatto i tuoi antenati con tanta fatica”.
In conclusione è interessante ricordare che la vicenda partigiana di Simone Teich Alasia è rievocata nella videoclip intitolata “Senza sparare un colpo. Storie di Resistenza”, realizzata dall’associazione di promozione sociale Swinging Turin, in collaborazione con la Fondazione Donat-Cattin e con il patrocinio della Città Metropolitana di Torino, in occasione delle celebrazioni del 25 Aprile. “Senza sparare un colpo” fa parte del programma delle celebrazioni della Liberazione allestito dal Polo del ‘900, e sarà online domenica 25 aprile alle 15 sulla pagina Facebook e sul sito della Fondazione Donat-Cattin.
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Questa settimana prosegue con l’intervista al primo cittadino di Chiesanuova, Piervanni Trucano, la rubrica “Venerdì dal Sindaco” che, per iniziativa della Direzione comunicazione e rapporti con i cittadini e il territorio della Città Metropolitana, propone reportage televisivi e interviste ai primi cittadini dei piccoli Comuni nel canale “YouTube” dell’Ente. Il “Venerdì dal Sindaco” è un’occasione per conoscere le peculiarità dei piccoli centri del territorio della Città Metropolitana di Torino, comprendere le emergenze e i piccoli e grandi problemi quotidiani con cui si confrontano i Sindaci, scelti dai loro concittadini per amministrare comunità montane e rurali a torto considerate marginali; realtà in cui la politica è volontariato puro.
Per vedere i filmati e i reportage fotografici del “Venerdì dal Sindaco” basta andare sul portale Internet della Città Metropolitana di Torino alla pagina http://www.cittametropolitana.torino.it/speciali/2021/venerdi_dal_sindaco/
I filmati vanno anche in onda sull’emittente interregionale Telecupole, il sabato alle 14,30 con repliche la domenica alle 18,45 e il lunedì alle 20,40.
Nell’ultimo numero della rivista settimanale della Città Metropolitana “Cronache da Palazzo Cisterna” si può leggere il reportage da Chiesanuova; basta andare nel portale della Città Metropolitana alla pagina www.cittametropolitana.torino.it/ufstampa/cronache/
CHIESANUOVA, UNA COMUNITÀ DELLA VALLE SACRA APERTA ALL’ACCOGLIENZA DI CHI ARRIVA DA LONTANO
Chiesanuova è un Comune canavesano della Valle Sacra, sulle alture che guardano Cuorgnè e Pont Canavese e dalle quali decollano gli appassionati di deltaplano e parapendio. Gli abitanti sono circa 230, di cui il 10% stranieri provenienti dai quattro angoli del mondo: il paese ha saputo accoglierli molto bene, memore di quando ad attraversare l’oceano erano i canavesani. Vent’anni fa, infatti, insieme a due centri urbani di ben altra dimensione come Ivrea e Torino, Chiesanuova fu il terzo Comune del Piemonte a ospitare un centro SPRAR, sigla che indica il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, vale a dire una rete di centri di seconda accoglienza destinata ai richiedenti e ai titolari di protezione internazionale: non finalizzato, quindi, ad un’assistenza immediata alle persone che arrivano sul territorio italiano, ma all’integrazione sociale ed economica di soggetti già titolari di una forma di protezione internazionale. E di integrazione sociale ed economica a Chiesanuova si può parlare davvero, perché sono diverse le famiglie che, alla fine del percorso SPRAR, nel paese canavesano hanno trovato la scuola per i figli, il lavoro e la casa, in abitazioni di proprietà del Comune o di privati che questi nuovi cittadini, provenienti dall’Europa dell’Est, dall’Africa e dal Sud America, hanno preso in affitto o addirittura acquistato. D’altronde, Chiesanuova sa molto bene che cosa significa emigrazione se, come ci ha raccontato il Sindaco, Piervanni Trucano, i suoi abitanti tra la prima e la seconda guerra mondiale, e poi nel secondo dopoguerra, lasciarono la propria casa e la propria terra per andare a lavorare all’estero, soprattutto nelle miniere degli Stati Uniti. Fino a qualche decennio fa, la vocazione di Chiesanuova era quella agricola, con la produzione di mele, pere e patate, vendute al mercato di Cuorgnè; i suoi abitanti avevano una doppia attività, poiché molti uomini lavoravano nelle industrie meccaniche cuorgnatesi, mentre le donne erano occupate nella manifattura tessile.
Ma il paese della Valle Sacra deve pensare al futuro: sono molti i progetti in preparazione e in fase di realizzazione, a partire dall’area del Belice, attrezzata per pic-nic, esercizi ginnici, sosta dei camper e punto di decollo per parapendio e deltaplano. In paese l’amministrazione vorrebbe creare un centro di aggregazione musicale e ristrutturare una casa per ospitare stranieri in uscita dal centro SPRAR. “Bisogna impegnarsi a fondo per trovare finanziamenti per tutti questi progetti”, conclude il sindaco Trucano, alludendo a una delle principali occupazioni in cui è coinvolto il sindaco di un piccolo centro, e Chiesanuova ovviamente non fa eccezione.
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Questa settimana prosegue con l’intervista alla prima cittadina di Prarostino, Fiorella Vaschetti, la rubrica “Venerdì dal Sindaco” che, per iniziativa della Direzione comunicazione e rapporti con i cittadini e il territorio della Città Metropolitana, propone reportage televisivi e interviste ai primi cittadini dei piccoli Comuni nel canale “YouTube” dell’Ente. Il “Venerdì dal Sindaco” è un’occasione per conoscere le peculiarità dei piccoli centri del territorio della Città Metropolitana di Torino, comprendere le emergenze e i piccoli e grandi problemi quotidiani con cui si confrontano i Sindaci, scelti dai loro concittadini per amministrare comunità montane e rurali a torto considerate marginali; realtà in cui la politica è volontariato puro.Per vedere i filmati e i reportage fotografici del “Venerdì dal Sindaco” basta andare sul portale Internet della Città Metropolitana di Torino alla pagina http://www.cittametropolitana.torino.it/speciali/2021/venerdi_dal_sindaco/
I filmati vanno anche in onda sull’emittente interregionale Telecupole, il sabato alle 14,30 con repliche la domenica alle 18,45 e il lunedì alle 20,40.
Nell’ultimo numero della rivista settimanale della Città Metropolitana “Cronache da Palazzo Cisterna” si può leggere il reportage da Prarostino; basta andare nel portale della Città Metropolitana alla pagina www.cittametropolitana.torino.it/ufstampa/cronache/
NELLA PICCOLA SVIZZERA SULLE MONTAGNE CHE SI AFFACCIANO SULLA PIANURA PINEROLESE
La decima tappa della rubrica “Venerdì dal Sindaco” tocca Prarostino, un suggestivo borgo arricchito da deliziose frazioni, campi, prati e boschi ben curati e suggestivi panorami, che spaziano dalla pianura del Pinerolese alle montagne delle Valli Chisone, Germanasca e Pellice. In un contesto paesaggistico e urbanistico che ricorda la Svizzera – non a caso Prarostino è gemellato con Mont-sur-Rolle, paese del Canton Vaud che si affaccia sul Lago Lemano – si tramandano la sapienza secolare del mondo contadino e una tradizione di convivenza tra la maggioranza protestante e la minoranza cattolica plasticamente rappresentata dalla vicinanza fisica tra il Tempio Valdese e la chiesa di San Bartolomeo. A Prarostino Valdesi e cattolici sono distinti ma uniti nell’impegno solidale a favore della comunità e delle persone più fragili.
Se la non lontana Torre Pellice è conosciuta come la Ginevra italiana, Prarostino ricorda i suggestivi borghi che si affacciano sul Lago Lemano, ordinati e emblematici del carattere operoso e solidale dei loro abitanti. Nel Comune il cui territorio si estende sui primi contrafforti alpini del pinerolese la storia travagliata del rapporto tra sovrani cattolici e popolazioni protestanti ha lasciato dolorose ferite nei secoli andati: è per questo che ogni anno il 16 febbraio, qui, come in tutti i Comuni in cui risiedono comunità valdesi, si celebra con un falò l’anniversario della promulgazione delle Regie Patenti con cui, il 17 febbraio 1848, il re Carlo Alberto, concesse le libertà e i diritti civili e politici ai sudditi protestanti. Oggi a Prarostino e in generale in tutto il Pinerolese il dialogo interconfessionale supera le differenza teologiche e si sostanzia in azioni e progetti concreti e condivisi a vantaggio delle comunità locali e dei migranti.
L’immagine di Prarostino è anche legata ad un simbolo delle battaglie per la libertà e la dignità dell’uomo: la torre-faro inaugurata il 18 giugno 1967 per ricordare con la sua ardita architettura i 600 partigiani dei 51 Comuni delle valli pinerolesi caduti nella lotta di liberazione contro il nazifascismo. Progettato dagli architetti Roberto Gabetti ed Aimaro Isola, realizzato con vari contributi, l'apporto gratuito di ex partigiani e il dono del pietrame da parte dei cavatori di Bagnolo Piemonte, il monumento si presenta come una torre-traliccio su pianta quadrata, realizzata in pietra greggia e alta 15 metri. La torre termina con un terrazzino e una stele metallica sormontata da un faro, la cui luce è visibile dalla pianura pinerolese anche a notevoli distanze.
La Sindaca dei 1257 prarostinesi è, dal 2014, Fiorella Vaschetti, alla guida un gruppo di amministratori locali che ha l’ambizione di fare del paese un centro importante per il turismo di prossimità. “Cerchiamo di tenere ordinato e pulito il nostro territorio, per presentare un bel biglietto da visita a coloro che vengono a visitare il paese e le sue frazioni. - sottolinea la prima cittadina – Ma soprattutto cerchiamo di evitare lo spopolamento e di fare in modo che i ragazzi che nascono e crescono a Prarostino non abbandonino il paese e possano continuare a vivere e lavorare qui”.
Molti e suggestivi sono i percorsi escursionistici da scoprire a piedi e in mountain bike, per conoscere i luoghi storici come il santuario valdese di Roccapiatta e i panorami che si possono godere sul colle Vaccera e in vetta ai monti Servin, Castelletto e Gran Truc, a cavallo tra le valli Chisone e Pellice. Il ruolo delle associazioni locali è fondamentale per la manutenzione del territorio e del centro abitato e l’organizzazione di quegli eventi di promozione turistica che a Prarostino non vedono l’ora di tornare ad organizzare, non appena l’emergenza pandemica sarà conclusa.
Il piccolo ma ben organizzato museo della viticoltura locale, dove si conservano gli oggetti e la memoria di un’agricoltura eroica, è un altro dei richiami di Prarostino ed è anche emblematico della coesione della comunità: i due volontari ultraottantenni che lo hanno ideato, realizzato e tenuto aperto per molti anni hanno passato le consegne al gruppo Prarostino 2020, di cui fanno parte alcuni giovani innamorati del proprio paese, della sua storia e della sua cultura materiale e spirituale.
- Non tutto è idilliaco in questo paese alpino a pochi chilometri da Pinerolo, che, ad esempio, sconta il disagio causato dai tagli patiti dal trasporto pubblico locale negli ultimi anni. Durante l’anno scolastico nelle ore pomeridiane non è possibile raggiungere San Secondo e Pinerolo con l’autobus. Nei mesi estivi anche le corse mattutine utilizzate dagli studenti sono soppresse. A Prarostino un mercatino agricolo che si tiene la domenica mattina sopperisce, ma solo parzialmente, alla mancanza di un esercizio commerciale, che sarebbe indispensabile per una comunità che è comunque numericamente consistente. È vero che Pinerolo è molto vicina, ma non tutti hanno la possibilità di muoversi con l’auto. A Prarostino, come in tutti i centri rurali e montani, i servizi pubblici sono la vera grande sfida che gli amministratori comunali devono affrontare ogni giorno.
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Questa settimana prosegue con l’intervista al primo cittadino di Villafranca Piemonte, Agostino Bottano, la rubrica “Venerdì dal Sindaco” che, per iniziativa della Direzione comunicazione e rapporti con i cittadini e il territorio della Città Metropolitana, propone reportage televisivi e interviste ai primi cittadini dei piccoli Comuni nel canale “YouTube” dell’Ente. Il “Venerdì dal Sindaco” è un’occasione per conoscere le peculiarità dei piccoli centri del territorio della Città Metropolitana di Torino, comprendere le emergenze e i piccoli e grandi problemi quotidiani con cui si confrontano i Sindaci, scelti dai loro concittadini per amministrare comunità montane e rurali a torto considerate marginali; realtà in cui la politica è volontariato puro.Per vedere i filmati e i reportage fotografici del “Venerdì dal Sindaco” basta andare sul portale Internet della Città Metropolitana di Torino alla pagina http://www.cittametropolitana.torino.it/speciali/2021/venerdi_dal_sindaco/
I filmati vanno anche in onda sull’emittente interregionale Telecupole, il sabato alle 14,30 con repliche la domenica alle 18,45 e il lunedì alle 20,40.
Nell’ultimo numero della rivista settimanale della Città Metropolitana “Cronache da Palazzo Cisterna” si può leggere il reportage da Villafranca Piemonte; basta andare nel portale della Città Metropolitana alla pagina www.cittametropolitana.torino.it/ufstampa/cronache/
TRA PO E PELLICE, NELLA “PICCOLA VENEZIA” DEL PINEROLESE
Dopo le Valli di Lanzo, la bassa e l’alta Valle di Susa, la pianura che sconfina verso l’astigiano e il Canavese, con le visite a Ingria, Isolabella, Sant’Antonino di Susa, Vallo Torinese, Pragelato, Levone, Reano e Rivara, la nona tappa della rubrica “Venerdì dal Sindaco” è dedicata alla pianura pinerolese al confine con la Provincia di Cuneo. A Villafranca Piemonte, come in altri centri vicini, il confine tra Provincia Granda e Città Metropolitana di Torino lo segna il Po, che scorre alle porte di quello che, più che un piccolo paese, è una cittadina di origini medievali, ricca di peculiarità naturalistiche, testimonianze storiche, artistiche e architettoniche, di cui i villafranchesi vanno giustamente orgogliosi.
Gli storici raccontano che la fondazione di Villafranca Piemonte risale alla quinta discesa in Italia dell’imperatore Federico Barbarossa, che, nel 1174, avrebbe distrutto i preesistenti borghi di Soave e Musinasco. Gli abitanti rimasti, approfittando della successiva Pace di Venezia del 1177, si stanziarono a metà strada tra i due abitati originari, dando vita alla nuova Villa che per essere esente dagli esosi diritti di feudalità, venne qualificata come franca.
La pesca e l’agricoltura, favorita quest’ultima dalla canalizzazione delle acque del Po e del Pellice a scopi irrigui, sono da sempre le principali attività locali. I villafranchesi vanno giustamente orgogliosi del loro centro storico, delle chiese dedicate alla Beata Vergine, all’Annunziata e ai santi Bernardino, Giovanni Battista, Maria Maddalena, Antonio e Stefano. Di particolare interesse sono poi la cappella rurale della Missione, impreziosita da un importante ciclo di affreschi quattrocenteschi attribuiti ad Aimone Duce (Dux Aimo in latino), la casaforte medievale di Marchierù e l’ottocentesca azienda agricola modello del podere Pignatelli.
Nell’intervista per la rubrica Venerdì dal Sindaco il primo cittadino Agostino Bottano ha sottolineato il legame profondo dei suoi concittadini con il Po, il Pellice e il reticolo idrografico di cui le bealere realizzate a scopo irriguo sono una componente fondamentale. La cultura materiale e la storia sociale ed economica sono strettamente intrecciate con l’ambiente acquatico. Paese di contadini e di pescatori, Villafranca difende l’ambiente e le tradizioni, grazie ai progetti e alle iniziative di associazioni come gli Amici del Po e i Liberi Pescatori, che vanno dalla difesa della fauna ittica - in collaborazione con la Funzione specializzata tutela fauna e flora della Città Metropolitana di Torino – alla Sagra dei Pescatori, senza dimenticare il suggestivo Presepe sul Po. I villafranchesi non vedono l’ora di superare l’emergenza pandemica, anche per tornare ad organizzare feste, eventi aggregativi e momenti didattici che pongono al centro dell’attenzione l’ambiente fluviale e il suo ricco patrimonio di biodiversità.
Le amministrazioni comunali che si sono succedute negli ultimi anni hanno promosso feste, sagre e mercati, ma hanno anche dato un contributo fondamentale alla creazione del Sentiero delle Ochette e hanno tutelato la bealera del mulino e le risorgive dell’area naturalistica della cappella di Missione. Il progetto e l’investimento di cui Agostino Bottano va maggiormente orgoglioso è però il recupero del sedime della linea ferroviaria Airasca-Saluzzo, trasformata in una pista ciclabile che collega Airasca e la cuneese Moretta, passando per Vigone e Villafranca. La ciclopista è fondamentale per promuovere una mobilità locale sostenibile, ma soprattutto per proporre a chi ama la natura e la cultura un modello di turismo ecocompatibile, alla scoperta dell’ambiente e dei tesori artistici della pianura pinerolese. Villafranca vale una visita, per vedere all’opera i pescatori come per ammirare l’arte medievale, per conoscere la storia e i prodotti tipici dell’agricoltura come per rilassarsi in riva al Po.

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Questa settimana prosegue con l’intervista al primo cittadino di Rivara, Roberto Andriollo, la rubrica “Venerdì dal Sindaco” che, per iniziativa della Direzione comunicazione e rapporti con i cittadini e il territorio della Città Metropolitana, propone reportage televisivi e interviste ai primi cittadini dei piccoli Comuni nel canale “YouTube” dell’Ente. Il “Venerdì dal Sindaco” è un’occasione per conoscere le peculiarità dei piccoli centri del territorio della Città Metropolitana di Torino, comprendere le emergenze e i piccoli e grandi problemi quotidiani con cui si confrontano i Sindaci, scelti dai loro concittadini per amministrare comunità montane e rurali a torto considerate marginali; realtà in cui la politica è volontariato puro.
Per vedere i filmati e i reportage fotografici del “Venerdì dal Sindaco” basta andare sul portale Internet della Città Metropolitana di Torino alla pagina http://www.cittametropolitana.torino.it/speciali/2021/venerdi_dal_sindaco/
I filmati vanno anche in onda sull’emittente interregionale Telecupole, il sabato alle 14,30 con repliche la domenica alle 18,45 e il lunedì alle 20,40.
Nell’ultimo numero della rivista settimanale della Città Metropolitana “Cronache da Palazzo Cisterna” si può leggere il reportage da Rivara; basta andare nel portale della Città Metropolitana alla pagina www.cittametropolitana.torino.it/ufstampa/cronache/
RIVARA, DALLA SCUOLA PITTORICA AL CASTELLO CULLA, DELL’ARTE CONTEMPORANEA
L’ottava tappa della rubrica “Venerdì dal sindaco” torna nel Canavese, a Rivara, dimostrando ancora una volta la ricchezza del patrimonio culturale e naturale del Piemonte. Nella parte medievale del castello, circondato da un parco di 45.000 metri quadrati che si estende su di un’intera collina e domina il paese, è conservato il piccolo studio che ospitò nella seconda metà dell’800 i pittori della Scuola di Rivara, un gruppo di paesaggisti che di fatto anticiparono il movimento degli impressionisti francesi. Il cenacolo era guidato da Carlo Pittara e ne facevano parte tra gli altri l’architetto e pittore portoghese Alfredo d’Andrade, Vittorio Avondo, Federico Pastoris, Ernesto Rayper e Casimiro Teja, ai quali si aggiunsero numerosi altri artisti, tra cui Eugenio Gays. Alcune tele che riproducono la vita agreste e i dintorni di Rivara ornarono le sale del castello, altre furono esposte nella Villa Pola, in località Pianca. Oggi nel centro del paese, ma anche sotto i portici e dentro il parco della Villa Ogliani, sede del Municipio, alcuni pannelli ripropongono i quadri dei pittori della Scuola di Rivara proprio nei luoghi da loro ritratti. Di questo piccolo museo a cielo aperto, che richiama una bella pagina della storia dell’arte pittorica piemontese e merita di essere ammirato (lockdown permettendo), va orgoglioso il Sindaco di Rivara, Roberto Andriollo, che sottolinea il legame tra la scuola pittorica di Rivara e la villa costruita dal banchiere Carlo Ogliani, uno dei più ricchi uomini di finanza del Regno di Savoia, che di Carlo Pittara era il cognato. Il Municipio è ospitato nell’edificio di gusto neoclassico progettato dagli architetti Formento e Tealdi, circondato da un vasto parco con alberi secolari censiti come monumentali, che l’amministrazione comunale utilizza per iniziative rivolte alla popolazione. Il castello, grazie all’attivismo dei suoi proprietari Franz e Davide Paludetto, è divenuto un centro di arte contemporanea di livello internazionale, con i suoi spazi espositivi che ospitano artisti italiani e stranieri, ma anche collezioni permanenti e mostre temporanee. Già gli edifici del castello di per sé costituiscono un patrimonio interessante e per certi versi unico: il castello vecchio e quello nuovo sono la testimonianza del passato di Rivara, comprendendo architetture medievali e due torri d'angolo. La parte più antica del maniero fu sede del Tribunale della Santa Inquisizione, presso cui si celebrò, nel 1474, il processo alle quattro masche di Levone. Nello spazio del castello di Rivara è possibile ammirare quella che si può definire come la prova generale del Borgo medievale di Torino. Negli anni in cui il castello era di proprietà del banchiere Ogliani, l’architetto Alfredo d'Andrade realizzò in scala 1:1 una nuova ala del castello, che avrebbe poi ispirato la realizzazione del Borgo medievale di Torino in occasione dell’Esposizione internazionale del 1911. Rivara è una città d’arte, ma è anche una realtà attiva e proiettata al futuro, con numerose associazioni vivaci e operative. Il sindaco e la sua squadra hanno idee e progetti da realizzare e sono carichi di entusiasmo. Ma quanta passione ci vuole per fare il sindaco di un piccolo Comune, in questi tempi così difficili? “Passione ce ne vuole tanta, ma è un compito facile. - commenta il sindaco Andriollo - Basta avere amore per il proprio paese. Io faccio il sindaco proprio per questo. Potrei andare in pensione e stare tranquillo. Lo faccio perché credo in questo paese: Rivara ha grandi potenzialità e se si vive meglio a Rivara vuol dire che vivo meglio anch’io”.
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