Cultura
In occasione del 25 Aprile e del settantatreesimo anniversario della Liberazione, il Comune di Alpette e la locale sezione dell’ANPI, oltre ad organizzare l'annuale celebrazione, hanno allestito nei locali dell'Ecomuseo del Rame, del Lavoro e della Resistenza la mostra dedicata a Jan Karski, che rievoca la figura e le vicende di cui fu testimone e protagonista il corriere dello Stato “segreto” polacco e del Governo in esilio della Repubblica Polacca durante la Seconda Guerra Mondiale.La mostra è itinerante ed è stata realizzata dal Museo della Storia della Polonia e dal Ministero degli Affari Esteri della Repubblica di Polonia. In Piemonte è stata allestita per la prima volta a Palazzo Dal Pozzo della Cisterna, sede storica della Città Metropolitana di Torino, in occasione del Giorno della Memoria 2017. L’allestimento a Torino era stato realizzato in collaborazione con la Città Metropolitana, il Consolato Generale di Polonia a Milano, l’Istituto Polacco di Roma, il Consolato onorario di Polonia a Torino, la Comunità Ebraica di Torino e la Comunità Polacca di Torino-Ognisko Polskie w Turynie.
Anche ad Alpette l’allestimento della mostra è stato reso possibile dall’interessamento del Consolato onorario di Polonia a Torino. La mostra su Jan Karski è rivolta soprattutto ai giovani che, con sempre maggiore frequenza, salgono ad Alpette per visitare l’Ecomuseo o per apprendere nozioni sulla volta celeste al Polo Astronomico Don Giovanni Capace. L’esposizione sarà inaugurata nell’ambito delle celebrazioni del 25 Aprile e sarà visitabile fino a sabato 2 giugno, da singoli o da gruppi organizzati, nelle giornate del sabato dalle 15 alle 17 e della domenica dalle 10 alle 12. Le visite delle scolaresche sono possibili nei giorni feriali su prenotazione al numero telefonico 347-9098468, oppure inviando un’e-mail all’indirizzo segreteria.sindaco@comune.alpette.to.it
RACCONTÒ IL GENOCIDIO SENZA ESSERE CREDUTO
Unitosi alla Resistenza polacca dopo la sconfitta nella “guerra-lampo” del settembre 1939, il giovane ufficiale della riserva Jan Karski venne incaricato di tenere i collegamenti fra lo Stato segreto polacco - operante in patria come struttura clandestina - e gli organi ufficiali del governo in esilio a Londra. Oltre a svolgere temerarie missioni, culminate nella sua cattura da parte della Gestapo e in una rocambolesca fuga, Karski portò a termine un'impresa inaudita: riuscì a infiltrarsi nel ghetto di Varsavia e nel campo di transito di Bełzec e a uscirne indenne. Deciso a denunciare al mondo le atrocità commesse dai nazisti ai danni della nazione polacca e degli ebrei, nel 1943 Jan Karski venne inviato presso i rappresentanti degli Alleati con la missione di raccontare i crimini dei nazisti in Polonia, compreso il genocidio degli ebrei. I suoi interlocutori occidentali, purtroppo, non compresero le dimensioni dell’immane tragedia che si stava consumando nella Polonia occupata dalle armate di Hitler. Rimane l’interrogativo sulla natura di quell’incomprensione: semplice incredulità o cinico calcolo politico-strategico, per non interferire più di tanto in un paese che, con la spartizione decisa a Yalta, sarebbe rientrato nella sfera di influenza sovietica? Il settimanale americano “Newsweek” ha inserito Jan Karski nel novero delle figure eccellenti del XX secolo, riconoscendo la missione da lui compiuta durante la guerra come una delle pietre miliari nell’etica della civiltà. Negli ultimi anni sono stati pubblicati in Italia: la prima edizione italiana dellibro di Jan Karski “La mia testimonianza davanti al mondo. Storia di uno stato segreto”(Adelphi 2013) a cura e con la traduzione di Luca Bernardini; il fumetto Jan Karski “L’uomo che scoprì l’Olocausto” di Marco Rizzo e Lelio Bonaccorso (Rizzoli-Lizard 2014).
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Sabato 28 aprile alle 18 Luserna San Giovanni l’associazione culturale Sën Gian organizza, nell’ambito della rassegna “MineraLuserna” 2018, patrocinata dalla Città Metropolitana di Torino, la seconda edizione dell’iniziativa “Libro Cena”, con la presentazione del libro “Una storia della mineralogia”.L’appuntamento è all’agriturismo “La Coustera”, in strada Panoramica 40. Il volume si inserisce pienamente nel filone legato alle manifestazioni mineralogiche che a Luserna si concluderanno il 27 maggio. L’autore Massimo Tomalino sarà presente alla serata e illustrerà i contenuti del libro con un lessico semplice e accessibile a tutti, delineando le vicende della mineralogia e le scoperte di grande importanza industriale e tecnologica.
La serata si aprirà alle 18 e proseguirà con la cena, il cui menù sarà dedicato alle ricette stagionali con ampio uso di prodotti locali.
Per la presentazione non occorre prenotare e l’ingresso è libero e gratuito. Per la cena è richiesta la prenotazione presso la ferramenta di Michele Malan, in via Ribet 1 angolo via I Maggio a Luserna. La quota di partecipazione alla cena è di 15 Euro. Per informazioni: associazione culturale Sën Gian, strada del Saret, Luserna San Giovanni, e-mail associazionesengian@gmail.com
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Novalesa, un paese medioevale con un’abbazia più che millenaria, è stata per secoli una tappa obbligata sulla strada del Moncenisio, che conduceva da Parigi a Roma. La storia di Novalesa la si può scoprire e riscoprire in ogni angolo del paese e della sua abbazia. L’associazione “Arte, Cultura e Tradizioni a Novalesa in Val Cenischia” valorizza il patrimonio culturale e storico novalicense organizzando visite guidate ed eventi culturali e collaborando con altre associazioni: in particolare con gli “Autori Associati della Savoia e dell’Arco Alpino” e con la Società di ricerca e di studi “Segusium”, fondata nel 1963 con l'obiettivo di promuovere e tutelare il patrimonio storico, artistico, linguistico e paesaggistico della Valle di Susa.Sabato 28 aprile alle 16il Presidente della “Segusium” Germano Bellicardi e il vicepresidente Livio Dezzani terranno una conferenza alla Casa degli Affreschi Novalesa, per parlare dell’associazione, della sua attività e del ruolo del paese nella storia. Nel convegno patrocinato dalla Città Metropolitana di Torino il Presidente Bellicardi tratterà il tema “Novalesa nel cammino di Santiago”, mentre l’architetto Dezzani parlerà di “Novalesa, Comune d’Europa”.
45 ANNI FA IL RITORNO DEI MONACI A NOVALESA
L’Abbazia di Novalesa in Val Cenischia, fondata nel 726 da monaci cistercensi, fu un faro di civiltà e cultura nei secoli più bui del Medioevo e ha resistito ai saccheggi, all’abbandono e alla laicizzazione, per tornare quarantacinque anni orsono alla sua funzione originaria di centro spirituale e culturale della Valsusa (vedi www.abbazianovalesa.org). Nel 1973 l’allora Provincia di Torino scelse di affidare l’Abbazia alla Congregazione Benedettina Sublacense, con una convenzione della durata di 29 anni, che fu siglata ufficialmente nel 1974 e rinnovata nel 2006. La prima convenzione ha consentito di procedere ai restauri e alla valorizzazione del complesso. Di particolare rilevanza l'attuale attività di restauro di antichissimi volumi da parte dei benedettini. La nuova convenzione ha consolidato il rapporto tra la Provincia e l'ordine religioso, che si adopera per diffondere la conoscenza dell'antichissima tradizione spirituale, culturale e sociale dell'Abbazia. Il programma di recupero, portato a termine all’inizio del nuovo millennio, è stato incentrato sulla riorganizzazione degli spazi necessari per la vita della comunità dei monaci e per le relazioni con l'esterno, a cui la comunità stessa si è aperta negli ultimi anni. Il monastero conserva ancora oggi quella che doveva essere la planimetria originaria: un chiostro centrale, fiancheggiato sul lato nord dalla chiesa e sugli altri lati dagli ambienti necessari al funzionamento della comunità. All’interno del recinto murario si possono ammirare quattro cappelle. Quella di Sant’Eldrado conserva i suggestivi affreschi di età romanica dedicati alla vita del santo. L'obiettivo degli interventi realizzati negli ultimi quindici anni è stato quello di localizzare all'interno del complesso funzioni diverse: dalla residenza dei monaci alle attività legate al libro, dall'ospitalità dei visitatori alla realizzazione di spazi museali. Novalesa è il luogo ideale per ritemprare corpo e spirito, per dedicare un po’ di tempo alla meditazione e alla riflessione, alternando momenti di relax a momenti turistici e culturali. Il tutto è reso possibile dalla cortese accoglienza dei monaci benedettini, i quali perseguono tuttora nella loro vita quotidiana il motto “Ora et labora”. La chiesa e le cappelle di San Salvatore e Sant’Eldrado si possono ammirare durante visite guidate il sabato e la domenica dalle 9 alle 11,30. La chiesa abbaziale e le sale del museo sono visitabili nei giorni feriali e festivi estivi dal 1° luglio al 15 settembre (escluso il giovedì) dalle 9,30 alle 12,30 e dalle 14,30 alle 17,30. Dal 16 settembre al 30 giugno le visite pomeridiane terminano alle 16. Per ulteriori informazioni e per i dettagli sulle visite alle cappelle del complesso abbaziale si può telefonare al numero 0122-653210 o visitare il sito Internet www.abbazianovalesa.org
1.300 ANNI DI STORIA
Posta al centro della Valle Cenischia, l’Abbazia di Novalesa è circondata da uno straordinario anfiteatro naturale, ai piedi del Monte Rocciamelone. Fu fondata nel 726 da Abbone, signore franco di Susa e Maurienne, che ne volle fare un presidio e controllo del valico del Moncenisio, affidandola ai monaci benedettini. Dedicata ai Santi Apostoli Pietro e Andrea, l’Abbazia figurava tra le più importanti d’Europa nell’XI secolo, quando furono realizzati gli affreschi della cappella di Sant’Eldrado, che ancora oggi stupiscono e affascinano per la luminosità e la conservazione cromatica. Nella chiesa, costruita nel XVIII secolo sulle fondamenta di un preesistente edificio di culto di epoca tardo-romana, sono ancora visibili degli affreschi risalenti a più di mille anni fa, come la “lapidazione di Santo Stefano”. Il monastero conserva ancora oggi quella che doveva essere la planimetria originaria: un chiostro centrale, fiancheggiato sul lato nord dalla chiesa e sugli altri lati dagli ambienti necessari al funzionamento della comunità. Nei pressi del monastero, quattro cappelle sono dedicate a Santa Maria, al Santissimo Salvatore, a San Michele (la più famosa) a Sant’Eldrado e San Nicola. Nei primi anni successivi alla fondazione l’abbazia ottenne dai sovrani franchiPipino il Breve e Carlo Magno numerosi privilegi, tra cui quello della libera elezione dell'abate e del pieno possesso dei beni di fronte a ogni autorità laica ed ecclesiastica. In quel tempo il monastero estendeva i suoi domini anche nel Basso Piemonte, fino all'entroterra ligure di Ponente. Distrutto dai Saraceni nel 906, il monastero fu ricostruito nella prima metà dell'XI secolo su iniziativa di Gezone, abate di Breme. Con i villaggi della Val Cenischia- Ferrera, Venaus e Novalesa - l’abbazia costituì per alcuni secoli una circoscrizione ecclesiastica autonoma. Nel 1646 ai benedettini si sostituirono i cistercensi, che rimasero a Novalesa fino al 1798, quando furono espulsi dal Governo provvisorio piemontese. Il monastero fu successivamente affidato ai monaci trappisti. Fu requisito dallo Stato nel 1855, quando fu approvata la Legge sui Conventi.
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Si intitola “2 pittori a teatro – Carlin Bergoglio e Piergiuseppe Valsecchi” la mostra che si inaugurerà venerdì 20 aprile alle 17 nella “bomboniera” del Teatro Storico Comunale di via Garibaldi 17 a Cuorgnè. L’iniziativa del Lyons Club Alto Canavese e dell’amministrazione comunale è anche l’occasione per presentare alla cittadinanza i lavori del primo lotto del progetto di restauro del teatro, recentemente completati grazie ai contributi della Compagnia di San Paolo e della Fondazione CRT e grazie alle donazioni private raccolte grazie all’Art Bonus varato dal Governo nel 2014. L’evento è organizzato con il patrocinio della Città Metropolitana di Torino.A Cuorgnè c’è grande attesa per constatare come sta procedendo il restauro di un importantissimo patrimonio architettonico e culturale della città, la cui realizzazione risale al 1886. Rispetto ad altri piccoli teatri piemontesi realizzati nel XIX secolo, quello cuorgnatese ha una peculiarità che lo ha reso noto ben oltre il territorio canavesano: venne ricavato all’interno di una Chiesa seicentesca che faceva parte di un convento di monache benedettine. A seguito della soppressione degli ordini religiosi durante l’età napoleonica, il Comune acquisì l’edificio, operando già nella prima metà dell’Ottocento alcuni interventi interni di trasformazione. Con il progetto ultimato nel 1866 la trasformazione divenne radicale e, dal punto di vista architettonico, molto interessante, poiché al di sopra della struttura lignea estradossale di chiusura della platea teatrale, venne conservata la porzione sommitale della chiesa, con le aperture originali ornate da decorazioni in stucco. Il locale fu gestito direttamente dal Comune fino al 1919 e poi concesso in affitto a privati, che vi insediarono il cinema comunale. Per molti anni il teatro è rimasto inagibile ai piani alti e aperto solo in occasione di particolari eventi a pochi gruppi di persone. Quanto tornerà all’antico splendore tutti potranno ammirare l’apparato decorativo del plafond di chiusura della platea e del boccascena, le decorazioni sui palchi e sulle balconate e i fondali di scena dipinti da artisti appartenuti alla scuola di Rivara. Per la città sarà l’occasione per riappropriarsi di un elemento importante della propria storia e della propria identità.
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Mercoledì 18 aprile alle 11nell’aula magna del Primo Liceo Artistico di Torino sarà inaugurata l’opera visivo-sonora “Segni per la speranza”, realizzata sulla parete est della palestra dell’istituto scolastico di via Giulio Carcano 31, di proprietà della Città Metropolitana di Torino, per iniziativa della Fondazione Spinola Banna per l’Arte, che ha sede nella frazione Banna di Poirino. All’inaugurazione sarà presente la Consigliera metropolitana delegata all’istruzione, Barbara Azzarà.L’opera rientra in un progetto del Ministero per i Beni e le Attività Culturali per la riqualificazione delle periferie urbane. La Fondazione Spinola Banna ha coinvolto nell’iniziativa di riqualificazione i giovani che frequentano il Primo Liceo Artistico, nella convinzione che un’opera innovativa e dal profondo significato sociale può contribuire a favorirne l’integrazione civica e la sensibilità nei confronti del bello. Il graffito murale realizzato sulla parete esterna della palestra del Primo liceo artistico occupa una superficie dicirca 360 metri quadrati. La sua ideazione e realizzazione è stata curata dall’artista Giuseppe Caccavale, che ha lavorato con tre classi del Liceo. La parte musicale è stata curata da Stefano Gervasoni.
Il graffito murale riporta i testi redatti dagli studenti, scaturiti dalla lettura e dall’approfondimento di scrittori e poeti contemporanei legati alla città di Torino, come ad esempio Natalia Ginzburg.
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Nella terza settimana di aprile la rassegna musicale “Organalia” proporrà una tappa a Vigliano Biellese e una a Ciriè.Venerdì 20 aprile alle 21 nella chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta di Vigliano Biellese, nell’ambito del circuito “Organalia 2018 in tour”, si esibirà il torinese Gianluca Cagnani, titolare della cattedra di organo e improvvisazione al Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino, organista titolare della comunità luterana in Torino e concertista di fama internazionale. Insieme alla flautista Francesca Odling, Cagnani ha fondato recentemente la Turin Baroque Orchestra, che dirige e con la quale suona anche da solista all'organo e al cembalo. Studioso ed esecutore fin da bambino dell'opera integrale di Bach, l’organista torinese ne sta approfondendo gli aspetti teologici e simbolici nelle cantate sacre. A Vigliano Biellese Cagnani si siederà alla consolle dell’organo costruito nel 2007 dalla Bottega Organara Dell’Orto&Lanzini di Dormelletto (Novara). Il programma sarà dedicato interamente alle musiche di Johann Sebastian Bach e sarà aperto dalla Fantasia in Do minore, BWV 562, a cui farà seguito la Fuga in Do minore, BWV 562b (frammento, completato da improvvisazione). Si passerà, quindi, all’ascolto del celebre Preludio al Corale “Nun komm der Heiden Heiland” (“Vieni, Salvatore delle Genti”) nelle tre versioni scritte da Bach: BWV 659 à 2 claviers et pédale, BWV 660, trio a due bassi e canto fermo e BWV 661, in organo pleno, il canto fermo nel pedale (dall'autografo di Lipsia). Il pezzo forte del concerto di Vigliano Biellese sarà però la poderosa “Toccata, Adagio e Fuga in Do maggiore”, BWV 564. Il programma di sala prevede anche il Preludio al Corale “O Mensch bevei dein Sunde gross” (“O Uomo piangi il tuo grande peccato”), BWV 622, à 2 claviers et pédale e il Preludio al Corale “Wenn wir in Hoechsten Noeten sein”, BWV 641, 2 claviers et pédale (dall'Orgelbuechlein). Gianluca Cagnani eseguirà anche il Preludio in Si minore, BWV 544 e l’Adagio tratto dall'Oratorio di Pasqua BWV 249, adattato all'organo a memoria e senza trascrizione. La conclusione sarà dedicata alla Fuga in Si minore, BWV 544b. L’ingresso al concerto sarà come sempre con libera offerta
L’appuntamento a Ciriè è per sabato 21 aprile alle 21 nel Duomo di San Giovanni Battista e ne sarà protagonista l’organista siciliano Diego Cannizzaro, concertista di fama internazionale, direttore del Dipartimento di musica liturgica dell’istituto universitario Tisia- Accademia Pontificia “Via Pulchritudinis” di Cefalù, ispettore onorario per gli organi storici della Regione Siciliana, docente invitato al Dipartimento di musica antica del Conservatorio Rimski-Korsakov di San Pietroburgo. L’organista siciliano è uno specialista della musica ceciliana, repertorio perfettamente adeguatoall’organo del Duomo di Ciriè, che fu costruito da Carlo Vegezzi Bossi nel 1897 ed è collocato nella controfacciata del Duomo, sulla bussola d’ingresso. Il programma sarà incentrato sui compositori piemontesi, vissuti a cavallo tra ilXIX e il XX secolo. L’apertura sarà affidata a DinoSincero, sacerdote, laureato in fisica, compositore, organista e didatta al Conservatorio di Torino (ai suoi tempi era ancora Liceo Musicale)nato nel 1872 a Trino Vercellese e morto a Torino nel 1923. Di Sincero sarà eseguito un “Preludio” e “La canzone del pastore errante”. Il concerto proseguirà con due composizioni del canavesano Angelo Burbatti, nato a Montalto Dora nel 1868, organista titolare della Cattedrale di Ivrea dal 1905 al 1946. Dell’autore canavesano Cannizzaro eseguirà le composizioni “Scherzo per Communio”, “Berceuse” e “Grande Coro Festivo”. Non poteva mancare in un concerto di questo livello un altro canavesano, Pietro Alessandro Yon, del quale Cannizzaro ha registrato ben due CD e si appresta a concludere il quinto volume dell’Opera Omnia. Del compositore nativo di Settimo Vittone e naturalizzato statunitense Cannizzaro proporrà la “Toccata per l’organo primitivo” e “Marche pastorale”. Una parte rilevante del concerto sarà dedicata al genio del tortonese Lorenzo Perosi, che fu nominato dal papa Leone XIII direttore perpetuo della Cappella Sistina. Di Perosi saranno eseguiti “Preludio”, “Veni Creator” e “La Trasfigurazione di Nostro Signor Gesù Cristo” nella riduzione per organo di Marco Enrico Bossi. Il brano conclusivo sarà l’”Alleluia” scritto dal vercellese Giuseppe Rosetta, che fu maestro del celebre organista Arturo Sacchetti e del chitarrista Angelo Gilardino.
Per ulteriori informazioni: www.organalia.org, info@organalia.org
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Proseguono le visite guidate a Palazzo Dal Pozzo della Cisterna, sede della Città Metropolitana di Torino. Il quarto appuntamento dell’anno è previsto per le ore 10 di sabato 21 aprile, con un’esibizione del gruppo storico del Torneo di Maggio alla corte di Re Arduino. Il gruppo di Cuorgnè accoglierà il pubblico nel cortile d’onore con un’esibizione di combattimento con le spade. Nelle sale auliche del piano nobile alcune figuranti del gruppo daranno vita ad una serie di tableaux vivants che rappresenteranno le dame della corte del Re. L’intervento del gruppo sarà l’occasione per promuovere l’edizione 2018 del Torneo di Maggio che si svolgerà a Cuorgnè dal 12 al 20 maggio.Sabato 21 aprile Palazzo Cisterna ospiterà inoltre una tappa del Bibliotour, che coinvolgerà la Biblioteca di Storia e Cultura del Piemonte “Giuseppe Grosso”. Le successive visite guidate si svolgeranno nei sabati 19 maggio e 23 giugno.
Sabato 19 maggio è in programma il secondo appuntamento con l’iniziativa “Brindisi a Palazzo”, collegata con il circuito “Brindisi a Corte”. In tale occasione è prevista una visita di circa un’ora, che si concluderà in Sala Consiglieri con l’incontro con il produttore Giuliano Bosio e con la degustazione dei vini dell’azienda agricola Agriforest di Almese: in particolare il bianco “Baratuciat”, un vitigno presente nella Bassa Valle di Susa da almeno 150 anni ed estesamente coltivato fino ai primi del ‘900. L’uva Baratuciat è stata riscoperta e valorizzata grazie ad un programma della Facoltà di Agraria dell’Università di Torino.
Palazzo Dal Pozzo della Cisterna è sempre aperto ai visitatori su prenotazione telefonica al numero 011-8612644, dal lunedì al venerdì dalle 9,30 alle 13, oppure al numero 011-8617100 il lunedì e il giovedì dalle 9,30 alle 17, il martedì, il mercoledì e il venerdì dalle 9,30 alle 13. Per prenotare la visita si può anche inviare un’e-mail all’indirizzo urp@cittametropolitana.torino.it. Le visite si effettuano con un minimo di dieci adesioni. Il complesso è anche visitabile sempre su prenotazione, dal lunedì al venerdì, per scolaresche, associazioni e gruppi di cittadini.
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Nel prossimo fine settimana il circuito musicale Organalia 2018, patrocinato dalla Città Metropolitana di Torino, proporrà due appuntamenti, a Fiano e a San Maurizio Canavese.Alle 21 di venerdì 13 aprile nella chiesa parrocchiale di San Desiderio martire a Fiano, in via Ottavio Borla 18, l’organista Cosimo Prontera, docente al Conservatorio di Potenza, terrà un concerto dedicato alla musica d’organo compresa tra il Rinascimento e il Barocco con una particolare attenzione alla danza. Il concerto si aprirà nel nome di Antonio Valente, compositore napoletano vissuto nel 1500, di cui verrà proposto il “Ballo dell’Intorcia”, a cui farà seguito il più noto “Ballo del Gran Duca” del fiammingo Jan Pieterzoon Sweelinck. Di Girolamo Frescobaldi verranno eseguiti l’”Aria detto Balletto” e il “Capriccio sopra la Girolmeta”. Due i brani di Bernardo Storace: una “Ciaccona” e il “Ballo della Battaglia”. Altri due autori napoletani, entrambi musicisti presso la Pietà dei Turchini, caratterizzeranno la conclusione del concerto: Gaetano Greco con il “Ballo di Mantova” e Giovanni Salvatore con la “Canzone francese seconda detta la Bergamasca”. Gran finale con un cult dell’epoca: le “Variazioni sulla Folia di Spagna” di Alessandro Scarlatti, siciliano di nascita, napoletano d’adozione. Alla consolle dell’organo costruito da Giovanni Battista e Francesco Maria Concone nel 1766, restaurato nel 2013-14 dalla ditta Fratelli Marzi di Pogno, siederà come detto l’organista brindisino Cosimo Prontera, musicista che ha approfondito la prassi esecutiva dei compositori appartenenti alla cosiddetta Scuola napoletana, in modo particolare di Leonardo Leo. Docente di organo e composizione organistica al Conservatorio “Gesualdo da Venosa” di Potenza, Cosimo Prontera è anche il fondatore e il direttore artistico dell’orchestra barocca “La Confraternita dei Musici”. Il concerto di Fiano si svolgerà in collaborazione con il Comune e con l’Unione Montana Valli di Lanzo, Ceronda e Casternone. L’ingresso sarà con offerta libera.
SABATO 14 APRILE STEFANO MARINO A SAN MAURIZIO CANAVESE
Sabato 14 aprile alle 21 a San Maurizio Canavese nella chiesa parrocchiale di San Maurizio martire, in via Bertone 13, l’organista torinese Stefano Marino si siederà alla consolle dell’organo Vittino Vegezzi Bossi del 1912 a trasmissione pneumatico-tubolare. Nato a Torino nel 1988, Marino è organista titolare della chiesa di San Giovanni Evangelista, organista assistente al grande organo Zanin del Santuario di Santa Rita e, dal 2013, organista presso la cattedrale metropolitana di Torino. Il concerto, a carattere antologico, verrà aperto dal “Rigaudon”, danza vivace di origine provenzale, scritto dal compositore francese dell’età barocca André Campra, nella trascrizione per organo della concertista americana Diane Bish. A seguire, si potrà ascoltare una “Partita”, cioè una suite di brani che il compositore Emanuele Carlo Vianelli, organista titolare del Duomo di Milano, ha sviluppato sul tema del canto di Avvento “O Heiland reiss die Himmel auf” (“O Salvatore squarcia il cielo”). Di notevole potenza espressiva sarà la “Pieza Sinfónica” del compositore basco José María Usandizaga. La parte centrale del concerto sarà dedicata alla “Prayer” del franco-americano René Louis Becker e al grandioso “Terzo Corale in La minore” di Cèsar Franck. Stefano Marino eseguirà poi due brani di compositori alsaziani: la “Toccata in La minore” di Aloÿs Claussmann e “Prière a Notre Dame” di Léon Boëllmann. Infine si potrà ascoltare l’”Incantation pour un jour saint” del bretone Jean Langlais. Il concerto è organizzato in collaborazione con il Comune di San Maurizio Canavese e con l’associazione Amici di San Maurizio.
Per saperne di più e consultare il calendario completo di Organalia: www.organalia.org
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Un excursus sugli abiti, sui colori e sulle maschere tradizionali delle vallate alpine piemontesi: resta aperta fino al 27 maggio il Museo Civico Etnografico del Pinerolese, con la mostra “Addio Inverno! Colori, riti e feste delle montagne”.Per informazioni su giorni e orari di apertura si può consultare il portale Internet www.museoetnograficodelpinerolese.it o telefonare al numero 335-5922571.
La mostra è nata dal coinvolgimento di numerose realtà locali del Torinese e del Cuneese nel lavoro di ricerca e studio di Gian Vittorio Avondo (storico e membro del Comitato scientifico del Museo), di Davide Rosso e di Luca Giai. Gli oggetti esposti sono un vero e proprio “tuffo nel passato”, tra colori, vesti e maschere, alla scoperta di memorie fra il quotidiano e il sacro, fra carnevali, sacre rappresentazioni, antichi riti propiziatori ed eventi memorabili. È la rivelazione di un mondo tradizionale sospeso fra realtà e immaginario, tra il lavoro e la quotidianità contadina e montanara e la spiritualità popolare, in una riscoperta di radici identitarie presenti e vive anche nelle feste tramandate dagli avi e celebrate tuttora: dal Carnevale di Champlas du Col di Sestriere alla Baìo di Sampeyre, dalle maschere “Barbujre” del Lajetto di Condove alla danza degli Spadonari di Giaglione. L’area lungo cui si è sviluppata la ricerca proposta nella mostra costituisce geograficamente un vasto triangolo nel Piemonte occidentale, che ha come base la catena alpina nel tratto compreso tra Cozie e Graie e come lati i torrenti Stura di Demonte e Stura di Lanzo: sono le vallate in cui si parlano l’occitano e il francoprovenzale, lingue minoritarie millenarie, tutelate dalla legislazione nazionale e regionale e oggetto di iniziative di promozione e tutela da parte delle Provincie di Torino (oggi Città metropolitana) e Cuneo.
Partendo dalla Stura di Demonte e procedendo verso nord in direzione dell’altra Stura, quella di Lanzo, si incontrano le Valli del Grana, del Maira, del Varaita, del Po, del Pellice, del Germanasca, del Chisone, della Dora Riparia di Susa e delle due Sture che percorrono le valli di Viù e Grande. Nella parte alpina del comprensorio i villaggi raggiungono quote anche elevate, fino ai 2000 metri di Sestriere Colle. Un tempo intensamente popolati, i paesi delle vallate occitane e francoprovenzali, per quanto geograficamente assai vicini tra loro, si rivelano estremamente interessanti e diversi sotto il profilo etnografico. Cambia la parlata – anche se tra abitanti di valli confinanti ci si comprende abbastanza facilmente - e cambiano le consuetudini, soprattutto quelle legate al vivere quotidiano, alla tradizione e al folklore. È una porzione della catena alpina che nei secoli passati – ad esempio nell’epoca d’oro del Marchesato di Saluzzo o in quella della Repubblica degli Escartons - conobbe la prosperità economica e demografica, legata a un mondo contadino alpino tradizionale (conservatore, se si vuole). Un mondo che, sino all’alba del XX secolo, rimase al riparo dalla cultura dell’industrializzazione, propensa a spazzare via le antiche consuetudini per sostituirle con riti determinati dal consumismo e ispirati alla semplificazione, alla standardizzazione del lavoro e del comportamento sociale. I pannelli della mostra propongono immagini e testi che raccontano un mondo e un modo di fare festa legati alla rievocazione di particolari momenti storici o leggendari della vita locale, come le “Baìe”, che rievocano le vicende delle antiche milizie locali di autodifesa. Quanta storia, quanta cultura, quanta autocoscienza delle comunità locali si ritrovano nei carnevali alpini, nelle sacre rappresentazioni, negli antichi culti propiziatori, nelle feste legate a riti augurali per la fine dell’inverno e l’avvento di una primavera che si spera favorevole al raccolto! Feste e riti erano anche occasioni per esorcizzare i rischi e le paure che i montanari sperimentavano quotidianamente: la presenza di animali pericolosi come lupi e orsi, le valanghe e le frane, la carestia, le malattie degli umani e degli animali domestici. Si va da “Lou Bal dâ Sabre” (la danza delle Spade) degli spadonari di Venaus in Valsusa al Bal dâ sabre di Fenestrelle in Val Chisone; dagli Spadonari di Giaglione al Carnevale di Valdieri, che ha come protagonista l’Orso di Segale e che si ripropone in Valsusa con l’Orso di Monpantero; dalle Barbujre di Lajetto all’antico Carnevale di Champlas du Col; dalla Baìo di Sampeyre a cadenza quinquennale alle feste di Coazze, Volvera e alle sacre rappresentazioni di Villafalletto e Venaus; dal Carnevale di Ivrea al Falò che nelle Valli Valdesi ricorda l’emancipazione dei protestanti e la fine delle persecuzioni religiose. È un tuffo indietro nel passato alla ricerca di radici che, in fondo, appartengono a tutti i piemontesi, anche a chi vive in pianura ma ha origini contadine e montanare che vale la pena di riscoprire.
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Sabato 7 aprile alle 21 nel salone comunale di via Alpini d’Italia a Samone la Pro Loco propone lo spettacolo teatrale “Diamantinus e il manoscritto ritrovato”, frutto della collaborazione tra il musicista Paolo Lova e l’attore e regista Davide Mindo. Lo spettacolo è proposto con il patrocinio dell’Associazione Europea Vie Francigene e della Città Metropolitana di Torino. Dopo il successo della sacra rappresentazione della Passione di Cristo ad Ivrea, Mindo torna quindi sulla scena con un evento in cui musica e recitazione si fondono per accompagnare lo spettatore nelle suggestioni del Medioevo.I monologhi e le letture del viandante Diamantinus creano il filo conduttore di un viaggio tra vicende e personaggi del Basso Medioevo, accompagnato dal musicista Paolo Lova, che propone al liuto brani provenienti da antichi manoscritti tramandati e copiati dagli amanuensi di tutta Europa. È un percorso non solo storico, tra falsi miti da sfatare e talvolta ironici riscontri nella realtà, Ma è soprattutto un percorso artistico, in cui le parole incontrano la musica, danzando sulle melodie risalenti a quell’epoca che taluni definiscono impropriamente “buia”.
Le poesie del “Dolce Stilnovo” di Guido Cavalcanti, Dante Alighieri e Guido Guinizzelli sono affiancate da brani dell’Ars Nova francese, giunti sino a noi grazie al prezioso lavoro dei monaci amanuensi. Mindo propone inoltre alcuni scritti di San Bernardo di Chiaravalle e San Francesco d’Assisi, accompagnati dal liuto di Paolo Lova.
Tra le musiche scelte per lo spettacolo ve ne sono alcune che hanno uno stretto legame con il territorio canavesano, perché provengono dal Codice 115 custodito nella Biblioteca Capitolare di Ivrea. Si tratta delle trascrizioni di 86 brani dell’Ars Nova risalenti al periodo che va dal 1380 al 1390, curate dal Notaio episcopale Johannes Pelliccerj per volontà del Conte Verde, Amedeo VI di Savoia.
La collaborazione tra Davide Mindo e Paolo Lova ha sinora prodotto iniziative di grande spessore culturale: ad esempio la lettura della “Passio” del Vescovo Sabino nel contesto delle celebrazioni patronali di San Savino a Ivrea durante l’evento “Eporedia nella storia”, un’iniziativa dell’associazione “Il Diamante” che ha coinvolto diversi gruppi storici del Canavese. Il musicista e l’attore canavesano hanno proposto in passato alcune “Lecturae Dantis” di canti della Divina Commedia, accompagnata dall’esecuzione al liuto dei brani indicati dal Sommo Poeta tra i suoi preferiti.
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