Cultura
La serie di reportage televisivi che la Direzione comunicazione e rapporti con i cittadini e il territorio della Città Metropolitana di Torino dedica ai “Restauri d’Arte” prosegue questa settimana con il filmato dedicato al campanile e alla chiesa parrocchiale di Nole Canavese e all’antistante piazza, recuperati dopo il crollo della torre campanaria verificatosi nel 2006.
I filmati dei “Restauri d’Arte”vengono messi in onda dall’emittente televisiva locale GRP sul canale 114 del digitale terrestre,il venerdì alle 21,30, il sabato alle 13,45 e la domenica alle 20,45.Per visionare la playlist dei reportage video sinora pubblicati sul canale YouTube della Città metropolitana di Torino e le fotogallery basta accedere al portale Internet della Città metropolitana di Torino, alla pagina
http://www.cittametropolitana.torino.it/speciali/2021/riflettori_restauri_arte/
Per visionare tutte le fotogallery dei Restauri d’Arte e scaricare le immagini: urly.it/3dkm8
La storia che raccontiamo questa settimana per la rubrica dedicata ai restauri d’arte parte dal 2006, quando la sera del 15 novembre crollarono la seicentesca torre campanaria civica e la prima navata della chiesa parrocchiale di San Vincenzo Martire. Un evento che colpì profondamente tutta la comunità nolese e che fortunatamente non provocò né morti né feriti. A distanza di quindici anni, il 25 settembre scorso, Nole ha potuto finalmente festeggiare la conclusione di un impegnativo cantiere di ricostruzione, durato 515 giorni per un totale di 36.000 ore lavorate, che ha restituito a tutta la comunità il campanile, la parrocchiale e l’intera piazza riqualificata. Il sindaco Luca Bertino ci ha raccontato di come tutto sia partito da un lavoro di progettazione partecipata, che ha visto lavorare insieme ATC, parrocchia, Comune, tecnici e rappresentanti di vari gruppi, associazioni nolesi e la Soprintendenza di archeologia, belle arti e paesaggio per la Città metropolitana di Torino.
L’elemento architettonico più importante e dalla forte funzione simbolica che si è dovuto ricostruire è la torre campanaria, che oggi sorge iconicamente sulle vestigia del campanile seicentesco crollato: “Eravamo ben consci delle grandi aspettative dei nolesi e al tempo stesso conoscevamo la complessità tecnica dell’intervento. – sottolinea il Sindaco di Nole - Il rivestimento esterno delle facciate ventilate è innovativo: si tratta di elementi in terracotta, dal profilo a T, che alternano superfici arretrate e sporgenti”. All’interno della cella campanaria, da cui si ha una visione a 360 gradi su Nole e sul territorio, sono collocate 6 campane, l’ultima delle quasi fusa per la prima volta nel 2020 in occasione della ricostruzione della torre. Ogni bronzo riproduce una nota musicale e su ciascuno è riportata una dedica.
Anche il parroco don Antonio Marino ci ha spiegato come questo lungo cantiere abbia avuto il merito non soltanto di aver costruito il nuovo campanile ma soprattutto di aver riportato l’intero complesso storico parrocchiale al suo antico splendore: “Nel 2011 si poté riaprire al culto la chiesa, ma ora abbiamo finalmente ritrovato le parti ancora mancanti: il battisteroe ilgiardino parrocchiale che si affaccia su piazza Vittorio Emanuele. Nel giardino ritroviamo un modello antico, l’hortus conclusus, ovvero il giardino recintato tipico degli edifici sacri medioevali con tutte le sue caratteristiche: il porticato, il pozzo, la statua di San Giuseppe. Questo spazio rinnovato, senza barriere architettoniche, è pensato a servizio della comunità”.
Anche il battistero è stato ricostruito nella sua posizione originale a fianco del campanile ed è stato allestito con il fonte battesimale antico e la statua settecentesca di San Vito, entrambi scampati al crollo perché si trovavano provvidenzialmente in un’altra posizione. Sempre nel battistero si trova la statua processionale di San Vincenzo martire realizzata nel 2019 da un laboratorio di Ortisei. Sulla parete che divide il battistero dal campanile è stato collocato un nuovo dipinto ex-voto del pittore Ignacio Valdés, realizzato in occasione della benedizione del nuovo battistero a ricordo della protezione di padre Giuseppe Picco sulla comunità nolese.
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La serie di reportage televisivi che la Direzione comunicazione e rapporti con i cittadini e il territorio della Città Metropolitana di Torino dedica ai “Restauri d’Arte” prosegue questa settimana con il filmato dedicato al Centro visitatori del sito Unesco di Ivrea Città industriale del XX secolo.
I filmati dei “Restauri d’Arte”vengono messi in onda dall’emittente televisiva locale GRP sul canale 114 del digitale terrestre, il venerdì alle 21,30, il sabato alle 13,45 e la domenica alle 20,45. Per visionare la playlist dei reportage video sinora pubblicati sul canale YouTube della Città metropolitana di Torino le e fotogallery basta accedere al portale Internet della Città metropolitana di Torino, alla pagina
http://www.cittametropolitana.torino.it/speciali/2021/riflettori_restauri_arte/
Per visionare tutte le fotogallery dei Restauri d’Arte e scaricare le immagini: urly.it/3dkm8
Questa settimana il reportage sui restauri d’epoca copre un arco temporale che va dal XV al XX secolo. Perché nel sito di Ivrea Città industriale del XX secolo, riconosciuto dall’Unesco nel 2018, sono presenti le testimonianze artistiche e storiche di un territorio che ha saputo abbinare la tradizione all’innovazione. Quello di Ivrea Città industriale è un insieme urbanistico che si estende per oltre 71 ettari, è di proprietà quasi esclusivamente privata e comprende 27 beni tra edifici e complessi architettonici, progettati dai più famosi architetti e urbanisti italiani del Novecento. Gli edifici vennero costruiti tra il 1930 e il 1960 ed erano destinati alla produzione, a servizi sociali e residenze per i dipendenti dell’Olivetti.
In via Jervis, proprio di fronte all’edificio che ospitava i servizi sociali e la biblioteca, sorgono le ex officine ICO. Nei locali che ospitavano il Consiglio di fabbrica all’interno dell’avveniristico edificio è stato inaugurato nella scorsa estate il centro visitatori. Appena entrati nelle ex ICO si apprezza l’architettura tipicamente novecentesca. Nella sala dell’ex Consiglio di fabbrica ci si addentra nella storia e nell’immaginario legati all’Olivetti. I 18 armadietti originali riservati ai sindacalisti, sono stati trasformati in mini bacheche informative. La sala multimediale è stata allestita con un tavolone olivettiano, con la riproduzione tridimensionale miniaturizzata del miracolo imprenditoriale e sociale di Adriano Olivetti. Calcolatrici e macchine per scrivere iconiche come la Divisumma, il computer Programma 101 e la Lettera 22 rievocano il mito di un’azienda e di una gamma di prodotti che proiettarono l’Italia nel gotha dell’innovazione tecnologica mondiale.
L’allestimento del centro visitatori è stato finanziato dalla Fondazione CRT, mentre a gestire il visitor’s centre è Turismo Torino e Provincia. Le visite sono possibili nei fine settimana e su prenotazione nei giorni feriali. Nell’intervista realizzata per la rubrica dei “Restauri d’arte” Renato Lavarini, capo di gabinetto del Comune e coordinatore del sito Patrimonio Mondiale“Ivrea, Città industriale del XX secolo”, ha sottolineato come, per esplicita richiesta dell’Unesco, nel centro visitatori sono riassunti gli elementi che hanno consentito ad Ivrea di ottenere il riconoscimento. “Sono presenti oggetti iconici della storia dell’Olivetti, ma anche una serie di strutture espositive che raccontano le peculiarità urbanistiche di quella storia. In una saletta multimediale è possibile proiettare filmati e pagine del sito www.ivreacittaindustriale.it” spiega Lavarini. Ma qual è l’elemento che più incuriosisce i visitatori? “Sicuramente l’architettura moderna: basti pensare ai siti Unesco di Le Corbusier e di Wright. - risponde Lavarini. - Quello che rende Ivrea unica al mondo è la presenza di una città industriale del XX secolo, in cui si lavorava sull’innovazione degli oggetti e della tecnologia e quella tecnologia si produceva tutti i giorni”.
Nel sito Unesco l’innovazione industriale e quella urbanistica vanno a braccetto con il recupero del complesso medioevale che comprende la chiesa e il convento di San Bernardino, con gli affreschi sulla vita di Gesù di Giovanni Martino Spanzotti, recuperati negli anni ‘50 per volontà di Adriano Olivetti. Gli eporediesi non hanno mai dimenticato la propria identità olivettiana e il riconoscimento Unesco è per la città l’occasione per valorizzare quell’identità. Per capirne il valore, basta scambiare qualche parola con gli anziani “Spille d’Oro” Olivetti che accolgono i visitatori nella chiesa di San Bernardino. Quel complesso architettonico, che sorge nella città industriale che per decenni li ha accolti nelle ore di lavoro ma anche in quelle di svago, è tuttora casa loro: è un patrimonio a cui Ivrea non può rinunciare e che vuole condividere con tutto il mondo.
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Il ventitreesimo ed ultimo concerto della stagione autunnale Organalia 2021è in programma domenica 3 ottobre alle 16 nella chiesa parrocchiale di San Francesco d’Assisi a Tonengo di Mazzé. Alla consolle dell’organo costruito da Carlo Vegezzi Bossi nel 1891, restaurato nel 2007 da Thomas Waelti, siederà Stefano Marino, organista titolare della Cattedrale di Torino. Il programma antologico permetterà al pubblico degli appassionati di musica organistica di scoprire le diverse sonorità e timbriche dello strumento. Il pomeriggio sarà aperto dalla “Marche-Gavotte” di Georg Friedrich Händel, nella trascrizione curata dal francese Théodore Dubois. Il brano è tratto dall’oratorio Joshua (HWV 64) che fu composto in un mese, fra il 19 luglio 1747 e il 19 agosto 1747, sei mesi prima l'inizio della stagione degli oratori. È il quarto oratorio basato su un libretto di Thomas Morell e fu eseguito per la prima volta il 9 marzo 1748 al teatro Covent Garden di Londra. Seguiranno due pagine di Johann Sebastian Bach: i Preludi al Corale “Nun komm, der Heiden Heiland” (BWV 659) e “Wachet auf, ruft uns die Stimme” (BWV 645). A seguire la Prima Sonata in Sol minore del compositore alsaziano di nascita e statunitense d’adozione René-Louis Becker, la Sonata in Do minore-maggiore opera 65 numero 2 di Felix Mendelsshon-Bartholdy e la “Suite du premier ton” del compositore canadese contemporaneo Denis Bédard. Il concerto è organizzato in collaborazione con il prevosto don Alberto Carlevato.
L’accesso del pubblico è possibile trenta minuti prima dell’inizio del concerto, con ingresso a libera offerta e con l’esibizione del Green Pass. Il circuito Organalia 2021 può contare su di un contributo della Fondazione CRT (maggior sostenitore) e sui patrocini della Giunta e del Consiglio regionale del Piemonte, della Città Metropolitana di Torino e del Pontificio Consiglio per la Cultura.
Per saperne di più si può consultare il portale Internet www.organalia.org o scrivere a info@organalia.org
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Si sono riaperte questa mattina, dopo la breve pausa estiva, le porte di Palazzo dal Pozzo della Cisterna per l’ormai consueto appuntamento mensile dedicato alla visita animata.
É stato il Gruppo storico “La lavandera e ij lavandè 'd Bertula” ad accogliere il pubblico raccontando l’attività dei lavandai che operavano nella borgata Bertolla di Torino fino agli anni ’60, quando il loro lavoro venne sostituito dalle lavatrici meccaniche.
La visita, come sempre, è stata un’occasione per raccontare la storia e le trasformazioni della sede aulica della Città metropolitana a partire dalla costruzione del nucleo originario del complesso risalente agli ultimi decenni del 1600 per arrivare al 1940, anno in cui la Provincia di Torino lo acquistò e lo destinò a sede istituzionale. Parte della visita è stata dedicata ad illustrare il periodo in cui il Palazzo, in seguito al matrimonio di Maria Vittoria, ultima discendente dei Dal Pozzo della Cisterna, con Amedeo di Savoia, I° Duca d’Aosta, diventò sede ducale.
Le visite sono gratuite con prenotazione obbligatoria a:
urp@cittametropolitana.torino.it o telefonando dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 13 al numero 011-8617100.
Prossimi appuntamtni: 23 ottobre, 20 novembre e 18 dicembre.
MODALITA’ DI ACCESSO
Per partecipare alla visita occorre:
- essere in possesso di certificazione verde (Green Pass) COVID-19, così come previsto dal Decreto-Legge 23 luglio 2021, n.105, per musei, mostre, istituti e luoghi della cultura;
- indossare la propria mascherina e igienizzarsi le mani con il gel posto all’ingresso;
- mantenere la distanza di almeno 1 metro con gli altri visitatori e il personale di Palazzo.
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La serie di reportage televisivi che la Direzione comunicazione e rapporti con i cittadini e il territorio della Città Metropolitana di Torino dedica ai "Restauri d'Arte" prosegue questa settimana con il filmato dedicato alla chiesa parrocchiale di San Martino Vescovo a Bruino.
I filmati dei "Restauri d'Arte" vengono messi in onda dall'emittente televisiva locale GRP sul canale 114 del digitale terrestre, il venerdì alle 21,30, il sabato alle 13,45 e la domenica alle 20,45. Per visionare la playlist dei reportage video sinora pubblicati sul canale YouTube della Città metropolitana di Torino e le fotogallery basta accedere al portale Internet della Città metropolitana di Torino, alla pagina
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La chiesa parrocchiale dedicata al patrono San Martino Vescovo risale al sedicesimo secolo, anche se non è semplice individuarne lo stile architettonico, essendo l'edificio attuale il frutto di numerosi rimaneggiamenti. Fu Carlo della Rovere, conte di Bruino, a far demolire nel 1594 l'ormai fatiscente edificio medievale e a far edificare l'attuale, così come testimonia la lapide in lingua latina conservata all'interno dell'edificio di culto. Nel corso del Novecento la chiesa è stata oggetto di due interventi di restauro. Negli anni '20 venne completamente ridecorato l'interno ad opera del pittore Antonio Rolando, mentre nel 1979-1980 venne attuato un restauro conservativo, con il rifacimento del presbiterio, la posa del nuovo altare e degli arredi, secondo le disposizioni liturgiche del Concilio Vaticano II.
Nei mesi scorsi è invece terminato l'ultimo intervento di un restauro globale pensato e voluto dalla comunità locale nel 2016 in occasione del diciassettesimo centenario della nascita di San Martino Vescovo di Tours, reso possibile grazie al contributo del Comune di Bruino e delle Fondazioni, ai fondi dell'8 per Mille e a quelli raccolti dalla comunità stessa in occasione di numerose manifestazioni organizzate in paese.
Il lavoro, come ha spiegato il parroco, don Massimiliano Arzaroli, è stato suddiviso in due lotti. Il primo, realizzato tra il 2018 e il 2019, ha coinvolto le parti esterne, con il rifacimento delle coperture e il restauro delle facciate, che sono state ripristinate nel colore originale, individuato grazie alle indagini stratigrafiche. Il secondo lotto, realizzato tra il 2020 e il 2021, ha riguardato invece il rifacimento dei vari impianti (elettrico, di illuminazione, di riscaldamento e acustico) e le parti decorative. Nel restauro delle superfici murarie interne si è optato per mantenere la decorazione attuale che risale agli anni '20 del secolo scorso. Gli altari, pregevoli manufatti di marmo del '700, sono stati ripuliti, consolidati e stuccati, così come i confessionali settecenteschi in legno hanno ritrovato il loro splendore. Nei prossimi anni, non appena saranno reperiti i fondi necessari, si procederà al restauro delle due pale d'altare.
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Sarà l’eporediese di adozione e urbinate di nascita Alessandro Veneri a tenere il concerto che conclude la presenza di Organalia 2021 a Ivrea. Sabato 25 settembre alle 21 al santuario Regina del Monte Stella, alla consolle dell’organo Costamagna, è in programma il recital organistico intitolato “Tota pulchra es, Maria”, ispirato alla spiritualità mariana. Il concerto verrà aperto da due pagine di Gerolamo Frescobaldi, tratte dalla “Messa della Madonna”: la “Toccata” e la “Canzon dopo l’Epistola”. Si passerà poi a Johann Sebastian Bach, di cui verrà eseguito il Preludio e tripla fuga in Mi bemolle maggiore “Sant’Anna” BWV 552. Si proseguirà con pagine tratte dalla “Suite Gotique” di Léon Boëllmann (“Prière a Notre Dame” e “Toccata”). Di MaxReger l’organista Veneri eseguirà l’Ave Maria opera 80 numero 5 e l’Introduzione e Passacaglia in Re minore. Infine due brani di Marco Enrico Bossi, l’Ave Maria opera 104 numero 2 e la Marcia Festiva opera 118 numero 8. Il concerto di sabato 25 settembre rientra nel progetto “A riveder le stelle”, sostenuto dalla Città di Ivrea in collaborazione con la Fondazione Guelpa.
A VOLPIANO BENEDETTA PORCEDDA SPAZIA TRA IX E XX SECOLO
Domenica 26 settembre alle 21 nell'elegante chiesa parrocchiale di Volpiano, dedicata ai santi Pietro e Paolo, si esibirà la giovanissima organista sarda Benedetta Porcedda, alla consolle dell’organo costruito da Giuseppe Bernasconi nel 1884. Nata nel 1997, Benedetta Porcedda frequenta il corso accademico di II livello sotto la guida del maestro Angelo Castaldo presso il Conservatorio di Musica “Giovanni Pierluigi da Palestrina” di Cagliari. Attualmente è a Göteborg in Svezia per il semestre Erasmus. Ha al suo attivo numerosi concerti sia in Italia, sia all’Estero. Il programma della serata spazia tra il XIX e il XX secolo e comprende pagine di Jacques-Nicolas Lemmens (“Fanfare”), Polibio Fumagalli (“La Caccia”, capriccio per organo opera 257), Vincenzo Petrali (“Adagio per voce umana”), Louis Lefébure-Wély (“Boléro de concert”), Filippo Capocci (“Solo di oboe” e “Toccata in Mi bemolle”), Cèsar Franck (Andantino in Sol minore), Pietro Alessandro Yon (“Toccatina for flute”), Alexandre Guilmant (“Deuxième méditation”) e Marco Enrico Bossi (Scherzo in Sol minore).
L’accesso del pubblico è possibile trenta minuti prima dell’inizio del concerto, con ingresso a libera offerta e con l’esibizione del Green Pass. Il circuito Organalia 2021 può contare su di un contributo della Fondazione CRT (maggior sostenitore) e sui patrocini della Giunta e del Consiglio regionale del Piemonte, della Città Metropolitana di Torino e del Pontificio Consiglio per la Cultura.
Per saperne di più si può consultare il portale Internet www.organalia.org o scrivere a info@organalia.org
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Anche quest’anno in occasione della Fiera Franca del Grand Escarton di Oulx, la Città metropolitana di Torino e l’associazione Chambra d’Oc, in collaborazione con il Comune di Oulx, celebrano la giornata dedicata alle minoranze linguistiche storiche, tutelate dalla legge 482 del 1999.La decima edizione della giornata dedicata alla valorizzazione dell’occitano, del francoprovenzale e del francese prevede sabato 2 ottobre al mattino un incontro con gli studenti dell’Istituto Des Ambrois di Oulx, mentre nel pomeriggio (ripetuta poi la sera) ci sarà la proiezione aperta al pubblico del film documentario Bogre, la grande eresia europea di Fredo Valla.
Bogre racconta un lungo viaggio sulle tracce di Catari e Bogomìli, eretici del Medioevo, diffusi dai Balcani all’Occitania, passando per l’Italia settentrionale e la Bosnia. Perché Bogre? Chi parla la lingua d’oc sa che bogre significa bulgaro, ma che da secoli la parola ha assunto il significato di inetto, babbeo, di colui che maschera la verità. Dal XII secolo bogre divenne un insulto diretto ai Catari d'Occitania, assimilati al movimento dei Bogomìli bulgari, da cui il catarismo occidentale derivava.
La dimensione europea del film si respira a partire dalle cinque lingue protagoniste del documentario: occitano, italiano, francese, bulgaro e croato-bosniaco. Fredo Valla, regista e sceneggiatore pluricandidato al David di Donatello, è di lingua madre occitana.
Il film ha visto coinvolto l’intero gruppo della Chambra d’Oc, a partire da Peyre Anghilante e Matteo Ghiotto, animatori degli sportelli linguistici che si sono occupati rispettivamente dei sottotitoli in occitano e in francese.
Prenotazione obbligatoria presso lo sportello linguistico di francese di Agnès Dijaux al n° telefonico 3284730692.
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La manifestazione “Filo lungo filo, un nodo si farà” arriva alla ventisettesima edizione e, da venerdì 24 a domenica 26 settembre, si veste di nuovi colori, abbinando al fascino storico del Villaggio Leumann la scenografia monastica della Certosa Reale di Collegno. Innanzitutto l’evento, patrocinato dalla Città Metropolitana di Torino, torna ad essere organizzato in presenza, dopo le limitazioni dello scorso anno a causa della pandemia da Covid-19, che non hanno però scalfito la straordinaria tradizione di riunire a Collegno gli appassionati artigiani tessiliprovenienti da ogni dove.È un tuffo nella vita sociale e culturale che riprende in pieno il suo slancio, perché il Villaggio Leumann e la Certosa Reale sono luoghi simbolo di Collegno. Il borgo operaio sorto nel XIX secolo intorno alla fabbrica tessile fu una vera e propria fucina di innovazione sociale, mentre il complesso certosino, per decenni è stato uno dei più grandi ospedali psichiatrici italiani, superato dalla cosiddetta legge Basaglia, una rivoluzione che ha restituito dignità ai ricoverati. Dopo la chiusura del Cotonificio Leumann nel 1972, il Comune di Collegno comprò i terreni e le case dell’omonimo Villaggio, salvando il complesso urbanistico dalla demolizione e dall’oblìo. Nello stesso decennio, un anno prima dell’approvazione della legge Basaglia, l’amministrazione comunale decise di abbattere il lungo muro di cinta che separava la città dal manicomio. Sono storie diverse, che però sono intrecciate dal filo compositivo degli "igienisti" che plasmarono le architetture del villaggio e dell’ospedale psichiatrico. La Certosa accoglie tra le sue suggestive prospettive, espositori e visitatori, che animano con stoffe, filati e tessuti, portali, portici e chiostri.
Dal 1995 l’associazione Amici della Scuola Leumann organizza con entusiasmo una manifestazione che ha il sapore della grande riunione della famiglia artigiana.
L’edizione 2021 si apre venerdì 24 settembre al Villaggio Leumann di corso Francia 345/349 con i laboratori su prenotazione, che si tengono dalle 9 alle 18 e sono dedicati alla tessitura (docente Marina Costantino; per prenotazioni scrivere a costantinomarina@libero.it), alla tintura naturale (per prenotazioni telefonare a Patrizia Vayola, cellulare 3471550151), al feltro (Cristiana Di Nardo, e-mail cristianadinardo@hotmail.com), al feltro ad ago (Diana Biscaioli, cellulare 3407756557) e al patchwork (Barbara Bray, cellulare 3493530167).
Sabato 25 alle 15 alla Certosa Reale in via Martiri XXX Aprile 30 è in programma l’inaugurazione ufficiale della manifestazione. Dalle 15,30 alle 19,30 di sabato e dalle 9 alle 19,30 di domenica 26 si possono visitare la rassegna dell’artigianato tessile e le altre mostre, mentre i bambini possono partecipare ai laboratori creativi, a cura di LeuLab (su prenotazione al numero telefono 3472964704). Alle 16,30 il Coordinamento tessitori propone il manuale di ecoprint “Nuove alchimie” realizzato da Marisa Tacchi. Sarà presente l’autrice. Alle 18 è in programma una sfilata delle creazioni degli studenti dell’Istituto Passoni e dello Ied. Alle 16,30 di domenica 26 è in programma una sfilata dei modelli realizzati dagli espositori. Le mostre visitabili alla Certosa reale sono: “Congiunzioni” di Lisa Fontana; “La pesca miracolosa” di Junko Kyoto e Konny Kuligk; una selezione della collezione Leumann a cura di Leulab; “Trame in verde”, workshop e installazione delle Artenaute del Dipartimento educazione del Castello di Rivoli-Museo d’arte contemporanea; “La tessitrice”, installazione del gruppo knit-cafè di Collegno “Donne ai ferri corti”; “Tutti i colori del verde” con le piante tintorie dell’azienda agricola Fratelli Gramaglia.
Per saperne di più si può consultare il portale Internet www.villaggioleumann.it

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Sabato 18 settembre alle 21 nel Duomo di San Giovanni Battista a Ciriè è in programma il diciannovesimo concerto di Organalia 2021, intitolato “Arie Sacre”. Al pubblico appassionato di musica organistica è offerta l’occasione di ascoltare la “voce” dell’organo, a trasmissione pneumatica, costruito da Carlo Vegezzi Bossi nel 1897, recentemente restaurato da Orgelbau Thomas Wälti con la collaborazione dell’organaro biellese Alessandro Rigola, che ne cura attualmente la manutenzione. Protagonisti del concerto due musicisti canavesani, l’organista Sandro Frola e lamezzosoprano Elisa Barbero, chiamati ad eseguire celebri arie sacre da concerto intercalate da brani d’organo di ispirazione ceciliana. La serata si apre conil Largo “O mio Signor” di Georg Friederich Händel dall’opera “Xerxes”. A seguire due pagine mozartiane tratte dalla Messa in Do minore K 427: “Agnus Dei” e “Laudamus Te”. Il concerto prosegue con il brano “Fac ut portem” dallo Stabat Mater rossiniano e con l’Agnus Dei dalla “Petite Messe Solemnelle”. Non mancano i “cavalli di battaglia” di ogni cantante che si rispetti: l’Ave Maria di Charles Gounod, il “Panis Angelicus” dalla “Messe a trois voix” opera 12 di César Franck e l’Agnus Dei dall’Intermezzo dell’opera “L’Arlésienne” di Georges Bizet. La parte vocale si conclude con il “Cor Jesu” opera 3 di Pietro Magri, seguito dal verdiano “Liber scriptus” tratto dalla Messa da Requiem e da una pagina del canavesano Angelo Burbatti, “Salve Regina” opera 187. La parte organistica è dedicata invece a Pietro Magri, sacerdote di origine emiliana che concluse la propria attività di organista e compositore al Santuario di Oropa, dove morì nel 1937. Sandro Frola esegue i Sei Fioretti Mariani e il “Flectamus genua” opera 498. È inoltre in programma una pagina di un altro illustre compositore canavesano, Angelo Burbatti, organista della Cattedrale di Ivrea per un quarantennio, del quale Sandro Frola propone un Offertorio opera 328/a.
“STILI A CONFRONTO” AD IVREA CON L’ORGANISTA UCRAINA TANIA DOVGAL
Domenica 19 settembre ad Ivrea il concerto “Stili a confronto” è invece in programma alle 21 nella chiesa parrocchiale di San Lorenzo, in corso Massimo D’Azeglio 71. Alla consolle dell’organo costruito da Giuseppe Mola nel 1901, l’organista ucraina Tania Dovgal. Il secondo dei tre concertiprogrammati ad Ivrea rientra nel progetto “A riveder le stelle”, sostenuto dall’amministrazione comunale e dalla Fondazione Guelpa. La serata di domenica 19 è organizzata in collaborazione con la Fondation K del Principato di Monaco ed è parzialmente dedicata alle composizioni del monegasco Marc Giacone, presente al concerto, organista presso la chiesa dei Carmelitani a Montecarlo. I brani di Giacone in programma sono la Microsinfonia numero 1 “Sur les écarts dansants”, la Microsinfonia numero 2 “Sur les pulsations ondulantes”, le Variazioni sull’inno “Veni Creator”, e la Microsinfonia numero 5 “Sur un thème de Borodine”. Tania Dovgal eseguirà anche brani di Maurice Ravel (estratti dalla Suite dall’opera “Tombeau de Couperin”), Jehan Alain (“Deux Danses à Agni Yavishta”), Joseph Jongen (Due pezzi per organo opera 108), Johannes Brahms (Cinque Corali dall’opera 122: “Mein Jesu, der du mich”, “Herzlich tut mich erfreuen”, “O Gott, du frommer Gott”, “Herzlich tut mich verlangen”, “O Welt, ich muss dich lassen”) e Félix Mendelssohn (Sonata numero 4 in Si bemolle maggiore dall’opera 65).
L’accesso del pubblico è possibile trenta minuti prima dell’inizio del concerto, con ingresso a libera offerta e con l’esibizione del Green Pass. Il circuito Organalia 2021 può contare su di un contributo della Fondazione CRT (maggior sostenitore) e sui patrocini della Giunta e del Consiglio regionale del Piemonte, della Città Metropolitana di Torino e del Pontificio Consiglio per la Cultura.
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La serie di reportage televisivi che la Direzione comunicazione e rapporti con i cittadini e il territorio della Città Metropolitana di Torino dedica ai “Restauri d’Arte” prosegue questa settimana con il filmato dedicato alla chiesa di Santa Maria Maggiore nel borgo vecchio di Avigliana.I filmati dei “Restauri d’Arte”vengono messi in onda dall’emittente televisiva locale GRP sul canale 114 del digitale terrestre, il venerdì alle 21,30, il sabato alle 13,45 e la domenica alle 20,45.Per visionare la playlist dei reportage video sinora pubblicati sul canale YouTube della Città metropolitana di Torino e le fotogallery basta accedere al portale Internet della Città metropolitana di Torino, alla pagina
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UN GIOIELLO ARCHITETTONICO E STORICO E LE OPERE DI UN’ARTISTA CHE LO VALORIZZANO
Avigliana, che è per collocazione ambientale un terrazzo sulla Valle di Susa e sulla pianura torinese, ai piedi della Sacra di San Michele, ai margini delle colline moreniche e con i suoi due laghi, ha sviluppato nei secoli un borgo medioevale di primario interesse. In questa preziosa cornice e in un’incantevole posizione panoramica affacciata sull’antico borgo si trova la chiesa di Santa Maria Maggiore. Le origini dell’edificio sono incerte e le prime notizie certe fanno riferimento a rifacimenti eseguiti nel 774, in seguito ai danni subìti dall’edificio durante la battaglia traCarlo Magno e i Longobardi. Dopo una serie di distruzioni e ricostruzioni, prima della fine del XVII secolo la chiesa venne riedificata per la quinta volta, secondo le linee di ispirazione barocca che si possono ammirare ancora oggi. Ulteriori interventi di restauro e ristrutturazione si susseguirono, fino all’abbandono del borgo medioevale negli anni ‘60 del secolo scorso ne al conseguente trasferimento del culto nella nuova chiesa di Santa Maria, situata nel borgo basso di Avigliana. Numerosi furti hanno depauperato il patrimonio di arredi sacri e la decadenza strutturale è stata accentuata dalla vandalizzazione dei locali, ai danni soprattutto degli affreschi. Grazie al parroco don Robero Balbiano, aiutato dai borghigiani e da alcune associazioni di volontari, nel 1984 iniziarono importanti interventi strutturali. Oggi la chiesa è sede del centro culturale “Vita e Pace” che, da oltre vent’anni,promuove i lavori di restauro e le indagini archeologiche e ospita la collezione permanente delle opere scultoree dell'artista Elsa Veglio Turino.
La restauratrice Raffaella Bianchi, accreditata dalla Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio della Città metropolitana di Torino, dal 2015 collabora con l’associazione “Vita e pace” e ci ha raccontato i recenti interventi per il recupero delle pareti della prima e seconda campata della navata centrale a sinistra dell'ingresso e per il restauro della fase ottocentesca a monocromo dal cornicione sino a terra.
Manuela Turino Matlìè la presidente del centro culturale “Vita e Pace”. Dal suo cognome si può intuire il profondo legame che la unisce alle opere scultoree di Elsa Veglio Turino, che da oltre vent’anni sono qui custodite e arricchiscono un luogo già carico di storia e significati. Elsa Veglio Turino(1921-1986), all’età di 35 anni e senza essersi mai dedicata all’arte della scultura, sentì forte l’impulso di creare plasmando ed iniziò a realizzare prima volti del Cristo e poi vere e proprie statue a grandezza d’uomo, quasi tutte di carattere religioso. Nell’intervista registrata per il reportage video Manuela Turino Matlì, figlia di Elsa, ha raccontato la storia artistica della madre e il recupero delle sue opere, andate disperse nel corso degli anni. Lo spazio ritenuto ideale per ricomporre l’opera di Elsa Veglio Turno e restituire alle opere il loro significato più autentico è la chiesa di Santa Maria Maggiore, che oggi ospita in maniera permanente le sculture dell’artista, oltre a numerose attività culturali di “Vita e Pace”. L’associazione, che ha superato i vent’anni di attività, ha tra i suoi obiettivi il restauro, la manutenzione e la valorizzazione dell’edificio, attraverso l’organizzazione di eventi culturali come concerti, presentazioni e mostre, gratuiti e aperti a tutti.
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