Assistenza ai Comuni
Era un’esigenza sentita da tempo quella di posizionare un dissuasore alla velocità sulla Strada Provinciale 119 di Moriondo, che divide in due il centro abitato di Andezeno. Un’esigenza che nel maggio del 2018 il Comune ha segnalato ufficialmente alla Città Metropolitana di Torino, presentando una richiesta di assistenza tecnica per la realizzazione di una piattaforma rialzata in prossimità dell’incrocio con le vie laterali Cesole e Piovano. Il progetto redatto dai tecnici della Direzione azioni integrate con gli Enti locali ha previsto dimensioni compatte della piattaforma, dovendo includere due strade comunali laterali che si innestano sulla direttrice della strada provinciale.La piattaforma realizzata nei mesi scorsi migliora la sicurezza del traffico veicolare e pedonale nel centro abitato ed è stata oggetto di un progetto di fattibilità tecnica ed economica consegnato dalla Direzione azioni integrate al Comune di Andezeno nel dicembre 2018. L’amministrazione locale ha sviluppato in breve tempo i successivi livelli di progettazione, riuscendo ad appaltare l’opera e a realizzarla in pochi mesi. L’importo complessivo dell’intervento era stato quantificato in 23.485,81 Euro.
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Lunedì 30 settembre la cittadinanza e le associazioni locali di Chiusa San Michele sono invitate a un incontro, organizzato dall’amministrazione comunale, in cui sarà presentato il progetto per il nuovo Ostello del Pellegrino, redatto dai tecnici della direzione Azioni integrate con gli enti locali della Città metropolitana di Torino. La riunione si terrà alle 21 nel Salone polivalente di Chiusa San Michele.
Si tratta dell’intervento di restauro e risanamento conservativo di un immobile acquisito dal Comune nel 2008, che diventerà un centro polifunzionale con ostello e bar. Il fabbricato ha un ampio giardino di pertinenza e sorge nelle vicinanze di piazza della Repubblica. La ristrutturazione dell’edificio costerà 710.000 euro, di cui 600.000 coperti da un finanziamento regionale e i restanti 110.000 stanziati dall’amministrazione comunale.
Nelle intenzioni del Comune, la struttura diventerà un importante posto tappa sulla Via Francigena. L’amministrazione comunale di Chiusa di San Michele ha quindi richiesto alla Città metropolitana di Torino l’assistenza tecnica per la redazione del progetto, che è stato trasmesso al Comune dai tecnici della direzione azioni integrate il 12 settembre scorso.
Il 30 settembre, gli stessi tecnici metropolitani illustreranno ai presenti le caratteristiche del progetto. Il fabbricato si eleva per tre piani fuori terra e ha un impianto a manica semplice, derivante dall’accostamento di tre locali per piano, con interposto un vano scala. Lunghi ballatoi caratterizzano la facciata principale: il primo è in pietra, il secondo in legno. L’amministrazione comunale ha anche richiesto la progettazione della risistemazione di un parco esterno, nel quale saranno disponibili angoli per la lettura all’aperto e spazi per eventi nel periodo estivo. L’ostello comprenderà sei camere doppie-matrimoniali dotate di servizi igienici, di cui due a disposizione dei disabili.
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I tecnici della Direzione azioni integrate con gli Enti locali della Città Metropolitana di Torino hanno completato il progetto della ristrutturazione di un immobile acquisito dal Comune di Chiusa San Michele nel 2008, che diventerà un centro polifunzionale con ostello e bar. Il fabbricato ha un ampio giardino di pertinenza e sorge nelle vicinanze di piazza della Repubblica. La ristrutturazione dell’edificio costerà 710.000 Euro, di cui 600.000 coperti da un finanziamento regionale e i restanti 110.000 stanziati dall’amministrazione comunale di Chiusa di San Michele.Nel 2016 è stato redatto il progetto per un primo stralcio funzionale, per il quale è stato richiesto un finanziamento regionale, concesso il 5 ottobre 2018 per la realizzazione dell’Ostello Pellegrini, disciplinato da una convenzione firmata il 3 aprile scorso, che prevedeva la consegna entro 180 giorni dalla firma di un progetto di fattibilità tecnica ed economica. Nelle intenzioni del Comune, la struttura diventerà un importante posto tappa sulla Via Francigena, percorsa ogni anno da molti escursionisti interessati alle bellezze naturalistiche e architettoniche della Valle di Susa, in primis la Sacra di San Michele, che sorge sul monte Pirchiriano, a picco sull’abitato di Chiusa. L’amministrazione comunale di Chiusa di San Michele ha quindi richiesto alla Città metropolitana di Torino l’assistenza tecnica per la redazione del progetto, che è stato trasmesso al Comune dai tecnici della Direzione azioni integrate il 12 settembre scorso.
Il recupero del vecchio edificio residenziale prevede un intervento di restauro e risanamento conservativo che rispetta la normativa regionale sugli ostelli e gli indirizzi sul recupero del patrimonio escursionistico, allo scopo di valorizzare le realtà locali con l’incentivazione di un turismo sostenibile. È previsto inoltre che i locali del pianterreno ospitino un bar aperto al pubblico, ovviando alla carenza di locali di somministrazione nel centro storico di Chiusa San Michele. Essendo di proprietà pubblica e più vecchio di 70 anni, l’edificio residenziale in muratura portante è tutelato dal Codice dei beni culturali e del paesaggio ed è pertanto necessaria una speciale autorizzazione in sede di progettazione definitiva. In base ai recenti saggi, la muratura è risultata in pietrame disordinato (ciottoli e pietre erratiche irregolari) legato da malta di calce. Il fabbricato ha un impianto a manica semplice, derivante dall’accostamento di tre locali per piano, con interposto un vano scala. Si eleva per tre piani fuori terra, oltre a una porzione cantinata. La distribuzione interna avviene con ambienti passanti e mediante ballatoio, non essendovi corridoi né disimpegni. Proprio i lunghi ballatoi caratterizzano la facciata principale, che percorrono per tutta la lunghezza; il primo è in pietra, il secondo in legno. L’amministrazione comunale ha anche richiesto la progettazione della risistemazione di un parco esterno, nel quale saranno disponibili angoli per la lettura all’aperto e spazi per eventi nel periodo estivo. L’ostello occuperà il primo e il secondo piano e avrà una gestione unitaria con il bar del pianterreno, con uso promiscuo di alcuni spazi. L’ostello comprenderà sei camere doppie-matrimoniali dotate di servizi igienici, di cui due a disposizione dei disabili. I bagni sono stati localizzati tutti verso il lato nord del fabbricato, dotandoli di aerazione forzata come consentito dalle norme di settore, per lasciare alle camere il godimento della luce e dell’affaccio sul giardino.
Uno dei requisiti fondamentali che il progetto ha dovuto rispettare è quello dell’accessibilità dell’edificio, che, come spesso accade nei fabbricati di vecchia costruzione, non è facile da ottenere intervenendo semplicemente sull’esistente. Fortunatamente il pianterreno è già accessibile dall’esterno senza gradini intermedi, per cui sarà sufficiente ricostruire il camminamento esterno con i criteri di larghezza e pendenza dettati dalle norme. La distribuzione interna del pianterreno che ospiterà il bar sarà coerente con la normativa, con la realizzazione di un bagno accessibile. L’accesso ai piani superiori e gli spazi di manovra che devono essere garantiti nei passaggi tra i vari ambienti, in quanto il fabbricato è troppo piccolo per poter inserire un elevatore interno e i ballatoi sono troppo stretti per le manovre delle carrozzine. Si è quindi optato per la realizzazione di un vano ascensore esterno, addossato al fronte ovest mediante un vero e proprio piccolo ampliamento, o meglio, un prolungamento dell'edificio, che mantiene gli allineamenti secondo la logica tradizionale dei lotti edificati di Chiusa di San Michele. Il vano ascensore sarà in struttura metallica, accostato al fabbricato in muratura e autonomo rispetto ad esso, potenzialmente reversibile. Ai disabili sarà garantito un accesso alle stanze direttamente dallo sbarco dell'ascensore, realizzando le nuove porte in corrispondenza degli armadi a muro esistenti su questo lato dell’edificio e quindi con la semplice rimozione del loro tamponamento. Le stanze per i disabili saranno allestite in modo da risultare completamente a norma per quanto riguarda servizi igienici e arredi.
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Nel tentativo di risolvere un annoso problema di viabilità che affligge l’abitato di Front da più di vent’anni, nell’ottobre scorso il Sindaco ha richiesto agli uffici dell’allora Servizio Assistenza tecnica della Città Metropolitana di Torino la redazione del progetto di fattibilità tecnica ed economica di una nuova circonvallazione del centro abitato in variante alla Strada Provinciale 13. Il restringimento di carreggiata di via Salvatore Mura sulla Provinciale 13 di Front è da anni oggetto di dibattito a livello locale.Tra i tentativi di risoluzione del problema ipotizzati negli ultimi anni figura l’inserimento della circonvallazione di Front nello studio di un tracciato alternativo alla Provinciale 460 del Gran Paradiso. La strettoia condiziona pesantemente la scorrevolezza del traffico fra Torino, Cuorgnè e le valli del Canavese. L’infrastruttura stradale oggetto del progetto della Direzione Azioni integrate con gli Enti locali inizia dall’innesto sulla Provinciale 13 al km 11+600 in direzione nord-est e si ricollega alla 13 al km 12+500, evitando l’attraversamento del centro abitato di Front, soprattutto quello dei mezzi pesanti, che devono transitare su una carreggiata stretta e causano un forte inquinamento acustico e atmosferico. Una viabilità alternativa esterna consentirebbe di migliorare l’accessibilità al centro abitato e la sicurezza per i pedoni e i ciclisti, diminuendo l’impatto ambientale del traffico motorizzato.
Il nuovo tracciato ipotizzato dai tecnici della Città metropolitana attraversa aree boscate, prati e seminativi e si collegherebbe alla viabilità provinciale a nord attraverso la rotatoria già esistente all’incrocio tra Provinciale 13 e viale Unità d’Italia. A sud-ovest, oltre il cimitero e prima del bivio con la Provinciale 39 di Rivarossa, è prevista una rotatoria di intersezione per collegarsi alla viabilità provinciale e comunale. Il nuovo tracciato comporta la realizzazione di indispensabili opere d’arte: un ponte di attraversamento del Rio Secco, difese spondali, passaggi idraulici, muri di sostegno e barriere acustiche. Il percorso interessa un territorio sensibile sia dal punto vista idrografico che ambientale, per la presenza di corsi d’acqua a carattere torrentizio, aree boscate e un terrazzamento naturale.
La particolarità dell’abitato di Front è la presenza di arterie viabili che lo collegano a tutto il Canavese, al Ciriacese, a Torino e alle Valli di Lanzo, le quali confluiscono tutte al centro del paese, generando un intenso traffico di mezzi pesanti. Tale traffico mette in difficoltà una viabilità comunale che non è dotata di marciapiedi e di ciclopiste. Un monitoraggio del traffico in via Borello, sull’asse della Strada Provinciale 13, affidato dal Comune a uno studio privato ed effettuato tra il 21 e il 24 ottobre 2013, ha generato dati eloquenti: 18.397 passaggi in quattro giorni, con un traffico giornaliero medio di 6.242 veicoli. Se si considera che nel Canavese occidentale hanno sede 240 aziende del settore dello stampaggio a caldo e delle lavorazioni meccaniche, è chiaro che la domanda di mobilità di merci e di persone rende obsoleta la viabilità attuale, in uno dei poli nazionali più importanti del settore.
Gli ambiti di studio di rilevanza tecnica emersi nel progetto sono tre: la strada, la rotatoria e le opere d’arte e di difesa spondale. Il progetto prevede una strada extraurbana secondaria di categoria C2 lunga 840 metri e larga 9,5, con due corsie larghe 3,5 metri e una banchina di 1,25 metri. La rotatoria a quattro bracci di tipologia compatta sulla Provinciale 13 ha un diametro esterno di 40 metri, un raggio giratorio esterno di 20 metri e un raggio giratorio interno di 12. L’anello è largo 8 metri, con una corsia da 6 e banchine da 2 metri. La variante attraversa aree individuate a media probabilità di alluvione (Fascia B).
Il ponte sul Rio Secco ha una luce di 30 metri ed è prevista la realizzazione con elementi scatolari prefabbricati da prevedersi all’interno del corpo stradale, scogliere rivegetate, mantellate in massi a protezione del rilevato, un muro in cemento armato controterra lungo 60 metri a sostegno del terrazzamento naturale, nel tratto in trincea; una barriera acustica in pannelli fonoisolanti e fonoassorbenti lunga 80 metri.
Lo studio progettuale trasmesso al Comune di Front il 16 luglio scorso prevede una spesa di 1.730.000 Euro, con oneri di sicurezza per 103.800 euro. I lavori in appalto ammontano quindi ad 1.833.800 Euro. La somma a disposizione della stazione appaltante è di 441.200 Euro, per cui l’importo totale del progetto è di 2.275.000 Euro.
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A Torre Pellice è finalmente tempo di inaugurare il nuovo ponte della Bertenga, i cui accessi da entrambe le sponde crollarono nel novembre 2011. L’appuntamento è per le 10,45 di sabato 27 luglio, alla presenza del Sindaco Marco Cogno e dell'intera amministrazione comunale, del Vicesindaco metropolitano Marco Marocco e dei vertici della Giunta e del Consiglio Regionale.Le opere sono state progettate dal Servizio Assistenza Tecnica agli Enti locali della Città Metropolitana di Torino, che dal 1° gennaio 2019 ha assunto la denominazione di Direzione Azioni integrate Enti locali.
Come ricorda il Vicesindaco metropolitano Marco Marocco, “cittadini e amministratori locali hanno ben vivi nella memoria i danni e l’angoscia provocati dal Pellice quando, nel 2008, 2010 e 2011, uscì dall’alveo ordinario, danneggiando in parecchi tratti le strade del fondovalle, con scalzamenti, erosioni del sedime e danneggiamento dei ponti, primo fra tutti quello della Bertenga”. A monte del ponte, sia sulla sponda destra che su quella sinistra, la furia delle acque provocò l’erosione della massicciata stradale e la riattivazione di quello che i tecnici chiamano il “paleoalveo”, cioè l’alveo che il torrente occupava secoli o millenni fa. Come detto, nel novembre 2011 i due accessi al ponte, già messi a dura prova dagli eventi alluvionali del maggio 2008 e dell’ottobre-novembre 2010, crollarono, isolando le frazioni dell'inverso di Torre Pellice dal capoluogo e dagli altri Comuni della valle. L’alluvione del novembre 2011, seppur di intensità non eccezionale, causò il crollo definitivo di una struttura che gli eventi precedenti avevano pesantemente compromesso. L’amministrazione comunale decise di ricostruire un nuovo ponte, adeguato idraulicamente e strutturalmente alla situazione creata dalle tre alluvioni succedutesi in quattro anni.
“Risale al luglio del 2013, - spiega il Vicesindaco Marocco - la stipula di una convenzione tra Regione Piemonte, Provincia di Torino e Comune di Torre Pellice con cui si coordinavano delle attività volte alla realizzazione dell’opera, determinandone i tempi e i costi di attuazione e le modalità del finanziamento”.
Il primo lotto dell’opera, che si inaugura sabato 27 luglio, comprendeva le opere strutturali del nuovo ponte a tre campate lungo 143 metri: le fondazioni, le pile, le spalle, l’impalcato a struttura mista in acciaio corten e la soletta in calcestruzzo armato. L’impalcato poggia sulle opere d’arte sottostanti tramite isolatori elastomerici, che servono ad attenuare gli effetti dei terremoti sull’impalcato, disaccoppiando le frequenze del sisma trasmesse alle pile e alle spalle dalle frequenze della struttura dell’impalcato, per evitare fenomeni di risonanza. Il primo lotto prevedeva poi le opere stradali: rilevati di accesso all’impalcato, barriere, asfalti e urbanizzazioni. Nel lotto erano comprese anche le opere di disalveo e ricalibratura dell’alveo, le mantellate antierosive per la difesa idraulica dei rilevati, le scogliere di difesa spondale a protezione delle spalle del ponte, la demolizione della vecchia infrastruttura. Il cantiere è stato consegnato alla ditta appaltatrice il 28 agosto 2017 ed è stato completato nella scorsa primavera. Al netto del ribasso, l’importo dei lavori è di 2.300.000 Euro. A seguito di fenomeni imprevisti causati da una piena del Pellice, durante lo scorso inverno i lavori sono stati sospesi per la redazione di una perizia di variante. Nei mesi primaverili sono state completate le opere di finitura stradale: asfalti, sicurvia e sottofondi.
“La Direzione azioni integrate con gli Enti locali, - spiega il Vicesindaco metropolitano Marco Marocco - ha poi preso in caricola progettazione esecutiva e la direzione lavori del secondo lotto, la cui realizzazione è possibile grazie all’utilizzazione del ribasso del 30,37% rispetto all’importo a base d’asta del primo”. Il secondo lotto, che andrà in appalto nei prossimi mesi, prevede le opere accessorie di completamento dell’opera e di naturalizzazione delle aree: completamento delle difese spondali, ripristino del parco della Bertenga sulla sponda sinistra del Pellice, realizzazione di un’area attrezzata, naturalizzazione della sponda sinistra sotto il muro di cinta del cimitero, rimozione del guado provvisorio, ripristino definitivo dell’alveo nella sua configurazione di progetto finale.
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Su richiesta del Comune di Vaie, la Direzione Azioni integrate con gli Enti locali della Città Metropolitana di Torino ha curato il progetto di un edificio che dovrebbe ospitare la scuola primaria e quella dell’infanzia. La realizzazione del nuovo plesso scolastico consentirebbe al Comune di disporre di un edificio adeguato e conforme agli standard normativi e di idonei spazi esterni. Negli attuali edifici scolastici, già adeguati sismicamente e a norma dal punto di vista delle barriere architettoniche, verrebbero trasferiti gli uffici comunali, attualmente ospitati in un edificio funzionalmente inadeguato. L’amministrazione comunale intende realizzare il nuovo plesso scolastico in un nuovo comparto edilizio previsto dal Piano Regolatore, non distante dalla scuola esistente e dal concentrico e destinato a ospitare sia edifici scolastici che residenze private. Il Comune è proprietario di parte dell’area, che sarà oggetto di un PEC, un Piano Esecutivo Convenzionato, grazie al quale l’amministrazione locale si accorderà con i proprietari privati, che cederanno alcune aree da destinare alla realizzazione di una strada, di parcheggi e di verde pubblico.Il Comune ha richiesto alla Direzione Azioni integrate della Città metropolitana la progettazione e lo studio del nuovo insediamento, con lo sviluppo planimetrico complessivo dell’intera area: viabilità interna, area a verde, parcheggio, edificio scolastico, lotto di pertinenza privata sul quale ipotizzare in via di fattibilità l’edificio da realizzare nel rispetto di quanto previsto dal Piano Regolatore. I progettisti della Città metropolitana hanno elaborato a fine 2018 un primo studio di fattibilità dell’intera area, con la previsione di due possibili alternative progettuali. Il Comune ha comunicato all’inizio del febbraio scorso la soluzione scelta.
La proposta progettuale si è basata su alcuni concetti base: scelte architettoniche bio-climatiche, efficienza energetica, facilità di accesso e accessibilità alle persone diversamente abili, spazi a misura di studente con il comfort e la sicurezza degli ambienti. Uno degli aspetti dirimenti è stata la sostenibilità ambientale dal punto di vista energetico, con la possibilità di impiegare materiali naturali per lo sfruttamento delle energie rinnovabili. Sono stati anche curati la gradevolezza e il comfort degli ambienti, in riferimento all’esposizione, all’acustica, all’illuminazione naturale e artificiale, al comfort termico e al risparmio energetico.
Il costo complessivo del nuovo polo scolastico e delle aree esterne entro il lotto scolastico è stato sommariamente stimato in 4.139.000 Euro, per un totale dell’importo dei lavori di 3.444.000 euro.
I CRITERI DELLA PROGETTAZIONE
Per la stesura del progetto di fattibilità tecnica ed economica sono state prese in considerazione le principali esigenze espresse dall’amministrazione comunale:
- progettazione del nuovo complesso scolastico prevedendo la continuità tra una scuola dell’infanzia con due sezioni e una scuola primaria con cinque classi, con la possibilità di condividere l’utilizzo di alcuni spazi comuni
- previsione di spazi che soddisfino adeguatamente gli standard previsti e razionalizzazione nell’utilizzo dei locali
- progettazione di spazi sicuri, adeguati alle normative, flessibili e adatti alle attuali esigenze didattiche
- sostenibilità ambientale ed efficienza energetica dell’edificio scolastico, con l’impiego di materiali naturali e di energie rinnovabili, comfort degli ambienti che tenga conto della posizione, del soleggiamento, dell’esposizione, dell’acustica, dell’illuminazione naturale e artificiale, del comfort termico e del risparmio energetico
- elaborazione di una soluzione economicamente sostenibile.
La proposta progettuale sviluppa inoltre alcuni presupposti: individuazione di ambiti con funzioni specifiche secondo le richieste dell’amministrazione comunale, versatilità e condivisione di luoghi e ambienti, previsione di spazi a misura di studente,scelte architettoniche bio-climatiche, efficienza energetica, facilità di accesso e accessibilità per le persone disabili, comfort e sicurezza degli ambienti.
Il complesso scolastico proposto si articola su due livelli fuori terra per quanto riguarda la scuola primaria e su un unico piano terra per la scuola dell’infanzia. Non sono previsti piani seminterrati o interrati. Tutti i locali per le attività didattiche normali e specifiche della scuola primaria avranno un orientamento verso sud, così come le due sezioni dell’infanzia, con la possibilità di fruire di un ampio spazio giochi antistante. Sia i locali che gli spazi esterni saranno protetti con pensiline, porticati e frangisole. Il salone e il corridoio di distribuzione della scuola dell’infanzia si affacceranno su uno spazio aperto interno.
Gli spazi previsti per la scuola dell’infanzia sono: due nuclei costituiti ciascuno dall’aula per le attività ordinate a tavolino e le attività speciali, dal locale spogliatoio e dal locale servizi igienici; il salone per le attività libere e per i giochi collettivi; il locale per il riposo; un’aula aggiuntiva per le attività didattiche specifiche; il locale docenti con servizi igienici; lo spogliatoio per assistenti con servizi igienici; il deposito e la piccola lavanderia; l’infermeria; i servizi igienici adeguati per diversamente abili; un deposito per le attrezzature e un ripostiglio per il materiale per le pulizie. Gli spazi previsti al piano terra per la scuola primaria sono: l’atrio-ingresso, tre aule per attività didattiche normali (di cui una aggiuntiva rispetto al ciclo scolastico), un laboratorio multimediale-biblioteca, il locale per le attività integrative e parascolastiche (palestrina), lo spogliatoio per il personale con servizi igienici, i servizi igienici maschi-femmine e diversamente abili, un locale tecnico e un ripostiglio per il materiale utilizzato nelle pulizie. Al primo piano sono previsti: tre aule per attività didattiche normali, un laboratorio di informatica, un’aula insegnanti e archivio, l’infermeria, lo spogliatoio per il personale con servizi igienici, i servizi igienici e un vano tecnico. Gli spazi mensa-refettorio, comuni a tutte e due le scuole, sono previsti all’interno dello stesso blocco, collegato internamente e accessibile indipendentemente. Nel refettorio ci sarà la possibilità di diversificare gli arredi e gli orari di utilizzo. Il dimensionamento del refettorio prevede un unico turno di refezione alternato per tipo di scuola. Si prevedono anche separazioni che rendano fruibile a gruppi più ristretti il refettorio, aumentando il comfort acustico degli utenti e la flessibilità nell’utilizzo.
UN PROGETTO MODELLO PER IL FUTURO
Il progetto ha cercato di coniugare all’interno del nuovo plesso scolastico le esigenze dei due ordini scolastici, prevedendone la separazione e l’utilizzo esclusivo, con la possibilità di condividere l’utilizzo di alcuni locali. Tutte le tappe della progettazione di fattibilità si sono sviluppate con l’intento di contemperare le esigenze delle due scuole, nel rispetto del quadro normativo previsto per l’edilizia scolastica, del principio di buona gestione delle risorse pubbliche e delle esigenze dell’amministrazione comunale. Anche in questo caso la Direzione Azioni integrate con gli Enti locali ha concepito la progettazione come occasione per elaborare un modello e un esempio di edificio sostenibile per la collettività e per l’utenza. La forma del lotto a disposizione, derivante dallo studio complessivo dell’area PEC, la sua estensione, i vincoli ambientali e quelli normativi e le esigenze legate all’orientamento del fabbricato hanno determinato l’organizzazione planimetrica del lotto e degli spazi interni. Per raggiungere il plesso scolastico si dovrà prevedere un sistema organizzato di marciapiedi, che consentiranno ai pedoni provenienti dal centro del paese e dalla zona di recente espansione urbanistica di usufruire di percorsi sicuri.
Nell’ambito del PEC sono previsti due parcheggi, uno a sud e l’altro a nord, utilizzabili anche come area di carico e scarico per una sosta limitata agli orari di ingresso e uscita dalla scuola, che consentirebbe di interdire il traffico di fronte alla scuola. Dal parcheggio a nord è previsto l’accesso alle aree agricole. La struttura spaziale e volumetrica si percepisce esternamente come l’integrazione di un elemento a “L” articolato su due piani, che coincide con gli spazi della scuola primaria; un volume che si apre a raggiera e si sviluppa su un unico piano che ospita gli spazi della scuola dell’infanzia e i locali mensa-refettorio e un volume intermedio e centrale, con altezza intermedia e variabile, che contiene la sala per le attività collettive integrative e parascolastiche. La scuola dell’infanzia, le cui attività educative devono svolgersi a contatto con il terreno di gioco e di attività all’aperto, si sviluppa esclusivamente al piano terra, intorno a un giardinetto-spazio centrale scoperto interno, che verrà utilizzato per attività ludico-ricreative. L’ingresso, attraverso una bussola vetrata, conduce nel salone per le attività libere e l’atrio (l’agorà), che conduce con percorsi orizzontali a tutte le attività ordinate, alle attività pratiche, ai servizi igienici, al deposito, alla piccola lavanderia, al dormitorio e ai locali per il personale. Nelle due sezioni che costituiscono il luogo di riferimento e l’unità pedagogica, ognuna dotata di servizi igienici e locale spogliatoio con armadietti e sedute, trovano posto le attività ordinarie. La sezione potrà essere suddivisa con arredi o pareti mobili, per ottenere spazi dedicati. Le attività didattiche specifiche saranno svolte nello spazio dedicato e anche nel locale dormitorio, prevedendo lettini impilabili, armadi contenitori e sistemi mobili. Le attività ordinarie libere e specifiche potranno svolgersi in parte al chiuso e in parte all’aperto, poiché gli spazi saranno in stretta relazione con lo spazio esterno organizzato, prevedendo anche spazi coperti ma aperti, che svolgano il compito di mediazione tra l’aperto e il chiuso. A disposizione dell’infanzia ci sarà un cortiletto interno maggiormente riparato dal vento e dai rumori esterni, in cui si potranno creare zone-gioco e ricreative.
La scuola primaria, organizzata in due cicli didattici, prevede che tutte le aule del primo ciclo siano localizzate al piano terra a diretto contatto con lo spazio all’aperto. L’ingresso attraverso una bussola vetrata si apre su un ampio atrio che conduce orizzontalmente e verticalmente tramite la scala e l’ascensore ai vari spazi. Una seconda scala di sicurezza è prevista come avancorpo sul lato nord. Nella stecca a nord sono collocate le aule per le attività normali e per i laboratori-biblioteca, con affaccio a sud su di un porticato che funge da percorso coperto e da ombreggiamento, integrato con elementi frangisole orizzontali interposti fra i sostegni verticali. L’ampia scelta di materiali, che spaziano dall’alluminio al legno di varie specie, la ricca gamma cromatica e le diverse forme di profilatura delle pale consentiranno la massima personalizzazione architettonica, favorendo l’integrazione ottimale dei frangisole con la facciata dell’edificio. Le attività interciclo si potranno svolgere in relazione alla dislocazione di piano dell’aula ordinaria o rispetto all’attività specifica, eventualmente prevedendo pareti mobili per creare zone diversificate. La sala-insegnanti si trova al primo piano con un piccolo archivio. Su entrambi i piani sono previsti servizi igienici per gli alunni e per il personale. Il locale per le attività integrative e parascolastiche, una piccola “palestrina” attrezzata per l’attività ginnica della scuola primaria, occupa il volume centrale, con una copertura a doppia curvatura ad altezza variabile. Potrà essere utilizzato anche come teatrino per le recite scolastiche o piccoli spettacoli. Lo spazio è collegato con entrambe le scuole da un corridoio vetrato ed è dotato di due depositi per il ricovero delle attrezzature. Gli spazi mensa-refettorio, comuni alle due scuole, avranno accessi interni indipendenti e organizzati in base alle esigenze. Avranno anche un ingresso esterno esclusivo a servizio del personale addetto. I locali annessi prevedono, oltre alla mensa, una cucina per la preparazione o porzionamento, un deposito-dispensa e il locale spogliatoio con i servizi igienici per il personale. La posizione dei locali mensa consentirà facilmente il servizio di approvvigionamento dei pasti e delle derrate dall’accesso carraio principale.
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È un vero e proprio progetto pilota il documento di fattibilità delle alternative progettuali (è questa la definizione ufficiale dell’elaborato, prevista dall’articolo 23 del Codice dei contratti) che i tecnici della Direzione Azioni integrate con gli Enti locali della Città Metropolitana di Torino hanno stilato per garantire una nuova sede alla squadra AIB di Caprie.Il Comune ha richiesto nel 2018 l’intervento dei tecnici della Città Metropolitana per ovviare all’inadeguatezza dell’attuale sede provvisoria dei volontari impegnati nella previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi, che operano a pieno titolo nel quadro della protezione civile regionale. La Direzione Azioni integrate con gli Enti locali ha elaborato due soluzioni, che comportano costi e complessità di realizzazione diverse. Indipendentemente dalla scelta del Comune di realizzare l’una o l’altra soluzione, l’impostazione progettuale adottata può fare scuola in altre realtà locali.
Il Sindaco di Caprie ha chiesto ai tecnici della Città Metropolitana di prendere in considerazione due lotti di proprietà pubblica, già destinati a servizi e individuati come compatibili con l’edificazione della sede dei volontari AIB. L’amministrazione locale ha individuato tra le priorità la disponibilità di spogliatoi per gli addetti, di spazi operativi, di una sala riunioni, di un’autorimessa per i mezzi in dotazione, di spazi ad uso occasionale per i volontari in caso di turni prolungati o per piccoli gruppi di sfollati e infine di un piccolo refettorio dotato di frigorifero, angolo cottura e tavolo con sedie e 2-3 letti a castello.
Il lotto denominato “Armona” è un piccolo appezzamento di terreno destinato a servizi, in un’area periferica. La localizzazione consentirebbe un intervento immediato, essendo il terreno già di proprietà comunale e ben collegato al resto del territorio comunale grazie alla viabilità esistente. Il lotto “Municipio” è invece un’area verde del capoluogo, immediatamente al di fuori del centro storico ma adiacente alla sede del Comune.
Il carattere sperimentale della progettazione completata dai tecnici della Direzione Azioni integrate con gli Enti locali deriva dallo sforzo compiuto per garantire in entrambe le soluzioni e in entrambe le ubicazioni tutti gli spazi e le funzioni richieste, anche in un lotto edificabile di piccole dimensioni.
È stata data priorità alle funzioni indispensabili e non “comprimibili”, cioè l’autorimessa-spazio officina e gli spogliatoi, che devono essere piuttosto ampi, perché ogni volontario ha in dotazione una divisa antincendio con dispositivi di protezione individuale che sono numerati e soggetti a revisione e sostituzione periodica. Ogni volontario deve avere a disposizione un armadietto personale di adeguate dimensioni, in cui custodire il materiale. Occorrono tanti armadietti quanti sono i volontari, anche se le squadre operative sono composte da un numero ben più esiguo di persone.
L’autorimessa deve garantire il ricovero e la possibilità di effettuare la manutenzione su mezzi piuttosto ingombranti. La necessità di ridurre l’ingombro complessivo del fabbricato ha indotto i progettisti a ipotizzare per tutte le altre funzioni una sala polivalente, attrezzata con un sistema di arredi a scomparsa, utilizzabili in diversi momenti. A seconda delle esigenze, la sala può ospitare le riunioni plenarie dell’associazione, diventare uno spazio operativo, un locale per il riposo o un piccolo refettorio. L’autorimessa e la sede vera e propria degli AIB sono stati concepiti come fabbricati distinti fisicamente e strutturalmente, sia per garantire adeguate prestazioni in termini antisismici e antincendio, sia per consentirne la realizzazione in lotti funzionali distinti, compatibilmente con le risorse economiche a disposizione.
I due corpi di fabbricati studiati per adattarsi al piccolo lotto Armona possono essere agevolmente collocati anche nel lotto Municipio, con un semplice ribaltamento della posizione planimetrica. Il progetto pilota consiste quindi in un’unità minima, in grado di soddisfare le esigenze di spazio dei gruppi AIB dei piccoli Comuni senza spreco di risorse, teoricamente adattabile a diversi lotti edificabili, semplicemente collocando diversamente sul lotto i due corpi di fabbrica. Per ottimizzare la riproducibilità in serie sarebbe opportuna un’ulteriore semplificazione della planimetria, che presenta alcune irregolarità rese necessarie dalla specificità del lotto Armona ma che si presta a essere rettificata.
In entrambe le ipotesi di progetto lo schema planimetrico è stato studiato per essere compatibile con uno schema strutturale modulare, in grado di abbattere tempi e costi di realizzazione e possibilmente compatibile con le tecniche di prefabbricazione. È una soluzione rapida ed economica, che rispetta i criteri ambientali minimi fissati da un Decreto ministeriale dell’ottobre 2017, in particolare per quanto riguarda la possibilità di smontare la struttura e gestirne la fine della vita tecnica.
La soluzione A studiata dai tecnici della Città metropolitana prevede una spesa di 465.700 Euro ed è basata sulla tecnologia X-LAM o CLT, che prevede l’utilizzo di pannelli strutturali autoportanti in legno multistrato a strati incrociati incollati di grandi dimensioni. Si tratta di pannelli con ottime caratteristiche strutturali che, a seconda della qualità, possono essere lasciati a vista o abbinati a un cappotto termico e di finitura. Tali pannelli vengono pre-dimensionati, tagliati in laboratorio e consegnati in cantiere già pronti per il montaggio. La tecnologia ha ottime prestazioni antisismiche e antincendio, buone prestazioni energetiche, un comfort abitativo accettabile e una buona sostenibilità ambientale.
Nella soluzione B, che costerebbe 378.600 Euro, la prefabbricazione è basata sull’utilizzo di una struttura portante in acciaio zincato, con la copertura e le pareti perimetrali costituite da pannelli modulari formati da un sandwich di lamiere preverniciate coibentate. Gli impianti sono realizzati con tubazioni in polipropilene a saldare, fissate a vista nelle pareti interne del prefabbricato. Anche questa tecnologia prevede una completa ingegnerizzazione e realizzazione delle componenti in fabbrica, per velocizzare e semplificare l’assemblaggio a secco in cantiere.
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La caserma che ospita la Tenenza dei Carabinieri a Nichelino, realizzata a metà degli anni ‘80 e inaugurata nel 1988, necessita di importanti lavori di manutenzione, di adeguamento alle normative sugli edifici pubblici e ampliamento degli spazi operativi. Il Comune di Nichelino, proprietario del fabbricato, ha fatto fronte alle esigenze dell’Arma dei Carabinieri avvalendosi del Servizio Assistenza Tecnica agli Enti locali della Città Metropolitana di Torino per la progettazione di fattibilità tecnica ed economica.A suo tempo il Commissario straordinario pro tempore dell’amministrazione comunale ha approvato il progetto di fattibilità e lo ha inoltrato al Comando Generale dell’Arma, per il parere sulla conformità igienico-sanitaria e su quella relativa alla sicurezza dei luoghi di lavoro. Acquisito il parere favorevole dei Carabinieri, il Comune di Nichelino ha chiesto alla Città Metropolitana di procedere alla seconda fase della progettazione e alla successiva direzione dei lavori. La procedura è stata autorizzata con un Decreto del Vicesindaco metropolitano a fine 2017.
La ristrutturazione è stata finanziata nell’ambito del Programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e sicurezza delle periferie. La progettazione definitiva ed esecutiva, architettonica e strutturale, è stata ultimata nel settembre 2018 dal servizio Assistenza Tecnica, che dal 1° gennaio scorso ha assunto la denominazione diDirezione Azioni Integrate con gli Enti locali. I tecnici della Città Metropolitana hanno coordinato e integrato i contributi dei professionisti esterni incaricati di presentare la documentazione al servizio Opere Pubbliche della Regione Piemonte, il quale aveva chiesto al Comune una verifica sulla vulnerabilità sismica dell’intero edificio e non solo delle parti da ristrutturare.
Gli interventi di ristrutturazione riguarderanno sia il pian terreno che il piano rialzato e l’area verde esterna, distribuendosi su tre ambiti e tipologie di intervento:
- l’adeguamento funzionale e la manutenzione della zona operativa al piano rialzato
- l’ampliamento e il cambio di destinazione d’uso dell’autorimessa, che diventerà una zona operativa con ulteriori uffici e locali logistici
- la costruzione di una tettoia esterna per il ricovero degli automezzi.
L’importo dei lavori che verranno appaltati del Comune di Nichelino è di 462.520 Euro.
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Dal 2017 la Città Metropolitana di Torino è capofila del progetto P.A.S.Ca.L.-Percorsi partecipati scuola-casa-lavoro, finanziato dal Ministero dell’Ambiente nell’ambito del Programma sperimentale nazionale di mobilità sostenibile casa-scuola e casa-lavoro. P.A.S.Ca.L. è cofinanziato dallo Stato e dai 16 Comuni partner, tra cui Mombello di Torino. Il Direttore dell’Area territorio, trasporti e protezione civile della Città metropolitana ha richiesto il supporto della Direzione Azioni integrate con gli Enti locali al Comune di Mombello per la progettazione della sistemazione di alcune strade bianche da utilizzare come ciclovie. La Direzione Azioni integrate ha trasmesso al Sindaco di Mombello una relazione, che contiene una serie di valutazioni tecniche ed economiche sulla fattibilità del progetto, coerenti con la scheda di candidatura presentata dal Comune al Ministero per ottenere il cofinanziamento. La spesa prevista è di35.000 Euro.Il sentiero Bausone, uno dei tre percorsi che dovrebbero diventare ciclovie, presenta una elevata criticità nell’attraversamento della Strada Provinciale diramazione 1, nota localmente come strada del Procco-Borgo Crocera. Il Comune di Mombello di Torino ha richiesto ai tecnici della Città Metropolitana un approfondimento progettuale per mettere in sicurezza l’attraversamento, anche perché, in prossimità dell’incrocio tra il sentiero Bausone e la strada provinciale, è presente una fermata d’autobus del trasporto pubblico locale. La Direzione Azioni integrate ha quindi preparato il progetto di fattibilità tecnico-economica di un nuovo attraversamento pedonale sulla provinciale 119 al km 6+400, che il Comune potrà realizzare con fondi propri e con parte del contributo ministeriale. L’importo stimato dei lavori è di 35.500 Euro. La realizzazione dei tre percorsi ciclabili compresi nel progetto P.A.S.Ca.L.e la razionalizzazione dell’incrocio sulla Orovinciale 119 consentiranno al Comune di Mombello di promuovere concretamente la mobilità sostenibile.
PROGETTO P.A.S.CA.L.: COS’È E COME FUNZIONA
P.A.S.Ca.L. è un progetto di mobilità sostenibile lanciato dalla Città Metropolitana di Torino in partenariato con 16 Comuni: Almese, Avigliana, Beinasco, Borgofranco d’Ivrea, Caprie, Carmagnola, Chieri, Chivasso, Ivrea, Mombello di Torino, Moncalieri, Pecetto Torinese, Pinerolo, Pino Torinese, Piossasco, Pralormo. Può contare su un finanziamento complessivo di 2.584.688 Euro, di cui 1 milione da cofinanziamento statale e il rimanente dai contributi dei diversi soggetti attuatori. La Città Metropolitana di Torino, oltre che capofila di progetto, è soggetto attuatore del sottoprogetto “Citymetromob”. L’ambizione di P.A.S.Ca.L. è di incidere sulle abitudini di almeno il 7% della popolazione delle aree interessate e del 20% degli utenti dei poli universitari e aziendali coinvolti, portando oltre 20.000 persone a scegliere modalità di spostamento più sostenibili rispetto al veicolo privato.
Il progetto complessivo P.A.S.Ca.L. si sviluppa su tre assi portanti:
- realizzazione di programmi di formazione, educazione, e progettazione partecipata; formazione di mobility manager scolastici e aziendali; programmi educativi in almeno 40 scuole e disseminazione sul territorio delle esperienze-pilota dei Piani di mobilità scolastica sostenibile;
- realizzazione, da parte di tutti i soggetti attuatori, di servizi e/o infrastrutture di mobilità collettiva e/o condivisa: pedibus, messa in sicurezza di percorsi pedonali; realizzazione di piste o percorsi ciclabili-ciclovie nei Comuni di Almese, Avigliana, Caprie, Chieri, Chivasso, Mombello di Torino, Pinerolo; estensione del bike sharing e sperimentazione delle biciclette a pedalata assistita in diversi Comuni; avvio del car sharing a Carmagnola; estensione del trasporto a chiamata Mebus della Collina Chierese fino a Mombello di Torino; sperimentazione dei buoni-mobilità con sconti per l’acquisto di beni, sconti per il trasporto pubblico locale per almeno due istituti scolastici, riconoscimento ai dipendenti di aziende/enti del territorio coinvolto di incentivazioni economiche accessorie allo stipendio proporzionate ai km percorsi;
- nell’ambito del sottoprogetto Citymetromob: sperimentazione del car pooling aziendale e scolastico, implementazione di strumenti di mobility management aziendale e di area più efficienti ed efficaci rispetto a quelli già in uso, dialoganti con le centrali della mobilità della Regione Piemonte e della Città di Torino; istituzione di una piattaforma pubblica per la mobilità condivisa avviando la sperimentazione di un servizio di “mobility as a service”; comunicazione interna, esterna e rivolta ai diversi target di progetto; monitoraggio delle azioni e del processo.
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Assistenza ai Comuni
All’inizio del mese di febbraio il Comune di Nichelino ha presentato alla Direzione Azioni integrate con gli Enti locali della Città Metropolitana di Torino una richiesta di assistenza tecnica per la redazione del progetto di fattibilità di una Casa delle Associazioni che l’amministrazione comunale intende realizzare nel quartiere San Quirico. Una volta realizzata, la nuova struttura sarà messa a disposizione di alcune delle associazioni di volontariato e culturali presenti sul territorio nichelinese. Il documento di fattibilità delle alternative progettuali è stato studiato e sviluppato in poco più di due mesi. Il nuovo Codice dei contratti lo prevede come primo passo per la valutazione e la programmazione delle opere pubbliche più impegnative. Lo scopo di un livello di progettazione che è ancora embrionale è infatti l’analisi e la discussione di più soluzioni alternative, per poter individuare quella che presenta il miglior rapporto tra costi e benefici per la collettività, in relazione alle esigenze da soddisfare e alle prestazioni da fornire. Il documento di fattibilità consente all’amministrazione comunale di inserire lo stanziamento dei fondi necessari nel Programma triennale dei lavori pubblici. L’esigenza primaria del Comune di Nichelino è quella di rilocalizzare le otto associazioni attualmente ospitate nel centro di via Damiano Chiesa, un fabbricato realizzato all’inizio degli anni ‘70, che dovrà essere smantellato a causa della presenza di amianto. Il nuovo fabbricato dovrà garantire lo stesso numero di sale presenti nella sede attuale, oltre a un locale polivalente agevolmente fruibile. Per ampliare l’offerta di attività praticabili nella nuova sede, il Comune ha chiesto ai progettisti della Città Metropolitana di prevedere un auditorium per convegni con una capienza di 150-200 posti, una cucina annessa al locale polivalente con la possibilità di preparare pasti in occasione di feste e uno spazio da adibire a deposito. L’alternativa progettuale A è sufficiente a sostituire il centro in via di demolizione con l’aggiunta degli spazi aperti al pubblico e costituisce l’intervento “minimo” prevedibile da parte dell’amministrazione di Nichelino. Vi è poi un’ipotesi B, che prevede la possibilità di soddisfare le esigenze di spazio di altre associazioni attualmente prive di una sede adeguata, portando a venti il numero delle sale concesse. In entrambe le ipotesi progettuali il nucleo di sale e spazi aperti ai cittadini costituisce il lotto principale dell’intervento, denominato Lotto I, che include tutte le sistemazioni esterne delle aree di pertinenza: aree di sosta, percorsi viari, pavimentazione della corte interna, aree verdi. Il progetto prevede nel Lotto II una foresteria con 8-10 camere e annessa club-house. La differenza tra l’ipotesi A e l’ipotesi B risiede nella localizzazione sul lotto. L’ipotesi A è più compatta dal punto di vista della planimetria e prevede una spesa di 3.564.152,23 Euro. L’ipotesi B è più completa ed economicamente impegnativa, perché prevede uno stanziamento di 4.644.860,92 Euro.L’area individuata dall’amministrazione comunale nichelinese per la realizzazione dell’intervento è un ampio isolato in zona San Quirico, sul sedime dell’omonima cascina e sul terreno di pertinenza, attualmente di proprietà comunale. I fabbricati della Cascina San Quirico sono assai datati, in stato di abbandono e in pessime condizioni di conservazione, tanto da risultare irrecuperabili e da costituire un pericolo per la pubblica incolumità. La demolizione decisa dal Comune è già stata eseguita in parte ed è in programma per la parte restante. Ai progettisti della direzione Azioni integrate con gli Enti locali è stato richiesto di impostare il progetto di fattibilità sulla falsariga dell’impianto generale della vecchia cascina, per mantenerne la memoria e l’impronta, valorizzando anche il tracciato storico della via San Quirico, che definisce il limite settentrionale del lotto e che con il suo andamento irregolare è ancora oggi riconoscibile a tratti nel tessuto urbano di Nichelino. I corpi di fabbrica preesistenti, di diverse proporzioni e altezze in quanto aggiunti in fasi successive, occupavano la porzione settentrionale del lotto, con un impianto approssimativamente “a L” che definiva una corte interna. La porzione meridionale del lotto consiste invece in un giardino o orto, cinto da un muro di pietra anch’esso di vecchia costruzione.
Il progetto approntato dalla direzione Azioni integrate con gli Enti locali rispecchia pienamente l’impianto storico, valorizzando la corte interna come fulcro principale dell’attività, il tracciato altomedievale della via San Quirico con la piccola chiesa omonima e soprattutto l’ampio giardino a sud del lotto, un vero polmone verde nell’area residenziale, protetto dal suo muro di cinta in pietra. Le tecniche e i materiali prescelti sono dichiaratamente contemporanei: lo schema planimetrico è stato studiato per essere compatibile con una struttura in X-LAM, una tecnologia di prefabbricazione basata sull’impiego di grandi pannelli in legno a strati incrociati incollati, che concilia rapidità di esecuzione e sostenibilità ambientale, oltre ad avere ottime prestazioni in termini di sicurezza antisismica, prevenzione incendi, prestazioni energetiche e comfort abitativo.
La veste architettonica nasce proprio dall’incontro tra gli elementi caratterizzanti delle vecchie cascine piemontesi e l’uso di materiali e tecniche contemporanei. Il filo conduttore è l’uso di lamelle in legno per la realizzazione di velette frangisole, dei parapetti di balconi e terrazzi e persiane scorrevoli, dando un’immagine unitaria pur nella diversa caratterizzazione delle porzioni del fabbricato.
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