Tutela fauna e flora
Nei prossimi giorni, condizioni meteo permettendo, a Lanzo si procederà allo svuotamento di un tratto di un canale (della lunghezza di circa 10 km) utilizzato per il trasporto di acqua ad uso irriguo, prelevata sulla riva sinistra dal torrente Stura. Durante il percorso il canale alimenta quattro centraline per la produzione di energia elettrica. Il tratto interessato dallo svuotamento e dalle operazioni per la pulizia e la manutenzione dell'alveo inizia a Lanzo e attraversa i territori di alcuni Comuni a valle: Balangero, Mathi, Villanova, Nole e Ciriè. Si renderà necessario il recupero di tutti i pesci presenti nel corso d’acqua artificiale con l’utilizzo di elettrostorditori. L’operazione è stata programmata per venerdì 2 e sabato 3 ottobre e sarà effettuata dagli agenti faunistico-ambientali del Servizio Tutela della Fauna e della Flora della Città Metropolitana di Torino, in collaborazione con l'Associazione Tutela della Stura di Lanzo e con numerosi pescatori volontari.“La cattura tramite elettrostorditore garantisce la migliore tutela per la salute degli animali. – precisa Gemma Amprino, Consigliera metropolitana delegata alla Tutela della fauna e della Flora - Negli anni nel corso di operazioni simili si è riscontrata una mortalità che non supera l'1%. I pesci, trasportati tramite vasche munite di ossigenatori, verranno liberati immediatamente nei torrenti Stura e Malone e nei loro affluenti”.
Vista l'assenza di predatori nel corso d’acqua, il canale viene utilizzato dal Consiglio "Valli di Lanzo" come “nursery” per l'accrescimento degli avannotti prodotti nell’incubatoio ittico locale. Come ogni anno, l’immissione degli avannotti nel canale è avvenuta nel mese di maggio ed, ora, dopo cinque mesi, è possibile catturare e spostare i pesci senza arrecare loro danni.
IL RUOLO DELLA CITTÀ METROPOLITANA PER LA TUTELA DELLA FAUNA ITTICA
Una produzione di oltre due milioni di avannotti di Trota Fario, Trota Marmorata e Luccio, che vengono immessi in primavera nei corsi d’acqua da cui, nell’anno precedente, erano stati prelevati i riproduttori idonei alla fecondazione artificiale. Sono numeri importanti quelli che sintetizzano l’attività svolta ogni anno nei tredici Incubatoi ittici che la Città Metropolitana di Torino gestisce, con la preziosa collaborazione delle associazioni locali dei pescatori, per salvaguardare la biodiversità delle popolazioni ittiche, tutelare le specie autoctone, evitare incroci impropri ed ovviare alla perdita di esemplari derivante dal deterioramento ambientale di alcuni corsi d'acqua.
Il sistema degli Incubatoi di valle è stato costituito a partire dalla metà degli anni ’80 ed è stato successivamente esteso alla pianura, al fine di potenziare alcune specie ittiche autoctone appartenenti alle famiglie dei Salmonidi (la Trota Marmorata), dei Timallidi (il Temolo) e degli Esocidi (il Luccio). Tali specie sono tipiche del bacino padano e negli ultimi anni sono andate incontro ad un processo di riduzione dell’areale di distribuzione, a cui si può ovviare con le operazioni di ripopolamento.
“La gestione degli incubatoi, - sottolinea la Consigliera metropolitana Gemma Amprino - sarebbe impensabile senza il volontariato organizzato nelle associazioni, che, in molti casi, si sono costituite proprio per avviare l’attività delle strutture di proprietà dell’allora Provincia (oggi Città Metropolitana), formalizzando in accordi scritti la collaborazione con l’Ente di area vasta per la produzione di materiale ittico da ripopolamento e le operazioni di tutela degli ecosistemi acquatici e gestione della fauna ittica”. Oltre a curare la cattura dei riproduttori, la fecondazione artificiale delle uova, la loro schiusa e il successivo svezzamento degli avannotti sino a 4-5 centimetri di lunghezza, i pescatori riuniti nelle associazioni recuperano i pesci di fiumi e torrenti nei casi in cui si verifichi un loro temporaneo prosciugamento. La collaborazione tra la Città Metropolitana e le associazioni piscatorie è regolata dalla Legge Regionale 37 del 2006 e dalle Linee di indirizzo per la tutela e gestione degli ecosistemi acquatici e l’esercizio della pesca, approvate dal Consiglio Provinciale il 21 febbraio 2012. Tali linee di indirizzo fissano la ripartizione del reticolo idrico provinciale in bacini gestionali, stabiliscono la zonazione ittica e la classificazione delle acque per la pesca, dettano le soluzioni tecniche per il potenziamento della fauna ittica, la gestione dell’attività della pesca e la tutela degli habitat acquatici.
LE ASSOCIAZIONI CHE COLLABORANO CON LA CITTA’ METROPOLITANA PER LA GESTIONE DEGLI INCUBATOI ITTICI:
- Incubatoio di Ceres: Associazione Sportiva Dilettantistica Tutela della Stura di Lanzo
- Incubatoio di Locana: Associazione Pescatori Riuniti dell’Alta Valle Orco
- Incubatoio di Luserna San Giovanni: Associazione per la tutela degli ambienti acquatici e dell’ittiofauna
- Incubatoi di Mattie e Oulx: Associazione Pescatori Valsusa
- Incubatoi di Perosa Argentina e Perrero: Associazione Pescatori Val Chisone e Germanasca
- Incubatoio di Porte: Associazione Pescatori Riuniti della Bassa Val Chisone e Lemina
- Incubatoio di Pont Canavese: Associazione Pescatori e Comuni Riuniti in Consiglio di
Valle Medio e Basso Torrente Orco
- Incubatoio di Quagliuzzo: Associazione Pescatori Bassa Val Chiusella
- Incubatoio di Trana: Associazione Sportiva Dilettantistica Sportiva Pescatori Consiglio di Valle della Val Sangone
- Incubatoio di Traversella: Gruppo Pescatori Sportivi Alta Val Chiusella
- Incubatoio di Carmagnola: Associazione Pescatori Carmagnolesi
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Tutela fauna e flora
Le piogge dei giorni scorsi agevolano la crescita dei funghi e invogliano i cercatori professionisti e dilettanti a recarsi nei boschi per approfittare di una delle tante meraviglie della natura. La raccolta dei funghi è regolata da una serie di norme dettate dalla Legge regionale 24 del 17 dicembre 2007, dalla Legge Regionale 7 dell'8 settembre 2014 e dalla Delibera 27-431 adottata dalla Giunta Regionale il 13 ottobre 2014.Agli agenti faunistico-ambientali del Servizio Tutela Fauna e Flora della Città Metropolitana di Torino spettano i controlli sul rispetto della normativa. Da un mese a questa parte l'attività si è fatta particolarmente intensa. Ad esempio, già nella seconda decade di agosto nel comune di Salza di Pinerolo, in alta Val Germanasca, per via delle abbondanti piogge cadute nel periodo di Ferragosto, si è avuta un'eccezionale crescita di funghi, che ha richiamato centinaia di cercatori provenienti da tutto il Piemonte. Gli agenti faunistico-ambientali del Servizio Tutela Fauna e Flora della Città Metropolitana si sono attivati per i controlli, in collaborazione con le associazioni ARCIPESCA-FISA e FIDC-Federazione Italiana della Caccia, le quali hanno operato sotto il coordinamento del Servizio e hanno anche messo a disposizione i loro automezzi in alcune occasioni. Sono state controllate 176 persone, per verificare che fossero in possesso del titolo per la raccolta funghi: 24 cercatori sono stati sanzionati perché non in possesso del titolo, due per l'uso di sacchetti in plastica, uno perché aveva raccolto una quantità di funghi superiore al consentito, due per essere transitati con mezzi motorizzati su piste forestali interdette alle auto e alle moto, due per aver parcheggiato mezzi motorizzati sui prati.
"I nostri agenti ed i volontari non si limitano però a constatare violazioni e a comminare sanzioni.- precisa Gemma Amprino, Consigliera metropolitana delegata all'ambiente, alla montagna e alla tutela della fauna e della flora - Viene anche distribuito materiale informativo che spiega nel dettaglio le norme per la raccolta dei funghi e le modalità per dotarsi del titolo di raccolta". La Consigliera Amprino ricorda inoltre che "i cercatori di funghi che svolgono la loro attività in modo corretto e rispettando le normativa sono le sentinelle e i custodi di un prodotto naturale che ha un forte significato ambientale: solo un bosco sano produce buoni e abbondanti funghi; il che presuppone una cura del territorio che solo un adeguato presidio umano può garantire".
Cosa dice la nuova normativa regionale
Con l'approvazione della Legge Regionale 7 dell'8 settembre 2014, in Piemonte l'autorizzazione alla raccolta dei funghi epigei spontanei è sostituita dal nuovo titolo, costituito dalla ricevuta di versamento del contributo per la raccolta. ll titolo non deve essere corredato dall'imposta di bollo e continua ad avere validità per l'intero territorio regionale. La raccolta di alcune specie, indicate all'articolo 3 comma 1bis della Legge Regionale 24 del 2007, non necessita del possesso del titolo. Per rafforzare la tutela delle aree a vocazione fungina e consentire un utilizzo efficiente delle risorse derivanti dal contributo, la Legge Regionale 7 del 2014 ha rivisto l'elenco degli Enti legittimati a riscuotere e introitare i proventi dei contributi: gli Enti regionali di gestione delle aree protette, le Unioni Montane di Comuni e in via transitoria le Comunità Montane sino alla loro formale soppressione, le forme associative dei Comuni collinari. I singoli Comuni non sono più legittimati alla riscossione e all'introito dei contributi. Alla Giunta Regionale spetta il compito di definire l'importo, le modalità di versamento, le condizioni di efficacia e la durata del titolo.
Il titolo annuale con validità su tutto il territorio regionale costa 30 Euro. E' possibile versare da subito anche due o tre annualità, anticipando così eventuali aumenti futuri. I soggetti abilitati possono rilasciare titoli per la raccolta funghi epigei spontanei giornalieri o settimanali, validi sull'intero territorio regionale. Il regime di raccolta dei funghi legato ai titoli settimanali e giornalieri è il medesimo previsto per quelli annuali. L'unica differenza è rappresentata dalla durata e dal costo del titolo, che è stato stabilito attualmente dalla Regione Piemonte in 10 Euro per il settimanale e 5 Euro per il giornaliero.
Tutti i dettagli sulla normativa sono pubblicati nel portale Internet della Regione Piemonte alla pagina http://www.regione.piemonte.it/ambiente/tutela_amb/funghi.htm
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Nel tardo pomeriggio di ieri gli agenti del Servizio Tutela Fauna e Flora della Città Metropolitana di Torino hanno recuperato la carcassa di una femmina di Lupo, gravida e del peso di 24 Kg. Il recupero è avvenuto in località Bivio Sagnalonga nel territorio del Comune di Cesana Torinese, in prossimità del Km 90+600 della Strada Statale 24 del Monginevro. La probabile causa della morte dell'animale è l'investimento da parte di un autoveicolo. Stamani la carcassa è stata conferita presso la Facoltà di Medicina Veterinaria dell'Università di Torino a Grugliasco, a disposizione del professor Ezio Ferroglio per l'autopsia e gli accertamenti del caso.- Dettagli
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Alle 0,30 della notte scorsa gli agenti faunistico-ambientali del Servizio Tutela Fauna e della Flora della Città Metropolitana di Torino hanno ricevuto una telefonata da un automobilista di passaggio, che riferiva di un canide investito da un veicolo lungo la strada statale 24 al km 84,500 presso il bivio per la frazione Desertes di Cesana Torinese.
Giunto sul posto, il brigadiere del Servizio Tutela Fauna e della Flora della Città Metropolitana responsabile della vigilanza faunistico-ambientale, si è reso conto che l'animale, purtroppo morto a causa dell'impatto, era un esemplare maschio di Lupo (Canis lupus) di circa 4-5 anni di età del considerevole peso di 41 kg.
In mattinata l'esemplare è stato trasportato a Grugliasco, presso la Facoltà di Medicina Veterinaria dell'Università di Torino per l'effettuazione di un esame autoptico.
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Tutela fauna e flora
Nel pomeriggio di sabato 7 febbraio gli agenti faunistico-venatori del Servizio di Tutela della Fauna e della Flora della Città Metropolitana di Torino hanno recuperato una giovane femmina di Lupo, che era in difficoltà, a seguito di un probabile impatto con un autoveicolo. Il recupero è avvenuto nella scarpata della Strada Regionale 23 del Sestriere, in prossimità del bivio per la borgata Laux del Comune di Usseaux. L'animale si presentava in stato di denutrizione e aveva una lacerazione alla zampa anteriore destra.
L'intervento è avvenuto intorno alle 16, a seguito della segnalazione di un automobilista di passaggio, il quale, tramite il numero telefonico di emergenza 118, ha contattato il Servizio di Tutela della Fauna e della Flora. Al recupero dell'animale ha collaborato il personale di vigilanza dell'azienda faunistico-venatoria dell'Albergian..
A recupero avvenuto, è stata segnalata la presenza di un secondo Lupo, che si aggirava nell'abitato di Pragelato. Giunti sul posto, gli agenti faunistico-venatori della Città Metropolitana hanno constatato la presenza dell'animale nella pertinenza recintata di un condominio di via Colle di Costa Piana 1. Apparentemente l'animale non presentava ferite e si era posizionato tranquillamente davanti alla porta di ingresso dello stabile. Il personale Servizio di Tutela della Fauna e della Flora della Città Metropolitana di Torino ha provveduto ad allontanare il Lupo fuori dal centro abitato.
Intanto, per stabilire il trattamento da riservare alla femmina di Lupo recuperata ad Usseaux, è stato contattato il professor Giuseppe Quaranta del CANC, il Centro Animali Non Convenzionali di Grugliasco, che è convenzionato con la Città Metropolitana di Torino. E' stato concordato il trasporto dell'animale ferito presso l'ospedale della Facoltà di Medicina Veterinaria dell'Università di Torino, dove si trova attualmente ricoverato in condizioni non gravi.
Nella mattinata di domenica 8 febbraio il brigadiere del Servizio di Tutela della Fauna e della Flora della Città Metropolitana competente per territorio ha segnalato ufficialmente quanto accaduto al Sindaco di Pragelato e ai comandanti delle locali stazioni dei Carabinieri e del Corpo Forestale dello Stato.
Nella stessa mattinata è giunta una nuova segnalazione della presenza di un Lupo in frazione Rivets di Pragelato, lungo la Strada Regionale 23. L'animale si era rifugiato sul pianerottolo esterno della scalinata di un'abitazione. Il brigadiere del Servizio di Tutela della Fauna e della Flora della Città Metropolitana, gli Agenti del Corpo Forestale dello Stato, il personale di vigilanza dell'azienda faunistico-venatoria dell'Albergian, i guadiaparco del Parco Alpi Cozie, il veterinario dell'ASL 3 e il professor Quaranta sono riusciti, dopo notevoli sforzi, ad allontanare il Lupo dal centro abitato. L'animale è stato indirizzato nei boschi adiacenti ed ha fatto perdere le proprie tracce.
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Tutela fauna e flora
Nei primi giorni del 2015 la collaborazione tra le guardie venatorie-ambientali della LAC (Lega per l'Abolizione della Caccia), il Servizio pianificazione e gestione rete ecologica, aree protette e vigilanza ambientale e le Guardie Ecologiche Volontarie della Città Metropolitana di Torino ha consentito una efficace azione di contrasto all'attività fuoristradistica non consentita nei boschi delle valli pinerolesi. L'operazione è stata possibile anche e soprattutto grazie alle segnalazioni pervenute da privati cittadini.
Sabato 10 gennaio, durante un servizio congiunto, una pattuglia dei due corpi di vigilanza ambientale ha individuato un gruppo di otto motociclisti in località Montagnetta, a monte della Rocca Vautero, nel territorio del Comune di Pinerolo. I motociclisti sono stati fermati e sottoposti agli accertamenti di legge, perché percorrevano i sentieri che si diramano nei boschi. L'operazione si è conclusa con l'applicazione delle sanzioni amministrative previste dalla Legge regionale 32 del 1982, che, all'articolo 11, vieta l'attività fuoristradistica su tutto il territorio regionale. Il divieto è esteso anche ai sentieri di montagna, alle mulattiere, alle piste e strade forestali che sono segnalate ai sensi della Legge regionale 27 del 1981. Per cinque motociclisti la sanzione è stata raddoppiata, in quanto le loro moto risultavano essere prive di targhe.
L'attività fuoristradistica è vietata in quanto può essere gravemente dannosa per l'ambiente naturale, a causa del disturbo arrecato alla fauna selvatica e agli escursionisti che desiderano praticare attività sportiva nei boschi, ma anche dei possibili danni alla flora e all'ambiente nel suo insieme. I trasgressori sono puniti con la sanzione amministrativa da 56 a 340 Euro, maggiorata nei casi in cui il mezzo motorizzato non risulti regolarmente immatricolato, sia privo di targa, sia privo di assicurazione o di libretto di circolazione, sia impiegato nei territori ad altitudine superiore a mille metri sul livello del mare. La legge prevede come sempre possibile il sequestro del mezzo.
Le tracce del passaggio dei fuoristradisti sono purtroppo evidenti e presenti in molti sentieri boschivi del Pinerolese, danneggiati dall'azione dei pneumatici tassellati. E' anche frequente il rinvenimento di rifiuti, derivanti da riparazioni improvvisate dei mezzi motorizzati o dalla perdita di parti meccaniche durante le escursioni.
Viste le numerose segnalazioni pervenute da privati cittadini e le condizioni climatiche sinora favorevoli all'attività fuoristradistica, è prevista una intensificazione dei controlli.
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Assistenza ai Comuni
Ipotizza un investimento di 680.000 euro lo studio per la messa in sicurezza della località Bussolino di Gassino, dove all’inizio dello scorso mese di marzo il cedimento di uno storico muro di sostegno sulla strada comunale che collega la frazione con il capoluogo ha causato il crollo di un piazzale adibito a parcheggio. Lo studio è stato redatto dai tecnici della Direzione Azioni integrate con gli Enti locali della Città metropolitana di Torino su richiesta dell’amministrazione comunale.Tra il 1° e il 4 marzo scorsi le intense precipitazioni avevano saturato i terreni retrostanti il muro di sostegno in pietrame, realizzato circa 200 anni orsono. I carichi indotti dalla permanenza di autoveicoli nell’area potrebbero aver scatenato il crollo del manufatto. Accanto al muro di sostegno crollato sorgono un edificio residenziale e l’antica chiesa dei Santi Andrea e Nicola, non interessati dal dissesto, ma comunque a forte rischio in futuro. Per ovviare ai danni provocati dall’evento meteorologico e dalla frana che ha coinvolto la vicina Strada Provinciale 97, il Comune di Gassino ha richiesto agli uffici della Direzione Azioni integrate un documento di stima sommaria dei lavori per il ripristino. Oltre ad essere un antico nucleo abitato, la zona interessata dal crollo del muro di sostegno è una meta turistica apprezzata per le passeggiate che offre ed è frequentata tutte le domeniche per la celebrazione della Messa nella chiesa della frazione.
Gli studi intrapresi inducono a presumere che il muro sia collocato in corrispondenza del limite tra la formazione sedimentaria della Pietra da Cantoni e quella di Baldissero. Sono state eseguite tre prove geofisiche, due prove sismiche a rifrazione e una prospezione sismica di tipo MASW-Multichannel Analysis of Surface Waves, allo scopo di definire la stratigrafia del sottosuolo nell’area di imposta delle fondazioni del muro crollato e nei dintorni. Le prove eseguite hanno fornito risultati attendibili, soprattutto al fine di valutare la profondità del substrato lapideo, dove sarà necessario intestare le nuove fondazioni.
Il muro crollato era costituito da pietrame e mattoni legati con malta e aveva una lunghezza complessiva di circa 30 metri e un’altezza di 4-5 metri. Soltanto la zona prossima all’abitazione che sorge a sud del manufatto è rimasta intatta. Non è visibile sul versante una vera e propria frana, ma le palificate in legno presenti nella porzione di versante sottostante il muro crollato mostrano chiari segni di cedimento.
Le proposte di intervento dei tecnici della Città metropolitana per la sistemazione della piazza Zuretti e del tratto di versante franato insieme al vecchio muraglione in mattoni sono quindi:
- realizzazione di una pista di cantiere per l’accesso all’area di lavoro, che potrà essere realizzata sia partendo dal cortile dell’edificio posto più in basso, sia dalla strada comunale attraverso una parziale demolizione del muretto esistente;
- taglio degli alberi presenti lungo il percorso della pista di cantiere e già sradicati dalla frana;
- rimozione delle macerie costituite in gran parte dal materiale del muro crollato e trasporto in discarica o impianto di recupero;
- spostamento dei sottoservizi interferenti, in particolare della linea elettrica di alimentazione dei due lampioni franati;
- riprofilatura del versante franato, per ripristinare una pendenza di sicurezza, come da calcolo effettuato, al fine di preparare l’area di cantiere in sicurezza;
- ricostruzione del muro in calcestruzzo armato con fondazione a mensola, lungo 20 metri, alto 4 metri dall’estradosso della mensola di fondazione, a cui si aggiungerà la balaustra in muratura armata alta 1,16 metri, per un totale di 5,16 metri di altezza. La fondazione dovrà essere ancorata su due file di micropali in calcestruzzo con armatura tubolare in acciaio, con un diametro esterno di 270 millimetri e spessore di 10 millimetri, trivellati in opera e sfalsati ad interasse di 60 centimetri. Si prevede di dare una leggera inclinazione di circa 20° alla fila di micropali di monte, per intercettare più facilmente il substrato roccioso, per un totale di 66 micropali. Lo studio prevede il mascheramento del muro con piante rampicanti come l’edera, mentre la balaustra alta circa 1,16 m, che è visibile dalla piazzetta, verrebbe realizzata in mattoni il più possibile simili al tratto di muro ancora esistente. E’ previsto l’ammorsamento della muratura con barre in acciaio ad aderenza migliorata ancorate alla testa del muro in calcestruzzo armato. A monte del muro di sostegno è previsto il riempimento con materiale granulare drenante appositamente sistemato e costipato;
- è prevista la realizzazione di barbacani (feritoie lasciate nello spessore di un muro di sostegno per permettere lo scolo delle acque)lungo il nuovo muro, in grado di convogliare l’acqua drenata disposti su tre file in numero pari a 40 posti ad interasse orizzontale di 1,50 metri;
- riprofilatura del versante alla base del nuovo muro, disponendo due file di palificate vive di sostegno a doppia parete in legno di castagno con dimensioni di 2 metri x 2 metri, vincolate al terreno con barre in acciaio ad aderenza migliorata. L’attuale versante presenta un’inclinazione di circa 38° e pertanto la sistemazione con palificate vive è necessaria per riportare il terreno a una pendenza di almeno 3/1, circa 20°;
- ricostruzione della piazza Gianfranco Zuretti, antistante la chiesa dei Santi Andrea e Nicola, con la ricostituzione della pavimentazione in porfido, a seguito della costipazione del riempimento a monte del muro di sostegno e della stesa di 20-25 centimetri di materiale di misto cementato e di un letto di sabbia spesso 6-8 centimetri. Sono previsti il posizionamento di una panchina e di un cestino per i rifiuti, la piantumazione di due alberi e la sistemazione generale della piazzetta;
- realizzazione di una canaletta di drenaggio delle acque piovane a monte della piazzetta, da collegare al pozzetto esistente attraverso una tubazione;
- inerbimento della superficie del versante riprofilato con la tecnica dell’idrosemina.
La stima economica di massima, redatta ai fini del finanziamento delle opere, indica l’importo dei lavori in 430.000 euro e quantifica le somme a disposizione in 250.000 euro.

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Assistenza ai Comuni
La riqualificazione del castello dei conti Frola di proprietà del Comune di Montanaro è l’oggetto di un Documento di stima sommaria dei lavori che l’area Azioni integrate con gli Enti locali della Città metropolitana di Torino ha redatto su richiesta dell’amministrazione locale. Il progetto prevede la demolizione parziale del palazzo dell’ex cronicario che sorge in via Mazzini e rientra nel perimetro del castello. La stima del costo di realizzazione dei due lotti in cui verrebbero suddivisi i lavori ammonta ad 1 milione e 192.000 euro.Edificato a fine anni ‘60 del secolo scorso, l’ex cronicario sorge di fronte al castello e, con i suoi quattro piani fuori terra, ne impedisce la visibilità da via Mazzini. L’amministrazione comunale intende ridurre l’impatto del fabbricato sul contesto architettonico del castello, demolendo l’ex cronicario fino al primo piano e realizzando un terrazzo-balconata a livello della corte interna. Il piano terra non verrà demolito e se ne progetta il recupero e la destinazione come sede della Pro Loco e di associazioni locali con finalità socio-sanitarie.
Il progetto, redatto dai tecnici della Città metropolitana di Torino, darebbe nuovo lustro al centro medioevale di Montanaro, la cui valenza storica e architettonica è legata alla presenza dei Franchi e dei Longobardi. Il castello di Montanaro è circondato da un giardino e da un parco storico ed è stato edificato nei primi anni del XIII secolo nella parte alta del paese, in posizione dominante, da dove si può ammirare un gradevole scorcio di paesaggio canavesano. L’importanza del nucleo abitato è testimoniata da documenti risalenti alla fine del X secolo. Nell’XI secolo Montanaro passò sotto il controllo della vicina Abbazia di San Benigno di Fruttuaria, una sorta di micro-stato monastico, dipendente direttamente dalla Santa Sede, grazie alla cui protezione il paese beneficiò di alcuni secoli di pace e prosperità. A questo periodo risalgono l'edificazione dell’imponente casa Bricca e del castello. Successivamente si affermò a Montanaro l’influenza dei Savoia, fino alla formale annessione al Regno di Sardegna alla fine del Settecento.
L’amministrazione comunale ha chiesto ai tecnici della Città metropolitana di progettare la demolizione parziale dell’ex cronicario per valorizzare e riqualificare il castello come attrazione turistica, creare spazi adeguati per le associazioni con scopi socio-assistenziali e turistici, garantire alle persone disabili l’accessibilità completa a tutti gli spazi recuperabili e alla terrazza della corte interna, contenere la spesa con interventi di efficientamento energetico, limitare i futuri costi di gestione, perseguire con la riqualificazione dell’involucro la qualità architettonica e tecnico-funzionale e di relazione con il contesto edificato. La richiesta ai progettisti dell’area Azioni Integrate con gli Enti Locali è stata quindi quella di una stima dei lavori e dei costi per la riqualificazione della porzione dell’ex cronicario che potrà essere utilizzata e la demolizione dei restanti piani, riducendone l’impatto sul castello e sulla sua corte interna.
La nuova disposizione studiata dagli esperti della Città metropolitana prevede un accesso unico da via Mazzini per gli spazi utilizzati dalle associazioni locali con finalità socio-sanitarie e per quelli dedicati alla Pro Loco. Dal piano terra sarà possibile raggiungere il nuovo terrazzo e la corte interna, grazie ad un nuovo volume vetrato, inglobando nella distribuzione verticale la scala esistente e un nuovo ascensore in sostituzione dell’attuale. Nel progetto è stato previsto di intervenire anche sulle facciate, non solo con l’intenzione di riqualificare energeticamente l’involucro, ma anche per migliorarne l’inserimento nel contesto urbanistico. È necessaria una rivisitazione nelle linee, nei materiali di rivestimento, nella copertura del terrazzo e nei parapetti, armonizzando meglio il fabbricato con l'ambiente del castello e del centro storico, rispettandone sempre le caratteristiche peculiari. È prevista la realizzazione del terrazzo quale copertura del piano terra, che dovrà essere ristrutturato integralmente e che verrà isolato, sia nel periodo invernale che in quello estivo, in termini di sfasamento termico. Per motivi di praticità e semplicità della manutenzione, i serramenti sono ipotizzati in alluminio preverniciato, ma con disegno e colori che riprenderanno le tinte tradizionali. Il volume vetrato a copertura della scala e dell’ascensore sarà un elemento neutro, privo di disegno e colore, che servirà proprio ad evidenziare il distacco dagli edifici adiacenti senza inserire nuove linee architettoniche, fatta eccezione per la pensilina di copertura dell’uscita-ingresso che riprende come linea curva quella della Torre del Zecca.
L’intervento complessivo è stato suddiviso in due lotti funzionali, di cui il primo comprende la demolizione dei piani 1, 2 e 3 e la ristrutturazione del solaio al primo piano, con la realizzazione della nuova terrazza prospiciente il cortile del castello. La stima dell’impegno finanziario per la realizzazione del lotto è di 499.500 euro. È particolarmente interessante lo studio proposto dai tecnici della Città metropolitana sulle varie fasi della demolizione. Il secondo lotto, per il quale si ipotizza una spesa di 693.000 euro, riguarda la ristrutturazione del piano terra. In questo caso sono stati individuati gli ambiti di intervento, con stime sommarie di costo, che potranno essere definite in dettaglio in base alle future scelte sul tipo di ristrutturazione che il Comune di Montanaro vorrà realizzare.

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Assistenza ai Comuni
Ipotizza una spesa totale di 571.000 euro il progetto di risistemazione e messa in sicurezza di un punto critico della viabilità del Comune di Bollengo, che l’Ufficio Pianificazione e realizzazione opere pubbliche della Direzione Azioni integrate con gli Enti locali della Città metropolitana di Torino ha redatto su richiesta dell’amministrazione comunale. Il documento di fattibilità delle alternative progettuali riguarda la sistemazione e l’allargamento di via Bredda e la sua estensione fino a via Ceresa Rossetto. I tecnici della Città metropolitana hanno identificato la migliore soluzione sia dal punto di vista tecnico che economico.L’obiettivo indicato dal Comune di Bollengo è il collegamento tra i due tratti stradali esistenti con una nuova infrastruttura, affiancata da una nuova pista ciclopedonale. L’area presa in considerazione dai tecnici della Città metropolitana è quella lungo via Bredda, tra l’intersezione della strada comunale con la provinciale 338 e via Ceresa Rossetto. Le aree che saranno interessate dai cantieri sono in parte costituite dalla viabilità esistente e in parte sono terreni agricoli di proprietà privata.
L’amministrazione comunale aveva già previsto, nel proprio Piano regolatore, la realizzazione di un collegamento tra la Strada Provinciale 338 e via Ceresa Rossetto, in alternativa a via Bredda, strada comunale che unisce la SP 338 al centro storico toccando il cimitero di Bollengo. Nel 2023 il Comune ha già realizzato un tratto dell’infrastruttura, limitato al collegamento tra le vie Ceresa Rossetto e Rialetto. Per dar seguito al primo, il Comune di Bollengo ha deciso di procedere con la progettazione di un secondo intervento, finalizzato ad unire la nuova arteria con via Bredda. Il Piano regolatore di Bollengo prevede che la nuova infrastruttura prolunghi il primo intervento fino all’intersezione tra via Bredda e via Delle Vigne.
Il confronto tra i tecnici della Direzione Azioni integrate e l’amministrazione comunale ha fatto emergere come la migliore ipotesi per ridurre i costi e l’utilizzo di suolo sia quella che prevede il collegamento dell’intervento 1 con via Bredda all’altezza del cimitero, sfruttando così anche l’area adibita a parcheggio. L’ipotesi progettuale rende però necessaria una variante al Piano regolatore e una modifica del progetto originario. Il tratto di via Bredda tra il cimitero e l’intersezione dovrà essere allargato, poiché ha una larghezza di 4,5 metri, a fronte di una media di 5,5 delle altre infrastrutture.
Il progetto redatto dai tecnici della Città metropolitana è diviso in due lotti, che riguardano l’uno la viabilità ordinaria e l’altro quella ciclopedonale. I lotti sono realizzabili in tempi differenti, per rispettare la volontà dell’amministrazione, che ha come priorità il collegamento viario con l’estensione di via Bredda. La pista ciclabile potrà essere realizzata successivamente, anche se è ugualmente importante, perché potrà assicurare un importante collegamento con il vicino Comune di Burolo, utilizzabile negli spostamenti casa-scuola-lavoro. La pista ciclabile è anche concepita come l’avvio della realizzazione di una serie di percorsi cicloturistici lungo la Serra Morenica di Ivrea, da collegare alle principali ciclovie previste dal PUMS, il Piano urbano per la mobilità sostenibile della Città metropolitana di Torino.
Il primo lotto contemplato nel documento di fattibilità delle alternative progettuali riguarda quindi l’infrastruttura viabile, mentre il secondo riguarda la pista ciclabile, con la valutazione di diverse ipotesi in merito alla tipologia superficiale e di protezione della pista. Il lotto 1 comporta una spesa di realizzazione stimata in 271.000 euro e riguarda ilcollegamento tra la Provinciale 338 e via Ceresa Rossetto, con la realizzazione di tre nuovi tracciati stradali, dell’attraversamento di un corso d'acqua, di modifiche al piazzale del cimitero e di una mini-rotatoria con un diametro compreso tra 14 e i 26 metri tra via Bredda e il piazzale del cimitero. L'obiettivo del progetto è migliorare la connettività tra le due strade esistenti, ottimizzando così il flusso del traffico. La pista ciclabile prevista dal lotto 2 correrà lungo il ciglio sinistro di via Bredda in prossimità dell’intersezione con la Provinciale 338 e via Ceresa Rossetto, per poi passare sul ciglio destro con un attraversamento ciclabile dopo l’intersezione con via delle Vigne. Per garantire un corretto utilizzo della viabilità realizzata nel lotto 1 sarà come detto necessario prevedere un allargamento di un tratto di via Bredda, tra via delle Vigne e il cimitero. Per la ciclabile viene stimata una spesa di realizzazione di 300.000 euro e la soluzione suggerita dai progettisti prevede la realizzazione della pista con una pavimentazione naturale o in materiale drenante ecocompatibile, separata dalla viabilità ordinaria tramite un cordolo in cemento armato.

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Assistenza ai Comuni
Il Comune di Brandizzo sta valutando la possibilità di ampliare la scuola dell’infanzia intitolata a Maria Montessori, con la realizzazione di un nuovo padiglione in cui ospitare sezioni aggiuntive. Nell’ambito della progettazione esecutiva e su richiesta dell’amministrazione comunale, i tecnici della Direzione Azioni integrate con gli Enti locali della Città metropolitana di Torino hanno predisposto un primo studio di fattibilità tecnica ed economica dell’ampliamento, che prevede la realizzazione di un padiglione che potrebbe ospitare due o tre nuove sezioni e gli spazi di servizio adeguati all’incremento degli alunni.I tecnici hanno previsto una distribuzione dei nuovi spazi su due livelli. Durante le prime fasi di valutazione è emersa l’opportunità di procedere innanzitutto alla redazione del documento delle alternative progettuali, prospettando l’ampliamento sia con due che con tre sezioni. In accordo con l’amministrazione locale, i tecnici della Città metropolitana hanno percorso le due differenti ipotesi progettuali, per poterne comparare i dati progettuali ed economici. L’ampliamento consentirebbe fra l’altro di sopperire all’eventuale chiusura della scuola dell’infanzia paritaria, consentendo ai bambini che attualmente la frequentano di essere redistribuiti, in parte o totalmente, tra la scuola Montessori e la Pajetta-Andersen, che invece non può essere ampliata.
L’area individuata per l’ampliamento si trova nella parte pianeggiante del territorio comunale, a nord-est dell’abitato e nel lotto di pertinenza della scuola Maria Montessori. L’ingresso principale avviene da via Manassero, mentre un accesso secondario, principalmente di servizio per la refezione, è presente sulla via Salerno. A sud invece la scuola confina con il centro socio-sanitario di recente realizzazione. In fase di progettazione della struttura e dell’impiantistica, è stata individuata un’area nel perimetro del complesso da adibire ad un possibile ampliamento della scuola che sarà costruita. La superficie utile permetterebbe di realizzare un padiglione per ulteriori due o tre sezioni della scuola dell’infanzia, con tutti gli spazi e i servizi connessi.
L’ipotesi progettuale A prevede due nuove sezioni, mentre la B ne prevede tre. Le verifiche dimensionali sono state conteggiate sull’intero complesso, per definire l’ampliamento possibile e il rispetto degli standard di superficie relativi alla scuola. Attualmente il lotto scolastico ha un’estensione effettiva di 3.975 metri quadrati e ospita quattro sezioni di scuola dell’infanzia, per un totale di circa 100 alunni. Le normative di legge impongono che l’area coperta non sia superiore ad un terzo del totale. La superficie lorda per l’edificio scolastico è quindi parametrata in funzione del numero degli studenti e secondo i valori indicati dalla normativa. Il nuovo ampliamento dovrà necessariamente integrarsi con l’esistente, condividendo spazi presenti e comuni a tutte le sezioni. È necessario verificare che vengano previsti e realizzati tutti gli spazi richiesti dalla normativa, con la verifica del rispetto degli standard anche rispetto alla funzione che attualmente assolvono.
La struttura in ampliamento, come prefigurata dallo studio di fattibilità redatto dai tecnici della Città metropolitana, sarebbe strutturalmente indipendente e si affiancherebbe lateralmente a quella esistente, con un corpo di fabbrica che ne consentirebbe il collegamento sviluppandosi esclusivamente su un unico piano. Il blocco in ampliamento è stato pensato per consentire eventualmente anche la realizzazione di un altro ingresso alla scuola, indipendente e utile per separare il flusso degli alunni.
Gli spazi previsti all’interno del fabbricato in ampliamento sono: due o tre nuclei costituiti ciascuno dall’aula per le attività ordinate a tavolino e le attività speciali e dai servizi igienici, lo spogliatoio comune alle sezioni, il deposito e la piccola lavanderia aggiuntivi a quelli esistenti, gli spazi distributivi. Per le attività libere e i giochi collettivi, per il riposo, per le esigenze dei docenti e degli assistenti verranno utilizzati i locali esistenti nella struttura principale, che comprendono anche un deposito, la lavanderia, i servizi igienici adeguati ai diversamente abili, lo spazio multifunzione e il locale refettorio con i servizi connessi.
Il costo di un ampliamento con due nuove sezioni e 58 nuovi posti (per un totale a regime di 233 posti) sarebbe di 932.850 euro, mentre realizzare tre nuove sezioni con 78 posti aggiuntivi costerebbe 1.203.000 euro. La seconda ipotesi consentirebbe di usufruire della massima superficie coperta realizzabile nell’area e di istituire una sezione primavera della scuola dell'infanzia. È chiaro che un ampliamento di maggiori dimensioni diminuirebbe l’area verde disponibile nel complesso scolastico, comporterebbe maggiori costi di realizzazione e il rischio che l’ampliamento risulti eccessivo rispetto all’andamento demografico della popolazione scolastica ipotizzabile al momento. Spetta ora agli amministratori locali la scelta dell’ipotesi progettuale su cui puntare.

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