Tutela fauna e flora
È stata causata dall'impatto contro un treno la morte dell’esemplare di Lupo del peso di circa 34 Kg la cui carcassa è stata recuperata una settimana fa ad Oulx dagli agenti faunistico-ambientali del Servizio Tutela Fauna e Flora della Città Metropolitana di Torino: lo ha confermato ufficialmente l’autopsia effettuata dal professor Ezio Ferroglio della Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Torino.La segnalazione della presenza di un canide lungo la linea ferroviaria Torino-Modane nelle vicinanze del lago Giorgin era giunta al Servizio Tutela Fauna e Flora nel pomeriggio di venerdì 17 marzo. Appena giunti sul posto gli agenti della Città Metropolitana hanno constatato la morte dell'animale e ne hanno recuperato la carcassa, per consentire l’effettuazione dell'esame autoptico. L'esame ha consentito di verificare che, prima dell’investimento, l’animale non presentava particolari patologie
Dalla fine del 2016 ad oggi sono 12 le carcasse di Lupi recuperate nel territorio della Città Metropolitana, in buona parte dei casi dagli operatori del Servizio Tutela Fauna e Flora.
“La collaborazione tra i cittadini che segnalano e le istituzioni che operano è fondamentale. - commenta la Consigliera metropolitana Elisa Pirro, delegata all’Ambiente e alla Tutela della Fauna e della Flora – Qualsiasi persona di buona volontà con una telefonata può contribuire alla gestione, allo studio e alla salvaguardia delle specie animali selvatiche”.
In caso di rinvenimento del cadavere di un Lupo, gli esperti raccomandano di non effettuare alcuna manipolazione, se non strettamente necessaria, perché si rischia di modificare lo stato del luogo e della carcassa ritrovata, rendendo più difficile la ricostruzione della dinamica che ha portato al decesso dell’animale. La carcassa non deve essere recuperata, neanche per consegnarla al Servizio Tutela Fauna e Flora, che deve essere interpellato per effettuare il recupero ai numeri telefonici 011-8616987 e/o 349-4163347.
A CHI RIVOLGERSI QUANDO SI RINVENGONO FERITI O IN DIFFICOLTÀ ANIMALI CHE NON SIANO LUPI: IL PROGETTO “SALVIAMOLI INSIEME” DELLA CITTÀ METROPOLITANA
- Città Metropolitana di Torino-Servizio Tutela della Fauna e della Flora, corso Inghilterra 7, Torino, telefono 011-8616987, cellulare 349-4163347; dal lunedì al giovedì dalle 9 alle 14,30, il venerdì dalle 9 alle 13
- Centro Animali Non Convenzionali dell’Ospedale Veterinario della Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Torino, largo Braccini 2, Grugliasco, telefono accettazione 011-6709053 e 366-6867428. In orario notturno l’accesso avviene dal numero civico 44 di via Leonardo da Vinci.
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Tutela fauna e flora
Si chiama Biacco (Hierophis viridiflavus è il nome scientifico) ed è un serpente del tutto innocuo, molto diffuso nelle nostre città e campagne e lungo fino a 180 centimetri.Non è difficile incontrarlo in anfratti, cavità, garage e cantine a Torino come in altre città e paesi. Ma questa volta, in via Silvio Pellico a Carignano, gli operai di una ditta che lavora per la Telecom che avevano aperto un tombino per effettuare dei lavori se ne sono trovati davanti oltre venti, che, evidentemente, avevano trovato un luogo ideale per trascorrere i freddi mesi invernali
Com’è corretto fare in questi casi, hanno interpellato il Servizio Tutela Fauna e Flora della Città Metropolitana di Torino per un intervento di recupero dei rettili.
I Biacchi saranno tenuti in un ambiente protetto e poi, una volta terminati i lavori, reimmessi nel luogo in cui sono stati catturati.
Appartengono ad una specie protetta e sono molto utili come derattizzatori naturali, in quanto si nutrono di topi.
Il comportamento più razionale da tenere in caso se ne ritrovasse un esemplare è quello di lascarlo tranquillo. Nel caso fosse troppo vicino ad una abitazione o si trovasse al suo interno si possono chiamare gli agenti faunistico-ambientali del Servizio Tutela Fauna e Flora della Città Metropolitana di Torino, in particolare quelli che si occupano del progetto "Salviamoli Insieme" e rispondono ai numeri telefonici 011-8616987 e 349-4163347, dal lunedì al giovedì dalle 9 alle 14,30, il venerdì dalle 9 alle 13.
Ci si può anche rivolgere al Centro Animali Non Convenzionali dell’Ospedale Veterinario della Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Torino, in largo Braccini 2 a Grugliasco. Il numero telefonico per l’accettazione è lo 011-6709053 oppure il 366-6867428. In orario notturno l’accesso avviene dal numero civico 44 di via Leonardo da Vinci.
La presenza del Biacco è frequente nelle campagne e nei giardini, sia in terreni rocciosi, secchi e soleggiati, sia in luoghi più umidi come le praterie e le rive dei fiumi. Si tratta di una specie diurna, che si difende in modo primario con una velocissima fuga, spesso verso un rifugio sicuro. Quando viene bloccato dispensa rapidi morsi che provocano solo lievi graffi. Si nutre di topi e di altri rettili (lucertole e ramarri, ma anche di vipere), di uova di uccelli e nidiacei, di piccoli mammiferi e anfibi anuri come rane e rospi. Occasionalmente nuota agilmente in immersione, alla ricerca di piccoli pesci.
Negli ultimi anni si sono moltiplicati gli episodi di avvistamento di Biacchi in contesti urbani, perlopiù in quei luoghi protetti e ombreggiati che sono frequentati dalle prede abituali (soprattutto dai topi): tombini delle fognature, garage, cantine, cataste di legname, cumuli di rifiuti.
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Nelle prossime settimane, per il settimo anno consecutivo, il Servizio Tutela Fauna e Flora e il Servizio pianificazione e gestione rete ecologica e aree protette della Città Metropolitana di Torino attiveranno una campagna di tutela dei rospi e delle rane durante la migrazione riproduttiva, grazie alla posa di barriere temporanee che convogliano i selvatici verso i “rospodotti”, strutture che consentono agli anfibi di evitare di essere schiacciati dagli autoveicoli quando attraversano le strade extraurbane.“Le specie maggiormente coinvolte nella migrazione sono il Rospo comune, la Rana dalmatina e il Rospo smeraldino” spiega Elisa Pirro, Consigliera metropolitana delegata alla Tutela della fauna e ai Parchi e aree protette. I batraci vengono “convogliati” con apposite reti verso i rospodotti o verso strutture preesistenti, che permettono il superamento delle strade nel viaggio dai siti di svernamento agli abituali luoghi di riproduzione e nel ritorno.
Le operazioni del Servizio Tutela Fauna e Flora vengono effettuate nei territori dei Comuni di Pertusio, Vidracco, Vistrorio, San Giorio di Susa, Rosta e Buttigliera Alta. Il Servizio pianificazione e gestione rete ecologica e aree protette interviene invece nel territorio del Parco naturale del Lago di Candia.
Da quest’anno è stata attivata una collaborazione tra il Servizio Tutela Fauna e Flora, il Parco naturale di Avigliana e il Comune di Avigliana per la posa di barriere temporanee in via Grignetto, da sempre interessata da movimenti importanti di anfibi in migrazione verso l’area umida prospiciente il Lago Grande di Avigliana. Inoltre per tutelare le popolazioni in movimento dalla collina verso il bacino di raccolta delle acque di servizio della galleria di Monte Cuneo sulla Strada Provinciale 589 dei Laghi di Avigliana verranno collocati, sulla segnaletica preesistente, appositi cartelli di segnalazione attraversamento anfibi. Il personale del Parco e quello della Città Metropolitana collaboreranno nel monitoraggio della migrazione degli anfibi, allo scopo di individuare eventuali soluzioni tecniche per evitare l’impatto con le auto.
Sette anni di esperienza nel salvataggio degli anfibi
L’attività del Servizio Tutela Fauna e Flora della Città Metropolitana è stata avviata sperimentalmente nel 2011 a San Giorio di Susa. Già dal secondo anno di attivazione il numero di siti coinvolti è aumentato, registrando il massimo nel 2013, con sette località. In sette anni l’elenco delle località interessate è cambiato, perché in alcune è venuta meno l’emergenza oppure perché in altre la popolazione era sovrastimata. L’andamento climatico generale, caratterizzato da inverni più miti, ha spostato il momento culminante della migrazione alla fine di febbraio, in corrispondenza con il primo periodo piovoso disponibile. “Per il 2017 la migrazione verrà monitorata con sopralluoghi serali nelle serate umide e piovose del tardo inverno” sottolinea la Consigliera metropolitana Elisa Pirro”. Il monitoraggio ha evidenziato realtà meritevoli di tutela, quali Pertusio, Vidracco e Vistrorio, dove persiste un fenomeno migratorio importante: un migliaio di individui per ciascuna località. A Rosta e a Buttigliera la migrazione interessa alcune centinaia di esemplari, ma è comunque meritevole di tutela. Anche perché, nonostante i tre rospodotti realizzati una ventina di anni fa, è di fondamentale importanza l’intervento manuale di personale del Servizio Tutela Fauna e Flora e di volontari locali, i quali spostano gli animali da un lato all’altro della carreggiata. A San Giorio, prima della posa della barriera, si registravano numerosissimi schiacciamenti di anfibi. Già nel primo di intervento gli episodi sono drasticamente calati. I rospi percorrono una bealera con buona pendenza, in cui è sempre presente dell’acqua. Gli anfibi rimangono confinati da una barriera di plastica, che li indirizza verso un sottopassaggio, costituito da un profilato di alluminio. Nonostante gli sforzi si registra comunque una progressiva rarefazione delle popolazioni in migrazione, in linea con una tendenza generalizzata su scala nazionale e globale. È quindi importante proseguire l’attività di monitoraggio e di sensibilizzazione dei cittadini alla tutela e salvaguardia di queste importanti specie della fauna autoctona.
Il rospodotto di Candia
Intorno al 2000, lungo la Strada Provinciale 84 Candia-Caluso vennero installate barriere artificiali mobili a tutela delle centinaia di rospi e rane dalmatine che, durante la migrazione riproduttiva, si dirigono verso le sponde del lago di Candia per deporre le uova. La Consigliera Elisa Pirro ricorda che “grazie ai finanziamenti della Misura 323 del Programma di sviluppo rurale 2007-2013 della Regione Piemonte, la Città Metropolitana di Torino ha rinnovato e reso più efficiente il rospodotto”. Per consentire agli animali di superare incolumi la strada, sono state collocate sotto il manto stradale alcune canaline di cemento con una griglia di aerazione in ghisa. I vantaggi della soluzione adottata sono la salvaguardia degli animali che attraversano la strada, la facilità di manutenzione, l’umidità e l’illuminazione simili a quelle dell’esterno (il che attira gli animali). Il Servizio Pianificazione e gestione rete ecologica e aree protette ha collocato ai bordi della carreggiata le nuove barriere temporanee che convogliano gli anfibi agli ingressi dei tunnel, garantendone l’incolumità pur in assenza di una sorveglianza diretta da parte di volontari o tecnici. La Consigliera Pirro sottolinea “la fondamentale importanza in tutta l’operazione della collaborazione delle Guardie Ecologiche Volontarie coordinate dalla Città Metropolitana”.
L’importanza delle zone umide per gli anfibi
Le zone umide sono fondamentali per specie animali e vegetali il cui ciclo vitale è, in tutto o in parte, legato alla presenza dell’acqua. Quando arriva la stagione degli amori e scende il buio, i rospi lasciano i luoghi in cui vivono abitualmente per andare in cerca di stagni, rive dei laghi o altre raccolte d’acqua, dove riprodursi. Dalle uova, deposte in lunghi cordoni gelatinosi ancorati alla vegetazione acquatica, nascono girini neri, che in due o tre mesi compiono la metamorfosi necessaria per abbandonare l’acqua e dirigersi verso i boschi o i prati umidi. Purtroppo gli adulti vengono uccisi in gran quantità dalle automobili mentre attraversano le strade che incontrano durante il cammino verso i luoghi di riproduzione. Trattandosi di animali a sangue freddo, il periodo riproduttivo dipende dalle condizioni climatiche di temperatura e umidità. In Piemonte la migrazione si svolge normalmente fra la fine febbraio e la fine di marzo.
Diffusione e morfologia
Il Rospo comune è un animale che si adatta a vari tipi di ambienti, in particolare ai boschi, sia di pianura che di montagna. È un anfibio senza coda, con la pupilla orizzontale e con ghiandole parotoidi dietro gli occhi molto evidenti. Ha una colorazione scura, dal bruno rossiccio al grigio olivastro, una corporatura tozza e la pelle rugosa. La differenza tra i sessi è molto, marcata perché le femmine sono nettamente più grandi dei maschi.
Un animale utile e indicatore della qualità ambientale
I rospi sono determinanti per il mantenimento dell’equilibrio ecologico del territorio e della sua biodiversità. Svolgono un’azione di controllo delle popolazioni di insetti che vivono nelle zone umide, come le zanzare, ma si nutrono anche di altre specie dannose per l’agricoltura, come le lumache. Sono inoltre preziosi indicatori dello stato ambientale, perché la permeabilità della loro pelle li rende assai sensibili agli agenti tossici e ai cambiamenti climatici e ambientali.
Pericoli per la sopravvivenza
Il 36% degli anfibi italiani è a rischio di estinzione, nonostante le tutele previste dalla Convenzione di Berna per la salvaguardia della fauna minore, dalla Direttiva Habitat dell’Unione Europea e dalla Legge regionale 32 del 1982. Le minacce più significative per la sopravvivenza dei rospi sono legate alle attività umane. Oltre alla viabilità, sulla consistenza delle popolazioni incidono la modifica, la perdita e la frammentazione dell’habitat: eliminazione o compromissione delle zone umide minori per cementificazione di fontane e sorgenti, copertura o interramenti di piccole pozze e stagni temporanei, inquinamento con sostanze nocive o rifiuti delle piccole raccolte d’acqua, frammentazione degli ecosistemi dovuta a eliminazione di siepi e fasce vegetali che possono servire da corridoi per lo spostamento degli animali. Sulla consostenza delle popolazioni di rospi incide anche l’utilizzo di pesticidi e diserbanti in agricoltura. Non bisogna poi dimenticare le forme di persecuzione immotivata e crudele, dovute ai pregiudizi sull’aspetto dei rospi e all’ignoranza del ruolo ecologico che rivestono. Anche l’introduzione di specie esotiche può alterare pericolosamente gli equilibri ambientali.
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Il Pellicano riccio (“Pelecanus crispus” il nome scientifico) che da oltre un anno si aggirava liberamente nel territorio della Città Metropolitana di Torino è stato catturato in evidente stato di difficoltà dagli agenti faunistico-ambientali del Servizio di Tutela della Fauna e della Flora.I primi avvistamenti del volatile risalgono ad oltre un anno fa. Si tratta di un soggetto confidente, che cioè non ha timore dell’uomo. Il monitoraggio costante dell’inusuale presenza del volatile di grosse dimensioni ha permesso agli agenti della Città Metropolitana di intervenire immediatamente appena l'animale ha dato i primi segni di malessere, catturandolo con facilità e portandolo al CANC-Centro Animali Non Convenzionali della Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Torino per le cure del caso.
È stato determinante l'aiuto di alcuni cittadini che, sollecitati dal comunicato stampa diffuso nei giorni scorsi e ripreso dai principali organi di informazione, hanno consentito con le loro chiamate una localizzazione quasi quotidiana della presenza del Pellicano.
Ora il volatile è in cura dai medici del CANC di Grugliasco e si spera che possa essere riportato ad un buon stato di salute. La presenza di un anello fissato ad una zampa ha consentito di appurare che proviene da un parco zoologico del nord della Germania. Se si ristabilirà, verrà destinato ad un ambiente protetto ed idoneo. I Pellicani sono ittiofagi ed il loro fabbisogno alimentare oltrepassa il kilogrammo di pesci al giorno. Sono innocui per l'uomo.
“Dobbiamo un sentito ringraziamento ai molti cittadini che con la loro sensibilità ambientale e con le loro segnalazioni hanno contribuito all’operazione di salvataggio del Pellicano” sottolinea la Consigliera metropolitana Elisa Pirro, delegata all’Ambiente e alla Tutela della fauna e della flora.
A CHI RIVOLGERSI QUANDO SI RINVENGONO ANIMALI FERITI O IN DIFFICOLTA’: IL PROGETTO “SALVIAMOLI INSIEME” DELLA CITTÀ METROPOLITANA
- Città Metropolitana di Torino-Servizio Tutela della Fauna e della Flora, corso Inghilterra 7, Torino, telefono 011-8616987, cellulare 349-4163347; dal lunedì al giovedì dalle 9 alle 14,30, il venerdì dalle 9 alle 13
- Centro Animali Non Convenzionali dell’Ospedale Veterinario della Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Torino, largo Braccini 2, Grugliasco, telefono accettazione 011-6709053 e 366-6867428. In orario notturno l’accesso avviene dal numero civico 44 di via Leonardo da Vinci.
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Sono in corso le indagini per individuare i responsabili dell’improvvisa mancanza di acqua nella Roggia di Oglianico, che è alimentata dalla Roggia di Favria, canale che preleva acqua dal torrente Orco per condurla ad una fitta rete di canali utilizzati per l’irrigazione. La mancanza di acqua nella Roggia di Oglianico ha provocato nei giorni scorsi la morte di qualche centinaio di Trote, Vaironi e Lamprede.Gli agenti faunistico-ambientali del Servizio di Tutela della Fauna e della Flora della Città Metropolitana di Torino sono intervenuti nella mattinata di lunedì 13 febbraio insieme alle guardie volontarie della FIPSAS in località Bandone, nel territorio del Comune di Cuorgnè, per verificare una segnalazione sulla mancanza di acqua nella Roggia di Oglianico. È proprio in quest’ultimo corso d’acqua che si è verificata la morìa di pesci. Gli agenti faunistico-ambientali sono comunque riusciti a recuperare e a salvare molti esemplari di pesci e hanno disposto il ripristino immediato del deflusso minimo vitale di acqua nella roggia, mettendo in sicurezza i pesci ancora presenti.
La prassi comune prevede che, in caso di messa in asciutta per effettuare le operazioni di pulizia e manutenzione, i responsabili della gestione dei corsi d’acqua diano comunicazione delle operazioni stesse al Servizio Tutela Fauna e Flora, il quale predispone e attua il prelievo della fauna ittica e il successivo reinserimento una volta ristabilito il normale deflusso dell'acqua.
I responsabili della mancanza di acqua nella Reggia di Oglianico e della morìa di pesci rischiano una sanzione amministrativa di 3.300 Euro.
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Da alcuni giorni sta destando sorpresa negli abitanti del Pinerolese l’insolita presenza di un Pellicano Riccio (Pelecanus crispus è il nome scientifico) che sta frequentando i laghetti della zona. L'animale, avvistato anche alle porte della Città di Pinerolo, è in buona salute ed è tenuto sotto controllo dal Servizio di Tutela della Fauna e della Flora della Città Metropolitana di Torino.I primi avvistamenti del volatile risalgono ad oltre un anno fa. Si tratta di un soggetto confidente, che cioè non ha timore dell’uomo. Tale comportamento, associato alla presenza di un anello fissato ad una zampa induce gli esperti ad ipotizzare che si tratti di un animale scappato da un allevamento.
I Pellicani sono ittiofagi ed il loro fabbisogno alimentare oltrepassa il kilogrammo di pesci al giorno. Sono innocui per l'uomo.
Gli esperti del Servizio di Tutela della Fauna e della Flora della Città Metropolitana di Torino raccomandano di non molestare il Pellicano, non tentare di avvicinarsi, non alimentarlo e non cercare di catturarlo. In caso lo si incontrasse in evidente stato di difficoltà si possono chiamare immediatamente i numeri di emergenza 011-8616987 o 349-4163347.
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Nei giorni scorsi le Guardie Ecologiche Volontarie della Città Metropolitana di Torino, su segnalazione di un escursionista, hanno rinvenuto un Lupo morto sulle montagne sopra Rubiana, oltre i 1600 metri di altitudine, tra la Val Susa e la Valle di Viù. Si tratta di una giovane femmina di circa 6-7 mesi di età, del peso di 23 kg.Dopo i contatti con il personale del Corpo Forestale dello Stato, del Servizio veterinario dell'Asl To3 e del Parco Alpi Cozie - partner del progetto Life Wolf Alps - i volontari hanno provveduto al recupero della carcassa dell’animale, che è stata trasportata a valle. In collaborazione con il personale dedicato al progetto Life Wolf Alps del Parco Alpi Cozie, la carcassa è stata consegnata ai veterinari del Dipartimento Universitario di Veterinaria a Grugliasco.
I veterinari dell'Università e del CERMAS-Centro di Referenza Nazionale per le Malattie degli Animali Selvatici di Aosta, che fa capo all'Istituto Zooprofilattico Sperimentale Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, hanno eseguito l’esame necroscopico sull'animale. Le cause della morte sembrano naturali, ma si eseguiranno ulteriori esami tossicologici. Sono anche stati prelevati campioni di tessuto, per eseguire le analisi genetiche previste nell'ambito del progetto europeo Life Wolf Alps. Il DNA ricavato permetterà di comprendere gli spostamenti della Lupa, la sua provenienza e il branco di origine. Una volta terminati tutti gli esami, la Lupa sarà imbalsamata e conservata a scopi didattici dalla Città Metropolitana di Torino.
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Il Servizio di Tutela della Fauna e della Flora della Città Metropolitana di Torino ha organizzato un corso di formazione per guardie venatorie volontarie della durata di 60 ore. Il corso si svolgerà a partire da lunedì 7 novembre in orario serale nelle aule della Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Torino, concesse nell'ambito di una convenzione tra la Città Metropolitana e l'Ateneo torinese.Le associazioni che hanno aderito al corso, iscrivendo al corso 150 loro soci, sono Federcaccia, Italcaccia, Enalcaccia, Anuami, Libera Caccia, Arci Caccia, Gadit, Pro Natura, Giacche Verdi, Agri Ambiente, Anta, EPS, Fare Ambiente e LAC.
Il corso verrà inaugurato lunedì 7 novembre alle 20,30 alla presenza di Mario Lupo, dirigente del Servizio Tutela della Fauna e della Flora, del direttore del Dipartimento di Scienze Veterinarie Giovanni Re e del coordinatore scientifico del corso, Giuseppe Quaranta.
Al termine del corso, il 18 febbraio 2017, gli aventi diritto sosterranno un esame finale per la verifica dell'idoneità allo svolgimento delle funzioni di pubblico ufficiale, qualifica riconosciuta alle guardie venatorie volontarie. Gli esaminatori saranno esperti della Prefettura, della Regione Piemonte, delle associazioni ambientaliste e venatorie e delle associazioni di categoria del mondo agricolo, due docenti del corso e un rappresentante della Città Metropolitana.
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Era a prima vista simile ad una Vipera, ma era una Coronella girondica il serpente avvistato ieri sera nei pressi di una casa di riposo per anziani in Strada Antica di Collegno. La segnalazione della presenza del rettile è giunta ieri sera intorno alle 21,30 al Servizio Tutela Fauna e Flora della Città Metropolitana, interpellato dalla centrale operativa della Polizia Municipale di Torino.Le immagini dell'animale, inviate telefonicamente agli esperti della Città Metropolitana, lasciavano dubbi sull'identificazione della specie, facendo ipotizzare che si potesse trattare appunto di un’innocua Coronella girondica, anche denominata Colubro di Riccioli. I due animali si somigliano molto, visto che la Coronella ha elaborato una strategia evolutiva denominata mimetismo Batesiano, che si basa sulla somiglianza di una specie innocua ad una ben più pericolosa, per trarne vantaggi nei confronti degli eventuali predatori. Immediatamente giunti sul posto gli agenti faunistico-ambientali della Città Metropolitana, hanno riconosciuto il serpente come una Coronella girondica e, dopo averlo catturato, l’hanno liberato in un ambiente naturale idoneo.
Negli ultimi anni sono sempre più numerose le richieste di intervento, per la cattura in Torino di serpenti autoctoni, che giungono al Servizio Tutela Fauna e Flora della Città Metropolitana. La causa può essere l'aumento di zone rinaturalizzate negli ambienti abitati dall’uomo e la conseguente maggior disponibilità di cibo per questi animali. Di non secondaria importanza è la presenza di topi, alimento ideale per un serpente allo stadio adulto.
I numeri telefonici del Servizio Tutela Fauna e Flora della Città Metropolitana ai quali rivolgersi per segnalare la presenza di serpenti in area urbana sono 011-8616987 e 349-4163347
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Questo pomeriggio intorno alle 17 è giunta al Servizio tutela fauna e flora della Città metropolitana di Torino una telefonata da parte di residenti che segnalava la presenza di un animale simile a un camaleonte ma di colore arancio in via DanteGli esperti del Servizio tutela fauna e flora hanno recuperato il rettile. Si tratta di un esemplare di Pogona Vitticeps, chiamato abitualmente Drago barbuto; un sauro esotico la cui lunghezza, nei soggetti adulti, può andare dai 60 agli
Questi sauri sono molto diffusi in commercio per il carattere docile e la facile adattabilità alla vita in cattività: in buone condizioni possono vivere dai 15 ai 20 anni. Il soggetto ritrovato potrebbe essere dunque sfuggito ai proprietari o essere stato abbandonato dagli stessi.
Il drago barbuto recuperato dal personale del Servizio tutela fauna e flora verrà questa sera portato presso il Canci, Centro animali non convenzionali dell’ospedale veterinario della facoltà di medicina veterinaria dell’Università di Torino dove verranno fatti accertamenti sul suo stato di salute e, in caso non fossero rintracciabili i proprietari, verrà quindi portato nel rettilario dell’Oasi degli animali di San Sebastiano da Po, centro faunistico convenzionato con la Città metropolitana di Torino (vedi www.oasideglianimali.it)
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