Tutela fauna e flora
Giornate di intenso lavoro quelle di inizio luglio per i tecnici faunistici del CANC, il Centro Animali Non Convenzionali di Grugliasco, che, dopo aver recuperato un esemplare di Biacco nel cortile del palazzetto dello Sport di Brandizzo, sono stati impegnati a Monteu da Po nel recupero di una piccola Volpe che era caduta in un canale e non riusciva ad uscirne. La Volpe ancora cucciola era in stato di ipotermia e di ipoglicemia, forse perché non si alimentava da tempo. Dopo il recupero, i tecnici del CANC hanno portato l'animale al centro di Grugliasco per i controlli e le cure del caso. In questi casi, se l'animale si ristabilisce ed è in grado di vivere autonomamente viene liberato in natura.
Il CANC ha sede in largo Braccini 2 a Grugliasco e cura il servizio per conto della Città Metropolitana.
Il servizio "Salviamoli Insieme on the road" è attivo 24 ore su 24 sulle linee telefoniche 349-4163385 e 3666867428.
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Nel cortile del palazzetto dello sport di Brandizzo i tecnici faunistici del CANC, il Centro Animali Non Convenzionali di Grugliasco, hanno recuperato un esemplare di Biacco di ragguardevoli dimensioni. Nonostante possa suscitare spavento in chi non conosce la specie, il Biacco è un serpente assolutamente innocuo e molto utile l'uomo perché si ciba di topi e ratti, controllandone la popolazione. Quando si trova in un locale chiuso un esemplare di quella che i vecchi piemontesi chiamavano "serpe" non bisogna allarmarsi ma avvisare il CANC. I tecnici faunistici e i sanitari del Dipartimento di Scienze Veterinarie dell'Università di Torino sono in grado di stabilire se l'animale è ferito e necessita di cure o se può essere immediatamente liberato nell'ambiente naturale, com'è avvenuto a Brandizzo.Negli ultimi giorni i sanitari del CANC hanno invece curato nel centro di Grugliasco una femmina di Capriolo ferita in un incidente stradale a Fiano. Quando è stato portato al CANC da una guardia ecozoofila l'animale era privo di conoscenza e presentava un trauma cranico. Il Capriolo si è già ripreso ed è stato liberato in un ambiente naturale da un agente faunistico-ambientale della Città metropolitana.
Il salvataggio del Biacco e del Capriolo rientrano tra gli interventi previsti dalla convenzione attivata dalla Città Metropolitana, che vede l'impegno diretto della Struttura didattica speciale Veterinaria dell'Università di Torino per il recupero in campo della fauna selvatica, degli ungulati, dei carnivori, dei rapaci diurni e notturni e degli ofidi feriti.
Il CANC ha sede in largo Braccini 2 a Grugliasco e cura il servizio per conto della Città Metropolitana, che ha scelto questa soluzione (a causa della impossibilità di assumere personale dedicato, poiché si tratta di una funzione delegata dalla Regione Piemonte) per non interrompere il progetto "Salviamoli Insieme" che ogni anno registra interventi su oltre tremila animali selvatici rinvenuti in difficoltà e recuperati da privati cittadini o da agenti faunistico-ambientali.
Il servizio "Salviamoli Insieme on the road" è attivo 24 ore su 24 sulle linee telefoniche 349-4163385 e 3666867428.


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Gli esemplari di fauna selvatica recuperati e curati dal Centro Animali Non Convenzionali di Grugliasco suscitano da sempre grande attenzione da parte dei media e dell'opinione pubblica. Mercoledì 24 giugno il CANC riceverà la visita della Consigliera metropolitana delegata all'ambiente e alla tutela della fauna e della flora, Barbara Azzarà, che vuole vedere di persona i "nuovi arrivi" - tra cui il grifone Godric - in una realtà operativa e scientifica che già conosce e apprezza e che ha fatto scuola in tutta Italia. "Mi interessa capire quale impatto hanno avuto l'emergenza Covid-19 e il lockdown sull'attività del Centro e conoscere da vicino le modalità operative del servizio 'Salviamoli Insieme on the road'" spiega la Consigliera Azzarà.Il CANC fa parte della Struttura didattica speciale Veterinaria dell'Università di Torino ed è impegnato nel recupero in campo della fauna selvatica, degli ungulati, dei carnivori, dei rapaci diurni e notturni e degli ofidi feriti, in base ad una convenzione con la Funzione specializzata tutela fauna e flora della Città Metropolitana di Torino.
Il CANC ha sede in largo Braccini 2 a Grugliasco e cura il servizio per conto della Città Metropolitana, che ha scelto questa soluzione (a causa della impossibilità di assumere personale dedicato, poiché si tratta di una funzione delegata dalla Regione Piemonte) per non interrompere il progetto "Salviamoli Insieme" che ogni anno registra interventi su oltre tremila animali selvatici rinvenuti in difficoltà e recuperati da privati cittadini o da agenti faunistico-ambientali.
Il servizio "Salviamoli Insieme on the road" è attivo 24 ore su 24 sulle linee telefoniche 349-4163385 e 3666867428.
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Lo aveva investito un automobilista che non si è fermato per soccorrerlo o che non si è nemmeno accorto di quanto accaduto, ma alcuni cittadini lo hanno segnalato al CANC e i tecnici faunistici del Centro Animali Non Convenzionali di Grugliasco lo hanno salvato: è un Tasso maschio del peso di 9 Kg, recuperato la notte scorsa in Strada Selvaggio a Giaveno. L'animale presentava una frattura dell'arco costale, contusioni polmonari (pneumotorace) e lesioni agli arti anteriori ed è subito stato affidato alle cure dei sanitari del Dipartimento di Scienze Veterinarie dell'Università di Torino. L'animale è sotto terapia e la prognosi è riservata.
Il salvataggio del Tasso rientra tra gli interventi previsti dalla convenzione attivata dalla Città Metropolitana, che vede l'impegno diretto della Struttura didattica speciale Veterinaria dell'Università di Torino per il recupero in campo della fauna selvatica, degli ungulati, dei carnivori, dei rapaci diurni e notturni e degli ofidi feriti.
Il CANC ha sede in largo Braccini 2 a Grugliasco e cura il servizio per conto della Città Metropolitana, che ha scelto questa soluzione (a causa della impossibilità di assumere personale dedicato, poiché si tratta di una funzione delegata dalla Regione Piemonte) per non interrompere il progetto "Salviamoli Insieme" che ogni anno registra interventi su oltre tremila animali selvatici rinvenuti in difficoltà e recuperati da privati cittadini o da agenti faunistico-ambientali.
Il servizio "Salviamoli Insieme on the road" è attivo 24 ore su 24 sulle linee telefoniche 349-4163385 e 3666867428.
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Grazie alle cure prestate dagli esperti del Centro Animali Non Convenzionali di Grugliasco, il Grifone recuperato lunedì 15 giugno a Torre Pellice dai Carabinieri Forestali si sta riprendendo. Quando Godric (questo il nome che i tecnici del CANC hanno dato al volatile, richiamando Godric Grifondoro, personaggio della saga di Harry Potter, uno dei quattro fondatori della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts) era stato affidato ai sanitari del CANC del Dipartimento di Scienze Veterinarie dell'Università di Torino appariva stremato, denutrito e disidratato. Le radiografie eseguite al CANC avevano evidenziato la presenza nell'ala sinistra di alcuni pallini. Si ipotizza che l'animale, una volta colpito e caduto a terra, non abbia più potuto riprendere il volo e alimentarsi. Messo davanti ad una ciotola con frattaglie, Godric ha mostrato di gradire il cibo e, anche se deve essere sorretto dal personale del CANC, ha ricominciato ad alimentarsi. Per aiutarlo a recuperare l'uso dell'ala impallinata il Grifone viene sottoposto a sedute di fisioterapia passiva. È comunque ancora troppo presto per fare ipotesi sui tempi di recupero e sul suo eventuale ritorno all'ambiente naturale.
Il Grifone era stato segnalato da due cittadini di Torre Pellice che lo avevano trovato in posizione eretta ma barcollante. Non avendo l'attrezzatura necessaria per recuperarlo, i due cittadini torresi hanno chiamato i Carabinieri Forestali, i quali, visionate le foto dell'animale, hanno preavvertito il CANC e si sono recati sul luogo del ritrovamente, dove intanto il Grifone aveva perso la posizione eretta. L'animale non ha un anello di riconoscimento e neanche un microchip di quelli applicati ai volatili nell'ambito di piani di ripopolamento.
La consegna del Grifone ferito al CANC rientra tra gli interventi previsti dalla convenzione attivata dalla Città Metropolitana di Torino, che vede l'impegno diretto della Struttura didattica speciale Veterinaria dell'Università di Torino per il recupero in campo della fauna selvatica, degli ungulati, dei carnivori, dei rapaci diurni e notturni e degli ofidi feriti.
Il CANC ha sede in largo Braccini 2 a Grugliasco e cura il servizio per conto della Città Metropolitana, che ha scelto questa soluzione (a causa della impossibilità di assumere personale dedicato, poiché si tratta di una funzione delegata dalla Regione Piemonte) per non interrompere il progetto "Salviamoli Insieme" che ogni anno registra interventi su oltre tremila animali selvatici rinvenuti in difficoltà e recuperati da privati cittadini o da agenti faunistico-ambientali.
Il servizio "Salviamoli Insieme on the road" è attivo 24 ore su 24 sulle linee telefoniche 349-4163385 e 3666867428.
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I Carabinieri Forestali hanno consegnato ai tecnici faunistici del CANC un grifone in evidente difficoltà recuperato a Torre Pellice. Il volatile appare stremato e versa in gravi condizioni. I veterinari del Centro Animali Non Convenzionali della Struttura didattica speciale Veterinaria dell'Università di Torino, che ha sede a Grugliasco, stanno facendo tutto il possibile per salvarlo. Le radiografie eseguite al CANC hanno evidenziato la presenza nell'ala sinistra di alcuni pallini del tipo usato con i fucili da caccia. Si ipotizza che l'animale, una volta colpito e caduto a terra, non abbia più potuto riprendere il volo e alimentarsi. Per questo versa in un grave stato di deperimento, malnutrizione e disidratazione.
Il grifone era stato segnalato da due cittadini di Torre Pellice che lo avevano trovato in posizione eretta ma barcollante. Non avendo l'attrezzatura necessaria per recuperarlo, i due cittadini torresi hanno chiamato i Carabinieri Forestali, i quali, visionate le foto dell'animale, hanno preavvertito il CANC e si sono recati sul luogo del ritrovamente, dove intanto il grifone aveva perso la posizione eretta. L'animale non ha un anello di riconoscimento e neanche un microchip di quelli applicati ai volatili nell'ambito di piani di ripopolamento.
La consegna del grifone ferito al CANC rientra tra gli interventi previsti dalla convenzione attivata dalla Città Metropolitana di Torino, che vede l'impegno diretto della Struttura didattica speciale Veterinaria dell'Università di Torino per il recupero in campo della fauna selvatica, degli ungulati, dei carnivori, dei rapaci diurni e notturni e degli ofidi feriti.
Il CANC ha sede in largo Braccini 2 a Grugliasco e cura il servizio per conto della Città Metropolitana, che ha scelto questa soluzione (a causa della impossibilità di assumere personale dedicato, poiché si tratta di una funzione delegata dalla Regione Piemonte) per non interrompere il progetto "Salviamoli Insieme" che ogni anno registra interventi su oltre tremila animali selvatici rinvenuti in difficoltà e recuperati da privati cittadini o da agenti faunistico-ambientali.
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Il capriolo, caduto in un canale nei pressi del centro commerciale Rivarolo Urban Center di viale Indipendenza, recuperato nella serata di domenica 31 maggio da un tecnico faunistico del CANC, il Centro Animali Non Convenzionali della Struttura didattica speciale Veterinaria dell'Università di Torino, coadiuvato dal veterinario Marco Mosso dell'Asl TO4 di Ivrea e dai Vigili del Fuoco della squadra 81 di Ivrea e della squadra di Rivarolo in ipotermia e ferito, è stato portato al CANC di Grugliasco. E' già stato rilasciato nell'ambiente naturale del Parco dei Laghi di Avigliana. Quello effettuato a Rivarolo Canavese è uno degli interventi previsti dalla convenzione attivata dalla Città Metropolitana di Torino, che vede l'impegno diretto della Struttura didattica speciale Veterinaria dell'Università di Torino per il recupero in campo della fauna selvatica, degli ungulati, dei carnivori, dei rapaci diurni e notturni e degli ofidi (serpenti) feriti.
Il CANC ha sede in largo Braccini 2 a Grugliasco e cura il servizio per conto della Città Metropolitana, che ha scelto questa soluzione (a causa della impossibilità di assumere personale dedicato, poiché si tratta di una funzione delegata dalla Regione Piemonte) per non interrompere il progetto "Salviamoli Insieme" che ogni anno registra interventi su oltre tremila animali selvatici rinvenuti in difficoltà e recuperati da privati cittadini o da agenti faunistico-ambientali.
Il servizio è attivo 24 ore su 24 sulle linee telefoniche 349-4163385 e 3666867428.
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Le trote appartenenti alle specie Marmorata e Fario presenti nei corsi d'acqua della Città metropolitana di Torino sono autoctone o provengono da altri territori e sono state introdotte anni o decenni orsono in Piemonte? È l'interrogativo a cui deve rispondere lo studio scientifico sulle caratteristiche genetiche delle popolazioni selvatiche di Salmonidi che l'Ente di area vasta porta avanti attraverso la sua Funzione specializzata Tutela Fauna e Flora. "Lo studio, - spiega Barbara Azzarà, Consigliera metropolitana delegata all'ambiente e alla tutela della fauna e della flora - rientra in un più generale programma scientifico pluriennale sulle popolazioni di trote che vivono nei fiumi, torrenti e specchi d'acqua delle Alpi sud-occidentali. Alcuni studi si sono già conclusi, altri sono ancora in corso; tutti insieme renderanno possibile una mappatura molto precisa dei popolamenti ittici nei corsi d'acqua del territorio". Oltre alla Città Metropolitana, sono coinvolti in questi progetti il Parco del Monviso, il Parco Nazionale Gran Paradiso, la Provincia di Cuneo, l'Università del Piemonte Orientale, il Museo Civico di Storia Naturale di Carmagnola, alcune associazioni di tutela ambientale e di pescatori e l'Università Politecnica delle Marche, centro di eccellenza per lo studio della genetica dei Salmonidi in Italia.
BIODIVERSITÀ E ADATTAMENTO AGLI AMBIENTI ACQUATICI
Studiare la presenza di Salmonidi autoctoni nel territorio consentirà di mettere a punto efficaci iniziative di gestione e tutela della biodiversità. Nel caso della Trota marmorata, autoctona del bacino del Po, vero e proprio "monumento" all'evoluzione di inestimabile valore dal punto di vista conservazionistico, la presenza è accertata. La specie è da qualche decennio oggetto di politiche di tutela, soprattutto grazie agli Incubatoi di Valle della Città metropolitana di Torino, gestiti dalle associazioni di pescatori che fanno capo all'Unione dei Consigli di Valle.
Più complesso il caso della Trota fario, sulle cui caratteristiche genetiche e classificazione sono ancora in corso molti studi. Da tempo è accertata l'esistenza di consistenti popolazioni nei corsi d'acqua dell'arco alpino sud-occidentale, ma non erano ancora state effettuate ricerche approfondite. Il quadro è complicato dal fatto che, ormai oltre 120 anni, nei corsi d'acqua avvengono massicce immissioni di Trote fario di allevamento, originate da riproduttori provenienti dal Nord Europa e quindi lontane dal punto di vista genetico dalle Trote tipiche dei fiumi e dei torrenti italiani. Nel corso del tempo si è prodotto un crescente "inquinamento genetico" delle popolazioni autoctone sia di Fario che di Marmorata, con l'immissione e la presenza di pesci sempre meno selvatici e quindi sempre meno capaci di vivere e riprodursi nelle difficili condizioni dei corsi d'acqua naturali, soprattutto alpini; tanto da far temere una totale scomparsa della variabilità genetica tipica dei nostri corsi d'acqua.
UN'ALLEANZA TRA SCIENZIATI, PESCATORI ED ENTI PUBBLICI
Più di un secolo fa, in una situazione economica e sociale molto diversa dall'attuale, le immissioni venivano effettuate per incrementare il pesce commestibile a disposizione: il termine "semine" viene ancora oggi utilizzato per indicare le immissioni di pesci e deriva da quello scopo. "Oggi, - sottolinea la Consigliera Azzarà - l'immissione di specie non autoctone non ha senso, né dal punto di vista economico né tantomeno da quello scientifico. La biodiversità, cioè la presenza di specie che si sono evolute insieme tra di loro e con l'ambiente circostante, è un valore irrinunciabile ed è garanzia della capacità degli ecosistemi di reagire positivamente ai cambiamenti, anche quelli climatici". Era quindi della massima importanza accertare il grado di questo "inquinamento", per impostare iniziative efficaci di tutela delle popolazioni autoctone e di contenimento delle specie alloctone, cioè non originarie. "La tutela della Trota marmorata da parte della Città metropolitana di Torino rientra in un più vasto progetto, finanziato parzialmente dal Parco Nazionale Gran Paradiso, con cui collaboriamo" ricorda la Consigliera metropolitana delegata all'ambiente e alla tutela della fauna e della flora. Un genetista dell'Università delle Marche sta completando le ricerche sull'ultima componente biomolecolare, i microsatelliti, i cui risultati saranno disponibili nei prossimi mesi. La prima fase del progetto, promosso dal Parco del Monviso e dalla Città metropolitana, era relativa alla natura autoctona della Trota fario nelle Alpi occidentali. I risultati sono stati riassunti in un articolo, che è stato sottoposto all'approvazione della redazione della rivista Biological Journal of the Linnean Society con il titolo "The Role of the south-western Alps as a unidirectional corridor for Mediterranean brown trout (Salmo trutta complex) lineages". Alla ricerca hanno collaborato alcuni esperti francesi. Alla ricerca e alla redazione dell'articolo ha contribuito l'ittiologo Paolo Lo Conte, che segue dal punto di vista tecnico l'attività degli Incubatoi di Valle e la promozione e tutela della fauna ittica, mentre la collega Andreina Raffero segue la parte amministrativa.
"Abbiamo anche presentato la candidatura per un progetto LIFE per la tutela e valorizzazione della Trota marmorata sull'intera asta della Dora Baltea, di cui è capofila la Regione Autonoma Valle d'Aosta. - conclude la Consigliera Azzarà – Il progetto è stato valutato positivamente, ma purtroppo non è stato finanziato. Lo ripresenteremo con alcune modifiche in occasione della successiva call dell'Unione Europea in materia di gestione della fauna ittica, proponendo l'identificazione e la selezione delle specie autoctone di Trota marmorata e di Temolo adriatico. Vogliamo disporre nei nostri incubatoi di valle di riproduttori quanto più possibile puri, per poter immettere nei nostri fiumi e torrenti avannotti delle specie che popolano naturalmente le nostre acque, in ossequio ai dettami naturalistici e protezionistici che la scienza negli ultimi anni ha elaborato sul tema". Le nuove tecniche di indagine genetica consentono di effettuare con costi sopportabili le analisi indispensabili per la gestione ittica.
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Potrebbe appartenere ad un lupo la carcassa di un canide recuperata nei giorni scorsi nel torrente Chiusella a Traversella da un'unità cinofila della Città Metropolitana di Torino e dai Carabinieri Forestali della stazione di Settimo Vittone. La presenza della carcassa in riva al torrente era stata segnalata alla Funzione specializzata tutela fauna e flora della Città Metropolitana dal Centro Grandi Carnivori della Regione Piemonte, che ha sede presso la direzione del Parco Alpi Marittime.Grazie al fiuto del cane antiveleno Mirtylle, la carcassa è stata trovata in avanzato stato di decomposizione, parzialmente sommersa nel torrente in piena e sepolta sotto alcuni massi. La posizione in cui la carcassa è stata trovata fa supporre che l'animale sia morto al riparo di un grosso masso a lato del torrente e poi sia stato ricoperto da altre pietre franate dalla scarpata soprastante, la più grande delle quali era di dimensioni tali da non poter essere spostata.
Gli agenti faunistico-ambientali della Città metropolitana e i Carabinieri Forestali sono riusciti a recuperare solo il cranio e un arto anteriore, che sono stati portati alla Facoltà di Veterinaria dell'Università di Torino per gli esami autoptici del caso. I veterinari dell'Università ritengono che la morfologia del cranio sia compatibile con quella di un lupo, ma solo le analisi genetiche in corso presso l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Torino potranno offrire definitive conferme in tal senso.
Nei prossimi giorni l'area in cui è stata recuperata la carcassa sarà ispezionata dalle squadre cinofile antiveleno del Piemonte, per verificare l'eventuale presenza di bocconi avvelenati.
Se fosse confermato che l'animale era un lupo, si tratterebbe di una delle prime segnalazioni di presenza del carnivoro nella zona della Valchiusella. Se ne potrà sapere di più in occasione del monitoraggio previsto nell'ambito del progetto europeo LIFE WolfAlps EU che interesserà anche il Canavese.
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"La Città Metropolitana di Torino è disponibile a confrontarsi con l'amministrazione comunale di Balme sulle modalità per agevolare l'osservazione e lo studio scientifico dei numerosi stambecchi presenti in alta Val d'Ala. Poiché il Pian della Mussa è una Zona Speciale di Conservazione gestita dal nostro Ente, dobbiamo capire qual è il modo migliore per tutelare la specie e l'ambiente in cui vive e quali passi formali dovrà compiere il territorio, eventualmente con il nostro sostegno": con queste parole la Consigliera metropolitana Barbara Azzarà, delegata all'ambiente, alla tutela della fauna e della flora e alle Aree protette, commenta le proposte del primo cittadino di Balme, Gianni Castagneri, nate dalla costatazione del fatto che, soprattutto in primavera, decine di persone arrivano nel paese della Val d'Ala per osservare gli stambecchi che scendono sino al centro abitato di Balme, sostando sulla Strada Provinciale 1 per leccare il sale che rilascia l'asfalto.
Come accade in altre vallate alpine europee, dalle Alpi Marittime alla Slovenia, molti turisti appassionati della natura arrivano a Balme per cercare di fotografare e filmare esemplari che non sono diventati domestici, ma che, complice il lockdown, hanno iniziato ad avventurarsi nei centri abitati. Gli amanti della fotografia naturalistica aspettano i branchi a Balme, ma salgono anche al Pian della Mussa per fotografare gli stambecchi nei prati in cui la neve ha da poco ceduto il passo al prato, catturando immagini suggestive della popolazione più numerosa tra quelle presenti nei territori della Città Metropolitana di Torino non tutelati da parchi naturali.
Le rocce e i pascoli che da Ala di Stura salgono sino al Pian della Mussa sono da tempo l'habitat ideale per circa centinaia di stambecchi suddivisi in numerosi branchi, che potrebbero essere censiti esattamente e studiati nelle loro caratteristiche morfologiche, nelle loro abitudini e nelle eventuali patologie. Il Sindaco Castagneri e il professor Ezio Ferroglio, direttore della Scuola di Agraria e Medicina Veterinaria dell'Università di Torino e assessore all'Agricoltura dell'Unione Montana delle Valli di Lanzo, ritengono possibile e auspicabile allestire dei punti di osservazione degli animali con l'utilizzo di binocoli, valorizzando e migliorando la fruibilità del sentiero degli stambecchi.
La Consigliera Azzarà sottolinea l'importanza della sensibilizzazione del pubblico: "Si tratta di un'azione favorevole alla tutela, che deve svolgersi attraverso la costruzione di un programma complessivo di attività didattiche rivolte alle scuole e a tutti i cittadini (ad esempio con progetti di citizens science) e anche, ma non solo, accompagnando le persone a vedere e fotografare gli animali, con le attenzioni del caso e valutando gli elementi di disturbo ambientale".
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