I NOSTRI COMUNICATI

 

Comunicati

Tutela fauna e flora

Nelle prossime settimane, esaurita la fase di clima freddo, per l’ottavo anno consecutivo, il Servizio Tutela Fauna e Flora della Città Metropolitana di Torino attiverà una campagna di tutela dei rospi e delle rane durante la migrazione riproduttiva, grazie alla posa di barriere temporanee che li convogliano verso i “rospodotti”, piccole infrastrutture che consentono agli anfibi di evitare di essere schiacciati dagli autoveicoli quando attraversano le strade extraurbane. Le specie maggiormente coinvolte nella migrazione sono il Rospo comune, la Rana dalmatina e il Rospo smeraldino. I batraci vengono “convogliati” con apposite reti verso i rospodotti o verso strutture preesistenti, che consentono il superamento delle sedi stradali nel viaggio dai siti di svernamento agli abituali luoghi di riproduzione e nel ritorno. Le operazioni del Servizio Tutela Fauna e Flora vengono effettuate nei territori dei Comuni di Pertusio, Vidracco, Vistrorio, Rosta-Buttigliera Alta. A San Giorio di Susa è previsto esclusivamente il monitoraggio per valutare l’entità di un fenomeno migratorio che nei primi anni di intervento era importante mentre nell’ultimo triennio si è ridotto drasticamente.

OTTO ANNI DI ESPERIENZA NEL SALVATAGGIO DEGLI ANFIBI

L’attività del Servizio Tutela Fauna e Flora è stata avviata sperimentalmente nel 2011 a San Giorio di Susa. Già dal secondo anno di attivazione il numero di siti coinvolti è aumentato, registrando il massimo nel 2013, con sette località. In otto anni l’elenco delle località interessate è cambiato, perché in alcune è venuta meno l’emergenza oppure perché in altre la popolazione era sovrastimata. L’andamento climatico generale dell’ultimo decennio, caratterizzato da inverni più miti, ha spostato il momento culminante della migrazione alla fine di febbraio-inizio di marzo. Anche nel 2018 la migrazione verrà monitorata con sopralluoghi serali. Il monitoraggio ha evidenziato realtà meritevoli di tutela, quali Pertusio, Vidracco e Vistrorio, dove persiste un fenomeno migratorio importante: un migliaio di individui per ciascuna località. A Rosta e Buttigliera Alta la migrazione interessa alcune centinaia di esemplari, ma è comunque meritevole di tutela. In quest’ultimo contesto, nonostante i tre rospodotti realizzati una ventina di anni fa, è di fondamentale importanza l’intervento manuale del personale del Servizio Tutela Fauna e Flora e dei volontari locali, i quali spostano gli animali da un lato all’altro della carreggiata. Negli anni si è capito che il mancato utilizzo dei rospodotti da parte degli anfibi è da ricondursi alla scarsa attrattività dei manufatti a disposizione o alla ridotta propensione della maggior parte degli esemplari ad imboccare i passaggi interrati. Per la buona riuscita della migrazione è quindi fondamentale l’intervento manuale degli operatori, che spostano gli esemplari. In questo compito sono facilitati dalle barriere, che agevolano notevolmente il recupero degli anfibi che stazionano alla base delle barriere stesse oppure tentano di arrampicarsi per superarle. E’ importante ricordare che la barriera non è invalicabile e, visto lo scarso uso dei rospodotti, la permeabilità dell’ostacolo è fondamentale in caso di assenza di operatori. Nonostante gli sforzi profusi in alcuni siti, si evidenzia una progressiva rarefazione delle popolazioni in migrazione, purtroppo in linea con una tendenza generalizzata a scala nazionale e globale. È quindi molto importante continuare l’attività di monitoraggio e di sensibilizzazione dei cittadini per la tutela e la salvaguardia dei rospi e delle rane.

IL ROSPODOTTO DI CANDIA

Nel 2000, l'allora Ente gestore del Parco del Lago di Candia, realizzò il primo rospodotto lungo la Strada Provinciale 84 Candia-Caluso, con barriere artificiali mobili a tutela delle centinaia di rospi e rane dalmatine che, durante la migrazione riproduttiva, si dirigevano  verso le sponde del lago  per deporre le uova. Successivamente, grazie ai finanziamenti della Misura 323 del Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 della Regione Piemonte, l’allora Provincia di Torino a partire dal 2013 ha incrementato e reso più efficienti le strutture. Per consentire agli animali di superare incolumi la strada, sono state collocate sotto il manto stradale alcune canaline di cemento con una griglia di aerazione in ghisa. I vantaggi della soluzione adottata sono la salvaguardia  degli animali che attraversano la strada, la facilità di manutenzione, l’umidità e l’illuminazione simili a quelle dell’esterno (il che attira gli animali). Il Servizio Pianificazione e gestione rete ecologica e aree protette ha collocato ai bordi della carreggiata una serie di barriere temporanee che convogliano gli anfibi agli ingressi dei tunnel, garantendone l’incolumità pur in assenza di una sorveglianza diretta da parte di volontari o tecnici. 

L’IMPORTANZA DELLE ZONE UMIDE PER GLI ANFIBI

Le zone umide sono fondamentali per specie animali e vegetali il cui ciclo vitale è, in tutto o in parte, legato alla presenza dell’acqua. Quando arriva la stagione degli amori e scende il buio, i rospi lasciano i luoghi in cui vivono abitualmente per andare in cerca di stagni, rive dei laghi o altre raccolte d’acqua, dove riprodursi. Dalle uova, deposte in lunghi cordoni gelatinosi ancorati alla vegetazione acquatica, nascono girini neri, che in due o tre mesi compiono la metamorfosi necessaria per abbandonare l’acqua e dirigersi verso i boschi o i prati umidi. Purtroppo gli adulti vengono uccisi in gran quantità dalle automobili mentre attraversano le strade che incontrano durante il cammino verso i luoghi di riproduzione. Trattandosi di animali a sangue freddo, il periodo riproduttivo dipende dalle condizioni climatiche di temperatura e umidità. In Piemonte la migrazione si svolge normalmente tra la fine di febbraio e la fine di marzo.

DIFFUSIONE E MORFOLOGIA

Il Rospo comune è un animale che si adatta a vari tipi di ambienti, in particolare ai boschi, sia di pianura che di montagna. È un anfibio senza coda, con la pupilla orizzontale e con ghiandole parotoidi dietro gli occhi molto evidenti. Ha una colorazione scura, dal bruno rossiccio al grigio olivastro, una corporatura tozza e la pelle rugosa. La differenza tra i sessi è molto, marcata perché le femmine sono nettamente più grandi dei maschi.

ANIMALE UTILI E INDICATORI DELLA QUALITÀ AMBIENTALE

I rospi sono determinanti per il mantenimento dell’equilibrio ecologico del territorio e della sua biodiversità. Svolgono un’azione di controllo delle popolazioni di insetti che vivono nelle zone umide, come le zanzare, ma si nutrono anche di altre specie dannose per l’agricoltura, come le lumache. Sono inoltre preziosi indicatori dello stato ambientale, perché la permeabilità della loro pelle li rende assai sensibili agli agenti tossici e ai cambiamenti climatici e ambientali.

PERICOLI PER LA SOPRAVVIVENZA

Il 36% degli anfibi italiani è a rischio di estinzione, nonostante le tutele previste dalla Convenzione di Berna per la salvaguardia della fauna minore, dalla Direttiva Habitat dell’Unione Europea e dalla Legge regionale 32 del 1982. Le minacce più significative per la sopravvivenza dei rospi sono legate alle attività umane. Oltre alla viabilità, sulla consistenza delle popolazioni incidono la modifica, la perdita e la frammentazione dell’habitat: eliminazione o compromissione delle zone umide minori per cementificazione di fontane e sorgenti, copertura o interramenti di piccole pozze e stagni temporanei, inquinamento con sostanze nocive o rifiuti delle piccole raccolte d’acqua, frammentazione degli ecosistemi dovuta a eliminazione di siepi e fasce vegetali che possono servire da corridoi per lo spostamento degli animali. Sulla consistenza delle popolazioni di rospi incide anche l’utilizzo di pesticidi e diserbanti in agricoltura. Non bisogna poi dimenticare le forme di persecuzione immotivata e crudele, dovute ai pregiudizi sull’aspetto dei rospi e all’ignoranza del ruolo ecologico che rivestono. Anche l’introduzione di specie esotiche può alterare pericolosamente gli equilibri ambientali.

Tutela fauna e flora

La presenza del Lupo nelle vallate alpine occidentali è ormai un dato consolidato ed è sintomatica del buon stato di salute dell'ambiente naturale. Lo precisano i tecnici del Servizio Tutela Fauna e Flora della Città Metropolitana di Torino, a seguito dell’avvistamento di un esemplare nella zona di Campo Smith a Bardonecchia.
Non è inusuale l'aumento degli avvistamenti di lupi nelle vicinanze delle attività umane nei periodi immediatamente successivi a consistenti nevicate. Un episodio analogo a quello di Bardonecchia si è verificato negli anni scorsi nell’abitato di Pragelato, senza che gli animali (in quel caso si trattava di due femmine) arrecassero alcun danno alle persone.
Il Servizio Tutela Fauna e della Flora della Città Metropolitana di Torino è stato interpellato dall’amministrazione comunale di Bardonecchia per effettuare un monitoraggio in zona. Nel periodo della stagione turistica, estiva e invernale, in cui possono verificarsi episodi di vicinanza tra animali selvatici e attività umane, gli agenti faunistico-ambientali della Città Metropolitana che operano in Alta Valle di Susa sono in allerta. Il personale è dotato di tutti gli strumenti tecnici atti a garantire da un lato l'incolumità delle persone e dall'altro l’adeguata tutela del Lupo, specie inserita dal legislatore tra quelle a protezione assoluta.
Il Servizio Tutela Fauna e Flora consiglia a tutti i cittadini e frequentatori delle vallate montane ad adottare alcune semplici precauzioni: non lasciare a disposizione degli animali alcuna fonte alimentare e nessun rifiuto che possa servire da alimento, non lasciare liberi i cani domestici, specie durante le escursioni.
Se si incontra un animale selvatico particolarmente confidente o in difficoltà si deve immediatamente chiamare i numeri di allertamento del Servizio Tutela Fauna e Flora.

A CHI RIVOLGERSI QUANDO SI RINVENGONO ANIMALI FERITI O IN DIFFICOLTÀ: IL PROGETTO “SALVIAMOLI INSIEME” DELLA CITTÀ METROPOLITANA

- Città Metropolitana di Torino-Servizio Tutela della Fauna e della Flora, corso Inghilterra 7, Torino, telefono 011-8616987, cellulare 349-4163347; dal lunedì al giovedì dalle 9 alle 14,30, il venerdì dalle 9 alle 13
- Centro Animali Non Convenzionali dell’Ospedale Veterinario della Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Torino, largo Braccini 2, Grugliasco, telefono accettazione 011-6709053 e 366-6867428. In orario notturno l’accesso avviene dal numero civico 44 di via Leonardo da Vinci.

Tutela fauna e flora

Una passeggiata sulle sponde del torrente Pellice, nel tratto compreso tra il ponte di Vigone-Vilafranca e la confluenza con il Po a Pancalieri, per la conta dei nidi di frega della trota marmorata.
L’iniziativa, organizzata dalla Città metropolitana di Torino ed il Parco del Monviso, ha avuto luogo lo scorso 30 dicembre ed ha radunato oltre trenta partecipanti, in gran parte pescatori.
La trota marmorata è un pesce che ha una distribuzione circoscritta al fiume Po e ad alcuni suoi affluenti che provengono dalle Alpi (è anche presente in alcuni torrenti della Slovenia e della Croazia).
La sua esistenza è attualmente minacciata dai grossi prelievi idrici a scopo agricolo e idroelettrico e dai numerosi lavori di regimazione idraulica.
Il torrente Pellice è uno dei corsi d’acqua più adatti ad ospitare questa specie. In particolare gli ultimi chilometri costituiscono sicuramente una delle zone più importanti per la sua riproduzione.
L’atto riproduttivo avviene una volta l’anno, verso la metà di novembre e inizio dicembre, con la deposizione da parte delle femmine di circa 1.500 uova per ogni chilo di peso corporeo. In questo periodo i riproduttori, in gran parte provenienti dal vicino fiume Po, si portano in zone del corso d’acqua caratterizzate da forte corrente (0,7-1,4 m/s) e da substrato ghiaioso. Qui le femmine, accompagnate dai maschi, fregano con la coda sul fondo del corso d’acqua dando origine ad una buca e ripulendo la ghiaia dalla sabbia e dai detriti. Nascondono in questo modo le uova ormai fecondate, che rimarranno più di due mesi in attesa di schiudere e di riavviare il ciclo della vita.
Durante la passeggiata di circa 8 chilometri, sono stati contati i nidi di frega dove le trote hanno deposto le uova.
In base alla dimensione i nidi possono essere classificati come piccoli, medi e grandi. Le freghe piccole sono state scavate da animali al primo atto riproduttivo, le medie di animali approssimativamente del peso di 2-3 chilogrammi ed infine le grandi di animali superiori ai 3 chilogrammi.
“Questa attività, semplice e divertente, ha permesso di raccogliere dati di notevole importanza – ha commentato la Consigliera della Città metropolitana di Torino Elisa Pirro, con delega all’Ambiente e Vigilanza ambientale - e consente di stimare la popolazione ittica presente, un passo indispensabile per qualsiasi politica gestionale”.
La passeggiata è iniziata verso le 10 del mattino e si è conclusa nel pomeriggio. Sono stati contati 82 nidi e si è constatato che la briglia a valle del ponte Vigone-Villafranca (priva di scala di risalita per l’ittiofauna) non permette ai pesci di colonizzare il tratto a monte.
L’iniziativa sarà ripetuta alla fine del 2018.

Tutela fauna e flora

Da qualche settimana al Servizio di tutela della fauna e della flora della Città metropolitana di Torino giungevano generiche segnalazioni dai tecnici del comune di Brandizzo riguardo all'avvistamento in un'area sotterranea del Centro sportivo del Comune di numerosi serpenti non identificati.

Mercoledì 27 gennaio nel pomeriggio agli agenti faunistico ambientali della Città metropolitana veniva segnalato telefonicamente che gli animali stavano svernando in un anfratto sotterraneo dove si sarebbero dovuti svolgere dei lavori di posa in opera di tubature e che gli operai, a causa di tale presenza, si rifiutavano di proseguire i lavori.

Giunti sul posto, gli agenti si rendevano conto che si trattava di biacchi (Hierophis viridiflavus, è il nome scientifico e prende il nome dalla livrea verde gialla) serpenti del tutto innocui, molto diffusi nelle nostre città e campagne e lunghi fino a 180 centimetri. Appartengono a una specie protetta e sono molto utili come derattizzatori naturali, in quanto si nutrono di topi. Non è difficile incontrarli in anfratti, cavità, garage e cantine dove spesso si rifugiano per trascorrere i lunghi mesi invernali, a Torino come in altre città e paesi.

I biacchi sono stati catturati e portati in un luogo sicuro dove la temperatura non scende sotto lo zero e, soprattutto, al riparo dai lavori umani.

 “Non tutti gli animali selvatici destano gli stessi sentimenti di confidenza e tenerezza” commenta la consigliera delegata della Città metropolitana Elisa Pirro “E i biacchi, che raggiungono dimensioni notevoli, sono di certo fra quelli che destano timore. Il comportamento più razionale da tenere in caso se ne ritrovasse un esemplare è quello di lasciarlo tranquillo. Ma, come in questo caso dove è necessario spostarli, si può chiamare il nostro Servizio tutela fauna e flora della Città metropolitana di Torino, che rivolge la sua attenzione su tutte le specie animali in qualsiasi periodo dell'anno ".

A CHI RIVOLGERSI QUANDO SI RINVENGONO ANIMALI FERITI O IN DIFFICOLTA’: IL PROGETTO “SALVIAMOLI INSIEME” DELLA CITTÀ METROPOLITANA

- Città metropolitana di Torino-Servizio tutela della fauna e della flora, corso Inghilterra 7, Torino, telefono 011-8616987, cellulare 349-4163347; dal lunedì al giovedì dalle 9 alle 14,30, il venerdì dalle 9 alle 13

- Centro animali non convenzionali dell’ospedale veterinario della Facoltà di medicina veterinaria dell’Università di Torino, largo Braccini 2, Grugliasco, telefono accettazione 011-6709053 e 366-6867428. In orario notturno l’accesso avviene dal numero civico 44 di via Leonardo da Vinci.

Tutela fauna e flora

Andare “Alla ricerca della Trota Marmorata” nel Pellice, sfidando le gelide acque invernali per scoprire i luoghi in cui le trote depongono le uova, in una divertente e avventurosa passeggiata lungo le sponde del torrente, fino alla confluenza con il Po: è l’iniziativa che il Parco del Monviso-Riserva MAB della Biosfera e il Servizio Tutela Fauna e Flora della Città Metropolitana di Torino propongono per sabato 30 dicembre.
Il ritrovo è fissato per le 9,30 al ponte tra Vigone e Villafranca Piemonte sulla Strada Provinciale 139, sul lato della pizzeria Ponte Pellice. Occorrerà essere muniti di scarponcini, abbigliamento comodo e caldo e possibilmente anche di stivali. Si consiglia di parcheggiare prima e raggiungere il punto di ritrovo a piedi. Da lì, accompagnati da esperti di fauna ittica, si partirà per una passeggiata di circa 9 km. Per il ritorno sarà possibile organizzarsi con le auto. L’attività terminerà intorno alle 16. Chi vorrà partecipare alla conta delle ovature nel torrente dovrà indossare i cosciali abitualmente utilizzati dai pescatori. Il pranzo sarà al sacco. L’attività è particolarmente indicata per le famiglie e per gli appassionati dell’ambiente fluviale.

Per informazioni si può telefonare in orario d’ufficio al Parco del Monviso, al numero 0175-46505

Tutela fauna e flora

Per la giovane cerva recuperata in difficoltà dagli agenti del Servizio di Tutela della Fauna e della Flora della Città Metropolitana di Torino durante un normale pattugliamento nel territorio del Comune di Oulx si prospetta un miglioramento della qualità della vita.
L'animale, recuperato nel mese di maggio con pochissimi giorni di vita, sarebbe stato condannato a morte sicura da una lesione congenita, una contrattura di un tendine flessore dell'arto posteriore sinistro, che non le permetteva una deambulazione normale.
L’esemplare era stato immediatamente portato al CANC di Grugliasco, il Centro Animali Non Convenzionali della Facoltà di Medicina Veterinaria dell'Università di Torino, convenzionato con la Città Metropolitana per la cura degli animali selvatici rinvenuti in stato di difficoltà. La giovane cerva è stata sottoposta ad un intervento di resezione tendinea che, a causa di complicanze, ha avuto come esito finale l'amputazione di metà del metatarso. Ora, per garantire una deambulazione più efficiente, all'animale verrà posizionata una protesi provvisoria, che, a sviluppo terminato, verrà sostituita da una protesi definitiva strettamente solidale all'arto.
“Chiaramente la soluzione adottata non potrà restituire l'animale selvatico ad una vita di completa libertà. – commenta la Consigliera metropolitana Elisa Pirro, delegata alla tutela della fauna e della flora - Ma la protesti garantirà alla cerva un'ottima libertà di movimento in un ambiente protetto, migliorandone sensibilmente la qualità della vita”.
Per vedere il videocomunicato sulla cerva curata con una protesi sul canale You Tube della Città Metropolitana: https://www.14dd5266c70789bdc806364df4586335-gdprlock/watch?v=yMkqzhsqrrg

A CHI RIVOLGERSI QUANDO SI RINVENGONO ANIMALI FERITI O IN DIFFICOLTÀ: IL PROGETTO “SALVIAMOLI INSIEME” DELLA CITTÀ METROPOLITANA 

Città Metropolitana di Torino-Servizio Tutela della Fauna e della Flora, corso Inghilterra 7, Torino, telefono 011-8616987, cellulare 349-4163347; dal lunedì al giovedì dalle 9 alle 14,30, il venerdì dalle 9 alle 13 
Centro Animali Non Convenzionali dell’Ospedale Veterinario della Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Torino, largo Braccini 2, Grugliasco, telefono accettazione 011-6709053 e 366-6867428. In orario notturno l’accesso avviene dal numero civico 44 di via Leonardo da Vinci. 

Tutela fauna e flora

È stato nuovamente rinviato a data da destinarsi l’evento “Conoscere per convivere” in programma domani, sabato 2 dicembre, a Noasca.
Seguiranno comunicazioni su nuova data e orario.

Tutela fauna e flora

Lupo e cinghiale sono due specie che, per motivi diversi, impongono una riflessione sul nostro concetto di natura e sul modello di sviluppo territoriale che intendiamo promuovere, soprattutto nelle aree montane. Ne discuteranno sabato 2 dicembre a Noasca il Sindaco Domenico Aimonino, la Consigliera metropolitana delegata all’ambiente, alla tutela della fauna e della flora, ai parchi e alle aree protette, Elisa Pirro, il Consigliere metropolitano Mauro Fava e alcuni esperti. L’incontro era stato in un primo momento programmato per sabato 28 ottobre, ma era stato rinviato a causa dell’emergenza incendi.
Luca Giunti, guardiaparco dell’Ente di gestione delle aree protette delle Alpi Cozie, si porrà e porrà ai presenti “Le domande del lupo”. Il dirigente del Servizio tutela della fauna e della flora della Città metropolitana, Mario Lupo, tratterà il tema della gestione del cinghiale nel territorio dell’Ente di area vasta che ha ereditato le competenze dell’ex Provincia di Torino. Bruno Bassano, responsabile del settore Biodiversità e ricerca scientifica del parco Nazionale del Gran Paradiso, terrà una relazione sul tema “Ecologia delle specie problematiche: il punto di vista di un Parco nazionale”. Sergio Barone, Vicepresidente della Coldiretti di Torino, si soffermerà sull’impatto degli animali selvatici sul territorio agricolo.
L’appuntamento è alle 15 al Pala Noasca della frazione Gere Sopra.

Tutela fauna e flora

Gli incendi boschivi di fine ottobre in Valsusa e in altri territori montani della Città Metropolitana di Torino hanno seriamente danneggiato la fauna selvatica, patrimonio indisponibile dello Stato e quindi della collettività? È l'interrogativo che ha spinto la Città Metropolitana a mettere in campo le competenze dei tecnici e dei funzionari dei servizi Tutela Fauna e Flora e Pianificazione e Gestione Rete Ecologica, Aree Protette e Vigilanza Ambientale, per capire quanti e quali danni possono aver subito gli animali che popolano i territori montani e pedemontani.
“Le operazioni, - spiega la Consigliera metropolitana Elisa Pirro, delegata all'ambiente, alla tutela della fauna e della flora, ai parchi e alle aree protette - si sono svolte con la collaborazione del personale dei Comprensori Alpini di caccia TO1, TO3 e TO5, del Parco Nazionale del Gran Paradiso, del Parco regionale delle Alpi Cozie e dei Carabinieri Forestali. La Facoltà di Medicina Veterinaria dell'Università di Torino ha impegnato una quindicina di studenti del corso di Gestione delle Risorse faunistiche per affiancare gli operatori coinvolti”.
La Consigliera Pirro ha voluto rendersi conto di persona della metodologie utilizzate per il monitoraggio, assistendo alle operazioni condotte venerdì 17 novembre nella zona di Mompantero, a cui si riferiscono le allegate foto da lei scattate.

IL MONITORAGGIO NELLE VALLI DI SUSA, CHISONE, GERMANASCA E ORCO

A partire da venerdì 10 novembre è stato effettuato un monitoraggio campione in Val di Susa,Valle dell’Orco e Val Chisone, poi esteso anche alla zona del Parco provinciale del Tre Denti-Monte Freidour. Nel frattempo è stata acquisita la cartografia digitale delle aree interessate dagli incendi, elaborata a partire da foto satellitari del Politecnico di Torino, che partecipa al programma “Copernicus” dell’Unione Europea.
In Valle di Susa sono state controllate in particolare le zone tutelate, le oasi di protezione del Rocciamelone, i SIC e l'oasi xerotermica dell'Orrido di Foresto, che rientra nel Parco Naturale Alpi Cozie. Hanno partecipato al monitoraggio due operatori del Comprensorio Alpino TO3, due guardaparco del Parco Alpi Cozie, quattro agenti faunistico-ambientali della Città Metropolitana, accompagnati da un ex-collega in pensione come volontario e da una dozzina di studenti accompagnati dal professor Luca Rossi. Sono stati percorsi a piedi alcuni tratti, per verificare l'eventuale presenza di animali selvatici morti o feriti e la presenza di fauna selvatica viva, segnalata dalle tracce di passaggio. L’area è stata suddivisa in nove transetti percorsi a piedi, interessando in modo omogeneo una zona che si estende dal Comune di Chianocco a quello di Mompantero. In quasi tutti i transetti sono state rilevate alcune tracce recenti del transito di cinghiali, cervi, caprioli, camosci, lepri, volpi e lupi. Alcuni animali sono stati osservati direttamente: ad esempio gli scoiattoli. Nei giorni precedenti, durante il normale svolgimento del loro servizio gli agenti faunistico-ambientali avevano osservato esemplari di Coturnice presenti a quote insolitamente basse, sicuramente a causa degli incendi che ne avevano compromesso l’habitat e la disponibilità alimentare alle quote in cui abitualmente svernano. Lo spostamento dal territorio abituale è avvenuto per tutte le specie per mancanza di cibo nelle zone attraversate dal fuoco. Nel Comune di Mompantero nel periodo successivo all’incendio sono stati recuperati un capriolo e un camoscio in evidente difficoltà, per cause da imputare all’azione del fuoco. Gli animali sono stati affidati alle cure del Centro Animali Non Convenzionali di Grugliasco. Durante l’incendio si era già intervenuto per un caso analogo per un altro capriolo a Bussoleno. Nelle prime perlustrazioni sono stati segnalati altri cinque caprioli morti, di cui si sono però perse le tracce nei successivi sopralluoghi congiunti.
In Valle Orco, grazie alla collaborazione del personale del Comprensorio Alpino TO5 sono stati eseguiti tre transetti nelle zone montane dei Comuni di Locana, Sparone e Ribordone, ciascuno percorso da quattro operatori. Non sono state rinvenute carcasse di animali, ma sono state rilevate tracce ed è stata avvistata fauna selvatica viva. Le fiamme avevano attraversato velocemente il bosco, bruciando essenzialmente il substrato di foglie e rami secchi senza in apparenza compromettere o intaccare le piante verdi, tanto che dall'esterno non si nota quasi il passaggio del fuoco, in quanto le chiome degli alberi sono integre.
In Val Germanasca una squadra composta da operatori del Comprensorio Alpino TO1 ha effettuato un sopralluogo dalla località Bovile di Perrero alla Punta Muret, percorrendo la cresta di confine con la Val Chisone e scendendo poi lungo la pista di accesso all’alpeggio del Muret. L’area ha un'altitudine compresa tra 1400 e 2200 metri e, nonostante l’esposizione prevalentemente a sud, al momento del monitoraggio si presentava in gran parte innevata. Nelle settimane precedenti alla nevicata di metà novembre era però stata interessata da un incendio che, sui tre versanti della Punta Muret, era proseguito per quasi quattro settimane, con effetti per il bosco meno gravi rispetto a quanto avvenuto in Valle di Susa. Nessuna carcassa è stata rinvenuta e sono stati osservati direttamente solo alcuni caprioli. Sulla neve sono state rinvenute numerose tracce di camosci, caprioli, cervi, cinghiali, lepri e scoiattoli. Il fatto di aver constatato la presenza recente di fauna selvatica è il segno di un’alta capacità di resilienza dell’ambiente ai danni causati dell’incendio.

LA SITUAZIONE NEL PARCO TRE DENTI-FREIDOUR: POCHI DANNI ALLA FAUNA, MA IL TERRENO SI È IMPOVERITO

Nella zona di Cumiana i tecnici del Servizio Gestione Rete Ecologica, Aree Protette e Vigilanza Ambientale hanno avviato a partire da mercoledì 15 novembre il rilievo dei danni prodotti dall'incendio boschivo all'interno e nei pressi del Parco provinciale Tre Denti-Freidour, sia per verificare l'eventuale presenza di carcasse di animali morti, sia per la verifica dei danni al patrimonio forestale. L'incendio ha interessato una superficie che è circa il 50% dell'intera estensione del Comune di Cumiana. Il rilievo si è per ora concentrato nella zona compresa fra la Borgata Bastianoni, il colle Aragno, il monte Freidour, il colle Prà l'Abbà e il colle Crò. Non sono stati rinvenuti resti di animali morti mentre, nonostante l'estensione e la durata, l'incendio non pare aver prodotto danni gravi. Nell'area finora indagata il fuoco ha  avuto un andamento di tipo radente, rimanendo cioè a livello della lettiera di foglie e salendo molto raramente sulle chiome degli alberi. In poche decine di piante sono state verificate scottature irreversibili: soprattutto in una porzione limitata di bosco presso la fontana del Pieu. Nelle zone più elevate vicine alle creste le fiamme hanno bruciato quasi esclusivamente praterie disseccate, interessando marginalmente la copertura forestale. E' chiaro però che la mineralizzazione della sostanza organica e la scopertura del terreno in forte pendenza diminuiranno la fertilità dei terreni, con il rischio di smottamenti o frane, che la presenza di alberi e arbusti concorreva ad evitare.
I monitoraggi proseguiranno nei prossimi giorni sulla restante parte del parco e su altre aree interessate da incendi, con un progetto più articolato di assistenza ai Comuni.

Tutela fauna e flora

Nella mattinata di lunedì 13 novembre in Alta Valle di Susa un automobilista ha segnalato un Lupo investito da un automezzo poco prima dell'abitato di Salbertrand, in direzione Oulx, al km 72+500 della Strada Statale 24. Si tratta di un giovane maschio. Dopo essere stata portata alla vicina sede del Parco naturale del Gran Bosco di Salbertrand, la carcassa dell’animale è stata recuperata dagli agenti faunistico-ambientali della Città Metropolitana di Torino e controllata dal veterinario dell'ASL competente. E' prevista la consegna della carcassa alla Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Torino, i cui medici, congiuntamente con i colleghi dell’Istituto Zooprofilattico, si occuperanno dell’autopsia.
Dal mese di ottobre anche in Alta valle di Susa è ripartito il monitoraggio sistematico del Lupo nell’ambito del progetto europeo Life WolfAlps. Rispetto a quanto avvenuto nel 2015 e 2016 sono stati aggiunti alcuni settori geografici, Val Sangone, Pinerolese, Valli Tesso, Malone, Gallenca e Pellice, in modo da estendere l’area di indagine per avere un quadro il più dettagliato possibile della distribuzione della specie. Il monitoraggio intensivo procederà fino alla fine di febbraio.