Tutela fauna e flora
Si era intrufolato nel camino di una casa di Jouvenceaux di Sauze d'Oulx ed è stato salvato grazie alla sensibilità del proprietario dell'abitazione, che lo ha sentito muoversi per cercare di liberarsi: è un Assiolo, un piccolo rapace che si era incastrato tra l'intercapedine e la canna fumaria del camino ed è stato liberato grazie alla demolizione parziale del muro che lo imprigionava.
L'Assiolo è stato poi recuperato dagli agenti faunistico-ambientali della Funzione Specializzata Tutela Fauna e Flora della Città Metropolitana di Torino, contattati dai guardiaparco del Parco naturale del Gran Bosco di Salbertrand, che fa parte dell'Ente di Gestione delle Aree Protette delle Alpi Cozie.
Il controllo effettuato da un veterinario dell'Asl TO 3, ha consentito di appurare che il volatile era in buone condizioni di salute. Nella serata dell'11 maggio l'Assiolo è stato liberato dagli agenti faunistico-ambientali della Città Metropolitana, che hanno operato in collaborazione con i guardiaparco dell'Ente Gestione delle Aree protette delle Alpi Cozie.
L'Assiolo è uno dei più piccoli rapaci notturni europei, che raggiunge appena le dimensioni di un merlo e presenta ciuffetti auricolari che, quando sono abbassati, lo fanno confondere con la Civetta. Predilige le foreste di pini e i boschi aperti nei pressi delle abitazioni umane, nutrendosi di cavallette, insetti e rane. Per intenderci, il piccolo Leotordo, il gufetto di Ron Weasley che si può vedere nei film della saga di Harry Potter, è in realtà un Assiolo.
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Trascorrerà il resto della sua esistenza nell'Oasi degli Animali di San Sebastiano da Po, struttura convenzionata con la Città Metropolitana di Torino, il Gufo Reale recuperato nel mese di marzo dai Carabinieri Forestali a valle del ponte sul rio Rocciamelone a Bussoleno e curato dai veterinari del CANC, il Centro Animali Non Convenzionali della Struttura didattica speciale Veterinaria dell'Università degli Studi di Torino.
Terminate le terapie somministrate al CANC, il volatile è stato trasportato stamani all'Oasi degli Animali dagli agenti faunistico-ambientali della Funzione Specializzata Tutela Fauna e Flora della Città Metropolitana.
Quando era stato recuperato nell'acqua del rio Rocciamelone, il Gufo aveva una paresi degli arti posteriori e versava in un grave stato di disidratazione. Dopo la stabilizzazione, l'animale era stato sottoposto dai veterinari del CANC ad un esame radiografico, che non aveva evidenziato segni di lesioni ossee. Dopo un lungo periodo di terapia, il Gufo si è ripreso. Le sue funzioni organiche sono buone, ma ha una ridotta potenza alare e fatica a mantenersi eretto. Purtroppo i medici non lo ritengono più in grado di volare e di quindi di procacciarsi il cibo e ne hanno quindi consigliato il ricovero in una struttura adatta a consentirgli di sopravvivere senza doversi procurare il nutrimento.
Quello del Gufo recuperato a Bussoleno è uno dei numerosi casi di recupero e riabilitazione parziale o totale di animali in difficoltà realizzati nell'ambito del progetto "Salviamoli Insieme", scaturito dalla collaborazione tra la Funzione specializzata Tutela della Fauna della Città Metropolitana di Torino e la Struttura didattica speciale Veterinaria dell'Università degli Studi di Torino. La collaborazione rende possibile il soccorso sanitario e la cura degli animali selvatici ritrovati in condizione patologica o feriti e i successivi interventi riabilitativi.
La legislazione regionale prevede che i Comuni, gli Ambiti Territoriali di Caccia, i Comprensori Alpini, le Province e la Città Metropolitana di Torino provvedano a destinare gli animali selvatici ritrovati in difficoltà a centri di recupero per la cura e riabilitazione, con l'obiettivo di una loro possibile reimmissione nell'ambiente naturale: è quello che la Provincia di Torino fino al 2014 e la Città Metropolitana dal 1° gennaio 2015 hanno fatto e fanno, grazie all'impegno del personale della Funzione specializzata Tutela della Fauna, con un'elevata percentuale di successo nella reimmissione in natura. I sanitari del CANC di Grugliasco esperti in materia curano ogni anno oltre 3000 animali selvatici rinvenuti in difficoltà e recuperati da privati cittadini o dagli agenti faunistico-ambientali della Città Metropolitana di Torino.
ATTENZIONE AI PICCOLI!
I cittadini che rinvengano animali in effettiva difficoltà possono consegnarli direttamente al CANC in largo Braccini 2 a Grugliasco. In linea generale, prima di toccare e soccorrere un piccolo animale apparentemente abbandonato è meglio informarsi bene se è il caso di intervenire. - spiegano gli esperti del CANC – Chiamando il numero 366-6867428 e spiegando la situazione si può capire se si tratta di nidiacei che sono al suolo perché stanno seguendo il loro percorso vitale naturale. In questo caso i piccoli sono nutriti al suolo dai genitori, fino a quando lo sviluppo delle ali e della coda consentono loro di volare. Informarsi consente di evitare interventi impropri e dannosi. Quando si deve intervenire, come nel caso del Gufo di Bussoleno, occorre la massima prudenza e delicatezza, per ridurre lo stress che in ogni caso l'animale sperimenta nel contatto con l'uomo.
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Una giovane femmina di capriolo intrappolata nel cancello di una villetta di strada San Giorgio a Rivoli è stata soccorsa oggi pomeriggio dagli operatori faunistici del CANC-Centro Animali Non Convenzionali dell'Università di Torino e da un veterinario dell'Asl TO3. L'animale presentava un'abrasione ai fianchi, un trauma addominale ed uno alla zampa posteriore destra.
L'esemplare è stato soccorso e portato al CANC per le cure del caso. La prognosi è riservata, sia per le lesioni subite dalla femmina di capriolo che per lo stress patito da quando è rimasta intrappolata a quando è stata soccorsa. In questi casi gli esperti del CANC consigliano di non rimanere vicini all'animale e di allontanare eventuali cani presenti in zona per non spaventarlo ulteriormente. Coprire la testa del capriolo con un telo può contribuire a calmarlo in attesa dei soccorsi.
Quello effettuato a Rivoli è uno degli interventi previsti dalla convenzione attivata dalla Città Metropolitana di Torino, che vede l'impegno diretto della Struttura didattica speciale Veterinaria dell'Università di Torino per il recupero in campo della fauna selvatica classificata come pericolosa, degli ungulati, dei carnivori, dei rapaci diurni e notturni e degli ofidi (serpenti) feriti.
Il CANC cura il servizio per conto della Città Metropolitana, che ha scelto questa soluzione (a causa della impossibilità di assumere personale dedicato, poiché si tratta di una funzione delegata dalla Regione Piemonte) per non interrompere il progetto "Salviamoli Insieme", che ogni anno registra interventi su oltre tremila animali selvatici rinvenuti in difficoltà e recuperati da privati cittadini o da agenti faunistico-ambientali.
Il servizio è attivo 24 ore su 24 sulla linea telefonica 349-4163385
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Ormai da un decennio, il Servizio (ora Funzione specializzata) Tutela Fauna e Flora della Città metropolitana di Torino affronta nel periodo tra la fine dell'inverno e l'inizio della primavera quella che si può considerare come una vera e propria emergenza faunistica: la strage di cui rischiano di essere vittime migliaia di rospi che, nella fase riproduttiva, attraversano le strade provinciali delle aree rurali per raggiungere i luoghi in cui le femmine depongono le uova.
Alla fine dell'inverno, gli anfibi partono dai luoghi riparati in cui svernano in stato di ibernazione e raggiungono gli stagni in cui si riproducono, approfittando delle temperature più miti e delle piogge che aumentano l'umidità dell'atmosfera, creando le condizioni ambientali favorevoli a dare l'avvio alla migrazione di massa; migrazione che raggiunge appunto l'apice nelle serate più umide e piovose. Tra andata e ritorno, l'esodo si protrae per circa un mese. Terminata la fase riproduttiva, gli anfibi ritornano verso i boschi da cui sono partiti.
DOVE E COME SI INTERVIENE
La costruzione di strade e abitazioni e delle infrastrutture connesse ha in molti casi eliminato le aree umide che hanno un'importanza vitale per la specie, oppure ha creato barriere e ostacoli che impediscono o complicano gli spostamenti verso i siti di riproduzione.
Gli interventi realizzati dalla Funzione specializzata Tutela Fauna e Flora per salvaguardare i rospi variano a seconda delle zone, delle caratteristiche degli ostacoli e dei pericoli a cui gli anfibi vanno incontro. Sulle strade intensamente trafficate e con spazi di manovra ristretti, l'unica azione possibile è la sistemazione di cartelli che segnalano agli automobilisti la presenza dei rospi, invitandoli a moderare la velocità. In luoghi meno pericolosi per gli operatori, sono state collocate reti, la cui funzione originaria era di indirizzare i rospi verso sottopassi, già esistenti o creati ad hoc. In realtà, in molti casi i "rospodotti" sono poco attraenti per gli anfibi, a causa del loro diametro insufficiente, della difficoltà di convogliarli al loro interno e della loro riluttanza a imboccarli. Dove vi sono sottopassi stradali di ampie dimensioni adibiti allo scolo o alla raccolta delle acque piovane, si è notato che i passaggi vengono effettivamente utilizzati. Dove i rospodotti non svolgono appieno la loro funzione, tocca agli operatori spostare manualmente gli animali da un lato all'altro della strada. L'operazione è comunque agevolata dalla presenza delle reti.
Negli anni, i siti di intervento sono cambiati. Il numero di animali è calato in maniera drastica a San Giorio di Susa e a Rivarossa, dove la migrazione non ha quasi più luogo. In altre località si registra una maggior attenzione dei cittadini verso la tutela dei rospi: ad esempio nella zona collinare di Torino.
I siti "storici" in cui la Città metropolitana interviene e collabora alle operazioni di salvaguardia da un decennio sono ancora attivi, grazie al contributo di numerosi volontari. Ad esempio, nel lago Gurzia, che appartiene ai territori dei Comuni di Vistrorio e Vidracco, convergono migliaia di anfibi provenienti dalle vicine colline. Per la loro tutela si attivano i volontari del Circolo Chiusella Vivo, il Comune di Vidracco, le guardie venatorie volontarie e privati cittadini. A Pertusio un gruppo di volontari sposta e salva ogni anno mille e più esemplari, mentre a Rosta operatori istituzionali, coadiuvati da cittadini, soccorrono centinaia di esemplari su un tratto stradale che, a causa di un traffico intenso e veloce, ha una mortalità molto elevata. Il successo delle operazioni e della riproduzione dei rospi dipende, come detto, dalle condizioni climatiche. Quello che è certo è che si è fatta strada tra i cittadini la consapevolezza dell'importante ruolo di una specie che è una vera e propria "sentinella vivente" dello stato di salute degli ambienti e contribuisce al mantenimento degli equilibri ecologici e al contenimento delle popolazioni di insetti nocivi per le colture agricole.
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Gli agenti faunistico-ambientali della Funzione specializzata Tutela della Fauna e della Flora della Città Metropolitana di Torino sono intervenuti nei giorni scorsi alla confluenza tra il Po e il torrente Chisola a Moncalieri, per constatare una violazione alle normative per la messa in asciutta dei corsi d'acqua in caso di lavori che possano interferire con la fauna ittica e per comminare la relativa sanzione prevista dalle normative in materia.La legge prevede che, in caso di messa in asciutta per effettuare le operazioni di pulizia e manutenzione o, come nel caso di Moncalieri, per la messa in sicurezza del pilone di un ponte, i responsabili dei lavori diano comunicazione delle operazioni stesse alla Funzione specializzata Tutela Fauna e Flora. Il prelievo temporaneo e il successivo reinserimento della fauna ittica una volta ristabilito il normale deflusso dell'acqua possono essere affidati dal committente dei lavori in alveo ad un soggetto privato o, su richiesta, al personale della Città Metropolitana, dietro corresponsione dei costi vivi delle operazioni.
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Domenica 9 febbraio gli agenti faunistico-ambientali della Città Metropolitana di Torino sono stati chiamati nella zona collinare di San Raffaele Cimena per una predazione di cui sono state vittime sei pecore, delle quali cinque morte e una ferita. Servendosi di tamponi di cotone, gli agenti hanno effettuato prelievi di tessuti dagli animali predati, in collaborazione con il personale dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale per il Piemonte, la Liguria e la Valle d’Aosta, per analizzare il DNA della specie predatrice. Sulla recinzione della proprietà al cui interno è avvenuta la predazione sono stati prelevati alcuni peli del predatore, da analizzare per individuare la specie. Tra le ipotesi al vaglio vi è quella che la predazione sia da attribuire ad uno o più lupi.Gli esperti della Città Metropolitana ricordano ai cittadini delle zone in cui è ricomparso il lupo che una semplice recinzione con rete in filo di ferro, per quanto alta e ben realizzata, non è sufficiente a mettere in sicurezza gli animali al suo interno. È necessario circondare la recinzione con una rete elettrificata e, se possibile, ricoverare gli animali di notte in luogo chiuso. Per allevamenti di medio-grosse dimensioni è, inoltre, indispensabile la presenza di almeno due cani da guardianìa.
Intanto, i risultati delle analisi necroscopiche effettuate sulla lupa recuperata morta a metà gennaio nel territorio del Comune di Gassino hanno confermato l’ipotesi formulata dagli agenti intervenuti sul posto, cioè la morte per soffocamento causata dai morsi ricevuti da esemplari della stessa specie. L’aggressione ad esemplari della medesima specie avviene quando lupi estranei al branco stanziale in un territorio invadono il territorio stesso, oppure nel caso di una competizione per l'accesso allo status di individuo Alfa. Le aggressioni tra lupi hanno anche lo scopo di mantenere inalterata la densità di predatori in una determinata porzione di territorio. L’esame autoptico sullo stomaco della lupa ha evidenziato che si era cibata prevalentemente di cinghiali.
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Personale della concessionaria autostradale ATIVA ha rinvenuto stamani la carcassa di un lupo sulla Tangenziale Nord di Torino all'altezza del Km 15+300. Grazie all'azione di coordinamento svolta dalla Funzione specializzata tutela fauna e flora della Città Metropolitana di Torino, la carcassa è stata recuperata dai veterinari dell'Asl competente e trasportata al Dipartimento di Scienze Veterinarie dell'Università di Torino, a Grugliasco, dove nei prossimi giorni sarà effettuata l'autopsia, per stabilire se il decesso dell'animale sia stato causato dalla collisione con un'auto o da altro evento.Si ipotizza che l'esemplare, un maschio probabilmente in dispersione, provenisse dalla zona a Nord della Tangenziale, in particolare dalla zona delle Vaude, dove hanno sede un poligono militare e l'omonimo parco e dove, stante la ridotta presenza umana, l'habitat è idoneo per la specie. Se l'ipotesi fosse confermata, la presenza del carnivoro nei pressi della Tangenziale sarebbe da ascrivere al naturale fenomeno di espansione del lupo verso le aree periurbane e collinari torinesi. La dispersione dei giovani lupi avviene prevalentemente nel periodo tardo-invernale e in questo lasso di tempo è più frequente che si verifichino investimenti. Tali incidenti, pur interessando una specie particolarmente protetta ed elusiva come il lupo, non destano ormai più sorpresa tra gli esperti, considerato che sulle strade di ogni ordine e grado avvengono quotidianamente collisioni con animali selvatici che, in molti casi, risultano mortali per la fauna.
Intanto l'autopsia sulla lupa recuperata morta il 23 dicembre scorso a Piossasco ha confermato la presenza di ferite da arma da fuoco. I sanitari del Dipartimento di Scienze Veterinarie dell'Università di Torino e dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta che hanno condotto la necroscopia hanno confermato che tre proiettili hanno attraversato il corpo dell'animale. A produrre le ferite riscontrate sulla lupa potrebbero essere stati dei pallettoni, come quelli che si usano per la caccia alla volpe. Le indagini sono ancora in corso da parte degli agenti della Direzione Sistemi naturali della Città Metropolitana, per individuare i responsabili dell'evento. La popolazione, in particolare quella residente a Piossasco, è invitata a collaborare, comunicando eventuali informazioni utili alla vigilanza faunistica della Città Metropolitana di Torino. I lupi non possono essere cacciati perché sono animali protetti sia dalle leggi italiane che dalle direttive europee.
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La Città Metropolitana di Torino e la Struttura didattica speciale Veterinaria dell’Università degli Studi di Torino hanno avviato la sperimentazione di un servizio di recupero in campo della fauna selvatica classificata come pericolosa, degli ungulati, dei carnivori, dei rapaci diurni e notturni e degli ofidi (serpenti) feriti a seguito di incidenti stradali.
Nel corso di un convegno tenutosi al Dipartimento di Scienze Veterinarie, a Grugliasco, il servizio è stato illustrato a tutti gli Enti e soggetti pubblici e privati interessati alla tematica: Comuni, Ambiti Territoriali e Comprensori Alpini di Caccia, Regione Piemonte, servizi veterinari delle Asl, Carabinieri forestali e polizie municipali.
I sanitari del CANC-Centro Animali Non Convenzionali di Grugliasco esperti in materia curano ogni anno oltre 3000 animali selvatici rinvenuti in difficoltà e recuperati da privati cittadini o dagli agenti faunistico-ambientali della Città Metropolitana di Torino, che da una ventina di anni collabora con il centro universitario nell’ambito del progetto “Salviamoli Insieme”.
Il nuovo servizio sarà attivabile 24 ore su 24 tutti i giorni, con una chiamata alla linea telefonica 349-4163385. Il Dipartimento Universitario di Scienze Veterinarie curerà il servizio per conto della Città Metropolitana, che sconta una notevole diminuzione del personale in servizio, non sostituito dalla Regione Piemonte, responsabile delle assunzioni per tale Funzione specializzata.
“Abbiamo fatto una scelta tecnica e politica e importante, nella convinzione di dover garantire sul territorio un servizio importante e apprezzato dai cittadini. - sottolinea Barbara Azzarà, Consigliera metropolitana delegata all’ambiente e alla tutela della fauna e della flora - Continuiamo a chiedere alla Regione di poter assumere con adeguate risorse nuovi agenti faunistico-ambientali per garantire il turnover e per continuare ad esercitare per conto della Regione stessa una funzione specializzata importante. Occorre comunque costituire un tavolo permanente con tutti i soggetti che la legislazione regionale identifica come coinvolti nella gestione della fauna selvatica. Tra un anno verificheremo con tutti quei soggetti i risultati della convenzione con il CANC e le prospettive per la prosecuzione del servizio e per il suo finanziamento”.
“Il cittadino potrà chiamare il 349-4163385, che lo metterà in contatto con un operatore specializzato. - spiega il professor Giuseppe Quaranta del Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Torino – Parlando con l’operatore occorre cercare di identificare correttamente il luogo in cui è presente l’animale ferito o in difficoltà. L’operatore può nell’immediato dare consigli su come comportarsi in attesa dell’intervento dei sanitari veterinari”. “I tecnici che rispondono ai cittadini sono in possesso di una laurea che li abilita a soccorrere e gestire nel modo più corretto la fauna selvatica, tutelando l’incolumità propria e degli animali. - spiega a sua volta la dottoressa Mitzy Mauthe Von Degerfeld, ricercatrice del Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Torino – L’esperienza accumulata in anni di servizio presso il nostro Dipartimento consente ai tecnici di valutare se, nei casi meno gravi, il cittadino può portare direttamente al CANC gli animali rinvenuti o se, invece, occorre un intervento diretto da parte di personale in grado di manipolare in maniera corretta animali che non sono abituati al contatto con l’uomo e possono subire danni gravi a seguito di un intervento errato”.
Per conoscere gli aspetti organizzativi e gestionali del servizio è possibile consultare il portale Internet della Città Metropolitana alla pagina www.cittametropolitana.torino.it/cms/fauna-flora-parchi/fauna-e-flora/salviamoli-insieme
La Funzione specializzata Tutela della Fauna della Città Metropolitana di Torino e la Struttura didattica speciale Veterinaria dell’Università degli Studi di Torino hanno una lunga e proficua tradizione di collaborazione ed hanno recentemente rinnovato la convenzione che ha reso possibile il successo del progetto “Salviamoli Insieme”, garantendo il soccorso sanitario e la cura degli animali selvatici ritrovati in condizione patologica o feriti e i successivi interventi riabilitativi.
Come spiega la Consigliera delegata Barbara Azzarà, “la legislazione regionale prevede che i Comuni, gli Ambiti Territoriali di Caccia, i Comprensori Alpini, le Province e la Città Metropolitana di Torino provvedano a destinare gli animali selvatici ritrovati in difficoltà a centri di recupero per la cura e riabilitazione, con l’obiettivo di una loro possibile reimmissione nell’ambiente naturale: è quello che la Provincia di Torino fino al 2014 e la Città Metropolitana dal 1° gennaio 2015 hanno fatto e fanno, grazie all’impegno del personale della Funzione specializzata Tutela della Fauna, con un’elevata percentuale di successo nella reimmissione in natura”.
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La Città Metropolitana di Torino e la Struttura didattica speciale Veterinaria dell’Università degli Studi di Torino hanno avviato la sperimentazione di un servizio di recupero in campo della fauna selvatica classificata come pericolosa, degli ungulati, dei carnivori, dei rapaci diurni e notturni e degli ofidi (serpenti) feriti a seguito di incidenti stradali.Mercoledì 5 febbraio a partire dalle 9,30 nell’aula “Godina” del Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università degli Studi di Torino, in largo Paolo Braccini 2 a Grugliasco è in programma un convegno, nel corso del quale il servizio sarà illustrato a tutti gli Enti e soggetti pubblici e privati interessati alla tematica: dai Comuni agli Ambiti Territoriali e Comprensori Alpini di Caccia, dalla Regione Piemonte ai servizi veterinari della Asl alle forze dell’ordine. Interverranno al dibattito sanitari esperti in materia, in grado di fornire anche indicazioni di base per la prima assistenza degli animali ritrovati in condizioni critiche. Seguirà una discussione per approfondire i vari aspetti della tematica e per raccogliere idee ed esperienze in materia di gestione delle emergenze legate alla fauna selvatica.
Il nuovo servizio sarà attivabile 24 ore su 24 tutti i giorni, con una chiamata ad una linea telefonica dedicata. IlDipartimento Universitario di Scienze Veterinarie curerà il servizio per conto della Città Metropolitana.
Per conoscere gli aspetti organizzativi e gestionali del servizio è possibile consultare il portale Internet della Città Metropolitana alla pagina www.cittametropolitana.torino.it/cms/fauna-flora-parchi/fauna-e-flora/salviamoli-insieme
La Funzione specializzata Tutela della Fauna della Città Metropolitana di Torino e la Struttura didattica speciale Veterinaria dell’Università degli Studi di Torino hanno una lunga e proficua tradizione di collaborazione ed hanno recentemente rinnovato la convenzione che ha reso possibile il successo del progetto “Salviamoli Insieme”, garantendo il soccorso sanitario e la curadegli animali selvatici ritrovati in condizione patologica o feriti e i successivi interventi riabilitativi.
Come spiega Barbara Azzarà, Consigliera metropolitana delegata alla tutela della fauna e della flora e all’ambiente, “la legislazione regionale prevede che i Comuni, gli Ambiti Territoriali di Caccia, i Comprensori Alpini, le Province e la Città Metropolitana di Torino provvedano a destinare glianimali selvatici ritrovati in difficoltà a centri di recupero per la cura e riabilitazione, con l’obiettivo di una loro possibile reimmissione nell’ambiente naturale: è quello che la Provincia di Torino fino al 2014 e la Città Metropolitana dal 1° gennaio 2015 hanno fatto e fanno, grazie all’impegno del personale della Funzione specializzata Tutela della Fauna, con un’elevata percentuale di successo nella reimmissione in natura”.
“A questo storico servizio che il nostro Ente ha attivato da molti anni a salvaguardia della fauna che vive sul territorio metropolitano si aggiunge ora il recupero in campo della fauna coinvolta in sinistri stradali. Il recupero era garantito dagli agenti della Città Metropolitana, ma dal 2015 non è più stato consentito all'Ente di assumere agenti in sostituzione del personale via via pensionato. La sperimentazione al momento è prevista nel solo anno 2020, ma confidiamo che tutti gli Enti e soggetti interessati possano individuare le adeguate sinergie per rendere il servizio definitivo, efficace e sostenibile” sottolinea la Consigliera Azzarà.
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Su segnalazione di un cittadino di Gassino, gli agenti faunistico-ambientali della Funzione specializzata Tutela della Fauna della Città Metropolitana di Torinosono intervenuti per il recupero della carcassa di unlupo in strada collina Serra. Si tratta di un esemplare femmina che, da un primo esame visivo, sembrerebbe essere stata in buone condizioni fisiche al momento del decesso. L’animale presentava evidenti perforazioni sul collo, che lasciavano supporre una morte da soffocamento causata da un morso.La carcassa della lupa è stata consegnata alla Facoltà di Medicina Veterinaria per l'esame autoptico, che evidenzierà le reali cause della morte.
La Consigliera delegata alla tutela della fauna della Città Metropolitana di Torino, Barbara Azzarà, tiene a ringraziare i cittadini che hanno collaborato con le istituzioni effettuando la segnalazione, assicurando che non appena saranno disponibili gli esiti dell'autopsia saranno divulgati.
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