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Tutela fauna e flora

Stanno attendendo solo che la temperatura si addolcisca ancora un po’ e che, magari, una pioggerellina li induca a lasciare i luoghi di svernamento e a mettersi in cammino verso quelli di riproduzione: sono i rospi, che ogni anno rischiano di finire schiacciati dalle auto mentre attraversano le strade provinciali delle zone rurali per raggiungere le zone umide in cui, a fine inverno e alle porte della primavera, le femmine depongono le uova. Quest’anno, grazie alle temperature miti dei primi giorni di febbraio accompagnate da abbondanti precipitazioni, si è assistito, in alcuni siti, ad un iniziale movimento di pochi esemplari, che si è però bruscamente fermato a causa del drastico calo delle temperature verificatosi nel secondo fine settimana del mese.
Ormai da 11 anni, la Funzione specializzataTutela Fauna e Flora della Città Metropolitana di Torino affronta con successo quella che si può considerare come una vera e propria emergenza faunistica: la strage di cui rischiano di essere vittime migliaia di rospi.
Alla fine dell’inverno, gli anfibi partono dai luoghi riparati in cui svernano in stato di ibernazione e raggiungono gli stagni in cui si riproducono, approfittando delle temperature più miti e delle piogge che aumentano l'umidità dell'atmosfera, creando le condizioni ambientali favorevoli a dare l’avvio alla migrazione di massa; migrazione che raggiunge appunto l'apice nelle serate più umide e piovose.Tra andata e ritorno dai siti di riproduzione, l’esodo si protrae per circa un mese, perché, terminata la fase riproduttiva, gli anfibi ritornano verso i boschi da cui sono partiti.

DOVE E COME SI INTERVIENE

La costruzione di strade e abitazioni e delle infrastrutture connesse ha in molti casi eliminato le aree umide che hanno un’importanza vitale per la specie, oppure ha creato barriere e ostacoli che impediscono o complicano gli spostamenti verso i siti di riproduzione.
Gli interventi realizzati dalla Funzione specializzata Tutela Fauna e Flora per salvaguardare i rospi variano a seconda delle zone, delle caratteristiche degli ostacoli e dei pericoli a cui gli anfibi vanno incontro. - spiega Barbara Azzarà, Consigliera metropolitana delegata alla Tutela della fauna e della flora - Sulle strade intensamente trafficate e con spazi di manovra ristretti, l’unica azione possibile è la sistemazione di cartelli che segnalano agli automobilisti la presenza dei rospi, invitandoli a moderare la velocità. In luoghi meno pericolosi per gli operatori, vengono collocate reti, la cui funzione originaria era di indirizzare i rospi verso sottopassi, già esistenti o creati ad hoc”.L’esperienza degli ultimi anni ha insegnato al personale di vigilanza faunistico-ambientale della Città Metropolitana che, in molti casi i “rospodotti” sono poco attraenti per gli anfibi, a causa del loro diametro insufficiente, della difficoltà di convogliarli al loro interno e della loro riluttanza a imboccarli.Dove vi sono sottopassi stradali di ampie dimensioni adibiti allo scolo o alla raccolta delle acque piovane, si è notato che i passaggi vengono effettivamente utilizzati. “Infatti, - aggiunge la Consigliera Azzarà - dove i rospodotti non svolgono appieno la loro funzione, tocca agli operatori spostare manualmente gli animali da un lato all'altro della strada. L’operazione è comunque agevolata dalla presenza delle reti”.
Negli anni, i siti di intervento sono cambiati. Il numero di animali è calato in maniera drastica a San Giorio di Susa e a Rivarossa, dove la migrazione non ha quasi più luogo. In altre località si registra una maggior attenzione dei cittadini verso la tutela dei rospi: ad esempio nella zona collinare di Torino.
I siti “storici” in cui la Città metropolitana interviene e collabora alle operazioni di salvaguardia da un decennio sono ancora attivi, grazie al contributo di numerosi volontari. Ad esempio, nel lago Gurzia, che appartiene ai territori dei Comuni di Vistrorio e Vidracco, convergono migliaia di anfibi provenienti dalle vicine colline. Per la loro tutela si attivano i volontari del Circolo Chiusella Vivo, il Comune di Vidracco, le guardie venatorie volontarie e privati cittadini.A Pertusio un gruppo di volontari sposta e salva ogni anno mille e più esemplari, mentre a Rosta operatori istituzionali, coadiuvati da cittadini, soccorrono centinaia di esemplari su un tratto stradale su cui, a causa di un traffico intenso e veloce, si verifica una mortalità molto elevata. Il successo delle operazioni e della riproduzione dei rospi dipende, come detto, dalle condizioni climatiche. Quello che è certo è che si è fatta strada tra i cittadini la consapevolezza dell'importante ruolo di una specie che è una vera e propria “sentinella vivente” dello stato di salute degli ambienti e contribuisce al mantenimento degli equilibri ecologici e al contenimento delle popolazioni di insetti nocivi per le colture agricole. accoppiamento rospi ridotta

Tutela fauna e flora

La Città Metropolitana di Torino potrà garantire la vigilanza faunistico-ambientale con il proprio personale solo se avrà la garanzia di poter disporre di idonee risorse finanziarie stanziate dalla Regione Piemonte per il rimborso delle spese per il personale di vigilanza in regime di avvalimento: lo scrive la Sindaca metropolitana Chiara Appendino in una lettera al Presidente Alberto Cirio, in cui si fa presente l’annosa carenza di personale dovuta al progressivo pensionamento dei dipendenti dedicati alla tutela dei beni faunistici e ambientali.
La lettera della Sindaca metropolitana ricorda il tradizionale impegno e la professionalità del personale della Provincia di Torino prima e della Città Metropolitana a partire dal 2015 in materia di gestione degli ecosistemi e delle popolazioni faunistiche, ma anche nella gestione dei popolamenti animali, nella vigilanza sulle attività di caccia e pesca e nella promozione di realtà che, come le zone di pesca turistica, possono avere anche una valenza economica per i territori rurali e montani e una valenza sociale per i cittadini che le frequentano.
La Sindaca Appendino ricorda al Presidente Cirio che la dotazione organica di personale tecnico e di vigilanza è scesa tra il 2015 e il 2021 da 43 a 20 operatori, senza che all’Ente fosse data la possibilità di procedere alla sostituzione del dipendenti andati in pensione. La situazione è particolarmente grave nelle Valli Pellice, Chisone e Germanasca, dove i 7 dipendenti che avevano maturato i requisiti per la quiescienza non sono stati sostituiti. Questo perché la Legge regionale 2019 del 2015 sul personale di vigilanza in avvalimento non aveva quantificato un fabbisogno standard di personale ma aveva identificato nominalmente gli operatori allora in servizio, i quali, una volta andati in pensione, non sono stati sostituiti.
La lettera della Sindaca Appendino si conclude chiedendo al Presidente Cirio una riflessione sul valore ambientale del territorio della Città Metropolitana di Torino e sulla necessità di proseguirne la tutela grazie a personale altamente specializzato e adeguatamente formato dall’Ente di area vasta.

Tutela fauna e flora

È attribuibile ad una ferita d’arma da fuoco il decesso della femmina di lupo la cui carcassa è stata recuperata nei giorni scorsi dagli agenti del corpo di Polizia locale della Città Metropolitana di Torino in un’area boschiva a San Martino Canavese. Insieme ad altri esemplari recuperati sul territorio piemontese, la carcassa della lupa di einferiore ad un anno è stata portata alla Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Torino, per l’esecuzione dell’esame necroscopico, secondo quanto previsto dal protocollo per il ritrovamento di lupi morti nell'ambito del monitoraggio nazionale del lupo in Italia, che rientra nel progetto europeo LIFE WolfAlps EU.
L'uccisione di un lupo, specie protetta dalla Legge 157 del 1992 - che detta norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio - è un reato penalmente perseguibile, oltre a rappresentare una perdita a livello ecologico, in quanto il lupo svolge un ruolo di selettore naturale e di eliminatore di carcasse di animali morti per cause naturali.
La Polizia locale della Città Metropolitana di Torino ha pertanto proceduto ad acquisire il referto, ponendo sotto sequestro la carcassa dell’animale e il proiettile utilizzato e rinvenuto nel corpo. La notizia di reato, al momento a carico di ignoti, è stata inoltrata alla Procura della Repubblica di Torino e il sequestro è stato già convalidato dal Pubblico Ministero. Il Comandante della Polizia Metropolitana assicura che continuerà a far monitorare dai suoi agenti l'attività venatoria nelle zone di presenza dei lupi e proseguirà con le indagini e gli accertamenti per risalire agli autori del reato.

Tutela fauna e flora

A seguito della positiva esperienza avviata con il Banco Alimentare, la Città Metropolitana di Torino intende stilare elenchi di Enti non lucrativi di utilità sociale dediti all’assistenza alimentarea cui conferire capi di selvaggina prelevati nelle operazioni di controllo faunistico ad opera degli agenti faunistico-ambientali dell’Ente. A tal fine è stata avviata una procedura selettiva pubblica alla quale i soggetti interessati possono chiedere di partecipare. Gli elenchi saranno validi e saranno modificabili sino alla scadenza dei Piani di contenimento cui si riferiscono, qualora altri soggetti che posseggano i requisiti intendano manifestare interesse ad essere inclusi.
Barbara Azzarà, Consigliera metropolitana delegata all’ambiente e alla tutela della fauna e della flora, precisa che “gli animali abbattuti nell’ambito dei piani di contenimento faunistico sono patrimonio indisponibile dello Stato. Se sono idonee dal punto di vista sanitario, le carni devono essere valorizzate commercialmente con procedure ad evidenza pubblica o destinate a fini di pubblica utilità, se si reperiscono sul territorio esercizi commerciali o Enti benefici idonei al loro ritiro”.
Potranno partecipare alla selezione gli Enti del Terzo Settore come definiti dal Codice che regola la materia, regolarmente costituiti a norma di legge e dotati di uno Statuto conforme ai requisiti indicati nel Codice stesso.
Gli Enti interessati al ritiro e presenti nell’elenco approvato potranno stipulare una convenzione con la Città Metropolitana per il ritiro dei capi presso un macello autorizzato di loro fiducia, al quale gli agenti conferiranno i capi abbattuti. Il macello si incaricherà della lavorazione del prodotto e degli accertamenti sanitari. Le carni dovranno essere destinate a strutture dedite all’assistenza alimentare di persone in stato di difficoltà e bisogno.

Gli Enti interessati a comparire nell’elenco possono presentare una dichiarazione di interesse a rispondere all’avviso. Dovranno inoltre dichiarare di impegnarsi a destinare tutti i capi ricevuti a titolo non oneroso per finalità di promozione sociale e presentare una dichiarazione sostitutiva di atto notorio che relazioni sulle attività svolte nel corso dell’ultimo anno.
Le manifestazioni di interesse, datate e firmate digitalmente dal rappresentante legale, dovranno essere inviate al Dipartimento Sviluppo Economico-Funzione Specializzata Tutela Fauna e Flora della Città Metropolitana di Torino, esclusivamente tramite PEC all’indirizzo protocollo@cert.cittametropolitana.torino.it





Tutela fauna e flora

È partita dalla segnalazione di due escursionisti che domenica 22 novembre con il loro cane passeggiavano nei boschi nei pressi del lago Borgarino di San Gillio, nell’Oasi di protezione faunistica dei Laghi di Caselette, l’operazione anti bracconaggio della Polizia metropolitana, delle Guardie Ecologiche Volontarie e delle Guardie Zoofile della LAC che ha portato all’individuazione e alla denuncia di due cittadini, accusati di aver posizionato e utilizzato lacci-trappola per la cattura di fauna selvatica.
I due escursionisti che percorrevano il Sito di Interesse Comunitario dei Laghi di Caselette, affidato in gestione alla Città Metropolitana di Torino, avevano rinvenuto un laccio-trappola che aveva catturato e ucciso un capriolo ed avevano interpellato la Sala operativa GEV, la quale a sua volta aveva allertato un ufficiale di polizia giudiziaria della Polizia metropolitana, il quale aveva effettuato un sopralluogo, accompagnato da alcune GEV e da Guardie zoofile della LAC. Non riuscendo ad individuare il responsabile, dopo una giornata di appostamento, è stata posizionata un’apparecchiatura fotografica di sorveglianza occultata tra la vegetazione. Poiché dopo 48 ore i presunti bracconieri, evidentemente insospettiti dai controlli, non avevano rimosso la carcassa dell’animale, è stata raccolta e sequestrata la carcassa e sono state visionate le immagini della fotocamera, che hanno consentito di individuare un sospettato. La Procura della Repubblica è stata informata delle indagini in corso per identificare una persona, nei cui confronti è stato richiesto un decreto di perquisizione locale per ricercare le tracce del reato. Solitamente alla cattura con i lacci fa seguito l’abbattimento con un’arma da fuoco: un metodo di caccia particolarmente crudele, visto che gli animali catturati che subiscono atroci sofferenze.
Barbara Azzarà, Consigliera metropolitana delegata all’ambiente, ai parchi e aree protette e alla tutela della fauna e della flora, sottolinea che “un episodio come quello riscontrato a Caselette configura il delitto di furto aggravato ai danni dello Stato (la fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato) con violenza sulle cose esposte alla pubblica fede, cagionando inoltre all’animale una sofferenza che ne ha provocato la morte. In materia esiste una giurisprudenza della Corte di Cassazione, che ha sottolineato la gravità dei reati”.
Ottenuto il decreto di perquisizione domiciliare, nella mattinata di venerdì 11 dicembre ufficiali della Polizia metropolitana hanno effettuato l’operazione. Perlustrando ulteriormente la zona in cui era stato rinvenuto il capriolo, grazie anche ai volontari GEV e LAC, sono stati trovati altri 19 lacci-trappola attivi per la cattura della fauna selvatica. In particolare 14 lacci-trappola erano specifici per la cattura di cinghiali e caprioli, per dimensione e modalità di posizionamento, mentre altri 5 lacci erano posizionati al suolo, per la cattura “ad inciampo” di volpi e lepri. Per alcuni lacci si notavano sui tronchi di ancoraggio tracce di sfregamento e abrasione, dovute sicuramente al divincolarsi della fauna precedentemente catturata. Sono stati rimossi tutti i mezzi di cattura di cui non è consentita né la detenzione né tanto meno l’utilizzo. Oltre ai lacci, è stato sequestrato un teschio con corna di capriolo e sono state denunciate due persone presunte responsabili dell’attività illecita e molto crudele.
“Si tratta di un episodio agghiacciante di crudeltà verso gli animali, scoperto grazie al senso civico di due cittadini, alla competenza professionale e all’esperienza del personale della Polizia metropolitana, delle GEV e delle Guardie volontarie della LAC. - sottolinea la Consigliera metropolitana Barbara Azzarà – Nel ringraziare i dipendenti del nostro Ente e tutte le persone che hanno reso possibile l’operazione contro il bracconaggio dobbiamo ribadire con forza che coloro che si macchiano di tali delitti non possono farla franca e offendere impunemente la fauna selvatica. Invitiamo i cittadini a segnalarci casi sospetti”.

operazione anti bracconaggio Caselette 11 12 2020 1

Tutela fauna e flora

Salvataggio a buon fine nel pomeriggio di domenica 29 novembre per una femmina di Capriolo che era caduta in una cisterna di irrigazione di un’abitazione privata a Vallo Torinese. L’animale non aveva alcuna possibilità di uscire dalla cisterna profonda 5 metri ed è stato anestetizzato e recuperato dal personale del CANC-Centro Animali Non Convenzionali di Grugliasco che assicura il servizio “Salviamoli insieme on the road”. Il CANC ha potuto contare sulla collaborazione dei volontari dei gruppi AIB e della Protezione Civile di Vallo. Una volta risvegliata dall’anestesia, che viene praticata per garantire la sicurezza sia dell’animale che degli operatori del CANC, la femmina di Capriolo, che non presentava ferite o danni evidenti, è stata liberata in un luogo idoneo nei paraggi.
Il salvataggio rientra tra gli interventi previsti dalla convenzione attivata dalla Città Metropolitana, che vede l'impegno diretto della Struttura didattica speciale Veterinaria dell'Università di Torino per il recupero in campo della fauna selvatica, oltre che del personale della Funzione specializzata tutela fauna e flora della Città metropolitana.
Il CANC ha sede in largo Braccini 2 a Grugliasco e cura il servizio per conto della Città Metropolitana. Il servizio “Salviamoli Insieme on the road” è attivo 24 ore su 24 sulle linee telefoniche 349-4163385 e 3666867428.Capriolo Vallo Torinese 29 11 2020 2

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Da alcuni giorni in Valle di Susa tra gli escursionisti si era sparsa la voce sulla presenza di un animale inconsueto, un misto tra Capra e Stambecco di colore bianco e senza corna. Nel Web erano anche apparse fotografie non ben definite, che lasciavano spazio a molti dubbi. Sabato 21 novembre gli agenti faunistico-ambientali della Funzione specializzata tutela fauna e della flora della Città Metropolitana di Torino, accompagnati dal professor Luca Rossi della Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Torino sono saliti a 3000 metri sul monte Palon, nel territorio del Comune di Mompantero, località in cui era segnalata la presenza dell'animale.
Giunti sul posto, gli agenti della Città Metropolitana e il professor Rosi hanno avvistato in un branco di Stambecchi un maestoso esemplare maschio adulto dal mantello bianco e senza corna. Il professor Rossi, dopo un’attenta osservazione, ha definito l’animale come leucistico, ovvero affetto da leucismo (dal greco “leucos”, cioè bianco), un’anomalia genetica che a differenza dell'albinismo, lascia le pupille degli occhi pigmentate. Un mantello bianco rappresenta un grosso problema per gli animali selvatici, in quanto elimina il loro naturale mimetismo e rende tali animali più individuabili dai predatori ed espone anche il branco a rischi maggiori. Generalmente gli animali leucisti vengono allontanati dal gruppo, cosa che in questo caso non è avvenuta. Anzi, l’animale manifesta atteggiamenti da leader. La scoperta ha lasciato piacevolmente sorpresi gli esperti di fauna selvatica, in quanto è un fatto straordinario come un animale cosi evidente sia riuscito a passare inosservato per diversi anni.
In questo periodo gli spostamenti in montagna sono fortemente limitati e il nostro personale si muove solo per esigenze di servizio. - sottolinea la Consigliera metropolitana delegata alla tutela della fauna e della flora, Barbara AzzaràPer il futuro, quando il Piemonte sarà uscito dalla zona rossa e saranno possibili spostamenti al di fuori dei confini comunali, raccomandiamo comunque ad eventuali escursionisti che si recassero sul posto di utilizzare tutte le tecniche conosciute per non creare disturbo, non solo agli stambecchi, ma a tutta la fauna e la flora di alta quota, comportandosi come educati e graditi ospiti”.

Si ringrazia per la foto il signor Alberto CasseStambecco bianco 4

Tutela fauna e flora

Nei mesi tra aprile e ottobre, in attuazione di una convenzione con il Banco Alimentare del Piemonte Onlus, la Funzione specializzata Tutela della fauna e della flora della Città Metropolitana di Torino ha ceduto all’associazione 200 cinghiali abbattuti nell’ambito del Piano per il contenimento della specie sul territorio. A sua volta il Banco Alimentare ha donato 2.417 Kg di carne a13 strutture caritative, che l’hanno distribuita a 2.414 assistiti.
La convenzione è stata stipulata per consentire alla Città Metropolitana di collocare i capi abbattuti che non è possibile cedere agli esercizi abilitati al trattamento di carni di selvaggina, individuati con avvisi di selezione pubblica. Il Banco Alimentare del Piemonte, associazione senza scopo di lucro che persegue finalità di solidarietà, è stato individuato come partner poiché opera in modo continuativo, attivo e diretto a sostegno di situazioni di disagio sociale, raccogliendo le eccedenze agroalimentari e redistribuendole ad enti e iniziative che si occupano di assistenza ed aiuto ai poveri ed agli emarginati.
La convenzione, - sottolinea la Consigliera delegata alla tutela della fauna e della flora, Barbara Azzarà – consente un impiego socialmente utile delle carni dei cinghiali abbattuti ed evita al nostro Ente le spese per l’incenerimento degli esemplari non collocabili sul mercato”. “La convenzione stipulata con la Città Metropolitana, – afferma a sua volta Salvatore Collarino, Presidente del Banco Alimentare del Piemonte - ci dà la possibilità di aggiungere, all’interno della distribuzione di cibo alle persone in difficoltà alimentare, un prodotto ad alto valore nutrizionale come la carne, in questo caso di cinghiale. Si tratta inoltre di un’importante sinergia, che si inserisce in un’ottica di economia circolare, che permette di ottimizzare le risorse del nostro territorio con un obiettivo non solo ambientale ma sociale”.
Il Banco Alimentare ha identificato un centro di lavorazione delle carni di fauna selvatica in possesso dell’autorizzazione per l’esercizio dell’attività, al quale ha demandato il ritiro degli animali anche in orario notturno e il rilascio dell’attestazione di consegna con la sottoscrizione di una copia del verbale di assegnazione compilato dagli agenti faunistico-ambientali della Città Metropolitana. Il centro garantisce la lavorazione delle carni e la predisposizione di confezioni sottovuoto appropriate ai diversi utilizzi del Banco Alimentare, oltre alleverifiche sanitarie necessarie ad attestare la commestibilità delle carni, rapportandosi direttamente con l’Asl competente per territorio.
Il personale della Città Metropolitana incaricato degli abbattimenti selettivi conferisce al Banco Alimentare parte dei cinghiali abbattuti durante le azioni di contenimento della specie, consegnando gli animali direttamente al centro di lavorazione indicato e fornendo la documentazione che attesta la lecita provenienza delle carcasse, l’abbattimento dei cinghiali nel rispetto delle norme vigenti e la loro consegna a titolo non oneroso al Banco Alimentare del Piemonte.

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Salvataggio a buon fine per un cervo che era caduto nel canale che alimenta la condotta forzata della centrale idroelettrica dell’Iren in località Champbons di Exilles. Il cervo, un esemplare maschio giovane, è stato avvistato da un agente dell'Ente dei gestione dei Parchi Alpi Cozie, che ha avvisato un agente del Comprensorio Alpino TO2, il quale a sua volta ha allertato gli agenti faunistico-ambientali della Città Metropolitana, il personale del CANC-Centro Animali Non Convenzionali di Grugliasco che assicura il servizio “Salviamoli insieme on the road” e il veterinario dell’Asl TO3. Il CANC a sua volta ha avvisato i Vigili del Fuoco, che sono intervenuti sul posto.
L’animale è stato sedato tramite teleanestesia, imbragato con una rete e recuperato dal personale intervenuto sul posto, che lo ha poi liberato in un luogo idoneo, una zona protetta in località Pellousiere di Oulx.
Il salvataggio del cervo rientra tra gli interventi previsti dalla convenzione attivata dalla Città Metropolitana, che vede l'impegno diretto della Struttura didattica speciale Veterinaria dell'Università di Torino per il recupero in campo della fauna selvatica, oltre che del personale della Funzione specializzata tutela fauna e flora della Città metropolitana.
Il CANC ha sede in largo Braccini 2 a Grugliasco e cura il servizio per conto della Città Metropolitana. Il servizio “Salviamoli Insieme on the road” è attivo 24 ore su 24 sulle linee telefoniche 349-4163385 e 3666867428.recupero cervo Exilles 15 11 2020 1

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Sul problema della presenza degli ungulati in zone rurali siamo d’accordo con il Presidente della Provincia di Asti: occorre che la Regione Piemonte, la Città Metropolitana di Torino, le Province, gli Ambiti Territoriali di Caccia e i Comprensori Alpini concordino azioni coordinate per porre fine allo stillicidio diincidenti stradali e ai sempre più ingenti danni economici all’agricoltura”: con queste parole il Vicesindaco metropolitano Marco Marocco e Barbara Azzarà, Consigliera metropolitana delegata all’ambiente e alla tutela della fauna e della flora,tornano su di un argomento da anni all’attenzione dell’opinione pubblica.
Il contenimento della fauna selvatica la cui popolazione eccessiva causa danni alle colture e mette in pericolo la sicurezza della circolazione stradale è regolato da leggi nazionali e regionali, che affidano a Province e Città Metropolitane la programmazione e l'attuazione. - sottolineano Marocco e Azzarà – Ma, per affrontare quella che è una vera e propria emergenza, occorrono più risorse e una collaborazione rafforzata e concreta tra le istituzioni e le associazioni venatorie. Occorrono norme, fondi per gli indennizzi e nuovo personale a disposizione della Città Metropolitana di Torino e delle Province piemontesi. La situazione attuale, in cui il personale dei servizi metropolitani e provinciali per la tutela e la gestione della fauna selvatica si è fortemente ridotto, è insostenibile. Le poche unità di personale attualmente dispiegabili sul territorio tra non molto tempo non saranno più disponibili, per effetto dei pensionamenti. Lo diciamo da anni, inascoltati dalla Regione. Se le cose non cambiano ci vedremo a restituire le deleghe su un settore amministrativo importante ma ormai pressoché impossibile da gestire”.