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Il paesaggio viticolo in Val di Susa


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Nella bassa valle di Susa e sull'anfiteatro morenico di Rivoli sono presenti ampi depositi rilasciati dal ghiacciaio. Lo spietramento dei terreni ha fornito i ciottoli impiegati per la costruzione di muretti. Nelle suoli a minor pendenza e con poco scheletro il modellamento è invece rappresentato da ciglionamenti. Tradizionalmente si praticava la consociazione della vite con altre colture, l'alteno; poi si affermò un sistema simile alla taragna astese con caratteristiche proprie, localmente differenti.

Tra Almese e Susa i terrazzamenti contornano il ripido, roccioso e soleggiato versante orografico sinistro, ma la viticoltura oggi è quasi del tutto scomparsa.

Il devastante incendio che nel 2017 ha percorso il fianco tra Mompantero e Bussoleno ha svelato la fascia di muretti e i pali in pietra che la vegetazione arborea aveva ormai celato. Saltuariamente questi monoliti, estratti dalle cave locali, si rinvengono ancora nelle poche vigne della media valle. Nella fascia al piede delle montagne e sui conoidi torrentizi, oltre alle consuete controspalliere, erano presenti delle pergolette appoggiate ai muretti in pietra che contornavano i campi coltivati o le proprietà.

 

Risalendo la valle, in corrispondenza delle singolari colline rocciose comprese tra i comuni di Susa, Mattie, Meana e Gravere sono presenti appezzamenti vitati posti su gradoni a debole pendenza, accompagnati o circondati da muri a secco.

 

Le principali superfici vitate sono situate in sinistra orografica della Dora Riparia, nella fascia compresa tra Giaglione, Chiomonte ed Exilles. Qui non sempre la pendenza viene gestita con il sistema a terrazzi: talvolta il versante coltivato conserva la pendenza naturale, eventualmente interrotta da modesti muretti. In queste vigne il suolo, permeabile alle precipitazioni, si mostra generalmente ricoperto di pietrisco: in passato era consuetudine al termine della stagione invernale riportare verso l'alto la terra ruscellata a valle, trasportandola a spalle.

La tradizionale forma di allevamento è una spalliera bassa orientata lungo le linee di pendenza, che dispone di una pertica orizzontale di legno per il sostegno del capo a frutto: è un tipo di impianto che evita le rotture del tralcio dovute al forte vento primaverile. Nel comprensorio si alternano zone in cui si è conservato il consueto paesaggio vitato ad altre in cui i vigneti sono stati reimpiantati secondo forme di gestione contemporanee, impiegando, se la giacitura lo permetteva, materiali e geometrie convenzionali.  

 

Tra le borgate Ramats (Chiomonte) e Cels (Exilles) le coltivazioni sono aggrappate su un ripido pendio. Su queste terrazze si usavano, e si conservano, gli alberelli a tronco basso con tutore singolo ed elevata densità di impianto.


Questo sistema, che prevedeva una potatura molto corta, è giustificato dalla ventosità, dalla siccità e delle temperature estive elevate dell'area. Dove la pendenza è particolarmente marcata, i ripiani sono collegati da ripide scalette o gradini di pietra a sbalzo. I muri si spingono sino a 1.000 metri di quota, ma quelli più elevati o particolarmente esposti sono stati abbandonati da tempo. Salendo lungo un arduo sentiero che dalle vigne della Maddalena giunge alla Ramats, nella boscaglia si scorgono i terrazzi e i resti di filari e ciabòt.
In valle un tempo erano anche presenti delle pergole a bocca di lupo, cioè aperte a valle, sulle quali crescevano varietà di uve bianche (da mensa e vinificazione).