Prodotti di qualità, vini e viticoltura

Il paesaggio viticolo in Canavese


     Versione italiana       Version française     

I terrazzamenti più emblematici del Canavese sono quelli situati tra Ivrea e l'imbocco della Valle d'Aosta. Nei ripidi pendii posti sul versante sinistro della Dora Baltea, l'arte costruttiva locale ci consegna delle vere opere di architettura del paesaggio. Una maglia capillare di muri a secco, con affioramenti rocciosi visibili e pareti verticali, connotano l'area. I materiali impiegati nei manufatti sono la pietra locale e il legno, modellati per sostenere una peculiare forma di allevamento della vite, la toppia, costituita da piloni di testata in pietra a secco, i pilùn, e da una struttura sovrastante in legno, i cui elementi strutturali e le modalità costruttive sono codificate nel sapere locale. Per consuetudine, i rami di salice sono ancora tilizzati nella legatura dei tralci.

 

A Carema e nella sua frazione di Airale, grazie all'inerzia termica dei materiali e all'esposizione, le poderose pareti garantiscano un microclima che aiuta la maturazione delle uve. Le opere situate a maggior quota, spesso in luoghi impervi e poco accessibili, attendono di essere recuperate.
A Settimo Vittone, nelle conche di Torredaniele, Cesnola, Figliei e Montestrutto, i muri e i ripidi gradini che li collegano presentano accurate forme geometriche. Da qui sino a Nomaglio e Borgofranco d'Ivrea i terrazzamenti, non sempre coltivati, sono scoscesi e panoramici, raggiungibili a volte con ardue scalette.

 

Descrizione dell'immagine descrizione dell'immagine
Sul versante opposto nei comuni di Tavagnasco e Qincinetto, è presente un ampio conoide che declina dolcemente verso il fiume: qui i massi sono stati impiegati per creare una maglia di muretti a secco che cingono gli appezzamenti e sostengono i pilùn. Si tratta di un bell'esempio di una tradizionale organizzazione dello spazio agricolo, i campi chiusi, e di una particolare soluzione per lo sfruttamento del versante poco acclive.

Contornando le montagne in direzione sud-ovest, seguendo labili tracce dell'antica viticoltura e una presenza dei pilùn via via più sporadica, si giunge in una zona formata da colline moreniche a diversa esposizione dove prevale il bosco; in corrispondenza della balconata naturale, un tempo chiamato Pedanea, e della bassa Valchiusella i vigneti si riaffermano su fasce gradonate o terrazzate cosparse di casotti, i ciabòt. La viticoltura è rada ma di alto valore paesaggistico, soprattutto fra Colleretto e Loranzè. Sono identificabili alcuni vigneti tradizionali che mantengono le forme di allevamento e l'uso di materiali consueti, ad esempio le culigne.

Procedendo lungo la fascia pedemontana, all'imbocco della Valle Orco l'originaria forma di allevamento della vite, l'alteno, era stata sostituita da un sistema caratteristico, l'obi, con alcune varianti (mezzo obi). La viticoltura in queste aree ha subito un forte arretramento, seppure alcune aziende negli ultimi anni abbiano reimpiantato la vite secondo i dettami agronomici contemporanei.

Tra Valperga e Levone le aree vitate si concentrano sui rilievi premontani nelle migliori esposizioni. Vale la pena esplorare i panoramici vigneti situati sulle colline, ad esempio quelli sovrastanti il Comune di Levone. Qui il paesaggio vitato è singolare: su un terreno assai chiaro, i muri a secco si alternano a fasce costituite da stretti ciglioni, nei quali il drenaggio delle acque meteoriche è assicurato da fossetti in contropendenza e scolatoi. I percorsi interni alle vigne sono camminamenti lastricati e bordati da pietre disposte verticalmente. Sullo sfondo fa da contrappunto la collina vitata di Pescemonte, situata tra Forno Canavese e Rivara, popolata di numerosi ciabòt.

Il cordone morenico frontale dell'Anfiteatro Morenico di Ivrea è diffusamente coltivato a vite, in virtù delle caratteristiche pedoclimatiche e delle posizioni favorevoli alla coltura.
Descrizione dell'immagine descrizione dell'immagine
Si tratta di una viticoltura di collina, estesa su pendii dolci dove le aree a pendenza più accentuata sono sostenute da ciglioni o da terrazzamenti. In questo contesto si riscontra anche una singolare tipologia di muretti, quella formata da ciottoli arrotondati frammisti a terra, lievemente inclinati, che si rinvengono, ad esempio, a Caluso.

Si tratta di massi trasportati, modellati e depositati dal ghiacciaio alla fine del suo percorso, che formano una componente rilevante del suolo morenico. In questo territorio anche le stradine di campagna sono rivestire di ciottoli.

Descrizione dell'immagine descrizione dell'immagine

Lo scarlà canaveano, la forma di allevamento che aveva ereditato l'impostazione dell'alteno, è stato soppiantato da numerose varianti della pergola e, in seguito, dalla controspalliera. L'elemento paesaggistico che oggi connota la viticoltura in questo territorio è, per l'appunto, la pergola canavesana, realizzata con paleria in legno o, recentemente, anche con altri materiali.

 

La collina della Serra di Ivrea, dall'inconfondibile profilo rettilineo, è affiancata da vigneti, frammentati sui contrafforti rocciosi a Chiaverano e Montalto, più distinguibili procedendo lungo la dorsale sino a Piverone. Queste coltivazioni sono situate sui terreni con migliore esposizione, modellati in forma di terrazzamenti sui fianchi della morena e di ciglioni, più dolci ed ampi, sulle fasce pedecollinari. I vigneti tradizionali sono inseriti in un paesaggio policolturale; si caratterizzano per l'allevamento a pergola canavesana, sporadicamente per le caratteristiche culigne, che ne sostengono la testata, e per la presenza di casotti. Questi appezzamenti si alternano, in una sorta di patchwork, ad altri coltivati a controspalliera.