Rifiuti e Bonifiche

Quel falso fumo bianco che impazza sul web

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Torino 18 dic 2014 - Sono tornate le mattine fredde e umide tipiche del clima invernale padano, ed è tornato anche il pennacchio bianco in cima al camino del termovalorizzatore del Gerbido (TO).

E con il pennacchio tornano anche le preoccupazioni dei cittadini alimentate da questa emissione visibile e fotografabile mentre si sta nel traffico di Strada del Portone o della tangenziale.

Così, sui social network impazzano le immagini del camino con il “fumo” che esce, accompagnate da frasi del tipo: «Ecco come ci stanno avvelenando questa mattina».

Ma si tratta di una paura del tutto stagionale. Perché il pennacchio bianco è il solo “fumo” che si vede uscire dal camino, e si vede solo in inverno. In estate non si vede, semplicemente perché non si forma.

Eppure le emissioni ci sono anche in estate.

Infatti, il pennacchio bianco con è “fumo” bensì vapore acqueo che si condensa formando una “normale” nuvola ascendente solo con determinate condizioni di temperatura e di umidità dell’aria.

I fumi, quelli veri, non sono visibili, nemmeno con occhiali polarizzanti.

Dunque “quel fumo bianco” è solo vapore (anche se la parola “vapore” sui social è spesso messa ironicamente tra virgolette).

Il vapore acqueo sul camino si forma per la condensazione dell’umidità contenuta nelle emissioni. Funziona come il vapore che emettiamo con il nostro alito caldo nelle giornate fredde e con forte umidità (anche con alta pressione) quando si ha un’aria dove il vapore acqueo è vicino al punto di condensazione.

Nelle emissioni delle tre canne che salgono alla sommità del camino a 120 metri di altezza, c’è un’umidità di circa il 12 per cento. Questa si forma con l’umidità contenuta nel combustibile-rifiuto e con l’umidità dell’aria esterna che viene insufflata nei forni per alimentare la combustione.

Le emissioni, dunque, contengono vapore che condensa pochi metri oltre l’uscita dal camino, cioè quando il vapore spinto in alto dalla ventilazione e del calore, finalmente si raffredda.

La dispersione del vapore, poi, dipende sempre da umidità e temperatura ma anche dalla ventilazione: l’altezza del pennacchio, quindi, non c’entra con la quantità di rifiuti bruciati ma dalle condizioni meteo che favoriscono il discioglimento dell’aria umida del camino. La sua visibilità e soprattutto le sue sfumature di colore dipendono dalla rifrazione della luce sulle goccioline d’acqua. Ci sono mattine con luce soffusa e nuvole alte in cui il pennacchio sembra grigio; altre, con luce intensa in cui è chiarissimo.

Poi c’è il “nuvolone” di vapore che sale dalle sei torri di raffreddamento. In certe giornate quasi ristagna a terra creando un effetto nebbia che fa pensare a qualche guasto o a un incendio.

In questo caso, la condensa è addirittura pulita, perché è formata da sola acqua. La potremmo definire una condensa “pura”, perché non è mescolata a nessuna emissione.

Queste nuvole delle torri di raffreddamento sono tipiche dei paesaggi industriali dei climi freddi.

QUI IL PENNACCHIO DELL'IMPIANTO DELLA MASERATI (EX BERTONE),

VISTO DA GRUGLIASCO E' PIU' IMPONENTE DI QUELLO DEL TERMOVALORIZZATORE

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Qui si tratta di raffreddare il vapore che è stato scaldato dal calore dei rifiuti e che, con la sua pressione, ha alimentato la turbina della centrale elettrica del termovalorizzatore dalla potenza di 65 Mw e che è uno degli elementi che fa definire quello del Gerbido un “termovalorizzatore” e non un semplice “inceneritore” (l’altro elemento è il futuro teleriscaldamento per Grugliasco e Beinasco).

Questo vapore che è stato sparato nella turbina per essere riutilizzato nello stesso ciclo deve tornare acqua, perché solo così aumenta la capacità di scambio termico. Per farlo raffreddare esce dall’impianto e va a finire dentro le sei torri di raffreddamento (che possono anche non lavorare tutte simultaneamente).

Queste torri a forma conica sono vuote al centro. E proprio al centro avviene il raffreddamento. Il vapore circola nelle pareti delle torri mentre al centro un impianto idrico spruzza acqua a doccia che viene sparata verso l’alto da un getto d’aria al piede della torre. Al contatto con le pareti calde le gocce d’acqua si scaldano ed evaporano. Appena oltre la torre condensano sotto forma di nebbia.

Anche i pennacchi delle torri si formano solo con basse temperature e forte umidità dell’aria e tornano invisibili quando le mattine superano i dieci gradi di temperatura dell’aria, cioè più o meno verso la fine di marzo.

In più, qui, con le luci dell’illuminazione industriale, gialle, di notte il vapore assume un aspetto sulfureo, spettrale.

Ma è tutta la sbuffata bianca ad essere oggettivamente inquietante, sia che esca dalle torri sia che esca dal camino, anche se sappiamo che è solo vapore acqueo. A vederla quando passiamo in auto vicino al termovalorizzatore ci ricorda che lì c’è del “fumo” che esce, un fumo prodotto da qualcosa di potenzialmente indefinito come i rifiuti (anche se nel termovalorizzatore finiscono urbani o assimilabili agli urbani). In più, il pennacchio si vede da tutta Torino e dai Comuni della zona ovest. Si vede dalla balconata della Mole antonelliana e dal piazzale di Superga.

Non si poteva fare qualcosa per non renderlo visibile?

I progettisti dell’impianto ci avevano pensato. Poi, per una questione di costi si è preferito lasciare perdere.

Perché i sistemi ci sarebbero. Per quanto riguarda il pennacchio del camino si potrebbe asciugare del tutto il rifiuto prima di alimentare le camere di combustione e immettere nei forni solo aria secca, ma questo comporterebbe la realizzazione di un impianto ulteriormente costoso.

Per le nuvole delle torri di raffreddamento si sarebbe potuto scegliere un raffreddamento a radiatore ma sarebbe risultato meno efficiente con calde le giornate estive. Oppure si potrebbe oggi installare un “dispositivo antipennacchio” che getta aria calda sulla torre per attutire la condensa esterna, ma anche qui sarebbe uno spreco energetico, almeno così dicono a Trm.

E allora si punta sulla comunicazione ai cittadini. Così, per dire che “quel fumo” è “solo vapore”, va bene tutto: dai comunicati agli articoli sul web, fino all’idea di mettere sulla tangenziale un grande cartello con la scritta, appunto, “È solo vapore”.

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