Rifiuti e Bonifiche

Marocco, «Sull'inceneritore non abbasseremo la guardia»

Il Comitato locale di controllo è indispensabile e deve rafforzare il suo ruolo di coordinamento della vigilanza sull’inceneritore.

Così la pensa Marco Marocco, vicesindaco metropolitano con delega all’ambiente, designato dalla sindaca metropolitana Chiara Appendino alla presidenza del Comitato che deve vigilare sulle emissioni e sugli impatti sulla salute dei cittadini. Un incarico che, come gli altri in Città Metropolitana, non prevede emolumenti.

«È fondamentale – osserva Marocco - che ci sia un organismo che metta insieme gli enti deputati ai monitoraggi e i comuni dell’area di ricaduta dell’impianto. Un soggetto che faccia da garante dei cittadini nei confronti di Trm e degli enti di controllo. La prima funzione del Comitato locale di controllo è quella di informare, in modo indipendente, avendo come unico obiettivo la soddisfazione del diritto dei cittadini a conoscere tutto quello che succede all’inceneritore».

Marocco, Movimento 5 Stelle, è il primo presidente della storia del Comitato ad arrivare dai movimenti No inceneritore. «Come comitati di cittadini eravamo contrari, non solo a un impianto che aumenta il carico di emissioni totali presenti in un territorio già fortemente inquinato, ma eravamo anche contrari a un modello di gestione dei rifiuti che penalizza il riciclo in nome della cosiddetta termovalorizzazione. Però, ora l’inceneritore c’è. È stato autorizzato e funziona da quattro anni. Il problema semmai è guardare al “dopo”, a quando l’inceneritore terminerà il suo periodo di funzionamento».

Per il vicesindaco metropolitano dovrà essere progressivamente superato il sistema dell’incenerimento. «Dobbiamo iniziare a pensarci adesso. Bisogna mettere in campo un percorso condiviso e partecipato per affrontare la fase di post chiusura prima di tutto attraverso la riduzione dei rifiuti. Per questo penso che il nuovo governo debba legiferare per permettere una riduzione dei rifiuti alla fonte, cioè nel momento in cui vengono utilizzati come imballaggi dall’industria o quando i prodotti vengono confezionati. Noi, come Città Metropolitana dobbiamo, invece, prenderci carico di pianificare nuovi impianti di separazione dei rifiuti raccolti con la differenziata per avviarli al riutilizzo. Si tratta di progettare fin d’ora sistemi di trasformazione del rifiuto differenziato in materia prima secondaria alternativi all’incenerimento».

L’Ato-R, l’autority di ambito, sta approvando un piano di gestione dei flussi di rifiuti che sarà utilizzato in caso di emergenze quando cioè l’inceneritore si blocca per motivi programmati o imprevisti. E proprio in questa eventualità si dovrebbero escogitare strategie che possano poi tornare utili nell’ottica del “dopo-inceneritore”. «Dobbiamo approfittarne oggi per immaginare un nuovo sistema di impianti di separazione che, da una parte ci metta al riparo da eventuali emergenze dovute allo stop dell’inceneritore per ragioni tecniche, e, dall’altra, ci permetta di arrivare pronti al momento in cui l’inceneritore verrà spento, per sostituirlo, appunto, con il potenziamento della separazione a freddo dei rifiuti».

Intanto, l’inceneritore sta funzionando dal 2014 e, dopo, i primi due anni decisamente tormentati ha ridotto drasticamente le ore di sforamento dei limiti emissivi e i blocchi dovuti a problemi tecnici. «Se non ci sono più molte emergenze potrebbe sembrare che non sia più necessario vigilare. Questo è il rischio più grande: allentare le attenzioni verso un impianto che comunque rappresenta una fonte di rischio per la salute dei cittadini. Invece, deve essere chiaro che se le cose vanno meglio è soprattutto grazie all’attenzione che arriva dalla Città Metropolitana e dagli altri enti che compongono il Comitato. Il livello di guardia non è mai stato abbassato, anzi, abbiamo aggiornato le autorizzazioni con prescrizioni più stringenti ed è anche per questo se ci sono meno problemi».

Torino è governata dal Movimento 5 Stelle mentre gli altri comuni della zona dell’inceneritore sono in buona parte amministrati dal Pd e in parte dal centrodestra. I rapporti dentro il Comitato rischiano, quindi, di non essere così facili. «Il confronto è basato sulla collaborazione reciproca, del resto, a tutti noi, deve importare soltanto la salute dei cittadini. Anche per questo, ascoltiamo le ragioni dei sindaci ma ascoltiamo anche le questioni poste dai comitati ambientalisti. Proprio per questo abbiamo invitato l’associazione dei medici per l’ambiente ad esporre il proprio studio sulle unghie dei bambini; ascoltiamo chiunque ci sottoponga argomenti scientifici ispirati dalla tutela dei cittadini».

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