Rifiuti e Bonifiche

Le diossine e i furani, il loro controllo nei fumi del termovalorizzatore

12 diossine

Il termine “Diossine” viene usato per indicare un gruppo di oltre 200 composti chimici aromatici policlorurati. Le diossine sono divise in due famiglie di “policlori”: le dibenzodiossine, in sigla PCDD, e i cosiddetti “furani” cioè i dibenzofurani, in sigla PCDF.
Le diossine non sono spontaneamente presenti in natura ma sono sempre il prodotto di combustioni o, comunque, di processi chimici indotti, possibili grazie alla presenza di cloro.
Le diossine sono presenti quasi sempre nei fumi delle acciaierie, nel fumo di sigaretta, nei fumi di forni e stufe a legna, negli incendi boschivi, nei roghi abusivi di rifiuti.
Per il termovalorizzatore quello delle diossine è un problema importante che viene tenuto sotto controllo prima di tutto con la temperatura: le diossine, infatti, si formano sotto i 600 gradi, ed è per questo, che la camera di combustione deve misurare, prudentemente, sempre più di 850 gradi.
Le diossine, in piccola parte presenti nei fumi, vengono comunque bloccate all’interno del reattore a secco dove viene iniettato carbone attivo per trattenere questi microinquinanti.
Le diossine hanno una forte capacità di accumularsi nell’ambiente, in particolare sulle foglie e nel terreno. In questo modo entrano nella catena alimentare legandosi ai grassi animali e poi nei grassi dell’uomo dove possono persistere per anni. Si tratta di sostanze cancerogene e mutagene, con varie conseguenze dirette anche sull’apparato riproduttivo.
La tossicità delle diossine impone limiti emissivi bassissimi e non è possibile la misurazione in continuo. Per controllare le emissioni di diossine vengono effettuate 3 analisi annuali per ogni linea di incenerimento su campioni raccolti per 8 ore consecutive. Tali controlli sono effettuati in modo indipendente sia da TRM che da ARPA Piemonte. Sui camini è inoltre installato un campionatore in continuo che intrappola, dentro filtri specifici, le diossine emesse.
Ogni 28 giorni questi filtri sono analizzati in laboratori ad alta tecnologia.
I limiti sono espressi in miliardesimi di grammo, cioè nanogrammi, di tossicità equivalente per normal metro cubo di aria. Il concetto di “tossicità equivalente” è stato introdotto per poter sommare le concentrazioni di tutti i diversi congeneri tenendo conto della loro specifica pericolosità per la salute e quindi per rappresentare la concentrazione della “famiglia” con un numero solo.
Per il termovalorizzatore il limite emissivo è fissato a 0,05 nanogrammi di tossicità equivalente per normal metro cubo di aria.