Rifiuti e Bonifiche

Come funziona il teleriscaldamento del Gerbido

Torino 16 gen 2015 - Il vantaggio ecologico del teleriscaldamento è sempre lo stesso, anche se il calore è prodotto dai rifiuti del termovalorizzatore. Si usa una sola fonte inquinante per sopprimerne tante altre.

Nel caso del calore prodotto dalla combustione dei rifiuti, in più, si sfrutta il potenziale energetico di un impianto che ci sarebbe comunque, perché è stato voluto dalla Pubblica Amministrazione in primo luogo per smaltire i rifiuti non differenziabili.

Lasciamo, per ora, da parte le considerazioni su se sia più “dannoso” per l’ambiente e per la salute umana un grande camino alto 120 metri che emette un residuo controllato di fumi filtrati prodotti dalla combustione di certe categorie di rifiuti oppure diverse centinaia di caldaie e caldaiette sparse per Grugliasco e Beinasco che bruciano metano e gasolio.

Per ora focalizziamo le nostre considerazioni sul fatto che esiste già una fonte energetica che in questo modo viene sfruttata per una nuova funzione. Ed è proprio questo “recupero energetico” a fare la differenza che c’è tra un moderno “termovalorizzatore” e un vecchio “inceneritore”.

In Italia, su 44 impianti di trattamento termico dei rifiuti, solo 14 sono a cogenerazione, cioè producono calore per teleriscaldamento. E questa caratteristica di considerarli caldaie per intere città ha fatto costruire i nuovi impianti sempre più vicini alle aree urbane: più è vicino il termovalorizzatore e più è facile trasportare il calore alle case.

A questo proposito, è importante spiegare che l’acqua che arriva a scaldare i termosifoni degli alloggi non è affatto acqua scaldata direttamente dai rifiuti. Questa è acqua del circuito interno del condominio e delle abitazioni viene scaldata in uno scambiatore centrale che riceve il calore dalle tubazioni del teleriscaldamento. E le tubazioni del teleriscaldamento comunale ricevono, a loro volta, il calore dalle tubazioni che arrivano dal termovalorizzatore: lo scambio tra i due sistemi chiusi è fissato nella zona dell’Università per il comune di Grugliasco e a oltre un Km dal termovalorizzatore per il Comune di Beinasco.

Quindi non c’è nessuna relazione diretta tra i rifiuti bruciati e i nostri termosifoni.

Ma nemmeno il vapore che dal termovalorizzatore va a scaldare le reti locali comunali è prodotto direttamente dal calore del forno. Anche questo fluisce all’interno di un circuito chiuso indipendente e viene scaldato dalla cogenerazione.

Perché il sistema di cogenerazione funziona attraverso una scambio di calore.

In pratica, il calore del forno riscalda acqua che produce vapore. Una parte di questo vapore viene spillato per riscaldare a sua volta i tubi del circuito chiuso che portano acqua calda a Grugliasco e Beinasco. Trattandosi di un circuito chiuso l'acqua calda in pressione va a portare il suo calore al punto di scambio-contatto con i circuiti locali dei due comuni per tornare indietro all’impianto di cogenerazione del termovalorizzatore. Qui riceve nuovo calore per essere “rilanciato” nuovamente verso le reti locali. L'acqua calda esce dal Gerbido a 90 gradi e torna a circa 70.

Per riscaldare il sistema di teleriscaldamento il termovalorizzatore deve perdere un po’ della sua capacità di produrre energia elettrica. Dall’assetto esclusivamente elettrico deve così passare all’assetto cogenerativo, usando il calore sia per il vapore della turbina elettrica sia per l'acqua calda della cogenerazione. E questo non dovrà generare perdite economiche per Trm (vedi  http://bit.ly/1IK8nDw ). Le banche che finanziano il termovalorizzatore hanno parlato chiaro.

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