Famiglia e minori

FAQ

Cos’è l’affidamento famigliare? Che differenza c’è tra affido residenziale e diurno? Qual è il percorso per diventare affidatari? Chi può diventare affidatario? Cosa deve fare dunque l’affidatario?
Queste sono alcune tra le domande più ricorrenti che vengono rivolte agli “esperti” quando si parla di affidamento familiare. Le risposte tentano di dare chiarificazioni e spunti di riflessione sul tema.
(testo tratto dal libretto “Una guida per l’Affidamento” realizzato dalla Provincia di Torino in collaborazione con il Tavolo permanente di Coordinamento sull’Affidamento Familiare nell’ambito dei Piani Territoriali per l’Infanzia e l’Adolescenza Legge 285/97).

 

Cos’è l’affidamento famigliare?
Ogni bambino, ogni ragazzo ha diritto di essere educato, amato curato e di crescere in modo sereno ed equilibrato nell’ambito della propria famiglia.
Talvolta però esistono difficoltà economiche, di salute, giudiziarie della famiglia che non possono essere superate con aiuti sociali e finanziari, ma che richiedono l’allontanamento temporaneo del bambino dalla famiglia d’origine e il suo affidamento ad altre persone per garantirgli, comunque, quel sistema di cure e di affetti di cui ha bisogno.
L’affidamento familiare è dunque una delle possibili forme di sostegno per le famiglie in difficoltà, e consiste nell’affiancamento temporaneo di una famiglia affidataria a quella naturale offrendo così al bambino il sostegno e l’aiuto che gli sono venuti a mancare.

Che differenza c’è tra adozione e affidamento?
Affidamento e adozione sono entrambi strumenti utili ad affrontare situazioni di disagio e sofferenza dei minori ma non possono essere confusi tra loro. L’adozione ha luogo qualora sia accertata la situazione di abbandono dei minori in quanto privi di assistenza morale e materiale da parte dei genitori e dei parenti. Con l’affido si tratta invece di accogliere un bambino la cui famiglia stia attraversando un periodo di crisi. L’adozione pertanto è definitiva mentre l’affidamento è temporaneo. L’adozione comporta la cessazione di ogni legame con la famiglia biologica mentre nell’affido sono mantenuti i rapporti con la famiglia d’origine. Con l’adozione il minore diventa figlio a tutti gli effetti dei genitori adottivi e ne acquisisce il cognome mentre con l’affido non cambia la natura giuridica del rapporto tra il minore e i suoi genitori.

Quali sono le caratteristiche specifiche di questo intervento?
Temporaneità, mantenimento dei rapporti con la famiglia di origine e previsione di rientro in quest’ultima: le caratteristiche dell’affidamento si possono riassumere con questi tre concetti.
Anche se doloroso, l’allontanamento di un bambino tramite affidamento non è un provvedimento contro la famiglia di origine ma un sostegno per permettere sia al bambino di crescere in un clima sereno che in quel momento i genitori non sono in grado di dare, sia ai genitori stessi di superare le difficoltà in modo da poter di nuovo accogliere il figlio.
Di conseguenza tutto si svolge nella prospettiva di un ritorno: anche se in alcuni casi viene limitata dall’autorità giudiziaria, la potestà genitoriale resta alla famiglia di origine; tra i compiti della famiglia affidataria dunque, centrale è l’agevolare i rapporti tra il minore e i suoi genitori e il tener conto delle indicazioni di questi ultimi per quanto riguarda la sua educazione e la sua istruzione.

Cosa vuol dire “affidamento consensuale o giudiziale”?
Esistono varie forme di affidamento – residenziale, diurno, per le vacanze o i fine settimana, per poche ore al giorno – secondo i bisogni del bambino ed il progetto concordato con i servizi..
La legge prevede inoltre due tipologie di affidamento: consensuale e giudiziale.
Quando la famiglia di origine è favorevole alla sua realizzazione, si ha l’affidamento consensuale, disposto dai servizi sociali e ratificato dal giudice tutelare.
Solo nel caso in cui invece i genitori o il tutore si oppongono, si ha l’affidamento giudiziale, attuato dal Tribunale per i Minorenni senza il consenso della famiglia.


Che differenza c’è tra affidamento residenziale e diurno?
Nell’affido residenziale il bambino vive con gli affidatari pur mantenendo rapporti con la propria famiglia.
Nell’affido diurno il bambino trascorre con la famiglia affidataria parte della giornata, ma alla sera torna a casa dai suoi genitori. Il bambino può aver bisogno del supporto di una famiglia affidataria anche solo per alcuni giorni alla settimana o alcune ore del giorno.

Chi può diventare affidatario?
Si parla in genere di “famiglia affidataria” perché la legge privilegia le famiglie, anche quelle di fatto, dove ci sono figli minorenni, ma non mancano le coppie senza figli o con figli già adulti, così come possono essere affidatarie persone singole o comunità di tipo familiare.
Qualunque sia la composizione della famiglia ciò che conta è offrire al bambino un ambiente fisico e affettivo adatto alla sua crescita, provvedendo al suo mantenimento, alla sua educazione, alla sua istruzione e creando attorno a lui un clima sereno, familiare, di sicurezza e affetto. Senza per questo entrare in concorrenza con la famiglia di origine, anzi favorendo i contatti, mantenendo viva la presenza dei genitori e preparando il bambino al suo ritorno in essa. Occorre insomma essere quella “famiglia in più”, che dà equilibrio e sa affrontare le situazioni traumatiche e di crisi, purtroppo possibili. Occorre inoltre la consapevolezza che si tratta di un percorso a termine e che il bambino tornerà nella propria famiglia.

Qual è il percorso per diventare affidatari?
Chi decide di offrire la propria disponibilità come affidatario deve contattare i servizi sociali del Comune di Torino o dei Consorzi e delle Comunità Montane della provincia di Torino (vedi sezione “Indirizzi utili e Link”).
Il percorso di conoscenza consiste in una serie di colloqui con l’assistente sociale e con lo psicologo. Gli incontri prevedono momenti informativi generali, volti a chiarire la propria motivazione e disponibilità all’affido ed un percorso formativo che ha come obiettivo la conoscenza reciproca tra la famiglia disponibile ed i servizi coinvolti. Non si tratta di una “selezione” ma è l’inizio di una relazione che consente alla famiglia di esprimere le potenzialità, le esigenze sentite e i limiti che ritiene necessario porsi.
Questo percorso offrirà ai servizi gli elementi di conoscenza necessari per proporre eventualmente in seguito un abbinamento che sia compatibile con le caratteristiche del bambino, con la sua storia e con i tempi e i contenuti del progetto da realizzare. L’abbinamento è quindi un momento molto importante e delicato che ha l’obiettivo di conciliare le esigenze del bambino e quelle della famiglia affidataria al fine di ridurre i rischi di fallimento e accrescere il benessere di tutti i soggetti coinvolti.
Può quindi trascorrere del tempo tra la conclusione del percorso di conoscenza della famiglia che dà la disponibilità all’affidamento e la proposta di abbinamento da parte dei servizi.
Tale proposta avviene attraverso un’incontro in cui la storia del bambino e della sua famiglia è raccontata dagli operatori e viene esplicitato l’impegno richiesto, in modo tale che gli aspiranti affidatari possano avere gli elementi per valutare la possibilità di accogliere il bambino.
Il progetto di affidamento contiene la previsione della durata dell’accoglienza, gli strumenti e gli interventi dei servizi a supporto dell’affidatario. Inoltre definisce le modalità di mantenimento dei rapporti tra bambino e famiglia d’origine e tra quest’ultima e la famiglia affidataria.
Per ogni singola situazione, calibrati sulle specifiche esigenze del bambino e con modalità e tempi diversi, avvengono la conoscenza e l’incontro con il bambino e con la sua famiglia d’origine e , di conseguenza, il suo inserimento nella famiglia affidataria.
La famiglia affidataria ha come riferimento gli operatori dei servizi sociali e del servizio di psicologia.

Cosa deve fare dunque l’affidatario?
La legge n.149/2001 prevede che “l’affidatario eserciti i poteri connessi con la potestà parentale in relazione agli ordinari rapporti con l’istituzione scolastica e le autorità sanitarie”. Gli affidatari quindi, oltre a mantenere periodici contatti con gli insegnanti circa l’andamento scolastico del bambino, sono tenuti a partecipare alle attività che la scuola propone per i genitori e alle elezioni degli Organi Collegiali. Decisioni importanti quali ad esempio il cambiamento di scuola, la scelta degli studi superiori e le scelte religiose andranno invece concordate con i genitori attraverso il servizio sociale che segue il bambino. Gli affidatari sono tenuti ad assumere le decisioni più opportune, in caso di necessità ed emergenza, per salvaguardare la salute del bambino loro affidato; successivamente l’autorità sanitaria che prende in cura il bambino valuterà se richiedere o meno l’autorizzazione di chi esercita la potestà genitoriale per proseguire le cure o per ulteriori indagini da effettuare.
Per la buona riuscita del progetto educativo gli affidatari sono in contatto con i servizi, attraverso incontri di verifica e di sostegno predisposti insieme agli operatori, quali assistente sociale, educatore e psicologo.
Se il bambino ha difficoltà nell’inserimento presso la nuova famiglia, è importante che questa porti a conoscenza degli operatori di riferimento i propri dubbi o preoccupazioni; insieme si valuterà l’entità della crisi, se le aspettative iniziali erano eccessive rispetto all’evoluzione e ai miglioramenti del bambino, o se è necessario apportare qualche modifica al progetto. Vi sono poi situazioni limite in cui è opportuno che l’affidamento si interrompa; in tal caso è necessario prevedere un tempo che consenta ai servizi competenti di trovare un’adeguata sistemazione e al bambino di essere aiutato ad affrontare il cambiamento.
E’ chiaro, l’affidamento è una scelta impegnativa che coinvolge la famiglia nel suo complesso: è importante dunque che tutti i membri della famiglia si rendano disponibili, che siano consapevoli e coinvolti nell’esperienza che andranno ad affrontare.

Perchè si parla di progetto educativo personalizzato?
L’affidamento familiare è predisposto dal servizio sociale del territorio di residenza del minore. Diverse sono le figure coinvolte e chiamate a interagire nel percorso di affidamento che ha come punto centrale il benessere di un bambino: la famiglia di origine, la famiglia affidataria, gli operatori dei servizi sociali e sanitari, i giudici. E’ necessario che, per il buon andamento dell’affido, i soggetti coinvolti collaborino ciascuno per le proprie competenze alla realizzazione del progetto.
Ogni situazione è diversa da un’altra, e ogni percorso di affidamento va pensato e realizzato in funzione della storia specifica. Per questa ragione si parla di progetto educativo personalizzato, in cui niente è dato per scontato e non c’è nulla di preconfezionato.

Quanto dura un affidamento?
I tempi dell’affidamento dipendono strettamente dalla capacità della famiglia di origine di riappropriarsi del proprio ruolo, superando quelle difficoltà che hanno portato a ricorrere all’affidamento. La famiglia affidataria che accoglie il bambino rappresenta una risorsa che non si contrappone alla famiglia d’origine ma permette la realizzazione di un percorso evolutivo anche per i genitori finalizzato al recupero delle capacità genitoriali.
La durata massima dell’affidamento prevista dalla legge è di 24 mesi eventualmente prorogabili dal Tribunale per i Minorenni qualora la sospensione dello stesso rechi pregiudizio al minore.

Cosa fanno i Servizi Sociali ?
Il lavoro dei servizi sociali e di psicologia, come in parte abbiamo già visto, va dalla ricerca della famiglia affidataria più idonea al bambino, alla formulazione del progetto educativo di intervento, all’individuazione delle modalità di rapporto e di visita tra la famiglia di origine e il bambino.
Nel sostenere la famiglia affidataria durante ogni fase dell’affidamento, i servizi verificano costantemente – attraverso colloqui periodici – la situazione affettiva ed educativa del bambino e hanno la possibilità di attivare supporti specifici, ad esempio quello psicologico.
Un’ottima opportunità per le famiglie è data poi dai gruppi di sostegno, condotti da operatori socio-sanitari, in cui gli affidatari scambiano informazioni ed esperienze per gestire al meglio le situazioni che si presentano nel quotidiano e si aiutano reciprocamente ad affrontare momenti di crisi e di difficoltà.
I servizi infine provvedono ad erogare alla famiglia affidataria un contributo economico, il rimborso delle spese concordate preventivamente, e ad attivare una copertura assicurativa per il bambino; i servizi inoltre forniscono tutte le indicazioni per usufruire dei benefici previsti dalle leggi vigenti (congedi parentali, assegni familiari, esenzioni, ecc.).