Politiche sociali
Al bando del Servizio civile universale da impiegare nei progetti della Città metropolitana e di enti territoriali delle province di Torino, Alessandria e Biella che prevedeva 147 posti sono state aggiunte altre 74 posizioni, portando il totale a 221.Per quanto riguarda la Città metropolitana, dove le sedi finora coinvolte sono: alcune sedi dell'ambiente, la biblioteca storica, l'ufficio Comunicazione istituzionale, l'Ufficio Pubbliche tutele, si aggiunge lo sportello Europe Direct nell’ambito del progetto “Futuro Europa” che interviene nell’ambito dell’educazione e la promozione dei diritti del cittadini a livello europeo. In particolare, l’obiettivo specifico dell’attività dello Europe Direct è il potenziamento della consapevolezza dei valori identitari europei e la promozione di una cittadinanza attiva nella vita politica europea in particolare fra i giovani. Fra le attività previste la partecipazione alle attività di informazione svolte dallo sportello, alla pubblicizzazione delle attività rivolte alle scuole di tutti i gradi. I posti a disposizione sono 4.
I candidati devono avere un’età compresa tra i 18 e i 28 anni compiuti (28 anni e 364 giorni) alla data della presentazione della domanda. La durata prevista dai progetti è di 12 mesi. Il trattamento economico è di 439,50 euro mensili.
Il bando è stato prorogato e la scadenza è alle ore 14.00 del 15 febbraio 2021 ed è possibile presentare domanda ad un solo progetto a livello nazionale, attività di animazione territoriale e di comunicazione sui profili social dedicati alle attività dell’Unione Europea.
Per maggiori informazioni : http://www.cittametropolitana.torino.it/speciali/2019/servizio_civile_universale/
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Politiche sociali
Istituire una rete nazionale di servizi a favore delle vittime di reato e affidarne la gestione alle Città metropolitane. È quanto si propongono gli Enti di area vasta che si sono riuniti on line oggi, su sollecitazione della Città metropolitana di Torino, dove già esiste da anni un servizio gestito da una realtà d’eccellenza, la Rete Dafne di Torino.L’idea di costituire una rete nazionale – che colleghi enti locali, autorità giudiziaria, servizi sanitari e privato sociale - è l’obiettivo che si è dato a partire dal 2018 il Tavolo di coordinamento costituito dal Ministero della giustizia, con la partecipazione di Ministero dell’interno, Conferenza Stato-Regioni, Conferenza delle Regioni, Consiglio Nazionale Forense, Conferenza dei rettori delle Università italiane, Rete Dafne Italia, Consiglio superiore della magistratura, Cassa delle Ammende.
In quest’ottica, e nell’intento di dare ottemperanza alla direttiva Ue che impone la creazione di servizi generalisti coordinati a livello nazionale che offrano assistenza a tutte le vittime di reato, senza distinzione né di genere, né di tipo di reato, il Ministero della Giustizia ha stanziato risorse perché a livello territoriale siano organizzati servizi mirati.
Tuttavia sinora, come ha fatto notare il vicesindaco della Città metropolitana di Torino Marco Marocco che ha le deleghe alle politiche sociali, di questi fondi non sono stai ancora stabiliti i criteri di ripartizione e destinazione.
La Città metropolitana di Torino parte avvantaggiata nella riflessione grazie al lavoro sul territorio svolto dalla Rete Dafne, che si è costituita nel 2008, su impulso della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Torino. Nel novembre 2015, quale naturale prosecuzione, è nata l'associazione Rete Dafne onlus i cui soci fondatori sono gli stessi partner storici del progetto: la Città metropolitana di Torino (ex Provincia di Torino), la Città di Torino, l’A.S.L. Città di Torino, l’associazione Gruppo Abele, l’associazione Ghenos e la Compagnia di San Paolo.
Rete Dafne Italia ha avanzato al Tavolo di coordinamento nazionale una proposta affinché la rete di servizi e i fondi vengano gestiti tramite le Città metropolitane, come ha spiegato il segretario generale della Rete Giovanni Mierolo.
Mierolo ha fatto notare che sul territorio nazionale esistono molti servizi specializzati ed efficienti nel contrasto a particolari tipologie di reato, ma sono invece quasi totalmente assenti quelli voluti dall’Unione europea, come Rete Dafne, che sono generalisti e quindi in grado di accompagnare nel modo più adeguato le vittime di qualsiasi reato e aumentare fra operatori e cittadini la consapevolezza dei diritti.
Interesse e condivisione sono venute sia dall’Anci nazionale, rappresentata da Antonio Ragonese, sia dalle Città metropolitane intervenute all’incontro: Bari, Genova, Firenze, Milano, Roma capitale, Napoli, Palermo, Reggio Calabria, anche se molti rappresentanti hanno fatto notare la disomogeneità di deleghe sulle politiche sociali e il depauperamento di compiti e risorse subito dalle Città metropolitane rispetto alle Province.
“Per questa ragione” ha concluso l’incontro il vicesindaco metropolitano di Torino Marco Marocco “dobbiamo riprenderci quella centralità istituzionale che ci compete: le Città metropolitane – alla luce della funzione delle proprie competenze in materia di sviluppo sociale - sono le più indicate per gestire direttamente questo tipo di servizi. Non abbiamo la vastità delle Regioni ma un’ottica ampia dei problemi e dei bisogni correlata alla stretta conoscenza del territorio e dei Comuni, che spesso non hanno le forze per gestire da soli un servizio di questo genere e di mettere a sistema la collaborazione con tutte le risorse specializzate del territorio”.
Questa proposta permetterà di dare assistenza e protezione in una fase iniziale e immediata a un cittadino italiano su tre (circa 22 milioni su 60) e consentirà di non disperdere il patrimonio di esperienza e di realtà operative già consolidate sui territori.
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Consegnati gli attestati agli allievi che hanno partecipato con successo al corso di formazione per operatori di comunità e assistenti di borgata attivato nell’ambito di Cuore solidale, il progetto Alcotra che nell’ambito del Piter Alte Valli-Cuore delle Alpi si propone di garantire alle comunità montane e rurali della Maurienne, del Briançonnais, Ecrins, Alta e bassa Val Susa, Val Sangone, Pinerolese; Valli Chisone e Germanasca, la possibilità di beneficiare di servizi sanitari e socioassistenziali capillari e di qualità, attraverso processi virtuosi di innovazione sociale.La cerimonia, virtuale, si è svolta nell’ambito del seminario dedicato a “La cultura della domiciliarità per promuovere una comunità curante”. Gli operatori di comunità e gli assistenti di borgata sono infatti professionalità nuove che vanno ad affiancarsi a quelle sociosanitarie tradizionali. Hanno ottenuto questo nuovissimo diploma: Silvia Anaya Duenas, Ancajima Manco Milagros Del Pilar, Tatiana Barolin, Roberta Camusso, Vincenzo Candiano, Enzo Catalano, Raffaella Godino, Nicolò Martini, Alessandra Minerdo, Cinzia Ribotta, Simona Santino, Cecile Sappè, Caterina Serrao, Elisa Sibille ,Marisa Itala Tron, Cristina Veronese, Maria De Betlem Viciano Badal, Erica Zucalli, Fiorella Arcieri, Adriana Bert, Marta Bottazzi, Anna Paola Carnino, Sabrina Coluccio, Diego Lenzo, Giorgia Virardi, Tiziana Ziccardi.
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Anche la Città metropolitana di Torino ha aderito ufficialmente al programma Cities Changing Diabetes entrando cosi nella rete costituita da 36 città deeuropee e centri di ricerca che studiano il diabete di tipo 2 in rapporto all’ambiente urbano e cercano soluzioni per migliorare la vita dei cittadini.
Attivo fin dal 2014 a livello europeo, l programma è progettato per affrontare i fattori sociali e culturali che possono aumentare la vulnerabilità al diabete di tipo 2 tra alcune persone che vivono in ambienti urbani: oggi ha stabilito partnership locali raggiungendo più di 150 milioni di persone, per aiutare a prevenire e controllare il diabete urbano.
Il programma Cities Changing Diabetes si basa su tre elementi interconnessi: Map, Share e Act: consente alle città di comprendere la propria sfida del diabete urbano, di fissare obiettivi per arrestare l'aumento del diabete di tipo 2 nella loro città e di lavorare attraverso settori e discipline per unire le parti interessate a una causa comune.
Attraverso il programma, le città partner ottengono una panoramica globale delle sfide associate al diabete urbano e hanno accesso a intuizioni e apprendimenti chiave dalle soluzioni che vengono guidate in tutto il mondo.
Un decreto del vicesindaco metropolitano Marco Marocco ha siglato l’adesione alla rete cui appartengono già ANCI, Ires Piemonte, Città di Torino, Città di Genova, l’intergruppo parlamentare sulla qualità della vita nelle città,Health City Institute, Fondazione IBDO, Università degli studi di Torino, Censis, Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT), Istituto per la competitività. Centro per la ricerca sui risultati e l'epidemiologia clinica, Medipragma, Società Italiana Diabete (SID), Associazione Italiana Diabetologi, Società Italiana MMG, Caped Associazioni di persone con diabete in Piemonte, Diabete Italia, C14 +, Cittadinanzattiva, il CONI, la FIDAL, Società Italiana di Endos Pediatrico (SIEDP), Associazione Italiana Obesità, Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica, Associazione Fitwalking TO Walk LAB, ANIAD
Torino sta vivendo un lento declino demografico da oltre vent'anni, con un indice di vecchiaia superiore ad altre città del Nord Italia.
L’area di pertinenza della Città metropolitana è molto frammentata e diversificata, con il 39% della popolazione concentrata nel capoluogo e il 67% nel cuore metropolitano. Torino, tuttavia, rispetto alla sua area metropolitana sta conoscendo ormai da oltre un ventennio un lento declino demografico, con un indice di vecchiaia superiore rispetto alle altre metropoli del Nord. Ma è soprattutto il mutamento del tessuto produttivo, derivante dalla deindustrializzazione, ad incidere sulla progettazione della città, sui suoi spazi, sui servizi erogati, sulle condizioni sociali ed economiche e sugli stili di vita dei cittadini
Con il programma Cities Changing Diabetes, Torino e tutto il territorio metropolitano lavorano per promuovere interventi che tengano conto degli aspetti socio-economici e culturali per migliorare la salute della popolazione.
Ma quali sono i numeri della sfida al diabete a Torino? La prevalenza del diabete è del 6,8% (aumentata dal 3,8% al 6,8% dal 2003 al 2018). Il 25% delle persone di età compresa tra 18 e 69 anni è in sovrappeso e il 7% è obeso.
Studi quantitativi hanno dimostrato che la prevalenza del diabete non è la stessa in tutti i quartieri della città.I quartieri di Torino Nord e Ovest, oltre ad alcune zone del Torino Sud, registrano la prevalenza maggiore, mentre l'intera area oltre il fiume Po e alcuni quartieri del centro storico registrano i valori più bassi.
Parte della differenza può essere spiegata da fattori socio-economici con sovrappeso e obesità, ad esempio più alti del 35% nelle persone con un basso livello di istruzione scolastica.
Il programma Cities Changing Diabetes condurrà ulteriori analisi dei dati per rafforzare la base di conoscenze e fornire nuove strategie di intervento considerando sia il trattamento che la prevenzione del diabete.
Considerazioni socio-economiche e aspetti culturali legati alla vita urbana saranno cruciali per capire come rafforzare stili di vita sani tra la popolazione.
Una possibile azione futura è promuovere la salute urbana riscoprendo il territorio come palestra naturale, grazie alla varietà di percorsi pedonali, le aree verdi, i viali alberati, le piste ciclabili.
Maggiori dettagli sul sito di progetto https://www.citieschangingdiabetes.com/network/turin.html
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L’epidemia di coronavirus e i lockdown hanno inasprito le violenze nei confronti di donne e bambini, con esiti drammatici che spesso originano dall’ambiente familiare e dalle relazioni più strette. Per questo la Città metropolitana di Torino ha potenziato il lavoro che da anni sta portando avanti nel cosiddetto “Tavolo maltrattanti” (il cui nome intero è Tavolo per progetti finalizzati al cambiamento degli autori di violenza), una realtà sorta nel 2011 che coinvolge, oltre all’Ente di area vasta, Comuni dell'area metropolitana di Torino, associazioni, Centri antiviolenza, Enti gestori di servizi socio assistenziali, Ordini professionali, Organismi di parità, Forze dell'ordine, Ufficio esecuzione penale esterna (Uepe), Garante dei detenuti, Garante per l'infanzia, Università di Torino.L’idea di fondo nasce dalla constatazione che per mettere fine alla violenza non è sufficiente occuparsi delle vittime, ma è necessario promuovere un cambiamento attraverso l'adozione di un "nuovo" modello di mascolinità che coinvolga direttamente gli uomini, attraverso programmi di ascolto e trattamento rivolti a coloro che agiscono con la violenza. Il Tavolo maltrattanti oggi conta sulla stretta collaborazione della Rete azione e cambiamento, che rappresenta il coordinamento permanente delle associazioni che si occupano di autori di violenza e che offrono sul territorio consulenza e ascolto ai cittadini.
Fra le iniziative promosse per la Giornata contro la violenza sulle donne la Città metropolitana organizza il 30 novembre un incontro online, dalle 10 alle 13, incentrato su “Quali interventi per il recupero degli autori di violenza di genere?”.
Moltissime le relazioni, dopo quella di apertura del vicesindaco metropolitano Marco Marocco che ha le deleghe alle politiche sociali, mirate a raccontare le opportunità offerte dal territorio ma anche le molte criticità e lacune ancora esistenti per intervenire nei confronti di chi pratica la violenza.
La tavola rotonda prevede la partecipazione di Anna Bello, Presidente Tribunale di sorveglianza di Torino; Germana Bertoli, consigliera Consiglio dell’ordine degli avvocati, Patrizia Biolato, responsabile area minori Ciss Pinerolo, Cesare Parodi, coordinatore Fasce deboli-Procura della Repubblica di Torino, Barbara Rosina, presidente Ordine assistenti sociali Piemonte, Stefano Scovazzo, presidente Tribunale per i minorenni di Torino. Dopo l’intervallo prenderanno la parola Maria Lucia Lorefice, presidente della XII Commissione Affari sociali della Camera dei deputati; Valeria Valente, presidente XII Commissione Affari sociali del Senato, Cinzia Leone, presidente Commissione Parlamentare d’inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere del Senato della Repubblica
Info e iscrizioni inviando email a:
paritadiritti@cittametropolitana.torino.it
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Una rete di servizi integrata per l’assistenza a vittime di reato diffusa sul territorio è l’obiettivo che si è dato a partire dal 2018 il Tavolo di coordinamento costituito dal Ministero della giustizia, Ministero dell’interno, Conferenza Stato-Regioni, Conferenza delle Regioni, Consiglio Nazionale Forense, Conferenza dei rettori delle Università italiane, Rete Dafne Italia, Consiglio superiore della magistratura, Cassa delle Ammende. L’obiettivo è mettere in rete tutte le istituzioni con competenze specifiche, servizi di assistenza, uffici giudiziari, avvocatura e accademia in grado di prendere in carico e accompagnare nel modo più adeguato le vittime di reato e aumentare fra operatori e cittadini la consapevolezza dei diritti.In quest’ottica, e nell’intento di dare ottemperanza alla direttiva Ue che impone la creazione di servizi generalisti per l'accoglienza delle vittime di reato coordinati a livello nazionale, il Tavolo nazionale ha stanziato una cifra (1 milione per il 2020 e 2 milioni per il 2021) perché a livello territoriale siano organizzati servizi mirati.
Sul territorio metropolitano torinese questo servizio esiste già: è la Rete Dafne, un’eccellenza italiana nata nel 2008, su impulso della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Torino. Nel novembre 2015, quale naturale prosecuzione, viene costituita l'associazione Rete Dafne onlus i cui soci fondatori sono gli stessi partner storici del progetto: la Città metropolitana di Torino (ex Provincia di Torino), la Città di Torino, l’A.S.L. TO2, l’associazione Gruppo Abele, l’associazione Ghenos e la Compagnia di San Paolo.
"Rete Dafne si è costituita a Torino nel 2008 soprattutto grazie all'impegno della Provincia di Torino corrispondente alla attuale Città metropolitana” spiega Marcello Maddalena, presidente di Rete Dafne “Anche in molte altre realtà territoriali - come Firenze. Milano, Cagliari, Napoli e Bari - le Città metropolitane risultano, di fatto, decisive per l’effettiva promozione, costruzione e sviluppo di reti di assistenza a favore di tutte le vittime di reato. È allora fondamentale tener conto di tale ruolo, senza dispersioni o frammentazioni in mille rivoli delle risorse che il Ministero ha previsto, a tale scopo, in bilancio".
Il 2020 si avvia infatti alla fine e ancora non vi è certezza di come saranno impegnate e distribuite le risorse: “È importante non disperdere i fondi che devono essere assegnati e messi a bilancio al più presto” commenta la sindaca metropolitana Chiara Appendino “Sono risorse preziose per un servizio che si occupa delle vittime di reato a prescindere dalla tipologia. Su tutto il territorio, e anche nella Città metropolitana, esistono molti servizi e sportelli che accompagnano le persone in difficoltà per uno specifico problema: dalle vittime di violenza al bullismo al sovraindebitamento. Ma servizi come quelli della Rete Dafne, che indirizzano nel percorso giusto le persone che hanno subito qualunque tipo di reato, sono ancora troppo pochi sul territorio nazionale”.
La dimensione giusta per gestire questo servizio è quella di area vasta, come spiega il vicesindaco della Città metropolitana di Torino Marco Marocco: “Le Città metropolitane sono le più indicate per gestire direttamente questo tipo di servizi, non abbiamo la vastità delle Regioni ma un’ottica ampia dei problemi e dei bisogni correlata alla stretta conoscenza del territorio e dei Comuni. Per questo ci candidiamo al Tavolo di coordinamento nazionale per la gestione delle iniziative e dei fondi, affinché venga valorizzato il ruolo delle città metropolitane che, alla luce della riforma del Rio, sono i principali soggetti titolati a promuovere lo sviluppo sociale territoriale, anche forti di una lunga esperienza maturata con la Rete Dafne torinese e nazionale a tutela delle vittime di reato ”.
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Si è svolta questa mattina in una riunione congiunta della IV Commissione consiliare della Città metropolitana con la IV Commisione consiliare della Città di Torino, la presentazione degli studi promossi da Città metropolitana sulla popolazione homeless e sulle strategie di rete tra il Comune capoluogo e gli altri Comuni del territorio;Alla Commissione sono stati invitati a partecipare i Comuni dell’area metropolitana torinese, la Federazione italiana organismi per le persone senza dimora (Fio.PSD), Acmos, Gruppo Abele.
Cesare Bianciardi del Dipartimento di Culture, politica e società dell’Università degli Studi di Torino, che ha realizzato la ricerca su chi sono gli homeless del territorio metropolitano al di fuori della Città di Torino, ha sintetizzato i risultati emersi, ricordando che a fianco al profilo classico del senza fissa dimora cresce una fascia di nuove povertà che, a causa di eventi scatenanti come la perdita del lavoro, diventano homeless. La vicesindaco del Comune di Torino Sonia Schellino ha sottolineato che il capoluogo è un naturale attrattore per gli homeless, sia perché la città ha la disponibilità di offrire la residenza fittizia, sia per la moltitudine di servizi in atto per le persone fragili. Ciononostante, un maggior coordinamento con tutti i Comuni del territorio potrebbe migliorare l’offerta di soluzioni, anche a vantaggio di quei Comuni che per le dimensioni hanno meno possibilità di farsi carico in modo mirato del problema. Il vicesindaco Marco Marocco ha sottolineato che la visione della Città metropolitana deve essere sicuramente sovracomunale e su questo c’è la possibilità di integrare le azioni già intraprese: un ruolo che investe l’ente non solo con attività di coordinamento ma anche di sportello, per esempio quello sul sovraindebitamento. La presidente dela IV Commissione Maria Grazia Grippo ha preso l’impegno di far diventare questa riunione il primo degli appuntamenti per costruire una rete di iniziative e proposte su tutto il territorio.
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Un nuovo servizio di informazione e orientamento per i tutori volontari di minori stranieri non accompagnati sarà attivo dal 16 novembre grazie a una convenzione fra la Città metropolitana, il Tribunale per i minorenni del Piemonte e Valle d’Aosta e la Procura per i minorenni.La Città metropolitana di Torino ha stipulato la nuova convenzione per consolidare la collaborazione con le autorità giudiziarie minorili, approfondendo il raccordo con i magistrati e i servizi sociali. La convenzione, che sostituisce e aggiorna il precedente accordo del 2012, opera secondo due direttrici, permettendo sia di continuare la collaborazione con la Procura nell’attività di vigilanza sulle strutture residenziali per minori, sia facilitando il ruolo del tutore volontario nella relazione con Tribunale e Procura, alla luce della Legge regionale n. 1/2004, attraverso uno specifico servizio di orientamento e informazione.
“La nuova convenzione in sostanza costituisce un ulteriore strumento per rendere maggiormente proficuo il lavoro della rete formata dalla Garante all’infanzia e adolescenza, dal Tribunale, dalla Procura e da tutti i servizi e comunità che a vario titolo hanno tra le finalità istituzionali la protezione e tutela dei minori” spiega il vicesindaco metropolitano Marco Marocco, che ha la delega alle politiche sociali. “Ci sembra, in questo modo, di interpretare correttamente i compiti della Città metropolitana quale ente di area vasta votato al ruolo di collegamento tra le realtà del territorio e di promozione dello sviluppo sociale che, nella logica del nuovo welfare metropolitano, costituisce funzione fondamentale ai sensi della Legge Del Rio”
Attualmente presso il Tribunale per i minorenni di Torino sono iscritti al relativo albo 359 tutori volontari, di cui circa 250 nominati nel corso del 2020: complessivamente le tutele in corso a giugno di quest’anno erano 284.
La presenza di un assistente sociale con grande esperienza sulle tematiche minorili e di lavoro sul territorio permetterà da un lato il necessario raccordo con i servizi e le comunità, dall’altro la più facile accoglienza dell’utenza alla quale viene conferita la tutela.
Per ulteriori informazioni si invita a consultare il sito della Ci3à metropolitana di Torino http://www.cittametropolitana.torino.it/cms/politiche-sociali/tutela-minori-stranieri-non-accompagnati
e quello del Tribunale per i Minorenni di Torino https://www.tribunaleminori.torino.it/
Per prendere contatti con il servizio di orientamento e informazione ai tutori volontari di minori stranieri non accompagnati, gestito dal Dott. Giorgio Gianre, è possibile scrivere prioritariamente una mail a pubblicatutela.msna@cittametropolitana.torino.it o contattare (esclusivamente nei giorni di martedì e di giovedì dalle ore 9 alle ore 12) il numero telefonico 011.619.5888.
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L’impegno contro la violenza di genere - così come le cronache pressoché quotidianamente evidenziano - è quanto mai urgente. Molte sono le iniziative e i progetti in sostegno alle vittime di violenza a cui la Città metropolitana di Torinio ha dato il proprio sostegno negli anni. Tra gli altri, il coordinamento della Rete Azione Cambiamento del “Tavolo per progetti finalizzati al cambiamento degli autori di violenza” che mette in rete Comuni, forze dell’ordine ed associazioni che offrono programmi rivolti agli autori di violenza.La Città metropolitana ha anche aderito da anni, ricoprendone la vicepresidenza, al Coordinamento Cittadino Contro la Violenza alle Donne (CCCVD), un organismo istituito dalla Città di Torino per contrastare il fenomeno della violenza contro le donne.
Proprio nell’ambito di questo coordinamento, la Città metropolitana ha accolto le istanze espresse dal centro antiviolenza presente nel territorio del Comune di Chivasso e gestito dall’associazione Punto a Capo: si tratta di un centro antiviolenza operativo su tutto il territorio del Canavese per offrire accoglienza alle donne vittime di violenza, che provengono da numerosi comuni delle zone omogenee del Canavese, Eporediese e Chivassese.
A causa del distanziamento sociale imposto dal Covid19, gli spazi per l’accoglienza delle donne vittime di violenza e - dove presenti - dei minori, già limitati, si sono ulteriormente ridotti a causa del doveroso rispetto delle norme di sicurezza.
“La Città metropolitana – ha spiegato il vicesindaco Marocco - ha immediatamente avviato al suo interno un esame del patrimonio disponibile per verificare la possibilità di dare risposta positiva a questa esigenza”. “Riscontrata l’assenza da parte nostra di spazi adeguati – continua Marocco – ho ritenuto necessario farmi promotore di un’opera di sensibilizzazione verso i Sindaci dei Comuni delle aree omogenee del territorio Canavesano ed Eporediese, chiedendo a loro di verificare la disponibilità di locali idonei ad ospitare Centri antiviolenza o Case rifugio”.
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Preoccupa l’ondata di violenze familiari, culminata in questi ultimissimi giorni con l’uccisione di una donna da parte del marito che si è poi sparato e prima con l’infanticidio\suicido a Rivara. Il lungo periodo di lockdown dovuto al Coronavirus, la difficile situazione economica e il clima di preoccupazione generale hanno sicuramente pesato e aggravato molte situazioni già precarie sia dal punto di vista psicologico che relazionale. Il vicesindaco della Città metropolitana di Torino Marco Marocco, che ha le deleghe alle politiche sociali, richiama a fronte di questi atti gravissimi i numerosi strumenti messi in campo a contrasto della violenza familiare: “Da tempo la Città metropolitana lavora al contrasto delle violenze di genere e in particolare sostenendo e promuovendo l’attività del Tavolo “maltrattanti”, cioè un’ampia rete di istituzioni e associazioni che lavora insieme a partire dal 2011 per progetti di presa in carico di chi agisce la violenza e non solo di chi la subisce. Se nei primissimi anni sul territorio c’erano solo un paio di associazioni che affrontavano il problema degli uomini violenti, oggi, grazie al finanziamento regionale che ci ha permesso di costituire la Rete Azione cambiamento, sul territorio vi è una rete di sportelli d’ascolto del disagio maschile, in gran parte gratuiti, che possono offrire consulenze legali, socioeducative, psicologiche. È importante che queste opportunità siano conosciute, nessuno deve sentirsi solo, perché il superamento di tutte le logiche della violenza può avvenire solo con un cambio di passo della mentalità e della cultura”.Per approfondire:
http://www.cittametropolitana.torino.it/cms/politiche-sociali/pari-opportunita/azioni-contrasto-violenza-genere
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