I NOSTRI COMUNICATI

 

Politiche sociali

Politiche sociali

Anche Città metropolitana di Torino interviene a fianco di quanti – privati o piccoli imprenditori – si trovano alle prese con problemi di sovra indebitamento e lo fa aprendo uno sportello settimanalmente il giovedì mattina a partire dal 24 settembre, dopo le iniziative già nate a Villastellone ed estese poi a Rivoli e Pinerolo con la creazione di un organismo di composizione della crisi da sovra indebitamento (OCC) per assistere e guidare gli interessati nella soluzione della crisi.

Lo sportello avrà sede a Torino in corso Inghilterra 7 al 2 piano – stanza 16 ogni giovedì h 9/13 SOLO SU APPUNTAMENTO scrivendo a sovraindebitamento@cittametropolitana.torino.it o telefonando al numero 011.861.6029

Una convenzione firmata tra Città metropolitana di Torino e il Comune di Villastellone estende nel capoluogo l'attività dell'organismo “La Rinascita degli Onesti” per sostenere e tutelare i consumatori, le piccole e medie imprese, i commercianti, gli artigiani, i professionisti, gli imprenditori agricoli e gli enti privati non commerciali, nella gestione della crisi da sovraindebitamento. Come gestori della crisi sono individuati professionisti dell’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Torino e dell’Ordine degli avvocati di Torino.

Il vicesindaco di Città metropolitana di Torino sottolinea come la creazione presso la nostra sede in corso Inghilterra di uno sportello che orienti i privati cittadini sulle tematiche del sovra indebitamento può intercettare il bisogno rappresentato dai soggetti fragili e dalle frange economicamente e culturalmente più deboli della popolazione, permettendo di attuare moderne azioni strategiche nell’ambito del nuovo welfare metropolitano, anche orientate all’assistenza psicologica e alla presa in carico dei servizi territoriali.

Lo sportello almeno in una prima fase sarà gestito dalll’organismo di composizione della crisi “La Rinascita degli Onesti” del Comune di Villastellone, che possiede l’esperienza e le conoscenze tecniche e scientifiche per prendere in carico i soggetti interessati, in una logica di gestione concordata e associata con il nostro Ufficio welfare – pubblica tutela.

Il particolare periodo di emergenza sanitaria legato alla pandemia da covid19 impone di non lasciare sole le categorie di persone e di imprese indebitate. Il Comune di Villastellone ha già una esperienza proficua in questo campo e Città metropolitana si impegna ad estendere l’attività sul territorio metropolitano anche in collaborazione con istituzioni anti usura e le organizzazioni di categoria per diffondere, anche in ottica preventiva, la conoscenza della normativa finalizzata a superare la crisi da sovra indebitamento promuovendo forme di educazione finanziaria.
Lo Sportello – che garantisce un’apertura di quattro ore settimanali a partire da giovedì 24 settembre - cercherà di superare l’approccio burocratico e favorire la piena comprensione degli strumenti promuovendo la responsabile partecipazione alle procedure previste dalla legge sul sovraindebitamento.


Politiche sociali

Lunedì 14 settembre dalle 14 alle 15,30 il progetto ToP Metro “Fa Bene”, che sarà realizzato con il contributo del Bando per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie pubblicato dal Governo nel 2016, sarà al centro di un webinar istituzionale in cui la Città Metropolitana di Torino, i Comuni e le associazioni che hanno partecipato alla call for ideas si incontreranno virtualmente per la presentazione del percorso di capacity building. Dopo il benvenuto istituzionale da parte della Città Metropolitana e dei Comuni interessati al progetto - Collegno, Grugliasco, Moncalieri, Rivoli e Venaria Reale – è prevista la presentazione del progetto da parte della responsabile della Direzione sviluppo rurale e montano della Città Metropolitana e l’illustrazione del percorso di capacity building.I soggetti che hanno partecipato nei mesi scorsi alla call for ideas presenteranno le proprie idee progettuali, mentre i rappresentanti delle amministrazioni comunali illustreranno il loro punto di vista sul contributo che gli Enti locali possono portare ad un progetto che ha lo scopo di aiutare i soggetti più fragili a far valere il proprio diritto ad un'alimentazione sana e ad una qualità della vita accettabile.

CIBO, SOLIDARIETÀ, INNOVAZIONE, AMBIENTE SOSTENIBILE

Cibo, solidarietà, innovazione, ambiente sostenibile sono infatti i temi su cui si concentrano le idee proposte dalle associazioni dei territori di Collegno, Grugliasco, Moncalieri, Rivoli e Venaria che hanno risposto entro il 6 luglio scorso alla call for ideas aperta dalla Città Metropolitana. Sono 17 le proposte presentate per migliorare il benessere dei cittadini, mettendo al centro il cambiamento del territorio attraverso la valorizzazione delle risorse delle sue comunità di riferimento: idee diverse, da cui si potrà partire per arrivare a veri e propri progetti che saranno seguiti da un percorso di formazione dedicato. Le migliori idee giungeranno nei prossimi mesi alla fase operativa, in cui potranno e dovranno diventare veri e propri progetti. Quattro proposte coinvolgono i Comuni di Collegno, Grugliasco e Rivoli, una comprende tutti e cinque i territori, una mette insieme Collego e Grugliasco, una prevede interventi a Collegno e Moncalieri, due a Rivoli, due aVenaria, due aGrugliasco, tre a Moncalieri e una a Collegno.
Gli spunti vanno dalla creazione di un magazzino virtuale che metta in rete le associazioni del territorio per favorire la donazione di cibo e di altri prodotti di prima necessità alla promozione di un canale diretto tra le aziende agricole e i cittadini, per favorire una maggiore conoscenza della quantità e qualità di cibo disponibile e delle stagionalità. C’è anche chi ha pensato agli orti come luoghi di attività e formazione, da cui attingere per cucinare i pasti di una mensa e rendere il circuito sostenibile economicamente. È stato anche proposto di lavorare con soggetti richiedenti protezione internazionale nella costruzione di un apiario, nel quale produrre miele e altri prodotti da rivendere per finanziare ulteriori progetti professionalizzanti. Tutti i 17 soggetti candidati hanno dimostrato il necessario grado di attenzione all’innovazione da parte del proponenti. In parecchi casiè stato ripensato il concetto di cibo come attivatore di processi di trasformazione del territorio, ripartendo dai luoghi di aggregazione come i mercati e i centri polifunzionali.
L’idea alla base del progetto Top Metro “Fa Bene” è quella di promuovere iniziative per incentivare la partecipazione attiva delle comunità, valorizzando le risorse materiali e immateriali locali: la disponibilità dei cittadini a donare tempo, competenze e risorse in favore della propria comunità, la condivisione di beni primari di qualità, fondamentali per il benessere del singolo.
I cinque progetti giudicati più interessanti e di maggiore impatto beneficeranno di un percorso di accompagnamento da parte di professionisti ed esperti di innovazione sociale, economia circolare e sostenibilità. Sarà disponibile la somma di 30.000 euro per concretizzare la sperimentazione sui territori.
La Città metropolitana ha affidato a S-Nodi, braccio operativo della Caritas diocesana torinese, la facilitazione dello sviluppo di questa esperienza, affinché possa diventare un modello per altre iniziative.

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Sono 23 le persone selezionate per partecipare al corso per operatori sociali di comunità in Canavese, promosso dal progetto SociaLab nell'ambito del piano integrato territoriale "GraiesLab - generazioni rurali attive innovanti e solidali" finanziato dal programma transfrontaliero ALCOTRA.
Si erano candidati in 47, in prevalenza donne, e visto l'alto livello di professionalità dimostrato che testimonia una grande motivazione, la Città metropolitana di Torino ha deciso - potendo sfruttare un piccolo margine di risorse - di accogliere un numero maggiore di candidati.
In caso di rinuncia, si scorrerà la graduatoria e in caso di parità di punteggio verrà selezionato il/la candidato/a più giovane.
SociaLab è dedicato a migliorare la qualità e l'accessibilità dei servizi alla popolazione del territorio del Canavese e Valli di Lanzo, attraverso la sperimentazione di servizi sociali di prossimità e di azioni per il benessere della comunità.
In quest'ottica si inserisce la figura dell'operatore sociale di comunità, una nuova figura professionale che, insieme ad altri operatori, ai Servizi sociali e all'infermiere di famiglia e di comunità, deve saper cogliere e rispondere concretamente ai bisogni sociali, coinvolgendo servizi e soggetti – pubblici e non – in un processo di auto mutuo aiuto, e concentrandosi in particolar modo sul suo ruolo di interlocutore nei confronti dei Servizi per i soggetti fragili.
Il corso partirà dal 10 settembre in collaborazione con l'AslTO4 ed i 4 Consorzi socio assistenziali territoriali, In.re.te di Ivrea, CISS38 di Cuorgné, CISSAC di Caluso, CIS di Cirié e del Corso di laurea in Infermieristica di Ivrea; si svolgerà prevalentemente on line per 300 ore.
Al progetto SociaLab lavorano insieme a Città metropolitana di Torino anche la Federazione Provinciale Coldiretti di Torino, il Syndicat Mixte de l'Avant Pays Savoyard e la Comunità dei Comuni Arlysère.

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Una sezione decentrata dell'Ufficio di pubblica tutela della Città metropolitana di Torino aprirà a Ivrea, presso il Tribunale, a partire dal 17 giugno 2020.

La nascita della sezione decentrata dell'Ufficio di pubblica tutela della Città metropolitana a Ivrea nasce dall'esperienza, positiva, di collaborazione con il Tribunale di Ivrea. La realizzazione di uno sportello rivolto all'area Nord del territorio metropolitano è stato però reso possibile da SociaLab, il progetto europeo dedicato al miglioramento della qualità della vita e del benessere nelle comunità rurali e montane, all'interno del Piano integrato territoriale (Piter) Alcotra GraiesLab. Lo sportello presso il Tribunale di Ivrea, in sede di prima attivazione, verrà gestito da due assistenti sociali della Cooperativa Sociale Andirivieni, affidataria nell'ambito del progetto SociaLab.

L'Ufficio di pubblica tutela offre consulenza sui temi della pubblica tutela e dell'amministrazione di sostegno, strumenti giuridici per aiutare e proteggere le persone fragili non in grado di provvedere autonomamente alle proprie necessità. Lo sportello fornisce indicazioni, gratuitamente, su come istituire le pratiche e come stabilire e mantenere i rapporti con il giudice tutelare del Tribunale di Ivrea, in una logica di prossimità per il territorio: è una consulenza utile a chi è già tutore di sostegno o amministratore per i compiti previsti dalla legge aiutandoli concretamente nella redazione di atti o documenti destinati al Giudice tutelare (ricorsi, istanze, rendiconti).

Inoltre lo sportello facilita il raccordo tra i magistrati e i servizi socio assistenziali e sanitari soggetti alla competenza del Tribunale di Ivrea, nella corretta gestione del progetto di vita del soggetto fragile, quando sia necessario per il magistrato approfondire questioni non prettamente giuridiche, ma coessenziali alla buona riuscita dei compiti di vigilanza stabiliti per legge. Lo sportello è aperto anche ai cittadini che hanno bisogno – molto spesso con urgenza – di capire come utilizzare gli strumenti di sostegno alle persone fragili.

La sezione decentrata dell'Ufficio di Pubblica tutela di Ivrea osserverà i seguenti giorni e orari di apertura al pubblico:
dal mercoledì al venerdì dalle ore 9.30 alle ore 12.30
è possibile contattare l'Ufficio via mail: pubblicatutela.ivrea@cittametropolitana.torino.it
Tel. 0125.284258

Per riferimenti e approfondimenti
http://www.cittametropolitana.torino.it/cms/politiche-sociali/tutela-amministrazione-sostegno

 

Politiche sociali

Come ogni 17 maggio, in occasione della Giornata Internazionale contro omo, lesbo, trans e bifobia, la RE.A.DY, Rete nazionale delle Pubbliche Amministrazioni contro le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere, organizza una campagna nazionale di sensibilizzazione e contrasto alle discriminazioni basate su genere e orientamento sessuale.

La Città metropolitana di Torino, da tempo partner della Rete RE.A.DY, invita amministratori e cittadinanza a riflettere su questi temi, a superare i pregiudizi e ad approcciare le diversità come elementi di arricchimento e crescita individuale e collettiva.

Quest'anno, nel rispetto delle disposizioni di legge dovute alla gestione dell'emergenza Covid19, l'azione decisa durante l'ultimo incontro nazionale "Le parole che includono" si sposta online e si arricchisce della collaborazione con Lovers Film Festival, diretto da Vladimir Luxuria e Museo Nazionale del Cinema di Torino.

Dalle 9 fino alle 24 di domenica 17 maggio il sito e le pagine social di Lovers Film Festival proporranno una maratona di film a tematica LGBT e testimonianze di molti personaggi del mondo della cultura, dello spettacolo e dell'attivismo che, attraverso dei video-contributi inediti, celebreranno l'amore in tutte le sue forme.

http://www.cittametropolitana.torino.it/cms/politiche-sociali/lgbt-re-a-dy/

 

Politiche sociali

L'emergenza dettata dal coronavirus, con le sue ricadute sanitarie ed economiche, rivela con il trascorrere dei giorni una serie di aspetti problematici anche dal punto di vista delle discriminazioni.
In particolare, il caso si è presentato con la consegna dei cosiddetti "buoni spesa" o fondi di solidarietà alimentare: l'ordinanza della Protezione Civile n. 658 stabilisce che i fondi di solidarietà alimentare "hanno l'obiettivo di fornire sostentamento alle esigenze primarie di persone in particolare bisogno e che devono essere indirizzati ai nuclei familiari più esposti agli effetti economici derivanti dall'emergenza da virus Covid-19, stabilendo che tra quelli in stato di bisogno occorrerà dare priorità ai nuclei che non beneficiano di altre forme di sostegno pubblico (RdC, Rei, Naspi, indennità di mobilità, cassa integrazione guadagni, altre forme di sostegno previste a livello locale o regionale)".
I Comuni e quindi i sindaci si sono così ritrovati alle prese con la possibilità di individuare i criteri di accesso al fondo e in tutto il nostro Paese si sono registrate situazioni molto diverse tra loro.
A livello nazionale, l'UNAR Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali ha pubblicato linee guida specifiche, precisando come sia necessario estendere i buoni pasto a tutti i cittadini stranieri regolarmente soggiornanti e a quanti, privi di titolo di soggiorno, siano costretti temporaneamente sul territorio a causa del blocco della mobilità imposto dall'emergenza.Ha segnalato come il criterio della residenza risulti discriminatorio per tutti i cittadini senza fissa dimora, qualunque sia la loro cittadinanza, al punto che vengono così esclusi proprio i soggetti più vulnerabili.
Sul nostro territorio, il nodo metropolitano per il contrasto alle discriminazioni di UNAR che ha sede nella Città metropolitana di Torino, in collaborazione con ASGI (Associazione studi giuridici sull'immigrazione) e IRES Piemonte, ha verificato la presenza di criteri discriminatori nei bandi comunali per l'accesso ai buoni spesa emergenza: sono stati analizzati i bandi di 198 Comuni del nostro territorio metropolitano, quelli con popolazione residente superiore a mille abitanti.
L'indagine ha evidenziato luci ed ombre: la maggior parte dei Comuni del territorio metropolitano ha chiesto come criterio di accesso alla misura il possesso della residenza, escludendo in questo modo tutti i gruppi sociali più esposti a rischio di povertà quali: persone senza dimora, stranieri rom e sinti.
Si sono invece segnalati quindici Comuni che hanno scelto di estendere l'accesso alla misura a tutta la cittadinanza domiciliata nel territorio comunale.
In particolare di questi quindici Comuni, cinque hanno ancorato l'azione all'emergenza covid19 , mentre altri dieci Comuni hanno precisato nel bando che la misura è rivolta ed estesa a tutti: sono None, Almese, Villar Perosa, Airasca, Scalenghe, Perosa Argentina, Buriasco, Villar Pellice, Porte e Pomaretto. 
"In un momento così drammatico, questi sindaci hanno lavorato per non lasciare indietro nessuno con un'azione coraggiosa ed inclusiva, un vero esempio di solidarietà" commenta il vicesindaco di Città metropolitana di Torino Marco Marocco.

Politiche sociali

Il 21 marzo è la Giornata internazionale per l'eliminazione della discriminazione razziale, istituita dall'Onu in memoria del massacro di Sharpeville, in Sudafrica, avvenuto il 21 marzo 1960, quando 69 persone che manifestavano pacificamente contro l'apartheid furono uccise dalla polizia.

Ogni anno in questo periodo, anche grazie al sostegno dell'Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali) che promuove la "Settimana d'azione contro il razzismo", la Giornata viene celebrata su tutto il territorio nazionale attraverso eventi e manifestazioni di sensibilizzazione promosse da enti pubblici e associazioni, con un forte coinvolgimento della cittadinanza.

Quest'anno l'emergenza legata al Covid-19 non permette di organizzare celebrazioni pubbliche. La Giornata resta tuttavia un'occasione preziosa per ribadire l'importanza del principio di uguaglianza tra esseri umani come fondamento della nostra società e per ricordare a tutte le persone che subiscono episodi di razzismo o di discriminazione che non sono sole.

La Città metropolitana di Torino ha dovuto rimandare le iniziative che erano state calendarizzate sul territorio, ma condivide e rilancia la campagna social "Il volto dell'umanità è l'unico che conosco" #maipiurazzismo lanciata dall'Unar che chiede: "Disegnatevi sul volto una U ben visibile, scrivete su un foglio #maipiurazzismo e scattatevi una foto. Condividete poi le foto sui profili social istituzionali dell'Unar. (Fb, Instagram, Twitter)", http://www.unar.it/campagna-contro-il-razzismo-2020-il-volto-dellumanita-e-lunico-che-conosco-maipiurazzismo/.

La Città metropolitama aderisce inoltre alle diverse iniziative social promosse dalla Rete 21 Marzo - mano nella mano contro il razzismo:

Campagna 1 (Instagram)
La Rete 21 marzo chiede di scrivere una brevissima story su Instagram (https://www.8dc6460bbbb088757ed67ed8fb316b1b-gdprlock/p/B91V0LgIJJO/?igshid=1pip2ghpi0h2c) rispondendo alla domanda: Perché scenderesti in piazza il 21 Marzo?

Taggando la @Rete21Marzo. Dopodichè ripubblicherà tutte le stories creando una manifestazione virtuale. Gli Hashtag da utilizzare sono:
#21marzocontrolediscriminazioni
#maipiurazzismo
#torinocittadeidiritti

Campagna 2 (Facebook)
Su Facebook invece ci si può unire alla Rete 21 marzo utilizzando questo motivo (motivowww.2343ec78a04c6ea9d80806345d31fd78-gdprlock/profilepicframes/?selected_overlay_id=1490317837793096) cliccando sul link affinché in questi giorni sia prima che dopo il 21 marzo, tutte e tutti avranno un simbolo unico che rappresenta la lotta della Rete contro il Razzismo.

Si può taggare la pagina @Rete 21 marzo - Mano nella mano contro il razzismo e utilizzare gli Hashtag:
#21marzocontrolediscriminazioni
#maipiurazzismo
#torinocittadeidiritti

A chi rivolgersi se si subisce o si assiste a una discriminazione?

Spesso chi subisce una discriminazione resta in silenzio e non segnala il fatto. Questo accade per molteplici ragioni: talvolta l'episodio non viene riconosciuto come discriminatorio ma viene considerato normale, altre volte la discriminazione viene riconosciuta ma la persona prova vergogna, paura e teme di subire ritorsioni, oppure ancora non sa a chi rivolgersi.

L'attenzione e l'impegno concreto della Città metropolitana di Torino, che aderisce alla Rete regionale contro le discriminazioni in Piemonte fin dalla sua costituzione, ha portato all'attivazione di un Nodo metropolitano che, oltre a promuovere iniziative di formazione e a monitorare il fenomeno sul territorio, offre accoglienza, orientamento e presa in carico a chi subisce o assiste a una discriminazione.

Per raggiungere in modo uniforme e capillare tutto il territorio metropolitano, il Nodo ha inoltre attivato una Rete di soggetti pubblici e privati (enti, istituzioni, organizzazioni senza scopo di lucro, rappresentanti delle parti sociali, enti di formazione ecc.) che si sviluppa su due livelli, con diversi gradi di coinvolgimento: alcuni soggetti hanno aderito in forma semplice, altri hanno aderito attivando 52 Punti informativi che contribuiscono a diffondere la cultura antidiscriminatoria e ad informare e orientare le persone a rischio di discriminazione.

Per approfondimenti: http://www.cittametropolitana.torino.it/cms/politiche-sociali/antidiscriminazioni

 

Politiche sociali

In queste settimane in cui dovunque leggiamo e scriviamo #iorestoacasa – perché rimanere nel proprio domicilio è indispensabile per contenere gli effetti dell'epidemia di coronavirus – c'è chi a casa non può stare, semplicemente perché una casa non ce l'ha: sono le persone senza dimora. A loro è destinata una campagna per la raccolta di fondi, a cui si può partecipare collegandosi al sito https://www.eppela.com/it/projects/27317-io-non-posso-restare-a-casa-come-devo-fare.
La campagna - che la Città metropolitana di Torino sostiene e rilancia - è stata aperta dalla Federazione Italiana Organismi per le Persone senza Dimora-fio.PSD che a Torino conta tra i suoi soci anche il Comune, la Caritas diocesana e diverse cooperative; li supporta Eppelà, una realtà che si occupa di crowdfunding e che si è messa a disposizione gratuitamente per raccogliere fondi destinati all'acquisto di materiali utili per affrontare l'emergenza sanitaria (mascherine, tute, termometri...) e al supporto dei presidi sanitari.
Come scrivono gli organizzatori, "con l'emergenza coronavirus, i senza dimora vivono una situazione rischiosa per loro e per tutti. Non chiudiamo i Servizi, aiutiamoli!".
È nell'interesse di tutti consentire anche ai più fragili il rispetto delle misure sanitarie in vigore, facendo in modo che nessuno debba rimanere per strada senza supporto o controllo.
I soldi raccolti saranno destinati a tenere i servizi aperti oltre il normale orario e a tutelare le persone senza dimora, oltre agli operatori che li seguono, dotandole di mascherine e tute laddove necessario, e provvedendo loro ciò che serve affinché non siano costretti a lasciare le strutture di accoglienza.

Politiche sociali

A volte hanno nomi poetici - via della Luna, via della Galaverna, via della Libellula, strada della Fantasia, via delle Meteore; altre volte invece nomi denotativi – via del Municipio, via della Casa comunale – e altre ancora invece nomi sono malinconicamente legati alla funzione: via Senza, via dei Senza fissa dimora. Sono i nomi delle vie “inesistenti” che i Comuni italiani hanno creato per poter dare una residenza fittizia a chi non ne ha alcuna. Un passo fondamentale, quello di essere residenti, per poter avere la chiave d’accesso ai servizi garantiti a ognuno dalla costituzione, anche a chi, per svariate ragioni, è senza dimora: diritto al lavoro, alla salute, al voto, all’assistenza sociale, alla difesa.

I Comuni sono tenuti a iscrivere all’anagrafe chi ne fa richiesta, e per garantire il diritto alla residenza a chi non ne ha alcuna l’Anagrafe deve creare una via che non esiste sul territorio, detta appunto “residenza fittizia”.

Per questa ragione la Città metropolitana di Torino e il Comitato di coordinamento territoriale della Fio.psd, Federazione italiana organismi per i senza dimora, hanno inviato una lettera ai Comuni per invitarli a creare una via “inesistente” qualora ne fossero sprovvisti.

La procedura amministrativa per istituire le vie dove ospitare le residenze fittizie dura alcuni mesi“ fa notare il vicesindaco Marco Marocco, che ha la delega alle politiche sociali metropolitane “perciò è opportuno non aspettare di trovarsi di fronte al ‘caso’ di una richiesta per porsi il problema. Peraltro per il Comune non c’è l’aggravante dei costi, richiede solo la creazione di un fermo posta e oltretutto vi sono anche nella nuova programmazione europea fondi specifici per il contrasto alla marginalità delle persone adulte”.

Sul tema dei senza dimora la Città metropolitana ha condotto uno studio che ha riguardato il territorio metropolitano, con l’esclusione del capoluogo, per riuscire a capire quanti sono e soprattutto qual è il profilo degli homeless.

I numeri sono in crescita: il 19% dei Comuni metropolitani ospita degli homeless censiti, in gran parte italiani e in prevalenza (ma non solo) maschi, e soprattutto non più aderenti all’immagine tradizionale del “clochard”, ma anzi, spesso si tratta di persone che hanno condotto una vita normale, fino a un evento scatenante - la perdita del lavoro, una separazione – che li ha portati a perdere casa.

La residenza fittizia è il primo passo, fondamentale” conclude Marocco “per contrastare le nuove povertà e le nuove forme di esclusione dal tessuto sociale. Per questo è strategico che ogni Comune compia i passi necessari per far rispettare i diritti di ogni persona”.

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Politiche sociali

Anche la Città metropolitana dice no al disegno di legge regionale Allontanamento zero e chiede alla Regione Piemonte che venga sospeso o ritirato regionale e la costituzione di un tavolo di confronto con i soggetti coinvolti.

Come è noto il disegno di legge sta suscitando puntuali e circostanziate contestazioni da parte di associazioni, ordini professionali, docenti universitari, organizzazioni sindacali, medici, avvocati e pedagogisti

La Città metropolitana di Torino, a sua volta, ribadisce che l’allontanamento zero presenta numerosi elementi di criticità. “A cominciare dall’idea che l’indigenza sia causa di allontanamento di un minore dalla famiglia” afferma il vicesindaco Marco Marocco, che ha la delega alle Politiche sociali della Città metropolitana, “come se sussistessero allontanamenti esclusivamente determinati da difficoltà economiche delle famiglie. La mera condizione di indigenza non risulta sia mai stata motivo e nemmeno criterio di allontanamento dalla famiglia di origine, e sarebbe gravissimo se lo fosse”.

L’allontanamento è uno strumento che, nella storia dei servizi sociali e sanitari del nostro territorio, ha sempre rappresentato l’estrema ratio. Non è possibile venga deciso discrezionalmente in quanto può essere disposto solo dalle Autorità Giudiziarie nella garanzia del contraddittorio tra le parti”.

E poi, ricorda Marocco, “in materia di minori la Provincia di Torino, ora Città metropolitana, affonda la sua storia nel superamento dell’istituzionalizzazione dell’infanzia puntando sulla realizzazione di ambienti favorevoli di accoglienza per offrire ai minori che necessitano protezione una base sicura per ripartire”. Quindi “non è minando la fiducia verso chi opera nel settore e deteriorando il clima intorno ai sostegni e agli interventi di aiuto alle famiglie, già molto contenuti a causa della cronica carenza di risorse, sia umane che economiche” continua Marocco “che si concorre alla costruzione di un welfare inclusivo e solidale”.

E ancora fa presente che “la Città metropolitana gestisce uno Sportello mediazione presso il Tribunale di Torino e coordina il Tavolo interprovinciale dei mediatori familiari” (operanti nei Centri per le Famiglie delle province di Torino, Alessandria, Biella, Cuneo, Novara e Vercelli). Secondo il disegno di legge regionale, osserva Marocco “in modo fuorviante la mediazione familiare verrebbe impropriamente assimilata a interventi erogati dagli Enti di assistenza (contributi economici) ovvero dai Comuni titolari delle politiche per la casa (soluzioni abitative). Oltre a essere citata a sproposito, ne viene snaturata la funzione, ingenerando confusione e creando aspettative per nulla in sintonia con la peculiarità del percorso di mediazione familiare, specificamente rivolto ai genitori che vivono la separazione”.

Ciò che occorre” conclude Marocco “è rafforzare il sistema dei servizi sociali, sanitari e di sostegno alle famiglie, assicurando congrui investimenti in termini di personale stabile e adeguatamente formato, nonché l’implementazione degli interventi a sostegno delle famiglie. Per tali ragioni chiediamo alla Regione Piemonte di sospendere o ritirare la proposta di legge e di istituire un tavolo di lavoro coinvolgendo tutti i soggetti interessati e portatori di una lunga esperienza, anche maturata sul campo, con l’obiettivo di attivare un serio e approfondito confronto per l’individuazione delle misure atte a sostenere le famiglie evitando, qualora possibile, l’allontanamento dei minori.