Politiche sociali
Cosa significa cercare casa nel territorio metropolitano di Torino per persone provenienti da altri paesi e persone razzializzate?
È questa la domanda alla quale la Città metropolitana di Torino cerca di rispondere proponendo la nuova attività intitolata “Non si affitta a persone straniere”, presentata oggi nella sede istituzionale.
Si tratta di un modulo on line che permette di monitorare gli episodi di discriminazione nell'accesso all'abitazione; sarà possibile segnalare, in forma anonima e dettagliata, gli episodi discriminatori vissuti o di cui si è testimoni.
L’azione di sensibilizzazione è promossa dall’Associazione Almaterra, Punto Informativo della Rete Regionale contro le discriminazioni, e dall'Associazione Arteria Onlus con il supporto del Nodo metropolitano contro le discriminazioni della Città metropolitana di Torino che opera in collaborazione con Ires Piemonte.
“È compito della Città metropolitana – ha dichiarato Valentina Cera, consigliera metropolitana delegata alle politiche giovanili, sociali e di parità – non lasciare nessuno indietro. Le politiche rivolte al contrasto delle discriminazione vanno a vantaggio di tutta la cittadinanza e non solo di chi è concretamente discriminato”. “L’azione che presentiamo oggi – ha concluso la consigliera Cera – va proprio in questa direzione: dare uno strumento che ci aiuti a monitorare la situazione e a mettere in campo azioni mirate”.
Alla presentazione è intervenuto anche Jacopo Rosatelli, assessore alle politiche sociali, pari opportunità, politiche abitative di edilizia pubblica della Città di Torino che ha sottolineato come l’iniziativa sia uno strumento valido per liberarsi dai pregiudizi razziali, fare rete tra associazioni che si occupano di temi abitativi e iniziare un rapporto collborativo con agenzie immobiliari e organizzazione di inquilini e proprietari di case.
La progettazione e la realizzazione dell'attività è stata presentata da Paola Ciafardoni di Almaterra e Ivano Casalegno di Arteria Onlus, i rappresentanti delle due associazioni che insieme a Città metropolitana hanno concretamente lavorato alla stesura del modulo.
Infine la testimonianza di Karmadonne, associazione carmagnolese, che con il racconto di Elisa Fossat e Elisabetta Elia ha delineato una situazione critica sul tema anche sul territorio metropolitano.
Il modulo è on line https://forms.gle/HaCty11RFq79R9kr5
ed è a disposizione di tutte le associazioni interessate a contribuire all’azione e ad adottarlo come strumento di lavoro.
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Conoscere meglio l'entità delle discirminazioni nell'accesso alla casa da parte di persone straniere nel territorio cittadino e in quello metropolitano.Questa l’attività messa in campo e promossa dall’Associazione Almaterra, Punto Informativo della Rete Regionale contro le discriminazioni con il sostegno del Nodo metropolitano contro le discriminazioni della Città metropolitana di Torino e dall’Associazione Arteria Onlus.
Dopo la realizzazione del progetto Sbatti fuori il razzismo - Azioni di sensibilizzazione per il diritto di accesso alla casa per persone straniere e razzializzate, parte ora il monitoraggio di episodi di discriminazione abitativa “Non si affitta a persone straniere”, attraverso la compilazione di un modulo in cui sarà possibile segnalare, in forma anonima e dettagliata, gli episodi discriminatori vissuti o di cui si è testimoni.
La nuova azione di sensibilizzazione si presenta:
Intervengono:
Valentina Cera, consigliera di Città metropolitana di Torino delegata alle Politiche giovanili, Politiche sociali e di parità
Jacopo Rosatelli, assessore alle Politiche sociali, Pari Opportunità, Politiche abitative di Edilizia Pubblica della Città di Torino
Alla presentazione saranno presenti con le loro esperienze e attività a Torino e sul territorio metropolitano le associazioni Almaterra, Arteria e Karmadonne di Carmagnola.
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Imparare a riconoscere quei comportamenti che costituiscono molestia e violenza sul luogo di lavoro, e che sono reati anche più gravi delle discriminazioni ma non meno diffusi: con questo obiettivo è nato il vademecum “Mai più molestie, mai più violenze”, presentato oggi 12 luglio nella sede della Città metropolitana.
Il vademecum, che verrà presentato anche sul territorio metropolitano, è stato realizzato da Cgil Torino, Cisl area metropolitana e canavese, Uil Torino, insieme con le associazioni datoriali Api e Unione industriali in collaborazione con Città metropolitana di Torino. Si tratta di un valido supporto per il miglioramento della conoscenza e della sensibilità di chi lavora su un tema importante e delicato
Nel 2019 la Città metropolitana di Torino, Cgil, Cisl e Uil, Agenzia Piemonte Lavoro e Regione Piemonte avevano già realizzato il vademecum “Liberiamo il lavoro”, che aveva come obiettivo far conoscere diritti e tutele in tema di discriminazioni.
Con il vademecum “Mai più molestie, mai più violenze” l’obiettivo diventa mettere a fuoco quei comportamenti che costituiscono molestia e violenza sul luogo di lavoro, e che sono reati secondo il codice penale.
“La Città metropolitana è sempre a disponibile al lavoro di rete indispensabile per compiere quel salto culturale che è il passo fondamentale nell’eliminare discriminazioni e molestie sui luoghi di lavoro e nella società” spiega la consigliera delegata alle politiche sociali e di parità della Città metropolitana di Torino Valentina Cera. “Noi accompagniamo il lavoro di sensibilizzazione con l’aiuto concreto, mettendo a disposizione dei 312 Comuni del nostro territorio, attraverso il Nodo antidiscriminazioni, sportelli in grado di fare la prima accoglienza e indirizzare tutti coloro che sono vittime di discriminazioni e molestie.
Nel corso dell’incontro sono intervenuti Elena Petrosino della Cgil Torino, Cristina Maccari per Cisl area metropolitana e canavese, Maria Teresa Cianciotta della Uil Torino, Pierpaolo Meloni per l’Api e Massimo Richetti per l’Unione industriali .
“Con questo vademecum, che abbiamo elaborato con le più importanti associazioni datoriali del territorio” ha commentano Elena Petrosino della segreteria Cgil Torino “proseguiamo in quel lavoro di sensibilizzazione e prevenzione che peraltro è lo spirito della convenzione dell’International Labour Organization (Ilo) recepita nel nostro ordinamento nel 2020”.
Le conclusioni sono state invece affidate all’avvocata Elisa Raffone, consigliera di parità supplente della Città metropolitana di Torino: “Noi riceviamo in media un paio di richieste a settimana e incontriamo i datori di lavoro per capire se è possibile risolvere le discriminazioni. Ma a ogni incontro valutiamo con attenzione quali sono i comportamenti inaccettabili a prescindere dalla sensibilità personale. Il vademecum è in questo senso uno strumento di grande utilità perché consente, grazie ai numerosi esempi, di far chiarezza su ciò che sono le molestie”.
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Cosa pensano i minori stranieri non accompagnati (Msna) che sono arrivati in Italia dei loro tutori volontari? È quanto ha provato a capire l’Ufficio Welfare–Pubblica tutela della Città metropolitana mettendo a punto, nell’ambito del progetto di servizio civile Giromondo, una ricerca che ha coinvolto sia i minori che i tutori volontari.I risultati della ricerca sono stati discussi mercoledì 6 luglio a Palazzo Cisterna nell’ambito di un incontro dal titolo “Dire, fare, tutelare” che è stato aperto dalla consigliera delegata alle politiche sociali della Città metropolitana Valentina Cera e dall’assessore alle politiche sociali di Torino Jacopo Rosatelli.
“La tutela dei minori stranieri non accompagnati è una materia delicata. La Città metropolitana per questa ragione si è impegnata nella formazione dei tutori e occorre che sulle progettualità si crei una grande rete. Torino è ovviamente il centro, ma ci sono altri 311 comuni sul nostro territorio che devono stare accanto ai tutelanti e ai minori” ha detto nei saluti la consigliera Cera.
L’indagine svolta dalla Città metropolitana è nata come progetto di servizio civile “Giromondo”, e per prima cosa ha somministrato un questionario rivolto a tutti i Msna che risultavano ospiti in una delle strutture del territorio ad inizio 2022. La risposta è stata buona: su 112 minori contattai, 70 hanno risposto. I ragazzi che hanno partecipato sono nella quasi totalità maschi, per lo più 17enni, e in gran parte in Italia da meno di un anno. Quasi tutti hanno conosciuto il loro tutore volontario poco dopo l’arrivo. Ma il rapporto con il tutore non si è rivelato spesso all’altezza delle aspettative dei ragazzi: il 65% cento ha segnalato che lo vede poco o che si occupa solo delle pratiche, anche se poi il 55,7% ha detto di essersi sentito molto aiutato. I tutori volontari che hanno partecipato alla ricerca hanno spiegato il dato sottolineando la difficoltà di un accompagnamento realmente formativo con soggetti che sono in Italia da pochi mesi e per di più in un anno in cui i lockdown hanno impedito l’accesso di estranei nelle strutture di accoglienza.
Complessivamente, dalla ricerca emerge che i minori non accompagnati hanno comunque una rete attorno a loro che cerca di aiutarli a raggiungere l’autonomia: tutori ed educatori della comunità a cui si affiancano figure esterne come insegnanti, o responsabili di attività sportive.
“Per questo è importante” ha concluso Valentina Cera “che i minori non accompagnati siano inseriti in realtà ben radicate sul territorio, dove tutte le persone e i servizi contribuiscano a includere e aiutare. Ma è altrettanto importante far crescere le figure di riferimento, per questo continueremo come Città metropolitana a cercare di offrire opportunità di formazione continua”.
Il report sull’indagine si può leggere qui.
http://www.cittametropolitana.torino.it/cms/risorse/politichesociali/MSNA/Il_ruolo_dei_tutori_volontari_dal_punto_di_vista_dei_minori_stranieri_non_accompagnati.pdf
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Una summer school sulle migrazioni ha preso il via oggi 13 giugno a Bussoleno nell’ambito del progetto Horizon 2020 MATILDE (Migration Impact Assessment to Enhance Integration and Local Development In European Rural And Mountain Areas n. 870831) di cui la Città Metropolitana di Torino è partnerFino al 16 giugno, la Summer School in International migration in remote places vede studenti universitari e ricercatori da varie parti del mondo selezionati per partecipare alla quattro giorni per approfondire le tematiche connesse al tema delle migrazioni: questa mattina li hanno accolti e salutati Jacopo Suppo vicesindaco della Città metropolitana di Torino e Cinzia Richetto vicesindaca del Comune di Bussoleno.
La Summer School ha l'obiettivo non solo, di informare i partecipanti sui principali risultati del progetto di ricerca MATILDE, ma anche di istruirli a pensare localmente, per sottolineare che il luogo conta; come il trasferimento di conoscenze, strumenti e metodi ed il riconoscimento della necessità di tener conto dei livelli regionali e locali nel corso dei loro futuri lavori e attività.
Sullo sfondo delle tendenze globali come l'urbanizzazione e l'agglomerazione, i flussi migratori economici e forzati si stanno muovendo anche al di fuori delle aree urbane. Finora, questo è stato ampiamente percepito come un ulteriore onere per i territori già emarginati. Il corso si concentra quindi sulle discussioni inerenti la migrazione internazionale e sulle sue sfide e opportunità nei luoghi remoti, promuovendo un approccio misto comprendente lezioni, discussioni ed escursioni sul campo guidate da professionisti atti a promuovere discussioni teoriche ed empiriche oltre all’analisi degli studi di casi di ricerca di azione partecipativa provenienti da tutta Europa.
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Il prefetto Raffaele Ruberto ha presieduto venerdi 10 giugno il Tavolo Interistituzionale previsto dal protocollo d’intesa "Piano integrato di sostegno alle persone senza dimora", mosso dalla complessa situazione socio economica acuita dall'emergenza pandemica, specialmente nell’area metropolitana, e sottoscritto di recente da Prefettura, Regione Piemonte, Comune di Torino, Città Metropolitana, A.S.L. Città di Torino, circoscrizioni comunali di Torino, Arcidiocesi e Federazione Italiana Organismi Persone senza dimora.Alla riunione è intervenuta anche la consigliera di Città metropolitana delegata alle politiche di parità Valentina Cera che ha descritto il ruolo attivo che Città metropolitana implementa tramite la creazione dell’osservatorio metropolitano sulle fragilità, per mappare la situazione nei territori ed essere punto di riferimento per i Comuni. Con le progettualità del PNRR missione 5 sono stati destinati oltre 20 milioni di euro per la realizzazione di housing sociali nei Comuni metropolitani e in questi luoghi si sperimenteranno percorsi diffusi di inclusione sociale. “L’approccio integrato e di collaborazione istituzionale e con gli attori impegnati sul tema vede quindi la Città Metropolitana impegnata in prima linea; agire insieme è il primo passo per cercare di dare risposte concrete e percorribili” sottolinea Cera.
Sono state individuate le linee guida che dovrà seguire nella propria programmazione il tavolo tecnico-operativo che si riunirà a breve, nonché le attività di monitoraggio dei bisogni delle persone senza dimora.
Nell’occasione il Prefetto Ruberto ha tenuto a sottolineare la novità del protocollo rappresentata dall’approccio nuovo ed integrato per affrontare e prevenire situazioni involutive che possano generare disagio estremo, disuguaglianza ed emarginazione sociale tra le persone, approccio multidisciplinare che vede l’integrazione tra i servizi sociali e i servizi sanitari.
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Creare un Osservatorio permanente sul fenomeno dei senza dimora per mettere a sistema la capacità di attrarre risorse e strumenti efficaci a contrasto. É questo l’obiettivo che si è data la Città metropolitana di Torino, che da tempo dedica un’attenzione particolare alle povertà estreme e che di recente ha aderito al Protocollo d’intesa promosso dalla Prefettura per dare vita a un Piano integrato di sostegno alle persone senza dimora. L’impegno è quello di uscire dalle logiche emergenziali per creare dei percorsi inclusivi che non si limitino a coprire i bisogni essenziali ma consenta di creare nuove opportunità di integrazione.“Sul territorio metropolitano il fenomeno dei senza dimora è spesso strettamente legato all’emergenza abitativa” spiega la Consigliera delegata alle politiche sociali della Città metropolitana” ed è in questa logica che abbiamo destinato a progetti di housing sociale 20 milioni del Pnrr sulla Missione 5, inclusione e coesione sociale”.
Di tutto questo si è parlato nella mattinata del 12 maggio in occasione del convegno Le povertà nel territorio metropolitano: strategie e risorse per conoscerle e affrontarle. Durante l’incontro è stata presentata la ricerca L’homelessness nel territorio metropolitano torinese di Roberto Albano e Cesare Bianciardi, frutto di un accordo fra la Città metropolitana di Torino e il Dipartimento di culture, politica e società dell’Università di Torino, che approfondisce un percorso di indagine iniziato nel 2017 per avere una fotografia di chi sono e quanti sono i senza dimora sul territorio metropolitano al di fuori del capoluogo. La nuova ricerca sposta il territorio di indagine sugli operatori dei servizi pubblici e del terzo settore per conoscere quali sistemi di condivisione dei dati hanno a disposizione e come li utilizzano.
Fra gli elementi rilevanti, d segnalare che sono gli stessi operatori dei servizi a mettere in rilievo la consapevolezza che l'informazione sul fenomeno per essere realmente spendibile dovrebbe essere costante: pensare a rilevazioni sporadiche "una tantum" non è di reale utilità per la costruzione di rete solide di collaborazione locali, sovralocali e interistituzionali. E a questo si aggiunge la necessità di avere un linguaggio “comune” che renda più efficiente la comunicazione e lo scambio fra tutti i settori coinvolti.
Per approfondimenti: http://www.cittametropolitana.torino.it/speciali/2022/poverta/
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La povertà in Italia è in costante aumento: nel 2020 l’Istat ha registrato 5,6 milioni di individui in povertà assoluta, pari al 9,4 % degli individui che costituiscono la popolazione del nostro Paese.Dal 2019, prima della pandemia, si è registrato un aumento che si avvicina ai 2 punti percentuali.Le persone senza dimora rappresentano una parte di coloro che vivono situazioni di grave povertà. Le frequenti crisi economiche hanno accelerato i processi di impoverimento, infatti i loro profili sono cambiati nel corso di questi ultimi decenni: sempre meno legati ai modelli classici dell’homeless e condizionati piuttosto da problemi di fragilità quali dipendenze o problemi psichici e anche da eventi “luttuosi” improvvisi, come la perdita di lavoro.
Un focus sul fenomeno nel territorio metropolitano sarà al centro di un incontro, il 12 maggio 2022 dalle 9.30 alle 13 presso la sede di C.so Inghilterra 7 della Città metropolitana di Torino e on line, dal titolo Le povertà nel territorio metropolitano: strategie e risorse per conoscerle e affrontarle.
Sarà l’occasione per presentare la ricerca L’homelessness nel territorio metropolitano torinese di Roberto Albano e Cesare Bianciardi, frutto di un accordo fra la Città metropolitana di Torino e il Dipartimento di culture, politica e società dell’Università di Torino, che approfondisce un percorso di indagine iniziato nel 2016 per avere una fotografia di chi sono e quanti sono i senza dimora sul territorio metropolitano al di fuori del capoluogo.
La nuova ricerca sposta il territorio di indagine sugli operatori dei servizi pubblici e del terzo settore per conoscere quali sistemi di condivisione dei dati hanno a disposizione e come li utilizzano . L’obiettivo è arrivare a creare un Osservatorio permanente sul fenomeno dei senza dimora per mettere a sistema la capacità di attrarre risorse e strumenti efficaci a contrasto.
Sarà possibile partecipare al convegno in presenza oppure da remoto tramite piattaforma Webex.
Iscrizioni entro il 10/05/2022: https://forms.gle/ew4vU9V1SbF9BVeW7
Per informazioni: paritadiritti@cittametropolitana.torino.it 011 8616387 -7830.
È in corso l’accreditamento presso l’Ordine degli Assistenti sociali del Piemonte.
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Nel corso dell’ultimo decennio sono aumentati a Torino e sul territorio metropolitano i senza dimora, e l’emergenza legata al Covid-19 ha evidenziato quanto sia indispensabile un approccio globale per affrontare il problema soprattutto sotto il profilo sociale e sanitario.Da qui è nato il protocollo d’intesa firmato oggi, 2 maggio, fra Prefettura, Città metropolitana e Comune di Torino con le sue circoscrizioni, Regione Piemonte, Azienda sanitaria, Arcidiocesi e Fiopsd per dare vita a un Piano integrato di sostegno alle persone senza dimora. “Un atto importante” ha sottolineato il Prefetto di Torino Raffaele Ruberto “perché prende le mosse da un approccio innovativo che prevede un accompagnamento delle persone a 360 gradi e non si limita ad assicurare un posto letto per la notte e un pasto caldo”. Per la Città metropolitana di Torino ha firmato la Consigliera delegata alle politiche sociali: l’apporto principale dell’ente sarà quello di coinvolgere e coordinare i Comuni in questo importante lavoro di collaborazione sul tema con la Città di Torino.
L’obiettivo in particolare è rafforzare la rete dei servizi sociosanitari in modo che possano intervenire sia sui problemi legati alle povertà sia su quelli legati alla salute mentale o alle dipendenze, con percorsi mirati che richiedono il coinvolgimento del terzo settore per venire incontro alle difficoltà di relazione di molti senza dimora.
Anche il Sindaco di Torino e della Città metropolitana ha sottolineato l’approccio innovativo dell’intesa: “Un protocollo che affronta la questione in maniera innovativa, mettendo al centro i problemi di queste persone e non quelli che possono generare agli altri”.
Fra le misure previste dal protocollo vi sono quelle legate al potenziamento dell’accoglienza, con l’incremento del numero delle strutture di accoglienza attivate, in collaborazione con il Terzo Settore; l’apertura h.24, tutti i giorni dell’anno, delle Case di ospitalità, la possibilità per gli ospiti di permanenza nella stessa Casa; quelle per il potenziamento dei Servizi di prossimità e di primo contatto, per esempio il rafforzamento dei Servizi di Strada diurni e notturni, e infine lo sviluppo dei progetti di autonomia abitativa e sociale attraverso: come la messa a sistema di servizi di Housing First; l’incremento di opportunità abitative di autonomia assicurate dal Terzo Settore, l’attivazione di percorsi di inclusione sociale (attraverso tirocini e laboratori) e di avvicinamento ai Servizi sociali e sanitari.
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Rete Dafne - Rete nazionale dei servizi per l’assistenza alle vittime di reato- è una realtà d’eccellenza sul territorio metropolitano, costituita fin dal 2008 dalla allora Provincia di Torino (oggi Città metropolitana) su impulso della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Torino. Dal 2015 è attiva l'associazione Rete Dafne onlus i cui soci fondatori sono gli stessi partner storici del progetto: la Città metropolitana di Torino, il Comune di Torino, l'ASL Città di Torino, il Gruppo Abele, l'associazione Ghenos e la Compagnia di San Paolo.La consigliera metropolitana alle politiche sociali della Città metropolitana di Torino Valentina Cera ha incontrato nei giorni scorsi i vertici della Rete Dafne, il presidente Marcello Maddalena e il segretario generale Giovanni Mierolo.
Oggi la Rete opera a livello nazionale e ha sedi operative in tutta Italia. La particolarità di questa istituzione è nell’essere un servizio “generalista”: Sul territorio metropolitano, e più in generale a livello nazionale, esistono molti servizi e sportelli che prendono in carico e seguono persone che si trovano ad affrontare un problema specifico: vittime di violenza, o con problemi legati all'usura, al sovraindebitamento, alle dipendenze, alle truffe e così via. Ma sono quasi assenti in Italia le esperienze come quella della Rete Dafne, che promuove con un approccio globale la tutela dei diritti, l'informazione e il supporto delle vittime di reato, indipendentemente dalla tipologia del reato subito e dal genere, età, nazionalità, razza, religione, condizione socio-economica e sanitaria.
Rete Dafne opera sostenendo la persona vittima di reato e i suoi familiari con l'offerta di una rete di presidi e iniziative che garantiscono un supporto emozionale e psicologico, informativo, di orientamento e accompagnamento ai servizi, nell'ottica di favorire la risposta alla domanda di giustizia che viene posta. Con questo obiettivo, come vuole il nome, lavora "in rete" con l'autorità giudiziaria, le forze dell'ordine, il sistema dei servizi sociali e sanitari, il terzo settore per fornire accoglienza e orientamento, Informazioni sui diritti, sostegno psicologico, trattamento integrato psicologico e psichiatrico, mediazione, gruppi di auto-mutuo-aiuto e psicoeducazione.
Grazie alla sua lunga esperienza, la Rete Dafne è stata selezionata dalla Regione Piemonte come partner di co-progettazione per la realizzazione di interventi rivolti all’assistenza e al sostegno delle vittime di qualsiasi tipologia di reato, in ottemperanza alle disposizioni della Direttiva 2012/29/UE, e collaborerà con la Regione per il consolidamento e l’avvio di servizi generali di assistenza nelle altre province piemontesi. Il bando risponde all’obiettivo di costituire una rete nazionale – che colleghi enti locali, autorità giudiziaria, servizi sanitari e privato sociale - che si è dato a partire dal 2018 il Tavolo di coordinamento costituito dal Ministero della giustizia, con la partecipazione di Ministero dell'interno, Conferenza Stato-Regioni, Conferenza delle Regioni, Consiglio Nazionale Forense, Conferenza dei rettori delle Università italiane, Rete Dafne Italia, Consiglio superiore della magistratura, Cassa delle Ammende. In quest'ottica, e nell'intento di dare ottemperanza alla direttiva Ue che impone la creazione di servizi generalisti coordinati a livello nazionale che offrano assistenza a tutte le vittime di reato, senza distinzione né di genere, né di tipo di reato, il Ministero della Giustizia ha stanziato risorse perché a livello territoriale siano organizzati servizi mirati.
“Dalla Rete Dafne, l’anno passato, era partita la proposta di di affidare queste competenze alle Città metropolitane e alle Province, ambiti ottimali per gestire questo genere di problematiche” commenta la consigliera Valentina Cera “Purtroppo così non è stato e l’attività e i finanziamenti sono oggi in capo alle Regioni. Ma per quanto riguarda la Città metropolitana di Torino resta attivo il pieno sostegno alla Rete Dafne. È un servizio importantissimo, perché per le vittime di reato -si va dai maltrattamenti in famiglia ai reati contro il patrimonio, un ambito diversificato e vastissimo – spesso non è facile conoscere quali strumenti e sostegni hanno a disposizione per rivalersi del reato subito”.
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