Politiche sociali
iovedì 21 febbraio 2019 nell’Auditorium della Città metropolitana di Torino (corso Inghilterra 7, Torino) a partire dalle 14, si terrà l’incontro di presentazione del vademecum “Liberiamo il lavoro”, un utile strumento rivolto a lavoratori e lavoratrici per orientarsi edifendersi dalle discriminazioni che si possono incontrare nella fase di ricerca, durante o in uscita dal lavoro e conoscere dove rivolgersi sul territorio per avere sostegno e tutela.Il vademecum completa un percorso che ha visto la Città metropolitana di Torino, l’Agenzia Piemonte Lavoro-Centri per l'Impiego, l’Ufficio della Consigliera di parità provinciale e Cgil Cisl Uil confrontarsi sul tema delle discriminazioni in ambito lavorativo.
Programma
Introduzione ai lavori
Silvia Cossu consigliera delegata Diritti sociali e parità, welfare della Città metropolitana di Torino
Monica Cerutti assessora alle Pari opportunità, diritti civili della Regione Piemonte
Genere e generazione nel mercato del lavoro: percorsi a ostacoli di vita e di lavoro
Rosy Musumeci assegnista di ricerca, Università degli studi di Torino
Le discriminazioni nell’accesso al lavoro e le azioni positive della rete degli sportelli dei servizi pubblici per l’impiego
Claudio Spadon direttore dell’Agenzia Piemonte Lavoro
Presentazione Vademecum
CGIL Torino Elena Petrosino
CISL Torino Maria Cristina Terrenati
UIL Torino Francesca Fubin e Michela Quagliano
Associazioni datoriali Unione industriale di Torino e Api Torino Giada Bronzino
Le discriminazioni di genere nel lavoro: azione delle consigliere di parità
Francesca Bagni Cipriani consigliera nazionale di parità
Modera Monica Tarchi dirigente Direzione istruzione, pari opportunità, welfare della Città metropolitana di Torino
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Politiche sociali
Non solo Torino, cioè una città con molti servizi e molte risorse, ospita gli homeless. Anche il territorio della Città metropolitana ne ha un numero consistente. E non è facile sapere quanti e chi sono perché ovviamente i senza fissa dimora sono soggetti che sfuggono alle normali fonti di censimento, ma anche perché spesso ricevono aiuto da struitture private che non sono in rete con i servizi pubblici.
È quanto era emerso, nel 2017, da una indagine ricognitiva commisionata dalla Città metropolitana di Torino che aveva permesso di “censire” sul territorio 101 strutture tra dormitori, social housing, mense, centri d’ascolto per la distribuzione di beni di prima necessità e ambulatori sociali; 36 servizi sociali impegnati quotidianamente con utenza homeless; oltre 50 i comuni interessati dal fenomeno e più di 30 quelli che concedono la residenza anagrafica in una via fittizia per permettere ai senza tetto l’accesso alle prestazioni sociali e sanitarie; 550 i senza dimora censiti.
L’indagine ha avuto un secondo “step” che punta a conoscere più nel dettaglio il profilo di questi “invisibili” e anche le best practices per affrontare il fenomeno: i risultati sono stati presentati in un incontro dal titolo “Homeless. Chi sono e come si interviene sui territori della Città metropolitana di Torino” mercoledì 13 febbraio a Palazzo CisternaLo studio è stato promosso dalla Città metropolitana di Torino e realizzato da Cesare Bianciardi del Dipartimento di culture, politiche e società dell’Università degli studi di Torino.
Ad aprire i lavori Silvia Cossu, consigliera delegata ai diritti sociali, parità e welfare della Città metropolitana di Torino: “Per la prima volta, circa un anno e mezzo fa, siamo andati a vedere qual è la situazione degli homeless al di fuori del capoluogo. Con questa seconda ricerca abbiamo approfondito non solo il profilo sociale degli homeless, ma anche qual è la risposta dei territori, quali risorse hanno a disposizione e quali si possono mettere in campo. Questo ci darà la possibilità di dare vita a un tavolo di lavoro da cui escano delle soluzioni attuabili a contrasto del fenomeno ”.
Fra gli interventi, Antonella Meo del Dipartimento di culture, politiche e società dell’Università degli studi di Torino ha parlato di come la crisi economica del 2008 abbia aggravatola situazione delle nuove povertà, ampliando la fascia di popolazione a rischio; Stefania Falletti dell’Osservatorio abitativo della Città metropolitana ha messo in relazione le problematiche del disagio abitativo con quelle dei senza fissa dimora; Stefania Fumagalli di Coldiretti ha invece presentato alcune buone pratiche nel campo dell’agricoltura sociale.
L’indagine si è concentrata in particolare sui territori di Pinerolo, Rivoli, Settimo Torinese e Chivasso,scelti tenendo conto del numero di presenze di homeless rilevate nel 2017 e dell’attribuzione della residenza anagrafica fittizia quale indicatore di un processo strutturato di presa in carico.
Homeless in aumento
A distanza di un anno, nel 2018, si è rilevata una variazione percentuale di + 20 % dei senza dimora presenti sul territorio metropolitano, pari a un aumento di 111 unità. L' aumento registrato è imputabile, in parte, a una più puntuale annotazione del fenomeno, cioè con il censimento di senza dimora anche in molti Comuni dove il fenomeno non era stato rilevato nel 2017: Lanzo Torinese, Caselle Torinese, Robassomero e Borgaro; Trofarello, Trana, Cuceglio, San Martino Canavese, Mazzè, Torre Pellice, Pinasca, Usseaux. L’aggiunta di questi Comuni porta il numero totale dei Comuni nei quali sono presenti homeless a 60, quindi nel 19% dei Comuni della Città metropolitana di Torino si è rilevata la presenza di homeless.
Strutture pubbliche e private
Come già messo in evidenza nella precedente indagine una buona percentuale di strutture di terzo settore agisce non entrando in rete con i servizi sociali pubblici, ben il 49 % del totale; un 33 % di strutture agisce, invece, in rete con il pubblico e, in ultimo, il 18 % di strutture pubbliche (spesso dormitori, social housing o alloggi protetti/autogestiti) sono comunque gestiti da enti di privato sociale o di terzo settore.
Profili degli homeless presenti sui territori metropolitani
Tre sono le tipologie di homeless presenti sui territori metropolitani:
– «in transito», vale a dire la tipologia classica del senza dimora itinerante: il profilo rappresentato da soggetti itineranti che hanno sviluppato capacità di adattamento al vivere per strada, è ormai residuale, seppur ancora presente.
– soggetti portatori di quelle che vengono definite «fragilità di base», quali dipendenze, malattie o con alle spalle famiglie fragili.
Ancora rilevante è la componente di persone con trascorsi di dipendenze – che per la maggior parte questi hanno sviluppato anche problematiche psichiatriche – cui si affiancano sempre di più soggetti relativamente giovani, in età lavorativa attiva, con scarsità di strumenti (sociali, relazionali, culturali, professionali). Questi ultimi, in particolare, sono persone che sono sopravvissute grazie a lavori saltuari, ma che - con la crisi del mercato del lavoro - non riescono più a mantenersi e soprattutto a non riescono a mantenere un alloggio.
– persone definite «normali» che cadono nella condizione di homeless a causa di un «evento scatenante».
Di maggiore rilevanza appaiono quei tipi di utenza senza dimora strettamente connessi all’impoverimento generale, ovvero alla precarietà e alla perdita di fonti di reddito certe provenienti da attività lavorative stabili. Gli operatori osservano che quando pensano al senza dimora oggi non pensano più al «clochard classico» -che seppur continua ad esistere ha sicuramente mutato la sua forma in un soggetto che «aderisce seppur parzialmente alle regole» e pertanto rientra in qualche percorso assistenziale che prevede anche l’inserimento in strutture di bassa soglia. Piuttosto fanno riferimento a una variegata e nuova costellazione di persone che perdono la casa e con essa la stabilità della propria vita, pur avendo «fino a pochi istanti prima vissuto una vita del tutto normale». la causa scatenante in un evento preciso che determina «un lento scivolamento», che sia la perdita del lavoro, la separazione dal coniuge, o un lutto importante.
Non solo maschi
Resta netta la prevalenza maschile: uomini soli, spesso in età attiva, separati, con reti parentali non del tutto solide o consolidate, o completamente dissolte. Ma in alcuni territori sta assumendo rilevanza la presenza femminile: sono solitamente donne sole, single perché separate o perché non sposate, che vivevano coi genitori e si mantenevano attraverso lavori saltuari, che al momento della morte degli stessi non riescono più a mantenersi ed a mantenere la loro abitazione.
Nazionalità: gli homeless in prevalenza sono italiani
Riguardo alla nazionalità degli utenti, al di fuori del capoluogo si evidenzia una netta prevalenza di italiani. Solo a Pinerolo – dove nelle valli è presente in maniera massiccia il fenomeno dell’accoglienza diffusa dei migranti – pare assumere rilevanza il fenomeno di coloro che escono dal percorso di accoglienza e sono frequentemente utenti dei servizi di bassa soglia ma non dei servizi sociali (in quanto clandestini).
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Mercoledì 13 febbraio dalle 14 alle 18 nella Sala Consiglieri di Palazzo Cisterna (via Maria Vittoria12, Torino) si terrà un’incontro dal titolo “Homeless. Chi sono e come si interviene sui territori della Città metropolitana di Torino”Ad aprire i lavori sarà Silvia Cossu, consigliera delegata diritti sociali e parità, welfare, della Città metropolitana di Torino.
Un’indagine su quanti sono e come sono distribuiti i senza fissa dimora sul territorio metropolitano era già stata avviata lo scorso anno, concentrandosi su quelli che vivono fuori dalla realtà di una grande città come il Comune di Torino e fotografando quali e quante sono le strutture, pubbliche e private, che offrono ai senza fissa dimora assistenza e accoglienza. L’indagine tuttavia non metteva a fuoco il “profilo” sociale degli homeless; tema che è stato approfondito nel corso dello studio che verrà presentato a Palazzo Cisterna, promosso dalla Città metropolitana di Torino e realizzato da Cesare Bianciardi del Dipartimento di culture, politiche e società dell’Università degli studi di Torino.
I territori di Pinerolo, Rivoli, Settimo Torinese e Chivasso hanno costituito il significativo campione che ha permesso di studiare i profili dell’utenza e di indagare le best practices e le strategie di intervento relative al fenomeno dei senza dimora.
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La Città metropolitana di Torino attraverso la sua consigliera delegata alle politiche di parità Silvia Cossu esprime la massima solidarietà al cittadino torinese vittima di una grave aggressione omofoba. "Intollerabile che queste cose accadano" commenta Silvia Cossu.- Dettagli
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Un nuovo sportello di prossimità, dove si possono svolgere alcune delle pratiche relative al tribunale civile che non comportano l’assistenza di un avvocato, è stato inaugurato oggi a Pinerolo: il Ministro della giustizia Alfonso Bonafede, il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino, il presidiente del Tribunale di Torino Massimo Terzi, la sindaca della Città metropolitana Chiara Appendino e il sindaco di Pinerolo Luca Salvai hanno firmato il protocollo che sancisce la collaborazione fra gli enti.“Quella che era una situazione di rischio” ha detto la sindaca Appendino riferendosi alla chiusura del tribunale di Pinerolo “è diventata un’opportunità”. Tutti concordi i rappresentanti delle istituzioni nel sottolineare l’importanza di far sentire la giustizia vicino ai cittadini, e in particolare ai soggetti più fragili: una delle attività più importanti dello Sportello di prossimità sarà infatti avviare le pratiche per l’amministrazione di sostegno, quelle per i curatori speciali e per le autorizzazioni dei giudici tutelari.
Lo sportello di prossimità di Pinerolo, così come quello già aperto a Moncalieri, va ad affiancare la rete di sportelli che la Città metropolitana di Torino ha avviato sul territorio negli ultimi dieci anni. La Città metropolitana infatti gestisce con titolarità pubblica nell’ambito delle funzioni attribuite in materia di politiche sociali dalla legge regionale 1 del 2004, attraverso l’ufficio di pubblica tutela una complessa e delicata attività di supporto ai tutori, agli amministratori di sostegno e ai genitori nel compimento di quelle attività per le quali la legge prescrive il coinvolgimento del giudice tutelare.
Nel corso del decennio questa attività di supporto si è sviluppata attraverso la creazione di sportelli sia presso la sede istituzionale della Città metropolitana di Torino, sia presso il Tribunale di Torino dove opera anche un’assistente sociale e recentemente sul territorio a Susa, Ciriè e Chivasso.
Nel solo 2018, si contano 1.420 consulenze offerte dall’Ufficio di pubblica tutela presso le varie sedi con un considerevole incremento rispetto allo scorso anno: se pensiamo che solo sei anni si contavano 58 casi, si ha la riprova del gradimento del pubblico sul lavoro svolto.
“L’adesione oggi a questo nuovo protocollo riconosce alla Città metropolitana di Torino il suo ruolo “spiega la consigliera metropolitana delegata alle politiche sociali Sivlia Cossu,” e rafforza la presenza sul territorio della nostra Amministrazione perché configura sempre di più un modello -quello del sistema diffuso della pubblica tutela– che permette di valorizzare la persona beneficiaria di protezione superando l’approccio assistenziale e burocratico e quindi, di fare cultura sui diritti delle persone fragili, riconoscendone piena dignità alla luce della nostra Carta Costituzionale”.
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Le politiche sociali danno migliori risultati quando le forze in campo riescono a fare rete e intervenire in modo sinergico e integrato nel far fronte ai problemi e nel migliorare la qualità della vita dei cittadini.Un approccio che ha contraddistinto l’attività della Provincia di Torino e che prosegue nell’attività della Città metropolitana: per questa ragione la consigliera delegata a diritti sociali e parità Silvia Cossu ha dato il via a un tour per incontrare amministratori e tutte le realtà coinvolte in materia di politiche sociali e parità sul loro territorio.
Il prossimo incontro sarà giovedì 6 dicembre 2018 alle 17.30 presso
In particolare verranno illustrate le attività svolte dalla Città metropolitana di Torino in materia di contrasto alle discriminazioni e delle politiche di genere e sarà possibile scambiare informazioni circa le buone pratiche attivate e i servizi a disposizione sul territorio. All’incontro sono invitati consiglieri comunali, amministratori, associazioni del territorio.
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Un pomeriggio insieme per raccontarsi e mettere a confronto esperienze e difficoltà: le Banche del Tempo si sono ritrovate martedì 4 dicembre nella Sala Stemmi della sede della Città metropolitana, in corso Inghilterra 7, per la consueta riunione del Coordinamento Banche del Tempo. Durante l’incontro è stata firmata una convenzione tra la Città metropolitana e il Coordinamento Banche del Tempoper incentivarele pratiche disolidarietà e reciprocità, intese come strumento per favorire la conciliazione dei tempi di vita e del lavoro. La convenzione è stata firmata dalla Consigliera metropolitana Silvia Cossu – delegata alle pari opportunità - e dalla Presidente del Coordinamento Banche del Tempo, Aurora Tesio.“ In un’epoca in cui tutto viene monetizzato, le Banche del Tempo sono un’iniziativa e un’esperienza molto significativa, che dà importanza al tempo e al sapere delle persone” sottolinea la Consigliera Cossu. Aurora Tesio sottolinea a sua volta che “si tratta di un’esperienza e di un’opportunità per combattere la solitudine, integrare i nuovi cittadini italiani e approfondire le conoscenze delle persone che si mettono in gioco nella Banca”.
La convenzione è stata pensata come strumento per attivare un processo di educazione permanente per l'affermazione sul territorio metropolitano di una costruttiva forma di solidarietà basata sul principio dello scambio di tempo. Città metropolitana e Coordinamento Banche del Temposi impegnano a sostenere le pratiche di reciprocità che assicurano un aiuto e un accompagnamento tra cittadini che né il mercato privato né quello pubblico potrebbero garantire senza costi a carico dei beneficiari. La convenzione ha anche lo scopo di promuovere la cultura dell’utilizzo sociale del tempo come contrasto alla solitudine e all’individualismo, nella consapevolezza che le Banche del Tempo possono offrire un contributo alla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro e promuovere lo sviluppo del senso di comunità e di appartenenza dei cittadini, facilitando l'interazione tra le persone e la loro reciproca conoscenza.
Dopo la firma della convenzione la parola è passata alle singole Banche del Tempo, che hanno raccontato il lavoro svolto nell’ultimo anno. Sono intervenuti tra gli altri i rappresentantidelleBanche del Tempo della II, della IV e della VI Circoscrizione di Torino, di quella di Chieri edi quella di Vinovo. La Banca del Tempo di Borgaro Torinese ha presentato il suo coro, che è da tempo impegnato in attività di animazione nelle case di riposo e ha offerto un intervallo sonoro fra le testimonianze.
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Dal Tavolo metropolitano “maltrattanti”, che attua programmi di intervento su chi esercita la violenza contro le donne alle “salette”, la rete di stanze riservate alle donne vittime di violenza predisposte presso Questure, Commissariati di polizia e di polizia locale,Se ne è parlato questa mattina nel corso dell’incontro “Dalla cronaca alle politiche attive”, un organizzato da Città metropolitana e Comune di Venaria al teatro Concordia in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne, che cade il 25 novembre ed è stata istituita nel 1999 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite.
La consigliera metropolitana alle politiche sociali e di parità Silvia Cossu ha ricordato alle scolaresche intervenute alla mattinata la ragione per cui è stato scelto il 25 novembre, data dell’uccisione delle tre sorelle Mirabal (Las mariposas) nella Repubblica dominicana; mentre Claudia Nozzetti, assessore alle politiche sociali e pari opportunità del Comune di Venaria, ha insistito sull’importanza, in parallelo alla crescita del supporto normativo a contrasto della violenza sulle donne, di una crescita culturale di tutte le persone.
Per far capire l’entità del fenomeno ci sono i numeri che Fabrizio Lotito, commissario della Procura di Torino contro la tratta, ha snocciolato: 31mila denunce negli ultimi cinque anni sul territorio nazionale, 3600 vittime che si sono rivolte ai Centri antiviolenza negli ultimi dieci mesi, 94 donne uccise nello stesso periodo e, se si entra nello specifico della tratta, a parlare non sono i numeri ma un fenomeno dilagante e in crescita che penalizza le donne –e le bambine- più degli uomini. Luca Vivalda, comandante della Polizia municipale di Venaria Reale ha preso la parola ricordando che presso la sede del suo Comando è attiva una delle salette ma anche sottolineando l’importanza del lavoro con le scuole; mentre Mauro Melluso del Gruppo Abele ha insistito sulla necessità di un approccio complesso al problema, che non tralasci gli interventi anche su chi la violenza la pratica e non solo su chi la subisce. I saluti istituzionali di rito sono venuti dal sindaco di Venaria Roberto Falcone, mentre i ragazzi hanno partecipato attivamente anche rispondendo a un sondaggio sulla percezione che hanno della violenza sulle donne.
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Affrontare la separazione nel modo più sereno possibile, soprattutto nell’interesse dei figli e dei soggetti deboli che compongono la famiglia, può richiedere l’avvio di un percorso di aiuto della coppia o di uno dei suoi componenti.Fornire informazioni sui possibili modi con cui evitare o ridurre le cause di conflittualità è l’obiettivo dello Sportello di mediazione familiare che la Città metropolitana ha inaugurato ufficialmente oggi presso il Tribunale di Torino. Sarà gestito da mediatori familiari e conduttori di Gruppi di parola della Città metropolitana di Torino in collaborazione con l’Urp, lo Sportello del cittadino del Tribunale ordinario.
Per aprire lo sportello il Presidente del Tribunale Massimo Terzi e la consigliera alle politiche sociali della Città metropolitana Silvia Cossu hanno firmato oggi un protocollo d’intesa.
“Sono convinto” ha spiegato il presidente del Tribunale Massimo Terzi “che una giustizia chiusa fra le mura del palazzo oggi non abbia più alcuna legittimazione. Dietro le decisioni del Tribunale ci vogliono strutture che aiutino a risolvere i problemi, altrimenti la giustizia resta solo sulla carta: a maggior ragione quando si parla dei problemi della famiglia”.
“Le conflittualità all’interno delle famiglie stanno diventano sempre più drammatiche” gli ha fatto eco Cesare Castellani, presidente della VII Sezione civile del Tribunale “I membri della famiglia che si separa devono intraprendere un nuovo percorso, costruirsi una nuova vita che tenga conto dei bisogni di tutti i membri, e soprattutto di quelli dei figli”.
La consigliera metropolitana Silvia Cossu ha ricordato che il lavoro sulla mediazione familiare che la Città metropolitana sta portando avanti ha una lunga tradizione: “La creazione di questo sportello in un luogo significativo come il Tribunale di Torino è un tassello di un’operazione che portiamo avanti su tutto il territorio, e più in generale, fa parte della nostra attenzione al benessere e alla qualità della vita dei nostri cittadini”.
Lo sportello di mediazione familiare è ospitato presso l’Ufficio relazioni con il pubblico-Sportello del cittadino - Tribunale ordinario di Torino (c.so Vittorio Emanuele, 130 Piano terra, ingresso 1, stanza 01620 tel. 0114327970 - 011/4328494) e sarà aperto tutti i lunedì dalle 9 alle 12.30. L’accesso è volontario e gratuito (su appuntamento).
Gli operatori forniranno agli interessati informazioni sui possibili percorsi extragiudiziali –sia individuali che di gruppo- che possono essere intrapresi, come i gruppi di mediazione rivolti agli adulti o i gruppi di parola che si rivolgono invece ai bambini e adolescenti per condividere con dei coetanei la loro esperienza.
Si può prendere appuntamento o chiedere informazioni alla mail: sportello.mediazione.tribunale.torino@giustizia.it
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Trovare il modo di risolvere, nel modo più sereno possibile, i conflitti fra genitori e figli durante una separazione: è questo uno dei compiti fondamentali della mediazione familiare, a cui da tempo la Città metropolitana dedica la sua attenzione.Per meglio andare incontro ai cittadini che ne hanno necessità, ma anche agli operatori psicosociali interessati a questa attività, si inaugura lunedì 19 novembre 2018 alle 15.00 presso l’Urp del Tribunale di Torino lo Sportello di mediazione familiare dedicato alla consulenza di percorsi alternativi a quelli giudiziali.
All’inaugurazione prenderanno parte la consigliera delegata alle politiche sociali della Città metropolitana di Torino Silvia Cossu e il presidente del Tribunale di Torino Massimo Terzi,che firmeranno il protocollo d’intesa di istituzione dello sportello informativo.
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