I NOSTRI COMUNICATI

 

Politiche sociali

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Lunedì 29 maggio presso il Castello di Adelaide di Susa dalle 9.30 alle 12.30 si svolgerà un convegno, patrocinato dalla Città metropolitana di Torino dal titolo: “Processi di discriminazione e inclusione sociale: un'analisi culturale e scientifica sulla sessualità e identità di genere”.

L'iniziativa nasce dal team di ProgressivaMente, centro clinico multidisciplinare con sede a  Susa, che,  vista la necessità delle nuove generazioni di approfondire sempre di più il tema della sessualità e dell’identità di genere, e viste le policies nazionali e internazionali sul tema propone un evento culturale e scientifico destinato  gli allievi delle scuola secondaria di secondo grado del territorio di Susa

Interverranno:
Roberto Melis, psicologo e psicoterapeuta presso il Centro ProgressivaMente;
Gioacchino Orlando, assistente sociale presso associazione Quore
Valentina Cera, consigliera delegata alle politiche sociali e di parità della Città metropolitana di Torino
Don Gianluca Carrega, sacerdote biblista, direttore dell'Ufficio pastorale della cultura per la Diocesi di Torino e responsabile della Pastorale per le persone Lgbt+;
Capitano Federico Mucciacciaro, comandante della Compagnia dei Carabinieri di Susa

Modera Elena Bardotti, psicologa dell’équipe del Centromultispecialistico per l’età evolutiva e adulta ProgressivaMente.














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II 17 maggio è la Giornata internazionale contro l’omotransfobia: nota in tutto il mondo come IDAHOTBIT (International Day Against Homophobia, Biphobia, Intersexism and Transphobia ), la Giornata commemora la data storica del 17 maggio 1990, nella quale l’Assemblea generale dell’Organizzazione mondiale della sanità sancì che l’omosessualità non è una malattia, cancellandola dalla lista delle patologie mentali.

Nel pomeriggio di mercoledì 17 maggio, la Città metropolitana di Torino, che partecipa alla Rete RE.A.DY (la rete nazionale delle Pubbliche amministrazioni contro le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere), ha organizzato un incontro dedicato al tema del bullismo omolesbobitransfobico.

In sinergia con le attività pianificate sul territorio nazionale dalle altre Pubbliche amministrazioni partecipanti alla Rete,

La Città di Torino e la Città metropolitana promuovono mercoledì 17 maggio dalle 10 alle 11.30 al teatro Astra (via Rosolino Pilo 6 A)un momento di incontro e scambio rivolto agli alunni e alunni delle classi terze quarte e quinte degli Istituti scolastici secondari torinesi dal titolo “La scuola è per tutt@”.Amministratori e amministratrici della Città di Torinoe della Città metropolitanadialogano con Vladimir Luxuria, direttrice del Lovers Film Festival e Vera Tripodi, filosofa e ricercatrice del Dipartimento di elettronica e telecomunicazioni del Politecnico di Torino

Nel pomeriggio, nella sala al XV piano della sede della Città metropolitana (corso Inghilterra 7, Torino) si svolgerà alle 14 un evento di formazione e confronto dal titolo “A scuola di rispetto. Bullismo omolesbobitransfobico, parliamone insieme” rivolto al personale docente degli Istituti superiori e degli enti di formazione accreditati del territorio metropolitano.

L’evento, ideato e realizzato in collaborazione con il Comune di Torino, ha come finalità l’avvio di un primo confronto con il corpo docenti su come i temi dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere impattino individualmente e sul gruppo classe. Saranno presenti come relatori e relatrici la professoressa Chiara Bertone e rappresentanti delle Associazioni Arcigay Torino, Maurice glbtq e Agedo.

La Rete RE.A.DY è stata fondata a Torino il 15 giugno 2006 su iniziativa dei Comuni di Torino e Roma. È una rete a governance multilivello, nata per coordinare le azioni di Enti Locali e delle Regioni finalizzate a contrastare e superare le discriminazioni basate sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere. Attraverso RE.A.DY, rappresentanti politiche/politici e amministrative/amministrativi di Enti Locali e Regioni condividono esperienze e diffondono buone prassi sul territorio nazionale, affinché diventino patrimonio comune delle pubbliche amministrazioni.




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Nel mese del Ramadan torna la Giornata "Moschee aperte, Spazio per tutti/e", promossa dalla Città di Torino, dalla Città metropolitana di Torino e dal Coordinamento dei Centri Islamici di Torino.
Nell’ambito del “Patto di condivisione 2023-2026 Torino è la nostra città” i Centri di cultura islamica hanno organizzato una giornata di apertura delle moschee torinesi.
Domenica 2 aprile, dalle ore 14.30 alle ore 17, 17 moschee di Torino aprono le porte per far conoscere meglio i valori dell’Islam, creare momenti di conoscenza e interazione tra cittadini che abitano gli stessi luoghi contribuendo così ad abbattere le paure e le barriere della diffidenza.
Molte le iniziative anche sul territorio metropolitano. La Consigliera metropolitana delegata alle Politiche sociali e di parità visiterà alle ore 10 la moschea di Chivasso (via Italia 4), alle 10,45 quella di Settimo Torinese (via Cena 8) e alle 11,45 quella di Collegno (via Mulino 1).
La Consigliera concluderà la giornata “Moschee aperte” alle ore 16.30 alla moschea Mohammed VI di via Genova 268/B a Torino per la tavola rotonda con le Istituzioni.

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Il 21 marzo si celebra ogni anno la Giornata internazionale per l'eliminazione della discriminazione razziale. La data è stata scelta per ricordare la strage di Sharpeville, in Sudafrica, dove il 21 marzo 1960 la polizia aprì il fuoco su una manifestazione pacifica contro il regime di apartheid, causando morti e feriti. Proclamando questa giornata internazionale nel 1966, l'Assemblea Generale dell'ONU ha sottolineato la necessità di impegnarsi per l'eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale.

Molti passi sono stati compiuti da allora, tuttavia permangono anche in Italia e sul nostro territorio situazioni di discriminazione che le persone subiscono per la propria origine etnica, nazionalità e colore della pelle, ad esempio in ambito lavorativo, nell’accesso alla casa e ai servizi, in ambito educativo e sportivo.

Non sempre le discriminazioni sono frutto di un’intenzione, a volte sono attuate inconsapevolmente, generate da diffidenza e scarsa conoscenza reciproca e sono fondate su pregiudizi e stereotipi difficili da sradicare.

In Piemonte è attiva una Rete regionale contro le discriminazioni – coordinata dalla Regione Piemonte in collaborazione con IRES Piemonte - che offre ascolto e supporto alle persone che subiscono discriminazioni, monitora i fenomeni discriminatori emergenti e promuove attività informative per diffondere la cultura antidiscriminatoria con finalità preventiva.

Sul territorio metropolitano di Torino la Rete è presente con un Nodo antidiscriminazioni gestito dalla Città metropolitana di Torino al quale possono rivolgersi tutte le persone che subiscono o assistono a discriminazioni fondate sull’origine etnica, la nazionalità e il colore della pelle, ma anche su tutti gli altri fattori previsti dalla normativa europea, nazionale e regionale, come la religione, la disabilità, l’età, il sesso, l’orientamento sessuale e l’identità di genere.

Per garantire prossimità alle vittime e favorire l’emersione di un fenomeno ancora in gran parte sommerso, il Nodo collabora con 61 Punti informativi attivati da associazioni ed enti pubblici e privati presenti sul territorio provinciale.

Per segnalare una discriminazione, per chiedere aiuto o semplicemente informazioni, è possibile contattare il Nodo ai seguenti recapiti: Tel. 011 861 6387 - 011 861 7830, Sms e WhatsApp: 349 6510627 - 331 268 4671 E-mail: antidiscriminazioni@cittametropolitana.torino.it

Per informazioni http://www.cittametropolitana.torino.it/cms/politiche-sociali/antidiscriminazioni/nodo

 

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Nuovo appuntamento del Tavolo di coordinamento fra Città metropolitana, Associazione 21 luglio e Comuni

Nel mese di novembre la Città metropolitana di Torino ha ospitato il convegno "LabRom. Laboratori sulla questione Rom in Italia" organizzato dall'Associazione 21 luglio.

La tappa torinese di LabRom, replicata su scala nazionale in altre città metropolitane italiane, era un'occasione per confrontarsi fra amministrazioni pubbliche e organizzazioni sulle nuove strategie nazionali di  inclusione dei Rom e dei Sinti e sui diritti dell'infanzia e le politiche sociali.

Al termine dei lavori, era stato proposto dall’Associazione 21 luglio in collaborazione con gli uffici della Città metropolitana di Torino un percorso di approfondimento sul tema rivolto ai Comuni che nel corso di questi ultimi due anni sono stati coinvolti, anche solo temporaneamente, dal fenomeno. Per proseguire il lavoro avviato e per avviare il percorso di coprogettazione si è volta, con i Comuni interessati, una riunione venerdì 3 marzo

Carlo Stasolla, in rappresentazione dell’Associazione 21 luglio, ha ricordati che l’organizzazione si occupa da tempo delle periferie estreme, e che ha leborato linee guida per il superamento dei Campi rom rivolte ai Comuni e da tempo lavora a questo obbiettivo sia coordinando direttamente le attività sia con consulenze. Sul sito Il paese dei campi (https://www.ilpaesedeicampi.it/) è a disposizione un aggiornamento in tempo reale sugli insediamenti Rom e Sinti in Italia

Benché in Italia la presenza di Rom e Sinti sia fra le più basse in Europa, ha spiegato Carlo Stasolla, coordinatore dell’associazione 21 luglio, è avvertita sempre come un prolema di conflitto sociale grave: anche se la maggior parte non vive nei Campi, solo dal 2018 si è maturata la consapevolezza che non solo vanno chiusi ma occorre un superamento della logica stessa del campi. Un problema che affligge i Comuni sono i campi informali , spesso insediati nelel periferie delle zone rubane eo inprossimità di attività agricole

La voce è quindi passata ai Comuni – fra gli interventi Cumiana, Leinì, Nichelino e Cisa 12 in rappresentanza di un gruppo di comuni d’area, Pinerolo, Rivalta, Rivara, San Carlo Canavese, Torrazza Piemonte, Volpiano- che oltre a offrire una “fotografia” aggiornata della realtà della presenza di Rom e Sinti nel loro Comune hanno condiviso le difficoltà che incontrano nella gestione: la paura di dover affrontare sanzioni perché impossibilitati a rispettare le indicazioni nazionali, i problemi abitativi di Rom e Sinti che non possono esser risolti con i posti disponibili nelle case popolari, le difficoltà nell’accompagnamento alla soluzione di i problemi anagrafici e burocratici, la mancanza di fondi, la diffcoltà dei piccoli Comuni ad accedere a fondi europei.

A tutti ha risposto la consigliera delegata alle politiche sociali della Città metropolitanaValentina Cera, che ha ringraziato i Comuni che hanno fornito un quadro preciso delle loro situazioni per definire la raccolta dati d’area vasta e capire quale tipo di supporto può o ffrire la Città metropolitana.

“Vogliamo essere” ha detto Cera “con il supporto dell’esperienza dell’Associazione 21 luglio un luogo di interlocuzione con i Comuni, per poi passare a una nuova fase propositiva. I finanziamenti vengono da Enti sovraordinati e noi possiamo coordinare i Comuni nelle richieste per accedere a fondi regionali così come nell’interlocuzione con il Comune di Torino. Non solo, ma ci sono i progetti europei, a cui non sempre è facile per i Comuni meno grandi accedere, mentre la Città metropolitana ha un’ottima esperienza nell’europrogettazione: siamo a disposizione per proposte e partnership; questo tavolo resterà aperto e darà a tutti, anche grazie alla collaborazione con l’Associazione 21 luglio, di affrontare anche i problemi immediati e concreti".

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Consegna degli attestati martedì 28 febbraio per i tutori e le tutrici di Pubblica tutela, che hanno frequentano il corso messo a disposizione dalla Città metropolitana di Torino.

L’attestato è un riconoscimento a chi quotidianamente è in prima linea per prendersi cura delle persone più fragili” si è complimentata la consigliera delegata alle politiche sociali Valentina Cera “la pubblica tutela è un lavoro sociale preziosissimo fatto insieme alla Città metropolitana e al Tribunale di Torino” Bisogna far conoscere a tutti i cittadini questo presidio sociale diffuso fondamentale, a cui dedicare sempre più attenzione”.

Dal 2007, anno di nascita ufficiale dell'Ufficio di pubblica tutela nella ex Provincia di Torino, è stato creata una rete diffusa, di cui anche oggi la Città metropolitana è promotrice, con gli attori impegnati a vario titolo nella tematica della protezione giuridica dei soggetti fragili (Tribunali, servizi socio-assistenziali e sanitari, ordini professionali, terzo settore, Università, Autorità Garante infanzia, Uffici di prossimità, ....), per accompagnare i titolari delle funzioni di tutela e di amministrazione di sostegno(e i genitori di minorenni quando occorra l'autorizzazione del giudice tutelare) nella corretta gestione dei diritti dei beneficiari.

Un compito complesso e non privo di ostacoli burocratici per affrontare il quale da diversi anni Ufficio di pubblica tutela della Città metropolitana si è impegnata nella formazione degli operatori pubblici e privati e in generale della cittadinanza in materia di misure di protezione giuridica.

Per saperne di più
http://www.cittametropolitana.torino.it/cms/politiche-sociali/tutela-amministrazione-sostegno

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Chi è vittima di un reato ha bisogno di informazioni e assistenza: al di là della denuncia si apre un percorso non sempre facile da individuare e affrontare.
Rete Dafne è un progetto a sostegno delle vittime di reato nato nel 2008 su impulso della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Torino. Nel novembre 2015 si è trasformato in Associazione, i cui soci fondatori sono gli stessi partner storici del progetto: Città metropolitana di Torino, Città di Torino, Asl Città di Torino, Gruppo Abele, Ghenos, Compagnia di San Paolo; oggi Rete Dafne è diffusa sul territorio nazionale.
Rete Dafne promuove e tutela i diritti, fornisce informazioni e supporto delle vittime di reato, indipendentemente dalla tipologia del reato subito e dal genere, età, nazionalità, razza, religione, condizione socio-economica e sanitaria. Attraverso la collaborazione con l'autorità giudiziaria, le forze dell'ordine e il sistema dei servizi sociali e sanitari, Rete Dafne offre alle vittime di reato una rete di presidi e iniziative che garantiscono un supporto psicologico, informativo e di orientamento, oltre a un accompagnamento ai servizi, nell'ottica di favorire la risposta alla domanda di giustizia che viene posta.
Le attività della Rete Dafne, tuttavia, sono più conosciute nei grandi centri urbani che nel resto del territorio metropolitano: per ovviare a questa lacuna, la consigliera delegata alle politiche sociali della Città metropolitana
Valentina Cera ha organizzato mercoledì 22 febbraio presso la sede di Corso Inghilterra un incontro con i Consorzi socio-assistenziali e le Asl per far meglio conoscere le attività della Rete e aprire la strada a nuove collaborazioni: “Fare rete è fondamentale per contrastare ogni forma di violenza e prendersi cura delle persone” ha spiegato la Consigliera. “La Città metropolitana ha in questo un ruolo strategico in quanto ente di area vasta, e infatti promuove numerose iniziative che nel tempo hanno dato buoni risultati: dal Nodo metropolitano contro le discriminazioni agli sportelli sul sovraindebitamento, al Tavolo maltrattanti”.
Giovanni
Mierolo, direttore scientifico della Rete Dafne, con la psicologa Roberta Margiaria e l’educatrice Serena Paini ha raccontato le attività svolte dalla Rete Dafne, e con che modalità possono offrire assistenza. L’obiettivo, ha spiegato Giovanni Mierolo, è quello di creare una rete di sporteli, in collaborazione con realtà già esistenti nei territori, che possano superare le difficoltà più accentuate di chi vive lontano dai centri urbani.
La Città metropolitana ha assicurato la sua collaborazione e prossimamente verrà convocata una nuova riunione, di carattere più operativo, per sondare l’interesse alle possibili forme di collaborazione fra le realtà territoriali e la Rete Dafne.

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 Tappa a Torino il 7 febbraio nella sede della Città metropolitana

Cinque città, dieci incontri, un vademecum sul gioco on-line, centinaia di studenti e cittadini coinvolti in un percorso di conoscenza e consapevolezza del gioco d’azzardo patologico, con la costruzione di strumenti utili a individuare i rischi, le insidie e i pericoli di un fenomeno sempre più diffuso tra ampi strati della popolazione.

A partire dal 24 gennaio e fino al 20 aprile 2023 il progetto “La trappola dell’azzardo”, realizzato daAvviso Pubblico e BPER Banca, è in tour per l’Italia, coinvolgendo scuole e cittadini. Dopo la prima tappa a Roma, il prossimo appuntamento è a Torino il 7 febbraio dalle 17.30 alle 19al XVesimo piano della sede (corso Inghilterra 7) della Città metropolitana di Torino, guiranno gli incontri a Genova, Napoli e Palermo.

Il tour rappresenta un’occasione per affrontare gli aspetti legati alla salute dei giocatori con riflessi importanti sulla dipendenza, ma anche per chiarire il rapporto che esiste tra mafie e gioco d’azzardo, messo in evidenza dalle tante inchieste e dalla stessa Direzione Investigativa Antimafia, secondo cui il gioco rappresenta per le organizzazioni criminali uno dei principali settori di interesse, con rilevanti implicazioni sia all’interno della società che nell’economia.

Da tenere in considerazione il ruolo della società civile nei confronti di un fenomeno in continua espansione ed evoluzione. In particolare il progetto punta a tutelare il mondo giovanile, con uno sguardo d’insieme che coinvolge il mondo bancario e le sue possibili strategie di contrasto al gioco d’azzardo e quello degli amministratori locali, che hanno un ruolo importante di indirizzo verso politiche territoriali concrete.

L’appuntamento presso la sede della Città metropolitana di Torino sarà dedicato in particolare alla “Evoluzione della normativa e gli effetti sul territorio”.

Dopo i saluti istituzionali di Jacopo Suppo, vicesindaco della Città metropolitana di Torino, Michela Favaro, vicesindaca Comune Torino e coordinatrice provinciale di Avviso Pubblico, Diego Sarnocoordinatore regionale di Avviso Pubblico e consigliere regionale, e Giuseppe Aimi, direttore territoriale Nord Ovest di BPER Banca,

interverranno:
  • Roberto Montà, presidente di Avviso Pubblico;
    Paolo Jarre, già direttore Dipartimento patologie delle dipendenze Asl To3 Torino;
  • Simona Neri, sindaca di Laterina Pergine Valdarno e responsabile Gioco d’azzardo Anci.
  • Modera l’incontro Claudio Forleo, responsabile Osservatorio parlamentare di Avviso Pubblico.

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Oggi nella sede di corso Inghilterra della Città metropolitana di Torino è stata istituita la Rete contro il debito: i diversi attori che sul territorio metropolitano si occupano di supportare e sostenere le persone in situazioni di sovraindebitamento, si riuniscono e mettono in rete le loro professionalità e i loro progetti.
Fin dal 2019, la Città metropolitana di Torino dedica impegno ad affrontare le problematiche sociali connesse al sovraindebitamento, a partire dalla condizione delle persone affette da gioco patologico e seguite da un amministratore di sostegno. Nel 2020 è stata siglata la prima convenzione con l’organismo di composizione della crisi (OCC) di Villastellone “La Rinascita degli Onesti”, ed è delle scorse settimane la firma del protocollo d’intesa con la partecipazione anche dell’organismo di composizione della crisi di Nichelino con l’obiettivo di implementare il lavoro dello Sportello per il sovraindebitamento della Città metropolitana, per diffondere in ottica preventiva la conoscenza della normativa utile a superare la crisi e insieme promuovere forme di educazione finanziaria.
“Grazie agli OCC di Villastellone e di Nichelino, alle fondazioni anti usura e alle associazioni, che partecipano e animano questa rete di sostegno” le parole di Valentina Cera, consigliera metropolitana con delega alle politiche sociali. “La cura delle persone, quelle in maggiore difficoltà, è l’obiettivo che insieme perseguiamo”.
Rete contro debito

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Fin dal 2019, la Città metropolitana di Torino dedica impegno ad affrontare le problematiche sociali connesse al sovraindebitamento, a partire dalla condizione delle persone affette da gioco patologico e seguite da un amministratore di sostegno.
Nel 2020 è stata siglata la prima convenzione con l’organismo di composizione della crisi di Villastellone “La Rinascita degli Onesti”
E’ delle scorse settimane la firma del protocollo d’intesa con la partecipazione anche dell’organismo di composizione della crisi di Nichelino con l’obiettivo di implementare il lavoro dello Sportello per il sovraindebitamento, per diffondere in ottica preventiva la conoscenza della normativa utile a superare la crisi e insieme promuovere forme di educazione finanziaria.
E’ indispensabile infatti estendere una corretta conoscenza dei diritti e della piena fruibilità dei servizi utili alla risoluzione della crisi e per intervenire riducendo i costi per i soggetti coinvolti, minimizzando il ricorso alle procedure giurisdizionali.
“La disciplina della risoluzione della crisi da sovraindebitamento destinata a persone fisiche e imprenditori non fallibili, contenuta nella legge 3/2012 ora riformata con il Codice della Crisi, ha forti risvolti sociali - commenta la consigliera metropolitana delegata alle politiche di parità Valentina Cera – e la Città metropolitana di Torino ritiene importante supportare i cittadini in difficoltà per questi aspetti. Affrontando nel complesso la situazione debitoria di quanti sono interessati, è possibile avere una visione globale del suo contesto sociale e familiare, tenendo ferma la centralità e la valorizzazione delle persone, anche nei momenti in cui una situazione patrimoniale difficile compromette la sua serenità individuale e familiare, in una logica di reinserimento nel contesto sociale e produttivo. Per questo l’impegno per estendere il lavoro del nostro Sportello”.
Gli accessi allo Sportello hanno visto un notevole aumento, arrivando quasi a raddoppiare, passando dai 57 del 2020 ai 116 del 2021 fino ai 207 dello scorso anno: ad ora la maggior parte dell’utenza arriva dalla città di Torino (il 48%) e dalla prima cintura (82% compresa Torino città).
Allo Sportello, che ha come principale funzione quella di fornire un orientamento gratuito ai cittadini che hanno bisogno di informazioni sulla procedura prevista dalla legge sul sovraindebitamento: tra quanti hanno contattato lo Sportello, la metà ha dichiarato di essere arrivato in una situazione di sovraindebitamento in quanto consumatore, un quarto ha maturato i propri debiti in quanto piccolo imprenditore o lavoratore con partita iva, il restante quarto li ha maturati in riferimento sia alla sua vita privata, da consumatore, sia in quanto lavoratore o imprenditore.
La maggior parte dei contatti avvengono da uomini (oltre il 60%), 70 sovraindebitati hanno figli a carico (principalmente minorenni). 25 persone al momento del contatto con lo Sportello hanno dichiarato di non avere reddito, in 17 hanno dichiarato di percepire un reddito mensile pari o inferiore a 500€.