Politiche sociali
Il 17 maggio, Giornata Internazionale contro l’omolesbobitransfobia, è una data fondamentale per le persone LGBTQIA+ (lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer, intersessuali, asessuali) e per le Istituzioni che si impegnano a tutelare e promuovere i Diritti di tutte le persone. È la data in cui l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la World Health Organization, nel 1990, ha cancellato l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali, riconoscendola come una variante naturale del comportamento sessuale umano. Una Giornata internazionale riconosciuta e celebrata dalle Nazioni Unite, dall’Unione Europea, dalle Istituzioni internazionali e nazionali e dalle Associazioni impegnate sui Diritti Umani.
A partire dall’approvazione degli Strumenti Operativi, documento di lavoro della rete, a Torino, nell’Incontro Annuale 2017, la RE.A.DY si è impegnata a realizzare un’iniziativa comune, ogni anno proprio per questa data. Il tema e lo strumento per la realizzazione dell’iniziativa comune del 17 maggio 2024, decisa a Prato nell’incontro avvenuto l’autunno scorso, sono i diritti delle famiglie omogenitoriali.
Sotto il titolo “Scopri le differenze: diritti e famiglie omogenitoriali” c’è la volontà di affermare con forza che le famiglie omogenitoriali esistono, ma ad oggi in Italia, non esiste una Legge che le riconosca e le tuteli. La legge 76 del 2016 (conosciuta come Legge Cirinnà) istituisce, regolandole, le unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina le convivenze di fatto delle persone eterosessuali ed omosessuali, ma non equipara le coppie omosessuali alle coppie eterosessuali in alcuni aspetti fondamentali, tra cui quelli legati all’accesso alla genitorialità. Per poter garantire i diritti ai figli e alle figlie delle coppie omogenitoriali l'unica soluzione è il ricorso l'adozione speciale, istituto previsto solo ed esclusivamente per situazioni particolari.
La Città metropolitana di Torino è da tempo attiva su questi temi e collabora con le Istituzioni e con l'associazionismo locale con lo scopo di contrastare ogni forma di discriminazione. In particolare è attivo da tempo presso l'Ente il Nodo metropolitano contro le discriminazioni, parte integrante della Rete regionale contro le discriminazioni in Piemonte prevista dalla LR 5/2016, che garantisce accoglienza e ascolto alle persone che ritengono di essere vittima e/o testimoni di discriminazioni e coordina una rete composta da 61 punti informativi disseminati sul territorio.
Per quanto riguarda le discriminazioni per l’orientamento sessuale ed identità di genere, la Città metropolitana è partner del progetto PorTO sicuro, il primo centro antidiscriminazioni rivolto a persone LGBTQIA+ gestito da Arcigay Torino, Agedo Torino, Maurice GLBTQ e Almaterra.
Inoltre, a partire dallo scorso anno, l’Ente di area vasta ha promosso un coordinamento di Comuni del territorio attraverso la sottoscrizione di un protocollo volto a raggiungere il riconoscimento dei diritti di tutte le persone, per definire la formazione dei dipendenti comunali, per arrivare alle carriere alias e ad operazioni di voto non discriminatorie.
Info http://www.cittametropolitana.torino.it/cms/politiche-sociali/antidiscriminazioni/cosa
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L'abitazione è un elemento fondamentale per migliorare la vita delle persone, un'esigenza universale che diventa ancora più cruciale per coloro che affrontano fragilità o limiti finanziari.
Il problema dell'insicurezza abitativa è particolarmente urgente nelle aree urbane più dense, come le Città metropolitane, e nei centri urbani più affollati.
La Città metropolitana di Torino ha prestato sempre grande attenzione alle questioni di inclusione e coesione sociale nel suo piano territoriale, lavorando attivamente per aumentare il numero di abitazioni accessibili a tutti. Attraverso l’Osservatorio Abitativo Sociale, in collaborazione con la Regione Piemonte, nel 2022-23 è stato avviato uno studio per capire qual è il fabbisogno abitativo sociale e quali sono le criticità dei territori. Lo studio ha messo sotto la lente d’ingrandimento 32 Comuni della Città metropolitana di Torino: martedì 9 aprile verrà presentata la seconda parte dei lavori, con la restituzione di quanto emerso negli incontri di ascolto effettuati con i Comuni che hanno fatto parte del campione di studi; il convegno “Le questioni aperte intorno alla casa sociale” si svolgerà dalle 9 alle 12.30 nella sala del XV piano della sede della Città metropolitana di Torino.
Dopo i saluti istituzionali dei consiglieri delegati della Città metropolitana Pasquale Mazza e Valentina Cera, interverranno le due autrici del progetto, Stefania Falletti dell’Osservatorio abitativo sociale metropolitano e Laura Schutt Scupolito della Regione Piemonte, che nello studio propongono suggerimenti operativi che riguardano innovazioni, modifiche di processo e convergenze in risposta al disagio abitativo.
A conclusione intervengono Fabio Tassone, vice presidente di ATC del Piemonte Centrale, e Anna Palazzi, del Settore Politiche di Welfare abitativo della Regione Piemonte.
Amministratori e funzionari dei Comuni interessati sono invitati.
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La Città metropolitana di Torino ha scelto di celebrare la Giornata internazionale dei diritti delle donne avviando un confronto e una discussione con le persone protagoniste delle battaglie per l'uguaglianza di tutte e tutti.Mercoledì 13 marzo dalle 14 alle 17 nella sede di corso Inghilterra 7 a Torino il primo appuntamento metterà a confronto amministratori e amministratrici delegati alle pari opportunità del territorio metropolitano, che si troveranno a discutere insieme luci e ombre del loro impegno, coordinati dalla consigliera della Città metropolitana Valentina Cera.
Il secondo step sarà dedicato al tema delle pari opportunità, con l'associazionismo impegnato nella difesa dei diritti e nell’inclusione sociale. L’appuntamento è per sabato 16 marzo dalle 10 alle 13 nella sede dell'associazione Comala, in corso Ferrucci 65/A a Torino.

Inoltre, uno speciale Internet pubblicato sul sito della Città metropolitana all’indirizzo http://www.cittametropolitana.torino.it/speciali/2024/verso_8marzo2024/ raccoglie molti degli eventi organizzati dai Comuni e dalle associazioni del territorio metropolitano per celebrare la Giornata internazionale dei diritti delle donne.
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Affrontare le problematiche di chi ha un rapporto patologico con il gioco d’azzardo richiede un approccio globale alle difficoltà che incontra. Quasi sempre si tratta infatti di situazioni che presentano un alto grado di complessità: problemi di svariata natura, legali, economici, relazionali, per i quali è necessario l’intervento congiunto di avvocati, commercialisti, giuristi, servizi sociali.È importante perciò che l’aiuto dato, in particolare quello svolto dagli amministratori di sostegno, sappia affrontare a 360 gradi il “garbuglio”, l’intricato intreccio di problemi delle persone e delle loro famiglie coinvolte nelle conseguenze del gioco d’azzardo.
Se ne è parlato nel corso di un convegno dal titolo “Amministrazione di sostegno e gioco d’azzardo patologico: sgarbugliare l’ingarbugliato” giovedì 25 gennaio nella sala al XV piano della sede della Città metropolitana di Torino, che ha organizzato il pomeriggio di studio in collaborazione con il progetto regionale Sgarbuglio, lo sportello finanziato attraverso il Piano per il contrasto al gioco d’azzardo patologico e rivolto ai pazienti residenti nel territorio dell’AslTo3 e nell’intera area metropolitana.
“L’amministratore di sostegno per adulti particolarmente fragili” ha spiegato nei saluti la consigliera alle politiche sociali della Città metropolitana Valentina Cera “deve fare ‘un passo in più, sapendo che il ruolo dell’amministratore di sostegno deve andare di pari passo con il percorso terapeutico, il progetto di vita e le procedure per ricostruire la posizione economica di chi è un giocatore d’azzardo” .
Sul gioco d’azzardo, come su altre criticità delle persone fragili che necessitano l’intervento di un amministratore di sostegno, la Città metropolitana di Torino lavora da anni, sia a partire dall’esperienza dell’Ufficio di pubblica tutela, che, in raccordo con i giudici tutelari e i servizi socio-assistenziali e sanitari del territorio, cura dal 2007 con la propria azione la miglior presa in carico delle persone sottoposte a misure di protezione giuridica valorizzandone le autonome residue, sia con lo Sportello sul sovraindebitamento, che offre alle persone con gravi situazioni debitorie la possibilità di essere orientate gratuitamente sugli strumenti di legge e sui progetti esistenti per affrontare quei momenti critici che possono compromettere economicamente ed emotivamente la vita personale e familiare di molte persone.
A questo percorso si aggiunge l’adesione al progetto Sgarbuglio, coordinato dall’ASL To3 : “L’esistenza dello sportello del progetto Sgarbuglio presso la nostra sede istituzionale” spiega ancora Valentina Cera “rappresenta un modo per ridurre lo stigma verso la persona che, a causa della propria dipendenza, mette in difficoltà economiche il proprio nucleo familiare: un luogo neutro che agevola quel rapporto di fiducia che diventa fondamentale quando una persona deve lavorare su se stessa e scegliere di affrontare, anche con l’apertura di una misura di protezione, le proprie debolezze”.
Al convegno sono intervenuti rappresentanti dell’ASL To3, dell’Ordine degli Avvocati di Torino e di Ivrea, dell’Ordine dei Commercialisti di Torino, consulenti dello Sportello Sgarbuglio, personale dell’Ufficio di pubblica tutela della Città metropolitana che hanno esaminato i vari aspetti delle problematiche relative al gioco d’azzardo, con l’obiettivo di mettere sempre più in rete i servizi e le opportunità per chi ha deciso di affrontare il “vizio” del gioco d’azzardo.
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Giovedì 25 gennaio nella sala al XV piano della sede della Città metropolitana di Torino (corso Inghilterra 7) si svolgerà un convegno dal titolo “Amministrazione di sostegno e gioco d’azzardo patologico: sgarbugliare l’ingarbugliato”.Sarà l’occasione per riflettere sulle peculiarità che amministratori di sostegno e pubblici tutori devono affrontare nella gestione di persone che hanno dipendenze patologiche al gioco d’azzardo: si rende necessario infatti un approccio globale alle difficoltà che incontrano, che presentano un alto grado di complessità.
Il pomeriggio di lavoro -si inizia alle 14.30 – è stato organizzato (con crediti formativi per gli Ordini degli avvocati e dei commercialisti) dalla Città metropolitana di Torino in collaborazione il progetto regionale Sgarbuglio, uno sportello (che ha una sede presso la Città metropolitana) finanziato attraverso il Piano per il contrasto al gioco d’azzardo patologico e rivolto ai pazienti residenti nel territorio dell’AslTo3 e nell’intera area metropolitana che fornisce una consulenza a 360 gradi ai singoli e alle famiglie coinvolte nelle conseguenze del gioco d’azzardo, con lo scopo di creare una rete istituzionale per tutelare il patrimonio delle persone e offrire la consulenza congiunta di avvocati, commercialisti, giuristi, servizi sociali.
All’incontro si potrà partecipare sia in presenza che on line, ma è necessario iscriversi. Segreteria organizzativa: pubblicatutela.formazione@cittametropolitana.torino.it
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A vent’anni dall’approvazione della legge 6 del 2004, che ha introdotto nel nostro ordinamento l’amministrazione di sostegno, la Città metropolitana di Torino ha organizzato oggi, in collaborazione con la Scuola superiore della magistratura, una giornata di studio con la partecipazione dell’Università di Torino, dell’Ordine degli avvocati e del Consiglio notarile, e con il patrocinio della Città di Torino e della Regione Piemonte. La legge 6 del 2004 ha la finalità di tutelare le persone prive in tutto o in parte di autonomia nelle funzioni della vita quotidiana mediante interventi di sostegno temporaneo o permanente, e l’obiettivo dell’incontro era quello di mettere al centro dell’attenzione l’amministrazione di sostegno per valutarne luci e ombre, per comprendere cosa ha funzionato e cosa può essere migliorato in questa forma di protezione che la legge ha affiancato ai più rigidi istituti tradizionali (interdizione e inabilitazione) nella tutela delle persone fragili. “Chi non ce la fa, chi è fragile nella nostra società deve avere a sua disposizione istituzioni pubbliche per incarnare il principio costituzionale dell’uguaglianza e della difesa dei più deboli non in senso burocratico, ma in senso concreto e reale” ha detto la consigliera metropolitana con la delega alle politiche sociali Valentina Cera in apertura dei lavori. “La Città metropolitana è un primo approdo che svolge la presa in carico in senso umano e non lascia indietro nessuno, svolgendo un importante ruolo di coordinamento grazie all’Ufficio di pubblica tutela”.Tra gli altri saluti istituzionali quelli di Jacopo Rosatelli, assessore al welfare della Città di Torino, di Monica Mastrandrea, magistrato della Scuola Superiore della Magistratura, e di Edoardo Barelli Innocenti, presidente della Corte d’Appello di Torino, oltre ai rappresentanti dell’Università di Torino, dell’Ordine degli Avvocati e del Consiglio Notarile.
I numeri delle amministrazioni di sostegno nel territorio metropolitano di Torino sono un trend in aumento: i dati del 2023 registrano circa 1300 aperture di amministrazioni di sostegno a fronte di 300 procedure per interdizione, quindi una massima espansione rispetto alla misura più invasiva e totalizzante della tutela, a cui non si ricorre se non sussistono i presupposti dell’incapacità totale.
Gli interventi hanno messo in evidenza luci e ombre di una legge che si è rivelata uno strumento elastico e agile per dare tutela a chi lo necessità in modo gratuito, piuttosto rapido e senza eccessivi carichi burocratici, ma che è stata segnalata diverse volte dalla Corte europea dei diritti umani e da altri organismi giuridici: come ha spiegato Joëlle Long dell’Università di Torino il problema principale è la difficoltà, anche da parte del giudice tutelare, di prestare adeguato ascolto diretto del beneficiario quando si tratta di incidere su scelte personali delicate, in particolare l'inserimento in una struttura.
I responsabili dell’Ufficio di pubblica tutela della Città metropolitana hanno illustrato i dati delle consulenze offerte agli amministratori di sostegno nel corso del 2023: oltre 3800, svolte tra la sede di corso Inghilterra, il Tribunale di Torino, quello di Ivrea e il Tribunale per i Minorenni.
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Sono 209.474, su una popolazione complessiva di 2.198.237 persone, gli stranieri residenti sul territorio della Città metropolitana di Torino, pari al 9,52% della popolazione: è il dato che emerge dalla fotografia sul fenomeno migratorio presentato nel Rapporto 2022 dell'Osservatorio interistituzionale sugli stranieri in provincia di Torino.Il Rapporto, giunto alla sua venticinquesima edizione, è il frutto di una collaborazione fra più enti coordinati dalla Prefettura di Torino: Regione Piemonte, Città metropolitana, Comune di Torino, Questura, Comando provinciale dei Carabinieri, Ufficio scolastico regionale per il Piemonte, Centro giustizia minorile del Piemonte, Liguria, Valle d'Aosta e Massa Carrara, Camera di Commercio, Direzione territoriale del lavoro, Direzione regionale I.N.A.I.L., Osservatorio regionale per l'Università e il diritto allo studio, Agenzia Piemonte Lavoro, F.I.E.R.I. (Forum internazionale ed europeo di ricerche sull'immigrazione).
L’obiettivo è quello di fornire ogni anno, in modo dinamico, un quadro del livello di integrazione sociale dei cittadini stranieri a livello locale, con riferimento anche al tema dei minori non accompagnati.
In generale il dato che emerge è che il fenomeno migratorio ha concluso la sua espansione e si sta stabilizzando: ovviamente Torino fa la parte del leone, con circa 134mila stranieri residenti su una popolazione di 858mila persone, mentre sul territorio metropolitano i numeri sono inferiori e in calo (escludendo il capoluogo la percentuale di immigrati è del 6, 18%), anche se quasi tutti i 312 Comuni sono interessati dal fenomeno.
“Occorre notare che i piccoli Comuni montani in alcuni casi non hanno praticamente stranieri: è il caso di Frassineto, Moncenisio e Ribordone, comuni piccolissimi con zero stranieri, o di Balme, Prali, Ingria, Valprato, che ne hanno uno solo” spiega la consigliera delegata alle politiche sociali della Città metropolitana di Torino Valentina Cera “ Concentrare nei grandi centri e e non avere la possibilità di accogliere su tutto il territorio metropolitano, e specialmente nei piccoli borghi che rischiano di spopolarsi, non è la strada giusta: come Città metropolitana vogliamo dare impulso a politiche territoriali di inclusione, di reale integrazione anche nelle aree più interne e montane”.
La voglia di integrazione, peraltro, emerge anche dai dati sull’aumento delle richieste di cittadinanza italiana, cresciute di quasi il 42% rispetto all’anno precedente, ma anche dalla crescente presenza di imprenditoria di origine immigrata (31mila attività economiche a fine 2022). E poi ci sono i giovani in età scolare: su 242 mila alunni sul territorio metropolitano, 33.774 sono alunni senza la cittadinanza italiana e poco più di 23mila con la cittadinanza.
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A vent’anni dall’approvazione della legge 6 del 2004, che ha introdotto nel nostro ordinamento l’amministrazione di sostegno, la Città metropolitana di Torino organizza, in collaborazione con la Scuola superiore della magistratura, una giornata di studio che si terrà nell’auditorium della sede di corso Inghilterra 7 a Torino mercoledì 17 gennaio dalle 9 alle 16.30, con la partecipazione dell’Università di Torino, dell’Ordine degli avvocati e del Consiglio notarile, e con il patrocinio della Città di Torino e della Regione Piemonte.L’obiettivo è quello di studiare l’amministrazione di sostegno per comprendere cosa ha funzionato e cosa può essere migliorato in questa forma di tutela che la norma ha stabilito per valorizzare la dignità e l’autonomia delle persone che, in quanto fragili, non sono in grado di esercitare i propri diritti e necessitano di essere protette.
Dopo la registrazione dei partecipanti, alle 9.30 i lavori saranno aperti dai saluti istituzionali di Valentina Cera, consigliera delegata della Città metropolitana, di Monica Mastrandrea, magistrato della Scuola Superiore della Magistratura, e di Edoardo Barelli Innocenti, presidente della Corte d’Appello di Torino.
Obbligatoria la preiscrizione al link https://shorturl.at/doBGY
La partecipazione alla giornata di studio consente il riconoscimento di crediti professionali per assistenti sociali, avvocati e notai.

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Da fine dicembre 46 persone tra adulti e bambini appartenenti a nuclei familiari di diverse nazionalità, tutte presenti sul territorio da oltre un anno e già inserite nella rete di inclusione e solidarietà, hanno trovato ospitalità a Torino in cinque alloggi messi a disposizione tramite la Prefettura in comodato gratuito da Città metropolitana di Torino, nell'ambito di un accordo quadro tra il Ministero dell’Interno-Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione e la Croce Rossa Italiana.“Con la concessione degli appartamenti in comodato alla Croce Rossa, la Città metropolitana di Torino dà continuità all’iniziativa di inclusione sociale avviata con il progetto MOI–Migranti un’Opportunità di Inclusione" commenta la consigliera metropolitana Valentina Cera, che ha le deleghe alle politiche sociali, giovanili e di parità.
"Stiamo dando un contributo al percorso di integrazione delle famiglie e questo modello di accoglienza diffusa e integrazione nelle comunità locali può essere di esempio per gli amministratori locali".
Giuseppe Vernero, presidente provinciale della Croce Rossa, sottolinea il ruolo dei volontari nell’accoglienza dei migranti, ma anche la loro competenza tecnica, che si affianca a quella del personale dipendente, che garantisce la continuità in un impegno che non conosce soste: “Per seguire questo progetto abbiamo assunto quattro persone, ma tra i volontari figurano psicologi, mediatori culturali, medici, infermieri e persone che svolgono compiti manuali. Noi pensiamo che questo modello di accoglienza diffusa garantisca un rapporto personale e diretto con gli ospiti, nel senso che gli interventi di sostegno riescono ad essere più puntuali e meno generici. Questo agevola il lavoro degli operatori e incrementa la capacità di integrarsi degli ospiti”.
Gli appartamenti sono di proprietà della Città metropolitana e il contratto di comodato con la Croce Rossa è a tempo determinato sino al 31 dicembre 2024, con possibilità di proroga: la Croce Rossa sosterrà le spese per la manutenzione ordinaria dei locali, la fornitura dell’acqua e dell’energia elettrica, il riscaldamento, le pulizie delle parti comuni e il pagamento della TARI.
E' online il video con le interviste a Valentina Cera e Giuseppe Vernero sul canale Youtube di Città metropolitana di Torino
al link https://www.14dd5266c70789bdc806364df4586335-gdprlock/watch?v=UjuICpVAx7
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Cinque appartamenti liberi di proprietà della Città metropolitana in uno stabile di via Brione 38 a Torino sono staticoncessi in comodato gratuito al Comitato della Croce Rossa di Torino e, d’intesa con la Prefettura, da oggi ospitano alcune famiglie con bambini, tutte in attesa del riconoscimento della protezione internazionale. Si tratta di 46 persone, tra adulti e minori, appartenenti a nuclei familiari di diverse nazionalità, tutte presenti sul territorio da oltre un anno e già inserite nella rete di inclusione e solidarietà. I bambini frequentano le scuole elementari e medie.Si tratta di un’operazione che, ispirandosi al modello del co-housing, mette a disposizione di ogni famiglia un locale dedicato. Due appartamenti, sempre di proprietà della Città metropolitana, sono inoltre dedicati a spazi comuni, come il refettorio e un ufficio della Croce Rossa.
La concessione degli appartamenti in comodato gratuito è un’azione concreta che rientra tra quelle previste da un accordo quadro tra il Ministero dell’Interno-Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione e la Croce Rossa Italiana. Gli appartamenti comprendono oltre 30 vani nello stabile di proprietà della Città metropolitana e il contratto di comodato con la Croce Rossa è a tempo determinato sino al 31 dicembre 2024, con possibilità di proroga.
Nell’ambito del contratto di cessione in comodato gratuito è previsto che la Croce Rossa sostenga le spese per la manutenzione ordinaria dei locali, la fornitura dell’acqua e dell’energia elettrica, il riscaldamento, le pulizie delle parti comuni e il pagamento della TARI.

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