Cultura
La serie di reportage televisivi che la Direzione comunicazione e rapporti con i cittadini e il territorio della Città Metropolitana di Torino dedica ai “Restauri d’Arte” prosegue questa settimana con il filmato dedicato al Forte Bramafam di Bardonecchia .I filmati dei “Restauri d’Arte” vengono messi in onda dall’emittente televisiva locale GRP sul canale 114 del digitale terrestre, il venerdì alle 21,30, il sabato alle 13,45 e la domenica alle 20,45. Per visionare la playlist dei reportage video sinora pubblicati sul canale YouTube della Città metropolitana di Torino e le fotogallery basta accedere al portale Internet della Città metropolitana, alla pagina
http://www.cittametropolitana.torino.it/speciali/2021/riflettori_restauri_arte/
Per visionare tutte le fotogallery dei Restauri d’Arte e scaricare le immagini: https://photos.app.goo.gl/8BuMPaZv9P7xCco47
LA SENTINELLA DELLE ALPI COZIE
Il Forte Bramafam di Bardonecchia venne costruito tra il 1874 ed il 1889 sul colle che domina la località tanto cara ai torinesi appassionati di montagna e di sci, per proteggere lo sbocco della galleria del Frejus da eventuali incursioni di truppe francesi che non fossero state arrestate dai sistemi di distruzione interni al tunnel ferroviario. Il complesso venne realizzato in anni in cui i rapporti tra Francia e Italia non erano certamente idilliaci e divenne la più importante fortificazione delle Alpi Cozie.
Il forte è letteralmente rinato grazie all'Associazione per gli Studi di Storia e Architettura Militare ed è un cantiere aperto ormai da 26 anni, con al centro il museo dedicato alla storia del Regio Esercito, che ha trasformato quello che era ormai poco più di un rudere in luogo dove si rivivono la storia con la S maiuscola ma anche la vita quotidiana dei soldati e degli ufficiali.
Il Bramafam fa parte dal 2018 della Rete dei Forti, che raggruppa enti pubblici e privati che gestiscono le principali fortificazioni italiane ed è a sua volta entrata a far parte dell’International Fortress Council. Recentemente è stato completato un progetto avviato alcuni anni orsono con la mostra “Le uniformi della Repubblica italiana”, che racconta l’evoluzione dell’abbigliamento dell’esercito italiano dal 1946 al 2000. Nella galleria di gola è invece allestito il “Bestiario fotografico della Valle di Susa”, una mostra che nasce dalle campagne fotografiche realizzate in quota da Alessandro Perron, un giovane fotografo naturalista bardonecchiese.
Prima della pausa invernale, in cui i volontari dell'ASSAM si dedicano alla manutenzione del complesso, è ancora possibile visitare il Bramafam nelle domeniche 24 e 31 ottobre. Per informazioni si possono chiamare i numeri telefonici 333-6020192 o 347-3122958, oppure si può scrivere a info@fortebramafam.it, visitare il portale Internet www.fortebramafam.ite la pagina www.2343ec78a04c6ea9d80806345d31fd78-gdprlock/museofortebramafam.
UN CANTIERE APERTO DA 26 ANNI
“Nel maggio 1995 entrammo nel Bramafam, trovando una realtà molto diversa da quella attuale: c’erano rovi, piante cresciute disordinatamente, montagne di rifiuti. - spiega Pier Giorgio Corino , uno de i fondatori dell’A SSAM , direttore del Museo, ideatore e progettista dell’intero impianto museale - Aprimmo un cantiere, in cui, in prima persona, tagliavamo la vegetazione, pulivamo locali , smontavamo attrezzature. Poi arrivarono i primi contributi per il recupero del f orte e iniziammo a delegare la parte tecnica ad imprese specializzate. Per noi f u possibile dedicarci alla progettazione del salvataggio della fortificazione e al recupero della memoria della vita quotidiana dei soldati che per decenni passarono di qui. Erano artiglieri da fortezza, soldati della Guardia alla Frontiera, soldati ted eschi”.
Accanto ai pezzi di artiglieria che furono e sono stati anche recentemente raccolti, al Bramafam si possono vedere le uniformi nella loro evoluzione storica, funzionale e sartoriale, l’abbigliamento da fatica e quello intimo, l’armamento, l’attrezzatura per la vita quotidiana, l’igiene personale, la preparazione dei pasti per gli ufficiali e la truppa. “Abbiamo cercato di capire e di far capire ai visitatori come vivevano, come si vestivano, come si alimentavano, si lavavano e persino come espletavano le loro funzioni fisiologiche i soldati che qui prestarono il loro servizio. - sottolinea Corino - Perché chi visita oggi il forte può pensare che quei soldati fossero dei poveretti da compatire, perché stavano al freddo. In realtà abbiamo capito e vogliamo far capire ai visitatori che, sovente, quei soldati provenivano da famiglie contadine che vivevano, lavoravano e si alimentavano in condizioni molto peggiori di quelle che trovavano in caserma. Chi passava la visita di leva era dichiarato abile e quindi sano, a differenza di coetanei che si portavano dietro tare ereditarie. L’abile e arruolato andava al di là di quelle colline o di quelle campagne che non aveva mai superato; entrava in una realtà molto diversa da quella di provenienza. Veniva rivestito, gli davano due paia di scarponi, due uniformi, tre paia di mutande e due fazzoletti, un soldo per bere e per fumare, due pasti al giorno, un dormitorio riscaldato. Il graduato più fetente che avrebbe potuto incontrare in fortezza era meno cattivo del padre-padrone sotto il cui dominio aveva dovuto vivere fino alla visita di leva”.
Insomma, al Bramafam, non si punta sulla reducistica o sulla passione per il collezionismo militare, ma si ripercorrono la storia materiale, economica, sociale e il costume di un Piemonte e di un Italia che non sono poi temporalmente così lontani da noi: in fondo nella storia della civiltà umana cosa sono 70-80 anni?
La natura di cantiere permanente della fortezza di Bardonecchia è garantita dall’entusiasmo dei volontari che gestiscono il complesso, recuperando e acquisendo oggetti e attrezzature, spesso donate da persone che se le sono ritrovate in casa e intendono condividerle con chi è interessato alle vicende storiche del territorio. Ogni anno vengono allestite esposizioni temporanee e permanenti. Per il 2022, ad esempio, l'ASSAM intende ricostruire le cucine della truppa e risistemare la sala dedicata alle batterie del Monte Chaberton. Ad oggi solo il 50% del forte è recuperato a fini espositivi. Si dovrà ancora progettare e lavorare soprattutto nella parte in cui erano posizionate le artiglierie, sulla sommità del complesso. La piazza d'armi e gli interni già recuperati vengono continuamente migliorati, per poter ospitare gli oggetti acquisiti recentemente, come la piastra di corazzatura ritrovata in un settore del Vallo Alpino realizzato tra le due guerre mondiali.
“A volte per noi recuperare la camicia, le pezze da piedi o altri oggetti appartenuti ad un soldato immortalato nella foto scattata per essere inviata ai parenti è un po’ come farlo rivivere, tramandando la memoria della sua vita quotidiana. - conclude Corino - Quella foto spedita a casa sarebbe stata esposta tra i vetri del buffet della cucina, il locale più importante dell’abitazione, quello in cui si trascorreva la maggior parte del tempo. Quell’immagine in posa dell’artigliere del Bramafam la madre del soldato l’avrebbe mostrata con orgoglio ai parenti, spiegando loro che il suo figlio al forte stava talmente bene da poter indossare un orologio. Anche questo è storia”.
QUANDO IL BRAMAFAM DOVEVA DIFENDERE L’ITALIA UMBERTINA
Il Bramafam è l’ultimo dei grandi forti italiani a struttura lapidea in granito. È caratterizzato da architetture maestose ed è un prodotto tipico dell’arte secolare dello scolpire la pietra, che caratterizzava la tradizione militare sabauda. A fine ‘800 quella di Bardonecchia era la più importante fortificazione delle Alpi Cozie, dotata di un armamento di prim'ordine, con due torri corazzate della Gruson per pezzi d’artiglieria da 120/21, quattro cannoni a tiro rapido da 57 millimetri in torrette a scomparsa, sei pezzi da 87 e due da 149. Era suddivisa in tre parti, visibili ancora oggi: la piazza d'armi, il forte principale e l'avanforte, situato verso l'estremità occidentale della montagna. La guarnigione era assicurata da truppe del presidio di Torino e del 6° reggimento Artiglieria da Fortezza. II presidio di guerra comprendeva 200 uomini e, in caso di necessità, il forte poteva ospitare su giacigli di paglia a terra altri 280 soldati. Adibito durante la Prima Guerra Mondiale a campo di prigionia per i prigionieri austroungarici, il Bramafam ritornò a svolgere la propria funzione difensiva negli anni Trenta del ‘900, quando i rapporti con la Francia si erano nuovamente deteriorati. Risale a quel periodo il potenziamento delle difese esterne, con la costruzione di opere in caverna per mitragliatrici e cannoni anticarro. La più importante, il Centro 14, che si affacciava sui versanti nord e ovest dell'altura, era armata con sei mitragliatrici e presidiata da 42 uomini. Come tutte le opere della zona di Bardonecchia, anche il Forte Bramafam fu affidato all'VIII Settore della Guardia alla Frontiera. I due pezzi da 120/21, ancora operativi, andarono così a formare la 516ª batteria GaF. Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale i suoi cannoni non intervennero, ma il 21 giugno 1940, giorno in cui iniziò la breve offensiva italiana contro la Francia che sul fronte nord stava capitolando di fronte alle truppe tedesche, il sito subì un bombardamento aereo. Dopo l'8 settembre 1943 il Bramafam fu occupato dalle truppe tedesche che vi mantennero il comando del 100° Reggimento Gebirgsjäger, sino ad abbandonarlo all'alba del 27 aprile 1945. Nel primo dopoguerra il forte subì un sistematico saccheggio, che fu completato dallo smantellamento imposto dalle norme del Trattato di Pace di Parigi del 1947. Fino agli inizi degli anni Novanta il Bramafam è stato oggetto di asportazioni e atti vandalici: tutte le parti metalliche sono state rimosse, così come sono scomparsi i manufatti lapidei e sono stati demoliti numerosi tramezzi e muri di tamponatura, per recuperare i mattoni pieni.
Nell’agosto 2015, all'ASSAM venne chiesta la disponibilità ad ospitare altro materiale d’artiglieria al Forte Bramafam. Prese così corpo il progetto di realizzare una mostra che narrasse l’evoluzione delle artiglierie del Regio Esercito nel magazzino d’artiglieria, ridotto però ai soli muri perimetrali e quindi completamente da restaurare. Giunto integro nelle sue strutture sino alla fine degli anni ‘60, utilizzato come colonia dai Salesiani, dal momento della cessazione di tale attività fu pesantemente smantellato per recuperare materiali da costruzione per uso pubblico. Con il recupero del magazzino d’artiglieria completato nel 2018, si è attivata la collaborazione con il Museo Nazionale d’Artiglieria, che già in precedenza aveva supportato il Museo del Bramafam con il prestito di materiale. Con il recupero del magazzino si sono potuti raccogliere oltre 80 pezzi del periodo che va dalla fine dell’800 alla Seconda Guerra Mondiale. La raccolta proveniente dal Museo Storico Nazionale d’Artiglieria di Torino può essere apprezzata dal visitatore in sequenza temporale e nel suo sviluppo tecnologico, dal cannone da montagna da 75 BR Ret impiegato nella battaglia d’Adua del 1° marzo 1896 all’imponente cannone da Corpo d’armata da 152/45, la stessa bocca da fuoco che armava nella Prima Guerra Mondiale le corazzate della classe Caio Duilio. Ci sono anche la bombarda da 400 del Duca d’Aosta ed un un susseguirsi di bocche da fuoco tra cannoni e obici tra le due guerre mondiali sino al cannone da 149/40.
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Cultura
Sabato 23 ottobre sarà il Gruppo Storico Pietro Micca ad animare e a rendere ancora più interessante la visita a Palazzo Dal Pozzo della Cisterna, sede aulica della Città Metropolitana di Torino.
Appuntamento alle ore 10,00 in via Maria Vittoria 12 per una mattinata che inizierà nel cortile d’onore con la presentazione e l'esibizione del gruppo storico e proseguirà con un tour guidato che attraverserà gli ambienti della biblioteca, le sale settecentesche e, percorrendo lo scalone d’onore, il piano nobile con gli arredi, le vetrate e i preziosi soffitti a cassettoni.
Il Gruppo Storico Pietro Micca nasce nel 1974 all’interno dell’Associazione Amici del Museo Pietro Micca e dell’Assedio di Torino fondata dal Generale Guido Amoretti, una realtà che presta la propria attività a supporto dell’omonimo museo fin dal 1968 con l’obiettivo di divulgare, tutelare e conservare l’eccezionale patrimonio di gallerie di contromina della Città di Torino, legato alle vicende della Guerra di Successione Spagnola.
Il Gruppo Storico Pietro Micca, nominato nel 1992 Gruppo Storico cittadino, si pone l’obiettivo di ricostruire in maniera dinamica le realtà di alcuni reggimenti dell’armata sabauda che si distinsero nella difesa della Città di Torino dall’assedio franco-ispanico del 1706.
Le visite a Palazzo Cisterna sono gratuite con prenotazione obbligatoria a:
urp@cittametropolitana.torino.it o telefonando dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 13 al numero 011-8617100.
Prossimi appuntamenti: 20 novembre e 18 dicembre.
MODALITA’ DI ACCESSO
Per partecipare alla visita occorre:
- essere in possesso di certificazione verde (Green Pass) COVID-19, così come previsto dal Decreto-Legge 23 luglio 2021, n.105, per musei, mostre, istituti e luoghi della cultura;
- indossare la propria mascherina e igienizzarsi le mani con il gel posto all’ingresso;
- mantenere la distanza di almeno 1 metro con gli altri visitatori e il personale di Palazzo.
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Cultura
La serie di reportage televisivi che la Direzione comunicazione e rapporti con i cittadini e il territorio della Città Metropolitana di Torino dedica ai “Restauri d’Arte” prosegue questa settimana con il filmato dedicato alla chiesa di Santa Maria di Pulcherada a San Mauro Torinese.
I filmati dei “Restauri d’Arte”vengono messi in onda dall’emittente televisiva locale GRP sul canale 114 del digitale terrestre, il venerdì alle 21,30, il sabato alle 13,45 e la domenica alle 20,45. Per visionare la playlist dei reportage video sinora pubblicati sul canale YouTube della Città metropolitana di Torino e le fotogallery basta accedere al portale Internet della Città metropolitana di Torino, alla pagina
http://www.cittametropolitana.torino.it/speciali/2021/riflettori_restauri_arte/
Per visionare tutte le fotogallery dei Restauri d’Arte e scaricare le immagini: urly.it/3dkm8
UNA NUOVA LUCE NELLA CHIESA DI SANTA MARIA DI PULCHERADA
La rubrica che la Città metropolitana dedica ai restauri d’arte questa settimana ci proietta, è il caso di dirlo, a San Mauro Torinese a riscoprire le antiche radici dell’Abbazia di Pulcherada e a sorprenderci di fronte a un importante e innovativo progetto di restauro. La chiesa parrocchiale di Santa Maria di Pulcherada rappresenta la testimonianza oggi visibile dell'antica abbazia benedettina costruita lungo le sponde del Po alla fine del X secolo. Sorta in posizione strategica a ridosso della collina e in prossimità del fiume, l’abbazia stabilì un forte legame con il territorio e le vie commerciali, vocazione essenziale per la vita del nucleo monastico e per la città che intorno a questo si consolidò. Un documento del 991 ricorda la fondazione dell'antica abbazia, ma le mura romaniche e le decorazioni interne della chiesa raccontano la storia del complesso monastico dal Medioevo a oggi.
In seguito ad una campagna di restauri partita nel 2010 si è scoperto un importantissimo ciclo pittorico di derivazione bizantina risalente alla fine dell’XI secolo. Il ciclo pittorico del catino absidale è suddiviso in tre livelli: nel primo, che coinvolge la fascia inferiore, sono illustrate alcune scene dei Vangeli tra le quali emerge, ancora ben conservata, quella della Crocifissione; nella fascia mediana, caratterizzata dalla presenza di monofore che servivano a dare luce all'ambiente, si ritrovano le figure degli apostoli Pietro e Paolo e dei patriarchi che accompagnano le anime al giudizio; nel terzo e ultimo livello, quello della calotta absidale, compare nella sua magnificenza il Cristo benedicente e ai suoi lati la Vergine Maria e San Giovanni Battista. Si tratta di uno dei ritrovamenti più importanti degli ultimi decenni per l'ampiezza della superficie pittorica recuperata, la raffinatezza dell'esecuzione, l'eccezionalità dell'iconografia, la qualità degli affreschi e l'accertato utilizzo di materiali preziosi come il blu di lapislazzuli e la lamina di metallo dorato applicata all'aureola in stucco del Cristo.
Proprio in seguito a questa importante scoperta è stata fondata l’associazione La PulchraRada, nata dalla passione e dall’esperienza di un gruppo di giovani professionisti nel settore dei beni culturali, che si occupa della valorizzazione non soltanto della chiesa, ma di tutto il complesso. “Da alcuni anni infatti, - ci ha raccontatoClaudio Cericola dell’associazione La PulcrhaRada - si sta portando avanti un ampio progetto di riqualificazione che prevede, ad esempio, il restauro della vicina cappella della Madonnina che, insieme agli affreschi dell'Anno Mille, a un bellissimo campanile della seconda metà del Duecento, ai resti di un chiostro e della canonica che in origine era la foresteria, ci permettono di delineare un profilo e una sagoma di tutto il complesso che vogliamo e dobbiamo conservare”.
Fra gli ultimi progetti avviati e realizzati, fortemente voluto dall'amministrazione comunale che ha contribuito al finanziamento, c’è un innovativo restauro digitale affidato all’architetto Marco Capasso recentemente inaugurato. “L’installazione multimediale realizzata per il Comune di San Mauro Torinese rappresenta un unicum nel suo genere. - sottolinea Capasso - È la prima volta in assoluto infatti che un video mapping ricostruisce virtualmente un affresco medievale nel suo aspetto originale. Un intero palinsesto liturgico ricostruito grazie a un'installazione che noi definiamo di luce additiva, perché è la luce che ci permette di dare nuove informazioni all’affresco”. Un attento lavoro di ricostruzione grafica, ma anche un importante lavoro di squadra che ha coinvolto iconografi, medievalisti, storici dell'arte e che è stato seguito con attenzione e cura nei dettagli dai volontari dell'associazione, dal Comune, dalla Diocesi, dalla Soprintendenza e dal Politecnico di Torino.
“Queste, - conclude l’architetto Capasso - sono le nuove modalità per comunicare e valorizzare l’immenso patrimonio artistico e architettonico dei nostri Comuni, ma in particolare, in questo caso, parliamo di un modo per dare nuova luce a un periodo storico definito buio e che invece custodisce opere d'arte ricche di colori e di rara bellezza”.
Per maggiori informazioni si può scrivere all’associazione La PulcrhaRada all’indirizzo e-mail lapulchrarada@gmail.com
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Cultura
Dopo il successo ottenuto sabato 9 ottobre con il concerto inaugurale, la rassegna autunnale “Chivasso in Musica - I sentieri della Cultura”, patrocinata dalla Città Metropolitana di Torino, prosegue con l’appuntamento di sabato 16 alle 21 nella chiesa parrocchiale di San Giuseppe Lavoratore alla Blatta, organizzato dall’associazione Contatto in collaborazione con l'Università della Terza Età. Protagonista dell'appuntamento è la Corale Polifonica di Sommariva Bosco che, sotto la direzione di Adriano Popolani, sviluppa un programma, interamente a cappella, nel quale sono state inserite tre composizioni di don Antonio Pacetta: “Ave verum”, “O salutaris Hostia” e “Ave Regina coelorum”. Il concerto vuole essere un omaggio al sacerdote chivassese da vent'anni parroco di San Giuseppe Lavoratore, compositore e didatta di storia della musica all'Unitre chivassese. Il programma della serata parte dal Medioevo, con un brano di Magister Perotinus intitolato “Beata viscera”, ripetuto nella versione curata dal contemporaneo Roberto Di Marino. Quindi un Angelus del nolese Alessandro Ruo Rui e “A hymn to the Virgin” di Benjamin Britten. Il concerto prosegue poi con pagine di Thomas Tallis, Erik Esenvalds, Giovanni Pier Luigi da Palestrina, Charles Wood, Nikolay Kedrov, Bruno Bettinelli, John Tavener, Johannes Brahms e Felix Mendelsshon-Bartholdy.
L'accesso del pubblico è consentito a partire dalle 20,30, con Green Pass obbligatorio e libera offerta. Per il dettaglio si può consultare il sito Internet www.chivassoinmusica.it
Per comunicare con l'associazione Contatto si può scrivere a ass.contattochivasso@gmail.com oppure chiamare il numero telefonico 348-3388954.
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Cultura
Dal 14 al 18 ottobre la Città metropolitana di Torino e la Città di Torino saranno presenti alla XXXIV edizione del Salone Internazionale del Libro con un unico stand istituzionale che ospiterà un ricco programma di appuntamenti.
Lo spazio - collocato nel Padiglione n.1 (E101) - con circa 50 posti a sedere si presenta con una nuova veste grafica: la reinterpretazione dello skyline di Torino.
Durante gli incontri organizzati dalla Città di Torino il pubblico potrà confrontarsi sia con funzionari dell’Ente, sia con rappresentanti delle organizzazioni partner di alcuni progetti realizzati in collaborazione con le istituzioni come “torinovivibile.it” (portale che raccoglie i dati sugli indicatori di sostenibilità e resilienza ambientale della Città di Torino), le Universiadi 2025 e le ATP Finals.
Nello stand, luogo aperto al dibattito sulle idee e sui progetti futuri, si potrà assistere anche ad altri appuntamenti: un confronto sulle opportunità legate al design, asset sempre più importante per la città; una presentazione della ricerca sul pubblico del Torino Jazz Festivale e di MITO Settembremusica; la narrazione del lavoro delle biblioteche di quartiere nell’incontro dal titolo “Community Libraries”.
La Città metropolitana di Torino propone quattro incontri a partire dalla presentazione dell'ottimo risultato collegato al bando nazionale sulla forestazione: 70mila nuovi alberi che verranno piantumati sull'intero territorio nei prossimi mesi. L'ambiente resta al centro anche del dibattito sul PUMS, il piano urbano della mobilità sostenibile: meno traffico e più collegamenti nella programmazione metropolitana per il prossimo futuro del trasporto privato e pubblico.
Infine, la cultura protagonista con un momento dedicato alle nostre lingue madri raccontate da poeti e poetesse d'Occitania in collaborazione con Chambra d'oc per concludere con il racconto della famiglia Dal Pozzo della Cisterna tra Torino e Biella, una storia intrisa di arte e tradizioni piemontesi.
PROGRAMMA
GIOVEDÌ 14 OTTOBRE
Ore 14.00
W gli alberi!
Con il bando Forestazione, settantamila nuovi alberi sul territorio metropolitano
Con Gabriele Bovo, Jacopo Chiara, Gian Michele Cirulli, Stefania Grella, Riccardo Porcellana, Dario Zocco.
A cura di Città metropolitana di Torino e in collaborazione con Regione Piemonte, Città di Torino, Politecnico di Torino, Parco naturale La Mandria
Con l’en plein di Città metropolitana sul bando Forestazione del Ministero dell’Ambiente, il territorio vedrà la piantumazione di almeno settantamila nuovi alberi: un grande risultato per l’ambiente.
Ore 18.00
Light on Rights. Da N.U.R. a Recognize & Change.
Con Maria Bottiglieri, Mia Caielli, Gian Vincenzo Fracastoro, Antonella Tropiano. A cura dell’ufficio Cooperazione internazionale e pace con Assessorato Politiche giovanili, Pari opportunità e Cooperazione internazionale.
Presentazione del volume Building the ‘Recognize and Change’ Culture, Roma 2021 e del dossier ‘Cooperazione internazionale ed energia sostenibile. Il progetto NUR a Betlemme’ in Atti e Rassegna Tecnica 1/2021.
VENERDÌ 15 OTTOBRE
Ore 11.00
Il PUMS alla portata di tutti
Numeri e azioni del Piano Urbano della Mobilità Sostenibile
ConGiannicola Marengo, Alessandro Mazzotta, Elena Pedon
A cura di Città metropolitana di Torino e in collaborazione con Politecnico di Torino.
I numeri del PUMS, strumento di pianificazione strategica metropolitano per programmare azioni e interventi che possano sviluppare una visione di mobilità più accessibile, sicura e meno inquinante.
Ore 14.00
Il design a Torino
La World Design Library e il progetto Torino Automotive Heritage Network
Con Francesco De Biase, Sara Fortunati, Mariella Mengozzi, Monica Sciajno.
In collaborazione con Assessorato alla Cultura della Città di Torino, Biblioteche Civiche Torinesi, Circolo del Design e Mauto.
La WDL - biblioteca pubblica fisica e digitale - e il TAHN, che valorizza il patrimonio materiale e immateriale legato all’automotive, sono recenti progetti di un percorso compiuto in questi anni per incrementare le opportunità legate al design, un asset sempre più importante per la città.
Ore 16.00
Community Libraries
Biblioteche di quartiere a Torino nel XXI secolo.
Nell'ambito del Bando ‘Biblioteca casa di quartiere’ della Direzione Creatività del MIC - Ministero della Cultura.
Con Stefania De Masi, Giuseppe Deplano, Mario Petriccione, Elena Orso Giacone, Alice Turra.
In collaborazione con Biblioteche civiche torinesi, Centro interculturale, Cascina Roccafranca, Fondazione Merz e associazioni del Cocity che hanno collaborato alla realizzazione del progetto.
Un progetto che favorisce lo sviluppo sociale e culturale tramite azioni di rigenerazione urbana che interessano persone di età, cultura e background differenti. Incontri e attività collettive che coinvolgono le comunità territoriali in processi partecipativi, valorizzando le reti già esistenti (Biblioteche, librerie, case del quartiere e associazioni del territorio).
Ore 18.00
L’idiota di Dostoevskij visto dai pittori russi
Presentazione della mostra in occasione dei 200 anni dalla nascita dello scrittore russo.
Con Andrey Garbishev, Ludmilla Grossmann, Larissa Paramonova, Francesca Marceddu, Dmitry Shtodin, Daniela Silvi e Donion Uvarov. A cura di Biblioteche civiche torinesi e Servizio Relazioni Internazionali della Città.
In mostra alla Biblioteca Villa Amoretti dal 15 ottobre all’11 novembre 40 riproduzioni dei più celebri illustratori russi del XX secolo aventi come tema principale il romanzo «L’Idiota», uno dei massimi capolavori della letteratura russa di tutti i tempi.
SABATO 16 OTTOBRE
Ore 11.00
Presentazione del sito ‘Torinovivibile.it’
ConMirella Iacono, Paola Rossi.
A cura dell’Assessorato all’Ambiente.
Un nuovo sito internet torinovivibile.it, un portale per presentare gli indicatori di sostenibilità e resilienza ambientale della Città di Torino, insieme ai progetti che nel loro insieme costruiscono una citta sempre più vivibile per cittadine e cittadini.
Ore 14.00
Non si può dire più niente?
Una conversazione sulla comunicazione di genere e sul linguaggio non discriminatorio.
Con Mariangela De Piano, Elena D'Angelo, Giulia Muscatelli e Michela Locati, modera: Emilia Astore. A cura dell’Assessorato ai Diritti.
Sappiamo che ogni nostro gesto e parola è comunicazione: un dialogo sul presente e futuro. Scrivere, leggere, osservare e raccontare nel mondo contemporaneo quando le parole e le immagini influenzano e determinano i rapporti sociali, orientano gli stessi processi di crescita e di percezione di sé.
Ore 16.00
Le lingue madri tra Poeti e Poetesse d’Occitania
ConInes Cavalcanti, Daniele Dalmasso, Paulina Kamarkine, Rosella Pellerino, Luca Martin Poetto, Matteo Rivoira.
A cura di Città metropolitana di Torino e in collaborazione con Chambra d’oc.
L’impegno a tutelare e promuovere le lingue minoritarie parlate sul nostro territorio racchiude storia, valori ancestrali, attaccamento alle radici sfruttando le potenzialità offerte dalla rete.
Ore 18.00
Universiadi 2025. Lo sport come strumento di valorizzazione del territorio e di inclusione sociale
Con Veronica Silvia Biglia, Alberto Blengini Silvia Carrera, Riccardo D’Elicio, modera Tatiana Zarik.
A cura dell’Assessorato allo Sport e in collaborazione con CUS Torino - componente del Comitato Promotore dei Giochi Mondiali Universitari Invernali 2025.
Interviste a sportivi e atleti. Con la partecipazione degli atleti dell'Universiade 2007 e di atleti delle ultime paralimpiadi di Tokyo. Gli ex studenti atleti si raccontano.
DOMENICA 17 OTTOBRE
Ore 11.00
Torino Città del Tennis. L’opportunità delle Nitto ATP Finals e Davis Cup by Rakuten Finals 2021
Con Marcella Gaspardone, Elena Losito, Fabrizio Tropiano, Paola Virano.
Turismo Torino e Provincia e in collaborazione con la Federazione Italiana Tennis.
A cura del Gabinetto Sindaca e dell’Assessorato al Turismo
Torino capitale mondiale del tennis: raccontare la città attraverso lo sport e i due principali appuntamenti dell’autunno.
Ore 14.00
Torino Jazz Festival e di MITO SettembreMusica: presentazione della ricerca sul pubblico
Con Alessandro Isaia, Andrea Morelli e Giovanna Segre.
a cura della Fondazione per la Cultura Torino e in collaborazione con l’Università degli Studi di Torino - Dipartimento di Economia e Statistica ‘Cognetti de Martiis’.
A partire dai dati emersi dalla ricerca sul pubblico di MITO nel 2019, l’equipe di ricerca ha sondato l’evoluzione dei 2 festival anche in seguito all’impatto con la pandemia.
Ore 18.00
Libertà di espressione
Diritto di satira e tutela del sentimento religioso
Con Idris Elio Bergia, Rav Ariel Di Porto, Hamsananda Giri, Manuel Sanchez, Marco Ventura, Alberto Zanconato, modera Valentino Castellani.
A cura del Centro Interculturale della Città di Torino in collaborazione con il Comitato Interfedi della Città di Torino.
Un dialogo aperto su religioni, società, media e mondo delle istituzioni a partire dal volume di carattere interreligioso che raccoglie e integra gli atti della Giornata ‘Libertà di espressione. Diritto di satira e tutela del sentimento religioso’ del 26 febbraio 2021.
LUNEDÌ 18 OTTOBRE
Ore 11.00
Tra Biella e Torino la storia dei Dal Pozzo della Cisterna
Con Denise Di Gianni, Stefano Leardi, Giuseppe Morra, Anna Randone.
a cura di Città metropolitana di Torino in collaborazione con Gruppo storico Principi dal Pozzo di Reano e Archivio di Stato di Biella.
Un’antica famiglia, due importanti città ciascuna con un Palazzo Cisterna. Insieme all’Archivio di Stato di Biella e al Gruppo storico Principi dal Pozzo si ripercorre la storia della famiglia di origine di Maria Vittoria.
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Cultura
Sabato 9 ottobre alle 21 ha inizio la rassegna autunnale di Chivasso in Musica, organizzata dall’associazione Contatto, giunta alla ventiduesima edizione, patrocinata dalla Città Metropolitana di Torino e inserita nel cartellone culturale della Città di Chivasso intitolato “I sentieri della Cultura”.Il concerto in programma nella chiesa parrocchiale della Madonna del Rosario, in regione Coppina, in corso Galileo Ferraris 223, ha come protagonisti due musicisti canavesani: l’organista Sandro Frola e la mezzosoprano Elisa Barbero, impegnati in un programma di arie sacre conosciute dal grande pubblico, inframmezzate da brani d’organo di Gerolamo Frescobaldi. Con l’accompagnamento di Sandro Frola alla consolle dell’organo costruito dai Fratelli Serassi nel 1865, Elisa Barbero propone pagine di Friedrich Händel, Wolfgang Amadeus Mozart, Gioacchino Rossini, Charles Gounod, César Franck, Georges Bizet, Alessandro Magri, Giuseppe Verdi e Angelo Burbatti. Il programma dettagliato è disponibile nel portale Internet www.chivassoinmusica.it
Il concerto è organizzato in collaborazione con il comitato locale della Croce Rossa Italiana. Al termine della serata, sul piazzale antistante la chiesa parrocchiale è in programma la benedizione di un automezzo, che entrerà a far parte della dotazione del Comitato chivassese.
All’interno della chiesa parrocchiale è prevista l’esposizione delle quattordici tele che costituiscono la Via Crucis destinata alla chiesa della frazione Torassi, dipinte da Luigi Rigoletti, Ugo Muzio, Giovanni Sallemi, Carlo Buffa, Vincenzo Scicolone, Marilisa Burba, Giuseppe Guizzaro, Paolo Giacomazzi, Barbara Abena, Gino Labarile, Luigi Cipolla, Anna Maria Ballarino, Salvatore Pronestì e Valter Careggio.
Il pubblico, munito di Green Pass, può accedere a partire dalle 20,30 con libera offerta.
Per ulteriori informazioni si può scrivere a info@chivassoinmusica.it

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Cultura
La serie di reportage televisivi che la Direzione comunicazione e rapporti con i cittadini e il territorio della Città Metropolitana di Torino dedica ai “Restauri d’Arte” prosegue questa settimana con il filmato dedicato al campanile e alla chiesa parrocchiale di Nole Canavese e all’antistante piazza, recuperati dopo il crollo della torre campanaria verificatosi nel 2006.
I filmati dei “Restauri d’Arte”vengono messi in onda dall’emittente televisiva locale GRP sul canale 114 del digitale terrestre,il venerdì alle 21,30, il sabato alle 13,45 e la domenica alle 20,45.Per visionare la playlist dei reportage video sinora pubblicati sul canale YouTube della Città metropolitana di Torino e le fotogallery basta accedere al portale Internet della Città metropolitana di Torino, alla pagina
http://www.cittametropolitana.torino.it/speciali/2021/riflettori_restauri_arte/
Per visionare tutte le fotogallery dei Restauri d’Arte e scaricare le immagini: urly.it/3dkm8
La storia che raccontiamo questa settimana per la rubrica dedicata ai restauri d’arte parte dal 2006, quando la sera del 15 novembre crollarono la seicentesca torre campanaria civica e la prima navata della chiesa parrocchiale di San Vincenzo Martire. Un evento che colpì profondamente tutta la comunità nolese e che fortunatamente non provocò né morti né feriti. A distanza di quindici anni, il 25 settembre scorso, Nole ha potuto finalmente festeggiare la conclusione di un impegnativo cantiere di ricostruzione, durato 515 giorni per un totale di 36.000 ore lavorate, che ha restituito a tutta la comunità il campanile, la parrocchiale e l’intera piazza riqualificata. Il sindaco Luca Bertino ci ha raccontato di come tutto sia partito da un lavoro di progettazione partecipata, che ha visto lavorare insieme ATC, parrocchia, Comune, tecnici e rappresentanti di vari gruppi, associazioni nolesi e la Soprintendenza di archeologia, belle arti e paesaggio per la Città metropolitana di Torino.
L’elemento architettonico più importante e dalla forte funzione simbolica che si è dovuto ricostruire è la torre campanaria, che oggi sorge iconicamente sulle vestigia del campanile seicentesco crollato: “Eravamo ben consci delle grandi aspettative dei nolesi e al tempo stesso conoscevamo la complessità tecnica dell’intervento. – sottolinea il Sindaco di Nole - Il rivestimento esterno delle facciate ventilate è innovativo: si tratta di elementi in terracotta, dal profilo a T, che alternano superfici arretrate e sporgenti”. All’interno della cella campanaria, da cui si ha una visione a 360 gradi su Nole e sul territorio, sono collocate 6 campane, l’ultima delle quasi fusa per la prima volta nel 2020 in occasione della ricostruzione della torre. Ogni bronzo riproduce una nota musicale e su ciascuno è riportata una dedica.
Anche il parroco don Antonio Marino ci ha spiegato come questo lungo cantiere abbia avuto il merito non soltanto di aver costruito il nuovo campanile ma soprattutto di aver riportato l’intero complesso storico parrocchiale al suo antico splendore: “Nel 2011 si poté riaprire al culto la chiesa, ma ora abbiamo finalmente ritrovato le parti ancora mancanti: il battisteroe ilgiardino parrocchiale che si affaccia su piazza Vittorio Emanuele. Nel giardino ritroviamo un modello antico, l’hortus conclusus, ovvero il giardino recintato tipico degli edifici sacri medioevali con tutte le sue caratteristiche: il porticato, il pozzo, la statua di San Giuseppe. Questo spazio rinnovato, senza barriere architettoniche, è pensato a servizio della comunità”.
Anche il battistero è stato ricostruito nella sua posizione originale a fianco del campanile ed è stato allestito con il fonte battesimale antico e la statua settecentesca di San Vito, entrambi scampati al crollo perché si trovavano provvidenzialmente in un’altra posizione. Sempre nel battistero si trova la statua processionale di San Vincenzo martire realizzata nel 2019 da un laboratorio di Ortisei. Sulla parete che divide il battistero dal campanile è stato collocato un nuovo dipinto ex-voto del pittore Ignacio Valdés, realizzato in occasione della benedizione del nuovo battistero a ricordo della protezione di padre Giuseppe Picco sulla comunità nolese.
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La serie di reportage televisivi che la Direzione comunicazione e rapporti con i cittadini e il territorio della Città Metropolitana di Torino dedica ai “Restauri d’Arte” prosegue questa settimana con il filmato dedicato al Centro visitatori del sito Unesco di Ivrea Città industriale del XX secolo.
I filmati dei “Restauri d’Arte”vengono messi in onda dall’emittente televisiva locale GRP sul canale 114 del digitale terrestre, il venerdì alle 21,30, il sabato alle 13,45 e la domenica alle 20,45. Per visionare la playlist dei reportage video sinora pubblicati sul canale YouTube della Città metropolitana di Torino le e fotogallery basta accedere al portale Internet della Città metropolitana di Torino, alla pagina
http://www.cittametropolitana.torino.it/speciali/2021/riflettori_restauri_arte/
Per visionare tutte le fotogallery dei Restauri d’Arte e scaricare le immagini: urly.it/3dkm8
Questa settimana il reportage sui restauri d’epoca copre un arco temporale che va dal XV al XX secolo. Perché nel sito di Ivrea Città industriale del XX secolo, riconosciuto dall’Unesco nel 2018, sono presenti le testimonianze artistiche e storiche di un territorio che ha saputo abbinare la tradizione all’innovazione. Quello di Ivrea Città industriale è un insieme urbanistico che si estende per oltre 71 ettari, è di proprietà quasi esclusivamente privata e comprende 27 beni tra edifici e complessi architettonici, progettati dai più famosi architetti e urbanisti italiani del Novecento. Gli edifici vennero costruiti tra il 1930 e il 1960 ed erano destinati alla produzione, a servizi sociali e residenze per i dipendenti dell’Olivetti.
In via Jervis, proprio di fronte all’edificio che ospitava i servizi sociali e la biblioteca, sorgono le ex officine ICO. Nei locali che ospitavano il Consiglio di fabbrica all’interno dell’avveniristico edificio è stato inaugurato nella scorsa estate il centro visitatori. Appena entrati nelle ex ICO si apprezza l’architettura tipicamente novecentesca. Nella sala dell’ex Consiglio di fabbrica ci si addentra nella storia e nell’immaginario legati all’Olivetti. I 18 armadietti originali riservati ai sindacalisti, sono stati trasformati in mini bacheche informative. La sala multimediale è stata allestita con un tavolone olivettiano, con la riproduzione tridimensionale miniaturizzata del miracolo imprenditoriale e sociale di Adriano Olivetti. Calcolatrici e macchine per scrivere iconiche come la Divisumma, il computer Programma 101 e la Lettera 22 rievocano il mito di un’azienda e di una gamma di prodotti che proiettarono l’Italia nel gotha dell’innovazione tecnologica mondiale.
L’allestimento del centro visitatori è stato finanziato dalla Fondazione CRT, mentre a gestire il visitor’s centre è Turismo Torino e Provincia. Le visite sono possibili nei fine settimana e su prenotazione nei giorni feriali. Nell’intervista realizzata per la rubrica dei “Restauri d’arte” Renato Lavarini, capo di gabinetto del Comune e coordinatore del sito Patrimonio Mondiale“Ivrea, Città industriale del XX secolo”, ha sottolineato come, per esplicita richiesta dell’Unesco, nel centro visitatori sono riassunti gli elementi che hanno consentito ad Ivrea di ottenere il riconoscimento. “Sono presenti oggetti iconici della storia dell’Olivetti, ma anche una serie di strutture espositive che raccontano le peculiarità urbanistiche di quella storia. In una saletta multimediale è possibile proiettare filmati e pagine del sito www.ivreacittaindustriale.it” spiega Lavarini. Ma qual è l’elemento che più incuriosisce i visitatori? “Sicuramente l’architettura moderna: basti pensare ai siti Unesco di Le Corbusier e di Wright. - risponde Lavarini. - Quello che rende Ivrea unica al mondo è la presenza di una città industriale del XX secolo, in cui si lavorava sull’innovazione degli oggetti e della tecnologia e quella tecnologia si produceva tutti i giorni”.
Nel sito Unesco l’innovazione industriale e quella urbanistica vanno a braccetto con il recupero del complesso medioevale che comprende la chiesa e il convento di San Bernardino, con gli affreschi sulla vita di Gesù di Giovanni Martino Spanzotti, recuperati negli anni ‘50 per volontà di Adriano Olivetti. Gli eporediesi non hanno mai dimenticato la propria identità olivettiana e il riconoscimento Unesco è per la città l’occasione per valorizzare quell’identità. Per capirne il valore, basta scambiare qualche parola con gli anziani “Spille d’Oro” Olivetti che accolgono i visitatori nella chiesa di San Bernardino. Quel complesso architettonico, che sorge nella città industriale che per decenni li ha accolti nelle ore di lavoro ma anche in quelle di svago, è tuttora casa loro: è un patrimonio a cui Ivrea non può rinunciare e che vuole condividere con tutto il mondo.
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Il ventitreesimo ed ultimo concerto della stagione autunnale Organalia 2021è in programma domenica 3 ottobre alle 16 nella chiesa parrocchiale di San Francesco d’Assisi a Tonengo di Mazzé. Alla consolle dell’organo costruito da Carlo Vegezzi Bossi nel 1891, restaurato nel 2007 da Thomas Waelti, siederà Stefano Marino, organista titolare della Cattedrale di Torino. Il programma antologico permetterà al pubblico degli appassionati di musica organistica di scoprire le diverse sonorità e timbriche dello strumento. Il pomeriggio sarà aperto dalla “Marche-Gavotte” di Georg Friedrich Händel, nella trascrizione curata dal francese Théodore Dubois. Il brano è tratto dall’oratorio Joshua (HWV 64) che fu composto in un mese, fra il 19 luglio 1747 e il 19 agosto 1747, sei mesi prima l'inizio della stagione degli oratori. È il quarto oratorio basato su un libretto di Thomas Morell e fu eseguito per la prima volta il 9 marzo 1748 al teatro Covent Garden di Londra. Seguiranno due pagine di Johann Sebastian Bach: i Preludi al Corale “Nun komm, der Heiden Heiland” (BWV 659) e “Wachet auf, ruft uns die Stimme” (BWV 645). A seguire la Prima Sonata in Sol minore del compositore alsaziano di nascita e statunitense d’adozione René-Louis Becker, la Sonata in Do minore-maggiore opera 65 numero 2 di Felix Mendelsshon-Bartholdy e la “Suite du premier ton” del compositore canadese contemporaneo Denis Bédard. Il concerto è organizzato in collaborazione con il prevosto don Alberto Carlevato.
L’accesso del pubblico è possibile trenta minuti prima dell’inizio del concerto, con ingresso a libera offerta e con l’esibizione del Green Pass. Il circuito Organalia 2021 può contare su di un contributo della Fondazione CRT (maggior sostenitore) e sui patrocini della Giunta e del Consiglio regionale del Piemonte, della Città Metropolitana di Torino e del Pontificio Consiglio per la Cultura.
Per saperne di più si può consultare il portale Internet www.organalia.org o scrivere a info@organalia.org
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Si sono riaperte questa mattina, dopo la breve pausa estiva, le porte di Palazzo dal Pozzo della Cisterna per l’ormai consueto appuntamento mensile dedicato alla visita animata.
É stato il Gruppo storico “La lavandera e ij lavandè 'd Bertula” ad accogliere il pubblico raccontando l’attività dei lavandai che operavano nella borgata Bertolla di Torino fino agli anni ’60, quando il loro lavoro venne sostituito dalle lavatrici meccaniche.
La visita, come sempre, è stata un’occasione per raccontare la storia e le trasformazioni della sede aulica della Città metropolitana a partire dalla costruzione del nucleo originario del complesso risalente agli ultimi decenni del 1600 per arrivare al 1940, anno in cui la Provincia di Torino lo acquistò e lo destinò a sede istituzionale. Parte della visita è stata dedicata ad illustrare il periodo in cui il Palazzo, in seguito al matrimonio di Maria Vittoria, ultima discendente dei Dal Pozzo della Cisterna, con Amedeo di Savoia, I° Duca d’Aosta, diventò sede ducale.
Le visite sono gratuite con prenotazione obbligatoria a:
urp@cittametropolitana.torino.it o telefonando dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 13 al numero 011-8617100.
Prossimi appuntamtni: 23 ottobre, 20 novembre e 18 dicembre.
MODALITA’ DI ACCESSO
Per partecipare alla visita occorre:
- essere in possesso di certificazione verde (Green Pass) COVID-19, così come previsto dal Decreto-Legge 23 luglio 2021, n.105, per musei, mostre, istituti e luoghi della cultura;
- indossare la propria mascherina e igienizzarsi le mani con il gel posto all’ingresso;
- mantenere la distanza di almeno 1 metro con gli altri visitatori e il personale di Palazzo.
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