Cultura
La nuova serie di reportage televisivi che la Direzione comunicazione e rapporti con i cittadini e il territorio della Città Metropolitana di Torino dedica ai “Restauri d’Arte” prosegue questa settimana con il filmato dedicato alle cucine del Castello di Pralormo, che fa seguito a quelli realizzati nella chiesa della Misericordia di Torino, nel complesso che a Carmagnola comprende la chiesa e il convento di Sant’Agostino, nella sede dell’Accademia di Medicina di Torino, nella chiesa di San Pietro in Vincoli di Cavoretto e nell’ex monastero di Rivalta I filmati vengono messi in onda dall’emittente televisiva locale GRP sul canale 13 del digitale terrestre, il venerdì alle 19,45, il sabato alle 13,30 e la domenica alle 22,30.Per visionare la playlist dei reportage video sinora pubblicati sul canale YouTube della Città Metropolitana di Torino e le fotogallery basta accedere al portale Internet della Città Metropolitana di Torino, alla pagina
www.cittametropolitana.torino.it/speciali/2021/riflettori_restauri_arte/
DA FORTEZZA A RAFFINATA RESIDENZA NOBILIARE: 8 SECOLI DI STORIA NEL MANIERO DI PRALORMO
L’origine del castello di Pralormo risale al XIII secolo, quando era una fortezza a pianta quadrata per la difesa del territorio. Sino all’inizio del XIX secolo l’edificio era circondato da un fossato e vi si accedeva attraverso un ponte levatoio e una rampa, che correva parallela alla facciata ovest, al posto dell’attuale portico d’ingresso. La storia del castello si intreccia naturalmente con quella delle famiglie che lo possedettero nel corso dei secoli: dai signori di Anterisio legati al Vescovo di Asti ai Biandrate, dai Roero di Pralormo a Giacomo Beraud, che nel 1680 giunse da Barcellonette. I sui eredi fecero costruire nel 1730 la cappella opera dell’architetto Galletti e una sopraelevazione con saloni e camere decorate con affreschi. Negli anni ‘30 del XIX secolo il conte Carlo Beraudo di Pralormo, diplomatico e Ministro degli Interni per quasi 10 anni, divenne proprietario unico del castello e ne fece trasformare gli ambienti interni in una prestigiosa dimora di rappresentanza dall’architetto Ernesto Melano, artefice della trasformazione del castello reale di Racconigi. Vennero aboliti il fossato ed il ponte levatoio, costruiti il portico d’ingresso e un grandioso scalone, venne coperto il cortile centrale, trasformato in un salone d’onore alto tre piani, sormontato da una volta e da un lucernario, con arcate e finestre neoclassiche sulle facciate interne.
Il conte Carlo chiamò a Pralormo l’architetto paesaggista tedesco Xavier Kurten, che creò il magnifico parco all’inglese. Sul finire del secolo il nipote del ministro, anch’egli di nome Carlo, nonno dell’attuale proprietario, fece edificare l’Orangerie, la grandiosa cascina e la serra in vetro e ferro opera dei Fratelli Lefebvre di Parigi. Il castello è permanentemente abitato dai proprietari, che svolgono, sotto il controllo della Soprintendenza per i Beni Architettonici e il Paesaggio, un costante e attento lavoro di manutenzione e restauro, reso possibile anche grazie alle iniziative come Messer Tulipano, che richiamano visitatori da tutta Europa.
La visite al castello sono possibili dal 2005, anno in cui, in vista delle Olimpiadi di Torino, Consolata Beraudo di Pralormo e il marito Filippo, ebbero l’idea di valorizzare ulteriormente un patrimonio storico, architettonico e artistico che è rimasto intatto, grazie al fatto che il maniero appartiene alla loro famiglia da oltre 400 anni. Consolata Pralormo ha deciso di proseguire proprio nelle cantine e nelle cucine lavori di restauro che in realtà, a tappe, proseguono da una cinquantina di anni. Dal 1940 le cantine e le cucine erano abbandonate ed erano diventate dei semplici magazzini. L’attrezzatura per la vinificazione, la preparazione dei pasti, il lavaggio e la stiratura della biancheria e degli indumenti era stata ordinatamente riposta cassoni e sostituita da attrezzi e apparecchi moderni. Quei materiali e quegli attrezzi sono stati amorosamente recuperati ed esposti, costruendo un percorso in cui si raccontano la cultura e la sapienza materiale attraverso quattro secoli. La visita inizia dalla cantina, con i tini in cui si faceva fermentare il mosto per produrre il vino. Si possono anche vedere i magazzini in cui sono conservati i coppi fatti a mano e le sagome degli stucchi che ornavano i saloni del castello. Nello spazio Acqua, fuoco luce sono esposti gli attrezzi e le attrezzature per il riscaldamento e l’illuminazione dei locali del castello e per l’igiene personale. Nell’anticucina sono esposti i preziosi servizi di porcellana per i pasti quotidiani e per i ricevimenti dedicati agli ospiti di riguardo. I cataloghi di vendita per corrispondenza ritrovati negli archivi del castello danno un’idea degli oggetti e delle attrezzature che i Beraudo di Pralormo ordinavano in tutta Europa. La luminosa cucina è divisa in zone, in cui lo chef e i cinque membri della brigata di cucina conservavano, lavavano, preparavano e cuocevano gli alimenti. Interessanti in particolare le pentole di rame, la ghiacciaia, gli attrezzi del maestro pasticciere e quelli per la tostatura e la preparazione del caffè. Nella stireria si possono ammirare i più diversi modelli di ferri da stiro, ma anche le livree del personale di servizio e la scrivania del maggiordomo, vero e proprio deus ex machina del castello, che controllava e dirigeva ogni dettaglio materiale della vita quotidiana dei padroni e della servitù.

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Prorogata al 9 aprile l'esposizione fotografica “Torino 1946 - 2016. Settant'anni dal primo voto delle donne", realizzata dalla Città metropolitana di Torino nel maggio 2016 per celebrare il lungo cammino delle donne verso la conquista della piena parità di diritti e opportunità, in occasione dell’8 marzo di quest’anno è stata allestita nelle vetrine dell’Urp del Consiglio regionale del Piemonte in via Arsenale 14/g a Torino.
Si tratta di immagini storiche, tratte dalle elezioni comunali torinesi del 1946, che danno l'idea del significato, in qualche modo rivoluzionario per il costume sociale dell'epoca, della partecipazione femminile al voto.
Le riproduzioni fotografiche sono a disposizione delle amministrazioni interessate ad ospitarla così come in questi anni hanno fatto i comuni di Carmagnola, Pancalieri, Virle, Lombriasco, Cintano, Villar Dora, Torino, Ciriè, Mondovì, Usseaux, Valenza, Perosa Argentina e Pragelato.
http://www.cittametropolitana.torino.it/speciali/2016/voto_donne/
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La nuova serie di reportage che la Direzione comunicazione e rapporti con i cittadini e il territorio della Città Metropolitana di Torino dedica ai “Restauri d’Arte” viene messa in onda a partire dalla scorsa settimana dall’emittente televisiva locale GRP sul canale 13 del digitale terrestre, il venerdì alle 19,45, il sabato alle 13,30 e la domenica alle 22,30. I reportage sinora pubblicati sono dedicati alla chiesa della Misericordia di Torino, al complesso che a Carmagnola comprende la chiesa e il convento di Sant’Agostino, ai lavori in corso nella sede dell’Accademia di Medicina di Torino e, ultimo in ordine di tempo, alla chiesa di San Pietro in Vincoli di Cavoretto.
Per visionare la playlist dei reportage videosinora pubblicati sul canale YouTube della Città Metropolitana di Torino e le fotogallery basta accedere al portale Internet della Città Metropolitana di Torino, alla pagina
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SAN PIETRO IN VINCOLI: LA CHIESA DI UN PAESE CHE DIVENNE UN QUARTIERE DI TORINO
Quando ci si lascia alle spalle il Po e si inizia a risalire la collina torinese verso Cavoretto è facile dimenticarsi di essere in città: ancora di più se si attraversa il Parco Europa, impegnato in questi giorni a fiorire in tutta la sua bellezza. A Cavoretto – fino al 1889 Comune autonomo e oggi quartiere fluviale e collinare di Torino – si trova la chiesa di San Pietro in Vincoli. Realizzata tra il 1750 e il 1790 fu ampiamente riplasmata a fine Ottocento, mentre la facciata fu completata in gusto neobarocco nel 1914. L’edificio, lievemente danneggiato dai bombardamenti nel 1943 e interessato dall’incendio di alcuni locali negli anni Sessanta, necessitava di diversi interventi.
I lavori sono stati finanziati dalla Conferenza Episcopale Italiana con il contributo della Compagnia di San Paolo e della Fondazione CRT e conil sostegno concreto dei fedeli della comunità cavorettese. Sono stati affidati agli architetti Cristina Marietta dello studio Stilò, Antonello Loi e Matteo Negri della società Archinout. Il restauro della parrocchia di Cavoretto è frutto di un lungo percorso iniziato da diversi anni (quantomeno dal punto di vista burocratico) e fortemente voluto dal parroco, don Maurizio De Angeli. Il primo intervento è consistito nella messa sicurezza della copertura, in cui sono state sostituite l'orditura primaria e secondaria e tutta la tegolatura. Si è intervenuti anche sulle pitture che si stavano danneggiando, per poi concentrarsi su altre parti strutturali importanti, come quelle impiantistiche e la pavimentazione, su cui si sta lavorando proprio in questi giorni.
Un altro intervento ha riguardato l’impianto elettrico e la centrale termica, prima alimentata a gasolio e ora sostituita da una centrale a condensazione alimentata a metano. Conclusi gli interventi edilizi, i restauratori si occuperanno di ricollocare la parte pittorica, che sarà valorizzata dai nuovi corpi di illuminazione, studiati appositamente per evidenziare le tele attualmente in restauro. Ad ottobre la chiesa sarà restituita alla comunità cavorettese.
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Il programma dei prossimi appuntamenti dell’edizione 2021 di Chantar l’Uvern, completamente in modalità online a causa delle restrizioni dovute al Covid, prevede sabato 27 marzo alle 21 lo spettacolo Bestias de las valadas, a cura di Opificio Musicale, racconti e fiabe degli animali di montagna tratti dello spettacolo omonimo. Con Manuela Ressent, voce, e Paolo della Giovanna, violino.Martedì 30 marzo sarà la volta di una conferenza naturalistica intitolata La natura ai tempi del virus, condotta dal guardiaparco delle Aree protette delle Alpi Cozie Luca Giunti. Seguiranno, venerdì 2 aprile alle 21, due documentari: La carovana vai amont, di Alberto Milesi, e Crear al pais, di Andrea Fantino, più alcuni interventi che ripercorrono e raccontano l'avventura del grande progetto della Carovana Balacaval: un lungo viaggio tra lingua occitana, francoprovenzale e francese.
L’edizione 2021 di Chantar l’Uver propone fino al 22 aprile un ventaglio di appuntamenti (teatro, cinema, musica, presentazioni di libri, conferenze e laboratori) organizzati dagli sportelli linguistici occitano, francoprovenzale e francese - all'interno del progetto di Città metropolitana di Torino sulla valorizzazione delle lingue madri in attuazione della legge nazionale 482 - e gestiti dall'Associazione Chambra d'Oc e dall'Ente di gestione delle Aree Protette delle Alpi Cozie, con la collaborazione del Centro Studi Documentazione Memoria Orale di Giaglione, dell'Ecomuseo Colombano Romean, del Consorzio Forestale Alta Valle Susa e con la partecipazione attiva delle Associazioni culturali ArTeMuDa, Banda musicale Alta Valle Susa, Opificio musicale e del Comune di Villar Focchiardo.
Due le tipologie di eventi: dirette streaming su Zoom e video-première su Youtube con chat in diretta.
Per collegarsi ai singoli appuntamenti occorre consultare il calendario sui siti www.parchialpicozie.it, www.chambradoc.it e www.cittametropolitana.torino.it o ancora le pagine Facebook Chambra d'Oc, Sportelli Linguistici francoprovenzale, occitano e francese, Parchi Alpi Cozie e CittaMetroTO.
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Uno spettacolo teatrale, un film e una lettura di fiabe. È questo il menu dei prossimi eventi di Chantar l’Uvern edizione 2021, che per gli arcinoti problemi legati alla pandemia quest’anno si svolge interamente in modalità telematica.Sabato 20 marzo alle 21 il cartellone propone “L’angelo della peste”, spettacolo teatrale a cura di ArTeMuDa. Un lavoro che si ispira all'iconografia dei santi protettori invocati contro la peste, alla storia, ai testi letterari di Lucrezio, Boccaccio, Manzoni, Camus, Artaud e La Fontaine, ai riti della morte della tradizione, alle musiche e alle danze popolari, e si domanda in quale forma potrebbe oggi presentarsi una nuova peste.
Martedì 23 marzo alle 21 sarà trasmesso il film “E i a lo solelh”, di Diego Anghilante e Fredo Valla, sulla vita e il pensiero di François Fontan (Parigi, 7 febbraio1929-Cuneo, 19 dicembre1979), personaggio fondamentale per la storia dell'Occitania nella seconda metà del XX secolo. Una pellicola per conoscere meglio la figura del politico, linguista e intellettuale francese, fondatore del PNO (Parti Nationaliste Occitan, oggi Parti de la Nation Occitane) in Francia e del MAO (Movimento Autonomista Occitano) in Italia.
Il programma della prossima settimana si conclude sabato 27 marzo alle 21 con “Bestias de las valadas”, a cura di Opificio Musicale, racconti e fiabe degli animali di montagna tratti dello spettacolo omonimo. Con Manuela Ressent, voce, e Paolo della Giovanna, violino.
L’edizione 2021 di Chantar l’Uver propone fino al 22 aprile una ventina di appuntamenti (teatro, cinema, musica, presentazioni di libri, conferenze e laboratori) organizzati dagli sportelli linguistici occitano, francoprovenzale e francese - all'interno del progetto di Città metropolitana di Torino sulla valorizzazione delle lingue madri in attuazione della legge nazionale 482 - e gestiti dall'Associazione Chambra d'Oc e dall'Ente di gestione delle Aree Protette delle Alpi Cozie, con la collaborazione del Centro Studi Documentazione Memoria Orale di Giaglione, dell'Ecomuseo Colombano Romean, del Consorzio Forestale Alta Valle Susa e con la partecipazione attiva delle Associazioni culturali ArTeMuDa, Banda musicale Alta Valle Susa, Opificio musicale e del Comune di Villar Focchiardo.
Due le tipologie di eventi: dirette streaming su Zoom e video-première su Youtube con chat in diretta.
Per collegarsi ai singoli appuntamenti occorre consultare il calendario sui siti www.parchialpicozie.it, www.chambradoc.it e www.cittametropolitana.torino.it o ancora le pagine Facebook Chambra d'Oc, Sportelli Linguistici francoprovenzale, occitano e francese, Parchi Alpi Cozie e CittaMetroTO.
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La nuova serie di reportage che la Direzione comunicazione e rapporti con i cittadini e il territorio della Città Metropolitana di Torino dedica ai “Restauri d’Arte” viene messa in onda a partire da questa settimana dall’emittente televisiva locale GRP sul canale 13 del digitale terrestre, il venerdì alle 19,45, il sabato alle 13,30 e la domenica alle 22,30. I reportage sinora pubblicati sono dedicati alla chiesa della Misericordia di Torino, al complesso che a Carmagnola comprende la chiesa e il convento di Sant’Agostinoe ai lavori in corso nella sede dell’Accademia di Medicina di Torino, con la ristrutturazione dell’androne e il recupero di un ciclo di affreschi di Bartolomeo Guidobono. Quest’ultimo reportage sarà il primo ad essere messo in onda da GRP.
Per visionare la playlist dei reportage videosinora pubblicati sul canale YouTube della Città Metropolitana e le fotogallery basta accedere al portale Internet della Città Metropolitana di Torino, alla pagina
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LAVORI IN CORSO ALL’ACCADEMIA DI MEDICINA DI TORINO
La chiesa parrocchiale di San Francesco da Paola, che interrompe il ritmo porticato di via Po a Torino, è uno di quegli edifici sacri preesistenti al nuovo tracciamento viario voluto e rispettato dai Duchi di Savoia e da Maria Cristina di Francia, così come conferma il grande stemma di Vittorio Amedeo I affiancato dai gigli francesi posto all’ingresso. Chiesa e convento furono edificati a partire dal 1632: la prima, che sorgeva sulla vecchia strada della calce, rimase intatta durante la costruzione della nuova arteria, mentre il convento dei Minimi – ordine istituito da San Francesco da Paola – dovette allinearsi. L’occupazione francese nel 1796 e la successiva soppressione delle congregazioni religiose, costrinsero i Minimi a lasciare il convento e la chiesa conventuale fu trasformata in parrocchia, alla cui canonica oggi si accede da via Po 16. In seguito, i locali dell’ex convento, ospitarono diversi Istituti universitari e per dare ad essi accesso, Carlo Alberto fece praticare un’apertura in via Po all’attuale civico 18, incorniciata dal Talucchi in stile neoclassico.
È qui che da quasi un secolo si trova la sede dell’Accademia di Medicina, dove sono in corso i lavori di ristrutturazione dell’androne e di un ciclo di affreschi di Bartolomeo Guidobono. Si tratta di lavori molto attesi che sono il punto di partenza di un progetto di recupero più ampio come ha raccontato nell’intervista per la rubrica “Restauri d’Arte” il professor Giancarlo Isaia, Presidente dell’Accademia di Medicina. Per rendere possibile l’avvio di questi lavori, l’Accademia ha dovuto affrontare importanti spese, coperte grazie al sostegno di varie istituzioni tra cui la Fondazione Cassa di Risparmio di Torino e la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio e grazie a una sottoscrizione pubblica e libera rivolta ai soci, agli amici dell'Accademia e a chiunque volesse e potesse contribuire.
È in corso la ristrutturazione dell'androne che aggetta su via Po e del cortile cinquecentesco negli anni rimaneggiato e nel quale si sta riportando un po' di ordine architettonico. È anche in programma la costruzione di un ascensore che possa eliminare le barriere architettoniche oggi presenti. Importante, soprattutto dal punto di vista artistico, il recupero di un ciclo di affreschi di Bartolomeo Guidobono (Savona 1654 - Torino 1709) conosciuto come “il prete di Savona”, attivo presso la corte sabauda tra il 1685 e il 1688 e poi nuovamente dal 1705, anno in cui si trasferì a Torino insieme al fratello Domenico. Questi tre affreschi, già in restauro da molti anni, riassumono episodi della vita di San Francesco da Paola e, grazie al reperimento di fondi adeguati, saranno inaugurati insieme all’androne ristrutturato e al recupero di una parte del cortile verosimilmente tra pochi mesi. Sempre del Guidobono, a metà dello scalone che porta ai locali dell’Accademia di Medicina, come sfondo al pianerottolo, è possibile ammirare “La Crocifissione”, un altro splendido affresco già restaurato negli scorsi anni e, soprastante ad esso, una cupola con tamburo ottagonale.
Al termine dei lavori, la Città di Torino avrà a disposizione uno spazio che l’Accademia, come conferma il Presidente Isaia, metterà a disposizione per incontri e conferenze, soprattutto in questo momento in cui, almeno nei mesi estivi, si predilige riunirsi all'aperto per motivi legati alla pandemia.
Proprio nella prospettiva del ripristino di un pezzo importante della città, è stato costituito un Comitato di scopo, organismo ufficiale di cui fanno già parte o faranno presto parte i commercianti di via Po, l'Università, la parrocchia di San Francesco da Paola e forse il Comune. La missione del Comitato non è quella di raccogliere fondi direttamente quanto piuttosto dis ensibilizzare istituzioni, Enti e Fondazioni per arrivare a ristrutturare tutto il quadrilatero. È infatti in arrivo un progetto di massima che riassume tutti gli interventi da fare nel tempo: la ristrutturazione del tetto, il rifacimento della facciata lato cortile e altri interventi interni.
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La nuova serie di reportage che Direzione comunicazione e rapporti con i cittadini e il territorio della Città Metropolitana di Torino dedica ai “Restauri d’Arte”sarà messa in onda a partire da questa settimana dall’emittente televisiva locale GRP sul canale 13 del digitale terrestre, ilvenerdì alle 19,45, il sabato alle 13,30 e la domenica alle 22,30. I reportage sinora pubblicati sono dedicati alla chiesa della Misericordia di Torino e al complesso che a Carmagnola comprende la chiesa e il convento di Sant’Agostino. Il prossimo reportage sarà dedicato ai lavori in corso nella sede dell’Accademia di Medicina di Torino: si tratta della ristrutturazione dell’andronee del recupero di un ciclo di affreschi di Bartolomeo Guidobono.
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I REPORTAGE PUBBLICATI SINORA
La prima puntata della rubrica “Restauri d’Arte” è partita dal cuore di Torino, esattamente da via Barbaroux, dove sorge la chiesa della Misericordia, gioiello barocco dedicato a San Giovanni Battista decollato, che deve il suo nome all’Arciconfraternita che nel 1718 ne prese possesso e la ristrutturò una prima volta.
La seconda puntata è stata dedicata al progetto di recupero della chiesa di Sant’Agostino a Carmagnola, che si affaccia sull’omonima piazza e, insieme all’annesso convento, è il complesso monumentale più rappresentativo della città, da sei secoli fulcro della sua vita sociale, religiosa, artistica e culturale.
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Nel suo ultimo discorso di Capodanno, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricordato che il 2021 "propone alcune ricorrenze importanti. Tappe della nostra storia, anniversari che raccontano il cammino che ci ha condotto ad una unità che non è soltanto di territorio......celebreremo il centosessantesimo dell'Unità d'Italia".Un richiamo importante, che a Torino non poteva passare sotto silenzio, nel ricordo di dieci anni fa, quando in occasione delle celebrazioni di Italia 150 le istituzioni organizzarono un programma intenso di eventi e proposte carichi di richiami storici e culturali, con feste di piazza (purtroppo oggi impensabili, a causa della pandemia), mostre, concerti, parate militari, avvenimenti sportivi indimenticabili, cerimonie e raduni.
Dieci anni dopo la Città Metropolitana che nel frattempo è subentrata alla Provincia di Torino, ripercorre quei giorni: non per un triste amarcord ma per valorizzare una data che parla della nostra storia, delle nostre radici unitarie, importantissime tanto più oggi che viviamo un'epoca difficile, durante la quale occorre restare uniti e compatti.
Sul portale Internet della Città Metropolitana di Torino alla pagina www.cittametropolitana.torino.it/speciali/2021/italia160/ si può ripercorrere il ricordo di quei giorni del 2011 con una ricca fotogallery. A partire da mercoledì 17 marzo sarà inoltre online un numero speciale e monografico dell'agenzia settimanale "Cronache da Palazzo Cisterna" come contributo al 160° anniversario dell'Unità d'Italia.
"Sarà l'occasione per ricordare l'impegno che nel 2011 l'Ente di cui abbiamo raccolto l'eredità dedicò alle celebrazioni del 150°, partecipando attivamente al Comitato organizzatore e contribuendo a realizzare eventi in città e sul territorio. - sottolinea il Vicesindaco metropolitano, Marco Marocco - Ricorderemo la distribuzione di braccialetti tricolore e della Costituzione ai neo diciottenni, la posa di stele commemorative in luoghi simbolici del territorio, il sostegno ai raduni militari nazionali e agli eventi sportivi che si tennero a Torino e in provincia, la realizzazione di volumi a tema storico. Ricorderemo anche la seduta solenne del Consiglio provinciale che si tenne nell'aula del Senato, ricostruita a Palazzo Madama proprio in occasione delle celebrazioni per i 150 anni dell'Unità d'Italia. Aperta con il "Canto degli italiani", la seduta ebbe tra i suoi ospiti d'onore centinaia di Sindaci del nostro territorio e Antonino Mameli, scrittore, musicista, sceneggiatore e discendente da Goffredo Mameli".
A questo proposito, è da sottolineare che il numero speciale di "Cronache da Palazzo Cisterna" in pubblicazione il 17 marzo ospiterà anche un contributo di Umberto D'Ottavio, deputato della XVII legislatura e primo firmatario della Legge 181 del 15 dicembre 2017 con la quale il Parlamento ha dichiarato finalmente il Canto degli Italiani come "Inno d'Italia". Le note del maestro Michele Novaro vennero composte sul testo di Goffredo Mameli proprio a Torino.

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In Piemonte, a Torino, in tutti i Comuni del territorio della Città Metropolitana l’arte è di casa. Molte opere necessiterebbero di restauri, altrettante sono state oggetto di interventi importanti. La Direzione comunicazione e rapporti con i cittadini e il territorio della Città Metropolitana di Torino sta presentando alcune buone pratiche, per avviare una riflessione sul tempo, la cultura, la creatività nel corso dei secoli. I reportage sinora pubblicati sono dedicati alla chiesa della Misericordia di Torino e al complesso che a Carmagnola comprende la chiesa e il convento di Sant’Agostino.
Per visionare la playlist dei reportage videopubblicati sul canale YouTube della Città Metropolitana e alle fotogallery basta accedere al portale Internet della Città Metropolitana di Torino, alla pagina
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L’ARCICONFRATERNITA DELLA MISERICORDIA
La prima puntata della rubrica “Restauri d’Arte” è partita dal cuore di Torino, esattamente da via Barbaroux, dove sorge la chiesa della Misericordia, gioiello barocco dedicato a San Giovanni Battista decollato, che deve il suo nome all’Arciconfraternita che nel 1718 ne prese possesso e la ristrutturò una prima volta. Nel 1726 fu aperta la strada di collegamento con l’attuale via Garibaldi di cui la chiesa costituisce fondale architettonico.
L’edificio come lo vediamo oggi è frutto di un progetto dell’architetto di Robilant che risale al 1751. La facciata attuale in stile neoclassico del 1828, opera dei fratelli Lombardi, ripropone quasi fedelmente il disegno di facciata del Robilant, a suo tempo non eseguito per mancanza di fondi. Nel 1753 vennero realizzate le due cappelle laterali con gradini in pietra di Gassino. L’altare maggiore in marmi policromi riccamente decorato è opera dell’artista Francesco Benedetto Feroggio. Dietro all’altare è collocata la “Decollazione di San Giovanni Battista” di Federico Zuccari (1539-1609). Da non dimenticare l’opera del Beaumont intitolata “San Giovanni Nepomuceno davanti all’Addolorata, l’Annunciazione e l’Assunta”, una grande pala d’altare con una particolarità che la rende unica: un quadro nel quadro. All’interno della chiesa, con pianta a croce greca che si articola su due cupole, si possono ammirare l’ampio presbiterio, con eleganti fianchi decorati da coretti e la cupola emisferica di gusto guariniano e vari apparati decorativi settecenteschi. La sala capitolare contiene pregevoli arredi barocchi, preziosi paramenti ed una sorpresa: un grande armadio cela un ascensore, con il quale si scende nell’archivio storico. Qui gli ultimi restauri completano l’importante recupero strutturale sostenuto dalla Compagnia di San Paolo.
Grazie al progetto Edifici Sacri, dal 2001 la Fondazione Compagnia di San Paolo interviene a sostegno del patrimonio religioso, recuperando alcune eccellenze architettoniche della parte più antica della città, come appunto la chiesa della Misericordia. Sono stati investiti oltre 25 milioni di euro in campagne di restauri a favore delle chiese architettonicamente più rilevanti, la maggior parte delle quali concentrate nel centro storico della città, per promuovere un percorso tra le testimonianze religiose d’arte barocca, da affiancare al programma di recupero e valorizzazione del patrimonio museale della città.
In occasione dell'Ostensione della Santa Sindone del 2015 la Compagnia di San Paolo ha inoltre promosso un progetto per diffondere la conoscenza del patrimonio architettonico religioso di Torino e la consapevolezza dell'importanza che gli edifici sacri e le opere d'arte che vi sono custodite rappresentano per l’offerta culturale della città.
Sono state realizzate schede informative a cura dell'Associazione Guarino Guarini, che si possono trovare nelle principali chiese e che offrono al visitatore le informazioni necessarie per costruire un percorso di visita alla scoperta di capolavori d'architettura e arte spesso poco noti.
L’Arciconfraternita della Misericordia si è sempre occupata dei carcerati: un tempo confortando i condannati a morte, accompagnandoli al patibolo, curandone le esequie e facendo celebrare messe in suffragio delle loro anime; oggi curando il loro reinserimento nella società. L’avvocato Alberto Tealdi, generale dell’Arciconfraternita, nell’intervista per la rubrica “Restauri d’Arte”, ha sottolineato che si tratta di “un impegno coinvolgente, per dare un aiuto sia con l’attività assistenziale che con il servizio liturgico”. Costituita nel 1578, l’Arciconfraternita ha ininterrottamente svolto la sua attività di assistenza ai carcerati, coinvolgendo uomini e donne nell’opera di carità. Basti pensare che ha annoverato tra i suoi iscritti anche la marchesa Giulia di Barolo. Nella chiesa della Misericordia le funzioni si celebrano il sabato alle 16 e alle 18 e la domenica alle 10, alle 12,30, alle 16 e alle 18.
Nei giorni feriali la Chiesa si può visitare su appuntamento
, con prenotazione scrivendo a segreteria@arciconfraternitadellamisericordia.com
LA CHIESA E IL CONVENTO DI SANT’AGOSTINO: UNO SPAZIO DA VIVERE PER CARMAGNOLA
Uno spazio da vivere, nel rispetto della memoria storica: è questa l’idea alla base del progetto di recupero della chiesa di Sant’Agostino a Carmagnola, che si affaccia sull’omonima piazza e, insieme al convento, è il complesso monumentale più rappresentativo della città, da sei secoli fulcro della sua vita sociale, religiosa, artistica e culturale.
Nel gennaio del 2020 è stata avviata la campagna di civic crowdfunding “Riapriamo insieme Sant’Agostino”, per sostenerne il progetto di recupero, mentre il Comune ha presentato una credibile e ben argomentata candidatura al sostegno dell’Unesco.
Nel luglio 2020 sono iniziati i lavori di restauro della facciata e i passi successivi sono la messa in sicurezza degli interni e il restauro del tetto, con il parere favorevole della Soprintendenza per i beni culturali.
Edificata tra il 1406 ed il 1437 con abside, lato est e campanile di marcata connotazione gotica, la chiesa presenta all’interno sovrapposizioni barocche, affreschi del ‘400 e del ‘500, iscrizioni, stemmi nobiliari, un organo del ‘500 con registri a funzione timbrica, un’elegante bifora a sesto acuto, un coro ligneo del 1457 rimaneggiato nel XVI e XVII secolo, una stele funeraria romana del I secolo d.C. e una lastra tombale del ‘400 scolpita da Amedeo di Francesco da Settignano, detto anche Meo del Caprino.
Nell’intervista registrata il 3 marzo per la rubrica “Restauri d’Arte”, il geometra Mario Cordero della Ripartizione tecnica della Città di Carmagnola ha sottolineato il ruolo civico che la chiesa e il convento hanno sempre avuto. Nel convento si tenevano un tempo le riunioni del Consiglio comunale e sul campanile era collocata una campana adibita alla diffusione degli allarmi in situazioni di pericolo per la popolazione. Intorno al 1450 la zona centrale di Carmagnola venne rialzata di un metro, per risanare il concentrico che era circondato da un ambiente allora paludoso. Per questo i basamenti delle colonne non sono più visibili e lo stile gotico originario ha perso lo slancio iniziale. Anche gli altari originari con gli affreschi quattrocenteschi vennero sostituiti con altri di gusto barocco.
Sul coro ligneo del 1457, che presenta arricchimenti cinquecenteschi e seicenteschi, sono tuttora impressi i nomi dei maggiorenti carmagnolesi dell’epoca. L’idea dell’attuale Sindaca di Carmagnola, Ivana Gaveglio, sarebbe di riportare almeno per una volta i Consiglieri comunali a tenere in Sant’Agostino una riunione simbolica, che sancisca la riappropriazione dell’importante bene culturale e architettonici da parte della città.
L’architetto Renato Crivello, direttore della ripartizione tecnica della Città di Carmagnola, ha sottolineato l’ambizione dell’amministrazione comunale di fare del complesso di Sant’Agostino un polo culturale di rilevanza nazionale. È stato elaborato un progetto suddiviso in cinque lotti funzionali. La copertura è stata messa in sicurezza, per eliminare le infiltrazioni ed evitare ulteriori distacchi di stucchi dal soffitto. Il secondo lotto, candidato al sostegno dell’Unesco, riguarda il restauro e la rifunzionalizzazione della chiesa, con una spesa prevista di 3,9 milioni di euro. Altri lotti riguardano il recupero dell'ex convento, che potrà ospitare l'archivio storico comunale, ma anche le attività delle associazioni locali ed eventi culturali e aggregativi di rilevanza sia locale che regionale.
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Continua con successo di pubblico la XIV edizione di Chantar l’Uvern, i cui eventi quest’anno sono fruibili esclusivamente online per i noti problemi legati alla pandemia. Il prossimo appuntamento in programma sarà trasmesso sabato 13 marzo alle 21: si tratta di “Dante e la lingua occitana”, una conferenza/lezione a cura di Maria Soresina, con riprese e montaggio a cura di Andrea Fantino.Due le iniziative in programma la prossima settimana: mercoledì 17 marzo alle 21, il Concerto di San Patrizio, un concerto di musica da ballo occitana con il gruppo Tir na d'Oc, a cura di Opificio musicale.
Sabato 20 marzo alle 21 sarà la volta dell’Angelo della peste, uno spettacolo teatrale a cura di ArTeMuDa che si ispira – come spiegano gli autori - “all'iconografia dei santi protettori invocati contro la peste, alla storia, ai testi letterari di Lucrezio, Boccaccio, Manzoni, Camus, Artaud e La Fontaine, ai riti della morte e della tradizione, alle musiche e alle danze popolari, e si domanda in quale forma potrebbe oggi presentarsi una nuova peste”.
L’edizione 2021 di Chantar l’Uver propone fino al 22 aprile una ventina di appuntamenti (teatro, cinema, musica, presentazioni di libri, conferenze e laboratori) organizzati dagli sportelli linguistici occitano, francoprovenzale e francese - all'interno del progetto di Città metropolitana di Torino sulla valorizzazione delle lingue madri in attuazione della legge nazionale 482 - e gestiti dall'Associazione Chambra d'Oc e dall'ente di gestione delle Aree protette delle Alpi Cozie, con la collaborazione del Centro studi documentazione memoria orale di Giaglione, dell'ecomuseo Colombano Romean, del Consorzio forestale Alta Valle Susa e con la partecipazione attiva delle associazioni culturali ArTeMuDa, Banda musicale Alta Valle Susa, Opificio musicale e del Comune di Villar Focchiardo.
Due le tipologie di eventi: dirette streaming su Zoom e video-première su Youtube con chat in diretta.
Per collegarsi ai singoli appuntamenti occorre consultare il calendario sui siti www.parchialpicozie.it, www.chambradoc.it e www.cittametropolitana.torino.it o ancora le pagine Facebook Chambra d'Oc, Sportelli Linguistici francoprovenzale, occitano e francese, Parchi Alpi Cozie e CittaMetroTO.
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