Tutela fauna e flora
Dopo un periodo di riabilitazione e riambientamento durato sette mesi, stamani ad Avigliana è tornato in libertà nell’ambiente naturale lo splendido esemplare di Biancone (Circaetus gallicus) che nella prima settimana di ottobre era stato recuperato dagli agenti faunistico-ambientali del Servizio Tutela Fauna e Flora della Città Metropolitana di Torino nel territorio del Comune di Monastero di Lanzo, su segnalazione di cittadini residenti in zona.Una volta recuperato, il rapace era stato subito visitato dai veterinari del CANC, il Centro Animali Non Convenzionali della Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università, convenzionato con la Città Metropolitana. La visita non aveva evidenziato particolari patologie. Trattandosi di un giovane esemplare di circa cinque mesi di età, nato probabilmente un po’ in ritardo, gli esperti avevano ipotizzato che non avesse fatto in tempo ad essere pronto per la migrazione invernale verso il Nord Africa, tipica della specie.
Il Biancone ha quindi passato l'inverno in un tunnel di riambientamento di grandi dimensioni ad Avigliana, presso il centro di riabilitazione per volatili dell’Ente di Gestione delle Aree Protette delle Alpi Cozie, convenzionato con la Città Metropolitana. Per evitare che il rapace si abituasse alla presenza umana e che, una volta liberato, perdesse la capacità di alimentarsi autonomamente in natura, il personale del centro di riabilitazione di Avigliana ha limitato al massimo i contatti con il Biancone.
L’animale è ora pienamente riabilitato e, una volta uscito dal tunnel di riambientamento, è apparso in buona forma. Si è guardato intorno, ha aperto le ali ed ha spiccato il volo verso un vicino albero, appollaiandosi su di un ramo ad una decina di metri di altezza per osservare il territorio circostante.
Prima di essere liberato, il Biancone è stato inanellato, per consentire il monitoraggio dei suoi spostamenti nel territorio. I cittadini che dovessero avvistarlo in volo sono invitati a segnalarne la presenza al Servizio Tutela Fauna e Flora della Città Metropolitana, a titolo esclusivamente informativo.
La particolarità del Biancone, rapace diurno di grosse dimensioni con un'apertura alare che sfiora i due metri, è la dieta composta esclusivamente da serpenti e in maniera marginale da sauri. Il Circaetus gallicus si può tranquillamente definire uno sterminatore di serpi, che caccia nelle ore diurne in campo aperto, nei terreni coltivati o nei prati, poiché nei boschi non riuscirebbe ad individuare le sue prede dall’alto.
“L'incremento della presenza di animali una volta molto rari nel nostro territorio è la riprova della validità del lavoro svolto dal nostro Servizio. – commenta la Consigliera metropolitana delegata alla tutela della fauna e della flora, Gemma Amprino – L’impegno operativo e di studio da parte dei dirigenti, dei funzionari e degli agenti faunistico-ambientali della Città Metropolitana e la collaborazione di molti cittadini amanti della natura, stanno concorrendo al miglioramento della situazione faunistica delle nostre zone rurali e montane”.
A CHI RIVOLGERSI QUANDO SI RINVENGONO ANIMALI FERITI O IN DIFFICOLTA’: IL PROGETTO “SALVIAMOLI INSIEME” DELLA CITTA’ METROPOLITANA
- Città Metropolitana di Torino-Servizio Tutela della Fauna e della Flora, corso Inghilterra 7, Torino, telefono 011-8616987, cellulare 349-4163347; dal lunedì al giovedì dalle 9 alle 14,30, il venerdì dalle 9 alle 13
- Centro Animali Non Convenzionali dell’Ospedale Veterinario della Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Torino, largo Braccini 2, Grugliasco, telefono accettazione 011-6709053 e 366-6867428. In orario notturno l’accesso avviene dal numero civico 44 di via Leonardo da Vinci
- numero telefonico 118 in caso di incidenti stradali che coinvolgano la fauna selvatica
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Tutela fauna e flora
Nella notte tra sabato 19 e domenica 20 marzo un cittadino residente nel Comune di Poirino ha involontariamente investito con la sua automobile un giovane esemplare di Lupo (Canis lupus) al Km.31,200 della Strada Regionale 29 del Colle di Cadibona. Rispettando le norme del nuovo Codice della Strada, l'automobilista si è fermato, ha chiamato le forze dell'ordine di zona e ha prestato soccorso all'animale, che purtroppo è morto.Gli agenti faunistico ambientali del Servizio Tutela Fauna e Flora della Città Metropolitana di Torino, attivati dai Carabinieri e dalla Polizia Municipale, hanno preso in consegna la carcassa dell’animale e l’hanno portata alla Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Torino, per l'effettuazione dell'autopsia da parte dell’equipe del professor Ezio Ferroglio.
Dalle prime analisi l'animale è risultato essere un maschio del peso di 36 kg e dell’età di circa 24 mesi, che, prima di essere investito dall’auto, era in ottime condizioni generali di salute.
Dai primi anni ‘90, momento della ricomparsa del Lupo sulle nostre montagne, sono oltre 60 gli esemplari ritrovati morti e, secondo Gemma Amprino, Consigliera delegata alla Tutela della Fauna e della Flora della Citta Metropolitana di Torino, “questo ritrovamento è un'ulteriore conferma della buona condizione di salute in cui si trova la popolazione di Lupi, presente nel nostro territorio montano”. Proprio le buone condizioni di salute degli animali consentono una dispersione naturale degli individui giovani alla ricerca di nuovi territori da colonizzare nelle zone collinari e rurali.
Nella quasi totalità dei casi i Lupi rinvenuti morti sono esemplari molto giovani, entro il secondo anno di vita, a conferma dell'erraticità della specie negli stadi giovanili, propedeutica alla ricerca di nuovi territori ove insediarsi. La morte della stragrande maggioranza degli esemplari ritrovati deriva dall’investimento da parte di veicoli lungo le vie di comunicazione che intersecano i loro areali. I casi di uccisioni illegali sono pochissimi.
“Il cittadino che dovesse imbattersi in un lupo morto, - ricorda la Consigliera metropolitana Gemma Amprino - deve immediatamente segnalare il ritrovamento al numero 1515 della Guardia Forestale. Nel caso l’animale sia ferito o in difficoltà, senza avvicinarsi all'animale, occorre chiamare oltre al 1515 il 118, per l'attivazione del veterinario reperibile”.
A CHI RIVOLGERSI QUANDO SI RINVENGONO FERITI O IN DIFFICOLTÀ ANIMALI CHE NON SIANO LUPI: IL PROGETTO “SALVIAMOLI INSIEME” DELLA CITTÀ METROPOLITANA
- Città Metropolitana di Torino-Servizio Tutela della Fauna e della Flora, corso Inghilterra 7, Torino, telefono 011-8616987, cellulare 349-4163347; dal lunedì al giovedì dalle 9 alle 14,30, il venerdì dalle 9 alle 13
- Centro Animali Non Convenzionali dell’Ospedale Veterinario della Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Torino, largo Braccini 2, Grugliasco, telefono accettazione 011-6709053 e 366-6867428. In orario notturno l’accesso avviene dal numero civico 44 di via Leonardo da Vinci.
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Nelle settimane scorse, per il sesto anno consecutivo, il Servizio Tutela Fauna e Flora e il Servizio pianificazione e gestione rete ecologica e aree protette della Città Metropolitana di Torino hanno portato a termine una campagna di tutela dei rospi e delle rane durante la migrazione riproduttiva, grazie alla realizzazione di “rospodotti” che consentono agli anfibi di evitare di essere schiacciati dagli autoveicoli quando attraversano le strade extraurbane.“Le specie maggiormente coinvolte nella migrazione, spiega Gemma Amprino, Consigliera metropolitana delegata alla tutela della fauna e ai parchi e aree protette - sono il Rospo comune, la Rana dalmatina e il Rospo smeraldino”. I batraci vengono “convogliati” con apposite reti verso i rospodotti o verso strutture preesistenti, che permettono il superamento delle sedi stradali nel viaggio dai siti di svernamento agli abituali luoghi di riproduzione e nel ritorno.
Le operazioni del Servizio Tutela Fauna e Flora vengono effettuate nei territori dei Comuni di Pertusio, Vidracco, Vistrorio, San Giorio di Susa, Rosta e Buttigliera Alta. Il Servizio pianificazione e gestione rete ecologica e aree protette interviene invece nel territorio del Parco naturale del Lago di Candia.
Sei anni di esperienza nel salvataggio degli anfibi
L’attività del Servizio Tutela Fauna e Flora è stata avviata sperimentalmente nel 2011 a San Giorio di Susa. Già dal secondo anno di attivazione il numero di siti coinvolti è aumentato registrando il massimo nel 2013, con sette località. In sei anni l’elenco delle località interessate è cambiato, perché in alcune è venuta meno l’emergenza oppure perché in altre la popolazione era sovrastimata. L’andamento climatico generale, caratterizzato da inverni più miti, ha spostato il momento culminante della migrazione alla fine di febbraio, in corrispondenza con il primo periodo piovoso disponibile. “Anche nel 2016 è la migrazione è stata monitorata, - sottolinea la Consigliera Amprino - con sopralluoghi serali nelle serate umide e piovose del tardo inverno”. Il monitoraggio ha evidenziato realtà meritevoli di tutela, quali Pertusio, Vidracco e Vistrorio dove persiste un fenomeno migratorio importante: un migliaio di individui per ciascuna località. A Rosta e a Buttigliera la migrazione interessa alcune centinaia di esemplari, ma è comunque meritevole di tutela. Anche perché, nonostante i tre rospodotti realizzati una ventina di anni fa, è di fondamentale importanza l’intervento manuale di personale del Servizio Tutela Fauna e Flora e di volontari locali, i quali spostano gli animali da un lato all’altro della carreggiata. A San Giorio, prima della posa della barriera, si registravano numerosissimi schiacciamenti di anfibi. Già nel primo di intervento gli episodi sono drasticamente calati. I rospi percorrono una bealera con buona pendenza, in cui è sempre presente dell’acqua. Gli anfibi rimangono confinati da una barriera di plastica, che li indirizza verso un sottopassaggio, costituito da un profilato di alluminio.
Il rospodotto di Candia
Intorno al 2000, lungo la Strada Provinciale 84 Candia-Caluso vennero installate barriere artificiali mobili a tutela delle centinaia di rospi e rane dalmatine che durante la migrazione riproduttiva si dirigono verso le sponde del lago di Candia per deporre le uova. La Consigliera Gemma Amprino sottolinea che “grazie ai finanziamenti della Misura 323 del Programma di sviluppo rurale 2007-2013 della Regione Piemonte, la Città Metropolitana di Torino ha rinnovato e reso più efficiente il rospodotto”. Per consentire agli animali di superare incolumi la strada, sono state collocate sotto il manto stradale alcune canaline di cemento con una griglia di aerazione in ghisa. I vantaggi della soluzione adottata sono la salvaguardia degli animali che attraversano la strada, la facilità di manutenzione, l’umidità e l’illuminazione simili a quelle dell’esterno (il che attira gli animali). Nelle settimane scorse il Servizio Pianificazione e gestione rete ecologica e aree protette ha collocato ai bordi della carreggiata le nuove barriere temporanee che convogliano gli anfibi agli ingressi dei tunnel, garantendone l’incolumità pur in assenza di una sorveglianza diretta da parte di volontari o tecnici. La Consigliera Amprino sottolinea “la fondamentale importanza in tutta l’operazione della collaborazione delle Guardie Ecologiche Volontarie coordinate dalla Città Metropolitana”.
L’importanza delle zone umide per gli anfibi
Le zone umide sono fondamentali per specie animali e vegetali il cui ciclo vitale è, in tutto o in parte, legato alla presenza dell’acqua. Quando arriva la stagione degli amori e scende il buio, i rospi lasciano i luoghi in cui vivono abitualmente per andare in cerca di stagni, rive dei laghi o altre raccolte d’acqua, dove riprodursi. Dalle uova, deposte in lunghi cordoni gelatinosi ancorati alla vegetazione acquatica, nascono girini neri, che in due o tre mesi compiono la metamorfosi necessaria per abbandonare l’acqua e dirigersi verso i boschi o i prati umidi. Purtroppo gli esemplari adulti vengono uccisi in gran quantità dalle automobili mentre attraversano le strade che incontrano durante il cammino verso i luoghi di riproduzione. Trattandosi di animali a sangue freddo, il periodo riproduttivo dipende dalle condizioni climatiche di temperatura e umidità. In Piemonte la migrazione si svolge normalmente fra la fine febbraio e la fine di marzo.
Diffusione e morfologia
Il Rospo comune è un animale che si adatta a vari tipi di ambienti, in particolare ai boschi, sia di pianura che di montagna. È un anfibio senza coda, con la pupilla orizzontale e con ghiandole parotoidi dietro gli occhi molto evidenti. Ha una colorazione scura, dal bruno rossiccio al grigio olivastro, una corporatura tozza e la pelle rugosa. La differenza tra i sessi è molto, marcata perché le femmine sono nettamente più grandi dei maschi.
Un animale utile e indicatore della qualità ambientale
I rospi sono determinanti per il mantenimento dell’equilibrio ecologico del territorio e della sua biodiversità. Svolgono infatti un’azione di controllo degli insetti che vivono nelle zone umide, come le zanzare, ma si nutrono anche di altre specie dannose per l’agricoltura, come le lumache. Sono inoltre preziosi indicatori dello stato ambientale, perché la permeabilità della loro pelle li rende assai sensibili agli agenti tossici e ai cambiamenti climatici e ambientali.
Pericoli per la sopravvivenza
Il 36% degli anfibi italiani è a rischio di estinzione, nonostante le tutele previste dalla Convenzione di Berna per la salvaguardia della fauna minore, dalla Direttiva Habitat dell’Unione Europea e dalla Legge regionale 32 del 1982. Le minacce più significative per la sopravvivenza dei rospi sono legate alle attività umane. Oltre alla viabilità, sulla consistenza delle popolazioni incidono la modifica, la perdita e la frammentazione dell’habitat: eliminazione o compromissione delle zone umide minori per cementificazione di fontane e sorgenti, copertura o interramenti di piccole pozze e stagni temporanei, inquinamento con sostanze nocive o rifiuti delle piccole raccolte d’acqua, frammentazione degli ecosistemi dovuta a eliminazione di siepi e fasce vegetali che possono servire da corridoi per lo spostamento degli animali. Sulla consostenza delle popolazioni di rospi incide anche l’utilizzo di pesticidi e diserbanti in agricoltura. Non bisogna poi dimenticare le forme di persecuzione immotivata e crudele, dovute ai pregiudizi sull’aspetto dei rospi e all’ignoranza del ruolo ecologico che rivestono. Anche l’introduzione di specie esotiche può alterare pericolosamente gli equilibri ambientali.
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Domenica 6 marzo una pattuglia di vigilanza faunistico-ambientale della Città Metropolitana di Torino, mentre effettuava un normale servizio di pattugliamento anti bracconaggio in collaborazione con due guardie venatorie volontarie, è stata aggredita da alcuni malintenzionati. Il fatto è avvenuto intorno alle 12 lungo le sponde del Po, nel Chivassese. Uno degli aggressori, per opporsi ai controlli effettuati a norma di legge, si è prima scagliato fisicamente contro un agente faunistico-ambientale della Città Metropolitana e poi è fuggito con un fuoristrada, investendo l’agente stesso.Il dipendente del Servizio Tutela Fauna e Flora della Città Metropolitana è stato trasportato in ospedale, dove gli sono state diagnosticate contusioni ad una gamba guaribili in sette giorni. Gli autori dell'aggressione sono stati denunciati all'autorità giudiziaria ed hanno già subìto un processo per direttissima.
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Nella mattinata di mercoledì 3 febbraio agli agenti faunistico-ambientali del Servizio di Tutela della Fauna e della Flora della Città Metropolitana di Torino è giunta una telefonata del personale viaggiante delle ferrovie dello Stato, con la quale si segnalava la presenza della carcassa di un canide morto lungo la ferrovia Torino-Modane al Km 68+700, nel territorio del Comune di Salbertrand.Gli agenti della Città Metropolitana hanno constatato che si trattava della carcassa di un Lupo maschio di età adulta, del peso di 34 Kilogrammi. L’animale è stato portato alla Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Universita di Torino per l’esecuzione dell’esame autoptico previsto in casi del genere.
“Si tratta del sessantesimo rinvenimento di Lupo morto dal momento della ricomparsa della specie nelle vallate alpine del territorio della Città Metropolitana di Torino. – sottolinea Gemma Amprino, Consigliera metropolitana delegata all’ambiente, alla montagna e alla tutela della fauna e della flora - La prima carcassa di un Lupo è stata ritrovata il 18 dicembre del 2001”.
Nella quasi totalità dei casi i Lupi rinvenuti morti sono esemplari molto giovani, entro il secondo anno di vita, a conferma dell'erraticità della specie negli stadi giovanili, propedeutica alla ricerca di nuovi territori ove insediarsi. La morte della stragrande maggioranza degli esemplari ritrovati deriva dall’investimento da parte di veicoli lungo le vie di comunicazione che intersecano i loro areali. I casi di uccisioni illegali sono pochissimi.
“Il cittadino che dovesse imbattersi in un lupo morto, - ricorda la Consigliera metropolitana Gemma Amprino - deve immediatamente segnalare il ritrovamento al numero 1515 della Guardia Forestale. Nel caso l’animale sia ferito o in difficoltà, senza avvicinarsi all'animale, occorre chiamare oltre al 1515 il 118, per l'attivazione del veterinario reperibile”.
A CHI RIVOLGERSI QUANDO SI RINVENGONO FERITI O IN DIFFICOLTÀ ANIMALI CHE NON SIANO LUPI: IL PROGETTO “SALVIAMOLI INSIEME” DELLA CITTÀ METROPOLITANA
- Città Metropolitana di Torino-Servizio Tutela della Fauna e della Flora, corso Inghilterra 7, Torino, telefono 011-8616987, cellulare 349-4163347; dal lunedì al giovedì dalle 9 alle 14,30, il venerdì dalle 9 alle 13
- Centro Animali Non Convenzionali dell’Ospedale Veterinario della Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Torino, largo Braccini 2, Grugliasco, telefono accettazione 011-6709053 e 366-6867428. In orario notturno l’accesso avviene dal numero civico 44 di via Leonardo da Vinci.
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Nel tardo pomeriggio di ieri gli agenti del Servizio Tutela Fauna e Flora della Città Metropolitana di Torino, su segnalazione di un automobilista di passaggio, hanno recuperato la carcassa di un giovane esemplare di Lupo sul bordo della Strada Provinciale 229 di Verna al Km 0+900. L’arteria stradale collega il Colle della Colletta alla borgata Verna e delimita il confine tra i Comuni di Giaveno e Cumiana. L’esemplare rinvenuto morto era una giovane femmina nata quest’anno, del peso di circa 12 Kilogrammi, presumibilmente investita da un’autoveicolo nella notte tra martedì 17 e mercoledì 18 novembre. Come previsto dal protocollo di monitoraggio e ricerca sul Lupo in Piemonte, la carcassa è stata portata alla Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Torino a Grugliasco per gli esami autoptici del caso.“Si tratta del cinquantasettesimo rinvenimento di un esemplare di Lupo sul territorio della Città Metropolitana di Torino dal 2001 ad oggi. – precisa la Consigliera metropolitana delegata alla tutela della fauna e della flora, Gemma Amprino – Il fatto che si tratti di un esemplare di 5-6 mesi di età conferma la presenza di un branco stabile in riproduzione nella fascia pedemontana tra la Bassa Valsusa e il Pinerolese, da cui presumibilmente proveniva anche l’esemplare rinvenuto morto ad Airasca l’11 marzo del 2014”. “Il Lupo - ricorda Amprino – suscita paure ataviche, ma è bene ricordare che si tratta di una specie che gode della massima tutela, sia nella legislazione europea che in quella nazionale. Indipendentemente dalle opinioni personali, è fuori dubbio che dobbiamo imparare a convivere con il carnivoro per eccellenza, perché in natura in cima alle catene alimentari vi sono necessariamente i grandi predatori, dai quali nei secoli i pastori hanno imparato a difendersi, per evitare stragi di ovini e caprini, sfruttando oggi al meglio tutte le soluzioni tecniche che aiutano ad allontanare i predatori dalle greggi”.
Nella foto in allegato: la Lupa rinvenuto sulla Provinciale 229 dagli agenti del Servizio Tutela Fauna e della Flora della Città Metropolitana di Torino
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Nella prima settimana di ottobre gli agenti faunistico-ambientali del Servizio Tutela Fauna e Flora della Città Metropolitana di Torino hanno recuperato nel territorio del Comune di Monastero di Lanzo, su segnalazione di cittadini residenti in zona, un esemplare di Biancone (Circaetus gallicus). Il rapace è stato visitato dal veterinari del CANC, il Centro Animali Non Convenzionali della Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università, convenzionato con la Città Metropolitana.La visita non ha evidenziato particolari patologie. Si suppone quindi che si tratti di un giovane esemplare, nato magari un po’ in ritardo, che non ha fatto in tempo ad essere pronto per la migrazione invernale verso l'Africa, tipica della specie. Il Biancone passerà l'inverno in un tunnel di riambientamento di grosse dimensioni ad Avigliana, per poi essere liberato nel momento del passo degli esemplari della sua specie nel nostro territorio.La particolarità del Biancone, rapace diurno di grosse dimensioni con un'apertura alare che sfiora i due metri, è la dieta composta esclusivamente da serpenti e in maniera marginale da sauri. Il Circaetus gallicus si può tranquillamente definire uno sterminatore di serpi.
“L'incremento della presenza di animali una volta molto rari nel nostro territorio è la riprova della validità del lavoro svolto dal nostro Servizio. – commenta la Consigliera metropolitana delegata alla tutela della fauna e della flora, Gemma Amprino – L’impegno operativo e di studio da parte dei dirigenti, dei funzionari e degli agenti faunistico-ambientali della Città Metropolitana e la collaborazione di molti cittadini amanti della natura, stanno concorrendo al miglioramento della situazione faunistica delle nostre zone rurali e montane”.
A CHI RIVOLGERSI QUANDO SI RINVENGONO ANIMALI FERITI O IN DIFFICOLTA’: IL PROGETTO “SALVIAMOLI INSIEME” DELLA CITTA’ METROPOLITANA
- Città Metropolitana di Torino-Servizio Tutela della Fauna e della Flora, corso Inghilterra 7, Torino, telefono 011-8616987, cellulare 349-4163347; dal lunedì al giovedì dalle 9 alle 14,30, il venerdì dalle 9 alle 13
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E’ terminata la prima fase di svezzamento e accrescimento per sei piccoli Caprioli che, nei mesi scorsi, erano stati portati da alcuni cittadini al CANC, il Centro Animali Non Convenzionali della Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università, convenzionato con il Servizio Tutela Fauna e Flora della Città Metropolitana di Torino. In alcuni casi i piccoli Caprioli erano stati sottratti inconsapevolmente alle cure della mamma, mentre in altri casi erano stati raccolti in evidente difficoltà.I piccoli erano giunti al Centro che ha sede a Grugliasco verso la fine di maggio e, grazie alle cure dei veterinari del CANC, sono cresciuti sani in una piccola area circoscritta. Avendo superato i cinque mesi di età, sono stati trasferiti presso un centro di riambientamento a Caprie, in una vasta area recintata dove acquisteranno il tipico comportamento della specie, contraddistinto da una elevata diffidenza nei confronti della specie umana. L’operazione si è svolta con successo stamani. Il centro di riambientamento di Caprie è anch’esso convenzionato con il Servizio Tutela Fauna e Flora della Città Metropolitana di Torino. Alla piccola “truppa” di cuccioli di Capriolo si è aggiunta nei mesi scorsi una femmina adulta, che era stata trasportata ferita al CANC. Una volta guarita, la femmina ha fatto da mamma putativa ai piccoli. Trascorsi ulteriori sei mesi di relativa pace nell'area recintata, nella primavera del prossimo anno tutti i caprioli saranno catturati e liberati in località idonee.
E’ bene ricordare agli escursionisti che i piccoli di Capriolo nei primi mesi di vita si nascondono in caso di pericolo fra cespugli ed erbe alte, mentre la madre si allontana di poco. Passato il pericolo, la madre ritorna dal suo piccolo. Anche se appaiono soli, i piccoli caprioli non sono stati abbandonati. In caso di ritrovamento, è opportuno lasciarli in loco. Se sfortunatamente il piccolo è stato spostato, è opportuno riportarlo nel punto di ritrovamento il più celermente possibile. La madre tornerà a nutrirlo.
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E’ terminata la prima fase di svezzamento e accrescimento per sei piccoli Caprioli che, nei mesi scorsi, erano stati portati da alcuni cittadini al CANC, il Centro Animali Non Convenzionali della Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università, convenzionato con il Servizio Tutela Fauna e Flora della Città Metropolitana di Torino. In alcuni casi i piccoli Caprioli erano stati sottratti inconsapevolmente alle cure della mamma, mentre in altri casi erano stati raccolti in evidente difficoltà.
I piccoli erano giunti al Centro che ha sede a Grugliasco verso la fine di maggio e, grazie alle cure dei veterinari del CANC, sono cresciuti sani in una piccola area circoscritta. Avendo superato i cinque mesi di età, possono ora essere trasferiti presso un centro di riambientamento a Caprie, in una vasta area recintata dove acquisteranno il tipico comportamento della specie, contraddistinto da una elevata diffidenza nei confronti della specie umana. L’operazione è in programma nella mattinata di domani, giovedì 29 ottobre. Il centro di riambientamento di Caprie è anch’esso convenzionato con il Servizio Tutela Fauna e Flora della Città Metropolitana di Torino. Alla piccola “truppa” di cuccioli di Capriolo si è aggiunta nei mesi scorsi una femmina adulta, che era stata trasportata ferita al CANC. Una volta guarita, la femmina ha fatto da mamma putativa ai piccoli. Trascorsi ulteriori sei mesi di relativa pace nell'area recintata, nella primavera del prossimo anno tutti i caprioli saranno catturati e liberati in località idonee.
E’ bene ricordare agli escursionisti che i piccoli di Capriolo nei primi mesi di vita si nascondono in caso di pericolo fra cespugli ed erbe alte, mentre la madre si allontana di poco. Passato il pericolo, la madre ritorna dal suo piccolo. Anche se appaiono soli, i piccoli caprioli non sono stati abbandonati. In caso di ritrovamento, è opportuno lasciarli in loco. Se sfortunatamente il piccolo è stato spostato, è opportuno riportarlo nel punto di ritrovamento il più celermente possibile. La madre tornerà a nutrirlo.
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Ieri sera intorno alle 22 il Servizio Tutela della Fauna e della Flora della Città Metropolitana è stato interpellato per la presenza di tre cinghiali selvatici in corso Casale a Torino, all’altezza del Motovelodrono. Due dei tre ungulati segnalati si sono infilati nel retro di un ristorante in via Castiglione e si sono fermati nel cortile dello stabile che ospita il ristorante. Un terzo ungulato ha fatto invece perdere le proprie tracce nell’oscurità.Gli agenti faunistico-ambientali del Servizio Tutela Fauna e Flora hanno suggerito di lasciare indisturbati gli animali per l’intera notte. La presenza di persone avrebbe potuto aggravare la situazione, perché un cinghiale che si trovi in uno spazio ristretto e senza vie di fuga, nel tentativo di allontanarsi da quello che percepisce come un pericolo tende a travolgere qualsiasi oggetto o essere vivente trovi sulla sua strada, con conseguenze che possono essere molto gravi.
Stamani alle 8 gli agenti faunistico-ambientali della Città Metropolitana sono intervenuti sul posto ed hanno valutato che, stante la situazione di pericolo per l’incolumità delle persone presenti in zona, l’unica soluzione praticabile era l’abbattimento dei due cinghiali.
Come sottolinea la Consigliera metropolitana delegata alla Tutela della Fauna e della Flora, Gemma Amprino, “quella dei cinghiali in zone urbanizzate al confine con aree verdi boscate o coltivate è ormai una presenza abituale in tutte le grandi città europee, Torino inclusa. In caso si avvisti uno di questi ungulati, una elementare misura di sicurezza da adottare è quella di non spaventare ulteriormente l’animale, che teme l’uomo, evitando di costringerlo in spazi senza vie di fuga. Una buona misura di prevenzione consiste nel cintare orti e giardini con robuste recinzioni”.
In caso di pericolo, è bene contattare il personale altamente specializzato del Servizio Tutela Fauna e Flora della Città Metropolitana di Torino ai numeri telefonici 011-8616987 e 349-4163347, attivi dal lunedì al giovedì dalle 9 alle 14,30 e il venerdì dalle 9 alle 13. Si può anche scrivere un’e-mail a infofauna@cittametropolitana.torino.it
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