Tutela fauna e flora
Il Pellicano riccio (“Pelecanus crispus” il nome scientifico) che da oltre un anno si aggirava liberamente nel territorio della Città Metropolitana di Torino è stato catturato in evidente stato di difficoltà dagli agenti faunistico-ambientali del Servizio di Tutela della Fauna e della Flora.I primi avvistamenti del volatile risalgono ad oltre un anno fa. Si tratta di un soggetto confidente, che cioè non ha timore dell’uomo. Il monitoraggio costante dell’inusuale presenza del volatile di grosse dimensioni ha permesso agli agenti della Città Metropolitana di intervenire immediatamente appena l'animale ha dato i primi segni di malessere, catturandolo con facilità e portandolo al CANC-Centro Animali Non Convenzionali della Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Torino per le cure del caso.
È stato determinante l'aiuto di alcuni cittadini che, sollecitati dal comunicato stampa diffuso nei giorni scorsi e ripreso dai principali organi di informazione, hanno consentito con le loro chiamate una localizzazione quasi quotidiana della presenza del Pellicano.
Ora il volatile è in cura dai medici del CANC di Grugliasco e si spera che possa essere riportato ad un buon stato di salute. La presenza di un anello fissato ad una zampa ha consentito di appurare che proviene da un parco zoologico del nord della Germania. Se si ristabilirà, verrà destinato ad un ambiente protetto ed idoneo. I Pellicani sono ittiofagi ed il loro fabbisogno alimentare oltrepassa il kilogrammo di pesci al giorno. Sono innocui per l'uomo.
“Dobbiamo un sentito ringraziamento ai molti cittadini che con la loro sensibilità ambientale e con le loro segnalazioni hanno contribuito all’operazione di salvataggio del Pellicano” sottolinea la Consigliera metropolitana Elisa Pirro, delegata all’Ambiente e alla Tutela della fauna e della flora.
A CHI RIVOLGERSI QUANDO SI RINVENGONO ANIMALI FERITI O IN DIFFICOLTA’: IL PROGETTO “SALVIAMOLI INSIEME” DELLA CITTÀ METROPOLITANA
- Città Metropolitana di Torino-Servizio Tutela della Fauna e della Flora, corso Inghilterra 7, Torino, telefono 011-8616987, cellulare 349-4163347; dal lunedì al giovedì dalle 9 alle 14,30, il venerdì dalle 9 alle 13
- Centro Animali Non Convenzionali dell’Ospedale Veterinario della Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Torino, largo Braccini 2, Grugliasco, telefono accettazione 011-6709053 e 366-6867428. In orario notturno l’accesso avviene dal numero civico 44 di via Leonardo da Vinci.
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Sono in corso le indagini per individuare i responsabili dell’improvvisa mancanza di acqua nella Roggia di Oglianico, che è alimentata dalla Roggia di Favria, canale che preleva acqua dal torrente Orco per condurla ad una fitta rete di canali utilizzati per l’irrigazione. La mancanza di acqua nella Roggia di Oglianico ha provocato nei giorni scorsi la morte di qualche centinaio di Trote, Vaironi e Lamprede.Gli agenti faunistico-ambientali del Servizio di Tutela della Fauna e della Flora della Città Metropolitana di Torino sono intervenuti nella mattinata di lunedì 13 febbraio insieme alle guardie volontarie della FIPSAS in località Bandone, nel territorio del Comune di Cuorgnè, per verificare una segnalazione sulla mancanza di acqua nella Roggia di Oglianico. È proprio in quest’ultimo corso d’acqua che si è verificata la morìa di pesci. Gli agenti faunistico-ambientali sono comunque riusciti a recuperare e a salvare molti esemplari di pesci e hanno disposto il ripristino immediato del deflusso minimo vitale di acqua nella roggia, mettendo in sicurezza i pesci ancora presenti.
La prassi comune prevede che, in caso di messa in asciutta per effettuare le operazioni di pulizia e manutenzione, i responsabili della gestione dei corsi d’acqua diano comunicazione delle operazioni stesse al Servizio Tutela Fauna e Flora, il quale predispone e attua il prelievo della fauna ittica e il successivo reinserimento una volta ristabilito il normale deflusso dell'acqua.
I responsabili della mancanza di acqua nella Reggia di Oglianico e della morìa di pesci rischiano una sanzione amministrativa di 3.300 Euro.
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Da alcuni giorni sta destando sorpresa negli abitanti del Pinerolese l’insolita presenza di un Pellicano Riccio (Pelecanus crispus è il nome scientifico) che sta frequentando i laghetti della zona. L'animale, avvistato anche alle porte della Città di Pinerolo, è in buona salute ed è tenuto sotto controllo dal Servizio di Tutela della Fauna e della Flora della Città Metropolitana di Torino.I primi avvistamenti del volatile risalgono ad oltre un anno fa. Si tratta di un soggetto confidente, che cioè non ha timore dell’uomo. Tale comportamento, associato alla presenza di un anello fissato ad una zampa induce gli esperti ad ipotizzare che si tratti di un animale scappato da un allevamento.
I Pellicani sono ittiofagi ed il loro fabbisogno alimentare oltrepassa il kilogrammo di pesci al giorno. Sono innocui per l'uomo.
Gli esperti del Servizio di Tutela della Fauna e della Flora della Città Metropolitana di Torino raccomandano di non molestare il Pellicano, non tentare di avvicinarsi, non alimentarlo e non cercare di catturarlo. In caso lo si incontrasse in evidente stato di difficoltà si possono chiamare immediatamente i numeri di emergenza 011-8616987 o 349-4163347.
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Nei giorni scorsi le Guardie Ecologiche Volontarie della Città Metropolitana di Torino, su segnalazione di un escursionista, hanno rinvenuto un Lupo morto sulle montagne sopra Rubiana, oltre i 1600 metri di altitudine, tra la Val Susa e la Valle di Viù. Si tratta di una giovane femmina di circa 6-7 mesi di età, del peso di 23 kg.Dopo i contatti con il personale del Corpo Forestale dello Stato, del Servizio veterinario dell'Asl To3 e del Parco Alpi Cozie - partner del progetto Life Wolf Alps - i volontari hanno provveduto al recupero della carcassa dell’animale, che è stata trasportata a valle. In collaborazione con il personale dedicato al progetto Life Wolf Alps del Parco Alpi Cozie, la carcassa è stata consegnata ai veterinari del Dipartimento Universitario di Veterinaria a Grugliasco.
I veterinari dell'Università e del CERMAS-Centro di Referenza Nazionale per le Malattie degli Animali Selvatici di Aosta, che fa capo all'Istituto Zooprofilattico Sperimentale Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, hanno eseguito l’esame necroscopico sull'animale. Le cause della morte sembrano naturali, ma si eseguiranno ulteriori esami tossicologici. Sono anche stati prelevati campioni di tessuto, per eseguire le analisi genetiche previste nell'ambito del progetto europeo Life Wolf Alps. Il DNA ricavato permetterà di comprendere gli spostamenti della Lupa, la sua provenienza e il branco di origine. Una volta terminati tutti gli esami, la Lupa sarà imbalsamata e conservata a scopi didattici dalla Città Metropolitana di Torino.
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Il Servizio di Tutela della Fauna e della Flora della Città Metropolitana di Torino ha organizzato un corso di formazione per guardie venatorie volontarie della durata di 60 ore. Il corso si svolgerà a partire da lunedì 7 novembre in orario serale nelle aule della Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Torino, concesse nell'ambito di una convenzione tra la Città Metropolitana e l'Ateneo torinese.Le associazioni che hanno aderito al corso, iscrivendo al corso 150 loro soci, sono Federcaccia, Italcaccia, Enalcaccia, Anuami, Libera Caccia, Arci Caccia, Gadit, Pro Natura, Giacche Verdi, Agri Ambiente, Anta, EPS, Fare Ambiente e LAC.
Il corso verrà inaugurato lunedì 7 novembre alle 20,30 alla presenza di Mario Lupo, dirigente del Servizio Tutela della Fauna e della Flora, del direttore del Dipartimento di Scienze Veterinarie Giovanni Re e del coordinatore scientifico del corso, Giuseppe Quaranta.
Al termine del corso, il 18 febbraio 2017, gli aventi diritto sosterranno un esame finale per la verifica dell'idoneità allo svolgimento delle funzioni di pubblico ufficiale, qualifica riconosciuta alle guardie venatorie volontarie. Gli esaminatori saranno esperti della Prefettura, della Regione Piemonte, delle associazioni ambientaliste e venatorie e delle associazioni di categoria del mondo agricolo, due docenti del corso e un rappresentante della Città Metropolitana.
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Era a prima vista simile ad una Vipera, ma era una Coronella girondica il serpente avvistato ieri sera nei pressi di una casa di riposo per anziani in Strada Antica di Collegno. La segnalazione della presenza del rettile è giunta ieri sera intorno alle 21,30 al Servizio Tutela Fauna e Flora della Città Metropolitana, interpellato dalla centrale operativa della Polizia Municipale di Torino.Le immagini dell'animale, inviate telefonicamente agli esperti della Città Metropolitana, lasciavano dubbi sull'identificazione della specie, facendo ipotizzare che si potesse trattare appunto di un’innocua Coronella girondica, anche denominata Colubro di Riccioli. I due animali si somigliano molto, visto che la Coronella ha elaborato una strategia evolutiva denominata mimetismo Batesiano, che si basa sulla somiglianza di una specie innocua ad una ben più pericolosa, per trarne vantaggi nei confronti degli eventuali predatori. Immediatamente giunti sul posto gli agenti faunistico-ambientali della Città Metropolitana, hanno riconosciuto il serpente come una Coronella girondica e, dopo averlo catturato, l’hanno liberato in un ambiente naturale idoneo.
Negli ultimi anni sono sempre più numerose le richieste di intervento, per la cattura in Torino di serpenti autoctoni, che giungono al Servizio Tutela Fauna e Flora della Città Metropolitana. La causa può essere l'aumento di zone rinaturalizzate negli ambienti abitati dall’uomo e la conseguente maggior disponibilità di cibo per questi animali. Di non secondaria importanza è la presenza di topi, alimento ideale per un serpente allo stadio adulto.
I numeri telefonici del Servizio Tutela Fauna e Flora della Città Metropolitana ai quali rivolgersi per segnalare la presenza di serpenti in area urbana sono 011-8616987 e 349-4163347
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Questo pomeriggio intorno alle 17 è giunta al Servizio tutela fauna e flora della Città metropolitana di Torino una telefonata da parte di residenti che segnalava la presenza di un animale simile a un camaleonte ma di colore arancio in via DanteGli esperti del Servizio tutela fauna e flora hanno recuperato il rettile. Si tratta di un esemplare di Pogona Vitticeps, chiamato abitualmente Drago barbuto; un sauro esotico la cui lunghezza, nei soggetti adulti, può andare dai 60 agli
Questi sauri sono molto diffusi in commercio per il carattere docile e la facile adattabilità alla vita in cattività: in buone condizioni possono vivere dai 15 ai 20 anni. Il soggetto ritrovato potrebbe essere dunque sfuggito ai proprietari o essere stato abbandonato dagli stessi.
Il drago barbuto recuperato dal personale del Servizio tutela fauna e flora verrà questa sera portato presso il Canci, Centro animali non convenzionali dell’ospedale veterinario della facoltà di medicina veterinaria dell’Università di Torino dove verranno fatti accertamenti sul suo stato di salute e, in caso non fossero rintracciabili i proprietari, verrà quindi portato nel rettilario dell’Oasi degli animali di San Sebastiano da Po, centro faunistico convenzionato con la Città metropolitana di Torino (vedi www.oasideglianimali.it)
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Ieri sera intorno alle 22 è giunta al Servizio di Tutela Fauna e Flora della Città Metropolitana di Torino, una telefonata da parte di residenti che segnalava la presenza di un serpente di colore rosso nel cortile di uno stabile di via Candiolo 43 bis a Torino. La presenza del colore rosso nella livrea in genere in natura segnala una potenziale pericolosità del serpente che la sfoggia.Osservando una foto scattata con un telefono cellulare, gli esperti del Servizio Tutela Fauna e Flora hanno potuto in tempo reale rendersi conto della non pericolosità del rettile e tranquillizzare i cittadini. Si trattava infatti di un esemplare di Lampropeltis triangulum, volgarmente detto Serpente del latte. Si tratta di un ofide esotico la cui lunghezza può andare dai 50 ai 150 centimetri. È un serpente del tutto innocuo, che, come strategia di difesa, utilizza il mimetismo batesiano, ossia la somiglianza ad una specie pericolosa per trarne vantaggi. Il Lampropeltis triangulum ha una livrea che imita quella dell’invece velenosissimo Serpente Corallo (nome scientifico Micrurus fulvius), diffuso tra le regioni sudorientali degli Stati Uniti d'America e il nord-est del Messico. L'unica effettiva differenza tra i due è la sequenza dei colori della livrea: nero-giallo-rosso-giallo-nero-giallo per il Serpente corallo, giallo-nero-rosso-nero-giallo-nero per il Serpente del latte.
Il Serpente del latte recuperato dal personale del Servizio Tutela Fauna e Flora verrà portato nel rettilario dell’Oasi degli Animali di San Sebastiano da Po, centro faunistico convenzionato con la Città Metropolitana di Torino (vedi www.oasideglianimali.it)
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La Provincia di Asti, la Città Metropolitana di Torino, l’Ambito Territoriale di Caccia TO5 “Collina Torino” e l’Ambito Territoriale AT1 “Nord Tanaro” hanno siglato un protocollo d’intesa che prevede interventi coordinati per il contenimento numerico dei cinghiali nei rispettivi territori di competenza.Il protocollo prevede uno “sconfinamento” degli interventi: viene cioè autorizzata l’estensione delle operazioni di contenimento nei Comuni confinanti appartenenti al territorio di competenza degli altri Enti firmatari.
Le modalità delle operazioni verranno di volta in volta concordate dai soggetti attuatori degli interventi di controllo previsti dai Piani di contenimento adottati nel 2015 dalla Provincia di Asti e dalla Città Metropolitana di Torino.
“Siamo in una situazione di emergenza. – spiega Gemma Amprino, Consigliera metropolitana delegata all’agricoltura, all’ambiente e alla tutela della fauna e della flora – Le numerose segnalazioni su danni alle colture agricole e sugli incidenti stradali provocati dalla presenza di ungulati sulle arterie extraurbane hanno confermato la necessità di adottare procedure stabili di collaborazione con la Provincia di Asti nei territori al confine con la Città Metropolitana. In particolare è stata segnalata l’eccessiva presenza di cinghiali nell'Ambito territoriale di caccia AT 1 Nord Tanaro. Intendiamo monitorare e nel contempo diminuire la consistenza numerica dei cinghiali, per ridurre l'impatto negativo sulle colture agrarie ed il rischio di danni in genere. Gli interventi coordinati e contemporanei nei territori confinanti saranno effettuati nelle zone rurali, individuate nella programmazione della Provincia di Asti e della Città Metropolitana di Torino, in cui vi sono anomale concentrazioni di cinghiali. Tali concentrazioni causano un giustificato allarme sociale, oltre ai concreti danni alle colture e agli incidenti stradali”.
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Terminata la fase di reinserimento nell’ambiente naturale, sono stati liberati nella zona dei 5 Laghi di Ivrea i quattro piccoli Caprioli che, circa un anno fa, erano stati portati da alcuni cittadini al CANC, il Centro Animali Non Convenzionali della Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università, convenzionato con il Servizio Tutela Fauna e Flora della Città Metropolitana di Torino.La liberazione è avvenuta sulle sponde del lago Pistono, nel territorio del Comune di Montalto Dora, in un ambiente idoneo al loro sostentamento naturale e di notevole valenza naturalistica.
In alcuni casi i piccoli Caprioli erano stati sottratti inconsapevolmente alle cure della mamma, mentre in altri casi erano stati raccolti in evidente difficoltà. I piccoli erano giunti al Centro che ha sede a Grugliasco verso la fine del maggio 2015 e, grazie alle cure dei veterinari del CANC, erano cresciuti sani in una piccola area circoscritta. Dopo aver superato i cinque mesi di età, nell’ottobre scorso i piccoli erano stati trasferiti presso un centro di riambientamento a Caprie, in Valle di Susa, in una vasta area recintata dove hanno potuto acquistare il tipico comportamento della specie, contraddistinto da una elevata diffidenza nei confronti dell’uomo. Il centro di riambientamento di Caprie è anch’esso convenzionato con il Servizio Tutela Fauna e Flora della Città Metropolitana di Torino. Alla piccola “truppa” di cuccioli di Capriolo si era aggiunta nei mesi scorsi una femmina adulta, che era stata trasportata ferita al CANC, era gravida e ha partorito con successo durante il periodo di cura. Una volta guarita, la femmina ha fatto da mamma putativa anche ai piccoli non suoi. Trascorsi ulteriori sette mesi di relativa pace nell'area recintata, i Caprioli sono stati catturati stamani e liberati intorno al lago Pistono.
All’operazione di stamani a Caprie era presente la Consigliera metropolitana delegata all’ambiente e alla tutela della fauna e della flora, Gemma Amprino, che ha incontrato in loco alcuni studenti del Corso di Laurea in produzioni e Gestione degli animali in allevamento e selvatici della Facoltà di medicina veterinaria dell’Università di Torino, accompagnati dal docente professor Giuseppe Quaranta.
La Consigliera Amprino si è poi recata al lago Pistono di Montalto Dora per seguire da vicino le operazioni di liberazione degli animali, completate con successo dagli agenti faunistico-ambientali del Servizio Tutela Fauna e Flora della Città Metropolitana.
“È stata un’esperienza interessante ed emozionante, che mi ha consentito di apprezzare una volta di più la professionalità del nostro personale. – ha commentato la Consigliera Amprino - Sono abbastanza frequenti i casi di cittadini che si rivolgono al Servizio Tutela Fauna e Flora o ai veterinari del Centro Animali Non Convenzionali di Grugliasco per consegnare piccoli di Capriolo o di altri mammiferi selvatici rinvenuti in zone rurali o montane”. “E’ bene sottolineare che, nella maggior parte dei casi, non si tratta di animali abbandonati dai genitori. – prosegue la Consigliera metropolitana delegata alla tutela della fauna e della flora - I piccoli non devono essere sottratti alle cure della mamma, che spesso si aggira nei paraggi dei luoghi in cui i piccoli vengono avvistati. Si deve intervenire solo quando i cuccioli sono in evidente difficoltà o sono feriti. Quando non sono in difficoltà, prelevarli significa compromettere la loro capacità di vivere nell’ambiente naturale, perché si rischia di innescare il meccanismo dell’imprinting: quegli animali perdono il loro naturale timore dell’uomo e ne possono assorbire l’odore, con il risultato di essere respinti dai loro simili, mamme comprese”.
La Consigliera Amprino ricorda che “la Città Metropolitana, grazie al progetto Salviamoli Insieme, garantisce un importante presidio sul territorio per la tutela della fauna selvatica. Ma si tratta appunto di un servizio da allertare solo in caso di effettiva necessità, perché le consegne improprie di piccoli animali ai nostri agenti comportano un aggravio di lavoro e di costi. Questi animali devono essere ricoverati presso centri di riabilitazione e riambientamento convenzionati con la Città Metropolitana (nei quali si cerca di farli tornare alla loro naturale “selvaticità”) e successivamente liberati nel corso di operazioni complesse e delicate, eseguite da personale specializzato”.
A CHI RIVOLGERSI QUANDO SI RINVENGONO ANIMALI FERITI O IN DIFFICOLTA’: IL PROGETTO “SALVIAMOLI INSIEME” DELLA CITTA’ METROPOLITANA
- Città Metropolitana di Torino-Servizio Tutela della Fauna e della Flora, corso Inghilterra 7, Torino, telefono 011-8616987, cellulare 349-4163347; dal lunedì al giovedì dalle 9 alle 14,30, il venerdì dalle 9 alle 13
- Centro Animali Non Convenzionali dell’Ospedale Veterinario della Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Torino, largo Braccini 2, Grugliasco, telefono accettazione 011-6709053 e 366-6867428. In orario notturno l’accesso avviene dal numero civico 44 di via Leonardo da Vinci.
IL LAGO PISTONO, UN TESORO AMBIENTALE ALLE PORTE DI IVREA
Il lago Pistono , dove sono stati liberati i Caprioli riambientati a Caprie, è situato in una conca scavata dal ritiro di un ghiacciaio del Pleistocene, il quale ha dato origine anche ai restanti quattro laghi della zona (Sirio, Nero, di Campagna e San Michele). Oggi il lago Pistono è alimentato dal Rio Montesino, mentre sull'estremo lato ovest si trova un canale artificiale, atto ad alimentare quello che un tempo era il mulino del paese. Il flusso d'acqua uscente è regolato da una piccola diga. L'intero lago è circondato da un itinerario immerso nella natura, percorribile a piedi o in bicicletta. Sul lato est è presente il bar ristorante “La Monella”. Sul lato nord del lago, in cima ad una collina collina, spicca la mole del Castello di Montalto Dora, che si riflette sullo specchio d'acqua sottostante.
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