Tutela fauna e flora
Dopo le recenti inchieste giornalistiche e le prese di posizione di alcuni esponenti di associazioni animaliste in merito al Piano di contenimento della Nutria adottato nello scorso febbraio dalla Città Metropolitana di Torino, Elisa Pirro, Consigliera delegata all’ambiente e alla tutela della fauna e della flora, tiene a fomulare alcune precisazioni.“Il piano – spiega la Consigliera delegata - riguarda una specie non autoctona e non tutelata dalle normative sulla fauna selvatica e viene implementato dalla Città Metropolitana così com’è stato predisposto durante il passaggio dalla precedente all’attuale amministrazione. Il lungo iter di approvazione non consentiva di apportare modifiche senza ritardare l'emanazione, che era ritenuta urgente per far fronte ad alcuni problemi rilevanti per gli agricoltori”.
“Essendo consci delle criticità del piano, - precisa la Consigliera Pirro - abbiamo deciso di non attuare interventi cruenti di contenimento in ambito cittadino. Stiamo valutando la possibilità di rivedere il piano ponendo più attenzione a metodi alternativi a quelli tradizionali. Dobbiamo però tenere presente che il Regolamento europeo 1143 del 2014 ed i relativi regolamenti di esecuzione emanati nel 2016 fissano l’elenco delle 100 specie esotiche più dannose per l’ecosistema europeo. In tale elenco è compresa la Nutria, di cui si prevede l’eradicazione dal territorio europeo”. In Italia pertanto la Nutria non gode attualmente di alcun tipo di tutela giuridica. La Consigliera Pirro ricorda che “l’ISPRA-Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, è stato incaricato dal Ministro dell’Ambiente di redigere un piano nazionale di intervento da presentare alle Regioni, che sono state sollecitate ad adottare a loro volta appositi piani. La Regione Piemonte nel marzo 2016 ha ribadito la competenza della Città Metropolitana di Torino e delle altre Province nel controllo della fauna ed ha invitato gli Enti di area vasta ad adottare nel proprio territorio piani di contenimento della Nutria. Il Servizio Tutela Flora e Fauna della Città Metropolitana opera con personale regionale distaccato e impegnato nell’esercizio di una funzione delegata e non può pertanto rifiutarsi di adottare atti espressamente richiesti dalla Regione”.
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L’animale potrà essere utilizzato per un progetto di ripopolamento sul nostro territorioE’ un’autentica sorpresa, che rientra a pieno titolo nel Progetto Salviamoli Insieme della Città Metropolitana di Torino, quanto accaduto dopo oltre 25 anni di attività: è stata consegnata da cittadini di Moncalieri una tartaruga palustre europea (Emys orbicularis).
Si tratta del primo esemplare di questa specie autoctona, oramai rarissima nei nostri territori, recuperata in condizioni di difficoltà. L'animale è stato portato al Centro Animali non Convenzionali della Facoltà di Medicina Veterinaria dell'Università di Torino, che collabora con la Città Metropolitana, Giuseppe Quaranta e Mitzy Mauthe, professori del Centro, dopo una accurata visita, ne hanno diagnosticato il perfetto stato di salute.
La progressiva rarificazione di questa specie è dovuta, oltre all'inquinamento ambientale, alla massiccia invasione dei nostri ambienti umidi da parte della tartaruga esotica acquatica Trachemys scripta, animale comunemente venduto nei negozi di animali o regalato in fiere paesane nello stadio giovanile, grande come una moneta da 2 euro.
In qualche anno l'animale esotico,molto longevo, può superare i 50 anni di vita, raggiunge ragguardevoli dimensioni fino a 30 centimetri di lunghezza e la sua stabulazione diventa problematica, ciò ha portato sconsiderati proprietari a violare le norme penali sull'abbandono di animali liberandoli in natura, creando così quello che viene definito un vero e proprio inquinamento genetico.
Per il soggetto recuperato, il Servizio di Tutela della Fauna e della Flora della Città Metropolitana di Torino sta realizzando una convenzione con il centro Emys Piemonte di Livorno Ferraris, affinchè possa essere utilizzato quale riproduttore per poter eventualmente, con la sua progenie, iniziare un progetto di ripopolamento nel nostro territorio.
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Tutela fauna e flora
Gli agenti faunistico-ambientali del Servizio Tutela Fauna e Flora della Città Metropolitana di Torino hanno concluso positivamente le operazioni di cattura e liberazione in ambiente naturale di due caprioli, un piccolo con la mamma, che nei primi giorni di giugno si erano ritrovati accidentalmente all'interno di una proprietà privata recintata a Borgone di Susa.Gli agenti della Città Metropolitana erano subito intervenuti ma, a causa della giovane età del piccolo, meno di un mese, in accordo con i proprietari del terreno avevano deciso di rimandare la cattura e la successiva liberazione a quando lo stato di sviluppo del cucciolo lo consentisse, anche per preservare dallo stress da cattura la femmina neo-mamma.
Per alcune settimane i proprietari del terreno hanno monitorato con discrezione e senza interferenze gli animali. La settimana scorsa hanno comunicato agli agenti faunistico-ambientali della Città Metropolitana che il giovane capriolo e la mamma sembravano in condizione di poter essere liberati in un ambiente naturale senza recinzioni. Dopo aver constatato il perfetto stato di sviluppo e la salute degli animali, sono iniziate le operazioni di cattura, che si sono concluse positivamente.
“Ricordiamo a tutti coloro che dovessero entrare in contatto con animali selvatici che sono tenuti ad avvisare immediatamente il Servizio Tutela Fauna e Flora della Città Metropolitana. - sottolinea la Consigliera metropolitana delegata Elisa Pirro – In questo caso la procedura di semi-detenzione dei caprioli è stata possibile solo perché era stata concordata con le autorità competenti in materia di fauna selvatica”.
A CHI RIVOLGERSI QUANDO SI RINVENGONO ANIMALI FERITI O IN DIFFICOLTA’: IL PROGETTO “SALVIAMOLI INSIEME” DELLA CITTÀ METROPOLITANA
- Città Metropolitana di Torino-Servizio Tutela della Fauna e della Flora, corso Inghilterra 7, Torino, telefono 011-8616987, cellulare 349-4163347; dal lunedì al giovedì dalle 9 alle 14,30, il venerdì dalle 9 alle 13
- Centro Animali Non Convenzionali dell’Ospedale Veterinario della Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Torino, largo Braccini 2, Grugliasco, telefono accettazione 011-6709053 e 366-6867428. In orario notturno l’accesso avviene dal numero civico 44 di via Leonardo da Vinci.
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Tutela fauna e flora
Stamani a Caselette gli agenti faunistico-ambientali del Servizio Tutela Fauna e Flora della Città Metropolitana sono intervenuti per salvare un piccolo di Capriolo che era caduto in un canale in asciutta, nei pressi del cimitero del paese della bassa Valle di Susa.L'intervento è avvenuto in seguito alla segnalazione telefonica effettuata da una ragazza che abita in zona e aveva notato l'animale in difficoltà. La madre del piccolo Capriolo si aggirava in un campo di grano adiacente al canale e, sentendo i versi con cui il piccolo chiedeva aiuto, era in forte agitazione.
Gli agenti del Servizio Tutela Fauna e Flora sono scesi nel canale per recuperare e salvare il Capriolo e lo hanno poi liberato in un campo, dove la mamma lo ha immediatamente raggiunto, portandolo in un luogo al sicuro, lontano dalla presenza umana.
Sono abbastanza frequenti i casi di cittadini che si rivolgono al Servizio Tutela Fauna e Flora o ai veterinari del Centro Animali Non Convenzionali di Grugliasco per consegnare piccoli di mammiferi e uccelli selvatici rinvenuti in zone rurali o montane.
E’ bene sottolineare che, nella maggior parte dei casi, non si tratta di animali abbandonati dai genitori. I piccoli non devono essere sottratti alle cure della mamma, che spesso si aggira nei paraggi dei luoghi in cui vengono avvistati.
Si deve intervenire solo quando i cuccioli, come nel caso odierno, sono in evidente difficoltà o sono feriti.
A CHI RIVOLGERSI QUANDO SI RINVENGONO ANIMALI FERITI O IN DIFFICOLTA’: IL PROGETTO “SALVIAMOLI INSIEME” DELLA CITTÀ METROPOLITANA
- Città Metropolitana di Torino-Servizio Tutela della Fauna e della Flora, corso Inghilterra 7, Torino, telefono 011-8616987, cellulare 349-4163347; dal lunedì al giovedì dalle 9 alle 14,30, il venerdì dalle 9 alle 13
- Centro Animali Non Convenzionali dell’Ospedale Veterinario della Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Torino, largo Braccini 2, Grugliasco, telefono accettazione 011-6709053 e 366-6867428. In orario notturno l’accesso avviene dal numero civico 44 di via Leonardo da Vinci.
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Terminata la fase di reinserimento nell’ambiente naturale in un luogo protetto, sono stati liberati nell’oasi di ripopolamento e cattura di Rocca Patanǜa in località Prarotto di Condove quattro giovani Caprioli – tre maschi e una femmina - che, circa un anno fa, erano stati portati da alcuni cittadini al CANC, il Centro Animali Non Convenzionali della Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università, convenzionato con il Servizio Tutela Fauna e Flora della Città Metropolitana di Torino. La liberazione è avvenuta in un ambiente idoneo al sostentamento naturale degli animali e di notevole valenza naturalistica. All’operazione hanno assistito la Consigliera metropolitana delegata all’ambiente e alla tutela della fauna e della flora, i docenti universitari Giuseppe Quaranta e Mitzy Mauthe von Degerfeldt e alcune studentesse della Facoltà di Medicina Veterinaria. La Consigliera delegata si è poi recata a Prarotto di Condove per seguire da vicino le operazioni di liberazione degli animali, completate con successo dagli agenti faunistico-ambientali del Servizio Tutela Fauna e Flora della Città Metropolitana.I piccoli Caprioli erano stati sottratti inconsapevolmente alle cure della mamma ed erano giunti al Centro che ha sede a Grugliasco verso la fine del maggio 2016. Grazie alle cure dei veterinari del CANC, erano stati alimentati con latte di capra, il più simile a quello materno. A Grugliasco era iniziato il processo di svezzamento, limitando al massimo il contatto con gli esseri umani. Per completare lo svezzamento, i caprioli erano poi stati trasferiti in un centro di riambientamento a Caprie, in Valle di Susa, anch’esso convenzionato con il Servizio Tutela Fauna e Flora della Città Metropolitana di Torino. Tale centro dispone di una vasta area recintata di circa 5.000 metri quadrati. A Caprie gli animali hanno potuto acquistare il tipico comportamento della specie, contraddistinto da un’elevata diffidenza nei confronti dell’uomo.
Ad un anno di età i caprioli sono considerati sub-adulti. I maschi pesano dai 25 ai 28 Kg, le femmine intorno ai 20-22 Kg. Si cibano di germogli, boccioli e fieno.
Sono abbastanza frequenti i casi di cittadini che si rivolgono al Servizio Tutela Fauna e Flora o ai veterinari del Centro Animali Non Convenzionali di Grugliasco per consegnare piccoli di mammiferi e uccelli selvatici rinvenuti in zone rurali o montane. E’ bene sottolineare che, nella maggior parte dei casi, non si tratta di animali abbandonati dai genitori. I piccoli non devono essere sottratti alle cure della mamma, che spesso si aggira nei paraggi dei luoghi in cui vengono avvistati. Si deve intervenire solo quando i cuccioli sono in evidente difficoltà o sono feriti. Quando non sono in difficoltà, prelevarli significa compromettere la loro capacità di vivere nell’ambiente naturale, perché si rischia di innescare il meccanismo dell’imprinting: quegli animali perdono il loro naturale timore dell’uomo.
La Città Metropolitana di Torino, grazie al progetto “Salviamoli Insieme”, garantisce un importante presidio sul territorio per la tutela della fauna selvatica. Ma si tratta appunto di un servizio da allertare solo in caso di effettiva necessità. Gli animali in difficoltà devono essere ricoverati presso centri di riabilitazione e riambientamento convenzionati con la Città Metropolitana (nei quali si cerca di farli tornare alla loro naturale “selvaticità”) e, quando è possibile ed opportuno, liberati nel corso di operazioni complesse e delicate, eseguite da personale specializzato.
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Il Servizio Tutela Fauna e Flora della Città Metropolitana di Torino prosegue da alcuni giorni le perlustrazioni per individuare e catturare il Cervo la cui presenza è stata segnalata da alcuni cittadini ai Vigili Urbani nella zona nord di Torino. Interpellati alla Polizia Municipale, gli agenti faunistico-ambientali della Città Metropolitana proseguono le perlustrazioni lungo la sponda orografica destra della Stura di Lanzo a monte della confluenza nel Po. In tale zona l'animale si è rifugiato dopo l'avvistamento e gli agenti del Servizio Tutela Fauna e Flora hanno individuato e documentato molti segnali della sua presenza: in particolare impronte fresche.
Dalle fotografie scattate dalla Polizia Municipale pare trattarsi di un maschio Fusone, termine utilizzato per i cervi di età compresa tra i 12 e 24 mesi. Si ipotizza che l’animale abbia sfruttato il corridoio verde lungo la Stura, scendendo sino a Torino dalle valli Ceronda e Casternone, che ospitano una discreta popolazione di cervi.
Il Servizio Tutela Fauna e Flora della Città Metropolitana prosegue le perlustrazioni ed è pronto a intervenire in qualsiasi momento con gli strumenti adeguati: fucile lancia-siringhe per la narcotizzazione dell’animale, reti di cattura e gabbie per il trasporto. Il CANC-Centro Animali Non Convenzionali della Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Torino, convenzionato con la Città Metropolitana, è da parte sua pronto a collaborare per ogni evenienza.
Naturalmente la speranza è che il cervo sia riuscito a risalire lungo la sponda del torrente e che sia ritornato in luoghi più idonei. Nel caso fosse rimasto nell’ambiente urbano la cattura e la successiva visita di controllo da parte dei veterinari del CANC ne consentiranno la liberazione in un ambiente naturale più idoneo.
Gli esperti raccomandano a chi dovesse avvistare l’animale di non avvicinarsi, non ostruirgli eventuali vie di fuga, non cercare di alimentarlo e tenere i cani a guinzaglio per evitare che cerchino di rincorrerlo. Occorre invece chiamare immediatamente il Servizio Tutela Fauna e Flora.
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Si è conclusa nel migliore dei modi la vicenda del Pellicano Riccio (Pelecanus crespus) che nel mese di gennaio era stato recuperato malato dagli agenti del Servizio Tutela Fauna e Flora della Città Metropolitana di Torino, grazie alle segnalazioni di numerosi cittadini del Pinerolese. L'animale da tempo si aggirava in diverse zone pianeggianti del Torinese, destando stupore in coloro che lo vedevano. Più volte il Servizio Tutela Fauna e Flora era intervenuto tramite i media per tranquillizzare i cittadini e, soprattutto, per raccomandare di non intervenire nei confronti dell'animale, se non in caso si trovasse in evidente stato di difficoltà.Gli appelli hanno avuto successo e alcuni residenti a None hanno telefonato agli agenti faunistico-ambientali della Città Metropolitana per segnalare che l’animale non prendeva il volo e si lasciava toccare. Dopo averlo facilmente catturato, il personale del Servizio Tutela Fauna e Flora aveva trasportato il volatile al CANC, il Centro Animali Non Convenzionali della facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Torino, convenzionato con la Città Metropolitana, per affidarlo alle cure dei professori Mitzy Mauthe von Degegrfeld e Giuseppe Quaranta.
Le visite accurate hanno riscontrano un’acuta parassitosi causata dalla presenza di Ossiuri e una grave intossicazione epatica alimentare: patologie che avrebbero potuto avere un esito mortale. Inoltre si è potuta ricostruire, grazie il microchip che era stato installato sottocute al Pellicano, la storia dell'animale, nato in un allevamento nel nord della Germania e venduto, dopo vari passaggi, ad un parco faunistico nelle vicinanze di Pavia.
Sono stati contattati i legittimi proprietari che, documenti alla mano, sono venuti a ritirare il Pellicano - il quale nel frattempo si era ristabilito - per riportarlo nel parco in compagnia di altri animali della stessa specie.
“Questo esempio di successo della collaborazione tra la cittadinanza e le istituzioni è il frutto di oltre vent’anni di attività nell’ambito del progetto ‘Salviamoli Insieme’. – commenta con soddisfazione Elisa Pirro, Consigliera metropolitana delegata all’ambiente e alla tutela della flora e della fauna – Ogni anno i nostri agenti recuperano oltre 2500 animali selvatici in difficoltà e li affidano alle cure degli esperti del CANC o di altri centri specializzati. La tutela degli animali selvatici è un dovere dei cittadini e delle istituzioni, poiché si tratta di specie che sono patrimonio indisponibile dello Stato, cioè di tutti noi”.
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Tutela fauna e flora
È stata causata dall'impatto contro un treno la morte dell’esemplare di Lupo del peso di circa 34 Kg la cui carcassa è stata recuperata una settimana fa ad Oulx dagli agenti faunistico-ambientali del Servizio Tutela Fauna e Flora della Città Metropolitana di Torino: lo ha confermato ufficialmente l’autopsia effettuata dal professor Ezio Ferroglio della Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Torino.La segnalazione della presenza di un canide lungo la linea ferroviaria Torino-Modane nelle vicinanze del lago Giorgin era giunta al Servizio Tutela Fauna e Flora nel pomeriggio di venerdì 17 marzo. Appena giunti sul posto gli agenti della Città Metropolitana hanno constatato la morte dell'animale e ne hanno recuperato la carcassa, per consentire l’effettuazione dell'esame autoptico. L'esame ha consentito di verificare che, prima dell’investimento, l’animale non presentava particolari patologie
Dalla fine del 2016 ad oggi sono 12 le carcasse di Lupi recuperate nel territorio della Città Metropolitana, in buona parte dei casi dagli operatori del Servizio Tutela Fauna e Flora.
“La collaborazione tra i cittadini che segnalano e le istituzioni che operano è fondamentale. - commenta la Consigliera metropolitana Elisa Pirro, delegata all’Ambiente e alla Tutela della Fauna e della Flora – Qualsiasi persona di buona volontà con una telefonata può contribuire alla gestione, allo studio e alla salvaguardia delle specie animali selvatiche”.
In caso di rinvenimento del cadavere di un Lupo, gli esperti raccomandano di non effettuare alcuna manipolazione, se non strettamente necessaria, perché si rischia di modificare lo stato del luogo e della carcassa ritrovata, rendendo più difficile la ricostruzione della dinamica che ha portato al decesso dell’animale. La carcassa non deve essere recuperata, neanche per consegnarla al Servizio Tutela Fauna e Flora, che deve essere interpellato per effettuare il recupero ai numeri telefonici 011-8616987 e/o 349-4163347.
A CHI RIVOLGERSI QUANDO SI RINVENGONO FERITI O IN DIFFICOLTÀ ANIMALI CHE NON SIANO LUPI: IL PROGETTO “SALVIAMOLI INSIEME” DELLA CITTÀ METROPOLITANA
- Città Metropolitana di Torino-Servizio Tutela della Fauna e della Flora, corso Inghilterra 7, Torino, telefono 011-8616987, cellulare 349-4163347; dal lunedì al giovedì dalle 9 alle 14,30, il venerdì dalle 9 alle 13
- Centro Animali Non Convenzionali dell’Ospedale Veterinario della Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Torino, largo Braccini 2, Grugliasco, telefono accettazione 011-6709053 e 366-6867428. In orario notturno l’accesso avviene dal numero civico 44 di via Leonardo da Vinci.
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Si chiama Biacco (Hierophis viridiflavus è il nome scientifico) ed è un serpente del tutto innocuo, molto diffuso nelle nostre città e campagne e lungo fino a 180 centimetri.Non è difficile incontrarlo in anfratti, cavità, garage e cantine a Torino come in altre città e paesi. Ma questa volta, in via Silvio Pellico a Carignano, gli operai di una ditta che lavora per la Telecom che avevano aperto un tombino per effettuare dei lavori se ne sono trovati davanti oltre venti, che, evidentemente, avevano trovato un luogo ideale per trascorrere i freddi mesi invernali
Com’è corretto fare in questi casi, hanno interpellato il Servizio Tutela Fauna e Flora della Città Metropolitana di Torino per un intervento di recupero dei rettili.
I Biacchi saranno tenuti in un ambiente protetto e poi, una volta terminati i lavori, reimmessi nel luogo in cui sono stati catturati.
Appartengono ad una specie protetta e sono molto utili come derattizzatori naturali, in quanto si nutrono di topi.
Il comportamento più razionale da tenere in caso se ne ritrovasse un esemplare è quello di lascarlo tranquillo. Nel caso fosse troppo vicino ad una abitazione o si trovasse al suo interno si possono chiamare gli agenti faunistico-ambientali del Servizio Tutela Fauna e Flora della Città Metropolitana di Torino, in particolare quelli che si occupano del progetto "Salviamoli Insieme" e rispondono ai numeri telefonici 011-8616987 e 349-4163347, dal lunedì al giovedì dalle 9 alle 14,30, il venerdì dalle 9 alle 13.
Ci si può anche rivolgere al Centro Animali Non Convenzionali dell’Ospedale Veterinario della Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Torino, in largo Braccini 2 a Grugliasco. Il numero telefonico per l’accettazione è lo 011-6709053 oppure il 366-6867428. In orario notturno l’accesso avviene dal numero civico 44 di via Leonardo da Vinci.
La presenza del Biacco è frequente nelle campagne e nei giardini, sia in terreni rocciosi, secchi e soleggiati, sia in luoghi più umidi come le praterie e le rive dei fiumi. Si tratta di una specie diurna, che si difende in modo primario con una velocissima fuga, spesso verso un rifugio sicuro. Quando viene bloccato dispensa rapidi morsi che provocano solo lievi graffi. Si nutre di topi e di altri rettili (lucertole e ramarri, ma anche di vipere), di uova di uccelli e nidiacei, di piccoli mammiferi e anfibi anuri come rane e rospi. Occasionalmente nuota agilmente in immersione, alla ricerca di piccoli pesci.
Negli ultimi anni si sono moltiplicati gli episodi di avvistamento di Biacchi in contesti urbani, perlopiù in quei luoghi protetti e ombreggiati che sono frequentati dalle prede abituali (soprattutto dai topi): tombini delle fognature, garage, cantine, cataste di legname, cumuli di rifiuti.
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Tutela fauna e flora
Nelle prossime settimane, per il settimo anno consecutivo, il Servizio Tutela Fauna e Flora e il Servizio pianificazione e gestione rete ecologica e aree protette della Città Metropolitana di Torino attiveranno una campagna di tutela dei rospi e delle rane durante la migrazione riproduttiva, grazie alla posa di barriere temporanee che convogliano i selvatici verso i “rospodotti”, strutture che consentono agli anfibi di evitare di essere schiacciati dagli autoveicoli quando attraversano le strade extraurbane.“Le specie maggiormente coinvolte nella migrazione sono il Rospo comune, la Rana dalmatina e il Rospo smeraldino” spiega Elisa Pirro, Consigliera metropolitana delegata alla Tutela della fauna e ai Parchi e aree protette. I batraci vengono “convogliati” con apposite reti verso i rospodotti o verso strutture preesistenti, che permettono il superamento delle strade nel viaggio dai siti di svernamento agli abituali luoghi di riproduzione e nel ritorno.
Le operazioni del Servizio Tutela Fauna e Flora vengono effettuate nei territori dei Comuni di Pertusio, Vidracco, Vistrorio, San Giorio di Susa, Rosta e Buttigliera Alta. Il Servizio pianificazione e gestione rete ecologica e aree protette interviene invece nel territorio del Parco naturale del Lago di Candia.
Da quest’anno è stata attivata una collaborazione tra il Servizio Tutela Fauna e Flora, il Parco naturale di Avigliana e il Comune di Avigliana per la posa di barriere temporanee in via Grignetto, da sempre interessata da movimenti importanti di anfibi in migrazione verso l’area umida prospiciente il Lago Grande di Avigliana. Inoltre per tutelare le popolazioni in movimento dalla collina verso il bacino di raccolta delle acque di servizio della galleria di Monte Cuneo sulla Strada Provinciale 589 dei Laghi di Avigliana verranno collocati, sulla segnaletica preesistente, appositi cartelli di segnalazione attraversamento anfibi. Il personale del Parco e quello della Città Metropolitana collaboreranno nel monitoraggio della migrazione degli anfibi, allo scopo di individuare eventuali soluzioni tecniche per evitare l’impatto con le auto.
Sette anni di esperienza nel salvataggio degli anfibi
L’attività del Servizio Tutela Fauna e Flora della Città Metropolitana è stata avviata sperimentalmente nel 2011 a San Giorio di Susa. Già dal secondo anno di attivazione il numero di siti coinvolti è aumentato, registrando il massimo nel 2013, con sette località. In sette anni l’elenco delle località interessate è cambiato, perché in alcune è venuta meno l’emergenza oppure perché in altre la popolazione era sovrastimata. L’andamento climatico generale, caratterizzato da inverni più miti, ha spostato il momento culminante della migrazione alla fine di febbraio, in corrispondenza con il primo periodo piovoso disponibile. “Per il 2017 la migrazione verrà monitorata con sopralluoghi serali nelle serate umide e piovose del tardo inverno” sottolinea la Consigliera metropolitana Elisa Pirro”. Il monitoraggio ha evidenziato realtà meritevoli di tutela, quali Pertusio, Vidracco e Vistrorio, dove persiste un fenomeno migratorio importante: un migliaio di individui per ciascuna località. A Rosta e a Buttigliera la migrazione interessa alcune centinaia di esemplari, ma è comunque meritevole di tutela. Anche perché, nonostante i tre rospodotti realizzati una ventina di anni fa, è di fondamentale importanza l’intervento manuale di personale del Servizio Tutela Fauna e Flora e di volontari locali, i quali spostano gli animali da un lato all’altro della carreggiata. A San Giorio, prima della posa della barriera, si registravano numerosissimi schiacciamenti di anfibi. Già nel primo di intervento gli episodi sono drasticamente calati. I rospi percorrono una bealera con buona pendenza, in cui è sempre presente dell’acqua. Gli anfibi rimangono confinati da una barriera di plastica, che li indirizza verso un sottopassaggio, costituito da un profilato di alluminio. Nonostante gli sforzi si registra comunque una progressiva rarefazione delle popolazioni in migrazione, in linea con una tendenza generalizzata su scala nazionale e globale. È quindi importante proseguire l’attività di monitoraggio e di sensibilizzazione dei cittadini alla tutela e salvaguardia di queste importanti specie della fauna autoctona.
Il rospodotto di Candia
Intorno al 2000, lungo la Strada Provinciale 84 Candia-Caluso vennero installate barriere artificiali mobili a tutela delle centinaia di rospi e rane dalmatine che, durante la migrazione riproduttiva, si dirigono verso le sponde del lago di Candia per deporre le uova. La Consigliera Elisa Pirro ricorda che “grazie ai finanziamenti della Misura 323 del Programma di sviluppo rurale 2007-2013 della Regione Piemonte, la Città Metropolitana di Torino ha rinnovato e reso più efficiente il rospodotto”. Per consentire agli animali di superare incolumi la strada, sono state collocate sotto il manto stradale alcune canaline di cemento con una griglia di aerazione in ghisa. I vantaggi della soluzione adottata sono la salvaguardia degli animali che attraversano la strada, la facilità di manutenzione, l’umidità e l’illuminazione simili a quelle dell’esterno (il che attira gli animali). Il Servizio Pianificazione e gestione rete ecologica e aree protette ha collocato ai bordi della carreggiata le nuove barriere temporanee che convogliano gli anfibi agli ingressi dei tunnel, garantendone l’incolumità pur in assenza di una sorveglianza diretta da parte di volontari o tecnici. La Consigliera Pirro sottolinea “la fondamentale importanza in tutta l’operazione della collaborazione delle Guardie Ecologiche Volontarie coordinate dalla Città Metropolitana”.
L’importanza delle zone umide per gli anfibi
Le zone umide sono fondamentali per specie animali e vegetali il cui ciclo vitale è, in tutto o in parte, legato alla presenza dell’acqua. Quando arriva la stagione degli amori e scende il buio, i rospi lasciano i luoghi in cui vivono abitualmente per andare in cerca di stagni, rive dei laghi o altre raccolte d’acqua, dove riprodursi. Dalle uova, deposte in lunghi cordoni gelatinosi ancorati alla vegetazione acquatica, nascono girini neri, che in due o tre mesi compiono la metamorfosi necessaria per abbandonare l’acqua e dirigersi verso i boschi o i prati umidi. Purtroppo gli adulti vengono uccisi in gran quantità dalle automobili mentre attraversano le strade che incontrano durante il cammino verso i luoghi di riproduzione. Trattandosi di animali a sangue freddo, il periodo riproduttivo dipende dalle condizioni climatiche di temperatura e umidità. In Piemonte la migrazione si svolge normalmente fra la fine febbraio e la fine di marzo.
Diffusione e morfologia
Il Rospo comune è un animale che si adatta a vari tipi di ambienti, in particolare ai boschi, sia di pianura che di montagna. È un anfibio senza coda, con la pupilla orizzontale e con ghiandole parotoidi dietro gli occhi molto evidenti. Ha una colorazione scura, dal bruno rossiccio al grigio olivastro, una corporatura tozza e la pelle rugosa. La differenza tra i sessi è molto, marcata perché le femmine sono nettamente più grandi dei maschi.
Un animale utile e indicatore della qualità ambientale
I rospi sono determinanti per il mantenimento dell’equilibrio ecologico del territorio e della sua biodiversità. Svolgono un’azione di controllo delle popolazioni di insetti che vivono nelle zone umide, come le zanzare, ma si nutrono anche di altre specie dannose per l’agricoltura, come le lumache. Sono inoltre preziosi indicatori dello stato ambientale, perché la permeabilità della loro pelle li rende assai sensibili agli agenti tossici e ai cambiamenti climatici e ambientali.
Pericoli per la sopravvivenza
Il 36% degli anfibi italiani è a rischio di estinzione, nonostante le tutele previste dalla Convenzione di Berna per la salvaguardia della fauna minore, dalla Direttiva Habitat dell’Unione Europea e dalla Legge regionale 32 del 1982. Le minacce più significative per la sopravvivenza dei rospi sono legate alle attività umane. Oltre alla viabilità, sulla consistenza delle popolazioni incidono la modifica, la perdita e la frammentazione dell’habitat: eliminazione o compromissione delle zone umide minori per cementificazione di fontane e sorgenti, copertura o interramenti di piccole pozze e stagni temporanei, inquinamento con sostanze nocive o rifiuti delle piccole raccolte d’acqua, frammentazione degli ecosistemi dovuta a eliminazione di siepi e fasce vegetali che possono servire da corridoi per lo spostamento degli animali. Sulla consostenza delle popolazioni di rospi incide anche l’utilizzo di pesticidi e diserbanti in agricoltura. Non bisogna poi dimenticare le forme di persecuzione immotivata e crudele, dovute ai pregiudizi sull’aspetto dei rospi e all’ignoranza del ruolo ecologico che rivestono. Anche l’introduzione di specie esotiche può alterare pericolosamente gli equilibri ambientali.
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- Categoria: Tutela fauna e flora