I NOSTRI COMUNICATI

 

Cultura

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È il monumento simbolo della Regione Piemonte e la testimonianza dell’eredità storica e artistica del territorio; un bene comune sentito come proprio dai piemontesi, per i quali rappresenta un elemento del paesaggio e un pezzo della propria identità. La Sacra di San Michele è senza dubbio un bene-faro, capace di attirare visitatori da tutto il mondo. La Regione Piemonte ne assunse formalmente la custodia nel 1995, stanziando poi le risorse indispensabili per realizzare importanti lavori di recupero, restauro, potenziamento dei percorsi di visita e dei servizi per i visitatori. Ora la Regione intende acquisire definitivamente la Sacra dal Demanio e candidarla ad entrare nel Patrimonio dell’Umanità riconosciuto dall’UNESCO. Il processo di candidatura, ideato e promosso dalla Fondazione Comunitaria del Lecchese, è stato presentato ufficialmente mercoledì 15 marzo nel corso di una conferenza al Circolo di Lettori. Il percorso è coordinato dall’Ufficio UNESCO del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo. Alla predisposizione del dossier di candidatura lavora un Comitato scientifico nazionale, composto da un team di professori universitari, studiosi e accademici guidato da Ruggero Longo. La candidatura è stata già inserita nella “tentative list”, la lista propositiva italiana dei beni da candidare, ed è stata recepita dalla conferenza internazionale UNESCO di Parigi nell’ottobre del 2016.

La Città Metropolitana disponibile a collaborare alla candidatura

Durante la conferenza di presentazione della candidatura sono intervenuti l’Assessore regionale alla cultura e al turismo Antonella Parigi e i rappresentanti degli Enti locali, tra i quali la Consigliera metropolitana delegata al turismo e alle relazioni internazionali Anna Merlin, la quale ha ribadito la disponibilità della Città Metropolitana a collaborare alle attività di promozione della candidatura. Anna Merlin ha ricordato che negli anni scorsi la Provincia di Torino - oggi Città Metropolitana - ha promosso insieme a diversi altri partner istituzionali e ad associazioni italiane e francesi il progetto “Via Alta”, per valorizzare la dimensione culturale e spirituale della Valle di Susa in Italia e dell’alta Valle della Durance in Francia, attraverso la riscoperta di un asse storico che collega due grandi destinazioni turistiche e culturali, Arles e Torino. La Provincia ha lavorato al progetto fin dal 2008, quando fu costituito un gruppo di lavoro con le Diocesi di Torino e di Susa e le associazioni francesi “Amis de Saint-Jacques Paca” e “Maison Usher”. Da quel gruppo è scaturito il progetto “Via Alta”, finanziato sul programma europeo Alcotra. Secondo la Consigliera Merlin “la candidatura della Sacra di San Michele ad entrare nel Patrimonio mondiale UNESCO è un’occasione importante per promuovere a livello globale la scoperta culturale dell’Europa, lungo un itinerario che ha modellato durante i secoli la storia del continente attraverso le Alpi. Le potenzialità di sviluppo sono enormi: si pensi solo all’interesse per la cultura italiana e alla capacità di spesa dei turisti statunitensi, cinesi e giapponesi, sempre più presenti nel nostro Paese”. Anna Merlin ha sottolineato che “non si tratta di attrarre enormi flussi di visitatori, ma di rivolgersi a coloro che sono veramente interessati a conoscere il nostro passato e le nostre radici culturali. Anello centrale, fulcro dei pellegrinaggi lungo i Cammini di Santiago e della Via Francigena, la Via Alta collega due dei maggiori itinerari di pellegrinaggio europei: quello verso Roma e quello che ha come destinazione Santiago de Compostela. La Sacra di San Michele, che vigila dall’alto su uno degli snodi fondamentali della Via Francigena è il simbolo più riconoscibile di quell’itinerario”.

Un’attenta analisi del monumento benedettino e del suo territorio

La candidatura apre possibilità di ricerca su più fronti, sia per quanto riguarda il monumento che per il territorio circostante. Da un lato occorrerà individuare le caratteristiche di universalità richieste per l’ottenimento del riconoscimento UNESCO. Tali caratteristiche dovranno essere valutate nel rapporto della Sacra rispetto al paesaggio culturale degli insediamenti benedettini e delle altre sette abbazie in esame (Subiaco, Montecassino, San Vincenzo al Volturno, Farfa, San Pietro al Monte a Civate, Sant’Angelo in Formis a Capua, San Vittore alle Chiuse a Genga). Occorrerà inoltre individuare le opportunità e le criticità emergenti dalle analisi territoriali per la definizione del sito e della “buffer zone”, l’area che deve garantire un livello di protezione aggiuntiva ai beni riconosciuti patrimonio mondiale dell’umanità. Partendo dall’approfondimento delle peculiarità storiche, artistiche, architettoniche e territoriali, il programma di ricerca si concentrerà anche sull’eredità immateriale della Sacra, considerata come un motore dell’immaginario artistico e letterario. In questo contesto, il riconoscimento UNESCO della Sacra potrà dare risonanza mondiale a un bene straordinario, ma anche all'intero territorio piemontese e in particolare alla Valle di Susa, il cui paesaggio culturale è storicamente legato alla presenza di altri importanti insediamenti benedettini, in primo luogo Novalesa e San Giusto di Susa. La storia dell’Abbazia, è strettamente connessa al monachesimo benedettino, al quale è legata la sua fondazione. La Sacra, fu da subito autonoma e indipendente, e grazie a un’intensa attività di ospitalità, divenne luogo di scambio e incontro, contribuendo alla costruzione della civiltà religiosa europea.

Cultura

Il 1° marzo ricorre il novantesimo anniversario dell’uscita del primo numero della rivista piemontese “Ij Brandé”, promossa dagli scrittori Pinin Pacòt (al secolo Giovanni Pacotto, nato a Torino nel 1899, morto a Castello di Annone nel 1964), Vigin Fiochet (Alfredo Formica) e Oreste Gallina (nato a Mango nel 1898 e morto ad Arona nel 1985). La rivista segnò la rinascita della coscienza culturale e linguistica del Piemonte. Nell’Italia ormai fascista e fascistizzata non era facile parlare di culture regionali e coltivare le lingue madri delle comunità locali.

I 90 anni della rivista “Ij Brandé” saranno celebrati mercoledì 1° marzo alle 17 nella Sala Consiglieri di Palazzo Dal Pozzo Cisterna, sede della Città metropolitana di Torino, per iniziativa di Giôventura Piemônteisa-Movimento nazionale per l’identità piemontese. All’evento, patrocinato dalla Città Metropolitana di Torino, parteciperanno i maggiori esperti di letteratura piemontese e i testimoni della stagione culturale e letteraria aperta novant’anni orsono con l’uscita della prima serie della rivista e con la costituzione della “Cômpania dij Brandé”. La recitazione di alcuni dei testi più significativi degli autori piemontesi del Novecento aiuterà a comprendere lo spessore letterario di un movimento intellettuale che pose ancora una volta il Piemonte e la sua lingua al centro dell’Europa.  

Non è difficile ipotizzare che i promotori della rivista intitolata ai “Brandé” – che nella lingua piemontese sono gli alari che custodiscono il fuoco, simbolo della lingua che non si deve spegnere - fossero guardati con un certo sospetto dalle autorità dell’Italia mussoliniana. Quel foglio e gli articoli che vi comparivano sono all’origine di tutte le successive iniziative per la salvaguardia della lingua e dell’identità piemontese. A partire dagli anni Trenta del Novecento si può parlare di una vera e propria fioritura letteraria piemontese: poesie, racconti, saggi e testi teatrali ben lontani dal cliché del localismo e del provincialismo; eredità di una lingua e di una letteratura millenaria e antica quanto quella italiana e quella provenzale. Il testimone di Pinin Pacòt e dei cofondatori de “Ij Brandé” venne raccolto da Camillo Brero e da studiosi che nel secondo dopoguerra si impegnarono nello studio dell’evoluzione delle parlate piemontesi e delle loro espressioni letterarie e nella difesa del patrimonio culturale piemontese.

Cultura

Doppio appuntamento a fine febbraio per la stagione “Chivasso in Musica” 2016-17. Venerdì 24 febbraio la rassegna patrocinata dalla Città Metropolitana di Torino accoglierà a Chivasso l’orchestra Accademia del Ricercare, mentre lunedì 27 sarà la volta dell’Orchestra Suzuki di Torino.

Concerto delle Bele Tôlere

Venerdì 24 febbraio alle 21 al Teatro dell’Oratorio si terrà il settimo concerto della stagione 2016-17. Sul palco salirà l’Accademia del Ricercare, orchestra specializzata nella musica rinascimentale che, sotto la direzione di Pietro Busca, eseguirà musiche di anonimi italiani del XVI secolo, Giacomo Mainerio, Pierre Attaignant e Michael Praetorius. L’orchestra è costituita da Germana Busca, Manuel Staropoli, Luisa Busca (flauti), Vittoria Panato (viella), Federico Vitalone, Roberto Terzolo (flauti e cromorno), Massimo Sartori, Luca Taccardi, Antonio Fantinuoli (viola da gamba), Luca Casalegno, (percussioni) e Claudia Ferrero (clavicembalo). Il concerto è organizzato in collaborazione con l’Ordine delle Bele Tôlere e con la Fondazione Live Piemonte dal Vivo. L’ingresso sarà ad offerta libera.

Carnevale dei Bambini

Lunedì 27 febbraio alle 21 nel Duomo di Chivasso si terrà l’ottavo e ultimo concerto della stagione 2016-17. L’Orchestra Suzuki di Torino, diretta da Antonio Mosca e accompagnata al pianoforte da Robert Lee Mosca, proporrà musiche di Purcell, Vivaldi, Fauré, Martinu, Elgar e Blanc. L’appuntamento intitolato “Carnevale dei Bambini” è un’occasione unisca per avvicinare i giovanissimi e gli adolescenti all’ascolto della musica classica, ma anche allo studio di uno strumento musicale attraverso il metodo del giapponese Suzuki. Il concerto è organizzato in collaborazione con la Pro Loco Chivasso l’Agricola. Ad entrambe le serate, del 24 e del 27 febbraio, prenderà parte la Corte Carnevalesca, con l’Abbà Claudio Viano e la Bela Tôlera Lucilla Gultieri. L’ingresso sarà ad offerta libera.

Per saperne di più: www.chivassoinmusica.it

Cultura

Sarà visitabile sino a venerdì 17 febbraio dalle 10 alle 17 nei giorni feriali la mostra dedicata a Jan Karski inaugurata lunedì 30 gennaio a Palazzo Dal Pozzo della Cisterna, sede della Città Metropolitana di Torino, nell’ambito delle iniziative per il Giorno della Memoria in onore delle vittime della Shoah. La mostra rievoca la figura e le vicende di cui fu testimone e protagonista il corriere dello Stato “segreto” polacco e del Governo in esilio della Repubblica Polacca durante la Seconda Guerra Mondiale.

La mostra è itinerante ed stata realizzata dal Museo della Storia della Polonia e dal Ministero degli Affari Esteri della Repubblica di Polonia. L’allestimento a Torino è stato realizzato in collaborazione con la Città Metropolitana, il Consolato Generale di Polonia a Milano, l’Istituto Polacco di Roma, il Consolato onorario di Polonia a Torino, la Comunità Ebraica di Torino e la Comunità Polacca di Torino-Ognisko Polskie w Turynie. La mostra sarà riallestita nelle prossime settimane e nei prossimi mesi a Collegno, a Druento e in altri Comuni del territorio della Città Metropolitana di Torino. Hanno già richiesto di ospitare l’allestimento i Sindaci di Alpette e di Bollengo.

All’inaugurazione ufficiale dell’allestimento a Palazzo Cisterna hanno partecipato il Vice Console del Consolato Generale della Repubblica di Polonia in Milano Bartosz Skwarczynski, le Consigliere delegate della Città Metropolitana Anna Merlin (delegata agli Affari istituzionali, affari e servizi generali, gare e contratti, comunicazione istituzionale, turismo, relazioni e progetti europei ed internazionali)e Carlotta Trevisan (delegata ai Diritti sociali e parità, welfare, minoranze linguistiche), il Vice Presidente del Consiglio Regionale del Piemonte delegato al Comitato Resistenza e Costituzione Nino Boeti, l’Assessore regionale allo sport,polizia locale, personale e organizzazione Giovanni Maria Ferraris, il Presidente della Comunità Ebraica di Torino Dario Disegni, la Presidente della Comunità Polacca di Torino-Ognisko Polskie w Turynie Elzbieta Grzyb, il Vice Direttore dell'Istituto Polacco di Roma Marek Szczepanowski, il Console Onorario della Repubblica di Polonia a Torino Ulrico Leiss de Leimburg.

Nel suo saluto di benvenuto agli ospiti la Consigliera metropolitana Carlotta Trevisan ha sottolineato che “la vicenda di Jan Karski e la mostra che la rievoca sono un monito, soprattutto per le giovani generazioni, che hanno il diritto e il dovere di conoscere quello che è avvenuto. Gli orrori della guerra, del razzismo, del genocidio non sono qualcosa di lontano che non può mai più tornare. Perché la ferocia umana e il razzismo omicida non sono sopìti, perché i genocidi sono avvenuti anche in anni non lontani, dal Ruanda all’ex Jugoslavia; per non parlare di quello che è avvenuto nei mesi scorsi e avviene tuttora in Siria. Perché, sul rispetto dei diritti umani degli individui e dei popoli non possiamo abbassare la guardia e i crimini di guerra non devono e non possono conoscere la prescrizione e l’oblìo.

Nel canale You Tube della Città Metropolitana di Torino è possibile visionare il videocomunicato sull’inaugurazione della mostra all’indirizzo

https://www.14dd5266c70789bdc806364df4586335-gdprlock/watch?v=wPFSZjpkgLM&feature=youtu.be

UN TESTIMONE INASCOLTATO DELL’ORRORE DELLA SHOAH

Nel 1943 Jan Karski venne inviato presso i rappresentanti degli Alleati con la missione di raccontare il terroreseminato dai tedeschi in Polonia, compreso il genocidio degli ebrei. Karski fu tra i primi a informare il mondo sulla politica tedesca di sterminio sistematico degli ebrei. I suoi interlocutori, purtroppo, non compresero le dimensioni dell’immane tragedia che si stava consumando nella Polonia occupata dalle armate di Hitler. Il settimanale americano “Newsweek” ha inserito Jan Karski nel novero delle figure eccellenti del XX secolo, riconoscendo la missione da lui compiuta durante la guerra come una delle pietre miliari nell’etica della civiltà. Negli ultimi anni sono stati pubblicati in Italia: la prima edizione italiana dellibro di Jan Karski “La mia testimonianza davanti al mondo. Storia di uno stato segreto”(Adelphi 2013) a cura e con la traduzione di Luca Bernardini; il fumetto Jan Karski “L’uomo che scoprì l’Olocausto” di Marco Rizzo e Lelio Bonaccorso (Rizzoli-Lizard 2014).

Cultura

Domenica 12 febbraio alle 15.30 nel Duomo di Chivasso sarà celebrata una Messa solenne in occasione dell’investitura del nuovo Abbà dello Storico Carnevale chivassese. Claudio Viano, all'altare di San Sebastiano martire, patrono degli Abbà, prenderà il nome di Claudio LXIV. L’Eucarestia sarà presieduta dal vescovo di Ivrea, monsignor Edoardo Aldo Cerrato. La Messa costituirà uno degli eventi speciali della rassegna “Chivasso in Musica”, patrocinata dalla Città Metropolitana di Torino. La celebrazione sarà infatti accompagnata dai canti eseguiti dal Coro Mater Ecclesiae di Almese, diretto da Silvano Bertolo. I canti saranno accompagnati all’organo da Paolo Giacone.L'ingresso sarà ovviamente libero. L’evento è realizzato in collaborazione con la Pro Loco Chivasso l’Agricola.

Il settimo concerto di “Chivasso in Musica” è invece in programma giovedì 23 febbraio alle 21 nel Teatro dell’Oratorio. L’Accademia del Ricercare, diretta da Pietro Busca, proporrà il Concerto del Giovedì Grasso intitolato “Musica di corte e popolare nel Rinascimento europeo”, con brani di autori anonimi italiani del XVI secolo, di Giacomo Mainerio (1535-1582), del francese Pierre Attaignant e di Michael Praetorius. Il percorso ideale del concerto parte dalla musica per danza di origine italiana ed in particolare da due manoscritti, conservati nella Staatsblibliotheck di Monaco di Baviera e nella British Library di Londra. Il concerto sarà ad ingresso libero e sarà realizzato in collaborazione con l’Ordine delle Belle Tôlere.

Per saperne di più: www.chivassoinmusica.it.

Cultura

Sabato 21 gennaio alle 21 nel Duomo Collegiata di Santa Maria Assunta è in programma il quinto concerto della stagione 2016-17 della rassegna “Chivasso in Musica”, patrocinata dalla Città Metropolitana di Torino. Protagonista della serata sarà la Filarmonica Bosconerese, diretta dal maestro Pietro Marchetti, docente di saxofono al Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Torino.

L’apertura del concerto sarà nel nome di Gioacchino Rossini, del quale sarà eseguita la marcia “La Corona d’Italia”. Quindi seguiranno tre marce sinfoniche: “Quadro romantico” di Gennaro Abbate, “Gaia” di Giovanni Orsomando e “Aterno” di Nicola Centofanti. Il genere musicale della marcia sinfonica ebbe origine nella seconda metà dell'Ottocento in Italia, in particolare in Abruzzo, con l'intento di coniugare la musica marciabile a quella colta, in una visione più popolare, che rappresentasse in qualche modo i dolori e le gioie vissuti dalla gente. Si tratta di un’espressione musicale esclusivamente italiana, che merita una riscoperta. La conclusione della prima parte del concerto sarà nel nome di un altro operista, Amilcare Ponchielli, del quale si potrà ascoltare la marcia-capriccio “Piazza Stradivari”. Di diverso segno la seconda parte della serata. Dopo la pops march “Wonderful Days” del giapponese Nahoiro Iwai (ottimo compositore e trascrittore per banda), si passerà all’ascolto della grand’ouverture “Osakan Jubilee” di Jan van der Roost e all’originale per banda di Steven ReinekePilatus: Mountain of Dragons”. Seguirà l’evergreen “Andalucia” di Ernesto Lecuona. Il concerto si concluderà con “Il mago di Oz” di Harold Arlen e Yip Harpburg, nell’arrangiamento per orchestra a fiati di James Barnes.

L’ingresso al concerto è ad offerta libera.

Domenica 22 gennaio alle 18,30 nel Duomo di Chivasso sarà celebrata la Messa solenne in onore di San Sebastiano martire, patrono del Magnifico Coro degli Abbà. L’Eucarestia sarà presieduta dal prevosto don Davide Smiderle, priore degli Abbà. I canti saranno eseguiti. dal Coro Diocesano di Ivrea per la direzione di don Alberto Carlevato. Alla consolle dell’organo Felice Bossi del 1843 siederà Sandro Frola.

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Si presenta a Palazzo Cisterna (via Maria Vittoria 12 - Torino) venerdì 20 gennaio alle ore 17,30 il libro di Gian Luca Giani "L'incanto della torre" edito da Yume. La Torre è l'affascinate costruzione, conosciuta come Torre Littoria, che svetta su piazza Castello a Torino di proprietà di Reale Mutua.

Progettata da Armando Melis De Villa la torre è oggi considerata uno dei migliori esempi dell'architettura razionalista in Italia, ma, negli anni, è anche stata definita oscena, antiestetica, simbolo di un odioso regime e di un triste periodo.

L'autore del libro che è nipote di Melis nel corso della presentazione dialoga con Costanza Roggero, responsabile scientifico del Laboratorio di Storia e Beni Culturali del Politecnico di Torino, Livia Piperno, responsabile Valorizzazione e Sviluppo del Patrimonio di Reale Immobili S.p.A e Walter Canavesio della Biblioteca di Storia e Cultura del Piemonte Giuseppe Grosso. E’ proprio nella biblioteca di Palazzo Cisterna infatti che si trova il Fondo Melis Bertagna, donato alla Provincia di Torino nel 2004 da Umberto Bertagna, eminente studioso di Storia dell’Arte e dell’Architettura. Il fondo è composto da circa 4000 volumi in parte appartenenti alla famiglia materna Melis de Villa e in parte raccolti da lui stesso donati con il vincolo di mantenerli uniti e non dispersi in altre raccolte bibliografiche e archivistiche, e con l'indicazione della presenza del nome del donatore nell'intestazione.

Gian Luca Giani
Laureato in Ingegneria elettronica, ricercatore e scrittore per passione. Ha vinto diversi premi letterari e radiofonici ed è acuto osservatore del passato e del presente. Della sua Torino ha deciso di raccontare una storia di “famiglia”, la vicenda della costruzione della Torre Littoria, disegnata e costruita dal nonno Armando Melis De Villa.

Cultura

Proseguendo nel filone inaugurato l’anno scorso con la mostra “A rischio della propria vita”, in occasione del Giorno della Memoria 2017aPalazzo Dal Pozzo della Cisterna - sede della Città Metropolitana di Torino - è previsto l’allestimento di una mostra dedicata a Jan Karski (1914-2000), il corriere dello Stato “segreto” polacco e del Governo in esilio della Repubblica Polacca durante la Seconda Guerra Mondiale.

La mostra è itinerante ed stata realizzata dal Museo della Storia della Polonia e dal Ministero degli Affari Esteri della Repubblica di Polonia. L’allestimento a Torino verrà realizzato in collaborazione con la Città Metropolitana, il Consolato Generale di Polonia a Milano, il Consolato onorario di Polonia a Torino, la Comunità Ebraica di Torino e la Comunità Polacca di Torino-Ognisko Polskie w Turynie.

L’inaugurazione della mostra è in programma lunedì 30 gennaio 2017 alle 18. La mostra sarà visitabile da martedì 31 gennaio a venerdì 17 febbraio 2017 dalle 10 alle 17 nei giorni feriali.

UN TESTIMONE INASCOLTATO DELL’ORRORE DELLA SHOAH

Nel 1943 Jan Karski venne inviato presso i rappresentanti degli Alleati con la missione di raccontare il terroreseminato dai tedeschi in Polonia, compreso il genocidio degli ebrei. Karski fu tra i primi a informare il mondo sulla politica tedesca di sterminio sistematico degli ebrei. I suoi interlocutori, purtroppo, non compresero le dimensioni dell’immane tragedia che si stava consumando nella Polonia occupata. Il settimanale americano “Newsweek” ha inserito Jan Karski nel novero delle figure eccellenti del XX secolo, riconoscendo la missione da lui compiuta durante la guerra come una delle pietre miliari nell’etica della civiltà. Negli ultimi anni sono stati pubblicati in Italia: la prima edizione italiana dellibro di Jan Karski “La mia testimonianza davanti al mondo. Storia di uno stato segreto”(Adelphi 2013) a cura e con la traduzione di Luca Bernardini; il fumetto Jan Karski “L’uomo che scoprì l’Olocausto” di Marco Rizzo e Lelio Bonaccorso (Rizzoli-Lizard 2014).

LE ATTIVITÀ DI FORMAZIONE PER INSEGNANTI E STUDENTI UNIVERSITARI

Alla mostra su Jan Karski è abbinata un’attività didattica seminariale, promossa dai docenti Jörg Luther dell’Università del Piemonte Orientale e Sarah Kaminski dell’Università di Torino. Tale attività si terrà nella sala Consiglieri di Palazzo Cisterna e sarà destinata agli insegnanti delle scuole primarie e secondarie del Piemonte e agli studenti universitari. La mostra sarà parte integrante del progetto didattico internazionale “Memorie europee tra Ovest ed Est – elaborazioni in atto della Shoah”, che interessa in particolare la Polonia, l’Italia e anche Israele. Il seminario sarà organizzato nell’ambito della quarta edizione del Corso di Storia e Didattica della Shoah organizzato dalla Rete Universitaria. All’iniziativa collaborano i Dipartimenti di Giurisprudenza, Scienze politiche, economiche e sociali (DIGSPES) di Alessandria e di Studi Umanistici di Vercelli, il Dipartimento di Studi umanistici dell’Università degli Studi di Torino, l’Ufficio scolastico regionale del Piemonte, con la collaborazione dell’ISTORETO-Istituto Piemontese per la Storia della Resistenza, dell’ISRAL-Istituto per la Storia della Resistenza in Provincia di Alessandria “Carlo Gilardenghi” e della Società Contemporanea “Giorgio Agosti”.

Cultura

Proseguono anche nel 2017 le visite guidate e animate a Palazzo Dal Pozzo della Cisterna, sede della Città Metropolitana di Torino. Le visite si svolgono da quest’anno il quarto sabato del mese(tranne che a giugno e dicembre) alle ore 10e sono accompagnate da esibizioni dei gruppi storici appartenenti all'Albo della Città Metropolitana di Torino. Gli appuntamenti sono previsti per il 28 gennaio, il 25 febbraio, il 25 marzo, il 22 aprile, il 27 maggio, il 17 giugno, il 23 settembre, il 28 ottobre, il 25 novembre e il 16 dicembre. Come detto, la prima data utile per visitare lo storico complesso architettonico torinese è quindi quella di sabato 28 gennaio.  

Palazzo Dal Pozzo della Cisterna è sempre aperto ai visitatori su prenotazione telefonica al numero 011-8612644, dal lunedì al giovedì dalle 9 alle 16 e il venerdì dalle 9 alle 13. Per prenotare la visita si può anche inviare una e-mail all’indirizzo urp@cittametropolitana.torino.it. Le visite si effettuano con un minimo di dieci adesioni. Il complesso è anche visitabile sempre su prenotazione, dal lunedì al venerdì, per scolaresche, associazioni e gruppi di cittadini.

Sabato 28 gennaio alle 10 alla visita guidata parteciperà il gruppo “Historia Subalpina”, associazione storico-culturale senza scopo di lucro che ha per scopo  la ricerca storica, l'organizzazione e lo svolgimento di attività culturali, divulgative, rievocative e ricreative inerenti fatti, personaggi e vicende piemontesi compresi tra il 1600 ed il 1900. Historia Subalpina è nata per promuovere le potenzialità e le risorse del territorio, contribuire allo sviluppo, allo studio ed alla divulgazione (anche in ambito scolastico) della conoscenza del patrimonio storico-culturale piemontese a mezzo di animazioni, danze, spettacoli e rievocazioni di episodi significativi della storia. L’associazine intene inoltre contribuire all’organizzazione, realizzazione, diffusione, promozione e valorizzazione di ogni forma d’arte e spettacolo. Historia Subalpina di è organizata in due sezioni: “Corte Gioconda” che riguarda il XVII secolo, “Contessa di Castiglione” dedicata al XIX secolo.

PER SAPERNE DI PIÙ SU PALAZZO CISTERNA, SULLA SUA STORIA, SULLE POSSIBILITA’ DI VISITA E PER AMMIRARE LE FOTO PANORAMICHE A 360°

http://www.cittametropolitana.torino.it/cms/urp/visita-palazzo-cisterna/storia-palazzo

http://www.cittametropolitana.torino.it/cms/urp/visita-palazzo-cisterna

http://www.cittametropolitana.torino.it/multimedia/virtual/palazzo_cisterna_esterni.shtml

Cultura

Si presenta lunedì 16 gennaio alle ore 18 a Palazzo Cisterna (Via Maria Vittoria 12), sede della Città metropolitana di Torino, a cura del Centro Pannunzio di Torino il libro del filosofo Maurizio Ferraris “L'imbecillità è una cosa seria”, edito da Il Mulino.

La presentazione sarà condotta dal prof. Pier Franco Quaglieni, direttore del Centro Pannunzio Torino e dalla dott.ssa Anna Ricotti.

L’ultimo libro di Ferraris parte con l’analisi di questa imbarazzante caratteristica dell’umano, quale è l’imbecillità, per una seria ed articolata riflessione. A lungo l'umanità si è considerata perfetta, attribuendo le proprie eventuali mancanze all'alienazione portata dalla tecnica o all'azione di entità arcane e malvagie come il Capitale e l'Europa. Ma sarebbe bastato un esame di coscienza per capire che il problema era un altro: l'imbecillità, dentro e fuori di noi. L'imbecillità è una cosa seria e non appena ce ne accorgiamo i conti tornano, nell’economia così come nella società e nella storia.Solo sentendosi sfiorati dalla grande ala dell’imbecillità, gli individui tenderanno al progresso e al bene.  

Maurizio Ferraris
È professore ordinario di Filosofia teoretica all’Università di Torino, dove dirige il LabOnt (Laboratorio di ontologia).Editorialista di "La Repubblica", è inoltre direttore della "Rivista di Estetica", condirettore di "Critique" e della "Revue francophone d’esthétique".Fellow della Italian Academy for Advanced Studies (New York), della Alexander von Humboldt-Stiftung e del Käte Hamburger Kolleg "Recht als Kultur" di Bonn, Directeur d’études al Collège International de Philosophie, visiting professor alla Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi e in altre università europee e americane. Ha scritto una cinquantina di libri tradotti in varie lingue.

Tra i più recenti, segnaliamo "Documentalità" (2009), il "Manifesto del nuovo realismo" (2012), "Filosofia per dame" (2011), "Anima e iPad" (2011) e "Spettri di Nietzsche" (2014).