Cultura
Proseguono le visite guidate a Palazzo Dal Pozzo della Cisterna, sede della Città Metropolitana di Torino. Il settimo appuntamento dell’anno è previsto per le ore 10 di sabato 23 settembre. La visita si aprirà con un’esibizione del gruppo storico “Nova Militia Templi” di Lessolo. Palazzo Dal Pozzo della Cisterna è sempre aperto ai visitatori su prenotazione telefonica al numero 011-8612644, dal lunedì al giovedì dalle 9 alle 16 e il venerdì dalle 9 alle 13. Per prenotare la visita si può anche inviare una e-mail all’indirizzo urp@cittametropolitana.torino.it. Le visite si effettuano con un minimo di dieci adesioni. Il complesso è anche visitabile sempre su prenotazione, dal lunedì al venerdì, per scolaresche, associazioni e gruppi di cittadini.“Nova Militia Templi” è un gruppo di rievocazione storica dedicato all’ordine religioso-militare dei Templari, oggetto di leggende che spesso ne hanno deformato l’immagine. I promotori del gruppo sono lontani dal voler inneggiare a dottrine neotemplari o dal riproporre le guerre di religione. Sono invece interessati a proporre una ricostruzione storiograficamente valida della vita quotidiana dei monaci cavalieri, sfatando i numerosi luoghi comuni solitamente ad essi associati. Una grande cura è prestata all’equipaggiamento, cercando di renderlo sempre più preciso e dettagliato sulla base della documentazione storiografica, della Regola Templare, dellla Bibbia Maciejosky, di affreschi come quelli di San Bevignate a Perugia e di monumenti dell’epoca. Ogni volta che i responsabili del gruppo si trovano di fronte ad una nuova fonte ne valutano attentamente l’attendibilità, confrontandola con le altre fonti e cercando di capire le possibili motivazioni ai fini pratici o simbolici di un particolare. Il gruppo è interessato alla ricostruzione di episodi come l’investitura di un nuovo fratello, la morte del Gran Maestro, la vita da campo, l’addestramento e il duro lavoro dei “fratelli di mestiere” che supportavano l’economia dell’Ordine.
PER SAPERNE DI PIÙ SU PALAZZO CISTERNA, SULLA SUA STORIA, SULLE POSSIBILITA’ DI VISITA E PER AMMIRARE LE FOTO PANORAMICHE A 360°
http://www.cittametropolitana.torino.it/cms/urp/visita-palazzo-cisterna/storia-palazzo
http://www.cittametropolitana.torino.it/cms/urp/visita-palazzo-cisterna
http://www.cittametropolitana.torino.it/multimedia/virtual/palazzo_cisterna_esterni.shtml
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La mostra dedicata a Jan Karski, dopo essere stata allestita a Palazzo Dal Pozzo della Cisterna in occasione del Giorno della Memoria e successivamente a Collegno e a Druento, sarà nuovamente visitabile da martedì 19 settembre a sabato 14 ottobre nell’atrio del Municipio di Rivoli, in corso Francia 98, dal lunedì al giovedì dalle 8,30 alle 16, il venerdì e sabato dalle 8,30 alle 13.La mostra rievoca la figura e le vicende di cui fu testimone e protagonista il corriere dello Stato “segreto” polacco e del Governo in esilio della Repubblica Polacca durante la Seconda Guerra Mondiale.
L’allestimento a Rivoli sarà inaugurato martedì 19 settembre alle 12 alla presenza del Sindaco della Città Franco Dessì, dell’Assessore alla cultura Laura Ghersi, del Console onorario della Repubblica di Polonia in Torino Ulrico Leiss de Leimburg, del Presidente della Comunità Ebraica di Torino Dario Disegni e della Presidente della Comunità Polacca di Torino Elzbieta Grzyb.
La mostra è itinerante ed è stata realizzata dal Museo della Storia della Polonia e dal Ministero degli Affari Esteri della Repubblica di Polonia. L’allestimento a Torino nel mese di gennaio è stato realizzato in collaborazione con la Città Metropolitana, il Consolato Generale di Polonia a Milano, l’Istituto Polacco di Roma, il Consolato onorario di Polonia a Torino, la Comunità Ebraica di Torino e la Comunità Polacca di Torino-Ognisko Polskie w Turynie.
UN TESTIMONE INASCOLTATO DELL’ORRORE DELLA SHOAH
Nel 1943 Jan Karski venne inviato presso i rappresentanti degli Alleati con la missione di raccontare il terroreseminato dai tedeschi in Polonia, compreso il genocidio degli ebrei. Karski fu tra i primi a informare il mondo sulla politica tedesca di sterminio sistematico degli ebrei. I suoi interlocutori, purtroppo, non compresero le dimensioni dell’immane tragedia che si stava consumando nella Polonia occupata dalle armate di Hitler. Il settimanale americano “Newsweek” ha inserito Jan Karski nel novero delle figure eccellenti del XX secolo, riconoscendo la missione da lui compiuta durante la guerra come una delle pietre miliari nell’etica della civiltà. Negli ultimi anni sono stati pubblicati in Italia: la prima edizione italiana dellibro di Jan Karski “La mia testimonianza davanti al mondo. Storia di uno stato segreto”(Adelphi 2013) a cura e con la traduzione di Luca Bernardini; il fumetto Jan Karski “L’uomo che scoprì l’Olocausto” di Marco Rizzo e Lelio Bonaccorso (Rizzoli-Lizard 2014).
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Venerdì 15 settembre alleLAWRENCE FERLINGHETTI, POETA E PITTORE DELLA “BEAT GENERATION”
Il poeta e pittore statunitense Lawrence Ferlinghetti, ormai novantottenne ma ancora attivo sulla scena culturale internazionale, è una vera icona della “Beat Generation” ed è la fonte ispiratrice di un progetto che “Arte Città Amica” porta avanti da alcuni anni, con il movimento artistico letterario “Immagine & poesia”. Nato nel 1919 da un immigrato italiano di origini bresciane e da un’ebrea sefardita franco-portoghese, Ferlinghetti ha dedicato gran parte della sua produzione letteraria alla protesta contro la guerra e la violenza. La critica letteraria ha individuato tra le sue fonti di ispirazione il surrealismo francese degli anni Trenta, Walt Whitman e il populismo americano. La sua produzione non è priva d'uno schietto lirismo, ma più spesso è satirica e venata di un vivace umorismo. La sua prima raccolta di poesie, “Pictures of the Gone World”, fu pubblicata nel 1955. Nel corso degli studi per ottenere un dottorato alla Sorbona di Parigi, incontrò Kenneth Rexroth, che in seguito lo persuase a recarsi a San Francisco per conoscere la nascente scena letteraria della città. Dopo aver sposato Selden Kirby-Smith nel 1951 nella contea di Duval in Florida, fra il 1951 e il 1953 insegnò francese, fu critico letterario, dipinse ed infine si stabilì a San Francisco, dove fondò la libreria e casa editrice City Lights. Finì in prigione e fece notizia a livello nazionale per aver pubblicato “Urlo”, di Allen Ginsberg, libro condannato nel 1956 per oscenità. Pubblicò in seguito i primi lavori letterari dei principali esponenti della “Beat Generation”, tra cui Jack Kerouac e, appunto, Allen Ginsberg. Ferlinghetti è molto legato al Paese d’origine del padre, che peraltro non conobbe, perché morì prima della sua nascita. Dal 2009 è socio onorario del movimento internazionale artistico letterario “Immagine & Poesia”, fondato a Torino sotto la presidenza di Aeronwy Thomas. Nel
“ARTE CITTÀ AMICA”, PER LA PROMOZIONE DI UNA CULTURA DEMOCRATICA
“Arte Città Amica” è un’associazione, apartitica, apolitica e senza fini di lucro, con scopi esclusivamente culturali, che intende proporre momenti di incontro e confronto tra artisti e tra artisti e amanti dell'arte. Opera a Torino e nel resto del Piemonte, ma si propone di promuovere incontri e gemellaggi su tutto il territorio nazionale. Promuove una visione della cultura come valore e bene collettivo, universale, democratico e non elitario. Crea e mantiene una rete di contatti e di relazioni tra persone che studiano e fanno arte, generando stimoli reciproci, scambi di idee, tecniche e confronti costruttivi. Organizza incontri per la divulgazione dell'arte e della letteratura. Possiede propri spazi espositivi, in cui allestisce mostre, promuove serate di lettura di poesia, presentazioni di libri e conferenze. Organizza concorsi letterari e di pittura.
Per saperne di più: www.artecittaamica.it
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Domenica 17 settembre alle 14,30 al PalaMila di Ceresole Realedebutterà ufficialmente la nuova Orchestra Sinfonica del Gran Paradiso, promossa dall’associazione “Amici del Gran Paradiso” e diretta dal maestro Antonio Tappero Merlo, già direttore dell’orchestra “Bartolomeo Bruni” di Cuneo.Il programma del concerto di debutto del nuovo complesso orchestrale comprende le sinfonie dalle opere di Gioacchino Rossini “La cambiale di matrimonio” e “Il Signor Bruschino”. Di Beethoven sarà eseguito “Ah perfido!”, scena e aria per soprano e orchestra opera 65, con la partecipazione della giovane soprano ligure Luana Lauro. La seconda parte del concerto sarà dedicata alla celeberrima Sinfonia
Il concerto della Sinfonica del Gran Paradiso concluderà il fitto calendario estivo di “460-GranParadiso Festival”, che ha proposto oltre trenta eventi da giugno a settembre, con musica, teatro, cinema e presentazioni librarie all’insegna dello slogan “Lo spettacolo si fa strada”. L’Orchestra del Gran Paradiso nasce non solo per fare musica, ma anche per essere “testimonial” di un territorio d’eccellenza, che dal 1922 è compreso nei confini del decano dei parchi nazionali italiani:
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Ogni anno al Villaggio Leumann di Collegno – interessante esempio di tutela e recupero di un monumento della storia industriale e sociale italiana - si tiene la manifestazione “Filo lungo filo, un nodo si farà”, una mostra-mercato che propone un incontro tra artigiani, produttori, operatori del settore e semplici appassionati della tessitura.
Nel 2017 l’appuntamento per la ventitreesima edizione è per venerdì 22, sabato 23 e domenica 24 settembre. Con “Filo lungo filo un nodo si farà” l’associazione Amici della Scuola Leumann propone un evento che richiama tessitori da tutto il mondo e diffonde tra gli adulti (ma anche tra i bambini) la conoscenza sulle materie prime (lana, canapa, lino), sulle tecniche di tessitura, sull’evoluzione tecnologica della produzione di tessuti, semilavorati, abbigliamento e complementi d’abbigliamento e d’arredo. La manifestazione è nata nel 1995 con il proposito di valorizzare il Villaggio Leumann quale raro esempio di archeologia industriale e come un momento di riflessione e incontro per artigiani tessitori ed esperti di arte tessile. La continuazione dell’evento nel corso degli anni ha reso possibile costruire rapporti di amicizia con molti espositori, i quali hanno alimentato e alimentano l’esperienza propulsiva del loro sapere e della loro arte. Il filo della tessitura è metafora di relazione e lavoro continuo che unisce persone idealmente molto diverse tra loro, pur sempre accomunate dal desiderio e dalla volontà di promuovere un modo di vita diverso e sostenibile. Ritornare alle origini e documentare l’evoluzione della tessitura nel corso del tempo significa in realtà guardare alla storia dell’uomo da un particolare punto di vista che appartiene a tutti. “Filo lungo filo, un nodo si farà” è un evento unico in Italia ed è diventato un appuntamento fondamentale per chi esercita questa attività. La riscoperta della canapa da parte di Bruno Tessa, il “legarsi alla montagna” di Maria Lai,la ripresa dell’antica filiera della gelsibachicoltura della cooperativa Nido di Seta, la salvaguardia del bisso (seta di mare) e del tessuto marino da parte di Chiara Vigo, il recupero di tecniche antiche della tradizione tessile garganica di Maria Voto, i molti progetti nell’America Latina o in Vietnam, che mirano a dare un lavoro e l’indipendenza economica alle donne: sono tutti esempi che hanno arricchito negli anni la manifestazione e hanno dimostrato e dimostrano come la tessitura possa, ancora oggi, rappresentare un futuro più a misura d’uomo. Al Villaggio Leumann di Collegno artigiani e artisti del tessile provenienti da tutta Italia, da Paesi europei ed extraeuropei hanno l’occasione di condividere e scambiarsi tecniche ed esperienze attraverso un convegno, una mostra-mercato e la sfilata di abiti e accessori realizzati dagli stessi espositori.
IL PROGRAMMA
Il convegno inaugurale di quest’anno è in programma venerdì 22 settembre alle 17 ed è dedicato al tema “Artigiani nell’era digitale”, con l’intento di tessere un dialogo a più voci tra artigiani, operatori del settore, imprenditori sociali, innovatori e studiosi, per condividere storie di rinascita e di esperienza che, grazie ai nuovi linguaggi e alle nuove opportunità offerte dal digitale e dai social network, hanno intrecciato i fili di una comunità estesa, ricca di stimoli e progettualità condivisa. La mostra mercato aprirà i battenti sabato 23 settembre alle 15 in corso Francia 313 e sarà ospitata in una struttura allestita nel parcheggio messo a disposizione dall’azienda Diffusione Tessile, all'interno dell'ex Cotonificio Leumann. Oltre all’esposizione e vendita, sono previste anche dimostrazioni pratiche e l’attivazione di laboratori dedicati ai bambini, sia sabato che domenica. L’evento si concluderà nel pomeriggio di domenica 24 con una sfilata di modelli prodotti dagli espositori e la consegna del premio allo stand più originale. Nel Centro di interpretazione dell’Ecomuseo Villaggio Leumann, in corso Francia 349, saranno allestite le mostre, che saranno inaugurate sabato 23 alle 11:
- “Ricordi”, con gli arazzi ad alto liccio di Dorina Dron
- “Biofelt lightings. - Emozione che nasce dall'incontro di feltro e luce”, con le creazioni in feltro di Judith Byberg
- “Noi dell’Arte e …. Storie tessili”, a cura dell’associazione Noi dell’Arte
- “Infernus, la Divina Commedia in patchwork”, a cura del Gruppo Quilters italiane.
Sono inoltre presenti all’aperto le mostre:
- “Chroma, intrecciare mondi per sconFilare”: workshop e installazione a cura delle “Artenaute” del Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli Museo d’Arte contemporanea
- “Il viaggio continua ….”, a cura del gruppo knit-cafè di Collegno, “Donne ai ferri corti”
- “Tutti i colori del verde: piante tintorie”, a cura dell’azienda agricola Fratelli Gramaglia.
“Filo lungo filo, un nodo si farà” rientra tra gli eventi della Settimana della Cultura promossa da UNI.VO.C.A. e ha ottenuto il patrocinio della Città di Collegno, della Città Metropolitana di Torino e della Regione Piemonte.
AL VILLAGGIO LEUMANN LA STORIA DELL’INDUSTRIA E DELL’ARTIGIANATO TESSILE D’ECCELLENZA
A Collegno, alle porte di Torino, si possono ripercorrere le vicende storiche e capire il valore economico e sociale di uno storico complesso produttivo e urbanistico, fondato tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 dall’industriale tessile e filantropo svizzero Napoleone Leumann. Anche se l’industria tessile ha cessato l’attività nell’ormai lontano 1972, nel Villaggio Leumann vivono tuttora centinaia di persone, tra cui molti ex dipendenti o figli di dipendenti del Cotonificio. Il Villaggio rientra nel progetto sulla cultura materiale ed è stato inserito alcuni anni orsono nella rete ecomuseale creata dall’allora Provincia di Torino, oggi Città Metropolitana. Si tratta di un raro esempio, insieme agli analoghi complessi di Crespi d'Adda e di Schio, di un quartiere (in realtà grande come un piccolo paese) voluto da un imprenditore illuminato per offrire una vita socialmente ed economicamente dignitosa alla classe operaia, con tutti i servizi necessari alle famiglie dei lavoratori: scuola, asilo, chiesa, ambulatorio medico, palestra, albergo, convitto per le giovani operaie, circolo ricreativo, spaccio alimentare, ufficio postale. L’Ecomuseo copre tutta l’area del Villaggio, valorizzando le memorie della vita quotidiana della comunità di operai, impiegati e dirigenti del Cotonificio: il lavoro, la famiglia, la scuola, la religione, il tempo libero, le relazioni sociali e la loro evoluzione nel tempo. Riscoprire l’esperienza industriale del Cotonificio, le idee e le aspirazioni sociali e morali del suo fondatore consente di scrivere una pagina importante della storia del Piemonte, che ha tuttora una sua validità in termini di organizzazione del mondo produttivo e della vita sociale e di programmazione dei servizi collettivi e individuali. Anche oggi il Villaggio è un laboratorio sociale a disposizione dei suoi abitanti e di tutti i cittadini collegnesi, con il Centro di documentazione, le attività didattiche dedicate alla cultura della tessitura, la restaurata Stazionetta Leumann, che sorgeva lungo la linea ferroviaria a scartamento ridotto che univa Torino e Rivoli. Per conoscere nel dettaglio la storia del Villaggio, le opportunità di visita e le iniziative di divulgazione: www.villaggioleumann.it
Al Villaggio Leumann, alle figure del suo fondatore e di altri imprenditori elvetici artefici del primo sviluppo industriale nel Piemonte del XIX secolo la Radiotelevisione della Svizzera Italiana ha dedicato l’interessante documentario intitolato “La Torino rossocrociata”: lo si può visionare nel portale Internet www.rsi.ch alla pagina https://www.rsi.ch/play/tv/svizzera-e-dintorni/video/la-torino-rossocrociata?id=2195783
UNA GIORNATA AL VILLAGGIO LEUMANN
Le visite guidate al Villaggio sono organizzate e curate dall’associazione Amici della Scuola Leumann e dal gruppo Ciceroni della Città di Collegno. Per i visitatori singoli è prevista una visita guidata, la prima domenica di ogni mese escluso agosto e gennaio, con partenza alle 15 dalla chiesa di Santa Elisabetta di corso Francia 347. E’ richiesta la prenotazione.Per gruppi di almeno 8 persone è possibile organizzare la visita in qualsiasi giorno, previa prenotazione. Per le scuole l’itinerario è preceduto da un breve incontro per introdurre la storia del Villaggio Leumann. Alle scuole con sede fuori Collegno si richiede un contributo di 2,50 Euro per ciascun allievo. Ad ogni classe viene fornita la pubblicazione curata da Mauro Agodi "Leumann, storia di una famiglia e di un villaggio operaio”, il libro "Cento Anni di Vita al Villaggio” e altro materiale didattico. Ad ogni alunno viene consegnato il pieghevole "Una Giornata al Villaggio Leumann”.Si visitano le mostre e il plastico del Villaggio nella sede dell’Ecomuseo, le abitazioni per gli impiegati, la casa-museo e la chiesa Santa Elisabetta. Nei pressi della chiesa si può vedere ancora un tratto della bealera, un corso d’acqua derivato dalla Dora Riparia, che una chiusa deviava verso la fabbrica per essere utilizzata a fini produttivi.L’itinerario prosegue poi su corso Francia con soste all’ufficio postale, all’ingresso del Cotonificio Leumann, al Convitto delle Operaie, ai bagni e alle case del comprensorio est. La durata della visita è di circa due ore ed è inserita nel programma della Città di Torino "Gran Tour”. La visita è gratuita, ma è gradito un contributo a favore delle attività dell’associazione. Sono disponibili gadget e set di cartoline.È inoltre possibile visitare autonomamente gli esterni del Villaggio Leumann poiché vicino a tutti gli edifici più significativi sono state posizionate targhe che ne raccontano la storia e ne descrivono la funzione originaria. Nelle domeniche in cui sono previste le visite guidate, la Casa Museo è aperta per visite individuali dalle 15 alle 18.Per informazioni: Amici della Scuola Leumann, corso Francia 345 Collegno, telefono 011-4159543 oppure 3473596056 (orari: 10-12 15-18), fax 011-4059511, e-mail info@villaggioleumann.it
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Dopo il successo di sabato 9 settembre a Vigliano Biellese, la rassegna di musica classica "Organalia 2017 In tour” approda a Vercelli sabato 16 settembre, con il concerto intitolato “I colori dell’organo”. Alle 21 alla consolle dell’organo della cappella di Sant’Eusebio della basilica cattedrale (costruito dal lombardo Giovanni Tonoli nel 1882) si siederà l’organista italiano naturalizzato olandese Matteo Imbruno, che eseguirà un programma antologico dedicato ad autori del XVIII e XIX secolo. La serata sarà aperta dalla Suite in Re minore “Uranie”, dedicata dal compositore Johann Caspar Ferdinand Fischer alla Musa dell’astronomia. Scritta per tastiere (clavicembalo o organo), la Suite, dopo il “Praeludium” di impostazione solenne, è sviluppata su una serie di danze tipiche dell’epoca barocca: Allemande, Courrente, Sarabande, Gavotte, Gigue, Menuet. La conclusione è su una Passacaglia. Seguirà il Concerto in Do RV 265 di Antonio Vivaldi, nella trascrizione per organo di Johann Sebastian Bach, che nel catalogo bachiano è catalogato come BWV 976. Di Domenico Zipoli sarà poi eseguita l’Elevazione in Fa maggiore, di Giovanni Battista Cervellini la Sonata in Fa, di Bach il Preludio al Corale “Wer nur den lieben gott lässt walten” BWV 691 e la Fuga sopra il Magnificat. La parte finale dell’appuntamento vercellese prevede il Rondò di Gaetano Valerj e il Concerto dall’Oratorio “Judas Maccabeus” di Georg Frederick Händel.Il concerto è ad ingresso con libera offerta, ha il patrocinio della Provincia e della Città di Vercelli ed un contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Vercelli. L’iniziativa è realizzata grazie alla collaborazione di monsignor Giuseppe Cavallone, di monsignor Denis Silano e della Società del Quartetto di Vercelli.Sabato 23 settembre alle 21 nella cattedrale di San Giusto a Susa sarà la volta della “Civiltà strumentale italiana tra XIX e XX Secolo”. Alla consolle dell’organo costruito da Carlo Vegezzi Bossi nel 1890, ripreso nel 1934 da Francesco Vegezzi Bossi, restaurato da Italo Marzi nel 2001, siederà il concertista siciliano Diego Cannizzaro, che presenterà il quarto CD del marchio Elegia dedicato all’opera omnia per organo di Pietro Alessandro Yon.
Sabato 30 settembre alle 21 nella chiesa parrocchiale di Santa Maria della Consolazione a Cocconato d’Asti si ascolteranno le “Suggestioni per tromba e organo”, con Maurizio Fornero all’organo e Daniele Greco D’Alceo alla tromba. In programma musiche di Torelli, Bach, Alessandro Scarlatti e Froldi.
Domenica 1° ottobre alle 15,30 nella basilica pontificia del Colle Don Bosco è in programma il concerto “L’organo contemporaneo”. Alla consolle del grandioso strumento costruito dai fratelli Pinchi di Foligno nel 2000 siederà Gianfranco Luca, per un appuntamento dedicato alla memoria dell’indimenticabile Massimo Nosetti. Il programma è costruito intorno ad autori contemporanei, con brani di Guilmant, Lindberg, Stamm, Peeters, Burtonwood, Mathias, Cooman, Young e Bedard. Di Massimo Nosetti sarà eseguito “Elegy on an American folk tune”.
Sabato 7 ottobre alle 21 nel duomo dei Santi Giovanni Battista e Martino a Ciriè si terrà il concerto “À la française”, con Paolo Tarizzo che inaugurerà il restauro dell’organo costruito da Carlo Vegezzi Bossi nel 1897, restaurato dall’elvetica Orgelbau Thomas Wälti di Gümlingen in collaborazione con Alessandro Rigola. Tarizzo svilupperà un programma francese con brani di Widor, Bossi, Bonnet, Dupré, Guilmant, Rachmaninov, Alain, Boëllmann. Presenterà la serata Michele Chiadò.
Tutti i dettagli sui concerti nel portale Internet www.organalia.org
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Terminata con successo la rassegna primaverile, ritorna a partire dal 7 settembre il circuito concertistico “Organalia in tour”, che nel 2017 coinvolge il territorio della Città Metropolitana di Torino e le province di Vercelli, Asti e Biella. Come avviene tradizionalmente nella rassegna di promavera, l’ingresso a tutti concerti è ad offerta libera. Organalia è un progetto di valorizzazione dei luoghi di culto della Città Metropolitana di Torino attraverso il linguaggio universale della musica, avviato sin dal 2002 dall’allora Provincia di Torino. Fin dall’inizio il progetto è stato sostenuto dalla Fondazione CRT, che ha creduto nella validità di un’iniziativa volta a far conoscere al grande pubblico la musica organistica, gli organi, le chiese e le moltissime località del territorio provinciale.Per saperne di più: www.organalia.org
I CONCERTI DI “ORGANALIA IN TOUR” 2017
Giovedì 7 settembre alle 21 nella chiesa parrocchiale di Sant’Andrea apostolo a Pavone Canavese è in programma il concerto “Dai trionfi del Barocco ai primi moti risorgimentali”, con Stefano Pellini all’organo e Pietro Tagliaferri al saxofono soprano. Sarà l’ultima occasione, prima del restauro, di ascoltare la “voce” dell’organo costruito da Felice Bossi insieme al figlio Giacomo nel 1855. Lo strumento sarà successivamente restaurato dalla Bottega Organara Dell’Orto & Lanzini di Dormelletto. Avendo questo strumento il corista a 458 Hertz, la stessa Bottega Dell’Orto & Lanzini ha messo a disposizione un proprio organo portativo, attualmente collocato nella cattedrale di Novara, grazie al quale saranno possibili le esecuzioni con i due strumenti musicali.
Sabato 9 settembre alle 21 nella chiesa parrocchiale dell’Assunta a Vigliano Biellese è in programma un “Omaggio a Bach”. Alla consolle dell’organo costruito dalla Bottega Dell’Orto & Lanzini nel 2007 e ripassato quest’anno in occasione del decennale, siederà una delle icone della musica organistica, l’austriaco Michael Radulescu al quale sarà consegnato il Premio Organalia alla carriera.
Sabato 16 settembre alle 21 nella cattedrale di Sant’Eusebio a Vercelli si terrà il concerto “I colori dell'organo”. Alla consolle dell’organo costruito dal lombardo Giovanni Tonoli nel 1882, suonerà l’organista italiano naturalizzato olandese Matteo Imbruno, che eseguirà un programma antologico che toccherà autori del XVIII e XIX secolo.
Sabato 23 settembre alle 21 nella cattedrale di San Giusto a Susa sarà la volta della “Civiltà strumentale italiana tra XIX e XX Secolo”. Alla consolle dell’organo costruito da Carlo Vegezzi Bossi nel 1890, ripreso nel 1934 da Francesco Vegezzi Bossi, restaurato da Italo Marzi nel 2001, siederà l’organista siciliano Diego Cannizzaro, che presenterà il quarto CD del marchio Elegia dedicato all’opera omnia per organo di Pietro Alessandro Yon.
Sabato 30 settembre alle 21 nella chiesa parrocchiale di Santa Maria della Consolazione a Cocconato d’Asti si ascolteranno le “Suggestioni per tromba e organo”, con Maurizio Fornero all’organo e Daniele Greco D’Alceo alla tromba. In programma musiche di Torelli, Bach, Alessandro Scarlatti e Froldi.
Domenica 1° ottobre alle 15,30 nella basilica pontificia del Colle Don Bosco è in programma il concerto “L’organo contemporaneo”. Alla consolle del grandioso strumento costruito dai fratelli Pinchi di Foligno nel 2000 siederà Gianfranco Luca, per un appuntamento dedicato alla memoria dell’indimenticabile Massimo Nosetti. Il programma è costruito intorno ad autori contemporanei, con brani di Guilmant, Lindberg, Stamm, Peeters, Burtonwood, Mathias, Cooman, Young e Bedard. Di Massimo Nosetti sarà eseguito “Elegy on an American folk tune”.
Sabato 7 ottobre alle 21 nel duomo dei Santi Giovanni Battista e Martino a Ciriè si terrà il concerto “À la française”, con Paolo Tarizzo che inaugurerà il restauro dell’organo costruito da Carlo Vegezzi Bossi nel 1897, restaurato dall’elvetica Orgelbau Thomas Wälti di Gümlingen in collaborazione con Alessandro Rigola. Tarizzo il quale svilupperà un programma francese con brani di Widor, Bossi, Bonnet, Dupré, Guilmant, Rachmaninov, Alain, Boëllmann. Presenterà la serata Michele Chiadò.
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Manca ormai solo una settimana all’inizio dell’edizione 2017 del Sestriere Film Festival, evento internazionale dedicato al cinema di montagna la cui settima edizione è in programma al cinema Fraiteve da sabato 29 luglio a sabato 5 agosto, con il patrocinio della Città Metropolitana di Torino. Organizzato dall’associazione Montagna Italia, in collaborazione con il Comune di Sestriere e con il Consorzio turistico Via Lattea, il festival del cinema di montagna più alto d’Europa ha sempre un ottimo riscontro sia da parte dei media che del pubblico.Dal 29 luglio al 4 agosto saranno proiettati ben 26 film in concorso, ma alla giuria –di cui fanno parte Piero Carlesi e Giovanni Verga – sono pervenute in tutto oltre 110 opere, provenienti da 16 nazioni. Gli argomenti delle pellicole spaziano dalle scalate in Sardegna agli spettacoli acrobatici in Francia, dalla scoperta di luoghi poco noti al ritorno alla vita in montagna nel borgo cuneese di Ostana, dall’importanza del Soccorso Alpino alla speleologia. È come sempre fitto il programma degli eventi collaterali.
Grazie alla collaborazione con il Centro di cinematografia e Cineteca del Club Alpino Italiano e al patrocinio della Fondazione Riccardo Cassin, sabato 29 luglio alle 21 il pubblico potrà assistere alla proiezione del film “Jirishanca, il Cervino delle Ande” che vede protagonista il grande alpinista friulano, impegnato nel 1969 sulla vetta della Cordillera di Huayhuash in Perù.
Alla serata inaugurale parteciperà inoltre una donna la cui caparbietà è da un paio di anni un esempio per gli alpinisti di tutto il mondo. Si chiama Eleonora Delnevo e nel 2015, mentre era intenta a scalare le cascate ghiacciate di Nova, in Trentino, è caduta per oltre tenta metri, a seguito di una frana di rocce e ghiaccio, riportando numerose fratture e la paralisi delle gambe. La voglia di tornare ad arrampicare ha aiutato l’alpinista bergamasca a superare i momenti più difficili. Nell’ottobre 2016 ha scalato la parete verticale del monte El Capitan, un enorme monolite granitico che sorge nel parco dello Yosemite, in California. Tra i film in concorso ci sarà “Why not”, del regista Davide Grimoldi, che racconta questa avventura: “un sogno che ha reso possibile l’impossibile”, come dice Eleonora.
Nella serata inaugurale saranno presenti anche i realizzatori dell’app PeakVisor, che permette di individuare l’altezza e i nomi delle montagne del territorio in cui ci si trova, grazie alla videocamera del proprio smartphone, semplicemente inquadrando le vette. Le mappe sono offline e quindi non serve disporre di una connessione Internet.
La soprano Silvia Lorenzi offrirà il suo omaggio musicale alla montagna con un trittico di spettacoli di musica e arte, per la sezione “Montagna & Suoni”. Sabato 29 luglio alle 21 al cinema Fraiteve l’appuntamento sarà con lo spettacolo “Tuo Walter”, in cui l’evocazione sonora costruita per sovrapposizioni di linee vocali accompagnerà la proiezione di immagini di Walter Bonatti, alcune delle quali inedite.
Sabato 5 agosto il Festival si chiuderà con due performance artistiche. Alle 11,30 al rifugio Alpette ci saranno i gesti, le parole e i suoni di “Mal di montagna”, attraverso i quali la montagna canterà di quando era una giovane donna, di come si trasformò in vetta e poi di come l’uomo la percorre e la sfida, pretendendo di amarla e di domarla. Alle 21 al cinema Fraiteve sarà la volta di “Vette di latte”, una performance narrata e cantata, dedicata alla storia di due esseri umani alla ricerca del senso della vita.
Al termine dello spettacolo si terrà la premiazione dei registi e dei fotografi vincitori del Festival. La serata si concluderà con la proiezione del film fuori concorso “Bonatti e l’enigma del K2” di Claudio Giusti, con la produzione di Mario Rossini per Red Film e Rai. Nel film Reinhold Messner ripercorre le vicende del “caso K2” del 1954 e delle menzogne raccontate contro l’amico Walter, partendo dalla storia alpinistica di Bonatti.
All’inizio di ogni serata della manifestazione verranno proiettate le venti fotografie selezionate tra le opere partecipanti al concorso fotografico promosso dal circuito “Spirit of the mountain”, network di festival creato dall’associazione Montagna Italia.
Il Sestriere Festival è inserito nel programma della “Settimana della Montagna” del comprensorio della Via Lattea, che prevede numerosi appuntamenti, tra i quali il ciclo “Cammina con il Festival”, sette passeggiate con l’accompagnamento dell’istruttore di nordic walking Roberto Miletto.
Per saperne di più si può visitare il portale Internet www.montagnaitalia.com, scrivere a press@montagnaitalia.com o a info@consestriere.it oppure seguire gli account social del Festival su Facebook, Instagram e Twitter.
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Sarà dedicata alla migrazione secolare dalle Valli Valdesi la quindicesima edizione del convegno storico “Cattolici & Valdesi”, in programma sabato 5 agosto nel suggestivo borgo di Laux, frazione del Comune di Usseaux, in Val Chisone: un luogo che ha segnato momenti importanti della storia del Valdismo e dei suoi rapporti con il cattolicesimo. La Città Metropolitana di Torino ha concesso il suo patrocinio all’iniziativa.Il tema scelto quest’anno dalla Società di Studi Valdesi, dal Centro Studi e Ricerche della Diocesi di Pinerolo, dall’Archivio diocesano, dall’associazione “La Valaddo” e dal Centro Ricerche Cultura Alpina è storico, ma è anche di stretta e stringente attualità, ora che l’intolleranza verso gli immigrati si palesa senza più vergogna e ritegno, mentre si fa strada una rinnovata contrapposizione tra individui, religioni e interessi economici. Ripercorrere la storia dei conflitti religiosi e comprendere le ragioni della convivenza faticosamente raggiunta può essere un modo per comprendere alcune dinamiche nazionali e internazionali del tempo presente. Come sottolinea il Sindaco di Usseaux, Andrea Ferretti, “può essere un modo per aiutarci a mantenere ben saldo l’impegno a operare per promuovere principi di pace, convivenza e accoglienza tra le genti e i popoli”.
“Valli chiuse o valli aperte?” sarà l’interrogativo da cui partirà il confronto tra studiosi e uomini di fede. Perché dall’idea romantica di uno spazio alpino incontaminato fin dai tempi mitici del diluvio universale, abitato da persone con pochi o scarsi contatti e frequentazioni con il mondo esterno, così da conservare la sua originaria purezza, si è pervenuti a una concezione delle Valli Valdesi come di una realtà che ha derivato dalla mobilità di uomini e di cose e dall’apertura al mondo esterno un arricchimento culturale e materiale, anche nei momenti più tragici della storia.
Il convegno propone una lettura articolata del territorio alpino nella sua complementarietà e relazione con le pianure e con le città, nei percorsi migratori dei montanari verso altri Paesi europei e verso altri continenti. I contributi dei relatori racconteranno le dinamiche dei secoli passati, ma probabilmente aiuteranno a capire le dinamiche delle migrazioni del XXI secolo e l’importanza dell’accoglienza di chi cerca lontano di casa un futuro e un lavoro dignitosi.
I lavori del convegno inizieranno alle 9,30 con la relazione di Luca Patria sul tema “Fra tardomedioevo e prima età moderna: nuove forme di mobilità nelle Alpi Cozie”. Marco Fratini terrà una relazione intitolata “...quasi à l’extremité de l’Italie vers l’Orient - L'emigrazione Valdese nell'Italia meridionale fra medioevo e prima età moderna”. A Gabriel Audisio il compito di trattare il tema “Migranti Valdesi in Provenza: inserimento, integrazione, assimilazione (XV-XVI secolo)”. Marco Bettassa parlerà invece di “Strutture comunitarie e rapporti economici in antico regime. I Valdesi in Germania (1698-99)”. Nel pomeriggio Daniele Tron terrà la relazione “Al seguito di alcune personalità emigrate: il pastore Elie Saurin (1639-1703) e le esperienze internazionali della sua famiglia”, mentre Albert de Lange illustrerà la figura del pastore Thomas Gauthier (1638-1709), Giorgio Grietti parlerà dell’abate Lorenzo Cot di Chambons (1825-1868) ed Elisa Gosso del pastore Daniel Armand Ugon (1851-1929).
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Sabato 22 luglio all’Abbazia di Novalesa si terrà la cerimonia ufficiale per la riapertura della cappella di San Michele, risalente ai secoli VIII e XIX dopo Cristo ed oggetto di recenti restauri. La riapertura dell’edifico al pubblico avviene 160 anni dopo l’abbandono e la sconsacrazione a seguito della soppressione di tutti gli ordini monastici nell’allora Regno di Sardegna. La cerimonia ufficiale è in programma alle 15,30nella sala conferenze dell'Abbazia, alla presenza del Vescovo di Susa monsignor Alfonso Badini Confalonieri, della Soprintendente all’archeologia, belle arti e paesaggio per la Città Metropolitana di Torino architetto Luisa Papotti, del dirigente della Soprintendenza architetto Gianni Bergadano e dell’archeologa Gisella Cantino Wataghin.
DALL’ABBANDONO AL RECUPERO DI UNA TESTIMONIANZA DELL’ARTE MEDIOEVALE
La legge di soppressione, promulgata nel 1855, venne attuata a Novalesa la mattina del 25 ottobre 1856. Espulsi i monaci, gli edifici vennero messi all’asta e acquistati da un medico che adibì il complesso novalicense a stabilimento ed albergo per cure idroterapiche. Successivamente l’abbazia diventò residenza estiva del Convitto Nazionale Umberto I di Torino. In quel periodo la cappella di San Michele, conosciuta anche come cappella di San Pietro, venne adibita a stalla e a deposito di attrezzi, naturalmente senza che venissero adottati accorgimenti per conservare le tracce di affreschi medioevali presenti nell’edificio. La cappella è di origine altomedievale ed è strettamente legata alle vicende plurisecolari della comunità monastica novalicense. Nei secoli successivi all’edificazione venne arricchita da alcune pregevoli opere decorative e sottoposta a lievi interventi di conservazione. La sconsacrazione e l’utilizzo per scopi ben lontani da quelli liturgici hanno contribuito al suo parziale degrado.
A partire dal 2011 l'allora Soprintendenza per i Beni architettonici del Piemontesi è interessata al recupero ed al restauro della cappella, riuscendo adottenere i fondi necessari dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Torino e dalla Fondazione Magnetto, naturalmente con il consenso e la condivisione dell’Ente proprietario del complesso di Novalesa, l’allora Provincia, oggi Città Metropolitana di Torino. I lavori si sono svolti in due riprese, nel 2015 e nel 2016, avvalendosi dell'apporto di ditte specializzate.
Tutti i dettagli e le suggestive immagini del progetto di recupero dell’Abbazia di Novalesa sono reperibili nel portale Internet www.cittametropolitana.torino.it e nel filmato “Novalesa, una storia ritrovata”, realizzato nel 2013 dal Servizio comunicazione e informazione della Provincia di Torino. Il filmato è attualmente pubblicato nel canale YouTube della Città Metropolitana di Torino alla pagina https://www.14dd5266c70789bdc806364df4586335-gdprlock/watch?v=mx5__S2iWIU
CONFERENZE CULTURALI ALL’ABBAZIA
Prendendo spunto dalla riapertura della cappella di San Michele, la rassegna delle conferenze culturali in programma all’Abbazia di Novalesa sarà dedicata quest’anno al tema degli angeli. Domenica 23 luglio alle 16 la studiosa Giuliana Giai parlerà del culto di San Michele all’abbazia di Novalesa e in Valle di Susa. Il 30 luglio alle 16 Silvio Chiaberto parlerà di “San Michele: un itinerario nell’arte e nei monasteri medievali”. Domenica 6 agosto alle 16 padre Paolo Maria Gionta, priore dell’Abbazia novalicense, tratterà il tema “San Michele e gli angeli: figure al confine tra esoterismo, fantasia e fede”. “Gli angeli e la musica: che rapporto c’è?” è il tema che padre Gionta tratterà domenica 13 agosto alle 16. Infine martedì 15 agosto alle 16 si terrà la lezione-concerto di Francesco Verzillo sul tema “A proposito di musica e di angeli: la tradizione sacra del trombone tedesco”.
44 ANNI DI LAVORI E PROGETTI PER IL RECUPERO DELL’ABBAZIA
La riapertura della cappella di San Michele si inserisce a pieno titolo un lungo processo di recupero culturale, storico, architettonico e spirituale del complesso di Novalesa, culminato nel 2013 con le celebrazioni per il quarantennale dell’acquisizione e del recupero dell’Abbazia da parte della Provincia di Torinoe nel progetto europeo Thetris-Thematic Touristic Route development with the Involvement of local Society. Il progetto prevedeva una serie di iniziative di comunicazione, tra le quali un concorso fotografico con tecnologia 3D e con lo slogan “Divinità, Destinazione, Destino”, rivolto ai giovani di ciascuna regione europea coinvolta. I partecipanti dovevano realizzare e presentare le loro opere entro il gennaio 2014, scegliendo i soggetti da una lista di tesori del patrimonio religioso del proprio territorio. Le foto vennero convertite con tecnologia 3D ed una giuria locale stabilì il vincitore, premiato nel corso dell’incontro dei partner del progetto nell’aprile 2014 in Ungheria. Thetris era finanziato sul quarto bando del programma di cooperazione territoriale europea “Europa Centrale” - Asse 4 “Aumentare la competitività e l'attrattività di Città e Regioni” - Area di intervento 4.3 “Capitalizzazione delle risorse culturali per rendere più attrattive le regioni e le città”.
40 ANNI FA IL RITORNO DEI MONACI A NOVALESA
Nel 1973 la Provincia scelse di affidare l’Abbazia alla Congregazione Benedettina Sublacense, con una convenzione della durata di 29 anni, che fu siglata ufficialmente nel 1974 e rinnovata nel 2006. La prima convenzione consentì di procedere ai restauri e alla valorizzazione del complesso. Di particolare rilevanza l'attuale attività di restauro di antichissimi volumi da parte dei Benedettini. La nuova convenzione consolidò il rapporto tra la Provincia e l'ordine religioso, che si adopera per diffondere la conoscenza dell'antichissima tradizione spirituale, culturale e sociale dell'Abbazia. È la comunità religiosa, in quanto custode del complesso novalicense, a segnalare le necessità di intervento per le opere di manutenzione ordinaria e straordinaria di tutti i locali, dei mobili e del parco circostante. Il programma di recupero portato a termine all’inizio del nuovo millennio, è stato incentrato sulla riorganizzazione degli spazi necessari per la vita della comunità dei monaci e per le relazioni con l'esterno, a cui la comunità stessa si è aperta negli ultimi anni. Il monastero conserva ancora oggi quella che doveva essere la planimetria originaria: un chiostro centrale, fiancheggiato sul lato nord dalla chiesa e sugli altri lati dagli ambienti necessari al funzionamento della comunità. All’interno del recinto murario si possono ammirare quattro cappelle. Quella di Sant’Eldrado conserva i suggestivi affreschi di età romanica dedicati alla vita del santo. L'obiettivo degli interventi degli anni scorsi è stato quello di localizzare all'interno del complesso funzioni diverse: dalla residenza dei monaci alle attività legate al libro, dall'ospitalità dei visitatori alla realizzazione di spazi museali. Novalesa è il luogo ideale per ritemprare corpo e spirito, per dedicare un po’ di tempo alla meditazione e alla riflessione, alternando momenti di relax a momenti turistici e culturali. Il tutto è reso possibile dalla cortese accoglienza dei monaci Benedettini, i quali perseguono tuttora nella loro vita quotidiana il motto “Ora et labora”. La chiesa e le cappelle di San Salvatore e Sant’Eldrado si possono ammirare durante visite guidate il sabato e la domenica dalle 9 alle 11,30. La chiesa abbaziale e le sale del museo sono visitabili secondo gli orari pubblicati nel portale Internet dell’Abbazia alla pagina http://www.abbazianovalesa.org/visite_turismo.htm#
1287 ANNI DI STORIA
Posta al centro della Valle Cenischia, l’Abbazia di Novalesa è circondata da uno straordinario anfiteatro naturale, ai piedi del Monte Rocciamelone. Fu fondata nel 726 da Abbone, signore franco di Susa e Maurienne, che ne volle fare un presidio e controllo del valico del Moncenisio, affidandola ai monaci benedettini. Dedicata ai Santi Apostoli Pietro e Andrea, l’Abbazia figurava tra le più importanti d’Europa nell’XI secolo, quando furono realizzati gli affreschi della cappella di Sant’Eldrado, che ancora oggi stupiscono e affascinano per la luminosità e la conservazione cromatica. Nella chiesa, costruita nel XVIII secolo sulle fondamenta di un preesistente edificio di culto di epoca tardo-romana, sono ancora visibili degli affreschi risalenti a più di mille anni fa, come la “lapidazione di Santo Stefano”. Il monastero conserva ancora oggi quella che doveva essere la planimetria originaria: un chiostro centrale, fiancheggiato sul lato nord dalla chiesa e sugli altri lati dagli ambienti necessari al funzionamento della comunità. Nei pressi del monastero, quattro cappelle sono dedicate a Santa Maria, al Santissimo Salvatore, a San Michele, (la più famosa) a Sant’Eldrado e San Nicola. Nei primi anni successivi alla fondazione l’abbazia ottenne dai sovrani franchiPipino il Breve e Carlo Magno numerosi privilegi, tra cui quello della libera elezione dell'abate e del pieno possesso dei beni di fronte ad ogni autorità laica ed ecclesiastica. In quel tempo il monastero estendeva i suoi domini anche nel Basso Piemonte, fino all'entroterra ligure di Ponente. Distrutto dai Saraceni nel 906, il monastero fu ricostruito nella prima metà dell'XI secolo su iniziativa di Gezone, abate di Breme. Con i villaggi della Val Cenischia (Ferrera, Venaus e Novalesa) l’abbazia costituì per alcuni secoli una circoscrizione ecclesiastica autonoma. Nel 1646 ai benedettini si sostituirono i Cistercensi, che rimasero a Novalesa fino al 1798, quando furono espulsi dal Governo provvisorio piemontese. Il monastero fu successivamente affidato ai monaci trappisti. Fu requisito dallo Stato nel 1855, quando fu approvata la Legge sui Conventi. La storia più recente è quella dell’acquisto da parte dell’allora Provincia e del recupero di un patrimonio di arte, storia, cultura e spiritualità.
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