Cultura
“Il fiume va via taciturno” e Michelle vive un incontro-scontro tra la sua personale esistenza e la storia del Novecento europeo: è il filo conduttore della narrazione di un romanzo che Giorgia Garberoglio, scrittrice e giornalista appassionata e praticante del canottaggio, ha pubblicato recentemente e sta presentando in tutta Italia. Il romanzo è al centro dell’ultima delle “Storie metropolitane”, che la Direzione Comunicazione della Città metropolitana di Torino racconta con i reportage televisivi che vengono pubblicati nel canale Youtube dell’Ente.Il reportage video di questa settimana è pubblicato all’indirizzo https://youtu.be/1i5wCXbFFAo
A Torino è stata proprio la sede della Città metropolitana in corso Inghilterra ad ospitare il 17 novembre scorso una delle presentazioni pubbliche del romanzo, a cui fanno da sfondo due fiumi, la parigina Senna e il torinese Po, ma anche vicende tragiche a noi vicine come l’attentato del teatro Bataclan e più lontane, come le barricate durante la Liberazione di Parigi nel 1944: due momenti di violenza e paura, un prima e un dopo che toccano da vicino la vita di Michelle, prima da bambina, e poi da madre e nonna.
Presentando il suo libro, Giorgia Garberoglio ha rivendicato il suo amore per Torino, per il Po e per la Reale Società Canottieri Cerea, di cui è socia. Perché la Cerea è, dopo la Canottieri Limite, il più antico club remiero in Italia, ma è soprattutto il più longevo, svolgendo ininterrottamente dal 1863 attività sportiva e ricreativa. Della trama non sveliamo nulla, per non togliere ai lettori il piacere di scoprire un intreccio che propone riflessioni sull’importanza dei sentimenti e degli affetti familiari, ma anche sul significato della passione per uno sport come il canottaggio; uno sport che a Torino è storia ed è presente e che, nella vita di Michelle, è soprattutto una grande passione.
Ma perché ambientare un romanzo anche e soprattutto nel mondo del canottaggio? Lo abbiamo chiesto a Giorgia Garberoglio, che ci ha risposto: “Ho un rapporto molto forte con quel mondo, di cui scrivo per La Stampa. Cercavo da tempo un escamotage per parlare di uno sport di cui sono appassionata”. Il canottaggio potrebbe essere considerato il fil rouge della narrazione ma, visto che si parla di uno sport sull’acqua, possiamo parlare di “fil bleu”. Perché lo sport sul fiume, come sottolinea Giorgia Garberoglio, “diventa una metafora della vita e il romanzo inizia proprio nella notte dell’attentato al Bataclan, per poi andare a ritroso: proprio come fanno i canottieri in barca sul fiume. Perché quando si è in barca non si sa cosa si ha alle spalle. Possiamo anche interpretare quello che incombe dietro di noi come il nostro futuro, a cui spesso andiamo incontro senza vederlo”.
Quello che è certo è che Michelle ed Ettore, i protagonisti di una storia iniziata nella notte del Bataclan, sono fortemente legati con il mondo del canottaggio. Ma c’è una lezione di vita che una disciplina che all’Italia ha regalato una ricca messe di medaglie olimpiche e mondiali lascia ogni giorno alle persone che ne sono appassionate? Giorgia Garberoglio ci ha risposto che per lei “non c’è una vera e propria lezione, ma certamente il canottaggio mi ha cambiato la vita da quando, a trent’anni, sono salita in barca a Roma. Come molte altre discipline, il canottaggio ci aiuta ad affrontare le difficoltà e, a me, ha aperto un mondo. In barca sul Po si vede una Torino diversa, sia che si remi in solitudine, sia che si esca in barca con i compagni di voga. Si scoprono angoli della città che io chiamo il mio giardino segreto”.
Non a caso, quindi, Emilia Lodigiani, presidente regionale della Federazione Italiana Canottaggio, intervenuta alla presentazione del libro di Giorgia Garberoglio, sottolinea che “sono ormai tanti i torinesi che negli ultimi anni hanno scoperto il Po, che possiamo considerare come la migliore palestra a cielo aperto disponibile in città. Il nostro è il fiume cittadino migliore d’Italia, con il più lungo tratto navigabile in sicurezza con le barche da canottaggio per gran parte dell’anno. Il rapporto con i cittadini e con il Comune è migliorato negli ultimi anni e i circoli remieri torinesi sono coinvolti nei progetti di valorizzazione ambientale e turistica del fiume. A chi viene a gareggiare a Torino il Po e le società che vi organizzano eventi agonistici lasciano un’ottima impressione e un ottimo ricordo”.
D’ora in avanti, aggiungiamo noi, i veri appassionati di canottaggio potranno confrontare le loro sensazioni e le emozioni vissute in barca con quelle raccontate nel romanzo di Giorgia Garberoglio.

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All’indomani dell’8 settembre 1943 negli alpeggi sopra Condove e Caprie trovarono rifugio e si organizzarono in bande partigianemolti esponenti dell’antifascismo emilitari sbandati e impossibilitati a rientrare alle proprie case. Tra loro spiccavano Felice Cima, Alessio Maffiodo e Marcello Albertazzi. Quest’ultimo era un vecchio militante comunista giunto in Valle di Susa un mese dopo l’armistizio, provenendo dalla Val Germanasca, dove aveva avuto contrasti con il locale Comando militare di tendenza badogliana. Per Felice Cima, studente universitario e sottotenente dei Bersaglieri sbandato con il suo reggimento e riparato a Condove a casa di uno zio, la Resistenza affondava invece le sue radici nella stanchezza, nel rifiuto di continuare la guerra fascista al fianco dei tedeschi. Inizialmente fu proprio la diversa sensibilità nei confronti degli atteggiamenti da assumere verso l’occupazione tedesca ad essere foriera di contrasti. Divenne quindi importante l’azione condotta da altre due figure rappresentative del neonato movimento resistenziale valsusino, don Francesco Foglia e Sergio Bellone, entrambi esponenti del Comando militare della Val Susa, che svolsero un’importante opera volta a smussare i contrasti sorti tra Cima e Albertazzi riuscendo ad ottenere così una leale collaborazione fra i due capi banda.Ma il destino era in agguato. Il 27 novembre 1943, all’inizio di un inverno che per la Resistenza sarebbe stato durissimo, Cima, Albertazzi e l’autista Camillo Altieri scesero dalla borgata Rocca di Condove per incontrare a Novaretto gli altri comandanti delle bande che nei primi tre mesi di lotta ai nazifascisti si erano organizzate in Valle di Susa. Al ritorno i tresalirono con il comunista torinese Giuseppe Garbagnati sull’auto del maggiore Egidio Liberti del Comando militare unificato. Il veicolo andò quasi subito in panne, forse a causa del radiatore bucato, ma si pensò di risolvere l’inconveniente, tanto da rifiutare il traino offerto da un autocarro in transito. Albertazzi, Cima e Altieri scesero per raccogliere acqua in un vicino fossato, mentre Liberti controllava la strada e Garbagnati rimaneva nella vettura. D’improvviso sopraggiunserodue veicoli tedeschi. I militari a bordo aprirono il fuoco, uccidendo Cima, Altieri e Albertazzi, mentre Liberti riuscì a fuggire verso la Dora e a traversarla a nuoto. Garbagnati, liberatosi della pistola, venne arrestato. A Felice Cima venne successivamente intitolata la 17ª Brigata Garibaldi, protagonista delle vicende della lotta per la Liberazione a cavallo tra la Valle di Susa e la Valle di Viù.
L’80° anniversario dell’agguato di Caprie, che segnò sanguinosamente la prima fase della guerra partigiana in Bassa Valle di Susa e in Val Casternone, sarà commemorato domenica 26 novembre alle 10 nella sala consiliare del Comune di Caprie, dove si inaugurerà la mostra “80 e non sentirli – Nasce la Resistenza”. All’inaugurazione interverranno il curatore della mostra Marco Sguayzere Giuseppe Siracusa, pronipote di Felice Cima. In rappresentanza della Città metropolitana di Torino sarà presente il Vicesindaco Jacopo Suppo, anche nella sua veste di Sindaco di Condove. La mostra sarà visitabile domenica 26 novembre dalle 10 alle 12 e dalle 14,30 alle 16, lunedì 27 dalle 9,30 alle 13.Le commemorazioni, patrocinate dalla Città metropolitana di Torino,proseguiranno lunedì 27 alle 9,30 nel Municipio di Caprie, con la visita alla mostra da parte degli studenti dell’istituto comprensivo di Condove e dei ragazzi partecipanti al Treno della Memoria. Alle 10,30 studenti e autorità si recheranno in corteo al monumento che ricorda i caduti Felice Cima, Marcello Albertazzi e Camillo Altieri. Dopo i saluti delle autorità locali e del Vicesindaco metropolitano Jacopo Suppo, interverranno il parroco di Caprie, don Franco Davì e gli studenti dell'ICS di Condove e del Treno della Memoria. L’orazione ufficiale sarà affidata a Giorgio Cesari, nipote di Felice Cima.

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Nel mese di novembre la rassegna Chivasso in Musica, patrocinata dalla Città metropolitana di Torino, proporrà due concerti, realizzati grazie al sostegno della Città di Chivasso per il tramite del bando MusicArt.
Giovedì 16 novembre alle 21 nella chiesa parrocchiale di San Giuseppe Lavoratore alla Blatta è in programma un concerto per organo e coro. La Corale Roberto Goitre, diretta da Corrado Margutti, proporrà il repertorio romantico europeo, con pagine di Brahms, Bruckner, Liszt, Mendelssohn e Rheinberger. La parte organistica vedrà alla consolle dell'organo a trasmissione pneumatica costruito da Carlo Vegezzi Bossi nel 1894 l'organista torinese Marco Limone, che eseguirà brani di Vincenzo Antonio Petrali, definito nel XIX secolo il principe degli organisti. Il concerto, al quale parteciperà il Rotary Club di Chivasso, sarà dedicato alla memoria dell’organista Massimo Nosetti del quale ricorre il decennale dalla scomparsa.
Mercoledì 22 novembre il concerto avrà luogo alle 21 nel Duomo di Santa Maria Assunta e sarà interamente dedicato ad Antonio Vivaldi. Accanto a celebri composizioni strumentali, saranno eseguite arie da opere del "Prete rosso”, nell'interpretazione della soprano Cristina Mosca. L'Ensemble Andromeda, diretto dal primo violino concertatore Francesco Bergamini, sarà formato dai violinisti Joanna Crosetto, Michele Alziati, Gabriele Cervia, dal violista Alessandro Curtoni, dal violoncellista Lamberto Curtoni, dal contrabbassista Roberto Stilo, dal tiorbista Francesco Olivero e, al clavicembalo, fornito dalla Bizzi Clavicembali, da Matteo Cotti. Il concerto, al quale prenderanno parte i due Clubs Lions chivassesi, Host e Duomo, sarà dedicato alla memoria di Monsignor Pietro Bertotti nel decennale della scomparsa.
L'ingresso sarà consentito al pubblico a partire dalle 20,30 con libera offerta. Per ulteriori informazioni si può consultare il sito Internet www.associazionecontatto.it, scrivere a info@associazionecontatto.it o chiamare il numero telefonico 011-20755.80.
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Venerdì 17 novembre viene presentato a Torino il nuovo libro di Giorgia Garberoglio "Il fiume va via taciturno", edito da Affiori.
La presentazione è prevista alle ore 17 al XV° piano della sede i Città metropolitana di Torino (corso Inghilterra 7).
Con l’autrice saranno presenti Enrico Marucco, presidente del Circolo Canottieri Cerea e Carla Gatti, direttrice Comunicazione, Rapporti con i cittadini e il territoriodi Città metropolitana di Torino.
Ingresso libero fino ad esaurimento posti.
Il libro
Michelle, la protagonista de Il fiume va via taciturno, vive un incontro-scontro tra la sua personale esistenza e la storia del Novecento europeo. Il filo conduttore della narrazione è il fiume che segue placidamente il racconto, silenzioso e complice spettatore di amori, tragedie, storie di una famiglia e dei suoi dolori. Nel canottaggio – sport che lega i protagonisti proprio su quel fiume – si va indietro per andare avanti: così Michelle dovrà spesso guardare al passato per capire che strada intraprendere, chi imparare a essere, chi decidere di divenire.
Ivo, Victoire ed Ettore, il cane Pongo, i circoli remieri, le case e le isolette nascoste nel verde: tutti diventano attori in questo teatro intimo e al tempo stesso corale, privato ma anche pubblico.
L'autrice
Giorgia Garberoglio scrive per La Stampa, specialmente di canottaggio. Si occupa della comunicazione della regata internazionale Silverskiff, della storica Reale Società Canottieri Cerea. É autrice di Amalia (Feltrinelli, 2015), del manuale con il professor Giovanni Cavagni Bambini allergici (Red, 2013).
Per Giulio Perrone Editore ha scritto dei racconti brevi in Cartoline da Torino, Storie da bar, Una storia al giorno. Ha collaborato con Leggo, con la Rai, con Ciaoweb, iniziando il percorso giornalistico dal 1995, a diciassette anni. È laureata al Dams di Torino. Dal 2020, dopo aver vissuto tra Roma e Torino, ha rivoluzionato la sua vita e preso la gestione, con il marito Andrea, di due piccoli ristoranti - “La Montanara” - nelle montagne di Torino, ad Ala di Stura. Ha due figli grandi, Bianca e Alessandro, una casa in città e una tra le montagne, due barboncine e la valigia sempre pronta.
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Da venerdì 3 novembre in cinque prestigiosi spazi espositivi la Città di Chieri ospiterà la mostra diffusa di arte contemporanea "La Materia Parla. Sculture d'autore in dialogo con la città", curata da Monica Trigona. Le sculture di 18 artisti saranno esposte nella cappella dell'Oratorio di San Filippo Neri, che riapre al pubblico dopo un importante intervento di restauro conservativo che l'ha riportata agli splendori originali, suisagrati delle chiese di San Filippo e di San Bernardino, nella cappella dell'Ospizio di Carità (Giovanni XXIII) e all'Imbiancheria del Vajro; il tutto in un'affascinante contaminazione tra architetture classiche e declinazioni artistiche contemporanee.Grazie alla collaborazione con la Città metropolitana di Torino e nell’ambito del PUMS-Piano Urbano per la Mobilità Sostenibile, nelle giornate di sabato 4 novembre e sabato 9 dicembre, alle 14,30 un bus navetta gratuito partirà da piazza Castello (lato Teatro Regio) e accompagnerà turisti e visitatori a Chieri, prima all'Imbiancheria del Vajro e poi in centro città, da cui ripartirà alle 17,30. Il pubblico potrà così visitare la mostra e gustare a prezzo convenzionato una merenda nelle pasticcerie Dolci&Dolci e Buttiglieri. È necessario prenotare il viaggio scrivendo una mail a cultura@comune.chieri.to.it
La mostra si inaugura martedì 31 ottobre alle 18 nel complesso di San Filippo Neri in contemporanea all'apertura al pubblico della cappella dell'Oratorio, che torna così ad essere uno dei principali luoghi della cultura a Chieri. L'intero percorso espositivo sarà invece aperto al pubblico da venerdì 3 novembre e fino a domenica 7 gennaio. Curata da Monica Trigona, la mostra si collega a una tradizione che accredita Chieri come una città attenta alle suggestioni dell'arte contemporanea: una vocazione che si è rafforzata negli anni con la scelta di valorizzare la Fiber Art, espressione artistica del tessile, un altro elemento che tradizionalmente caratterizza il territorio. Questa corrente artistica, che ha una dimensione internazionale, prende a prestito le tecniche dei tessitori utilizzandole in maniera del tutto inedita e concettuale ed è animata da uno spirito pionieristico nel processo di riuso dei materiali più svariati. La mostra “La Materia Parla. Sculture d'autore in dialogo con la città” si connette idealmente alle esperienze espositive precedenti in ambito della Fiber Art, che ha contribuito a legittimare l'utilizzo di qualsiasi medium, a fronte di una forte e sincera verve creativa. L'esposizione si propone di indagare le produzioni plastiche, originali e personalissime, che dagli anni Ottanta del secolo scorso sino ai giorni nostri hanno concorso allo sviluppo della multiforme espressione contemporanea, attribuendo grande importanza all'elemento profondo e primario che è sostanza del proprio linguaggio: la materia, appunto. Gli artisti infatti hanno assunto atteggiamenti sempre più radicali nei confronti della materia, che talora si piega alle sue forze interne, condizionando forme e superfici delle opere; talora gioca con le sue caratteristiche intrinseche, praticando differenti aggregazioni e giustapposizioni; talvolta ne stravolge la natura, provocando interessanti slittamenti di senso e spiazzamenti percettivi.
La cappella di San Filippo, la cappella dell’Ospizio di Carità e l’Imbiancheria del Vajro saranno aperte al pubblico dal 3 novembre 2023 al 7 gennaio dal venerdì alla domenica
dalle 15 alle 18, mentre le opere posizionate sul sagrato delle chiese di San Bernardino e San Filippo saranno sempre visibili. In alcuni giorni di apertura, nell'ambito di un accordo con il Liceo Augusto Monti, alcuni studenti chieresi accompagneranno i visitatori lungo il percorso espositivo. Per saperne di più si può scrivere a cultura@comune.chieri.to.it
PER APPROFONDIRE: LE OPERE ESPOSTE
Nel percorso espositivo diffuso tra cinque sedi cittadine appaiono due opere antecedenti al quarantennio preso in considerazione: una nel giardino dell'Imbiancheria del Vajro realizzata da Umberto Mastroianni, l'altra nella cappella dell'Ospizio di Carità da Maria Lai. Mastroianni e Lai, attraverso le loro ricerche trasversali, hanno aperto idealmente la strada alle sperimentazioni più ardite. Di Umberto Mastroianni è stata scelta una scultura bronzea degli anni ‘60 dalle caratteristiche informali. Di Maria Lai viene proposta una riproduzione bronzea della seconda metà degli anni Cinquanta: un Presepio con due figure umane semplificate, quasi geometrizzate, memori della lezione di Arturo Martini di cui l'artista sarda fu allieva, che evocano i contadini della Barbagia, sua terra d'origine. Nella stessa cappella barocca i visitatori troveranno un'istallazione della giovane svedese Diana Orving. Sospesa nella volta, la sua scultura tessile di juta riciclata, ricorda una placenta e di conseguenza il legame tra madre e figlio, omaggiando la ricerca di Lai e richiamandone i lavori tessili. Negli spazi esterni dell'Imbiancheria del Vajro saranno esposte le sculture in bronzo "Lobby Star" e "Faccia di bronzo", realizzate da Aldo Mondino alla fine degli anni ‘80. All'interno dell'edificio si incontreranno i coevi lavori dal sibillino titolo "Latomia" di Piero Fogliati, dedicati alla percezione di fenomeni fisici. La "Sottiletta" di fine anni ‘80 (come le tre paia di pattini a rotelle realizzati successivamente) di Umberto Cavenago sarà esposta nella cappella di San Filippo. Di Giacinto Cerone sono i quattro gessi di inizio anni ‘90 posizionati all'Imbiancheria. Di Silvano Tessarollo, invece, è il carretto-giocattolo di fine anni ‘90 collocato nella cappella di San Filippo e inglobato nella cera. Nello stesso locale il visitatore troverà il modellino di sommergibile in bottiglia di Antonio Riello. A pochi passi di distanza si troveranno le macchie, le screziature e gli arabeschi delle opere realizzate da Carlo Pasini nel secondo decennio del XXI secolo. Gli “Incidenti planetari” del 2017 di Marco Mazzucconi, esposti all'Imbiancheria dimostreranno che “la logica delle cose si può incrinare”. L'idea di mutevolezza è altresì intrinseca nella scultura esile di Stefano Bonzano. Del tour espositivo all'interno del museo fanno parte anche le plastiche in resina antropomorfe e ibride di Domenico Borrelli. Nella stessa area sarà esposto il “grumo” di Paolo Grassino, un accumulo di corpi neri che si accavallano e stringono gli uni sugli altri. Sul sagrato della chiesa di San Bernardino si potrà ammirare un’installazione ambientale di Theo Gallino, mentre Gabriele Garbolino Rù sarà presente nella cappella di San Filippo con due lavori che ne evidenziano l'interesse per l'iconografia contemporanea quanto per la tradizione più classica. Lo stesso scenografico luogo farà da sfondo al maestoso portale in acciaio inox realizzato da Salvatore Astore, collocato al posto dell'altare. Sul sagrato della chiesa di San Filippo i visitatori troveranno il gruppo scultoreo più recente, una scena plasmata da Carlo D'Oria con elementi in acciaio che, saldati abilmente, hanno originato figure stilizzate e dinamiche.
Venerdì 24 novembre alle 18 all'Imbiancheria del Vajro si terrà una tavola rotonda sul tema “L'evoluzione della materia”, alla quale parteciperanno la curatrice della mostra Monica Trigona, Roberto Mastroianni, docente all'Accademia Albertina di Belle Arti, e alcuni artisti partecipanti al percorso espositivo. Durante la serata verrà inoltre presentato il catalogo della mostra, pubblicato dalla Società Editrice Allemandi di Torino.

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Protagonista della puntata di questa settimana delle “Storie metropolitane”, che la Direzione Comunicazione della Città metropolitana di Torino racconta con i reportage televisivi che vengono pubblicati nel canale Youtube dell’Ente,è il gioco della dama gigante en plein air nel centro di Condove, nella piazzetta dove sorge il monumento ai donatori di sangue della Fidas..Il reportage video è pubblicato all’indirizzo https://youtu.be/tVduPEodQf8
Inaugurato dal Sindaco di Condove, Jacopo Suppo, e dalla Presidente della sezione Fidas Caprie-Condove, Maurizia Gatti, durante la recente Fiera della Toma, il gioco della dama gigante è un luogo di aggregazione e di riposo per adulti e bambini. Le pedine sono state realizzate con materiali di recupero e il pavimento si presta alla perfezione al gioco, grazie alle caselle bicolore. Alla dama gigante si può giocare con un bastone uncinato, quindi senza piegarsi, oppure spostando a mano le grosse pedine.
La sezione di Caprie-Condove della Fidas l’ha realizzato vicino al monumento ai donatori: uno stimolo per donare il sangue e un grazie a chi generosamente già lo fa. La donazione di sangue è un gesto di generosità e di altruismo di cui nelle ultime settimane si è tornato a parlare a livello nazionale grazie all’appello del cantante Fedez, che ne ha avuto bisogno e ne ha compreso il valore in prima persona. Sono importanti gli appelli di influencer e testimonial famosi, ma è anche indispensabile il prezioso lavoro delle associazioni come la Fidas, cui va il ringraziamento di tutti.

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L’edizione di quest’anno di“Sette ponti resistenti”, la manifestazione culturale nata nel 2021 a Pinasca grazie alla ProLoco per far rivivere la memoria delle vicende avvenute in Val Chisone durante la Guerra di liberazione dal nazifascismo, si svolgerà sabato 21 ottobre, con partenza alle 14.30 dal ponte Annibale.I promotori, grazie al prezioso lavoro di raccolta e trascrizione dei ricordi di chi quegli eventi li visse in prima persona, si sono posti l’obiettivo di ripercorrere i fatti storici che avvennero in particolare nel Vallone di Grandubbione, con le sue borgate e con i suoi sentieri che permettevano un rapido collegamento con le Valli Susa e Sangone attraverso il monte Aquila ed il Colle del Besso, nonché con Cumiana, Frossasco e la pianura del Pinerolese attraverso il Colle del Cro. Il sentiero prescelto, che dal centro abitato di Pinasca porta al cuore del Vallone di Grandubbione, è quello che il CAI ha identificato con il numero ETOS347B, da sempre importante via di comunicazione e commercio tra le borgate più alte del paese ed il fondovalle, ma legato alla memoria storica dei pinaschesi grazie al racconto di un testimone diretto degli anni della Resistenza che, percorrendo in qualità di staffetta questo sentiero, venne catturato da una colonna tedesca.
I partecipanti alla camminata troveranno lungo il percorso, grazie all’intervento dell’associazione “Costruire Cantando”, alcuni spunti di riflessione sotto forma di fotografie, canti e letture di testimonianze riferiti a episodi della guerra di liberazione combattuta in questi luoghi.
Anche l’edizione 2023 di “Sette ponti resistenti” si avvale del patrocinio della Città metropolitana di Torino.
Potrà partecipare alla rievocazione storicaanche chi non prenderà parte alla camminata : il ritrovo è fissato alle 18 al ristorante La Beppa del Grandubbione, per la cena necessaria la prenotazione al 392.1650923.

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Nella puntata di questa settimana delle “Storie metropolitane”, che la Direzione Comunicazione della Città metropolitana di Torino racconta con i reportage televisivi che vengono pubblicati nel canale Youtube dell’Ente, il “contenitore” è il castello-villa settecentesco che fu dei conti Asinari Piossasco di None, che sorge a Virle ed è attualmente di proprietà dell’Istituto San Vincenzo de’ Paoli. Mentre il “contenuto”, a dir poco insolito, è l’installazione “Square, perseveranza della forma, libertà del segno”, che, il 7 ottobre scorso, ha proposto la nuova collezione di opere dell’artista contemporaneo Andrés Avré.Il reportage video è pubblicato all’indirizzo https://youtu.be/9T4Era-n8Vw
L’idea di abbinare le proprie opere con un prezioso scrigno di arte e di storia è venuta ad Andrés Avré visitando il castello-villa e ammirando il salone balconato che trecento anni orsono fu affrescato da Giuseppe Dallamano, pittore quadraturista modenese che operò nei cantieri delle residenze sabaude. Due espressioni artistiche, quella di Dallamano e di Avré, che sono distanti tre secoli e che nonostante tutto possono dialogare. Come già avvenuto in altre occasioni, Avré ha messo a confronto la sua produzione con il luogo storico scelto per la presentazione. Il castello-villa risalente alla prima metà del XVIII secolo è un prezioso gioiello da scoprire e valorizzare: soprattutto il suo salone, dove regna l'illusionistica dilatazione spaziale realizzata dal Dallamano intorno al 1724.
Il quadrato è l'elemento ricorrente che caratterizza tutta l'opera di Andrés Avré fin dai primi lavori. La forma è la cornice di paesaggi dell'anima o la trasfigurazione di orizzonti astratti, in cui il segno diventa cifra espressiva, l'elemento imprescindibile nella costruzione di un equilibrio, mentre luci mutevoli e ombre inaspettate alludono a skyline e paesaggi cari all'artista. L'installazione all'interno del salone del castello ha presentato una selezione di opere su carta e su tela di diverse dimensioni, realizzate con colori acrilici, pigmenti e sabbie.
Andrés Avré è nato a Torino nel 1966 e, dopo alcune esperienze nel mondo del fumetto e dell'illustrazione, è approdato in età matura all’informale e si è trasferito a Monforte d'Alba, dove ha creato uno spazio espositivo personale: la Temporary Forge, nel cuore del centro storico del piccolo borgo di Langa. Il suo abitare stili e forme storicizzate come l’espressionismo astratto, l’informale materico e segnico, non gli impediscono di ricodificarli e fonderli completamente su se stesso, in modo originalissimo. La stratificazione del colore, i graffiti, i segni e i toni che si accumulano e si dissolvono sono la trasposizione simbolica del suo indagare la mutevolezza dell'identità. “Il suo mezzo espressivo, - ha scritto il critico Alessandro Allocco nella sua nota curatoriale - è la forma, intesa come essenza stessa dell'opera. La sua percezione artistica è connaturata al suo vissuto, mutuato però attraverso il sogno, con un registro che emerge attraverso un processo di sovrapposizione, cambiamento e trasformazione, in un accumulo organico di strati, immagini e toni precedenti che affiorano e scompaiono, rivelando l'archeologia del passato. La sua spazialità geometrica produce opere divise in superfici interconnesse fra loro, che raccontano il conflitto tra complessità cromatica e logica seriale, fra il bisogno di ordine e la necessità di infrangerlo. La poetica di Andrés Avré produce infatti dipinti compatti, spesso definiti da bordi, apparentemente bidimensionali, eppure vitali e palpitanti. Questa contaminazione fra presente e passato, in continua evoluzione, rappresenta il linguaggio plastico di Andrés Avré che fa di lui un artista italiano innovativo ed unico nel suo genere”. Ammirando le opere di Avré la sensazione è quella di trovarsi di fronte ad un’arte concettuale che lavora sulla sottrazione, culminando nell’eliminazione del superfluo, per arrivare all’essenziale, in una sorta di autoanalisi degli stati d’animo e delle associazioni di idee che un paesaggio o un’immagine possono suscitare nell’artista.

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La puntata di questa settimana delle “Storie metropolitane”, che la Direzione Comunicazione della Città metropolitana di Torino racconta con i reportage televisivi che vengono pubblicati nel canale Youtube dell’Ente, è dedicata a Piscina Arte Aperta, un museo diffuso di arte contemporanea che si snoda tra le piazze e vie del paese nella pianura Pinerolese: decine di artisti piemontesi hanno nel tempo trasferito sui muri del paese le proprie opere.Il reportage è pubblicato all’indirizzo https://www.14dd5266c70789bdc806364df4586335-gdprlock/watch?v=e7MrNIcZpL4
Il progetto è nato una trentina di anni orsono per iniziativa del pittore locale Antonio Panino;nel tempo ha visto crescere la sua collezione all'aperto fino ad oltre settanta opere che oggi, dopo un periodo di abbandono, tornano ad essere valorizzate. È un grande impegno dell'amministrazione comunale di Piscina, pronta ad offrire al paese un vero e proprio luogo di incontro e di confronto per pittori, scultori, incisorie ceramisti.
Subito dopo la pandemia Piscina Arte Aperta è diventata Museo Civico di arte contemporanea all’aperto, grazie ad una delibera del Consiglio Comunale. Il progetto di valorizzazione e promozione dell’itinerario artistico, sul quale si trovano approfondite informazioni nel sito Internet www.piscinaarteaperta.it, ha registrato passi in avanti importantissimi, a cominciare dal protocollo d’intesa sottoscritto con l’Istituto Centrale per il Restauro di Roma, che ha dato vita ad un cantiere con attività seminariali per giovani allievi.
Ce ne ha parlato con grande orgoglio la Direttrice del Museo, Manuela Ghirardi, sottolineando come sia stata vincente la scelta di focalizzare l’impegno sugli artisti contemporanei piemontesi, che hanno di fatto creato un gruppo di amici insieme agli eredi di quanti sono già scomparsi che aiutano Piscina nel restauro delle opere en plein air. Manuela Ghirardi è un concentrato di passione: “Bisogna crederci. – ha sottolineato durante l’intervista per il reportage video - Avere un gruppo unito e coeso come quello del comitato che gestisce il museo è indispensabile. Ma ora il nostro impegno maggiore è condividere il progetto con la collettività, con il territorio, in primis con gli abitanti di Piscina, affinché prendano consapevolezza del patrimonio unico dipinto sulle loro case: arte bellissima ma fragile”.
Sul sito della Città metropolitana di Torino alla pagina www.cittametropolitana.torino.it/speciali/2023/storiemetropolitane/ sono presenti le schede di tutti gli artisti le cui opere sono esposte nel Museo Civico di arte contemporanea all’aperto di Piscina.

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“Square, perseveranza della forma, libertà del segno” è il titolo della nuova collezione di opere che l'artista Andrés Avré propone al pubblico per la prima volta attraverso un’inconsueta installazione al castello che fu dei conti Asinari di Piossasco a Virle. L’appuntamento per l’inaugurazione dell’installazione, curata da Alessandro Allocco, è per sabato 7 ottobre alle 11,30 nel salone aulico del castello. L'evento è patrocinato dall’Istituto San Vincenzo de Paoli, proprietario del bene architettonico, dalla Città metropolitana di Torino e dai Comuni di Virle e di Monforte d'Alba, quest’ultimo luogo di residenza dell'artista.Come già avvenuto in altre occasioni l'artista Andrés Avré mette a confronto la sua produzione artistica con il luogo storico scelto per la presentazione delle sue opere. Il castello risalente alla prima metà del XVIII secolo è un prezioso gioiello da scoprire e valorizzare, con il suo salone dove regna l'illusionistica dilatazione spaziale realizzata dal pittore Giuseppe Dallamano intorno al 1724.
Il quadrato è l'elemento ricorrente che caratterizza tutta l'opera di Andrés Avré fin dai primi lavori. La forma è la cornice di paesaggi dell'anima o la trasfigurazione di orizzonti astratti, in cui il segno diventa cifra espressiva, l'elemento imprescindibile nella costruzione di un equilibrio, mentre luci mutevoli e ombre inaspettate alludono a skyline e paesaggi cari all'artista. L'installazione all'interno del salone del castello presenterà una selezione di opere su carta e su tela di diverse dimensioni, realizzate con colori acrilici, pigmenti e sabbie.
Andrés Avré è nato a Torino nel 1966 e, dopo alcune esperienze nel mondo del fumetto e dell'illustrazione, è approdato in età matura all’informale e si è trasferito a Monforte d'Alba, dove ha creato uno spazio espositivo personale: la Temporary Forge, nel cuore del centro storico del piccolo borgo di Langa. Il suo abitare stili e forme storicizzate come l’espressionismo astratto, l’informale materico e segnico, non gli impediscono di ricodificarli e fonderli completamente su se stesso, in modo originalissimo. La stratificazione del colore, i graffiti, i segni e i toni che si accumulano e si dissolvono sono la trasposizione simbolica del suo indagare la mutevolezza dell'identità. “Il suo mezzo espressivo, - scrive Alessandro Allocco nella sua nota curatoriale - è la forma, intesa come essenza stessa dell'opera. La sua percezione artistica è connaturata al suo vissuto, mutuato però attraverso il sogno, con un registro che emerge attraverso un processo di sovrapposizione, cambiamento e trasformazione, in un accumulo organico di strati, immagini e toni precedenti che affiorano e scompaiono, rivelando l'archeologia del passato. La sua spazialità geometrica produce opere divise in superfici interconnesse fra loro che raccontano il conflitto tra complessità cromatica e logica seriale, fra il bisogno di ordine e la necessità di infrangere. La poetica di Andrés Avré produce infatti dipinti compatti, spesso definiti da bordi, apparentemente bidimensionali, eppure vitali e palpitanti. Questa contaminazione fra presente e passato, in continua evoluzione, rappresenta il linguaggio plastico di Andrés Avré che fa di lui un artista italiano innovativo ed unico nel suo genere”.

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- Categoria: Cultura