I NOSTRI COMUNICATI

 

Tutela fauna e flora

Tutela fauna e flora

"La Città Metropolitana di Torino è disponibile a confrontarsi con l'amministrazione comunale di Balme sulle modalità per agevolare l'osservazione e lo studio scientifico dei numerosi stambecchi presenti in alta Val d'Ala. Poiché il Pian della Mussa è una Zona Speciale di Conservazione gestita dal nostro Ente, dobbiamo capire qual è il modo migliore per tutelare la specie e l'ambiente in cui vive e quali passi formali dovrà compiere il territorio, eventualmente con il nostro sostegno": con queste parole la Consigliera metropolitana Barbara Azzarà, delegata all'ambiente, alla tutela della fauna e della flora e alle Aree protette, commenta le proposte del primo cittadino di Balme, Gianni Castagneri, nate dalla costatazione del fatto che, soprattutto in primavera, decine di persone arrivano nel paese della Val d'Ala per osservare gli stambecchi che scendono sino al centro abitato di Balme, sostando sulla Strada Provinciale 1 per leccare il sale che rilascia l'asfalto.
Come accade in altre vallate alpine europee, dalle Alpi Marittime alla Slovenia, molti turisti appassionati della natura arrivano a Balme per cercare di fotografare e filmare esemplari che non sono diventati domestici, ma che, complice il lockdown, hanno iniziato ad avventurarsi nei centri abitati. Gli amanti della fotografia naturalistica aspettano i branchi a Balme, ma salgono anche al Pian della Mussa per fotografare gli stambecchi nei prati in cui la neve ha da poco ceduto il passo al prato, catturando immagini suggestive della popolazione più numerosa tra quelle presenti nei territori della Città Metropolitana di Torino non tutelati da parchi naturali.
Le rocce e i pascoli che da Ala di Stura salgono sino al Pian della Mussa sono da tempo l'habitat ideale per circa centinaia di stambecchi suddivisi in numerosi branchi, che potrebbero essere censiti esattamente e studiati nelle loro caratteristiche morfologiche, nelle loro abitudini e nelle eventuali patologie. Il Sindaco Castagneri e il professor Ezio Ferroglio, direttore della Scuola di Agraria e Medicina Veterinaria dell'Università di Torino e assessore all'Agricoltura dell'Unione Montana delle Valli di Lanzo, ritengono possibile e auspicabile allestire dei punti di osservazione degli animali con l'utilizzo di binocoli, valorizzando e migliorando la fruibilità del sentiero degli stambecchi.

La Consigliera Azzarà sottolinea l'importanza della sensibilizzazione del pubblico: "Si tratta di un'azione favorevole alla tutela, che deve svolgersi attraverso la costruzione di un programma complessivo di attività didattiche rivolte alle scuole e a tutti i cittadini (ad esempio con progetti di citizens science) e anche, ma non solo, accompagnando le persone a vedere e fotografare gli animali, con le attenzioni del caso e valutando gli elementi di disturbo ambientale".

IMG 9770

Tutela fauna e flora

Dal 4 maggio è nuovamente possibile in tutto il territorio della Città Metropolitana di Torino l'attività della pesca sportiva, ovviamente nel rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno due metri.
"La pesca, - spiega Barbara Azzarà, Consigliera metropolitana delegata all'ambiente e alla tutela della fauna e della flora - è consentita nella sua forma dilettantistica individuale sportiva, che è considerata un'attività intesa a perseguire l'espressione o il miglioramento della condizione fisica e psichica, lo sviluppo delle relazioni sociali o l'ottenimento di risultati in competizioni".

PESCA SPORTIVA: LE NORME VALIDE IN PIEMONTE

L'esercizio della pesca dilettantistica nelle acque della Regione Piemonte, ad eccezione delle acque pubbliche in disponibilità privata, è subordinata al possesso della licenza di pesca di tipo B e D dilettantistica o di un permesso di pesca temporaneo (non sono attualmente previsti per la Città Metropolitana di Torino). La licenza di tipo B è costituita dalle ricevute di versamento alla Regione delle tariffe della tassa e soprattassa provinciale, che devono essere sempre accompagnate da un valido documento di identità. La licenza è valida 365 giorni a partire dalla data di versamento delle due tasse. Sono esonerati dal pagamento della tassa e soprattassa per l'esercizio della pesca dilettantistica i cittadini italiani minori di 14 anni e le persone disabili. Le esenzioni hanno validità esclusivamente sul territorio della Regione Piemonte. La licenza di tipo B rilasciata ai residenti delle province e Città metropolitana piemontesi è valida anche nelle altre regioni italiane purchè vengano seguite le rispettive disposizioni regionali. La licenza di tipo A per la pesca professionale, è invece rilasciata dalla Città Metropolitana di Torino a seguito della dimostrazione di avvenuta costituzione dell'impresa di pesca e del pagamento delle tariffe della tassa di rilascio e della tassa e soprattassa annuale regionale per la licenza di tipo A. Ha validità di sei anni decorrenti dalla data di rilascio.
La licenza di tipo D per la pesca dilettantistica da parte di stranieri è costituita dalla ricevuta del versamento della sola tassa di rilascio per la licenza di tipo D e ha validità di tre mesi dalla data versamento della tassa di concessione.

GLI IMPORTI DELLA TASSA E SOPRATASSA PROVINCIALE PER LE LICENZE DI PESCA RILASCIATE AI RESIDENTI NELLA CITTÀ METROPOLITANA DI TORINO

- tassa per la licenza A per la pesca professionale con tutti gli attrezzi: 22 Euro
- tassa per la licenza B per la pesca dilettantistica con canna con o senza mulinello, con uno o più ami, tirlindana, bilancia di lato non superiore a 1,50 metri: 12 Euro
- tassa per la licenza D per cittadini stranieri per l'esercizio della pesca con canna con o senza mulinello; con uno o più ami, tirlindana, bilancia di lato non superiore a 1,50 metri: 14 Euro.
Il pagamento può avvenire utilizzando un bollettino generico modello 123 sul conto corrente postale 93322337 intestato alla Regione Piemonte, tassa pesca, indicando nell'apposito spazio la seguente causale: licenza di pesca di tipo A, B o D; oppure con bonifico bancario, pagamenti via internet, canali telematici utilizzando il codice IBAN IT 62 D 07601 01000 000093322337 o il codice BIC: BPPIITRRXXX (per versamenti eseguiti dall'estero), indicando la causale: tassa pesca licenza di tipo A, B o D.

- soprattassa per la licenza A: 43 Euro
- soprattassa per la licenza B: 23 Euro
Il pagamento può avvenire un bollettino bollettino generico modello 123 sul conto corrente postale 1023349168 intestato alla Regione ma specifico per i soli residenti nel territorio della Città metropolitana di Torino, indicando nell'apposito spazio la causale licenza di pesca A o B; oppure con bonifico bancario, pagamenti via internet, canali telematici utilizzando il codice IBAN IT 16 L 07601 01000 001023349168

VALIDITÀ DELLA LICENZA DI PESCA E DOCUMENTI DA PORTARE SEMPRE CON SÈ

Per il legittimo esercizio della pesca occorre avere sempre con sé un documento di identità e le ricevute dei bollettini di versamento della tassa e della soprattassa regionali per le licenze A e B o della ricevuta del bollettino di versamento della tassa di rilascio della licenza D, da esibire su richiesta agli agenti di vigilanza. Le licenze di pesca rilasciata nelle altre regioni italiane e nelle province autonome di Trento e Bolzano hanno validità sul territorio regionale del Piemonte.

Per ulteriori informazioni sull'esercizio della pesca, il rilascio della licenza di pesca professionale A e delle licenze B e D si può scrivere a infofauna@cittametropolitana.torino.it o visitare il sito Internet della Città metropolitana alla pagina http://www.cittametropolitana.torino.it/cms/fauna-flora-parchi/fauna-e-flora/autorizzazioni-abilitazioni/pesca-citta-metropolitana

Tutela fauna e flora

Si era intrufolato nel camino di una casa di Jouvenceaux di Sauze d'Oulx ed è stato salvato grazie alla sensibilità del proprietario dell'abitazione, che lo ha sentito muoversi per cercare di liberarsi: è un Assiolo, un piccolo rapace che si era incastrato tra l'intercapedine e la canna fumaria del camino ed è stato liberato grazie alla demolizione parziale del muro che lo imprigionava.
L'Assiolo è stato poi recuperato dagli agenti faunistico-ambientali della Funzione Specializzata Tutela Fauna e Flora della Città Metropolitana di Torino, contattati dai guardiaparco del Parco naturale del Gran Bosco di Salbertrand, che fa parte dell'Ente di Gestione delle Aree Protette delle Alpi Cozie.
Il controllo effettuato da un veterinario dell'Asl TO 3, ha consentito di appurare che il volatile era in buone condizioni di salute. Nella serata dell'11 maggio l'Assiolo è stato liberato dagli agenti faunistico-ambientali della Città Metropolitana, che hanno operato in collaborazione con i guardiaparco dell'Ente Gestione delle Aree protette delle Alpi Cozie.
L'Assiolo è uno dei più piccoli rapaci notturni europei, che raggiunge appena le dimensioni di un merlo e presenta ciuffetti auricolari che, quando sono abbassati, lo fanno confondere con la Civetta. Predilige le foreste di pini e i boschi aperti nei pressi delle abitazioni umane, nutrendosi di cavallette, insetti e rane. Per intenderci, il piccolo Leotordo, il gufetto di Ron Weasley che si può vedere nei film della saga di Harry Potter, è in realtà un Assiolo.

Assiolo Jouvenceaux 1

Tutela fauna e flora

Trascorrerà il resto della sua esistenza nell'Oasi degli Animali di San Sebastiano da Po, struttura convenzionata con la Città Metropolitana di Torino, il Gufo Reale recuperato nel mese di marzo dai Carabinieri Forestali a valle del ponte sul rio Rocciamelone a Bussoleno e curato dai veterinari del CANC, il Centro Animali Non Convenzionali della Struttura didattica speciale Veterinaria dell'Università degli Studi di Torino.
Terminate le terapie somministrate al CANC, il volatile è stato trasportato stamani all'Oasi degli Animali dagli agenti faunistico-ambientali della Funzione Specializzata Tutela Fauna e Flora della Città Metropolitana.
Quando era stato recuperato nell'acqua del rio Rocciamelone, il Gufo aveva una paresi degli arti posteriori e versava in un grave stato di disidratazione. Dopo la stabilizzazione, l'animale era stato sottoposto dai veterinari del CANC ad un esame radiografico, che non aveva evidenziato segni di lesioni ossee. Dopo un lungo periodo di terapia, il Gufo si è ripreso. Le sue funzioni organiche sono buone, ma ha una ridotta potenza alare e fatica a mantenersi eretto. Purtroppo i medici non lo ritengono più in grado di volare e di quindi di procacciarsi il cibo e ne hanno quindi consigliato il ricovero in una struttura adatta a consentirgli di sopravvivere senza doversi procurare il nutrimento.
Quello del Gufo recuperato a Bussoleno è uno dei numerosi casi di recupero e riabilitazione parziale o totale di animali in difficoltà realizzati nell'ambito del progetto "Salviamoli Insieme", scaturito dalla collaborazione tra la Funzione specializzata Tutela della Fauna della Città Metropolitana di Torino e la Struttura didattica speciale Veterinaria dell'Università degli Studi di Torino. La collaborazione rende possibile il soccorso sanitario e la cura degli animali selvatici ritrovati in condizione patologica o feriti e i successivi interventi riabilitativi.
La legislazione regionale prevede che i Comuni, gli Ambiti Territoriali di Caccia, i Comprensori Alpini, le Province e la Città Metropolitana di Torino provvedano a destinare gli animali selvatici ritrovati in difficoltà a centri di recupero per la cura e riabilitazione, con l'obiettivo di una loro possibile reimmissione nell'ambiente naturale: è quello che la Provincia di Torino fino al 2014 e la Città Metropolitana dal 1° gennaio 2015 hanno fatto e fanno, grazie all'impegno del personale della Funzione specializzata Tutela della Fauna, con un'elevata percentuale di successo nella reimmissione in natura. I sanitari del CANC di Grugliasco esperti in materia curano ogni anno oltre 3000 animali selvatici rinvenuti in difficoltà e recuperati da privati cittadini o dagli agenti faunistico-ambientali della Città Metropolitana di Torino.

ATTENZIONE AI PICCOLI!

I cittadini che rinvengano animali in effettiva difficoltà possono consegnarli direttamente al CANC in largo Braccini 2 a Grugliasco. In linea generale, prima di toccare e soccorrere un piccolo animale apparentemente abbandonato è meglio informarsi bene se è il caso di intervenire. - spiegano gli esperti del CANC – Chiamando il numero 366-6867428 e spiegando la situazione si può capire se si tratta di nidiacei che sono al suolo perché stanno seguendo il loro percorso vitale naturale. In questo caso i piccoli sono nutriti al suolo dai genitori, fino a quando lo sviluppo delle ali e della coda consentono loro di volare. Informarsi consente di evitare interventi impropri e dannosi. Quando si deve intervenire, come nel caso del Gufo di Bussoleno, occorre la massima prudenza e delicatezza, per ridurre lo stress che in ogni caso l'animale sperimenta nel contatto con l'uomo.

Gufo San Sebastiano da Po 11 05 2010 1

Tutela fauna e flora

Una giovane femmina di capriolo intrappolata nel cancello di una villetta di strada San Giorgio a Rivoli è stata soccorsa oggi pomeriggio dagli operatori faunistici del CANC-Centro Animali Non Convenzionali dell'Università di Torino e da un veterinario dell'Asl TO3. L'animale presentava un'abrasione ai fianchi, un trauma addominale ed uno alla zampa posteriore destra.
L'esemplare è stato soccorso e portato al CANC per le cure del caso. La prognosi è riservata, sia per le lesioni subite dalla femmina di capriolo che per lo stress patito da quando è rimasta intrappolata a quando è stata soccorsa. In questi casi gli esperti del CANC consigliano di non rimanere vicini all'animale e di allontanare eventuali cani presenti in zona per non spaventarlo ulteriormente. Coprire la testa del capriolo con un telo può contribuire a calmarlo in attesa dei soccorsi.
Quello effettuato a Rivoli è uno degli interventi previsti dalla convenzione attivata dalla Città Metropolitana di Torino, che vede l'impegno diretto della Struttura didattica speciale Veterinaria dell'Università di Torino per il recupero in campo della fauna selvatica classificata come pericolosa, degli ungulati, dei carnivori, dei rapaci diurni e notturni e degli ofidi (serpenti) feriti.
Il CANC cura il servizio per conto della Città Metropolitana, che ha scelto questa soluzione (a causa della impossibilità di assumere personale dedicato, poiché si tratta di una funzione delegata dalla Regione Piemonte) per non interrompere il progetto "Salviamoli Insieme", che ogni anno registra interventi su oltre tremila animali selvatici rinvenuti in difficoltà e recuperati da privati cittadini o da agenti faunistico-ambientali.
Il servizio è attivo 24 ore su 24 sulla linea telefonica 349-4163385

capriolo Rivoli 2 ridotta

Tutela fauna e flora

Ormai da un decennio, il Servizio (ora Funzione specializzata) Tutela Fauna e Flora della Città metropolitana di Torino affronta nel periodo tra la fine dell'inverno e l'inizio della primavera quella che si può considerare come una vera e propria emergenza faunistica: la strage di cui rischiano di essere vittime migliaia di rospi che, nella fase riproduttiva, attraversano le strade provinciali delle aree rurali per raggiungere i luoghi in cui le femmine depongono le uova.
Alla fine dell'inverno, gli anfibi partono dai luoghi riparati in cui svernano in stato di ibernazione e raggiungono gli stagni in cui si riproducono, approfittando delle temperature più miti e delle piogge che aumentano l'umidità dell'atmosfera, creando le condizioni ambientali favorevoli a dare l'avvio alla migrazione di massa; migrazione che raggiunge appunto l'apice nelle serate più umide e piovose. Tra andata e ritorno, l'esodo si protrae per circa un mese. Terminata la fase riproduttiva, gli anfibi ritornano verso i boschi da cui sono partiti.

DOVE E COME SI INTERVIENE

La costruzione di strade e abitazioni e delle infrastrutture connesse ha in molti casi eliminato le aree umide che hanno un'importanza vitale per la specie, oppure ha creato barriere e ostacoli che impediscono o complicano gli spostamenti verso i siti di riproduzione.
Gli interventi realizzati dalla Funzione specializzata Tutela Fauna e Flora per salvaguardare i rospi variano a seconda delle zone, delle caratteristiche degli ostacoli e dei pericoli a cui gli anfibi vanno incontro. Sulle strade intensamente trafficate e con spazi di manovra ristretti, l'unica azione possibile è la sistemazione di cartelli che segnalano agli automobilisti la presenza dei rospi, invitandoli a moderare la velocità. In luoghi meno pericolosi per gli operatori, sono state collocate reti, la cui funzione originaria era di indirizzare i rospi verso sottopassi, già esistenti o creati ad hoc. In realtà, in molti casi i "rospodotti" sono poco attraenti per gli anfibi, a causa del loro diametro insufficiente, della difficoltà di convogliarli al loro interno e della loro riluttanza a imboccarli. Dove vi sono sottopassi stradali di ampie dimensioni adibiti allo scolo o alla raccolta delle acque piovane, si è notato che i passaggi vengono effettivamente utilizzati. Dove i rospodotti non svolgono appieno la loro funzione, tocca agli operatori spostare manualmente gli animali da un lato all'altro della strada. L'operazione è comunque agevolata dalla presenza delle reti.
Negli anni, i siti di intervento sono cambiati. Il numero di animali è calato in maniera drastica a San Giorio di Susa e a Rivarossa, dove la migrazione non ha quasi più luogo. In altre località si registra una maggior attenzione dei cittadini verso la tutela dei rospi: ad esempio nella zona collinare di Torino.
I siti "storici" in cui la Città metropolitana interviene e collabora alle operazioni di salvaguardia da un decennio sono ancora attivi, grazie al contributo di numerosi volontari. Ad esempio, nel lago Gurzia, che appartiene ai territori dei Comuni di Vistrorio e Vidracco, convergono migliaia di anfibi provenienti dalle vicine colline. Per la loro tutela si attivano i volontari del Circolo Chiusella Vivo, il Comune di Vidracco, le guardie venatorie volontarie e privati cittadini. A Pertusio un gruppo di volontari sposta e salva ogni anno mille e più esemplari, mentre a Rosta operatori istituzionali, coadiuvati da cittadini, soccorrono centinaia di esemplari su un tratto stradale che, a causa di un traffico intenso e veloce, ha una mortalità molto elevata. Il successo delle operazioni e della riproduzione dei rospi dipende, come detto, dalle condizioni climatiche. Quello che è certo è che si è fatta strada tra i cittadini la consapevolezza dell'importante ruolo di una specie che è una vera e propria "sentinella vivente" dello stato di salute degli ambienti e contribuisce al mantenimento degli equilibri ecologici e al contenimento delle popolazioni di insetti nocivi per le colture agricole.

accoppiamento rospi 1 ridotta

Tutela fauna e flora

Gli agenti faunistico-ambientali della Funzione specializzata Tutela della Fauna e della Flora della Città Metropolitana di Torino sono intervenuti nei giorni scorsi alla confluenza tra il Po e il torrente Chisola a Moncalieri, per constatare una violazione alle normative per la messa in asciutta dei corsi d'acqua in caso di lavori che possano interferire con la fauna ittica e per comminare la relativa sanzione prevista dalle normative in materia.
La legge prevede che, in caso di messa in asciutta per effettuare le operazioni di pulizia e manutenzione o, come nel caso di Moncalieri, per la messa in sicurezza del pilone di un ponte, i responsabili dei lavori diano comunicazione delle operazioni stesse alla Funzione specializzata Tutela Fauna e Flora. Il prelievo temporaneo e il successivo reinserimento della fauna ittica una volta ristabilito il normale deflusso dell'acqua possono essere affidati dal committente dei lavori in alveo ad un soggetto privato o, su richiesta, al personale della Città Metropolitana, dietro corresponsione dei costi vivi delle operazioni.
 

Tutela fauna e flora

Domenica 9 febbraio gli agenti faunistico-ambientali della Città Metropolitana di Torino sono stati chiamati nella zona collinare di San Raffaele Cimena per una predazione di cui sono state vittime sei pecore, delle quali cinque morte e una ferita. Servendosi di tamponi di cotone, gli agenti hanno effettuato prelievi di tessuti dagli animali predati, in collaborazione con il personale dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale per il Piemonte, la Liguria e la Valle d’Aosta, per analizzare il DNA della specie predatrice. Sulla recinzione della proprietà al cui interno è avvenuta la predazione sono stati prelevati alcuni peli del predatore, da analizzare per individuare la specie. Tra le ipotesi al vaglio vi è quella che la predazione sia da attribuire ad uno o più lupi.
Gli esperti della Città Metropolitana ricordano ai cittadini delle zone in cui è ricomparso il lupo che una semplice recinzione con rete in filo di ferro, per quanto alta e ben realizzata, non è sufficiente a mettere in sicurezza gli animali al suo interno. È necessario circondare la recinzione con una rete elettrificata e, se possibile, ricoverare gli animali di notte in luogo chiuso. Per allevamenti di medio-grosse dimensioni è, inoltre, indispensabile la presenza di almeno due cani da guardianìa.
Intanto, i risultati delle analisi necroscopiche effettuate sulla lupa recuperata morta a metà gennaio nel territorio del Comune di Gassino hanno confermato l’ipotesi formulata dagli agenti intervenuti sul posto, cioè la morte per soffocamento causata dai morsi ricevuti da esemplari della stessa specie. L’aggressione ad esemplari della medesima specie avviene quando lupi estranei al branco stanziale in un territorio invadono il territorio stesso, oppure nel caso di una competizione per l'accesso allo status di individuo Alfa. Le aggressioni tra lupi hanno anche lo scopo di mantenere inalterata la densità di predatori in una determinata porzione di territorio. L’esame autoptico sullo stomaco della lupa ha evidenziato che si era cibata prevalentemente di cinghiali.

Tutela fauna e flora

Personale della concessionaria autostradale ATIVA ha rinvenuto stamani la carcassa di un lupo sulla Tangenziale Nord di Torino all'altezza del Km 15+300. Grazie all'azione di coordinamento svolta dalla Funzione specializzata tutela fauna e flora della Città Metropolitana di Torino, la carcassa è stata recuperata dai veterinari dell'Asl competente e trasportata al Dipartimento di Scienze Veterinarie dell'Università di Torino, a Grugliasco, dove nei prossimi giorni sarà effettuata l'autopsia, per stabilire se il decesso dell'animale sia stato causato dalla collisione con un'auto o da altro evento.
Si ipotizza che l'esemplare, un maschio probabilmente in dispersione, provenisse dalla zona a Nord della Tangenziale, in particolare dalla zona delle Vaude, dove hanno sede un poligono militare e l'omonimo parco e dove, stante la ridotta presenza umana, l'habitat è idoneo per la specie. Se l'ipotesi fosse confermata, la presenza del carnivoro nei pressi della Tangenziale sarebbe da ascrivere al naturale fenomeno di espansione del lupo verso le aree periurbane e collinari torinesi. La dispersione dei giovani lupi avviene prevalentemente nel periodo tardo-invernale e in questo lasso di tempo è più frequente che si verifichino investimenti. Tali incidenti, pur interessando una specie particolarmente protetta ed elusiva come il lupo, non destano ormai più sorpresa tra gli esperti, considerato che sulle strade di ogni ordine e grado avvengono quotidianamente collisioni con animali selvatici che, in molti casi, risultano mortali per la fauna.
Intanto l'autopsia sulla lupa recuperata morta il 23 dicembre scorso a Piossasco ha confermato la presenza di ferite da arma da fuoco. I sanitari del Dipartimento di Scienze Veterinarie dell'Università di Torino e dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta che hanno condotto la necroscopia hanno confermato che tre proiettili hanno attraversato il corpo dell'animale. A produrre le ferite riscontrate sulla lupa potrebbero essere stati dei pallettoni, come quelli che si usano per la caccia alla volpe. Le indagini sono ancora in corso da parte degli agenti della Direzione Sistemi naturali della Città Metropolitana, per individuare i responsabili dell'evento. La popolazione, in particolare quella residente a Piossasco, è invitata a collaborare, comunicando eventuali informazioni utili alla vigilanza faunistica della Città Metropolitana di Torino. I lupi non possono essere cacciati perché sono animali protetti sia dalle leggi italiane che dalle direttive europee.

Tutela fauna e flora

La Città Metropolitana di Torino e la Struttura didattica speciale Veterinaria dell’Università degli Studi di Torino hanno avviato la sperimentazione di un servizio di recupero in campo della fauna selvatica classificata come pericolosa, degli ungulati, dei carnivori, dei rapaci diurni e notturni e degli ofidi (serpenti) feriti a seguito di incidenti stradali.
Nel corso di un convegno tenutosi al Dipartimento di Scienze Veterinarie, a Grugliasco, il servizio è stato illustrato a tutti gli Enti e soggetti pubblici e privati interessati alla tematica: Comuni, Ambiti Territoriali e Comprensori Alpini di Caccia, Regione Piemonte, servizi veterinari delle Asl, Carabinieri forestali e polizie municipali.
I sanitari del CANC-Centro Animali Non Convenzionali di Grugliasco esperti in materia curano ogni anno oltre 3000 animali selvatici rinvenuti in difficoltà e recuperati da privati cittadini o dagli agenti faunistico-ambientali della Città Metropolitana di Torino, che da una ventina di anni collabora con il centro universitario nell’ambito del progetto “Salviamoli Insieme”.
Il nuovo servizio sarà attivabile 24 ore su 24 tutti i giorni, con una chiamata alla linea telefonica 349-4163385. Il Dipartimento Universitario di Scienze Veterinarie curerà il servizio per conto della Città Metropolitana, che sconta una notevole diminuzione del personale in servizio, non sostituito dalla Regione Piemonte, responsabile delle assunzioni per tale Funzione specializzata.
“Abbiamo fatto una scelta tecnica e politica e importante, nella convinzione di dover garantire sul territorio un servizio importante e apprezzato dai cittadini. - sottolinea Barbara Azzarà, Consigliera metropolitana delegata all’ambiente e alla tutela della fauna e della flora - Continuiamo a chiedere alla Regione di poter assumere con adeguate risorse nuovi agenti faunistico-ambientali per garantire il turnover e per continuare ad esercitare per conto della Regione stessa una funzione specializzata importante. Occorre comunque costituire un tavolo permanente con tutti i soggetti che la legislazione regionale identifica come coinvolti nella gestione della fauna selvatica. Tra un anno verificheremo con tutti quei soggetti i risultati della convenzione con il CANC e le prospettive per la prosecuzione del servizio e per il suo finanziamento”.
“Il cittadino potrà chiamare il 349-4163385, che lo metterà in contatto con un operatore specializzato. - spiega il professor Giuseppe Quaranta del Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Torino – Parlando con l’operatore occorre cercare di identificare correttamente il luogo in cui è presente l’animale ferito o in difficoltà. L’operatore può nell’immediato dare consigli su come comportarsi in attesa dell’intervento dei sanitari veterinari”. “I tecnici che rispondono ai cittadini sono in possesso di una laurea che li abilita a soccorrere e gestire nel modo più corretto la fauna selvatica, tutelando l’incolumità propria e degli animali. - spiega a sua volta la dottoressa Mitzy Mauthe Von Degerfeld, ricercatrice del Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Torino – L’esperienza accumulata in anni di servizio presso il nostro Dipartimento consente ai tecnici di valutare se, nei casi meno gravi, il cittadino può portare direttamente al CANC gli animali rinvenuti o se, invece, occorre un intervento diretto da parte di personale in grado di manipolare in maniera corretta animali che non sono abituati al contatto con l’uomo e possono subire danni gravi a seguito di un intervento errato”.
Per conoscere gli aspetti organizzativi e gestionali del servizio è possibile consultare il portale Internet della Città Metropolitana alla pagina www.cittametropolitana.torino.it/cms/fauna-flora-parchi/fauna-e-flora/salviamoli-insieme
La Funzione specializzata Tutela della Fauna della Città Metropolitana di Torino e la Struttura didattica speciale Veterinaria dell’Università degli Studi di Torino hanno una lunga e proficua tradizione di collaborazione ed hanno recentemente rinnovato la convenzione che ha reso possibile il successo del progetto “Salviamoli Insieme”, garantendo il soccorso sanitario e la cura degli animali selvatici ritrovati in condizione patologica o feriti e i successivi interventi riabilitativi.
Come spiega la Consigliera delegata Barbara Azzarà, “la legislazione regionale prevede che i Comuni, gli Ambiti Territoriali di Caccia, i Comprensori Alpini, le Province e la Città Metropolitana di Torino provvedano a destinare gli animali selvatici ritrovati in difficoltà a centri di recupero per la cura e riabilitazione, con l’obiettivo di una loro possibile reimmissione nell’ambiente naturale: è quello che la Provincia di Torino fino al 2014 e la Città Metropolitana dal 1° gennaio 2015 hanno fatto e fanno, grazie all’impegno del personale della Funzione specializzata Tutela della Fauna, con un’elevata percentuale di successo nella reimmissione in natura”.

operatori Facoltà Veterinaria Grugliasco 05 02 2020 1