I NOSTRI COMUNICATI

 

Parchi e riserve naturali

Parchi e riserve naturali

Dal 13 giugno scorso nel territorio metropolitano è iniziata una sorta di “rivoluzione” ambientale: le aree protette gestite e tutelate dalla Città Metropolitana di Torino hanno moltiplicato quasi per 8 la propria estensione, passando da 4.000 a 31.000 ettari. È un passaggio a dir poco epocale, reso possibile dalla Legge regionale 19 del 2009, che stabilisce che la gestione delle aree della Rete Natura 2000 può essere delegata dalla Regione Piemonte alle Province e alle Città Metropolitane.
Una convenzione di durata illimitata ha affidato ben 27 aree al Servizio pianificazione e gestione rete ecologica, aree protette e vigilanza ambientale della Città Metropolitana. A sua volta l’Ente di area vasta può sub-delegare la gestione di alcune aree al Parco Alpi Cozie, con cui verranno definiti protocolli di collaborazione operativa. La Città metropolitana è quindi chiamata ad un considerevole sforzo, soprattutto in termini di risorse umane e finanziarie, poiché la superficie da gestire e le distanze da percorrere per raggiungere i siti sono nettamente incrementate. Gli obiettivi della gestione sono ovviamente la conservazione e il miglioramento degli habitat e delle specie vegetali e animali protette dalle direttive europee. Dovranno essere effettuati monitoraggi sullo stato di conservazione dei siti e si dovranno programmare gli interventi diretti o indiretti ritenuti necessari per la loro buona conservazione.
Fra le azioni dirette vi sono gli interventi programmati nei piani di gestione: la realizzazione o il ripristino di aree idonee alla riproduzione, come gli stagni e gli ambienti umidi per gli anfibi; ma anche l’eradicazione di specie esotiche invasive che minacciano quelle autoctone: animali come il Gambero della Louisiana, che minaccia quello nostrano; specie botaniche, come l’Ailanto, la Fitolacca, l’Acero negundo, la Fallopia, che invadono vaste superfici a discapito della vegetazione spontanea autoctona. I piani di gestione possono anche prevedere la realizzazione di ecodotti per l’attraversamento di strade e ferrovie, per evitare lo schiacciamento degli animali, oppure la realizzazione di fasce forestali tampone per filtrare le acque di scolo dei campi agricoli prima che defluiscano in laghi e fiumi.Fra le azioni indirette rientra il monitoraggio della presenza di specie di recente reintroduzione o rare, come il Lupo, ritornato naturalmente da pochi anni nelle Alpi Occidentali. Controllare la diffusione di specie vegetali ormai rarissime in contesti lacustri e paludosi, come la Marsilea quadrifolia o l’Aldrovanda vesiculosa, consente di ottenere informazioni scientifiche che possono orientare le azioni dirette di tutela e conservazione.
Per la Città Metropolitana gestire un’area protetta comporta anche una serie di adempimenti amministrativi. In primis la Valutazione d’Incidenza su ogni intervento che possa eventualmente danneggiare o modificare gli habitat tutelati. In caso la valutazione non sia stata richiesta e ottenuta, la Città Metropolitana è tenuta ad applicare ai trasgressori le sanzioni previste dalla legge e ad emettere un provvedimento di ripristino dello stato dei luoghi. È importantissima la vigilanza nei siti della rete Natura 2000, esercitata dagli agenti faunistico-ambientali con la collaborazione delle Guardie Ecologiche Volontarie.

I “TESORI” DELLE AREE PROTETTE GESTITE DALLA CITTÀ METROPOLITANA

Laghi di Ivrea, Champlas du Col - Colle del Sestriere, Colle Basset (Sestriere), Boscaglie di Tasso di Giaglione (Val Clarea), Pian della Mussa (Balme), Val Thuras (Cesana Torinese), Oasi del Prà-Barant, Stazioni di Myricaria Germanica (Val Pellice), Laghi di Meugliano e Alice Superiore (Valchiusella), Stagni dei Favari di Poirino, Oasi xerotermica di Oulx - Auberge, Oasi xerotermica di Oulx - Amazas, Pendici del Monte Chaberton, Bardonecchia - Val Fredda, Bosco di Pian Prà (Rorà), Scarmagno – Torre Canavese (Morena destra d’Ivrea), Les Arnauds e Punta Quattro Sorelle (Bardonecchia), Oasi xerotermica di Puys (Beaulard di Oulx), Valle della Ripa – Argentera (Sauze di Cesana), Arnodera – Colle Montabone (Gravere, Meana di Susa, Susa), Cima Fournier e Lago Nero (Cesana Torinese), Lago di Maglione, Stagno interrato di Settimo Rottaro, Boschi e paludi di Bellavista (Pavone Canavese, Ivrea), Palude di Romano Canavese, Monte Musinè e Laghi di Caselette, Boschi umidi e stagni di Cumiana.
Ovviamente un semplice elenco non rende giustizia ai veri e propri “tesori nascosti” delle aree protette gestite dalla Città metropolitana. Nell’area collinare che ospita i cinque Laghi di Ivrea e le “Terre ballerine” derivate dall’interramento dell’antico Lago Coniglio vivono mammiferi, rettili, pesci e invertebrati tutelati dalla Direttiva Habitat dell’Unione Europea. La zona ospita in alcuni periodi dell’anno gli uccelli migratori, perché si trova allo sbocco della Valle d’Aosta e lungo la rotta migratoria che segue il margine meridionale delle Alpi. Dalle praterie del Pian della Mussa si possono ammirare i massicci rocciosi che circondano la conca naturale e il ghiacciaio della Ciamarella e si può osservare il volo del Biancone, del Falco pecchiaiolo, del Falco pellegrino, del Fagiano di monte, del Gufo reale e del Picchio nero. Se poi si è particolarmente fortunati si possono vedere il Gipeto e l’Aquila reale. Il sito di Scarmagno -Torre Canavese (Morena Destra di Ivrea) è apprezzato per i querceti, i castagneti, i boschi di ontano nero e di pioppo bianco. A pochi chilometri da Torino, il Monte Musinè e i Laghi di Caselette sono una delle aree piemontesi a maggiore biodiversità, con specie animali e vegetali rare a livello nazionale. I pendii del Musinè sono scoscesi e quasi privi di copertura vegetale. Le rocce hanno un tipico colore ferruginoso e il clima è più caldo di quanto ci si potrebbe attendere alle nostre latitudini e a quelle quote. A poca distanza, nei laghi di Caselette l’ambiente è boschivo e presenta zone paludose interessanti per la vegetazione acquatica, sia galleggiante che sommersa.
L’incremento di un turismo basato sul rispetto degli ambienti e sulla curiosità scientifica può aiutare l’opinione pubblica e gli amministratori locali a comprendere l’importanza della tutela naturalistica, da non vivere più come un limite ma come una ricchezza e un’occasione di sviluppo culturale, sociale ed economico; anche grazie alle opportunità offerte dai bandi europei e dal Piano di Sviluppo Rurale della Regione Piemonte.

Per saperne di più: http://www.cittametropolitana.torino.it/cms/fauna-flora-parchi/parchi-aree-protette

Parchi e riserve naturali

Un curioso rilievo oblungo tra la pianura e le Prealpi canavesane, impreziosito e simboleggiato dalla medioevale Torre Cives: è la Riserva naturale dei Monti Pelati, nel territorio dei Comuni di Baldissero Canavese, Vidracco e Castellamonte.
La sua superficie di 146 ettari prevalentemente brulla contrasta con il verde rigoglioso che la circonda, soprattutto per le calde colorazioni delle rocce e degli affioramenti di minerali, che a tratti evocano paesaggi western. La quota modesta, il dislivello e l’estensione alla portata di tutti fanno della Riserva una facile meta escursionistica, esplorabile in giornata.
Gli accessi principali sono distribuiti sui quattro punti cardinali, il che consente di raggiungere agevolmente il panoramico itinerario di cresta, con la possibilità di seguire percorsi di differente impegno, incluso un “anello” che attraversa il parco. Non vi sono difficoltà di orientamento, ma è utile predisporre un minimo di segnaletica. Il Servizio Aree protette della Città Metropolitana di Torino è intervenuto insieme all’associazione Pro Natura, sostituendo la precedente segnaletica, realizzata con intarsi verniciati su supporti lignei, ormai illeggibile e non idonea.
Le nuove tabelle sono state realizzate secondo gli standard del CAI, recepiti dalla normativa regionale. Vanno ad aggiungersi alla cartografia riportata sulle bacheche presenti nei punti strategici, a loro volta risistemate in alcuni casi su nuovi pali o comunque su supporti restaurati.
Sono anche stati collocati nuovi picchetti segnavia, che confermano agli escursionisti la correttezza dell’itinerario che stanno seguendo, soprattutto nelle poche zone umide, in cui la vegetazione potrebbe generare qualche incertezza, occultando le tracce meno marcate.
La segnalazione dei sentieri non può essere disgiunta dalla manutenzione, che ha comportato la decespugliazione e sramatura della vegetazione invasiva, soprattutto nei punti di accesso alla Riserva. Sono stati realizzati interventi di prevenzione e contenimento dell’erosione provocata dalle piogge intense, sono state ripristinate le canaline di drenaggio, riempite alcune cunette pericolose e realizzati piccoli gradini in pietra nei tratti più scoscesi, soprattutto nella ripida discesa che dalla Torre Cives conduce all’itinerario di cresta. Con alcuni interventi di ingegneria naturalistica sono stati consolidati accumuli di materiale incoerente prodotti in passato dagli scarti dell’attività estrattiva condotta nell’area.

CARTA D’IDENTITÀ DEI MONTI PELATI

Il sottosuolo dei Monti Pelati è formato principalmente da peridotite, una roccia magmatica di colore verde scuro che si forma a grandi profondità e che è raro trovare in superficie, composta principalmente da olivina e da affioramenti di magnesite. Questi materiali furono estratti fin dalla seconda metà del 1700 per l’utilizzo nella produzione di ceramica e di materiali refrattari. Oggi l’olivina viene estratta e impiegata nell’industria siderurgica e metallurgica, per la produzione di vernici e guaine impermeabilizzanti. Per tutelare le caratteristiche del luogo, l’attività di estrazione è limitata a una piccola zona situata a nord-est. Sono proprio i diritti di escavazione versati dalla miniera “Nuova Cives” la fonte di finanziamento a cui la Città metropolitana ha attinto per il rinnovamento della segnaletica. Per favorire il recupero ambientale, le aree di scavo non più utilizzate sono ricoperte con materiale vegetale e terreno, così da riportare la zona il più possibile vicino a una situazione naturale.
La particolare natura del suolo lo rende poco adatto alla crescita della vegetazione arborea: le rocce sono colonizzate da vari tipi di licheni. Il resto del territorio è ricoperto da cespugli radi, praterie aride e brughiere. Sono abbastanza frequenti gli arbusti tra cui il Ginepro e il Pungitopo. La scarsa copertura forestale è costituita da Betulla, Robinia, Roverella e da rimboschimenti composti da Pino silvestre, Pino strobo, Pino nero e Larice. Nei pressi del torrente Malesina si incontrano fasce arbustive a Salice bianco, che rendono il paesaggio molto diverso rispetto alle pendici brulle e pietrose della montagna. Tra le specie floristiche più interessanti e rare vi sono la Campanula bertolae, il Linum suffruticosum, la Fumana procumbens, ma anche i più comuni Sedum alpinum e i garofani dal colore vivace, capaci di crescere anche in ambienti ostili.
I Monti Pelati sono una sorta di “isola” che mantiene un clima più mite rispetto alle zone circostanti e consente la presenza di specie animali e vegetali tipiche delle zone più calde. Tra gli insetti vi sono alcune specie rare come il lepidottero Pedasia luteella, il coleottero Phytoecia vulneris (presente soltanto in due siti in Piemonte) e il formicide Leptothorax flavicornis. Alla fine dell’estate si presentano assai numerose le Mantidi religiose.
Sono state osservate circa settanta specie di uccelli, tra cui il Saltimpalo, lo Zigolo nero, lo Zigolo muciatto e l’Occhiocotto, che trovano nei Monti Pelati l’unico sito riproduttivo conosciuto del Canavese. Sono inoltre presenti la Cincia dal ciuffo, la Cincia mora, la Bigiarella e il Codirossone nelle zone più brulle. Anche alcuni rapaci visitano saltuariamente il Parco: la Poiana, il Nibbio bruno, il Nibbio reale e il Biancone

Il colle più alto dei Monti Pelati, a quota 581 metri sul livello del mare, ospita la Torre Cives, risalente al XII secolo ed edificata con lo scopo di fungere da punto di osservazione e guardia per la difesa della Valchiusella. Nel 1956, durante degli scavi archeologici, sono state portate alla luce cinque monete d’oro di epoca bizantina, il cosiddetto “Tesoretto” di Torre Cives, oggi conservate al Museo Archeologico di Torino.

Parchi e riserve naturali

Con la bella stagione la natura si rinnova, ma quest’anno si rinnovano anche alcuni parchi della Città Metropolitana che, a pochi passi da Torino, offrono a tutti la possibilità di una sana evasione. Dagli incontri dei “Tavoli del parco”, a cui partecipano la Città Metropolitana, i Comuni di Cumiana e Piossasco e numerose associazioni locali, è nato un progetto di collaborazione tra i parchi naturali del Monte San Giorgio e del Monte Tre Denti-Freidour per l’organizzazione di iniziative turistiche, sportive, naturalistiche, gastronomiche e didattiche.
Il coordinamento delle attività è assicurato dai Comuni e dal Servizio Aree protette e vigilanza volontaria della Città Metropolitana. È importante anche il contributo di alcune Guardie Ecologiche Volontarie, che abitualmente svolgono un’attività di sensibilizzazione e di educazione ambientale, dalla tutela alla descrizione dei danni procurati da comportamenti scorretti. Tale attività viene condotta sia in collaborazione con alcune scuole e ospedali, sia nel territorio, in occasione di eventi e manifestazioni. Le GEV e gli agenti di vigilanza della Città Metropolitana garantiscono un monitoraggio finalizzato alla conservazione del patrimonio naturale e dell’assetto ambientale, con una particolare attenzione all’attività venatoria e alla pesca.
Grazie all’apporto di tutte queste persone, istituzioni e associazioni è nato il progetto “Gemellaggio tra i Parchi”, che dal 24 maggio al 5 giugno proporrà una serie di iniziative nei territori di Cumiana e di Piossasco. Il calendario degli eventi comprende il collaudato appuntamento con “Assaporando Piossasco” e le mostre “Brucio anch’io” e “Biodiversità delle praterie alpine delle Alpi occidentali”, in programma venerdì 25 maggio. Interessante anche “Primaverando”, una mostra mercato e fiera dell’artigianato, con degustazioni e momenti dedicati a natura ed ecologia, in programma domenica 3 giugno. Per non parlare del concorso fotografico “I nostri Parchi”, la cui premiazione è in programma nella giornata conclusiva del “Gemellaggio tra i Parchi”, martedì 5 giugno. A seguire, l’interessante conferenza sulle aree protette, con l’intervento del Direttore del Parco Nazionale del Gran Paradiso, Antonio Mingozzi.
Il programma completo e tutti i dettagli del gemellaggio sono consultabili su Internet alle pagine https://progetto2parchi.wordpress.comewww.cittametropolitana.torino.it/cms/fauna-flora-parchi

IL PROGRAMMA DEL GEMELLAGGIO

- giovedì 24 maggio, alle 18 nella sala consiliare del Comune di Cumianapresentazione del gemellaggio. Nella galleria del palazzo comunale inaugurazione della mostra delle opere che partecipano al concorso fotografico “I nostri Parchi”. Alle 21 al teatro Carena spettacolo teatrale in piemontese
- venerdì 25 maggio alle 18 nel palazzo comunale di Cumiana inaugurazione della mostra “Brucio anch’io”, a cura di Federica Caprioglio e Marco Demaria e in collaborazione con il Museo di Scienze Naturali di Pinerolo. Alle 18 nel foyer del teatro “Il Mulino” di Piossasco inaugurazione della mostra “Biodiversità delle praterie alpine delle Alpi occidentali” e conferenza su “La Biodiversità e i servizi ecosistemici nella provincia di Torino”, con il dirigente del Servizio aree protette della Città metropolitana Gabriele Bovo
- sabato 26 maggio al parco del Monte San Giorgio manifestazioneAssaporando Piossasco. A partire dalle 9 itinerari guidati nel parco in mountain bike, alle 15,30 giro delle cascine in bicicletta. Per informazioni: telefono 338-4262991. Alle 10 al vivaio forestale in località I Tiri a Piossasco evento “Viaggio intorno all’albero”, su prenotazione al numero 320-7795419. L’evento sarà riproposto sabato 2 giugno. Dalle 10 alle 19 al bioparco Zoom di Cumiana “Porte aperte allo Zoom” per i cittadini di Cumiana e Piossasco. Dalle 10 alle 19 alla biblioteca Nuto Revelli di Piossasco letture di storie e attività creative per bambini da 3 a 8 anni accompagnati. Dalle 19 in avanti in piazza XX Settembre a Piossasco manifestazione I Parchi in Piazza”, con attività per bambini, attività proposte dalle associazioni impegnate nei due parchi e musica. Alle 21 al teatro Carena di Cumiana spettacolo “Brucio Anch’io”
- domenica 27 maggio nell’ambito di “Assaporando Piossasco” camminata enogastronomica (per informazioni 338-4262991), iniziativa didattica “Esploriamo il mondo delle api” dalle 9 alle 12 al Vivaio forestale, su prenotazione al numero 320-7795419. L’iniziativa verrà riproposta domenica 3 giugno. Dalle 15 alle 18 in piazza San Vito a Piossasco evento “Porte aperte al borgo di San Vito”. Alle 21 nella sala Carena di Cumiana esibizione del coro degli Alpini
- lunedì 28 maggio alle 19,30 corsa podistica con partenza alle 19,30 dall’ala del mercato di Cumiana
- mercoledì 30 maggio alle 18 nel palazzo comunale di Piossasco esposizione delle opere partecipanti al concorso fotografico “I nostri Parchi”
- giovedì 31 maggio dalle 17 alle 19 al Vivaio forestale di Piossasco “SuoNature LAB”, corso di introduzione alla realizzazione di strumenti con oggetti naturali e di recupero, per bambini di età superiore ai 6 anni. Per informazioni telefono 320-7795419. Alle 18 in frazione Luisetti di Cumiana camminata nel SIC sul sentiero dedicato a Eros Accattino
- venerdì 1° giugno alle 16 nella biblioteca di Villa Venchi a Cumiana eventi “Leggiamo l’ambiente”, con letture per i bambini a cura di Biblion. Dalle 17 alle 19 al Vivaio di Piossasco presentazione e laboratorio del progetto “Growing Pixel”. Alle 21 a Villa Venchi di Cumiana cinema all’aperto, con la proiezione de “La volpe e la bambina”. Alle 21 sotto l’ala del mercato di Cumiana Concerto del “Trio Alkemy”, con musiche ragtime, country blues, rock e pop
- sabato 2 giugno alle 18 al teatrino comunale di Cumiana proiezione di video naturalistici. Alle 19 in piazza XX Settembre a Piossasco consegna di una copia della Costituzione ai diciottenni e concerto rock per la Festa della Repubblica. Alle 21 sotto l’ala del mercato di Cumiana concerto “Wonderland” per i giovani
- domenica 3 giugno dalle 9 alle 18 al camping Verna di Cumiana manifestazione “Primavernando”, con mostra mercato, fiera dell’artigianato, degustazioni, natura ed ecologia. Per informazioni: associazione “Vivere la Montagna”, telefono 011-19836595.
- lunedì 4 giugno alle 21 sotto l’ala del mercato di Cumiana spettacolo “Scintille”, con la danza afro-contemporanea, proposta dalla compagnia “Sowilo” diretta da Simona Brunelli
- martedì 5 giugno al teatro “Il Mulino” di Piossasco serata conclusiva, con la presentazione del Challenge dei 2 Parchi, la premiazione del concorso fotografico e la conferenza sulle Aree protette con il direttore del Parco nazionale del Gran Paradiso, Antonio Mingozzi

Parchi e riserve naturali

La Città Metropolitana di Torino, in qualità di Ente gestore della Riserva naturale dei Monti Pelati ha pubblicato per le osservazioni e successivamente adottato il Piano di gestione del SIC-Sito di importanza comunitaria, sottoposto nei mesi scorsi alla fase di consultazione con gli attori del territorio. Il piano è stato inviato alla Regione Piemonte per l’espressione del parere da parte dell’Ente sovraordinato. Il documento è stato redatto in ottemperanza all'articolo 42 della Legge regionale 19 del 2009 e al Decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio del 3 settembre 2002, con cui sono state dettate le linee guida per la gestione dei siti “Natura 2000” previsti dalla normativa europea.
La Città Metropolitana ha adottato il piano di gestione a seguito di una consultazione con i Comuni, i Comprensori alpini e gli Ambiti territoriali di caccia territorialmente interessati e le associazioni agricole, venatorie e di protezione ambientale riconosciute dal Ministero dell'ambiente.
La Zona speciale di conservazione dei Monti Pelati si estende su di un'area di circa 146 ettari sulla destra orografica del torrente Chiusella, allo sbocco dell'omonima valle, compresa nei territori dei Comuni di Baldissero Canavese, Vidracco e Castellamonte. I Monti Pelati sono ben identificabili all'estremità occidentale delle colline dell'Anfiteatro Morenico di Ivrea, in quanto si presentano brulli e quasi completamente privi di vegetazione: una particolarità che deriva dalla natura della roccia che li compone, oltre che dall'erosione causata dalle precipitazioni.

UN’OASI CLIMATICA CON FAUNA E FLORA INSOLITE

I Monti Pelati, conosciuti anche come Monti Rossi, si presentano spogli, “lunari”, quasi un’isola di terraferma a clima mite che si eleva dalla verdeggiante zona circostante e che presenta alcune particolarità botaniche, zoologiche e geologiche. I Monti Pelati si trovano sulla Linea Insubrica, un sistema di faglie collegate fra loro dal Canavese alle Alpi Carniche. Tali faglie separano la catena principale delle Alpi Centrali dalle Alpi calcaree meridionali. In corrispondenza di questa linea, nell’area piemontese, affiorano rocce peridotitiche, Olivina di colore grigio-verde e Magnesite bianca, che sono state utilizzate fin dal 1700 per la produzione di ceramica e di materiali refrattari. Per tutelare le caratteristiche del luogo, l’attività di estrazione è oggi limitata alla zona nord-est. Le aree di scavo non più utilizzate vengono ricoperte con materiale vegetale e terreno, per riportare la zona alla preesistente situazione naturale.
Il colle più alto, a 581 metri di altitudine, offre un suggestivo panorama e ospita una torre a pianta quadrata del XII secolo, la cosiddetta Torre Cives, che in passato era probabilmente un luogo di osservazione e controllo, a difesa della popolazione della Val Chiusella. I Monti Pelati hanno una particolarità climatica: presentano temperature maggiori anche di 4 o 5 gradi rispetto al territorio circostante. Questo favorisce la presenza contemporanea di specie botaniche mediterranee e montane, così come si possono incontrare animali che solitamente vivono in zone più meridionali e la cui presenza è una rarità in Piemonte. La natura del terreno e l’acqua scarsa rendono difficile la crescita della vegetazione arborea, che è rappresentata da poche betulle, roverelle e pini silvestri. Si trovano però numerosi tipi di licheni che colonizzano le rocce. La loro presenza indica il benessere ambientale della località: si tratta infatti di indicatori naturali della qualità dell’aria e del basso livello di inquinamento atmosferico. Tra le specie floristiche più interessanti vi sono la Campanula bertolae (endemismo delle Alpi occidentali), il Linum suffruticosum e la Fumana procumbens. I Monti Pelati sono una nicchia ecologica ideale per la vita di specie animali poco diffuse. Tra gli insetti va ricordata una farfalla, la Pedasia luteella, mentre alla fine dell’estate si presentano assai numerose le Mantidi religiose. L’avifauna si è adattata al meglio alle peculiarità dei Monti Pelati: ne sono state osservate circa 70 specie, tra cui il Saltimpalo, lo Zigolo, l’Occhiocotto, il Calandro, le Cince, il Lucherino, la Bigiarella, il Codirosso. Sporadicamente fanno la loro comparsa anche alcuni rapaci: lo Sparviero, la Poiana, il Falco pecchiaiolo, il Nibbio bruno e il Biancone.

SCOPRIRE I MONTI PELATI CAMMINANDO

L’itinerario migliore per esplorare la Riserva e coglierne le peculiarità naturalistiche presenta difficoltà escursionistica ma non dislivelli significativi. Prevede circa quattro ore di effettivo cammino ed è percorribile tutto l’anno, anche se si sconsigliano i mesi più caldi. L’itinerario parte dalla piazza del Municipio di Baldissero Canavese: sul lato opposto del Municipio si imbocca via Monti Pelati, che subito diviene un sentiero, ripido soltanto nei primi metri, identificato come itinerario naturalistico numero 1 dalla segnaletica in loco. Si segue l’evidente traccia sino ad incrociare il sentiero CAI numero 751. Qui si prende a destra il sentiero, continuando a seguire le indicazioni per l’itinerario naturalistico numero 1. Al termine della discesa si raggiunge la strada asfaltata, che si segue, svoltando a destra, fino alla cappella di San Rocco. Si prosegue salendo per la strada sterrata a monte della cappella, fino alla Torre Cives, dove si trova un’area attrezzata per una pausa. Sul lato opposto della torre un varco nella staccionata consente di proseguire per una sterrata che porta all’incirca sul filo di cresta. Si procede ora sul sentiero 751, che attraversa in senso longitudinale e pressoché in piano tutta la riserva e scende infine alla frazione Bettolino. Raggiunta la strada asfaltata si svolta a sinistra, così come al successivo incrocio, ritornando alla partenza, in piazza del Municipio.

LA “RETE NATURA 2000”: COS’È E QUALI TUTELE AMBIENTALI PREVEDE

Per proteggere il proprio patrimonio naturale l'Unione europea ha dato vita a “Rete Natura 2000”, una vasta rete di siti protetti distribuiti sul territorio dei Paesi membri. La rete è composta da due tipologie di aree protette, i SIC-Siti di importanza comunitaria come il Parco naturale del Lago di Candia e le ZPS-Zone di protezione speciale. I SIC sono stati istituiti in attuazione della Direttiva Habitat del 1992, che, nei suoi allegati, elenca i tipi di ambienti e specie animali e vegetali che è indispensabile tutelare. Le ZPS salvaguardano i volatili, in particolar modo le specie inserite negli allegati della Direttiva Uccelli del 1979. Ogni Stato membro propone alla Commissione europea l’elenco dei propri SIC e delle proprie ZPS. Una volta approvati dalla Commissione Europea, SIC e ZPS entrano a far parte di Rete Natura 2000, che è il più importante strumento comunitario per la conservazione della biodiversità del continente europeo. In Piemonte i SIC sono 122 e le ZPS sono 50, per una superficie totale pari al 15,6% del territorio regionale. Le aree che compongono la Rete Natura 2000 non sono riserve rigidamente protette dove le attività umane sono escluse. L’obiettivo della direttiva Habitat è garantire la protezione della natura tenendo anche conto delle esigenze economiche, sociali e culturali e delle particolarità regionali e locali. Qualsiasi piano o progetto che si voglia realizzare all'interno di un SIC e che possa avere incidenze significative sul sito deve essere sottoposto alla procedura di valutazione d'incidenza.

Parchi e riserve naturali

Il giorno di Santo Stefano a Pinerolo in un’area verde della zona industriale della Porporata le guardie venatorie della Lega abolizione caccia (Lac) e le Guardie ecologiche volontarie (Gev) della Città metropolitana di Torino hanno colto in flagrante un uomo che stava praticando illegalmente l’uccellagione.

L’uomo, di Pinerolo, aveva già catturato un cardellino (“Carduelis carduelis” il nome scientifico, una specie protetta, passeriforme, appartenente alla famiglia dei Fringillidi) facendo uso di rametti imbrattati di colla per topi. I rametti erano collocati su un cespuglio di cardo dei lanaioli (dei cui semi il cardellino è ghiotto); inoltre per attirare i selvatici, l’uomo aveva in un’apposita gabbietta 2 altri cardellini da richiamo. Per le prede vive aveva predisposto invece delle tanichette in plastica che non rovinano le piume dei piccoli uccelli, che devono essere intatti per alimentare il mercato clandestino di avifauna protetta.

L’uomo è stato denunciato alla Autorità giudiziaria da Unità di polizia giudiziaria della Città metropolitana che hanno curato l’indagine. Scatteranno anche sanzioni amministrative per il responsabile.

Tutta l’attrezzatura è stata sequestrata, e il "cardellino di Santo Stefano" liberato.

Elisa Pirro, consigliera metropolitana delegata all’ambiente, alla vigilanza ambientale e alla tutela della fauna e della flora, ricorda che “l’uccellagione, cioè la pratica di catturare con reti e trappole gli uccelli selvatici, pur essendo vietata su tutto il territorio nazionale dal 1992 non è affatto diminuita, come dimostrano le numerose attività di polizia giudiziaria condotte dagli agenti della Città metropolitana, anche a supporto dei Carabinieri forestali. Negli ultimi anni nel territorio della Città metropolitana di Torino sono stati oltre 150 gli uccelli recuperati e liberati, in prevalenza cardellini, fringuelli, lucherini, verdoni, frosoni, ciuffolotti, peppole e zigoli muciatti”.

Parchi e riserve naturali

Sabato 16 dicembre a partire dalle 9 al centro polifunzionale di Piossasco “Il Mulino”, in via Riva Po 9, è in programma l’assemblea annuale delle GEV, le Guardie Ecologiche Volontarie della Città Metropolitana di Torino. La scelta della sede dell’assemblea è caduta su Piossasco in quanto Comune di riferimento del Parco naturale del Monte San Giorgio.
L’amministrazione comunale ha messo gratuitamente a disposizione il centro polifunzionale "Il Mulino", a conferma dei buoni rapporti istituzionali che intercorrono con la Città Metropolitana e dell’apprezzamento nei confronti della presenza e delle varie attività svolte dalle GEV sul territorio: vigilanza, manutenzionesensibilizzazione della popolazione. Piossasco fa parte del sistema di aree protette a gestione provinciale poiché comprende al suo interno il Parco del Monte San Giorgio, area di grande importanza naturalistica recentemente sottoposta a interventi di riqualificazione complessiva finanziati dal programma regionale Corona Verde. Il centro polifunzionale è già stato utilizzato in passato, ad esempio in occasione della commemorazione del decennale della scomparsa del volontario AIB David Bertrand.
L'incontro di quest'anno prevede oltre al benvenuto delle autorità locali ed al saluto della Consigliera metropolitana delegata all’ambiente, alle aree protette e alla vigilanza volontaria, Elisa Pirro, una relazione sull'attività svolta nel 2017 da parte del dirigente del Servizio pianificazione e gestione rete ecologica, aree protette e vigilanza ambientale e una relazione descrittiva del corso di reclutamento per le nuove GEV in corso di organizzazione.
La mattinata si concluderà con un seminario di riflessione e analisi, volto a sintetizzare alcun linee guida per le attività del futuro, con l'obiettivo di migliorare l'organizzazione e l'efficienza delle varie competenze territoriali nel rispetto delle normative sulla sicurezza del lavoro e delle procedure amministrative e contabili che regolano il funzionamento degli Enti locali. “Il tema di fondo di ogni assemblea, - sottolinea la Consigliera metropolitana Elisa Pirro - è la difesa dell'ambiente, da declinarsi nella conoscenza e tutela delle reti ecologiche, della biodiversità e dei servizi ecosistemici, elementi indispensabili al corretto rapporto fra uomo e natura e allo sviluppo di una società realmente sostenibile”.

Parchi e riserve naturali

La Città Metropolitana di Torino, in qualità di Ente gestore della Zona speciale di conservazione della Rocca di Cavour, ha pubblicato la proposta del Piano di Gestione del sito ed ha avviato la fase di consultazione.
Tutti gli interessati e gli stakeholders che lo ritengano necessario possono far pervenire le osservazioni entro il 12 dicembre, via posta ordinaria a Città Metropolitana di Torino - Servizio Pianificazione e Gestione Rete Ecologica, Aree Protette e Vigilanza Ambientale, corso Inghilterra 7, 10138 Torino. Le osservazioni possono anche essere inviate con la posta elettronica certificata a protocollo@cert.cittametropolitana.torino.ito con la normale e-mail all’indirizzo areeprotette@cittametropolitana.torino.it.
I dettagli del Piano sono pubblicati nel portale Internet della Città Metropolitana alla pagina http://www.cittametropolitana.torino.it/cms/fauna-flora-parchi/parchi-aree-protette/aree-naturali-protette/parco-rocca-cavour
Il Piano di Gestione del Sito di Interesse Comunitario “IT 1110001 - Rocca di Cavour” è stato redatto in base all'articolo 42 della Legge Regionale 19 del 2009. Tale legge prevede che i soggetti gestori delle aree della Rete Natura 2000 predispongano, su direttiva regionale e qualora ritenuto necessario, il relativo piano di gestione, in base alle disposizioni del Decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio del 3 settembre 2002. La legge regionale prevede che il soggetto gestore adotti il piano di gestione a seguito di una consultazione degli Enti locali coinvolti, dei comprensori alpini e degli ambiti territoriali di caccia e delle associazioni agricole, venatorie e di protezione ambientale riconosciute dal Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. Completata la consultazione, il soggetto gestore deve inviare il piano adottato alla Giunta regionale per l'approvazione.

Carta d’identità della Rocca di Cavour

La Rocca di Cavour costituisce un insolito elemento di distacco rispetto alla pianura circostante, dalla quale si innalza come uno scoglio solitario, a distanza di alcuni chilometri dalla cerchia alpina. L’origine della Rocca risale al complesso fenomeno dell’orogenesi alpina, un insieme di deformazioni e accavallamenti degli strati rocciosi, derivanti dalla collisione della zolla africana con quella europea, circa trenta milioni di anni fa. Nel Quaternario, a seguito delle alluvioni derivanti dallo scioglimento dei ghiacciai, gli immensi depositi che colmarono la Pianura Padana sommersero parzialmente la Rocca, isolandola dalle altre vette. Per la sua particolare conformazione è un esempio tipico di “inselberg”, cioè di una “montagna-isola”. Dal punto di vista mineralogico la Rocca è ricca di quarzo, gneiss occhiadini, micascisti e scisti. Geomorfologicamente il sito comprende una zona pianeggiante e una in rilievo, la Rocca appunto. Il rilievo ha due sommità, il “Pilone” e il “Torrione”, che, partendo dai 300 metri della pianura, raggiungono l’altitudine massima di 462 metri. Un terzo spuntone, a est del Torrione, è noto in loco come “Rocca Crovet”.

Vegetazione

Per la sua posizione e il suo clima, il parco ha una vegetazione che consente la convivenza di piante tipicamente montane con altre mediterranee. Sul fresco versante nord crescono castagni, latifoglie (acero di monte, ciliegio, frassino, tiglio, farnia, carpino bianco) alternate a rovere, betulla e robinia. Nel sottobosco si trovano specie in prevalenza montane come mirtillo, brugo, giglio di San Giovanni e ginestre. Sui versanti ovest e sud a clima caldo si sviluppano rovere, roverella, robinia, ailanto e, con minor densità rispetto al lato nord, castagni. Peculiare è la presenza di origano, timo e cappero (Capparis spinosa), quest’ultimo probabile eredità di un’introduzione in epoca medievale e dei commerci con la Liguria. Il versante sud-orientale presenta una fascia rocciosa con scarsa vegetazione, ma molto interessante per la presenza di rapaci nidificanti, come il Falco pellegrino. Sulle sommità, con clima caldo d’estate e mite d’inverno, prevalgono alberi a cespuglio come bagolari, prugnoli, robinie e, nelle aree più scoperte, i rovi. Alla base della Rocca, nelle zone meno ripide e ben esposte, vi sono alcune coltivazioni agricole: frutteti, prati da sfalcio e vigneti. Nel sito sono stati rilevati due ambienti di interesse comunitario: la vegetazione delle pareti rocciose silicee, composta da specie rupestri come la Campanula elatines, la Silene rupestris e varie specie del genere Sedum e i boschi di castagno, che annoverano alcuni esemplari secolari.

Fauna

La collocazione dominante rispetto alla pianura e la presenza di ambienti differenziati (zone boschive, aree aperte e con cespugli, colture agricole) rendono la Rocca di Cavour un punto di riferimento per gli uccelli stanziali e migratori e un habitat ideale per gli uccelli da preda. Di particolare interesse è la presenza dell’averla minore (Lanius collurio), della magnanina (Sylvia undata), del nibbio reale (Milvus milvus), del falco pellegrino (Falco peregrinus), della taccola (Corvus monedula). Singolare la compresenza di tre specie di Luì: piccolo, bianco e verde (Phylloscopus collybita, P. bonelli e P. sibilatrix), caratterizzati da esigenze ecologiche differenti. Il Luì piccolo è quello più eclettico, il Luì bianco preferisce i territori caldi a sud, mentre il Luì verde abita i castagneti della zona nord. Sono segnalati alcuni rettili, come il biacco (Hierophis viridiflavus) o la natrice dal collare (Natrix natrix) e una piccola popolazione della salamandra pezzata (Salamandra salamandra), la cui peculiarità è di essere del tutto separata dalle popolazioni dei rilievi prealpini, che ne costituiscono il tipico habitat. Per quanto riguarda i vertebrati, è interessante la presenza di alcuni piccoli mammiferi come lo scoiattolo (Sciurus vulgaris), il ghiro (Glis glis) e il moscardino (Muscardinus avellanarius).

Parchi e riserve naturali

Nell’ultima settimana, oltre al vasto e pericoloso incendio sui monti di Bussoleno e dei Comuni limitrofi, hanno destato e destano tuttora preoccupazione numerosi focolai sviluppatisi nel Parco provinciale del Monte Tre Denti-Freidour. L’allarme è iniziato martedì 17 ottobre sopra le borgate del Ciom e della Ravera, in un'area rocciosa e di difficile accesso, sovente interessata da fenomeni analoghi in passato. Grazie al fondamentale contributo dei volontari A.I.B. di Cumiana e dei Vigili del Fuoco e grazie all’impiego di elicotteri, l’incendio è stato circoscritto ma non spento completamente,  a causa della complessa orografia del luogo. Purtroppo con l'arrivo del vento, già nella serata di sabato 21 ottobre i fronti hanno ripreso vigore e si sono separati, arrivando ad avvicinarsi alla borgata Picchi.
Il Sindaco di Cumiana ha emesso un'Ordinanza che stabilisce il divieto di caccia sino al 28 ottobre, per consentire agli operatori antincendio di operare con la necessaria sicurezza in fase di spegnimento e bonifica delle fiamme.
La Città Metropolitana di Torino ha operato e sta tuttora operando attraverso il proprio servizio di Vigilanza interna e con il supporto delle Guardie Ecologiche Volontarie, poichè la fauna, spaventata dai roghi, si è spostata in aree esterne al parco Tre Denti-Freidour.
“Sin dalla scorsa settimana abbiamo attuato un rinforzo delle attività di controllo sugli accessi alle aree interessate dagli incendi e sulla caccia nei territori limitrofi, sanzionando alcuni trasgressori.spiega la Consigliera metropolitana delegata all’ambiente, ai parchi e alla tutela della fauna e della flora, Elisa Pirro – Negli ultimi due giorni le attività di controllo sono proseguite e proseguono, sia nei pressi del Parco Tre Denti Freidour che all’interno e nelle zone limitrofe al Parco del Monte San Giorgio. Nostro personale sta operando anche nel Parco del Colle del Lys, che si trova non distante dal fronte di fiamma dell'incendio di Bussoleno-Rubiana. È in atto un monitoraggio anche nella Riserva naturale dello Stagno di Oulx, negli anni scorsi interessata da fenomeni analoghi. A nome della Città Metropolitana, ringrazio i volontari e i nostri operatori, che stanno intervenendo per contenere i danni al patrimonio boschivo, alla flora e alla fauna”.

Parchi e riserve naturali

È stata pubblicata sul portale Internet della Città Metropolitana di Torino la proposta del Piano di gestione della Zona speciale di conservazione IT1110022 del Sito di Interesse Comunitario dello Stagno di Oulx, di cui l’Ente è soggetto gestore. Con la pubblicazione della proposta del Piano è stata avviata la fase di consultazione prevista dalle normative nazionale e regionale in materia. Tutti gli interessati e gli stakeholders che lo ritenessero necessario possono far pervenire le osservazioni, entro il termine perentorio del 15 novembre 2017, via posta ordinaria scrivendo a Città Metropolitana di Torino, Servizio Pianificazione e gestione rete ecologica, aree protette e vigilanza ambientale, corso Inghilterra 7, 10138 Torino. È anche possibile far pervenire le ossevazioni via PEC all’indirizzo protocollo@cert.cittametropolitana.torino.it oppure via posta elettronica scrivendo a areeprotette@cittametropolitana.torino.it
Il Piano di Gestione del SIC dello Stagno di Oulx è stato redatto in base all'articolo 42 della Legge Regionale 19 del 2009, con il quale si affida ai soggetti gestori delle aree della Rete Natura 2000 l’incarico di predisporre, qualora ritenuto necessario, il relativo piano di gestione. Il documento deve essere redatto seguendo le Linee guida per la gestione dei siti Natura 2000 fissate da un Decreto emanato dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio nel 2002. L’obiettivo che i Piani di gestione debbono perseguire è la conservazione degli habitat e delle specie che caratterizzano le singole aree, nell'ambito di un uso sostenibile delle risorse. Il soggetto gestore deve adottare il Piano dopo aver consultato gli Enti locali coinvolti, i comprensori alpini e gli ambiti territoriali di caccia territorialmente interessati e le associazioni agricole, venatorie e di protezione ambientale riconosciute dal Ministero dell'ambiente. Il Piano deve poi essere sottoposto all’approvazione della Giunta regionale.
Il Piano di gestione dello Stagno di Oulx, le carte di inquadramento territoriale, catastale delle proprietà, habitat corine biotopes, habitat Natura 2000, di delimitazione dell’habitat e di fruizione sono pubblicati nel portale Internet della Città Metropolitana alla pagina http://www.cittametropolitana.torino.it/cms/fauna-flora-parchi/parchi-aree-protette/aree-naturali-protette/riserva-stagno-oulx
Nei prossimi giorni verranno completati e pubblicati altri due piani di gestione, riferiti alla Riserva dei Monti Pelati nei Comuni di Vidracco, Baldissero Canavese e Castellamonte e alla Rocca di Cavour.

UN PO’ DI STORIA

Era il 1860 quando da una torbiera situata nel Comune di Oulx vennero prelevate grandi quantità di materiale necessario alla costruzione della Galleria del Frejus. La depressione che si era creata nel terreno in seguito all'estrazione fu colmata in breve tempo dalle acque delle sorgenti presenti alla base del vicino monte Cotolivier. Nacque il piccolo lago Borello, conosciuto anche come Stagno di Oulx. Ben presto il bacino, grande circa come quattro campi da calcio, fu colonizzato da piante e animali tipici delle zone umide. Tra gli steli delle canne di palude che circondavano lo specchio d'acqua si insediarono alcune specie vegetali oggi rare in tutto l'arco alpino, come una piccola Orchidea dai fiori bianchi, la Gramigna liscia, l'Aglio romano, il Giunco nero delle paludi. Il bosco circostante composto da betulle e pini silvestri si arricchì di esemplari di Frangola e Salice strisciante. Le acque del lago divennero rifugio per una ricca popolazione dell'oramai rarissimo Gambero di fiume, per 56 specie di uccelli acquatici stanziali e di passo e per variopinte libellule, tra cui la rara Sympetrum vulgatum, che, in Italia, soltanto ad Oulx trova le condizioni idonee per riprodursi. Tra i rettili è da segnalare la presenza di una discreta popolazione di Natrix natrix, serpente ormai piuttosto raro in Val di Susa. L’area ospita inoltre tre specie di anfibi: Salamandra salamandra (specie abbastanza rara in Val di Susa), Bufo bufo (che qui trova il sito riproduttivo più interno della Val di Susa) e Rana temporaria. Inoltre sono presenti il Philochthus mannerheimii - un coleottero carabide rarissimo in Italia - e il Potamopyrgus antipodarum, mollusco acquatico noto solo in Piemonte.Tra le specie botaniche rare presenti nello Stagno vi sono l’Epipactis palustris, l’Allium schoenoprasum, il Salix repens e lo Schoenus ferrugineus.
Il piccolo ecosistema cadde nell'oblio, sino a quando nel 1979 la Società Botanica Italiana lo inserì nel Censimento dei biotopi di interesse vegetazionale meritevoli di conservazione in Italia. Nel 1995 la Regione Piemonte, al fine di riconoscerne l'elevato valore naturalistico, ha incluso il lago Borello nell'elenco dei Siti di Importanza Comunitaria previsti dalla Direttiva Habitat emanata dall'Unione Europea nel 1992 per proteggere i luoghi che ospitano specie animali e vegetali rare e in via di estinzione. Nello stesso anno la Provincia di Torino, sottolineando l'alto pregio ecologico del lago Borello, vi istituì l'Oasi di Protezione dalla caccia per tutelare l'avifauna e il delicato ecosistema umido. Con la Legge regionale 32 del 2004 è stata istituita la Riserva naturale speciale dello Stagno, un parco di competenza provinciale che consente una più efficace salvaguardia dei vulnerabili sistemi ambientali che caratterizzano la torbiera e il lago, pur consentendone una fruizione ecocompatibile.

Parchi e riserve naturali

L’associazione “Vivere i parchi”, che, su incarico della Città Metropolitana di Torino, gestisce una serie di attività didattiche nel parco del Lago di Candia, propone per martedì 31 ottobre l’evento “Laboratorio della paura”, che, in occasione della notte di Halloweeen, propone di ripercorrere le storie e le leggende legate alla ricorrenza dei Defunti dai Celti ad oggi, collegandole con le abitudini e i segreti delle Civette, i rapaci che nell’immaginario popolare sono strettamente legati al culto dei morti. Racconti, attività manuali ed esperimenti scientifici per grandi e piccini saranno accompagnati dai suoni Della notte sul lago.
Il ritrovo dei partecipanti è fissato per le 20 nella sede del Parco, in strada Sottorivara 2 a Cabndia. Per informazioni e iscrizioni entro domenica 29 ottobre si può telefonare al numero 345-7796413 oppure scrivere a vivereiparchi@gmail.com      

IL LAGO DI CANDIA E LA RETE ECOLOGICA PROVINCIALE

Le aree naturali protette della Città metropolitana di Torino sono i principali elementi della Rete Ecologica Provinciale, con la funzione di assicurare il mantenimento e la ricostituzione di popolazioni vitali di specie animali e vegetali nelle loro zone naturali. La loro tutela è essenziale per garantire la diversità biologica, genetica, specifica ed ecosistemica, in considerazione del loro valore ecologico, genetico, sociale, economico, scientifico, educativo, culturale, ricreativo ed estetico, in armonia con i principi della Convenzione sulla Biodiversità di Rio de Janeiro. Le aree naturali a gestione provinciale - oggi della Città Metropolitana - che sono state riconosciute dalla Legge regionale 19 del 2009 - sono sei parchi naturali protetti e due riserve naturali protette. Il Lago di Candia deriva dal processo durante il quale, circa 20mila anni fa, il Grande Ghiacciaio Balteo si ritirò all'interno della Valle D'Aosta, trasformano la precedente pianura in una corona di colline con una depressione centrale, colmata da paludi e laghi come il Sirio, il San Michele, il lago di Viverone e quello di Candia. Lo specchio d’acqua di Candia è circondato e protetto da un paesaggio ancora integro ed esente da eccessive interferenze delle attività umane. Si tratta di una delle più importanti zone umide del Piemonte e non solo. Ne è conferma l'inserimento fra i Siti di Interesse Comunitario, ai sensi della direttiva "Habitat" dell'Unione Europea. Quello del Lago di Candia è stato il primo parco provinciale italiano, istituito nel 1995 su proposta dell’allora Provincia di Torino. I quasi 350 ettari dell’area protetta comprendono, oltre al lago vero e proprio, la palude e la paludetta, che sono le zone più significative dal punto di vista naturalistico. Il lago è situato fra il paese omonimo e Mazzè, a una quota di 226 metri. Ha una superficie di 1,5 km quadrati e una profondità media di 4,7 metri. È alimentato da alcune sorgenti situate lungo la costa meridionale. Il deflusso è assicurato dal Canale Traversaro, zona di particolare interesse per la vegetazione. Oltre 400 sono le specie floreali presenti, fra le quali alcune varietà idrofile non comuni come il Trifoglio fibrino, l'Utricularia, la Potentilla palustre e la rarissima Violetta d'acqua (Hottonia palustris). Dal punto di vista faunistico la ricchezza maggiore è sicuramente rappresentata dall'avifauna. Situato sulla rotta "sud-occidentale", il Lago di Candia è, infatti, un importante luogo di sosta per gli uccelli svernanti e di passo. Le specie censite sono duecento, tra le quali il Tarabuso, il Tarabusino, l'Airone rosso e la Moretta, che ha fatto del parco uno dei principali siti di nidificazione in Italia. Sul lago insistono fin dal XVI secolo dei diritti di uso civico per la pesca professionale, unica fonte di sostentamento, fino a pochi decenni or sono, per decine di famiglie locali. Tra le specie presenti, la Carpa, la Tinca, il Luccio, il Cavedano, la Scardola, il Persico trota, il Persico reale e il Pesce gatto (le ultime tre immesse). Il parco è interessante non solo per l'ambiente lacustre, ma anche per gli spazi circostanti: boschi, canneti e prati. L’area si può visitare a piedi, in bicicletta o in barca.