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Fra le collezioni della Biblioteca storica "Giuseppe Grosso" troviamo un'interessante nicchia dedicata alle arti del canto e della scena. Si tratta di una piccola raccolta di libretti d'opera, balletti, spartiti musicali e di un archivio teatrale, costituito da 238 copioni di popolari commedie ottocentesche di celebri autori, dal Bersezio al Garelli al Pietracqua, in dialetto piemontese.
Spartiti
Fra gli spartiti musicali conservati nella Biblioteca - 255 in tutto - accanto a musiche cameristiche, per voce e pianoforte, di genere e de salon, pezzi brillanti e arie d'epoca, trascrizioni da opere di Donizetti, Bellini, Rossini e Mercadante e canzoni popolari, troviamo una vera chicca, lo spartito del nostro inno nazionale, composto sulle parole di Goffredo Mameli da Michele Novaro nel salotto torinese di Lorenzo Valerio, in via XX Settembre, nel novembre del 1847. Si tratta della prima stampa realizzata dalla tipografia Magrini tra la fine del '47 e l'inizio del'48. Sul frontespizio si legge, all'interno di una cornice con ricchi fregi: Il canto degli Italiani/ Fratelli d'Italia - L'Italia s'è desta/ Poesia del Conte/ Mammelli/ Musica del Maestro/ M. Novaro/ Proprietà dell'Editore - Prezzo £ 2/ Torino/ Presso G. Magrini, Editore di musica, Piazza Carignano. Il numero di edizione è 1193. Manca l'ultima strofa ("Son giunchi che piegano/ le spade vendute:/ già l'Aquila d'Austria/ le penne ha perdute"), per problemi con la censura. Il prezzo non indifferente, di £ 2, induce a pensare che inizialmente la tiratura non fosse molto alta.
Questo spartito fa parte di un nucleo appartenente al Fondo Anselmi, costituito da una ventina di pezzi omogenei, quasi tutti editi dal Magrini, di forte carattere risorgimentale: accanto a Fratelli d'Italia troviamo canti e inni rivolti al re Carlo Alberto e tutti creati e stampati appunto tra il 1847 e il 1848: A Sua Maestà il re Carlo Alberto, Per le sagge riforme di S. M. Carlo Alberto, All'ottimo Re Carlo Alberto per le sagge riforme da Lui statuite, Inno a Carlo Alberto il dì 8 febbraio, le Donne Subalpine a S. M. il Re Carlo Alberto sono alcuni dei titoli.
Nel novero degli spartiti va segnalata la presenza di 29 musiche per canto con accompagnamento d'organo dovute a don Giuseppe Ponchia, un sacerdote di Montanaro Canavese scomparso nel 1987, appassionato di musica e studi storici sul Canavese, ricordato come ottimo organista.
Opera e balletto
I libretti d'opera posseduti dalla Biblioteca storica sono 53. Un numero esiguo, ma accanto ai testi di melodrammi celebri, come la Semiramide e la Linda di Chamonix di Gaetano Rossi (musicate da Rossini la prima, e da Donizetti la seconda) o la Lucia di Lammermoor (testo di Salvatore Cammarano e musica di Donizetti) e La Sonnambula (libretto di Felice Romani e note di Vincenzo Bellini) troviamo alcuni curiosi e tipici reperti d'epoca, "drammi giocosi" e balletti eroicomici-storici-allegorici che s'inscrivono in quella tradizione piemontese iniziata con il Gridellino (un color grigioazzurro pallido, tipico del barocco italiano e molto amato dalla Madama Reale Maria Cristina, al quale il politico-letterato-musicista-coreografo Filippo d'Agliè dedicò l'omonimo balletto rappresentato nel carnevale del 1653).
Qualche titolo può fungere da esempio: la Matilde Shabran ossia bellezza e cuor di ferro, melodramma giocoso da rappresentarsi nel Teatro di S.A.S. il principe di Savoja Carignano l'autunno dell'anno 1828 (testo di Jacopo Ferretti e musica di Gioachino Rossini); Le nozze de' Morlacchi, ballo eroicomico da rappresentarsi in Torino nel Teatro Carignano nella quadragesima del 1802 v.s. correndo l'anno repubblicano composto e diretto dal primo ballerino-compositore Giacomo Serafini; Il trionfo della moda, ballo brillante allegorico sportivo in 5 quadri di Luigi Danesi, musica del maestro A. Andreoli (rappresentato in Torino al Teatro Vittorio Emanuele nell'autunno del 1899); Il Conte di Montecristo, azione mimica in 5 parti e 7 scene di Giuseppe Rota, musica del maestro Paolo Giorza.
Degno di nota ci pare La fede tradita e vendicata, dramma per musica da rappresentarsi nel teatro di S.A.S. di Carignano nel carnevale dell'anno 1719. Dedicato a Madama Reale Maria Giovanna Battista di Savoja Nemours duchessa di Savoja, Prencipessa di Piemonte, Regina di Cipro, &c: la musica è di Francesco Gasparini (1668-1727), considerato uno dei migliori compositori del suo tempo, molto attivo soprattutto a Venezia e a Roma. Infine, il libretto di un curioso spettacolo: Pietro Micca: ballo storico spettacoloso in 8 quadri: composto e messo in scena al Teatro Vittorio Emanuele di Torino la stagione d'autunno 1873 dal coreografo Luigi Manzotti, con musica del maestro Giovanni Chiti. Il coreografo Manzotti (1835-1905) fu il creatore del celebre Ballo Excelsior, sulla musica di Romualdo Marenco, la cui prima si tenne alla Scala di Milano l'11 gennaio del 1881.
Archivio teatrale
Il teatro in piemontese modernamente inteso nacque nel 1857 con la rappresentazione della Cichin-a 'd Moncalé, riadattamento della Francesca da Rimini del Pellico, messa in scena da Giovanni Toselli (Cuneo 1819-Genova 1886), attore e capocomico, garibaldino, che del teatro dialettale piemontese fu il fondatore. Divenne popolarissimo e molti noti autori scrissero per lui: con la sua Compagnia andò in scena la prima rappresentazione delle Miserie d'Monsu Travet di Vittorio Bersezio, il 4 aprile del 1863.
Nel suo archivio teatrale la Biblioteca storica conserva 238 copioni, anche con schede manoscritte che riportano le parti separate degli attori. Si tratta di opere dei principali autori della seconda metà dell'Ottocento, ma anche di testi belle époque e primonovecenteschi, drammi e commedie ma anche atti unici, sketch, "musical", operette e vaudeville.
Passiamo rapidamente in rassegna autori e opere più significativi: di Federico Garelli (1827-1885), collaboratore del Toselli, si ricorda in particolare La felicità 'd monsu Guma, una variante del Travet rappresentata nel 1865, e La partensa d'ii contingent per l'armada, messa in scena a ridosso della seconda guerra d'indipendenza, nel 1857. Del più celebre e già nominato Vittorio Bersezio (1828-1900) troviamo Le miserie d'Monsu Travet, commedia arcinota e tradotta e rappresentata in più lingue e dialetti, e un'altra ventina di pièces, fra cui l'ultima, il Bastian contrari. Uno dei maggiori autori dell'epoca, Giovanni Zoppis (1830-1876), mise in scena bottegai e impiegatucci: La paja avsin al feu (1860) fu molto lodata dal Bersezio. Di Luigi Pietracqua, tipografo di povera famiglia, autore particolarmente prolifico ma che spesso utilizza un linguaggio italianeggiante, l'archivio della Biblioteca conserva 24 commedie: fra queste Le sponde del Po, messa in scena dal Toselli con successo, la commedia verista Sablin a bala, e un cavallo di battaglia del Toselli, El pover parroco.
Eraldo Baretti (1846-1895) è autore del grande successo I fastidi d'un grand om, messa in scena nel 1881 al Teatro Rossini dal Toselli, commedia che fu tradotta in varie lingue e dialetti e come le Miserie del Bersezio ormai entrata in repertorio: l'azione è originata dagli incidenti ed equivoci di cui rimane vittima Giacomo Ranella, un ministro in visita al borgo natio. Di Quintino Carrera (1840-1927) si conserva I pensionari 'd monsu Neirot, grande successo al Teatro Alfieri nel 1871, mentre di Mario Leoni (pseudonimo di Giacomo Albertini, 1847-1931) segnaliamo 'L Bibi, la sua opera più nota, che stigmatizza il vizio del bere, sostenuta da un linguaggio vivacemente realistico, non contaminato dall'italiano: fu rappresentata nel 1877 ed ottenne un vivo successo.
Infine segnaliamo la divertente commedia Drolerie (1881) di Fulberto Alarni (pseudonimo di Alberto Arnulfi, 1849-1888), messa in scena anche da Gipo Farassino.