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I cabrei erano gli inventari dei beni delle grandi amministrazioni ecclesiastiche o signorili, corredati dai documenti che li costituivano: mappe, elenchi dei beni, dei diritti e delle servitù. Realizzati per lo più a partire dal diciottesimo secolo, venivano commissionati da famiglie nobiliari, enti ecclesiastici o pubblici, sia per chiarire i confini dei propri possedimenti, sia per impedire dispersioni e usurpazioni delle proprietà descritte.
La realizzazione dei cabrei era affidata a tecnici agrimensori, ed alcuni assumevano la veste di atti pubblici, redatti da un notaio. Di grande interesse gli allegati, costituiti da numerose tavole disegnate o acquerellate, spesso di pregevole fattura.
Grazie alla parte descrittiva, si possono conoscere prezzi correnti e unità di misura, e risalire alle famiglie che gestivano i beni: una fotografia del territorio in una determinata epoca.
Il cabreo dei beni posseduti dal conte Giuseppe Provana nei territori di Settimo e Gassino, datato 1732, e quello "dei beni e delle fabbriche della Real Certosa di Torino, esistenti sulle fini [i confini] di Saluzzo" (1726), sono contenuti nel fondo "Famiglie e Paesi per A e B" (curioso termine archivistico che denota la classificazione dei documenti relativi a queste realtà) conservato presso la Biblioteca storica "Giuseppe Grosso". Contengono grandi e belle tavole illustrate ad acquerello.
Fra i documenti relativi ai luoghi (atti e bandi pubblici, decreti), oltre ai cabrei di cui si è detto, segnaliamo una pergamena datata Alba, 27 aprile 1266, in cui Jacopo Molinerio vende agli Umiliati un orto al prezzo di lire 18 in moneta d'Asti. Si tratta del documento più antico della raccolta. Degno di nota anche un rotolo di pergamena del 1437, scritto in bella grafia gotica, in cui gli abitanti di Bruzolo consegnano i beni a Guido Rivoyra signore del luogo. Un grosso quaderno del 1887 contiene la statistica delle Opere Pie della Provincia di Torino (ospedali, asili, brefotrofi, monti di pietà, istituti d'istruzione e così via).
Fra i documenti relativi alle famiglie (lauree, nomine, sentenze, genealogie, memorie), rileviamo una "patente di laurea in jure utroque" concessa a Gian Giacomo Agnesina, datata 1684, pregevolmente miniata e con sigilllo pendente, e un'altra, curiosa, di "gentiluomo di bocca" concessa a Torino nel 1827 da Carlo Felice al barone Giacinto Bianco di Barbania (i "gentiluomini di bocca" erano assaggiatori e commensali del principe), nonché alcuni taccuini di memorie del sacerdote Giuseppe Martini da Cambiano, cappellano della famiglia Solari della Margherita. Questi diari risalgono agli anni tra il 1843 e il 1885 e costituiscono una importante fonte di notizie per la storia del costume piemontese dell'Ottocento.
Ultimo aggiornamento 02 luglio 2020