Enogastronomia
La Sagra dij Cisi di San Didero torna ad animare il comune della bassa Valle di Susa domenica 6 ottobre.
Nata nell’ottobre 2022 a seguito di ricerche effettuate nell’archivio storico comunale con il ritrovamento di un documento che parla della produzione e del consumo dei ceci, la sagra è organizzata dalla Pro Loco di San Didero con il contributo e patrocinio di Città metropolitana di Torino. Per la seconda edizione della manifestazione dedicata ai “Cisi”, legume ingiustamente considerato per lungo tempo cibo povero, propone un ricco calendario di appuntamenti.
La manifestazione ha l’obiettivo di valorizzare l’ingrediente principe di un piatto della tradizione, la “cisrà”, una minestra a base di ceci che in antichità veniva preparata e distribuita ai bisognosi dalla Confraternita del Santo Spirito nella solennità della Pentecoste. La sagra vera e propria di domenica 6 ottobre è preceduta da un incontro su “La sindone, itinerario storico, spirituale, scientifico” previsto venerdì 4 ottobre alle ore 21 nel Salone polivalente e da una serata conviviale a base di polenta sabato 5 ottobre a partire dalle ore 19.
Alle ore 10 di domenica 6 ottobre si apre il mercato dei piccoli produttori delle vallate alpine e tutto il comune sarà coinvolto in dimostrazioni degli antichi mestieri e campi medievali. Alle ore 10,30 è previsto l’arrivo a cavallo del Conte Verde che, insieme a tante attività legate al tema della magia, accompagna tutta la giornata di festa. Il pranzo viene servito dalle ore 12,30 nella struttura coperta messa a disposizione dal Comune a cura dell’Associazione Amici della Montagna di Marco Bronzino (prenotazione obbligatoria al n. 011/19886840; 347.0117819 entro 2 ottobre).
Durante la Sagra, l’interno del cortile della Casaforte ospita la mostra di Sivia Salietti, artista del riciclo e Claudio Scala, insegnate di scrittura medievale.
In caso di maltempo la manifestazione può subire modifiche o limitazioni.
Info e aggiornamenti prolocosandidero@gmail.com
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La Sagra del Pane di Piobesi Torinese continua il suo percorso di crescita, con l’ormai tradizionale patrocinio della Città metropolitana di Torino. La Sagra, nata quasi timidamente attorno all’antico forno della borgata Tetti Cavalloni, è giunta alla ventiduesima edizione e si è ricavata un suo spazio nel panorama delle manifestazioni legate ai prodotti tipici e alle tradizioni locali.Domenica 29 settembre il cuore della manifestazione sarà ancora una volta la frazione Tetti Cavalloni, dove, a partire dalle 10, saranno allestite la mostra mercato dei prodotti tipici legati alla tradizione e alle radici popolari agricole e un’esposizione di trattori d’epoca. La frazione sarà raggiungibile dal centro storico a piedi o utilizzando i bus navetta gratuiti.La Filiera della Farina di Stupinigi proporrà gratuitamente i laboratori didattici di panificazione per adulti e bambini. Sarà possibile assistere alla dimostrazione della produzione del pane a partire dal chicco di grano e fino alla cottura nello storico forno a legna dei Tetti Cavalloni. La Filiera in Fiera porta in piazza l’intero processo che dal chicco di grano porta alla pagnotta. Si parte dai covoni di grano tenero raccolti in campo con la mietitura e, passando attraverso la trebbiatura con una trebbia d’epoca, si arriva alla separazione dei chicchi di grano dalla paglia. I chicchi poi vengono macinati a pietra per farne farina integrale o semintegrale di tipo 2 o tipo 1 che, impastata con acqua, sale e pasta madre, può diventare pane, focaccia o pizza. Gli impasti dopo essere lievitati vengono cotti in un forno a legna. Il processo è raccontato dagli attori della filiera: agricoltori, mugnai e panificatori. Immancabili la presentazione e la degustazione del dolce Caritôn, che si fregia della Denominazione Comunale. Nella seconda edizione del concorso “Pane & Fantasia” i panettieri si sfideranno per dare forme e sapori nuovi al re della cucina mediterranea. “I giochi di Joy”in legno saranno a disposizione nelle strade della frazione a partire dalle 10, ma i bambini potranno anche partecipare ai laboratori e ai percorsi sensoriali con i prodotti della terra. Da segnalare anche la rievocazione degli antichi mestieri curata dalla Cômpania ‘d le Quatr’Arme di Moncrivello, il concorso fotografico “Pane in Fiera” e la mostra fotografica allestita da Rino Visconti nella canonica della chiesa della Santissima Trinità, dove si potranno anche ammirare i quadri del pittore Fiorenzo Faccin.
Nel centro storico di Piobesi è invece in programma un raduno di Vespe Piaggio, che inizierà alle 9 e proporrà un giro turistico, con a seguire l’aperitivo e il pranzo a Tetti Cavalloni. I visitatori potranno salire gratuitamente sulla torre del castello medioevale e partecipare nel pomeriggio al “Giro parco naturalistico” e al “Giro parco al buio” guidato da Dario Vernassa e intitolato “Il parco e i quattro sensi”. Una “Camminata golosa” enogastronomica partirà davanti al Municipio e si concluderà a Tetti Cavalloni. Interessanti anche le visite guidate alla chiesa romanica di San Giovanni ai Campi, risalente al X secolo, che alle 20 ospiterà un concerto dell’Accademia del Ricercare. Per tutti i dettagli si può consultare il sito Internet del Comune www.comune.piobesi.to.it o chiamare i numeri telefonici011-9657033 e 335-5431679.
IL CARITÔN DI PIOBESI, DOLCE “POVERO” DELLA TRADIZIONE PIEMONTESE
Il termine Caritôn affonda le sue radici nelle tradizioni rurali locali, abbinato, con alcune varianti nel nome, al dolce anticipatore del tradizionale panettone natalizio. Un tempo veniva confezionato con gli avanzi della pasta preparata per il pane, a cui si aggiungevano un po’ di zucchero e l’uva fragola. Gli acini interi, inseriti nell’impasto, conferiscono alla fetta appena tagliata una colorazione vivace e caratteristica. Il Caritôn non è una esclusività di Piobesi Torinese, poiché viene confezionato anche dai panettieri e pasticceri dei paesi limitrofi: Castagnole Piemonte, Carignano, Pancalieri, Vinovo, Virle e Osasio.
La produzione del Caritôn è il frutto dell’ingegno degli affiliati alle confraternite laiche, che, fin dal 1700, producevano i cosiddetti Pani della carità, utilizzando l’uva fragola in autunno e nella prima parte dell’inverno. I Pani della carità venivano benedetti ed elargiti ai poveri dalla chiesa e dalle confraternite in occasioni particolari: in genere durante le festività maggiori o le feste patronali. Il termine che designa il dolce è diffuso in una vasta area, che va dal Po alle Langhe, dal Roero all’Astigiano.
Tuttavia il termine Caritôn si riferisce a dolci di vario genere che, pur avendo un’origine comune, si differenziano per la forma e gli ingredienti. Inizialmente confezionato con pasta di pane, a volte addizionato di burro, il Caritôn è diventato col tempo un vero e proprio dolce, con l’utilizzo di un impasto di farina dolcificata. Si presenta oggi come una focaccia piatta. Per confezionarlo, su un piatto di pasta lievitata si pone un coperchio anch’esso di pasta, saldato alla base col risvolto dei bordi. Sul fondo si pongono a spirale o a cerchi concentrici gli acini di uva fragola. Durante la cottura in forno, gli acini rilasciano il succo, il quale, in parte, va a legarsi all’impasto. Il “coperchio” del Caritôn è arricchito da una glassatura o spolveratura esterna di zucchero in granelli.
In questo il Caritôn si differenzia nettamente da un dolce simile, prodotto in Toscana, nel quale però l’uva è mescolata all’impasto. L’utilizzo dell’uva fragola, o talvolta delle mele cotogne, ha probabilmente sostituito in tempi recenti l’uso antico di acini di uve adattate alla pianura, la cui coltura è ampiamente documentata in Piemonte nei secoli scorsi. La forma più antica di Caritôn è ancora oggi confezionata a Castagnole Piemonte e nella borgata Tetti Cavalloni di Piobesi, dove alla pasta del pane, posta a lievitare, vengono aggiunti gli acini e lo zucchero. Gli ingredienti per l’impasto sono: pasta del pane (preparata con farina 00, acqua, sale fino e lievito di birra, eventuale strutto), burro, zucchero, uva fragola (Vitis lambrusca o Vitis vinifera) fresca o appassita naturalmente per poche ore, olio d’oliva, scorza di limone, eventuali uova fresche. Il Caritôn viene venduto a peso nel tradizionale sacchetto del pane o avvolto in cellophane da confezione.

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Situato all’imbocco della Valle di Susa, lungo il corso della Dora Riparia, Sant’Ambrogio di Torino si può considerare come l’anticamera del comprensorio montano valsusino. Il simbolo del territorio è la Sacra di San Michele, visitata da migliaia di turisti ogni anno. In paese si possono apprezzare alcune costruzioni medioevali di pregio, come il Palazzo Abbaziale, la cinta muraria, il Palazzo del Feudo e la sua torre, ma anche la torre della Dogana e quella campanaria dell’XI secolo. Sant’Ambrogio è anche un paese attivo in cucina e deve una parte della sua recente notorietà alle Paste ‘d Melia ‘d Sant'Ambreus, che sono le protagoniste del Meliga Day, la cui sedicesima edizione è in programma sabato 28 e domenica 29 settembre, con il patrocinio della Città metropolitana di Torino.
Le paste, gustate con lo zabaione o in abbinamento con un bicchiere di vino passito, di Moscato o di Dolcetto, sono un ottimo pretesto per una gita fuori porta, ma le opportunità per andare anche alla scoperta del patrimonio culturale e naturalistico locale non mancano di certo. Sabato 28 settembre, oltre a visitare la Fiera artigianale gastronomica, si può ad esempio approfittare dell’apertura straordinaria della Torre comunale, visitare la mostra archeologica “Preistoria in Valle di Susa”, la chiesa di San Giovanni Vincenzo, il Museo permanente delle paste di meliga e l’esposizione artistica Meligart, ma anche assistere all’opera shot “Così fan tutte”. La serata prefestiva è allietata dalla musica dei due Lucio, Dalla e Battisti, proposta dalla Borgatta’s Factory. La fiera artigianale gastronomica, le mostre e le visite guidate vengono riproposte domenica 29 settembre, ma sono anche in programma esibizioni musicali e di danza, giochi per i bambini e il raduno delle moto d’epoca della marca Itom, che a Sant’Ambrogio fino al 1975 aveva il suo stabilimento di produzione, oggi sede dell’associazione di appassionati delle auto e moto d’epoca Torino Heritage.
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Noto ai gourmet come il "Formaggio delle viole", il Plaisentif della Val Chisone è una prelibata tometta che si confeziona nel mese di giugno, quando i fiori che ingentiliscono i prati degli alpeggi rendono il latte particolarmente profumato. La terza domenica di settembre, durante la rievocazione storica "Poggio Oddone Terra di Confine", le vie di Perosa Argentina ospitano la Fiera del Plaisentif, che ha origine proprio nel tempo in cui i margari, scendendo a fine estate dagli alpeggi, sostavano a Poggio Oddone, dando vita al più importante mercato della valle. Quest’anno l’appuntamento è per domenica 15 settembre, ma gli eventi si distribuiscono nell’intero fine settimana.Si comincia venerdì 13 settembre alle 21, con la proiezione di una registrazione televisiva della commedia “L'osto dël doi da piche" nella palestra della scuola primaria, ricordando la Compagnia Teatral Piemonteisa. Sabato 14 alle 15 nella storica Villa Willy, si inaugurano le mostre "I luoghi dell'anima. Puglia e Piemonte" di Michele De Filippo, "Il mio viaggio con i colori" di Angela Richiardone, "Un mondo a carboncino" di Marzia Bruno, "I laboratori dell’UniTre Perosa e Valli si raccontano", "Vivere e combattere in alta quota" di Ottavio Zetta, Mauro Minola e Fabrizio Coniglio, "25 anni di fotografie di Poggio Oddone" di Massimo Bosco e con la proiezione di foto d’epoca di Perosa curata da Italo Bernardi. Alle 16 nella palestra della scuola primaria Duca d’Aosta è in programma il convegno "Frammenti di storia": cinque relatori parleranno di forni e miniere locali in epoca medievale, del castello di Poggio Oddone e dei possibili interventi archeologici per la sua valorizzazione e della storia dei formaggi pinerolesi. In serata tutti i locali di ristorazione di Perosa Argentina saranno aperti. Presso la caffetteria Dolceamaro, serata musicale con il dj set Minox. Alle 20,30 si potrà partecipare alle "Passeggiate di Melina", alla scoperta di alcuni antichi abitanti di Perosa, rievocati in scenette dall'associazione Poggio Oddone. All'arrivo, nel cortile di Villa Willy, è in programma uno spettacolo di fuoco. Domenica 15 alle 8 aprirà il mercato domenicale in piazza Terzo Alpini. Tra le 9 e le 18 si potranno visitare le mostre a Villa Willy, ascoltare il gruppo occitano "Viroundar" e la cantante Martina Richard, assistere alle performance dei Musici e sbandieratori del Borgo Tanaro del Palio di Asti e del Borgo San Marzanotto, dei gruppi storici "Ordo Regius" di Chianocco e "Les Companions de la Branche d’Or" di Cuneo, che rievocheranno gli antichi mestieri, i giochi medievali, le attività di cucina e della vita militare dei secoli passati. Si esibiranno anche il gruppo folkloristico di Roure "La Tèto Aut" e Cristian Peirone, in arte Kris Wood Art, che eseguirà intagli nel legno con la motosega nel Parco Gay. Alla Messa delle 10 nella chiesa di San Genesio saranno presenti le rappresentanze di gruppi storici in costume. Dopo la distribuzione del pane benedetto, il corteo storico si snoderà lungo le vie del paese fino alla zona della Fiera, dove sono previsti i saluti delle autorità, le presentazioni dei gruppi e la consegna del premio in memoria di Ivano Challier. Il Formaggio delle viole sarà protagonista sulle bancarelle dei produttori e anche alle 10,30 a Villa Willy, quando il professor Giuseppe Zeppa della Facoltà di Agraria dell’Università di Torino condurrà la degustazione guidata del formaggio. Sempre a tema caseario saranno i due laboratori tenuti dall'azienda agricola "Daniela delle Montagne di Ormea", alle 11 e alle 15,30 nella piazzetta Lidia Poët. A partire dalle 12 si potrà pranzare all'ingresso del parco Gay. Dalle 14 alle 16,30 in via Re Umberto si esibirà Loris Gallo. A partire dalle 15 la squadra AIB della Protezione Civile terrà alcune dimostrazioni pratiche al parco Gay, mentre la Croce Verde eseguirà una dimostrazione di disostruzione pediatrica rivolta ai neogenitori e alcuni laboratori didattici sul primo soccorso rivolti a bambini e ragazzi. Alle 15 e alle 17 sono in programma due dimostrazioni dedicate alla pet therapy, a cura di Spazio Campana e Lilium Art Gallery. Alle 15,30 e alle 16,30 si terrà il laboratorio didattico “Gli animaletti della fattoria” a cura di Faster Magia. Tra le 15,30 e le 17,30 la giuria popolare degusterà tutte le forme di Plaisentif portate in fiera per scegliere la migliore, da premiare a fine giornata. Alle 16 a Villa Willy si potrà ammirare un estratto della mostra di Piero Bertin e Marco Mastrocola intitolata “Haiga a La Modo” e assistere alla presentazione del libro "C'era una volta a Perosa – Un secolo di immagini 1865-1965" di Italo Bernardi, edito da LAReditore. La manifestazione si chiuderà alle 18 con la distribuzione della torta omaggio al pubblico.
UN PROGETTO DI RECUPERO E TUTELA
Già negli ultimi secoli del Medioevo la piazza di Perosa Argentina era il luogo giusto per cercare e acquistare il Plaisentif, perché, anche allora, se ne producevano poche migliaia di forme. Nobili e alti funzionari non facevano mai mancare il Plaisentif sulle loro tavole, mentre i margari del Delfinato (che comprendeva l'Alta Valle Chisone) lo offrivano ai governanti come donativo, affinché anche in territorio sabaudo ne fosse consentito lo smercio. Questa vera e propria rarità della cultura casearia piemontese ha rischiato di scomparire ed è stata salvata grazie a un progetto di riscoperta e valorizzazione dell'allora Comunità Montana Valli Chisone e Germanasca e del Comune di Perosa Argentina, sostenuto dall'Assessorato all'Agricoltura e Montagna dell'allora Provincia di Torino. Oggi se ne producono ogni anno poche migliaia di forme, confezionate con latte crudo intero, stagionate per una settantina di giorni, numerate e marchiate a fuoco. L’allora Provincia nel 2009 inserì il Plaisentif nel proprio Paniere dei prodotti tipici, mentre l'anno successivo si costituì l'associazione dei produttori. Tra i protagonisti del progetto di riscoperta e valorizzazione vi fu uno dei margari che negli anni '90 tramandavano ancora l'antica sapienza casearia, il compianto Ivano Challier, allevatore e produttore nella frazione Balboutet del Comune di Usseaux, padre dell’attuale presidente dell’associazione dei produttori. Fu con la fondamentale collaborazione del Baffo (così lo chiamavano compaesani e valligiani) che venne stilato il disciplinare di produzione, che prevede che il latte utilizzato per produrre le forme sia solo quello munto quando le mucche si nutrono del fieno e delle viole che fioriscono nel mese di giugno. A garantire ai consumatori la qualità del Plaisentif sono il marchio registrato, che è custodito in una teca posta nell'ufficio del Sindaco di Perosa, la rigorosa scelta delle forme che meritano di essere marchiate a caldo da parte del dottor Guido Tallone del Consorzio di formazione Agenform di Moretta (Cuneo) e la stagionatura per 70 giorni in locali idonei. La selezione e la marchiatura avvengono presso le aziende dei margari. Le forme che possono fregiarsi del marchio riportano impressi a caldo anche il nome dell'azienda produttrice e le date di caseificazione e di inizio della stagionatura.
Il vero e proprio momento di gloria per il Plaisentif arriva con la fiera che si tiene nel terzo fine settimana di settembre a Perosa. I produttori impegnati al rispetto del disciplinare e riuniti nell'associazione presieduta da Alex Challier, figlio di Ivano, sono tenuti a mettere in vendita in tale occasione (e non prima) il Plaisentif che ha appena terminato la stagionatura.
Il filmato dedicato al Plaisentif e alla storia di cui è emblematico è pubblicato sul canale Youtube della Città metropolitana di Torino all'indirizzo https://youtu.be/1mCmG_RsL4A
COSA DICE IL DISCIPLINARE
Il marchio a fuoco "Plaisentif" può essere apposto sui formaggi che rispettano le regole indicate nel disciplinare e sono prodotti in Val Chisone nei Comuni di Fenestrelle, Usseaux, Pragelato, Roure e Perosa Argentina. In Alta Valle di Susa i Comuni interessati sono Cesana Torinese, Exilles, Oulx, Salbertrand, Sauze di Cesana, Sauze d'Oulx e Sestriere. Il latte deve essere prodotto negli alpeggi ad una altitudine minima di 1.800 metri, mentre la trasformazione e la stagionatura possono avvenire ad una quota non inferiore a 1.400 metri. La stagionatura minima è di 70 giorni. I produttori devono comunicare direttamente all'organismo tecnico incaricato della marchiatura la data di inizio della produzione e la previsione del numero di forme prodotte. Alla fine della produzione, che può andare dall'inizio di giugno alla fine di luglio (in base a quando il produttore sale in alpeggio), devono essere comunicati la data di fine produzione e il numero di forme prodotte e destinate alla stagionatura. La marchiatura a fuoco si effettua verso la fine della stagionatura, di solito nei 10 giorni precedenti alla rievocazione storica di Poggio Oddone, data dalla quale è possibile iniziare a vendere il prodotto. Il controllo delle forme avviene da parte dell'organismo tecnico incaricato. Viene valutato il rispetto delle dimensioni e del peso (da un minimo di 1,8 kg a un massimo di 2,3 kg). La valutazione organolettica riguarda aspetti visivi esterni (la crosta deve essere liscia e di colore grigio ocraceo e si valuta se vi è uno scalzo non dritto o formaggi troppo alti o larghi, o con buchi, ecc.) e la pasta interna (a campione), che deve essere di colore giallo dorato con occhiatura minuta, poco abbondante e ben diffusa. L'aroma deve essere intenso e persistente, con leggeri sentori di lipolisi e burro; il gusto intenso, giustamente sapido e non amaro; la struttura morbida, leggermente elastica o adesiva. Il latte di alpeggio utilizzato per produrre il Plaisentif deve essere intero, crudo ed esclusivamente vaccino. Il latte della mungitura precedente (intero) viene lasciato riposare fino al mattino a temperatura non superiore ai 10 gradi in tank o contenitori, con raffreddamento il più rapido possibile, aggiunto alla munta del mattino e scaldato a 33°-36°. Per la coagulazione si usa caglio di vitello e la durata è di circa un'ora. La rottura della cagliata si effettua rompendola a granuli grossi come una nocciola. Dopo una prima rottura è possibile effettuare una sosta di 5-10 minuti, a cui far seguire una agitazione della cagliata per 5-15 minuti, a seconda della consistenza, in modo da arrivare al momento dell'estrazione con una cagliata ben dissierata e con un buon grado di consistenza. La cagliata viene poi estratta dal siero e posta in forme cilindriche, lisce, per favorire l'ulteriore spurgo del siero. La durata di permanenza della cagliata nelle forme può raggiungere al massimo le 12 ore. Non è prevista pressatura. La salatura avviene "a secco" con sale grosso, distribuito per 12 ore per faccia oppure in salamoia. La maturazione deve avvenire in cantine naturali, oppure in locali condizionati nei quali siano garantite le condizioni ottimali di temperatura e umidità. I rivoltamenti e la pulizia della crosta devono essere frequenti, in modo da non avere croste umide o piene di muffa. La maturazione minima è di 70 giorni. A seguito del controllo di fine stagionatura, il formaggio ritenuto idoneo per la vendita viene marchiato a fuoco su una delle due facce, apponendo la lettera P di Plaisentif e un logo che riporta una violetta stilizzata.
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Da sabato 3 a sabato 10 agosto a Vauda di Rocca Canavese torna la Sagra della Pesca Ripiena, organizzata dall’associazione La Baraca e patrocinata dalla Città metropolitana di Torino. Nel primo fine settimana del mese tradizionalmente dedicato alle ferie, la ventiduesima edizione della manifestazione attirerà come sempre migliaia di visitatori, all’insegna dell’allegria e della spensieratezza.Vauda di Rocca è al centro dell’altipiano delle Vaude, al confine tra le Valli di Lanzo e il Canavese e a metà strada tra Rocca Canavese e Ciriè. Immersa nella quiete della campagna, circondata da boschi e vitigni di uva fragola, grazie all’intraprendente organizzazione di un’ottantina di abitanti, attira ogni anno migliaia di simpatizzanti all’inizio di agosto in occasione della festa patronale. Eventi, degustazioni, concerti, balli, musica dal vivo e spettacoli di cabaret fanno da contorno alla regina delle delicatezze, la pesca ripiena, riproposta come la tradizione insegna, preparata secondo l’antica ricetta della nonna e cucinata nel forno a legna. Da non mancare la decima edizione del raduno-esposizione di auto storiche, in programma nel pomeriggio di domenica 4 agosto a partire dalle 16. I partecipanti esporranno le loro bellissime vetture, ma compiranno anche un giro turistico e ceneranno nell’area della Sagra. A Vauda di Rocca si va anche e soprattutto per ballare, con cantanti e orchestre tra i più famosi (Franco Bagutti, i Rodigini, Omar Codazzi, Matteo Bensi e Federica Cocco, tanto per fare qualche nome). Nella serata di venerdì 9, invece, spazio alla nostalgia e al revival, con l’evento “Voglio tornare negli Anni ‘90”. Il duo cabarettistico Marco & Mauro chiuderà la manifestazione all’insegna delle risate sabato 10 agosto.
Nello stand gastronomico della Sagra della Pesca Ripiena sono servite esclusivamente specialità piemontesi, frutto di uno studio delle ricette canavesane tradizionali, perché uno degli obiettivi della Sagra è la riscoperta degli antichi sapori dell’agricoltura, della zootecnia e della cucina locale. Oltre alle pesche ripiene, spazio dunque alle acciughe e ai tomini freschi al verde, ai Peperoni di Carmagnola cotti al forno e conditi con olio e timo, al Salame di Turgia, agli agnolotti piemontesi, ai fagioli con le cotiche cucinati nelle tofeje di Castellamonte, alle carni alla brace, alla salsiccia artigianale e alla Toma di Lanzo. Anche la scelta dei vini è rigorosamente piemontese: Barbera, Bonarda, Arneis.
Tutti gli aggiornamenti sul programma sono pubblicati nella pagina www.2343ec78a04c6ea9d80806345d31fd78-gdprlock/sagradellapescaripiena.it

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Noto ai gourmet come il “Formaggio delle viole”, il Plaisentif è una prelibata tometta che si confeziona nel mese di giugno, quando i fiori che ingentiliscono i prati degli alpeggi rendono il latte particolarmente profumato. In Val Chisone i margari lo producono da secoli, ma questa vera e propria rarità ha rischiato di scomparire ed è stata salvata dall’impegno degli Enti locali. Grazie a un progetto di riscoperta e valorizzazione dell’allora Comunità Montana Valli Chisone e Germanasca e del Comune di Perosa Argentina, sostenuto dall’Assessorato all’Agricoltura e Montagna dell’allora Provincia di Torino, dai primi anni del nuovo millennio se ne producono alcune centinaia di forme all’anno, confezionate con latte crudo intero, stagionate per 70 giorni, numerate e marchiate a fuoco. L’allora Provincia nel 2009 inserì il Plaisentif nel proprio Paniere dei prodotti tipici, mentre l’anno successivo si costituì l’associazione dei produttori.LA SINDACA DI PEROSA CI HA RACCONTATO CHE…
La Sindaca di Perosa Argentina, Nadia Brunetto, che abbiamo incontrato nella prima tappa di un viaggio alla scoperta delle eccellenze del territorio metropolitano, ci ha spiegato che “a cavallo tra gli anni ‘90 e il nuovo millennio, gli amministratori del nostro Comune, hanno capito l’importanza di recuperare una tradizione casearia che fa parte del patrimonio culturale e sociale della Val Chisone. Perché nel Medioevo il Plaisentif che veniva venduto a Perosa era una sorta di moneta di scambio, di donativo, di cui i margari si servivano anche per pagare gli affitti degli alpeggi o i dazi”. A fine estate i produttori scendevano verso Pinerolo per vendere i loro formaggi e il Plaisentif era il più richiesto e pregiato. La piazza di Perosa era il luogo giusto per cercarlo e acquistarlo, perché anche nel Medioevo, come oggi, se ne producevano poche centinaia di forme.
La terza domenica di settembre, durante la manifestazione “Poggio Oddone Terra di Confine”, le vie di Perosa Argentina ospitano la Fiera del Plaisentif, che ha origine proprio nel tempo in cui i margari, scendendo a fine estate dagli alpeggi, sostavano a Poggio Oddone, dando vita al più importante mercato della valle. Nobili e alti funzionari non facevano mai mancare il Plaisentif sulle loro tavole, mentre i margari del Delfinato (che comprendeva l’Alta Valle Chisone) lo offrivano ai governanti come una sorta di dazio, affinché anche in territorio sabaudo ne fosse consentito lo smercio.
Il Comune di Perosa Argentina ha avviato il progetto di riscoperta e valorizzazione coinvolgendo uno dei margari che negli anni ‘90 tramandavano ancora l’antica sapienza casearia, il compianto Ivano Challier, allevatore e produttore nella frazione Balboutet del Comune di Usseaux, che, ci sia consentita una nota personale, avemmo la fortuna di conoscere e apprezzare come uomo e come professionista nel 2005, quando l’allora Provincia di Torino dedicò un filmato della sua produzione multimediale al Formaggio delle Viole. Fu con la fondamentale collaborazione del Baffo (così lo chiamavano compaesani e valligiani) che venne stilato il disciplinare di produzione, che prevede che il latte utilizzato per produrre le forme sia solo quello munto quando le mucche si nutrono del fieno e delle viole che fioriscono nel mese di giugno. A garantire ai consumatori la qualità del Plaisentif sono il marchio registrato, che è custodito in una teca posta nell’ufficio del Sindaco di Perosa, la rigorosa scelta delle forme che meritano di essere marchiate a caldo da parte del dottor Guido Tallone del Consorzio di formazione Agenform di Moretta (Cuneo) e la stagionatura per 70 giorni in locali idonei. La selezione e la marchiatura avvengono presso le aziende dei margari. Le forme che possono fregiarsi del marchio riportano impressi a caldo anche il nome dell’azienda produttrice e le date di caseificazione e di inizio della stagionatura.
Il vero e proprio momento di gloria per il Plaisentif arriva con la fiera che si tiene nel terzo fine settimana di settembre a Perosa. I produttori impegnati al rispetto del disciplinare e riuniti nell’associazione presieduta da Alex Challier, figlio di Ivano, sono tenuti a mettere in vendita in tale occasione (e non prima) il Plaisentif che ha appena terminato la stagionatura.
Per vedere il primo filmato della serie dedicata al Plaisentif e alla storia di cui è emblematico basta andare sul canale Youtube della Città metropolitana di Torino all’indirizzo https://youtu.be/1mCmG_RsL4A
IL DISCIPLINARE DI PRODUZIONE
Il marchio a fuoco “Plaisentif” può essere apposto sui formaggi che rispettano le regole indicate nel disciplinare e prodotti in Val Chisone nei Comuni di Fenestrelle, Usseaux, Pragelato, Roure e Perosa Argentina. In Alta Valle di Susa i Comuni interessati sono Cesana Torinese, Exilles, Oulx, Salbertrand, Sauze di Cesana, Sauze d’Oulx e Sestriere. Il latte deve essere prodotto negli alpeggi ad una altitudine minima di 1.800 metri, mentre la trasformazione e la stagionatura possono avvenire ad una quota non inferiore a 1.400 metri. La stagionatura minima è di 70 giorni. I produttori devono comunicare direttamente all’organismo tecnico incaricato della marchiatura la data di inizio della produzione e la previsione del numero di forme prodotte. Alla fine della produzione, che può andare dall’inizio di giugno alla fine di luglio (in base a quando il produttore sale in alpeggio), devono essere comunicati la data di fine produzione e il numero di forme prodotte e destinate alla stagionatura. La marchiatura a fuoco si effettua verso la fine della stagionatura, di solito nei 10 giorni precedenti alla rievocazione storica di Poggio Oddone, data dalla quale è possibile iniziare a vendere il prodotto. Il controllo delle forme avviene da parte dell’organismo tecnico incaricato. Viene valutato il rispetto delle dimensioni e del peso (da un minimo di 1,8 kg a un massimo di 2,3 kg). La valutazione organolettica riguarda aspetti visivi esterni (la crosta deve essere liscia e di colore grigio ocraceo e si valuta se vi è uno scalzo non dritto o formaggi troppo alti o larghi, o con buchi, ecc.) e la pasta interna (a campione), che deve essere di colore giallo dorato con occhiatura minuta, poco abbondante e ben diffusa. L’aroma deve essere intenso e persistente, con leggeri sentori di lipolisi e burro; il gusto intenso, giustamente sapido e non amaro; lastruttura morbida, leggermente elastica o adesiva. Il latte di alpeggio utilizzato per produrre il Plaisentif deve essere intero, crudo ed esclusivamente vaccino. Il latte della mungitura precedente (intero) viene lasciato riposare fino al mattino a temperatura non superiore ai 10 gradi in tank o contenitori, con raffreddamento il più rapido possibile, aggiunto alla munta del mattino e scaldato a 33°-36°. Per la coagulazione si usa caglio di vitello e la durata è di circa un’ora. La rottura della cagliata si effettua rompendola a granuli grossi come una nocciola. Dopo una prima rottura è possibile effettuare una sosta di 5-10 minuti, a cui far seguire una agitazione della cagliata per 5-15 minuti, a seconda della consistenza, in modo da arrivare al momento dell’estrazione con una cagliata ben dissierata e con un buon grado di consistenza. La cagliata viene poi estratta dal siero e posta in forme cilindriche, lisce, per favorire l’ulteriore spurgo del siero. La durata di permanenza della cagliata nelle forme può raggiungere al massimo le 12 ore. Non è prevista pressatura. La salatura avviene “a secco” con sale grosso, distribuito per 12 ore per faccia oppure in salamoia. La maturazione deve avvenire in cantine naturali, oppure in locali condizionati nei quali siano garantite le condizioni ottimali di temperatura e umidità. I rivoltamenti e la pulizia della crosta devono essere frequenti, in modo da non avere croste umide o piene di muffa. La maturazione minima è di 70 giorni. A seguito del controllo di fine stagionatura, il formaggio ritenuto idoneo per la vendita viene marchiato a fuoco su una delle due facce, apponendo la lettera P di Plaisentif e un logo che riporta una violetta stilizzata. Il Plaisentif non può essere commercializzato prima della terza domenica di settembre, in occasione della Fiera del Plaisentif di Perosa Argentina e della Rievocazione Storica “Poggio Oddone Terra di Confine. Il dono del formaggio”, organizzata e gestita dall’associazione culturale Poggio Oddone e dal Comune di Perosa Argentina.

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Da venerdì 26 a domenica 28 gennaio torna a Settimo Rottaro la Sagra del Salam 'd Patata, che richiama la memoria di quella “cultura del maiale” che sapeva trasformare in una festa il periodo di tempo che andava dalla macellazione dell’animale alla cena di chiusura: un avvenimento vero e proprio, atteso con trepidazione che sapeva coinvolgere un gran numero di persone. Di norma si allevava un maiale per famiglia nutrendolo con gli scarti dell’orto e del cibo quotidiano. È da questo evento annuale, quasi rituale, che prendono spunto gli organizzatori della Sagra, per mettere in evidenza, in maniera piacevole, alcuni aspetti della vita rurale caduti in disuso. La Sagra, patrocinata dalla Città metropolitana di Torino, aiuta buongustai e turisti a riscoprire sapori genuini prendendo come spunto un prodotto tipico canavesano: il Salame di Patata, che nasce da ingredienti assolutamente naturali e “poveri” come alcune parti del maiale e le patate bollite, da cui si ricava un insaccato dal gusto leggero, particolare e tipicamente piemontese, che ben si abbina ad un buon bicchiere di vino rosso.Venerdì 26 gennaio la serata inaugurale sarà dedicata ai cocktail e agli hamburger e al Party 360 by Alex Metticelli. Sabato 27alle 17 nei portici del Municipio sarà inaugurata una mostra dell’artista rottarese Maria Giachetti, mentre alle 20 nel Palasagra allestito nell’area parrocchiale inizierà la Sen-a dal Purcat, ovvero la cena con i piatti tradizionali a base di carne di maiale. Per prenotare occorre chiamare i numeri telefonici 393-8853599 o 334-3425568. A seguire è in programma l’intrattenimento musicale con Spank DJ 77.
Domenica 28 gennaio dalle 9 alle 18 è in programma l’evento “Del maiale non si butta via niente”, con la filiera figurata della lavorazione del maiale. Le osterie della tradizione offriranno i menù degustazione nei cantoni Castello, Crearo, Maioletto e Villa, mentre nello stand della Pro Loco sarà possibile trovare le artistiche Uova di Drago, ispirate alla leggenda rottarese. Uno dei motivi di richiamo della Sagra è la mostra mercato di prodotti tipici agroalimentari, accompagnata dalla musica itinerante proposta da “La Curva Street Band”. Nei locali dell’ex ristorante Busca l’associazione Val di Treu organizzerà “Guarda, Prova, Impara”, un’avventura per tutte le età nel mondo dei cibi, dalla terra alla tavola. Negli stessi locali, la scuola dell’infanzia di Azeglio terrà il tradizionale banco di beneficienza. Il battesimo della sella con Christian Racing Horses e la degustazione guidata di vini locali alla Cantina Gili completeranno il programma della mattinata festiva. A partire dalle 12 al Palasagra si potrà gustare il “Disna’ d’la Duminica” con menù a degustazione senza prenotazione. Ai più piccoli Axa Briga proporrà i suoi giochi dalle 14,30 nel parco giochi. Alle 14,30, per smaltire il lauto pranzo, si potrà partecipare a una camminata naturalistica nella campagna rottarese, che partirà dalla piazza della chiesa.

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Nelle vacanze natalizie a Sestriere torna l’edizione invernale di “Gusto in Quota”, che giunge alla diciassettesima edizione e, con il consueto patrocinio della Città metropolitana di Torino, prosegue il suo percorso di approfondimento e di divulgazione sui prodotti locali delle montagne olimpiche e sulle sapienti passioni di chi li lavora, fra custodi delle tradizioni e nuove generazioni dedite a riscoprire le bontà del territorio. L’evento di incontro con un vero e proprio paniere dei sapori e dei saperi delle valli olimpiche è stato ideato e condotto in tutte le passate edizioni dal compianto Ezio Giaj.Nel nome dell’indimenticabile animatore culturale, il progetto viene portato avanti da Alessandra Maritano. Per le festività di fine anno sono stati programmati e organizzati, d'intesa con il Comune di Sestriere, due incontri. Mercoledì 3 gennaio si illustreranno e degusteranno i dolci delle feste, fra tradizione e innovazione. Interverranno Alberto Negro, delegato di Pinerolo dell’Accademia Italia della Cucina, l’associazione Panificatori De.C.O di Giaveno e Dario Calcagno Tunin dell’Associazione Regionale Panificatori. Sabato 6 gennaio i protagonisti saranno “Cioccolato e vermouth: eccellenze torinesi a confronto”, con Alberto Negro, Alessandra Maritano e lo storico e sommelier Ilario Manfredini. L’incontro sarà accompagnato dalle prelibatezze del maestro cioccolatiere Guido Castagna. Gli incontri si svolgeranno a Casa Olimpia, nella sala intitolata ad Ezio Giaj nello scorso mese di agosto per volontà del Sindaco di Sestriere, Gianni Poncet e dalla Consigliera comunale Emanuela Tedeschi, promotrice del programma Gusto in Quota. I due appuntamenti, con inizio alle 17,30, sono ad ingresso libero con prenotazione obbligatoria, da effettuare all’Ufficio del Turismo di via Pinerolo 7/b, chiamando il numero0122-755444 o scrivendo a info.sestriere@turismotorino.org

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Nel quarto fine settimana di ottobre nel Canavese e nel Pinerolese torna la rassegna Terroir, dedicata al vino e ai territori vitivinicoli in tutti i loro aspetti agronomici, enogastronomici e culturali. L’iniziativa era stata concepita e promossa dalla Città metropolitana di Torino nell'ambito del progetto europeo ALCOTRA Tour della Strada dei Vigneti Alpini e continua ad essere sostenuta dall’Ente di area vasta. Gli eventi sono in programma sabato 21 e domenica 22 ottobre.Le proposte di scoperta e visita del territorio vitivinicolo del Canavese comprendono una visita guidata al sito Unesco di Ivrea città industriale del XX secolo, con la degustazione dell’Erbaluce e della Torta 900, ma anche trekking gratuiti con guida, che prevedono passeggiate naturalistiche e culturali, con light lunch in loco tra le 13 e le 14,30 e visite alle cantine. La visita al sito Unesco di Ivrea è in programma sabato 21 ottobre tra le 15 e le 18,30, con la possibilità di vedere le strutture industriali e dei servizi sociali e residenziali nate dalle intuizioni di Adriano Olivetti. Per occupare la mattinata prefestiva, l’Ufficio turistico dell’Atl di Ivrea è disponibile per informazioni organizzative e sugli eventi del momento, come la Mostra d’arte raccontata da Giorgio Soavi al Museo Garda. Domenica 22 ottobre è possibile partecipare a trekking gratuiti con guida naturalistica ambientale, per scoprire il Calusiese, la Serra Morenica di Ivrea, San Giorgio e le terre della cantante lirica Teresa Belloc, la Via Francigena a Carema e i Balmetti di Borgofranco. I percorsi sono adatti ai bambini e con libero accesso ai cani. I dettagli delle proposte sono consultabili alla pagina Facebook www.2343ec78a04c6ea9d80806345d31fd78-gdprlock/TerroirCanavese. Per le prenotazioni, che per motivi organizzativi sono obbligatorie entro mercoledì 18 ottobre, si può telefonare all’ufficio turistico dell’Atl ad Ivrea al numero telefonico 0125-618131 o scrivere a info.ivrea@turismotorino.org
Nel Pinerolese per sabato 21 ottobre alle 10 è programmata una visita guidata agli affreschi quattrocenteschi della cappella di Santa Lucia dei Vignaioli, in strada Santa Lucia a Pinerolo. Alle 11 sarà possibile percorrere l’itinerario “Dai monumenti alle vigne”, che va dal centro di Pinerolo a Costa Grande, con ritrovo dei partecipanti in piazzale San Maurizio, davanti all’omonima basilica. La delegazione piemontese dell’AIS-Associazione Italiana Sommelier proporrà alle 17 al Circolo Sociale una degustazione guidata dei vini del Pinerolese. L’escursione tra le vigne eroiche del Ramìe è in programma domenica 22 ottobre, con partenza alle 10,30 dal Tempio Valdese di Pomaretto. Nel pomeriggio sarà invece possibile partecipare ad una passeggiata nelle colline vitate di Bricherasio, con partenza alle 14,30 dal piazzale della borgata San Michele. Per le visite guidate occorre prenotare scrivendo a info@madeinpinerolo.it, mentre per la degustazione organizzata dall’AIS Piemonte occorre visitare il sito Internet www.aispiemonte.it


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Una stagione eccezionale accompagna il percorso verso la manifestazione “Fungo in Festa”, patrocinata come sempre dalla Città metropolitana di Torino e dedicata al più conosciuto e amato prodotto della Val Sangone, il porcino di Giaveno. I banchi dei boulajour in piazza Molines lato via Coazze a Giavenosono già colmi di funghi, per la gioia degli acquirenti, ma l’appuntamento clou è quello di domenica 22 ottobre. Tutti i funghi venduti al mercato di Giaveno sono controllati dal micologo e certificati nella loro provenienza locale dai cercatori.La novità dell’edizione 2022 della kermesse giavenese è il ritorno del Palafungo, ospitato al CIP-Spaghettopoli in via Ospedale 4. Da mercoledì 18 a sabato 21 ottobre a cena e domenica 22 anche a pranzo gli chef Manuel Raffa e Edoardo Tonello proporranno un menù a base di funghi, anche in versione vegetariana e senza glutine. Per le prenotazioni occorre chiamare la Pro Loco al numero telefonico 334-1244293. Nel gazebo della Pro Loco in piazza Molines domenica 22 dalle 11 alle 19 saranno serviti il cartoccio di funghi porcini di Giaveno fritti, la pizza artigianale al tegamino con i porcini, il cartoccio di patate biologiche fritte a ricciolo e la birra aromatizzata al fungo. I ristoranti e le attività commerciali proporranno menù interamente a base di funghi. L’elenco delle attività aderenti si trova nell’opuscolo della Festa, anche in versione online sulle pagine social dell’ufficio turistico e della Città di Giaveno e sulla pagina “Giaveno Città del Fungo”.
Il programma della Festa comprende laboratori, talk showe cooking show con giornalisti, chef, scrittori e ospiti, tra cui food blogger e sommelier; il tutto tra le 10 e le 19 di domenica 22 in piazza Mautino. Nella Cà del Güst i protagonisti saranno produttori, cercatori, ristoratori, panettieri, pasticceri e artigiani di Giaveno e della Val Sangone. Ci saranno il laboratorio per bambini “Con le mani in pasta”, per conoscere le ricette “del putagè” dei nonni, ma anche la sfida “Per un pugno di Riso & Funghi porcini”. Al termine la merenda sinoira tra abbinamenti e degustazioni.
Gli eventi che accompagnano la festa iniziano già sabato 14 ottobre alle 10,30 nella nuova location Villalara in via Grangia Marin 37, con il convegno sul tema “Enogastronomia: viaggio e esperienza nel gusto”. Molte le iniziative per le scuole, racchiuse sotto il titolo “Scendiamo in piazza”: una visita guidata alla mostra micologica allestita in piazza Mautino, la caccia al tesoro “Alla scoperta del potere dei funghi” nel parco Marchini, i laboratori di lettura, gli incontri con l’autore e le letture dal vivo alla Fiera del Libro in piazza San Lorenzo, il concorso “Il regno dei funghi” riservato alle classi della scuola dell’infanzia del territorio.
Per saperne di più basta consultare la pagina www.2343ec78a04c6ea9d80806345d31fd78-gdprlock/fungoinfesta

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