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Cittàmetropolitana di Torino

CAPOLAVORI DEL LIBERTY

ITINERARIO 6 – LUNGO IL CORSO DEL PO TRA SETTIMO TORINESE E CHIVASSO

Singolare nell'itinerario è la declinazione assunta dal nuovo stile in quest'area che per posizione, direttrici viarie emergenti e transiti commerciali concretò in campo culturale e artistico particolari e feconde osmosi tra Torinese, Valli biellesi, Valsesia e Milanese. Sinergie che coinvolsero committenze e spostamenti di maestri artigiani e progettisti fautori di tipologie architettoniche ed espressioni stilistiche confluite nel costruito e in manufatti che avevano alle spalle l'esperienza maturata tra '800 e '900 nei cantieri condotti da d'Andrade e Tornielli nel Canavese.
Favoriti da cenobi laici che portarono talune località ad assurgere ad "Atene del Canavese" o a "Grande arca" di polifoniche creatività, videro la luce modelli teorici e applicazioni formali apparentati con quanto oltre Manica predicavano John Ruskin e William Morris. Idealità soggettivate sull'asse Milano-Torino da Camillo Boito e Riccardo Brayda, fautori di ricostruzioni filologiche di un passato da salvaguardare e guida per progettisti e artisti artigiani destinati a formare l'ossatura portante di architettura e arte applicata nel Nord-Ovest d'Italia tra '800 e '900.

  • Itinerari Liberty in provincia di Torino di Carla F. Gütermann, M. Grazia Imarisio e Diego Surace, edito nel 2008 dalla Provincia di Torino - Itinerario 6 (pdf 6.2 MB)



Settimo Torinese – Stabilimento Schiapparelli

Fu uno dei primi impianti a insediarsi nella zona industriale designata dal Piano di ampliamento del 1895 aggiudicandosi una posizione privilegiata, favorita da un raccordo ferroviario privato e strade di collegamento alle principali arterie, specie per Milano.
L'erezione del plesso industriale seguì alla costruzione nel 1906 della “Schiapparelli Società Anonima” che assorbì ditte minori attive nel settore farmaceutico e venne inaugurato nel 1908 per produrre derivati chimici. Nel 1911 fu completato dalla costruzione di una casa operaia.
La progettazione di stabilimento, fabbricati di servizio e accessori reca la firma dell'ing. Giuseppe Guastalla. Nell'imponente fabbricato industriale settimese l'affermato professionista seppe dissolvere la rettilinea compattezza della facciata mediante la giustapposizione cromatica di motivi a saliente culminanti in ariose volute, eco di rigorose sequenze di cerchi proprie del gusto Liberty.


Gassino Torinese – Calzificio Sobrero

Sorge in frazione Sobrero di Gassino l'edificio che ha ospitato a partire dal 1911 l'omonimo calzificio. Fondato dal commendator Ettore Sobrero, lo stabilimento produce, fino alla sua massima espansione avvenuta nel corso degli anni Cinquanta del ‘900, calze, camiceria classica e fantasia, confezioni maschili, maglieria e biancheria intima maschile. Viene costruito grazie al Comune di Gassino, che mette a disposizione terreni e facilitazioni per favorire nuovi insediamenti industriali.
Il fabbricato primitivo, ristrutturato dopo un rovinoso incendio che ne devasta il disegno originario, si presenta inizialmente di chiara connotazione nordica, con tetto a forti spioventi e una balconata modanata. Ai suoi lati troviamo due ali di bassi fabbricati a due piani fuori terra. Nel 1923 viene avviata la costruzione della palazzina per impiegati e operai in strada Chivasso e poco distante il villino padronale. La palazzina operai è ancora ben conservata ed è ingentilita da un fragile merletto in ghisa posto sulla sommità del tetto.


Chivasso – Palazzina di piazza Garibaldi

Sono numerosi gli esempi di Liberty che contribuiscono ad abbellire la città di Chivasso. Partiamo dalle palazzine d'abitazione sparse per il centro come l'edificio di piazza Garibaldi 5, che risale ai primi del Novecento. Elevato su due piani con ornamenti alla base delle finestre, i soggetti sono tipici del lessico Liberty quali teste femminili e astrazioni vegetali. Bello il portoncino pedonale a filamenti sinuosi, cerchi e forme arcuate.
Non passa inosservata in via Roma al civico 6 la Sala da toeletta Decio Perassone con ornamenti posti nelle parti laterali dell'architrave con al centro una suadente testa medusea ingioiellata da collane di fiori. Nella stessa via altri due fabbricati d'abitazione con interessanti apparati ornamentali.
In viale Giacomo Matteotti ecco gli istituti scolastici “Guglielmo Marconi”, realizzati dall'ingegner Pier Carlo Dondona nel 1923 con una graduale commistione tra gusto tardo Liberty e i primi stilemi di cadenza dèco. I corpi edilizi sono elevati su due piani e l'ingresso principale si affaccia su un viale di platani oggi in parte pedonale.
Anche il cimitero comunale ospita alcune opere degne di nota come i monumenti funebri delle famiglie Viora e Parigi, con opere a firma di scultori e pittori famosi. Di grande fattura anche il monumento fatto erigere dalla famiglia Pietro Gili con il rilievo sulla stele marmorea e sul fondale la grande Crocifissione. In primo piano un gruppo di figure femminili tra corone fiorite.


Chivasso – Palazzina di corso Galileo Ferraris 33

La palazzina, a corpo edilizio compatto elevato su due piani, sorse in posizione arretrata rispetto alla statale, dalla quale è separata da un giardino. Entrambi gli ingressi che si aprono al piano terreno sono sormontati da un balcone con balaustra di forma classica e ornati di derivazione vegetale stilizzata. Semplici cornici inquadrano finestre e orte al livello inferiore mentre a quello superiore raffinate plasticature sinuose e fluenti, a mezza via tra temi nastriformi e astrazioni fitomorfe, segnano l'architrave delle aperture che con regolarità scandiscono la fronte principale. In stile i ferri lavorati della recinzione.
Prendiamo poi in considerazione altre due palazzine di abitazione, quella di via Cosola 15 e quella di corso Galileo Ferrais 20: entrambe elevate su due piani e connotate da rilievi raffiguranti le tipiche teste femminili che furono leitmotiv di molto Liberty, differiscono per la distribuzione e l'affiancamento degli ornati, coniugati a repertori fitomorfi più o meno calligrafici e stilizzati. È l'anima originaria dell'arte nuova a riproporre inesauste dialettiche tra marcate carnosità e l'incisiva negazione di volume espressa da linee pure e campiture essenziali.


San Benigno Canavese - Villa Goffi

Eretta su progetto di un capomastro locale, Villa Goffi presenta un corpo edilizio elevato su due piani mosso da una suggestiva veranda chiusa da vetri policromi nelle tipiche cromie care al gusto Liberty. Le fronti sono connotate da rilievi in litocemento posti a sottolineare la base e l’architrave delle aperture recando figurazioni di soggetto fitomorfo, conchiglie e, al primo piano, teste femminili incastonate in una sorta di cammeo. Queste vanno lette come esemplificazione della forte vitalità di taluni soggetti tipicamente Art nouveau, rilanciati in veste più pacata dall’Eclettismo di ritorno, nel segno contraddittorio della continuità, con uno stile ormai inviso e dileggiato perché giudicato sinonimo di cattivo gusto.

A un’analoga interpretazione si presta l’affresco sulla cimasa, dove però il soggetto fitomorfo è evidentemente intriso di evocazioni rocaille, a dimostrare secolari osmosi stilemi di differenti epoche visti come elementi deputati a convalidare il decoro dell’architettura, considerato segno di status e garanzia di qualità estetica. Manifestazione ancora pienamente sintonica con la grammatica Liberty sono i bei ferri lavorati dei battenti carrai nella recinzione che, come abbiamo già altrove affermato, costituiscono campo nel quale l’espressione dell’arte nuova conservò più a lungo lo spirito originario.


Montanaro – Scuola elementare Giovanni Battista Bertini

Dedicato al senatore Giovanni Battista Bertini (1818-1907), l'edificio è stato attivo come scuola fino al 1998, poi dismesso e ristrutturato. Il progetto risale al 1910 e i lavori, condotti dall'impresario Nicola Bretto, si conclusero nel 1912, convalidando un edificio con “ampie aule e corridoi, abbondanza di aria e di luce e uno spazioso cortile che può all'uopo, almeno in parte, anche destinarsi a coltivazione per l'insegnamento agrario”.

Il corpo edilizio è compatto, elevato su due piani e seminterrato, con fronte principale simmetrica e avancorpo centrale leggermente aggettante. Protegge l'ingresso una pensilina retta da pilastrini in ghisa, superiormente terrazzata. Alla sommità è un fastigio modanato sotto il quale scorre la linea ondosa in colore contrastante che segna le aperture del primo piano, il cui architrave leggermente arcuato vede l'alternanza di intonaco in bicromia, tema che connota l'intero edificio. Su tale linea stilistica le finestre del piano terreno adottano plasticature candide di disegno geometrico e ornati più ricercati e sinuosi alla base. Gli esili ferri lavorati che compongono la ringhiera della terrazza seguono una linea astratta ed essenziale, contribuendo a connotare un'architettura rigorosa.


Foglizzo - Autotrasporti e officina Barbero

Lungo la roggia del mulino permane questa singolare costruzione fatta erigere da Michele Barbero che la destinò a sede della propria ditta di autotrasporti e officina. Il corpo edilizio è di mattone a vista, elevato in parte su due e in parte su tre piani. Sopra all'accesso carraio della rimessa di aprono loggiati sovrapposti, uno dei quali ha un ricercato parapetto in laterizio a trafori lavorato in diagonale. Pregevoli apparati di ferri lavorati di notabile fattura sono distribuiti a formare le griglie a protezione delle aperture del piano terreno e a comporre le ringhiere dei balconi al livello superiore. Il loro disegno è tipicamente Liberty, fatto di linee sinuose o arcuate, segmenti con terminali a minuscole volute, inserti che raffigurano fiori stilizzati. Aderenti al più puro lessico dell'arte nuova i battenti in ferro lavorato del portoncino pedonale, dove le legature dei vetri cattedrali nei caratteristici toni del verde, blu-viola e amaranto seguono forme geometriche composte sulla figura del cerchio, tema ripreso a rilievo sulla base in lastra di metallo. L'esuberanza di tali manufatti genera piacevoli effetti di contrasto con la compassata severità del paramento murario in laterizio, convalidando una tipologia che nella forma si connette all'edilizia industriale sulla quale s'innesta l'effetto attrattivo della vivace componente di gusto Liberty, eletta a segno di riconoscimento visivo e di allusa pubblicità.


Caluso - Tessitura Giovanni Büchi e Figli

L'insediamento dello stabilimento Büchi a Caluso risale al 1884 quando Giovanni Büchi lasciò la direzione generale del Cotonificio dei Fratelli Poma nel biellese, per sfruttare con una propria fabbrica il tumultuoso pendio del canale demaniale di Caluso. Il complesso industriale in funzione già nel 1884 e completato nel ventennio del secolo successivo, era formato dal fabbricato a uso uffici prospicente l'entrata e da una serie di capannoni a shed, in muratura con struttura in ferro, le cui undici campate erano, come oggi, sostenute da alte e agili colonne in ghisa. Nel 1913 l'intero complesso ricopriva 70.000 mq di terreno di cui 8,500 coperti. Nel 1925 la famiglia Büchi vendette lo stabilimento.
Notevole il contrasto tra le decorazioni ornamentali in cotto e l'intonacatura rustica della struttura a uso uffici. La villa direzionale è movimentata da un portico con terrazzo soprastante e da due balconi nonché da un alto zoccolo a intonaco su cui si affacciano, come allora, le finestre delle cantine. Sopra lo zoccolo fasce a intonaco rustico si alternano a fasce lisce. Le due finestrelle affiancanti il portoncino di sinistra, le cornici superiori delle finestre, i davanzali in pietra e il cornicione del tetto a quattro falde con abbaino e copertura in tegole marsigliesi sono arricchiti da eleganti decorazioni di gusto nordeuropeo, forse influenzate dalla stessa committenza.


Candia - Villa Cordera

Fatta erigere dall'avvocato fiorentino Carlo Cordera, ricordato dalle iniziali effigiate nelle stanze, è immersa nel verde del bel parco informale che la circonda. Sul corpo edilizio elevato su due piani, seminterrato e mansarda, emerge in posizione centrale l'abbaino connotato da porte-finestre binate e da lambris che sorreggono la falda di copertura. Oltre lo zoccolo segnato da cordonature, il paramento murario delle fronti è risolto a intonaco liscio, sul quale si stagliano le plasticature a rilievo che nella conformazione a incisioni arcuate e cerchi sottolineano l'architrave delle aperture, le quali alla base presentano invece semplici decorazioni modanate a leggero rilievo. Di raffinata fattura i ferri lavorati che sorreggono e ornano le pensiline in vetro a protezione degli ingressi, dove i battenti hanno specchiature ad andamento arcuato aderenti agli stilemi Liberty. L'insieme convalida un gusto per l'essenziale e l'astratto-geometrico con una rappresentazione diagrammatica delle forme che diviene cifra stilistica.


San Giorgio Canavese - Villa Roletti

San Giorgio Canavese fu definito fra Settecento e Ottocento "Atene del Canavese" in virtù di una serie di grandi personaggi che vissero e operarono in questa località: tra di essi lo storico e politico Carlo Botta, la cantante lirica Teresa Belloc, l'inventore Antonio Michela, lo scienziato Carlo Ignazio Giulio, l'ingegnere navale Carlo Vigna. All'inizio del ventesimo secolo la scelta di rinunciare alla ferrovia ridimensionò sensibilmente il paese, passato da quasi 5000 abitanti nei primi anni del secolo a circa 3000 nel 1921: conserva tuttavia un patrimonio artistico e culturale di grande rilevanza storica.

Ne è testimonianza Villa Roletti in via Crisostomo Javelli: l'edificio sorse come casa-studio del geometra Antonio Roletti, affermato professionista che affidò alla conformazione e allo stile adottato valenze atte a comunicare il carattere della propria progettualità aggiornata in senso moderno. Elevata su tre piani, seminterrato e torretta angolare aperta in un loggiato a livello superiore protetto da una copertura a falda molto sporgente, la villa esibisce sulle fronti verso via un apparato ornamentale incentrato su inserti a contrasto sull'intonaco, trattati come semplice cordonatura o modellati a formare sequenze di rigogliose margherite a rilievo. Motivi a bugna sfaccettata, cornici arcuate, forme geometriche sul tema del quadrato completano l'articolata gamma delle decorazioni collocate a scandire e sottolineare le aperture, tripartite, binate o di tipo tradizionale.


Cuceglio - Palazzina d'abitazione

Situata in via Roma 1, questa palazzina d'abitazione è una realizzazione tarda, attestazione della longevità dello stile Liberty nella variante geometrica che coniuga istanze del gusto chalet a motivi della tradizione locale: i primi identificabili nei lambris in legno modanato che reggono le falde di copertura e i secondi rappresentati dall'abbinamento intonaco e mattoni a vista, risolto con lavorazioni ricercate a formare cornici dentellate e dalla balaustra che raccorda i due corpi di fabbrica laterali. Questi, entrambi elevati su tre piani, presentano una diversa conformazione di copertura: a spiovente quella a sud e a falde leggermente inclinate l'altro. Una scelta che motiva la simmetria della fronte principale dove anche le aperture rilanciano tale prerogativa. A segnalare che il filone geometrico e quello floreale dell'Art Nouveau possono coesistere intervengono i litocementi dei balconi e della recinzione, modellati a formare motivi a intreccio, margherite e rose sfatte alla MacIntosh dell'ultimo periodo, quando i fiori cominciarono ad avvizzire e le curve morbide tesero a drizzarsi, mentre al contempo gli artisti si volgevano verso uno stile più pacato.


Ivrea - Palazzo Ravera

Fu voluto dal commerciante Stefano Ravera che soggiornando sovente in Svizzera desiderò emulare i grandi palazzi ottocenteschi di Ginevra e Zurigo. Il progetto si deve all'eporediese ing. Peona, stimato professionista laureatosi nel 1898 alla Scuola politecnica di Torino, assessore ai lavori pubblici di Ivrea, che sfruttò la scenografica posizione del lotto, a strapiombo sulla Dora, per strutturare a semicerchio la fronte minore nord dell'edificio, tutta a loggiati vetrati. La particolare ubicazione consentì di elevare su quattro piani e attico-belvedere arretrato la facciata su via, incrementati verso l'alveo del fiume di altri piani, risolti a successioni di ampie vetrate e porticati al servizio dell'albergo e del Cinema Eporedia (1908), collocati in parte del fabbricato. I grandiosi saloni dell'hotel erano illuminati attraverso vetrate policrome e gli spazi collettivi, arredati con mobili di gusto floreale, includevano una terrazza semicircolare, parzialmente coperta, che permane al primo piano, sulla fronte est. Le camere "con vista" fruivano di balconi chiusi da balaustre in litocemento e ferri lavorati tipicamente Liberty, estesi alle ringhiere dei livelli superiori.


Ivrea - Villa Lacchia

Ubicata in elevata posizione panoramica, è esito del rifacimento di un preesistente fabbricato settecentesco e presenta una struttura mossa con fronti dissimmetriche per via della conformazione a corpo principale elevato su due piani, nel quale in posizione disassata è incastonata la torretta. Contribuiscono ad accentuare l'asimmetria e il dinamismo della struttura gli avancorpi, il loggiato al primo piano e il portico laterale superiormente terrazzato, posto a proteggere l'ingresso principale. Aperture tripartite variamente conformate e una bucatura circolare che invia a prototipi franco – belgi interrompono il paramento murario dove i diversi trattamenti di superficie seguono forme geometriche. Schiettamente Liberty le cornici a rilievo che contornano tali aperture, plasmate a figurare fiori, bugne, dentelli e filamenti fitomorfi. Originale il disegno degli apparati in ferro lavorati. Il vasto parco con alberi secolari è limitato da una lunga balconata, quasi un palcoscenico dal quale si affaccia la costruzione armoniosa inserita nel contesto paesaggistico.


Pavone Canavese - Devanture di negozio

Pavone Canavese riveste un importante ruolo culturale e di documentazione della pratica di recupero architettonico tra '800 e '900, applicata al castello di origine vescovile, espropriato dallo Stato italiano nel 1870 e acquistato nel 1885 da Alfredo d'Andrate che vi operò significativi interventi restauro-rifacimento-impianto di elementi coevi, ma di altro contesto. Operazione che portò al recupero e al rilancio di tecniche artigiane medievali educando schiere di maestri del ferro, legno, vetro e processi di modellazione che assunsero un ruolo primario nella creazione di manufatti Liberty connessi all'architettura o destinati a usi autonomi. In una devanture di negozio, l'esuberante decorazione a rilievo di soggetto vegetale, frammista a nastri e alle sigle del titolare dell'esercizio commerciale, inquadra e orna il portale di vetrine e ingresso al negozio traslando, nella concezione del tempo, la propria modernità in quella della merce posta in vendita. Anche la soprastante ringhiera è in stile, segno che la riplasmazione operata nei primi anni del secolo scorso ha interessato l'intera fronte su via di un edificio più antico che resta brano isolato di adesione al gusto Liberty in un contesto di tipiche case canavesane.


Parella - Villa Barattia

Opera dell'ingegner Vittorio Tornielli, elevata su due piani e torretta incastonata in posizione d'angolo, sorge in sito panoramico ed è immersa in un vasto parco informale che offre un balcone naturale sulla piana canavesana, sul profilo delle Alpi Graie, tra castelli e dimore storiche.
La conformazione genera fronti dissimmetriche accentuate dall'ingresso laterale e dalla scansione irregolare delle aperture: binate e tripartite affiancate da curiose feritoie nella torretta, di tipo tradizionale nel corpo contiguo. Il piano terreno presenta decorazioni a finto bugnato e superiormente fasce marcapiano affrescate, coniugate all'apparato di plasticature bianche modanate che inquadrano le aperture stagliandosi sul paramento di colore vivace. Nella torretta sequenze di archetti pensili, coincidenti con lo sporto, contribuiscono a sottolineare la derivazione da prototipi medievali, cui rimanda anche la conformazione, eco dell'opera di “restauro dell'antico” maturata dal Tornielli nei cantieri del Duomo e dei Palazzi del Carretto e d'Alençon a Casale, di vari edifici nel Canavese e del Castello di Cereseto per Riccardo Gualino. A Parella, l'ingegnere architetto progettò anche Villa Malvezzi, più marcatamente neo-medievalistica.


Piverone - Villa Saporiti

A erigerla fu l'impresario varesino Giuseppe Saporiti. La curiosa costruzione coniuga elementi dell'architettura medievale ad altri di tono eclettico ed è imperniata su una fantasiosa torretta angolare, dove le finestre sono ornate da vistose plasticature che evocano concrezioni apparentate col gusto manierista barocco.
Alla sommità si apre un loggiato chiuso da vetri cattedrali policromi, scandito ai quattro angoli da colonnine binate di fattura classica, composte in modo anticlassico a creare un piedistallo per le fantasiose figurazioni di draghi alati che si ergono sul coronamento spalancando le loro fauci minacciose.

Litocementi modellati a formare motivi a griglia e fogliami immaginari compongono il parapetto di recinzione, analogo a quello a riparo del sottostante loggiato. Senza alcun freno al capriccio e alla bizzarria la finta pietra è altrove modellata a creare vasi zoomorfi, poltroncine assorbite quale ornamento alla recinzione del parco in cui è immersa la villa, popolata di figurazioni tinte di un ibridismo che invia alle coeve creazioni torinesi di Gussoni nella casa di corso Francia 23 o del fecondismo Coppedé. Fu lui a inaugurare il tardo medievalismo liberteggiante fatto di sfingi, grifi, draghi, meduse e di un variegato repertorio zoo-fitomorfo che rappresenta uno dei filoni più suggestivi su cui corse l'ultimo Liberty.



(21 ottobre 2022)