Beni culturali e paesaggio

Sant'Ambrogio di Torino - Castello dell'Abate

Castello Abbaziale

Ubicazione: Comune di Sant´Ambrogio, via Didero, via Borgone

Proprietà: demaniale e comunale

Destinazione d´uso: rudere

Note storiche e costruttive
Area comunale nel contesto della Valle di Susa

I resti del castello di Sant´Ambrogio, detto anche "Castello dell´Abate", si trovano dopo il primo tornante del sentiero che, dal concentrico, sale fino alla Sacra di San Michele. La costruzione era un accessorio complementare della grande abbazia perchè costituiva il punto di controllo obbligato per chi doveva recarsi al monastero; esercitava quindi una funzione di difesa, ma svolgeva anche un ruolo di ospitalità per chi intendeva sostarvi prima di affrontare la salita. Era munito di una guarnigione armata e fungeva anche da residenza saltuaria dell´abate che vi esercitava la giustizia e vigilava sull´amministrazione dei beni terreni dell´abbazia.
Le origini della costruzione non sono state definite con esattezza; si sa che un castello già esisteva nel XII secolo e che nel 1263 fu oggetto di opere di potenziamento difensivo mentre, esattamente cento anni dopo, fu gravemente devastato dalle truppe di Filippo d´Acaja.

Ortofoto del comune

Ripristinato e ulteriormente potenziato con opere di difesa (caditoie, bertesca angolare, ...) il castello fu in seguito soggetto alle alterne fortune del monastero che, pur sotto la protezione dei conti sabaudi, iniziò a perdere di prestigio a partire dalla fine del Trecento quando l´amministrazione passò dalle mani dell´abate, esponente religioso sempre presente in loco, a quelle di abati commendatari, attenti più ai vantaggi finanziari che al ruolo di guida culturale e spirituale svolto fino ad allora con grande autorevolezza dalla Sacra.
Durante i primi decenni del Cinquecento, mentre le terre sabaude erano penalizzate dalle devastazioni degli eserciti francesi e spagnoli in lotta tra loro, divenuta la Sacra stessa una piazzaforte militare, il castello fu occupato dalle truppe spagnole. A fine secolo, ritornati i Savoia, vi fu alloggiato un nutrito drappello difensivo ma un altro violento attacco sferrato dai francesi nel 1630 lo mutilò ancora gravemente. Nel 1706 ospitò le truppe francesi che si preparavano all´assedio di Torino; in seguito fu ulteriormente impoverito da progressive mutilazioni dovute al prelievo diretto di pietre da usare come materiale per altre costruzioni e da ripetuti frazionamenti che ne spezzarono l´unitarietà patrimoniale, concedendone porzioni a privati.

Alfredo d´Andrade, che visitò il luogo a fine Ottocento, ha lasciato due schizzi con interessanti annotazioni interpretative dove, oltre alla torre d´angolo, alle caditoie ed ai pochi dettagli decorativi, vengono in particolare segnalati la porta principale ed i resti fondali di una grande torre rotonda.
La porta d´ingresso, che in origine doveva essere munita di ponte levatoio, è ancora visibile; è sormontata da una caditoia difensiva costituita da tre arcatelle sporgenti su beccatelli e realizzata in mattoni come la torre pensile angolare, pure sorretta da beccatelli in pietra. Per il resto, la muratura è composta da elementi di pietra disposti in filari piuttosto regolari legati da letti di malta abbondante.

Stato di conservazione

L´aspetto del castello è oggi quello di un grande rudere coperto da rigogliose masse di edera, destinato quindiad una progressiva e rapida decadenza.
Costruito seguendo la pendenza del terreno, il fabbricato ha fronti di altezza molto diversa. Il fronte verso valle è segnato dalla presenza di grandi lacune provocate da crolli progressivi; molte pareti si presentano in precarie condizioni statiche con evidenti fenomeni di rotazione; ciò ha richiesto la messa in opera di puntelli provvisori ad impedire ulteriori crolli. Il fronte opposto, verso sud, è molto lungo (circa 20 metri) rispetto all´altezza (circa 4 metri); tali proporzioni, inadatte a scopi difensivi, inducono a pensare a possibili interventi di reinterro.
Della merlatura che coronava i muri perimetrali solo quattro merli sono rimasti in sito mentre più consistenti sono le tracce del corrispondente cammino di ronda. Le tracce di aperture, coronate da architrave e stipiti in pietra, che segnano il particolare lo spigolo sud-ovest fanno supporre che ivi fossero collocati i locali adatti alla residenza.
Lo stato generale presenta tutte le patologie di degrado tipiche di un lungo abbandono ed è aggravato dalla presenza, nell´immediato intorno ed all´interno dell´area di pertinenza, di fabbricati di edificazione relativamente recente, che sminuiscono il carattere di forte impatto visivo del castello.

Indicatore di conservazione: stato di conservazione rudere

Visualizza legenda stato di conservazione

Legenda grafica dello stato di conservazione, da ottimo a rudere
Considerazioni circa gli interventi prioritari

Per riacquistare le condizioni di decoro che gli competono, il castello necessita di consistenti interventi di consolidamento e di restauro; a tali interventi si dovrebbe tuttavia far precedere, previe le necessarie garanzie di sicurezza, la rimozione delle strutture deturpanti aggiunte abusivamente ed una ricognizione archeologica utile alla conoscenza più approfondita del monumento. Anche l´immediato intorno meriterebbe di essere considerato come area di rispetto, con normative tali da scongiurare ulteriori scorrettezze edilizie. Il connubio tra tanta massa di verde e lo stato di rovina offre anche aspetti suggestivi ma le indispensabili opere di consolidamento richiederanno imponenti lavori di diserbamento, attenti ad evitare ulteriori traumi alle murature ormai percorse da ramificazioni profonde della vegetazione. Tuttavia, per conservarne memoria, potrebbe essere mantenuta in sito una sola porzione allo stato di rudere, a patto che tale porzione fosse soggettaa verifiche e cicli manutentivi frequenti.
Il problema del restauro e del recupero del castello abbaziale è stato recentemente affrontato da un progetto che ne prevede l´utilizzo a destinazione ricettiva.